31-05-2022
maggio 31, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
MERCAN’TOUR CLASSIC ALPES-MARITIMES
Il danese Jakob Fuglsang (Israel-Premier Tech) si è imposto nella corsa francese, Puget-Théniers – Col de Valberg, percorrendo 167.9 Km in 4h50′34″, alla media di 34.67 Km/h. Ha preceduto di 31″ il canadese Michael Woods (Israel-Premier Tech) e di 34″ il francese David Gaudu (Groupama-FDJ). Non ha terminato la prova l’unico italiano in gara, Alessandro Verre (Team Arkéa Samsic)
TOUR OF ALBANIA
L’albanese Ylber Sefa (nazionale albanese) si è imposto nella prima tappa, Tirana – Korçë, percorrendo 161.1 Km in 3h51′05″, alla media di 41.829 Km/h. Ha preceduto allo sprint il rumeno Cristian Raileanu (CSA Steaua Bucuresti) e il connazionale Mikel Demiri (nazionale albanese). Nessun italiano in gara. Sefa è il primo leader della classifica con 4″ su Raileanu e 6″ su Demiri
GIRO 2022 – LE PAGELLE FINALI
maggio 30, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Le pagelle finali dell’edizione della Corsa Rosa appena terminata
JAI HINDLEY: Il corridore della Bora-Hansgrohe è il primo australiano a vincere il Giro d’Italia, corsa che gli era sfuggita due anni fa nella cronometro finale di Milano quando si arrese a Tao Geoghegan Hart. Anche quest’anno c’era una cronometro individuale all’ultima tappa, ma per scacciare ogni dubbio non si risparmia sulla Marmolada dove conquista la Maglia Rosa sfruttando alla grande il lavoro della propria squadra rifilando un distacco incolmabile a Carapaz. A Verona si difende egreggiamente scacciando ogni nuvola sul suo successo. Nelle tre settimane corre con astuzia e spinge quando deve spingere, tipo sul Blockhaus quando fa sua la prima vera tappa dura del Giro d’Italia. Nell’ultima settimana si dimostra il più forte in salita, dove fa lavorare la squadra bene senza spremerla quando non serve. Rivincita meritata per un gran corridore che negli ultimi anni ha raccolto troppo poco per quello che ha fatto vedere. VOTO: 9,5
ARNAUD DEMARE: Il francese è il Re delle volate di questo Giro d’Italia 2022. Nelle poche tappe adatte alle sue caratteristiche il ciclista della Groupama – FDJ riesce a vincere tre volate: a Messina, a Scalea e a Cuneo nonostante un treno a volte non proprio esaltante, come a Reggio Emilia. Conquista anche la Maglia Ciclamino, il simbolo del primato della Classifica a Punti. VOTO: 8,5
LENNARD KAMNA: Un ottimo Giro d’Italia per il tedesco della Bora-Hansgrohe dove vince sull’Etna nel primo arrivo in salita della Corsa Rosa. Nelle frazioni seguenti prova a ripetersi finché non si mette a completa disposizione del capitano Hindley. Il suo aiuto è fondamentale nella ventesima tappa quando va in fuga per poi aspettare lungo salita finale l’australiano, che grazie al suo contributo conquista la Maglia Rosa. VOTO: 8
JUAN PEDRO LOPEZ: Il giovane ciclista spagnolo della Trek-Segafredo conquista la Maglia Rosa sull’Etna e la difende con grinta e cuore per ben dieci tappe, finchè si deve arrendere alle accelerazioni di Yates e Carapaz. Conquista la classifica riservata ai giovani e un posto prestigioso nella top ten della classifica generale. VOTO: 7,5
KOEN BOUWMAN: L’olandese della Jumbo-Visma è uno dei protagonisti di questo Giro d’Italia dove riesce a vincere ben due tappe. Il primo successo a Potenza, in fuga dalla mattina, dove vince contro due ciclisti dal calibro di Mollema e Formolo. La seconda vittoria nella diciannovesima tappa, al Santuario di Castelmonte, dove entrando nella fuga di gioranta riesce a superare Schmid nei duri chilometri finali. A ventotto anni, libero da compiti di squadra, riesce a correre il miglior grande giro della sua carriera. VOTO: 7,5
VINCENZO NIBALI : Per il bene del ciclismo italiano: clonatelo!. Lo Squalo corre il suo ultimo Giro d’Italia, una corsa che ha onorato da sempre sin dalla sua prima esperienza, una corsa che lo ha visto vittorioso per ben due volte, la prima nel 2013 dominando dall’inizio alla fine e la seconda nel 2016 quando ribaltò la classifica generale nelle ultime tappe alpine. Oltre le due vittorie è salito altre quattro volte sul podio finale conquistando anche due cronosquadre in maglia Liquigas e sette tappe tra Liquigas, Astana e Bahrain-Merida. Corre con ritrovato smalto chiudendo al quarto posto, posizione d’onore per un Campione d’altri tempi. Grazie Vincenzo per tutte le emozioni che ci hai regalato. VOTO: 7
MATHIEU VAN DER POEL: Il fuoriclasse olandese della Alpecin-Fenix è la prima Maglia Rosa del Giro d’Italia 2022, leadership che perde sull’Etna. Nelle tappe successive onora alla grande la corsa con ottime prestazioni e piazzamenti sui podi di giornata. VOTO: 7
BINIAM GIRMAY: Il ciclista eritreo riesce a trovare lo spunto giusto, dopo vari tentativi, a Jesi dove batte Mathieu Van der Poel in un duello all’arma bianca. Vittoria che gli costa il ritiro a causa del tappo dello spumante che gli finisce in un occhio durante la premiazione. Curiosità, il corridore della Intermarché è il primo ciclista africano di colore a vincere una tappa del Giro d’Italia. VOTO: 7
JAN HIRT: L’esperto corridore ceco è un’altra bellissima conferma della Intermarché-Wanty-Gobert Materiaux, una delle squadre più prolifiche nella Corsa Rosa. Il trentunenne scalatore riesce a vincere una tappa dura come quella di Aprica e sfiora la top five della classifica generale per pochi secondi. VOTO: 7
DOMENICO POZZOVIVO: Il trentanovenne lucano nonostante l’età non proprio tenerissima e qualche caduta di troppo riesce a conquistare un ottavo posto in classifica generale che riempe di gioia tutti gli apassionati di ciclismo. VOTO: 7
PELLO BILBAO: Lo spagnolo della Bahrain-Merida arriva già carico alla partenza da Badapest e la sua condizione fisica andrà scemando tappa dopo tappa. Con costanza e regolarità, sfruttando anche l’aiuto dei compagni di squadra che scortano lui e Landa, riesce a conquistare un ottimo quinto posto in classifica generale. VOTO: 7
SANTIAGO BUITRAGO: Il giovane colombiano della Bahrain-Merida è una delle più belle sorprese di questo Giro d’Italia. Partecipa più volte nelle fughe di giornata raccogliendo piazzamenti e trovando finalmente la vittoria nella tappa di Lavarone. VOTO: 7
RICHARD CARAPAZ: L’ecuadoriano della Ineos – Grenadiers termina secondo alle spalle di Hindley nella classifica finale. Un Giro d’Italia strano per lui dove sembrava controllare con facilità gli avversari nelle prime settimane. Una volta ritirato Yates e con Almeida in difficoltà sembrava che la strada verso la vittoria finale fosse spianata; invece sulla Marmolada cede di botto arrendedosi alla nuova Maglia Rosa. Edizione della Corsa Rosa che mostra le vere potenzilità di un ciclista, forte e completo ma lontano dall’élite dei Pogacar e dei Roglic. VOTO: 6,5
MIKEL LANDA: Per le qualità che ha il podio era alla sua portata e una volta scongiurate cadute e imprevisti il gioco è fatto. Il problema è che, nonostante una squadra forte e attrezzata, il basco non riesce ad incidere, arrivando sul podio più per demerito degli avversari che per merito suo. Quando la strada sale non riesce ad attaccare ma corre sempre in difensiva, non sfruttando tante volte la superiorità numerica e il fattore Pello Bilbao. VOTO: 6,5
ALESSANDRO COVI: Tra lavoro per il capitano Almeida e condizione non al top, il corridore lombardo dà il meglio di sé nella terza e ultima settimana dove riesce a vincere nella tappa più dura del Giro d’Italia, quella con l’arrivo sulla Marmolada. VOTO: 6,5
THOMAS DE GENDT: Il trentatrenne belga della Lotto Soudal è un cacciatore di tappe, titolo che conferma a Napoli dove trova lo spunto giusto nella fuga giusta. VOTO: 6,5
MATTEO SOBRERO: Dopo un Giro d’Italia corso in ombra, il piemontese si rifà nella cronometro finale di Verona dove vince con un distacco abbastanza importanza. VOTO: 6,5
ALBERTO DAINESE: Il giovane corridore del Tem DSM è il primo italiano a vincere una tappa in questa edizione del Giro d’Italia 2022. Trionfa a Reggio Emilia in volata dove beffa i più quotati avversari. VOTO: 6,5
MARK CAVENDISH: Il velocista britannico a trentasei anni è ancora un osso duro. La prima volata di questa edizione della Corsa Rosa è sua, ma non riuscirà a ripetersi nella tappe seguenti dove paga la fatica di un Giro d’Italia abbastanza duro. VOTO: 6,5
GIULIO CICCONE: Questa edizione della Corsa Rosa sentenzia il futuro del corridore della Trek-Segafredo per quanto riguarda i Grandi Giri: è un cacciatore di tappe e non un uomo da classifica. Abbandonata la lotta per la classifica generale si mette alla ricerca di una vittoria di tappa che trova a Cogne. Ci riprova nella terza settimana raccogliendo un terzo posto sulla Marmolada. VOTO: 6,5
DRIES DE BONDT: Il trentunenne belga dell’Alpecin-Fenix riesce a vincere a Treviso la sua prima tappa in un Grande Giro. Frazione, quella di Treviso, dove insieme ai compagni di fuga beffa i velocisti nell’ultima tappa disegnata per loro. VOTO: 6,5
EMANUEL BUCHMANN: Alla partenza da Budapest divideva i gradi di capitano con Hindley, la strada ha premiato l’australiano. Riesce a portare a casa un settimo posto in classifica generale aiutando nello stesso tempo il capitano in alcune fasi cruciali della terza settimana. VOTO: 6,5
PAVEL SIVAKOV: Dopo il ritiro di Richie Porte diventa l’ultimo uomo della Ineos Grenadiers, cerca in tutti i modi di aiutare Carapaz nelle salite terribili della terza settimana. VOTO: 6,5
STEFANO OLDANI: Il giovane milanese della Alpecin-Fenix trova la prima vittoria da professionista nella tappa di Genova dove entra nella fuga giusta e batte Rota nello sprint finale. VOTO: 6,5
DAVIDE GABBURO: Il corridore originario di Bovolone è il migliore della Bardiani-CSF-Faizanè in questo Giro d’Italia, dove partecipa spesso e volentieri nelle fughe di giornata. Sfiora la vittoria a Napoli e il podio a Treviso. VOTO: 6,5
SIMON YATES: Un Giro d’Italia pieno di alti e bassi per il corridore del Team BikeExchange – Jayco. Trova subito la vittoria nella cronometro di Budapest, sgambetta bene sull’Etna per poi uscire di classifica sul Blockhaus dove paga il caldo e un fastidio al ginocchio. Il britannico non demorde andando a caccia di tappe nelle giornate seguenti e riuscendo a vincere un’altra frazione a Torino per poi abbandonare due giorni dopo. Lascia il Giro d’Italia con l’amaro in bocca, ha dimostrato una gran classe ma tanti cali di testa e fisici, un Giro d’Italia dove poteva essere un protagonista assoluto. VOTO: 6
MATTIA BAIS: Il corridore della Drone Hopper – Androni è il Re delle fughe del Giro d’Italia 2022. Tanta generosità per lui, peccato che non sia riuscito a portare a casa altri successi o piazzamenti d’onore. VOTO: 6
HUGH CARTHY: Il corridore britannico della EF Education-EasyPost tra alti e bassi riesce a entrare nella top ten della classifica generale. VOTO: 6
THYMEN ARENSMAN: Il ventiduenne passista-scalatore olandese del Team DSM è un peperino, partecipa spesso alle fughe di giornata non risparmiandosi mai. Raccoglie ottimi piazzamenti anche a cronometro. In futuro si toglierà sicuramente tante soddisfazioni. VOTO: 6
FILIPPO TAGLIANI: Il corridore della Drone Hopper – Androni è il vincitore della speciale classifica riservata ai traguardi volanti, tanta generosità per onorare al meglio il Giro d’Italia. VOTO: 6
MAURO SCHMID: Il giovane ciclista svizzero anima quasi tutte le tappe di questo Giro d’Italia. Corridore generoso e ambizioso che trova un bellissimo secondo posto al Santuario di Castelmonte. VOTO: 6
WOUT POELS: Ad inizio corsa prova a buttarsi in fuga alla ricerca di qualche vittoria di tappa, poi si mette a disposizione della squadra lavorando per i capitani Landa e Bilbao. VOTO: 6
DIEGO ROSA: Il corridore della Eolo-Kometa inizia bene il Giro d’Italia, dove rivive i fasti di qualche anno fa. Poi crolla nella terza settimana abbandonando anche la lotta alla Maglia Azzurra di leader degli scalatori. VOTO: 6
VINCENZO ALBANESE : Cerca il suo spazio negli arrivi in volata ma trova solo un terzo di tappa a Jesi. Appena può, perciò, decide di andare in fuga. VOTO: 6
ALEJANDRO VALVERDE: Il murciano della Movistar Team onora meglio che può la Corsa Rosa; le energie a quarantadue anni sono quelle che sono, però si avvicina sia alla vittoria di tappa, sia alla top ten. VOTO: 6
BAUKE MOLLEMA: L’esperto olandese non si risparmia cercando di vincere una tappa in tutti modi; ci va vicino ma trova sempre qualcuno più forte di lui. VOTO: 6
ANDREA VENDRAME: Il ciclista veneto della AG2R Citroën Team non riesce a ripetere l’affermazione dello scorso anno, nonostante entri cinque volte nella top ten di giornata. VOTO: 6
SIMONE CONSONNI: Il ventisettenne della Cofidis si gioca le sue chances in volata e in fuga, tanta determinazione e tanti piazzamenti. VOTO: 6
ANTONIO PEDRERO: Anima le corse con tanta generosità cogliendo piazzamenti rilevanti. VOTO: 6
ALESSANDRO TONELLI: Il lombardo della Bardiani-CSF-Faizanè con il terzo posto nella diciannovesima tappa raccoglie il suo miglior risultato di sempre in un Grande Giro. VOTO: 6
CALEB EWAN: L’australiano della Lotto Soudal non riesce a lasciare il segno in questo Giro d’Italia. Cadute e nervosismo non lo aiutano e non va oltre un secondo posto nella tappa di Scalea. VOTO: 5,5
EDOARDO AFFINI: Il mantovano non trova il colpo di pedale giusto a cronometro e prova così ad entrare in fuga nelle tappe in linea raccogliendo qualche buon piazzamento, poca cosa per il suo valore. VOTO: 5,5
FERNANDO GAVIRIA: Il velocista della UAE Team Emirates riesce a trovare sempre un imprevisto che non gli permette di dare il meglio di sé allo sprint, che sia un guasto meccanico o un avversario che gli chiude la strada. Il colombiano arriva poche volte a giocarsi le sue chances in volata e quando ci arriva trova un superbo Démare o il sorprendente Dainese ad anticiparlo. VOTO. 5,5
LORENZO FORTUNATO: Lo scorso anno al Giro d’Italia fu una sorpresa, quest’anno non riesce a ripetersi. Lontano dalla top ten generale e non incisivo in fuga. VOTO: 5,5
MAGNUS CORT: Il corridore danese prova più volte a vincere una tappa ma non trova mai lo spunto decisivo. Alla fine il miglior piazzamento è il terzo posto nella tappa con arrivo a Treviso. VOTO: 5,5
GIACOMO NIZZOLO: Il velocista della Israel-Premier Tech non riesce a impensierire i rivali negli arrivi in volata, troppo forti loro o non in condizione ottimale lui? VOTO: 5
ALESSANDRO DE MARCHI: Il “Rosso di Buja” non riesce a lasciare il segno in un’edizione del Grio d’Italia dove non lo si vede nemmeno andare in fuga come negli anni passati. VOTO: 5
LILIAN CALMEJANE: Una Corsa Rosa totalmente anonima per il corridore della Ag2r Citroen Team. VOTO: 5
SAM OOMEN: Dopo il ritiro di Tom Dumoulin ha carta bianca per attaccare e fare corsa per sè; purtroppo per lui e i suoi tifosi non lo si vede mai. VOTO: 5
EDWARD THEUNS: Il ciclista belga della Trek-Segafredo non ha mai vinto una tappa in un Grande Giro e non ci va vicino nemmeno questa volta. VOTO: 5
TOBIAS FOSS: Il corridore norvegese non lascia il segno, né nelle tappe in linea, né nelle due cronometro individuali nella quali corre con la maglia di campione nazionale a cronometro in carica. VOTO: 5
DAVIDE FORMOLO: Il corridore della UAE Team Emirates prova più volte ad entrare nel vivo della corsa, purtroppo non riesce a trovare mai il colpo di pedale giusto. VOTO: 5
DAVIDE VILLELLA: Un Giro d’Italia negativo per il lombardo della Cofidis, manda qualche segnale nella prima settimana dove raccoglie un buon quinto posto nella tappa di Potenza per poi sparire piano piano dalle scene. VOTO: 4,5
GUILLAUME MARTIN: Lo scalatore francese della Cofidis corre in modo garibaldino, sempre all’attacco. Il problema è che sbaglia sempre i tempi non riuscendo mai ad avvicinarsi al successo di tappa. Termina il Giro d’Italia lontano anche dalla top ten nella classifica generale. VOTO: 4,5
DIEGO ULISSI: I segnali erano buoni e incoraggianti dopo l’ottavo posto nel prologo di Budapest. Purtroppo da lì in poi sarà un crescendo di delusioni. Forza Diego, ritorna l’Ulissi che tutti amiamo. VOTO: 4,5
IVAN SOSA: Il colombiano della Movistar corre un Giro d’Italia nell’ombra più assoluta. Si perde subito per quanto riguarda la classifica generale e di vincere una tappa nemmeno se ne parla. Un gran passo indietro nella crescita di questo giovane ciclista. VOTO: 4
JOAO ALMEIDA : Sfortunato il portoghese della UAE Team Emirates che nel pieno della lotta per il podio è costretto ad abbandonare la competizione causa Covid-19. VOTO: S.V.
BARDET ROMAIN: Lascia il Giro d’Italia sul più bello proprio quando aveva trovato una gamba che non si vedeva da anni, peccato. VOTO: S.V.
TOM DUMOULIN: Resta tanto amaro in bocca per la piega che ha preso la sua carriera. VOTO: S.V.
Luigi Giglio
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI VERONA
maggio 29, 2022 by Redazione
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Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)
SALA STAMPA
Italia
L’australiano Hindley è il vincitore del Giro d’Italia. A Sobrero la crono finale
Gazzetta dello Sport
Ungheria
Úgy zárult a Giro d’Italia, ahogyan 1909 óta még soha sem
Magyar Nemzet
GRAN BRETAGNA
Jai Hindley enters history books as Australia’s first Giro d’Italia winner
The Daily Telegraph
FRANCIA
Hindley s’offre son premier Grand Tour
L’Équipe
SPAGNA
Hindley hace historia
AS
PORTOGALLO
Jai Hindley é o primeiro australiano a vencer o Giro
Público
BELGIO
Hindley geeft leiderstrui Giro niet meer uit handen in slottijdrit, die gewonnen wordt door Sobrero
Het Nieuwsblad
PAESI BASSI
Hindley pakt eindzege in Giro d’Italia, Bouwman de bergtrui
De Telegraaf
GERMANIA
Hindley gewinnt als erster Australier den Giro d’Italia
Kicker
REPUBBLICA CECA
Hindley v časovce nezaváhal a je šampionem Gira. Hirt udržel šesté místo
Mladá fronta Dnes
COLOMBIA
Jai Hindley, primer australiano en ganar el Giro de Italia
El Tiempo
ECUADOR
Richard Carapaz, subcampeón del Giro de Italia
El Universo
AUSTRALIA
History as Aussie Jai Hindley wins Giro d’Italia
The Australian
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Advance Australia Fair (Inno nazionale Australia)
IL GIRO CHE VERRÀ
Se del “Grand Départ” del Tour de France del 2023 si sà già tutto da tempo – l’anno prossimo la corsa francese scatterà dalla cittadina spagnola di Bilbao e si fermerà nei Paesi Baschi per tre giorni – non si hanno ancora notizie certe sulla cittadina che ospiterà la sede di partenza del Giro d’Italia. Tante le canditature pervenute sulla scrivania del direttore Mauro Vegni, anche straniere (Repubblica Slovacca, Belgio, Turchia e Marocco), ma i rumors più recenti dicono che la “Grande Partenza” dovrebbe avvenire dall’Abruzzo e con tutta probabilità sarà Pescara la cittadina prescelta per dare il via alla “Corsa Rosa”, come già avvenuto nel 2001 quando il belga Rik Verbrugghe si impose nella cronometro più veloce della storia del Giro. Altre voci danno per certa, invece, la tappa conclusiva in Friuli, in una località che dovrà essere scelta tra Udine e Trieste, che entrambe hanno già nel curriculum l’approdo finale della Corsa Rosa, la prima nel 1983 e la seconda nel 2014. Il percorso sarà svelato nella sua totalità in autunno, ma una serie di indiscrezioni possono consentire di farsi un’idea della direzione che sarà intrapresa dai “girini”, che si dovrebbero fermare per tre giorni in Abruzzo (candidata per un arrivo la cittadina di Fossacesia) per poi scendere verso sud, dove hanno fatto richiesta del Giro la calabrese Vibo Valentia e il santuario campano di Montevergine, arrivo in salita poco selettivo tipico da prima settimana di corsa. Un’altra località montana dell’Italia centrale che si è proposta è l’Abetone, che il Giro potrebbe raggiungere dopo aver fatto scalo a Forte dei Marmi, dove si vorrebbe organizzare una tappa a cronometro, sulla falsariga di quelle disegnate da Vincenzo Torriani negli anni ‘70. Giunto sulle strade dell’Italia settentrionale il Giro potrebbe fare scalo a Castellania, nel 70° anniversario dell’ultima vittoria di Fausto Coppi alla Corsa Rosa, ottenuta nell’edizione della prima scalata allo Stelvio, anche se il mitico passo dovrebbe attendere fino al 2025 per il prossimo passaggio del Giro (si vocifera dell’arrivo in vetta della tappa conclusiva in occasione del bicentenario della costruzione della strada che sale al passo). La Valtellina potrebbe comunque essere ancora protagonista perchè c’è l’intenzione – che potrebbe però naufragare contro problematiche di carattere logistico – di proporre l’impegnativo arrivo in salita al Lago di Campo Moro, dove sono terminate negli scorsi anni due tappe dei giri riservati alle donne e agli Under 23.
Nel frattempo il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha fatto sapere di esser già al lavoro per organizzare tre arrivi di tappa e una di questa potrebbe essere la frazione montana che era stata proposta dall’Associazione Nazionale Alpini per il 2022 ma che non era stata presa in considerazione per l’edizione appena terminata, una tappa che prevede l’ascesa al Monte Grappa e il traguardo fissato in una località a scelta tra Bassano e Possagno. A questo punto la corsa si sposterà nel vicino Friuli per un gran finale che ha in serbo anche una tremenda cronoscalata del quale si parla da diversi anni, che prevede d’affrontare la ripida sterrata – da sistemare – che conduce in uno degli angoli più incantevoli della regione, il Monte Santo di Lussari
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Pancani: “Al mio fanco Fabio Genovesi”
Petacchi: “È stato uno dei primi a perdere contratto dal gruppo”
Petacchi: “Le condizioni moteo”
Borgato: “Il miglior tempo è sulle spalle di Magnus Cort”
Saligari: “È oramai in dentro l’ultimo chilometro”
Garzelli: “Ogni salita di questi 17 Km saranno il punto decisivo” (c’era una sola salita)
Cipollini: “Le tappe regina”
Cipollini: “Cerchevamo di mantenerli a debita distanza”
Fabretti: “Non avevamo specialisti veri e proprio”
Televideo: “Nibali conserva il quarto posto da Pello Bilbao”
Televideo: “Micael Hepburn” (Michael)
Nibali: “Saluti i tifosi che sono stati dietro la tv a seguirmi”
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della ventunesima ed ultima tappa, circuito a cronometro di Verona
1° Rui Oliveira
2° Ramon Sinkeldam a 6″
3° Ivan Sosa a 15″
4° Aimé De Gendt a 16″
5° Mark Cavendish a 22″
Miglior italiano Sacha Modolo, 10° a 47″
Classifica generale
1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 16′55″
3° Matthias Brändle a 21′05″
4° Bert Van Lerberghe a 25′07″
5° Mark Cavendish a 27′19″
Miglior italiano Filippo Tagliani, 7° a 44′53″
Maglia nera Jai Hindley, 149° a 7h13′57″
IL GIRO DI 60 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
21a TAPPA: SAINT VINCENT – MILANO (160 Km) – 9 GIUGNO 19622
IL GIRO SI è CONCLUSO CON IL TRIONFO DI BALMAMION – CARLESI AL VIGORELLI VINCE L’ULTIMA TAPPA – A NOLE FESTE PER LA MAGLIA ROSA
Una marcia senza emozione da Saint-Vincent al traguardo d’arrivo
Secondo in classifica generale Massignan, terzo Defilippis – La tremenda giornata di Passo Rolle, con neve e bufera, aveva tolto di gara molti tra i migliori – Soltanto quarantasette ciclisti hanno portato a termine la dura competizione – Pur non giungendo mai primo nelle varie tappe, il canavesano Balmamion ha meritato il successo finale – Balmamion e Defilippis non vogliono partecipare al Tour

L'Arena di Verona (www.giroditalia.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
15a tappa: Rivarolo Canavese – Cogne
16a tappa: Salò – Aprica
17a tappa: Ponte di Legno – Lavarone
18a tappa: Borgo Valsugana – Treviso
19a tappa: Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte
20a tappa: Belluno – Marmolada (Passo Fedaia)
NOIA E ARENA, MA BRAVO SOBRERO. E BRAVI I BORA IN UN GIRO DOWN UNDER
Cronometro passerella in quel di Verona, luogo di aspettative disattese se mai ve ne furono nel ciclismo, con quei Mondiali sempre sulla carta durissimi e poi inevitabilmente preda dell’inerzia e del fulmineo Freire. Oggi vince Sobrero. Fine.
Che bello l’arrivo nell’Arena, sempre spettacolare ed emozionante; ma, come in una riproduzione in scala del resto del Giro, una volta ripresici dalla sindrome di Stendhal prodottaci dai panorami scenografici entro cui scorre la gara, vale giusto la pena di applaudire il vincitore di tappa, brillante in mezzo al nulla e alla noia di una corsa ingessata.
La cronaca si riduce dunque all’entusiasmo per Matteo Sobrero, che, coerentemente con i suoi 25 anni, rende sempre più corposa la propria graduale crescita tecnica come cronoman versatile dal potenziale aperto, dando lustro alla maglia di campione italiano, e così confermando en passant l’ottimo lavoro condotto per la crescita della disciplina sul medio-lungo periodo in Italia, grazie ad alcune menti illuminate più che alla Federazione, dopo epoche assai fosche. Matteo ha dato fiducia al traballante progetto Bike Exchange e il team ha dato fiducia a lui: il risultato, una ciliegina finale di ulteriore consolazione dopo le glorie e disgrazie di Simon Yates. Addio alla generale, ma tre tappe vinte sono un bottino niente male anche in termini di quei punticini UCI che per gli australiani quest’anno valgono oro nella lotta per non essere espulsi dal World Tour.
Ecco, va detto che dietro a Sobrero proprio non succede quasi nulla, l’unico uomo a subire meno di 2” al km (!) da Sobrero è il giovinetto formidabile Arensman (che ne becca comunque quasi uno e mezzo…), promettente spilungone tuttofare già probabilmente razziato da Ineos. Per il resto arrivano alla rinfusa cacciatori di tappa più o meno orfani di forma o fortuna e gioie, come Mollema, Schmid e Cort, oppure il prezzemolino MDVP o il gioiellino britannico Tulett; magari l’uno o l’altro uomo di classifica ansioso di dimostrare qualcosa, categoria che include ovviamente Carapaz, più sorprendentemente Hindley (che comunque patisce 7 secondi dal colombiano, sottolineando l’eccezionalità della cesura di ieri), o il povero Hugh Carthy, vero Ecce Homo di questo Giro disperato per la sua EF, altro team in lotta per non retrocedere.
Ebbene sì, l’ennesima stramazzata del povero Hugh stavolta vale 40 punticini extra per la squadra, come aver fatto secondo in una tappa, e ben più di quanto non avessero apportato finora le sue disumane fatiche e il paio di quarti posti ricavatini. Nessuno avrà fatto caso al suo undicesimo posto odierno, e pochi avranno osservato che grazie ad esso Carthy scambia nono e decimo in generale, scavalcando così l’iconico Juanpe López, più che contento della sua maglia bianca dopo tanta rosa provvisoria; mentre a pochi sarà sfuggito il protagonismo in fuga dell’uomo EF. Ma così è se vi pare, o anche se non vi pare, questa dei punticini è una curiosità in più non necessariamente in accordo con la logica globale dello sport. Aggiunge pepe, senz’altro, e quanto ce n’è bisogno a questo Giro.
Tanto per dare un altro riferimento in merito al vuoto cosmico odierno, lo scambio di posizioni fra Hugh Carthy e Juanpe López, peraltro non proprio trascendentale (ribadiamolo: si invertono nono e decimo in CG…!), è l’unico, attenzione attenzione, “unico” mutamento in classifica generale verificatosi entro le prime 32 posizioni di classifica nella giornata odierna. Il resto permane immutato, nemmeno bastano le rispettive attitudini a spostare alcunché. E se sembra scontato, possiamo prendere a paragone un’altra pagina nera dei grandi giri degli ultimi anni, il Tour 2017, la cui altresì discutibile crono conclusiva, tanto bella quanto poco significativa, oltre a invertire nono e decimo come quella odierna permise in questo ventaglio di posizioni anche lo scambio fra secondo e terzo nonché quello fra 13º e 14º (per non dire di Landa a un secondo dal podio). Poca roba, invero, perché come premesso peschiamo nel torbido, ma oggi è valsa pure meno. Tanto per capirci, nella tutt’altro che stravolgente ma quantomeno dignitosa crono finale dello scorso Giro 2021 si vide entro lo stesso range di una trentina di atleti almeno la metà di essi cambiare il proprio posizionamento nella generale.
Chiusa la cronaca su questa tappa, emblematica come dicevamo del Giro in toto, tracciamo qualche bilancio. È triste a dirsi, ma probabilmente si è testé concluso il peggior Giro, in termini di spettacolo sportivo, da che siamo entrati nell’era dei vari Pro Tour, World Tour e compagnia. E ciò non si legga nei termini di una critica pregiudiziale al Giro del 2004 o a quello del 2003, bensì come un semplice riferimento per pesare parametri comuni, vale a dire senza entrare in un dibattito che diverrebbe annosissimo relativo alla qualità dei partecipanti, al sistema degli inviti e via dicendo. Si sarebbe potuto scrivere con egual arbitrio che l’edizione 2022 è il peggior Giro in 20 anni, richiamando il 2002 in nome di quella allora sfumata prima vittoria di un australiano, il giovane Cadel Evans in maglia Mapei; o il peggior Giro del millennio, maledicendo il 1999 e Madonna di Campiglio; oppure perfino il peggior Giro in un quarto di secolo, riscattando le imprese di Pantani in quel 1999 e prendendocela con le vittorie di Tonkov o Gotti su top-10 finali dalla qualità un po’ zoppicante (ma quell’Enrico Zaina 1996 è l’unico ciclista pro ad avere scalato in gara la Marmolada più velocemente che Jai Hindley in tutta la storia dello sport!). Comunque, ci siamo capiti, è il più brutto Giro in un lasso di tempo parecchio lungo.
Poi, sia chiaro, il Giro resta la corsa più bella del mondo nel Paese più duro del mondo, o qualcosa del genere, quindi un brutto Giro non è comunque uno spettacolo infame. C’è stata una bella tappa per la generale, una!, vale a dire Torino. A volte questo basta per fare un Tour de France (i transalpini sono capacissimi di produrne zero). C’è stato un attacco serio per la classifica, sul Fedaia. Uno!, e a meno di 3 km dalla linea del traguardo (sic), ma potevano non essercene proprio. Ci sono state tappe dove i primissimi non si sono scannati a sciabolate, ma una selezione atletica pesante s’è data da sé (e vorrei vedere con cinquemila metri di dislivello, per quanto mal disegnato), vedansi Blockhaus e Aprica. E delle belle lotte per la vittoria di giornata, come no. Un monumento a Mathieu van der Poel pagato da Vegni, per favore. Anche se perfino MDVP diventa gigione col passare del tempo e una volta saltato per il tappo di Prosecco l’altro fenomeno, Bini. Il monumento a De Gendt, invece, se l’è tirato su da solo in quel di Napoli. Ecco, a proposito di De Gendt, il 2012 è stato a lungo, e giustamente, il titolare della corona spinosa al “Giro più brutto che si ricordi”: perché quel Giro aveva avuto – al di là delle battaglie di giornata – “solo” l’epica giornata dello Stelvio a spiccare fra le schermaglie con poco costrutto per la generale. Quella sola tappa, però, basta a spostare poderosamente gli equilibri, unitamente all’attitudine aggressiva, anche se solo alla flamme rouge, del buon Purito, e di Hesjedal a Pampeago, naturalmente, pure lui con tempi record come quelli della Marmolada. Lotta fra Giri poveri, o poveri Giri, ma tant’è.
Un po’ come nel 2012 ciò che affossa del tutto il morale è una somma fra opportunità perse, nelle poche occasioni in cui il tracciato offriva guizzi d’ingegno, e assenza generalizzata di azioni da parte degli uomini di classifica. In generale, quel che si riassume in “fumarsi il Giro”.
Chiudiamo qui con due domande, tanto per rimuginare un po’ visto che non possiamo crogiolarci nel semplice ricordo dei momenti memorabili quest’anno alquanto latitanti. Il primo interrogativo concerne le squadre che hanno perso: erano in qualche modo conscie della propria inferiorità, sia in termini di team sia in termini di capitani, rispetto alla Bora? E se tale equilibrio o inferiorità si palesava soprattutto negli sforzi brevi e concentrati, perché non provare a mutare l’organizzazione del lavoro erogato, proponendo moduli differenti, ad esempio con intensità medio-alta su due Gpm invece che ridurre il tutto a un braccio di ferro di pura scalata negli impervi finali? Il Giro, va detto, aveva fra i suoi enormi limiti una chiara predisposizione a favore di questa seconda impostazione, divenuta rapidamente dominante. Epperò un poco di fantasia non guasta: e se l’azzardo a cui chiamava a gran voce la tappa di Potenza con la Montagna Grande di Viggiano – greggismo dei più nefasti mai visti, con la strada bloccata dai team con interessi al passeggio – poteva essere in effetti prematuro, un lusso per veri risk-takers (Astana 2015, Contador 2011, Nibali 2013), non ci sono più scuse di sorta per il modo in cui sono stati neutralizzati il Vetriolo o, autentico crimine sportivo, il Kolovrat. Perdoniamo solo la tappa valdostana perché mettere una tappa da forzature dopo Torino è un errore così grossolano del tracciatore che i team finiscono assolti. E allora bravi i Bora, perché alla fin della fiera non solo Hindley ha proposto l’unico serio attacco individuale (col supporto ben orchestrato di Kämna peraltro) fra uomini della generale, ma anche giacché l’unica volta che si è visto un team propositivo al 100%, puntando fiches pesanti, in un’azione aggressiva e concertata dal medio raggio, sono sempre stati loro, in quel di Torino. Niente di più e niente di meno, ma in uno scenario mediocre tanto basta. I Bahrain qualcosina hanno fatto, non si dica di no. Epperò senza quell’ingegno che era assolutamente indispensabile a colmare il divario fisico-tecnico inevitabilmente implicito in un Landa, figuriamoci!, quasi 33enne. Hanno tiricchiato tutti in buon ordine, ma senza rinunciare alle chance di tappa con gli uomini in avanscoperta; alzando un pochino il ritmo prima del duello finale, e tuttavia non parliamo certo di martellate feroci a scremare e infilare il gruppo. Senza con ciò disprezzare le occasionali prestazioni eroiche di un Poels o la giornata vincente di Buitrago. Ineos – che dire? – fra le proprie incarnazioni peggiori, in modalità difensiva: compatta e sciatta. Altro che il 2020, o la prima metà di 2021.
Ricordiamo fra l’altro che sono state “fumate” a ritmi letteralmente da amatori (pur di livello alto) salite come Crocedomini, Mortirolo, San Pellegrino…
Seconda domanda: Bora e Hindley, bene, bravi, bis. Le ragioni di chi si prende la ragione. Ma col senno di poi. In sé, come valutare la strategia post Torino? Ovviamente l’incognita chiave è il reale potenziale di Hindley, che non è detto fosse noto nemmeno al team o a lui stesso. Se però Hindley ne aveva un po’ di più di quanto visto sulla strada, mantenere le carte coperte può essere stata una furbata da pokeristi… o anche no. È vero che così segni il tuo gol vincente al 90esimo e nessuno ti può rimontare, niente imboscate o assalti disperati da fronteggiare. Tuttavia è pur vero che se la palla non entra, perdi tutto ma proprio tutto, o comunque finisci in un pasticcio non da poco. Le grandinate previste si materializzano, e Hindley reagisce così così. Una caduta che intacca la forma. Carapaz non abbocca e invece che crollare regge sui suoi ritmi visti in precedenza, perdendo magari una ventina di secondi scarsi (un Landa cotto e Hugh Carthy hanno incassato solo 49” d’altronde; e già è un miracolo, in meno di tre km…). Se Hindley davvero è entrato in forma via via e ne aveva tanto quanto vistosi in quel lampo finale, allora quest’attesa esasperata che tanto ha premiato avrebbe anche potuto tradursi in un errore madornale. Un’assunzione di rischi probabilmente eccessiva, oltreché – apparente paradosso! – un modo di correre sparagnino che ammazza lo spettacolo, ma questa è un’altra storia.
Se invece Hindley ha dato tutti gli altri giorni il massimo che aveva, o poco meno, c’è di che rimanere basiti dal salto prestazionale. Per poi tornare all’equilibrio nella crono, corsa, come detto, con l’aggressività di chi ancora volesse dimostrare qualcosa, non con estrema prudenza. Se è così che è andata, possiamo parlare di vincitore quasi aleatorio, pur nei parametri di un atleta che già ha ampiamente dimostrato (nel ridotto campione a disposizione) ottima crescita prestazionale attraverso le tre settimane – anche se gli scettici snobbano questo concetto – e focalizzazione in picchi di rendimento straordinari su occasioni mirate.
Concludiamo con il doveroso applauso a Nibali, ai piedi del podio, pur lontano dagli stambecchi. Giro meno adatto a lui per il suo addio non si poteva disegnare, con tutti quei muri finali a schiacciare la fantasia. Certamente una sua impresa, foss’anche fallita, foss’anche per la tappa, avrebbe strappato questo Giro al suo destino di capofila della colonna infame dei “Giri brutti”. Ma ciò non toglie nulla a lui, a cui nulla si può chiedere visto che una resa del genere nell’anno del ritiro è semplicemente brutale. E si noti che avrebbe comunque potuto correre pian piano a raccogliere fiori e applausi senza che ciò potesse essere in alcun modo criticabile. Porta all’Astana in dura crisi punti preziosissimi, pesantissimi: per averne una misura, il suo risultato al Giro da solo vale oltre il 50% di tutti i punti raccolti da tutto il resto del team fin da inizio stagione. E se Contador chiuse quinto la sua ultima Vuelta attaccando sui cavalcavia, Nibali chiude quarto il suo ultimo Giro confermando ciò che è sempre stato, un professionista eclatante, che va al sodo, e andando al sodo incide a fondo sulla realtà del ciclismo finanche nel suo ultimo anno di carriera. Nibali ama correre in bici, non sfugge a nessuno, ma al contempo Nibali oltre a trasmettere la sua passione per questo sport ci rammenta costantemente (col suo mero agire, per fortuna non con prediche) che il ciclismo non è un gioco, è roba seria. Una percezione profonda legata all’eterna precarietà che permea ogni aspetto di questo sport, al suo non essere mai abbastanza di massa, mai abbastanza dominante, mai abbastanza lussuoso, mai abbastanza straricco, mai abbastanza “a posto”, una percezione insomma che in qualche modo ci fornisce un importante controcanto per quando sentiamo, come a questo Giro, che “non ci hanno fatto divertire abbastanza”.
Gabriele Bugada

Jai Hindley accolto da trionfatore nell'Arena di Verona (foto Tim de Waele/Getty Images))
GIRO DI NORVEGIA 2022, REMCO EVENEPOEL VINCE MAGLIA E TRE TAPPE
Remco Evenepoel porta a casa da dominatore la corsa norvegese vincendo ben tre frazioni. Completa il podio la coppia australiana Jay Vine e Lucas Plapp
Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl) si conferma ad un ottimo livello in questo 2022, dopo un periodo di tentennamento fisiologico nel recupero dal terribile infortunio. Nella kermesse in terra norvegese corre da campione mettendo subito in fila tutti gli avversari nella prima tappa, controllando a tratti e continuando ad attaccare nelle frazioni successive, riuscendo alla fine a portarne a casa tre.
D’autore è l’assolo nella prima tappa vallonata da Bergen a Boss, in cui conquista in solitaria tappa e maglia di leader della classifica generale che lascerà solo per un giorno, la tappa seguente, appannaggio di Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) con il vessillo del primato sulle spalle di Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team). La terza tappa, l’arrivo in salita più duro di Stavsro Gaustatoppen, vede di nuovo sugli scudi il giovane belga che vince e si riprende di forza la maglia di leader, questa volta conducendola fino al termine della corsa. Nella quarta frazione tutta pianeggiante infatti è Marco Haller (Bora – Hansgrohe) ad esultare, mentre nella quinta più vallonata sui fiordi norvegesi da Flekkefjord a Sandnes è ancora Evenepoel ad attaccare e portare a casa la tappa, accrescendo il vantaggio in classifica generale. La sesta ed ultima tappa infine è regolata in volata dal padrone di casa Alexander Kristoff (Intermarché – Wanty – Gobert), con passerella conclusiva per il talento belga in maglia Quick-Step Alpha Vinyl. Alle sue spalle in generale si piazza la coppia australiana Jay Vine (Alpecin-Fenix) e Luke Plapp (INEOS Grenadiers), confermando il periodo di grazia per il ciclismo down under.
Lorenzo Alessandri

Remco Evenepoel sul podio finale. Photo Credit: Tour of Norway
29-05-2022
maggio 29, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Matteo Sobrero (Team BikeExchange-Jayco) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, circuito a cronometro di Verona, percorrendo 17.4 Km in 22′24″, alla media di 46.607 Km/h. Ha preceduto di 23″ l’olandese Thymen Arensman (Team DSM) e di 40″ l’olandese Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix). L’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) si impone in classifica con 1′18″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) e 3′24″ sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 4° a 9′02″
TOUR OF NORWAY
Il norvegese Alexander Kristoff (Intermarché-Wanty-Gobert) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, circuito di Stavanger, percorrendo 149.3 Km in 3h28′52″, alla media di 42.889 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Ethan Vernon (Quick-Step Alpha Vinyl Team) e il danese Mads Pedersen (Trek-Segafredo). Miglior italiano Filippo Fiorelli (Bardiani CSF Faizan), 5°. Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si impone in classifica con 56″ sull’australiano Jay Vine (Alpecin-Fenix) e 1′30″ sull’australiano Lucas Plapp (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Fiorelli, 20° a 8′57″
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il colombiano Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Martigné-sur-Mayenne – Laval, percorrendo 180 Km in 4h10′09″, alla media di 43.174 Km/h. Ha preceduto allo sprint il venezuelano Orluis Aular (Caja Rural-Seguros RGA) e il francese Bryan Coquard (Cofidis). Miglior italiano Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB), 22°. Il francese Benjamin Thomas (Cofidis) si impone in classifica con 3″ sul connazionale Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team) e 6″ sullo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team). Miglior italiano Tizza, 5° a 10″
ALPES ISÈRE TOUR
L’australiano Sebastian Berwick (Israel Cycling Academy) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Entre-deux-Guiers – Allevard-les-Bains, percorrendo 133.1 Km in 3h59′39″, alla media di 33.324 Km/h. Ha preceduto di 20″ l’elvetico Yannis Voisard (Tudor Pro Cycling Team) e di 36″ il francese Romain Grégoire (Groupama-FDJ Conti). Due italiani rimasti in gara dopo il ritiro di Antonio Puppio (Israel Cycling Academy): Marco Frigo (Israel Cycling Academy) 9° a 2′11″, Lorenzo Milesi (Development Team DSM) 57° a 18′57″. Voisard si impone in classifica con 5″ su Grégoire e 11″ su Berwick. Frigo 9° a 1′57″, Milesi 53° a 28′59″
TOUR DE LA MIRABELLE
Il britannico Matthew Bostock (WiV SunGod) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Baccarat – Damelevières, percorrendo 165.8 Km in 4h02′48″, alla media di 40.972 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Florian Dauphin (V.C.Pays de Loudéac) e Théo Degache (Bourg-en-Bresse Ain Cyclisme). Miglior italiano Michael Belleri (Biesse-Carrera), 17°. Il britannico Robert Scott (WiV SunGod) si impone in classifica con 1″ su Bostock e 2″ sull’elvetico Simon Vitzthum (nazionale elvetico). Miglior italiano Belleri, 20° a 11″
GROTE PRIJS MARCEL KINT
Il belga Arnaud De Lie (Lotto Soudal) si è imposto nella corsa belga, Kortrijk – Zwevegem, percorrendo 199 Km in 4h38′49″, alla media di 42.824 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Luca Mozzato (B&B Hotels-KTM) e il connazionale Gerben Thijssen (Intermarché-Wanty-Gobert)
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il lussemburghese Arthur Kluckers (Leopard Pro Cycling) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Esch-sur-Alzett, percorrendo 140 Km in 3h13′02″, alla media di 43.516 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Lucas Janssen (BEAT Cycling) e il belga Jérôme Baugnies (Team Metalced). Miglior italiano Filippo Fortin (Maloja Pushbikers), 11°. Il belga Thibau Nys (Baloise Trek Lions) si impone in classifica con 2″ sul francese Thomas Bonnet (Vendée U) e 11″ sul tedesco Mika Heming (ATT Investments). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 44° a 13′51″
TOUR DE KUMANO (Giappone)
L’australiano Ryan Cavanagh (Victoire Hiroshima) si è imposto nella terza ed ultima tappa, circuito di Taiji, percorrendo 104.3 Km in 2h33′02″, alla media di 40.893 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Francisco Mancebo (Matrix Powertag) e il giapponese Tadaaki Nakai (Shimano Racing). Nessun italiano in gara. L’australiano Nathan Earle (Team UKYO) si impone in classifica con 4″ sul giapponese Shoi Matsuda (Team Bridgestone Cycling) e 6″ sul giapponese Marino Kobayashi (Matrix Powertag).
INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR
L’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco) si è imposta nella sesta ed ultima tappa, circuito di Altenburg, percorrendo 104.3 Km in 2h36′29″, alla media di 39.991 Km/h. Ha preceduto allo sprint la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e l’italiana Silvia Zanardi (BePink). La Manly si impone in classifica con 33″ sulla Lach e 51″ sull’olandese Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg). Miglior italiana la Zanardi, 4° a 55″
RIDELONDON CLASSIQUE (Gran Bretagna – Donne)
L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta anche nella terza ed ultima tappa, circuito di Londra, percorrendo 85.3 Km in 2h01′01″, alla media di 42.292 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) e la belga Lotte Kopecky (Team SD Worx). La Wiebes si impone in classifica con 19″ sulla Balsamo e 28″ sulla danese Emma Norsgaard (Movistar Team)
COPPA DELLA PACE – TROFEO FRATELLI ANELLI (U23)
L’italiano Federico Guzzo (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Sant’Ermete, percorrendo 172 Km in 3h59′12″, alla media di 43.143 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Pierre-Pascal Keup (Team Lotto-Kern Haus) e l’italiano Walter Calzoni (Gallina Ecotek Lucchini)
SIPARIO ROSA SULL’ARENA
Finale in Arena per il Giro d’Italia e sarà la settima volta nella storia che una frazione del Giro terminerà all’interno dell’anfiteatro veronese. In 17 Km e 400 metri sapremo se il tradizionale circuito delle Torricelle, erede di due edizioni dei mondiali disputate nel 1999 e nel 2004, riuscirà a scardinare la classifica determinata dalle frazioni di montagna affrontate nell’ultima settimana della Corsa Rosa.
Porta la data del 4 giugno del 1967 la prima volta del Giro in Arena. Fu una delle geniali invenzioni partorite dalla vulcanica mente di Vincenzo Torriani, la stessa che in quella stessa edizione aveva inventato il prologo, la stessa che una decina di anni dopo riuscì a portare la Corsa Rosa in un luogo che si pensava irraggiungibile, Piazza San Marco a Venezia, un approdo che sogna anche l’attuale direttore del Giro Mauro Vegni. Si dovevano percorrere 45 Km quel giorno e all’interno dell’anfiteatro scaligerò si festeggiò la vittoria per strettissima misura del danese Ole Ritter, che fece meglio per un solo secondo del tedesco Rudy Altig e anche i corridori arrivati subito dietro accusarano tempi molto vicini a quelli di Ritter, con Ferdinand Bracke terzo a 2 secondi e il favoritissimo Jacques Anquetil quarto a 6 secondi e nuova maglia rosa, tolta dalle spalle dello spagnolo José Pérez Francés. Dopo questo precedente l’Arena il Giro non la vedrà più per quattordici anni, fin quando Torriani decise di far terminare nuovamente una cronometro all’interno del celebrato monumento e stavolta in occasione della tappa finale del Giro del 1981, 42 Km con partenza dalla vicina Soave, località conosciuta per il vino che da essa prende il nome. Fu quello un finale di Giro degno dell’Arena perché alla partenza la classifica era ancora apertissima, avendo la maglia rosa Giovanni Battaglin soli 39” di vantaggio su Giuseppe Saronni e 50” sullo svedese Tommy Prim, decisamente più attrezzati a cronometro dello scalatore vicentino che, tra l’altro, pochi giorni prima della partenza della Corsa Rosa aveva vinto il Giro di Spagna, che all’epoca si disputava in primavera. C’erano anche gli abbuoni – quell’anno previsti anche nelle cronometro – a turbare i sonni di Battaglin che, invece, riuscì a difendersi egregiamente, prendendole solo da Prim e facendo meglio di Saronni, così che potè salvare la maglia rosa, definitivamente vestita con 38” sullo svedese e 50” sul piemontese. Il ribaltone sembrava, invece, improbabile il 10 giugno del 1984, quando la corsa terminò ancora con la Soave – Verona, partita con un Laurent Fignon saldamente in maglia rosa con 1’21” su vantaggio su Francesco Moser. Ma l’asso trentino, reduce dalla conquista del record dell’ora, stupì tutti rovesciando le carte in tavola e vincendo la crono a quasi 51 Km/h e distanziando il corridore francese di 2’24” (senza abbuoni, stavolta), che gli consentirono di imporsi in classifica con 1’03” di vantaggio. La conclusione del Giro fu così entusiasmante che si pensò di replicarla l’anno successo anche se a ruoli invertiti e così Lucca – nel 1984 sede del prologo – fu scelta come punto d’arrivo dell’edizione 1985, scattata con una crono lunga poco meno di 7 Km terminata dentro l’Arena, altro appuntamente al quale si fece ancora trovare in perfetto orario Moser, che iniziò in bellezza un Giro nel quale dovrà poi soccombere al francese Bernard Hinault, che così “vendicò” Fignon vincendo il Giro con un vantaggio sul trentino molto simile (1’08”) a quello accusato dodici mesi prima dal connazionale. Nel 2007 un’altra prova contro il tempo terminerà a Verona, ma stavolta l’Arena farà solo da spettatrice e bisognerà attendere altri tre anni per rivedere i “girini” pedalare sulla speciale passerella rosa installata all’interno dell’anfiteatro, quando questo tempio della lirica sarà ancora una volta scelto quale “location” della frazione conclusiva, disputata sul circuito delle Torricelle – quello dei mondiali del 1999 e del 2004 – e vinta dallo svedese Gustav Erik Larsson, mentre la maglia rosa Ivan Basso, forte alla partenza di un vantaggio di 1’15” sullo spagnolo David Arroyo e di un tracciato lungo appena una quindicina di chilometri, non ebbe particolare problemi e, anzi, riuscì anche a dilatare il proprio dominio. Nel 2019, 52 anni dopo la prima volta, l’Arena è tornata ad accogliere la crono finale del Giro, proposta su di un tracciato dalla distanza non molto dissimile da quella del 2009 ma percorso in senso inverso in senso inverso, affrontando la salita dal versante opposto. Contro il tempo si sono dovuti percorrere poco più di 17 Km al termine dei quali si è imposto lo statunitense Chad Haga mentre la maglia rosa Carapaz le “prendeva” dai diretti rivali di classifica senza troppe preoccupazione, forte di un vantaggio di quasi 2 minuti su Nibali alla partenza di 1′54″, vantaggio che verrà quasi dimezzato alle soglie dell’Arena.
53 anni dopo la prima volta, anche nel 2022 l’Arena sarà sede d’arrivo della frazione conclusiva, che si disputerà sul medesimo tracciato della crono di tre anni fa, con l’unica differenza dell’allungamento del tracciato di 400 metri per l’aggiunta di un appendice alla tradizione ascese delle Torricelle.
La rampa di lancio dell’ultima tappa del 105° Giro d’Italia sarà collocata fuori città, nel piazzale antistante l’ingresso della Fiera di Verona, terzo complesso fieristico per dimensioni d’Italia, conosciuto per manifestazioni come Vinitaly mentre gli appassionati di ciclismo lo frequentano per il CosmoBike Show, erede dello storico Salone del Ciclo di Milano. Scesi dalla pedana, tolte un paio di curve da affrontare nelle prime centinaia di metri, la cronometro inizierà con uno dei suoi tratti più snelli e veloci, percorrendo il rettifilo di Viale Piave che dalle campagne a sud di Verona punta dritto verso il centro. A circa 1500 metri dal via i “girini” arriveranno al cospetto di Porta Nuova, monumentale accesso alla città realizzato nel ‘500 dall’architetto Michele Sanmicheli, operà che colpì il suo più celebre collega aretino Giorgio Vasari che ne disse “già mai altr’opera di maggior grandezza né meglio intesa”. A questo punto il percorso costeggerà per un breve tratto le mura di Verona, uno dei più importanti complessi fortificati esistenti in Italia, costituito da ben cinque cinte innalzate in epoche differenti – dai tempi dell’Impero Romano sino al periodo della dominazione austriaca – e in gran parte giunto ai giorni nostri. Anche per la sua posizione strategica, dopo il 1815 la fortezza di Verona divenne uno dei capisaldi del celebre “Quadrilatero”, il principale sistema difensivo del Regno Lombardo-Veneto, lo stato dell’Impero Austriaco venutosi a costituire dopo la caduta di Napoleone e la successiva Restaurazione. Seguendo al contrario il tracciato dei due mondiali qui disputati, entrambi conquistati dallo spagnolo Óscar Freire, si andrà a superare per la prima volta il corso dell’Adige sul ponte intitolato al poeta romantico Aleardo Aleardi, costruito nel 1879 per collegare il centro di Verona al suo cimitero monumentale, uno dei primi eretti in Italia in ottemperanza all’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804), che stabiliva di trasferire i campisanti al di fuori delle mura cittadine onde evitare il rischio di contagi. La nuova normativa prevedeva anche tombe uguali per tutti, senza distinzione di classe sociale, e solo le salme illustri, previo benestare di una commissione di magistrati, potevano essere ricordate da epitaffi scolpiti: nel cimitero veronese oggi riposano, tra le altre, le spoglie del “papà” di Sandokan Emilio Salgari, del poeta Ippolito Pindemonte e di Umberto Boccioni, il maggior esponente dell’arte futurista italiana.
All’altezza del cimitero si ritroverà la cinta muraria, costeggiata all’altezza dei bastioni di Campo Marzo e delle Maddalene, il secondo dei quali pure realizzato dal Sammicheli anche se prenderà l’attuale forma dopo il 1839 su incarico del celebre feldmaresciallo Radetzky. Si sfreccerà quindi dinanzi ad un altro tra i più importanti accessi cittadini, Porta Vescovo, aperta in direzione di Venezia e attraverso la quale l’esercito italiano entrò in Verona il 16 ottobre 1866, giorno dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia dopo la cacciata degli austriaci in seguito alla vittoria nella Terza Guerra d’Indipendenza.
Imboccata Via Caroto, quando si saranno percorsi circa 5 Km dal via s’inizierà la salita delle Torricelle, 4.1 Km al 5.4% per giungere sino a quasi 300 metri di quota dopo aver sfiorato il Forte Biondella, una delle strutture del campo trincerato collinare voluto dal Radetzky e che comprendeva anche le due Torri Massimiliane, le “Torricelle” che s’incontreranno al vertice dell’ascesa e che ne hanno attribuito il tradizionale nome. Seguendo in discesa il versante dei mondiali (4.5 Km al 4.5%) si planerà sul quartiere di Valdonega, dove nel 1957 furono rinvenuti, durante i lavori di costruzione di un condominio, i resti di una villa romana risalente al primo secolo dopo Cristo. Terminata la discesa quando mancheranno poco più di 4 Km al traguardo si ritroveranno prima le mura (rondelle delle Boccare e di San Giorgio, oggi occupata delle serre comunali) e poi il corso dell’Adige, che sarà costeggiato per poche centinaia di metri tra Ponte Garibaldi e Ponte della Vittoria, sul quale s’incontrerà il pavè. Entrati nel centro storico i “sampietrini” accompagneranno la corsa anche dopo la svolta verso Corso Cavour, che si percorrerà in direzione di uno dei più visitati monumenti di Verona, il Castelvecchio, che fu la principale residenza della dinastia Scaligera e che si affianca al romano Arco dei Gavi, innalzato attorno alla metà del primo secolo in un punto che, all’epoca, si trovava al di fuori della cinta muraria, lungo l’antica Via Postumia. Tornati sull’asfalto e transitati di fronte alla barocca chiesa di Santa Teresa degli Scalzi, il cui convento fu trasformato in carcere durante l’epoca napolenica e tale rimase fino alla distruzione durante i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale, si ritroverà il porfido quando s’imboccherà il tratto finale di Corso di Porta Nuova, nel punto dov’erano fissati i traguardi mondiali, subito prima di varcare i Portoni della Brà, “doppio” accesso all’omonima piazza dove saranno presi come da tradizione i tempi di gara e conosceremo ufficialmente il nome del vincitore del Giro prima dell’ingresso sulla passerella che nel cuore dell’Arena, ancora per una volta prestata dalla lirica al mondo dello sport, anche in ricordo di una lunga tradizione d’eventi da sempre ospitati nell’anfiteatro costruito dai romani e che già nel ‘800 ospitava le prime gare velocipedistiche che fecero conoscere ai veronesi quel cavallo d’acciaio che oggi chiamiamo bicicletta.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Il piazzale della Fiera di Verona dal quale scatterà la cronometro
Porta Nuova
Ponte Aleardi e il Cimitero Monumentale
Tratto delle mura di Verona in direzione del Bastione delle Maddalene
Porta Vescovo
Il Forte Biondella lungo la salita delle Torricelle
Una delle “Torricelle”

Villa Romana di Valdonega (tripadvisor.com)
Rondella di San Giorgio
Il tratto di Lungadige percorso dalla crono (sullo sfondo Ponte della Vittoria)
Ponte della Vittoria in direzione del centro di Verona
Corso Cavour in direzione del Castelvecchio
Castelvecchio e Arco dei Gavi
Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi
Corso di Porta Nuova e i Portoni della Brà
L’ingresso dal quale I “girini” entreranno in Arena visto dall’esterno…
… e dall’interno

L’Arena di Verona vista dal cielo e, in trasparenza, l’altimetria della 22a ed ultima tappa del Giro 2022 (Google Maps)
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DELLA MARMOLADA
maggio 28, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)
SALA STAMPA
Italia
Covi trionfa sulla Marmolada. Hindley stacca Carapaz: è la nuova maglia rosa
Gazzetta dello Sport
Ungheria
Királydrámát hozott a Giro d’Italia királyetapja az utolsó előtti napon
Magyar Nemzet
GRAN BRETAGNA
Jai Hindley on verge of history as Australian takes Giro d’Italia lead after Richard Carapaz cracks
The Daily Telegraph
FRANCIA
Nouveau maillot rose, Hindley frappe un grand coup
L’Équipe
SPAGNA
El Giro es de Hindley
AS
PORTOGALLO
Jai Hindley é o novo líder a um dia do fim do Giro
Público
BELGIO
Richard Carapaz stort in en verliest roze trui aan ontketende Jai Hindley, Covi soleert naar Giro-ritzege
Het Nieuwsblad
PAESI BASSI
Jai Hindley lijkt Giro te beslissen op laatste col
De Telegraaf
GERMANIA
Covi siegt am Passo Fedaia – Hindley fährt jetzt in Rosa
Kicker
REPUBBLICA CECA
Hindley zaútočil a svlékl Carapaze z růžové, Hirt je na Giru stále šestý
Mladá fronta Dnes
COLOMBIA
Giro de Italia 2022: Jai Hindley destrona a Richard Carapaz
El Tiempo
ECUADOR
Giro de Italia es Jai Hindley
El Universo
AUSTRALIA
Jai Hindley poised for Giro d’Italia glory after overtaking Carapaz on stage 20
The Guardian
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Salirò (Daniele Silvestri)
METEOGIRO
Verona – partenza primo corridore: cielo coperto, 18.4°C, vento moderato da ENE (14-15 km/h), umidità al 53%
Verona – arrivo maglia rosa : cielo coperto, 18.7°C, vento moderato da ENE (12 km/h), umidità al 53%
GLI ORARI DEL GIRO
13.10: inizio diretta su RaiSport
13.30: inizio diretta su Eurosport 2
13.55: partenza del primo corridore dalla Fiera di Verona
14.00: inizio diretta su Rai2
14.20: arrivo del primo corridore all’Arena di Verona
16.45: partenza della maglia rosa dalla Fiera di Verona
17.10: arrivo della maglia rosa all’Arena di Verona
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Benincasa: “Il 4 settembre ci sarà il processo di beatificazione di Papa Giovanni Paolo I” (ci sarà la cerimonia di beatificazione, il processo è iniziato anni fa)
Petacchi: “Gestire l’alimentazione della tappa”
Saligari: “Il cielo non promette nulla di nuovo”
Saligari: “Siamo nelle prime case di Canazei” (quando si dice giocare in casa)
Rizzato: “Il pathos della penultima tappa del ciclismo”
Saligari: “Questa è una cima leader, la Cima Coppi”
Pancani: “Ha ripreso a perdere il Giro della maglia rosa”
Borgato: “Ha deciso di correre con due scarpe, una di un colore e una per un altro”
Pancani: “Vantaggio di Cova” (Covi)
Pancani: “Ha già guadagnato una trentina di secondi Jai Hindley” (erano trenta metri)
Pancani: “Ventiotto”
Fabretti: “La maglia rosa la vestì più volte in quella famosa tappa”
Televideo: “Assolo del piemontese” (Covi è lombardo)
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Belluno – Marmolada (Passo Fedaia)
1° Mark Cavendish
2° Bert Van Lerberghe s.t.
3° Mauro Schmid s.t.
4° Pieter Serry s.t.
5° Roger Kluge a 2″
Miglior italiano Simone Consonni, 12° a 1′27″
Classifica generale
1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 15′05″
3° Matthias Brändle a 21′47″
4° Bert Van Lerberghe a 25′19″
5° Mark Cavendish a 28′05″
Miglior italiano Filippo Tagliani, 7° a 44′45″
IL GIRO DI 60 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
20a tappa: SAINT VINCENT – SAINT-VINCENT (193 Km) – 8 GIUGNO 1962
BALMANION HA VINTO IL GIRO D’ITALIA – ASSIRELLI PRIMO A SAINT-VINCENT – DEFILIPPIS AMAREGGIATO: “UNA FORATURA MI HA IMPEDITO DI VINCERE LA TAPPA”
Ieri, sui tre alti colli della Balconata Valdostana – È mancata la battaglia sulle salite del Joux e della Tête d’Arpy – La folla ha “assalito” i corridori subito dopo il traguardo – Gioia e commozione a Nole Canavese attorno alla mamma di Balmamion
Il corridore canavesano è giunto quarto a Saint-Vincent, aumentando ancora il suo vantaggio in classifica – A meno di clamorose sorprese nell’odierna ultima tappa, che si conclude al Velodromo Vigorelli, la maglia rosa è definitivamente sua – Defilippis passato al terzo posto, alle spalle di Massignan – Meco si è ritirato – Lo spagnolo Soler solo in vetta ai due colli iniziali – La corsa è stata decisa da uno scatto in discesa di Carlesi, al quale si sono uniti De Rosso ed il vincitore – I migliori reagiscono nel finale – Il torinese fermato dall’incidente nell’ultimadiscesa dal Colle del Joux – Gli elogi di Balmamion al compagno di squadra – Taccone deluso: sperava in salite più dure – Conterno finisce la corsa malgrado due gravi cadute – La signora Giovanna ha allevato da sola i figli dopo la morte del marito, avvenuta quando Franco aveva appena tre anni – Entusiasmo nella cittadina piemontese

La chiesa di Rocca Pietore, ai piedi della Marmolada, illuminata di rosa in attesa del Giro d'Italia (www.giroditalia.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
15a tappa: Rivarolo Canavese – Cogne
16a tappa: Salò – Aprica
17a tappa: Ponte di Legno – Lavarone
18a tappa: Borgo Valsugana – Treviso
19a tappa: Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte
IMPRESA DI COVI SULLA MARMOLADA. HINDLEY: LE MANI SUL GIRO
Alessandro Covi vince il tappone dolomitico con un attacco solitario sulla Cima Coppi, dopo un tratto in fuga con altri uomini. Il portacolori UAE resiste nel finale al tentativo di ritorno di Novak e taglia il traguardo in solitaria. Hindley affonda il colpo e Carapaz va in crisi. Ora l’australiano ha un buon vantaggio in vista della prova contro il tempo di domani
Abbiamo aspettato moltissimo prima di vedere uno scontro frontale tra i big ed oggi lo scontro c’è stato. Durissimo e con conseguenze rilevanti. Ciò che è avvenuto oggi però non va a rimediare lo scandaloso attendismo delle precedenti dure tappe di montagna finite in nulla, ma va casomai a confermare l’impressione che nessuno dei big nelle scorse tappe di montagna abbia davvero provato ad affondare il colpo.
Gli uomini che lottavano per la classifica generale si sono punzecchiati con scattini brevi su salite dure come il Santa Cristina, il Menador o il Kolovrat, senza provare davvero una azione incisiva e decisa. Le differenze quindi non sono arrivate perché nessuno ha cercato davvero di provocarle.
La crisi che Carapaz ha patito oggi non è arrivata da sola, ma è stata provocata da una tirata a tutta di Kamna, durata un bel po’, e da un affondo di Hindley che è andato a tutta fino all’arrivo.
Se Hindley si fosse limitato a fare accenni di scatti come nelle scorse tappe, sarebbe andato a sprintare insieme a Carapaz. L’ecuadoriano poi, avendo solo tre secondi su Hindey, ha cercato di non mollarlo e ha fatto il classico fuori giri che ha pagato a carissimo prezzo.
L’ex maglia rosa poi ha pagato anche l’attendismo dei giorni passati, quando non ha mai davvero provato un attacco vero, forse pensando che tre secondi gli sarebbero stati sufficienti per vincere il Giro, considerato che Hindley potrebbe pagare qualcosa a cronometro rispetto a lui.
Ora, salvo imprevisti sfortunati che non auguriamo certo al forte australiano, il Giro è in cassaforte perché Hindley può permettersi di perdere fino a 5 secondi al chilometro nella crono di domani, il che pare francamente improbabile.
Landa non è più quello dei tempi migliori. Del resto, il capitano della Bahrein è uno votato all’attacco da lontano e il fatto che non abbia provato una delle sue azioni classiche è indice di condizione non ottimale e di età che comincia a non essere più verdissima.
Il ritmo impostato dalla sua squadra, specialmente oggi, è stato abbastanza imbarazzante, in quanto un uomo solo al comando continuava a guadagnare. Azione del tutto inutile. Se si voleva fare selezione in salita sarebbe stato necessario imporre un ritmo ben più alto mentre, se Landa puntava a non affaticarsi troppo, avrebbe dovuto lasciare l’iniziativa ad altre squadre.
La Bora ha, invece, corso bene perché hanno mandato un uomo in grande condizione come Kamna in avanscoperta e poi lo hanno fermato, in modo tale che Hindley se lo trovasse davanti nel tratto più duro della Marmolada. E’ stato proprio il fortissimo tedesco a imprimere il ritmo che ha provocato il fuori giri del vincitore del GIro 2019. Del resto Carapaz non era in crisi, Sivakov aveva fatto un grande ritmo e ridotto il gruppo maglia rosa ad uno sparuto drappello, lo stesso Carapaz aveva accennato il solito allungo dei cento metri e poi aveva risposto ad Hindley e, in un primo tempo, anche a Kamna. E’ stata proprio l’insistenza nell’azione ciò che ha mandato in crisi il corridore sudamericano, una cosa che era mancata nei giorni scorsi.
La tappa ha visto anche una grande impresa da parte di Alessandro Covi che, libero dai compiti di tutela dello sfortunato Joao Almeida, ha confezionato una grande impresa e ha regalato alla sua squadra quella vittoria di tappa che non era ancora arrivata.
Il giovane talento di Taino ha staccato tutti sulle rampe del Pordoi, salita che, per quanto mitica e paesaggisticamente splendida con i suoi affascinanti tornanti, presenta pendenze sulle quali non è semplice fare la differenza. Covi ha, invece, conquistato un grande vantaggio proprio sulla Cima Coppi e nella successiva discesa, grazie anche al mancato accordo nel gruppo dei contrattaccanti che lo inseguiva. Il vincitore di tappa è stato poi bravo a gestirsi sulla Marmolada e quando il suo vantaggio ha cominciato a calare sensibilmente non si è lasciato prendere dal panico e ha continuato al suo ritmo. Negli ultimi durissimi chilometri, anche lo sloveno Novak, il corridore all’inseguimento del varesino, ha iniziato ad accusare la fatica di una salita terribile con i suoi infiniti rettifili, su strada larga, che puntano dritti verso il cielo. Il distacco rimarrà intorno ai 30 secondi e Covi potrà celebrare una vittoria di grande prestigio.
La fuga era partita nelle prime fasi di gara dopo diversi tentativi andati a vuoto.
Sul primo strappo, verso San Gregorio delle Alpi, si era avvantaggiato un gruppetto per iniziativa di Giulio Ciccone (Trek – Segafredo), poi nei successivi chilometri ci sono altri movimenti e alla fine è venuta fuori una fuga con lo stesso Ciccone, Andrea Vendrame (Ag2r Citroën), Sam Oomen (Jumbo-Visma), Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Davide Formolo (UAE Team Emirates), Edoardo Zardini (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), Thymen Arensman (Team DSM), Antonio Pedrero (Movistar), Gijs Leemreize (Jumbo-Visma), Domen Novak (Bahrain Victorious), Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), Alessandro Covi (UAE Team Emirates), Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) e Davide Ballerini (Quick-Step Alpha Vinyl).
Il gruppo lascia subito sei minuti a questi atleti finché non si pone in testa la Bahrain, che ha anche un uomo in fuga, e si pensa subito ad un possibile attacco di Landa, anche da lontano, usando Novak come punto di riferimento da fermare al momento opportuno.
Anche la Bora ha in fuga Kamna, ma la squadra di Hindley non sembra avere intenzioni bellicose come era stato a Torino. Sul San Pellegrino non accade nulla mentre sul Pordoi, dopo un timido tentativo di Zardini, se ne va Covi, con il suo compagno di squadra Formolo che innervosisce gli altri andando a rompere i cambi.
Sulla Cima Coppi il corridore lombardo passa con oltre un minuto su un gruppetto di contrattaccanti, popolato da Arensman, Ciccone, Formolo, Kamna, Leemreize, Novak, Oomen e Pedrero, mentre il gruppo della maglia rosa, sempre guidato dagli uomini del terzo in classifica, passa con circa 6 minuti di ritardo.
Nella discesa e nel falsopiano che la spezza in due settori il distacco dei contrattaccanti dal battistrada si dilata enormemente, anche perchè tra gli inseguitori non c’è accordo; così Covi attacca la Marmolada con oltre 2 minuti sugli inseguitori.
A questo punto parte la girandola di scatti con Formolo che continua a rompere i cambi. Ben presto parte deciso all’attacco Novak, mentre dietro tentano di rispondere Ciccone a Arensman.
Nel gruppo maglia rosa, i Bahrain lasciano la testa agli Ineos. Il lavoro di Pavel Sivakov alza notevolmente il ritmo, polverizza il gruppo e lascia davanti solo i primi tre ed un ottimo Hugh Carthy (EF Education-EasyPost).
Terminato il lavoro di Sivakov, Carapaz accenna appena una accelerata ma è Hindley che rilancia e si porta dietro la maglia rosa, mentre Landa non risponde e pare piuttosto legnoso nella pedalata, con un rapporto troppo duro.
Nel tratto al 18% Hindley trova Kamna opportunamente utilizzato nella strategia di squadra. Il tedesco impone un ritmo impossibile che mette sulle ginocchia Carapaz, costretto a mollare. Non appena Hindley vede il leader della generale affaticato riparte a tutta e non mollerà fino all’arrivo, tentando di guadagnare il più possibile in vista della cronometro.
Carapaz va in netta crisi e nel finale viene ripreso e staccato anche da Landa e Carthy.
Kamna continua nel suo lavoro restando al fianco a Carapaz per smontarlo e, nel finale, lo stacca senza troppi problemi.
Oggi sono venute fuori differenze che in realtà ci sono sempre state, ma il timore reciproco aveva portato gli sfidanti a non provare mai ad affondare davvero il colpo.
La storia tuttavia insegna che è proprio questa la strada da seguire. Nel 1998 a Montecampione a Marco Pantani furono necessari ben 18 chilometri di allunghi continui per staccare Pavel Tonkov che, alla vigilia della cronometro, gli era molto vicino in classifica generale. Nel 1993 Piotr Ugrumov arrivò distrutto al traguardo di Oropoa, ma riuscì a staccare Miguel Indurain con un’azione di forza. Serve dare continuità all’azione di attacco per vedere se l’avversario è davvero inattaccabile o se, invece, può cedere se attaccato spesso.
Gli scattini dei cento metri andati in scena in tappe ben disegnate e con il terreno per attaccare come si deve non sono state un bello spettacolo.
Va detto anche che gli organizzatori hanno fatto il grave errore di non inserire una bella tappa a cronometro di 30 o 40 Km con terreno misto pianura e collina a metà Giro.
Una tappa del genere avrebbe certamente rimescolato le carte, creato distacchi e forse costretto gli scalatori ad essere un pochino più spregiudicati, invece che a sprintare in salita o a giocare a prendere abbuoni, come fatto da Carapaz nella tappa di Reggio Emilia.
Il povero Almeida, al netto del ritiro, era in ottima posizione, avendo resistito stoicamente sulle salite. Una prova contro il tempo a sua disposizione avrebbe certamente reso più interessanti le tappe di montagna.
Va infine espressa una considerazione sulla partecipazione al Giro.
Al via cerano come possibili contendenti per la generale come Miguel Angel Lopez, Wilco Kelderman, Simon Yates, Richard Carapaz, Joao Almedia, Mikel Landa e Romain Bardet. Insomma un buon gruppetto di uomini in grado di aspirare alla vittoria. Tra ritiri e crisi, molti di questi non sono stati della partita e non sapremo mai se con tutti questi uomini a lottare per la generale avremmo avuto più attacchi nelle tappe di montagna. L’unica cosa certa è che si avvia a vincere un atleta che nessuno aveva nominato tra i papabili alla vigilia e che era sembrata una meteora arrivata alla ribalta in era Covid, in uno scontro tra gregari.
A questo punto manca solo la crono di Verona e ovviamente a tutti torna in mente l’ultima tappa del Giro del 2020, quando Hindley affrontò la crono di Milano con la maglia rosa per perderla proprio quel giorno a favore di un uomo della Ineos, Tao Geoghegan Hart
Quest’anno però ci sono i presupposti perché le cose possano andare diversamente.
Benedetto Ciccarone

Hindley all'arrivo del tappone della Marmolada (Jai Hindley of Bora - Hansgrohe crosses the finish line taking the overall classification (foto Michael Steele/Getty Images)
28-05-2022
maggio 28, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Alessandro Covi (UAE Team Emirates) si è imposto nella ventesima tappa, Belluno – Marmolada (Passo Fedaia), percorrendo 168 Km in 4h36′34″, alla media di 35.175 Km/h. Ha preceduto di 32″ lo sloveno Domen Novak (Bahrain – Victorious) e di 37″ l’italiano Giulio Ciccone (Trek – Segafredo). L’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) è la nuova maglia rosa con 1′25″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) e 1′51″ sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 4° a 7′57″
TOUR OF NORWAY
Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si è imposto nella quinta tappa, Flekkefjord – Sandnes, percorrendo 181.8 Km in 4h53′33″, alla media di 37.138 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team) e l’australiano Lucas Plapp (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Filippo Fiorelli (Bardiani CSF Faizan), 10° a 5″. Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) è ancora leader della classifica con 56″ sull’australiano Jay Vine (Alpecin-Fenix) e 1′30″ su Plapp. Miglior italiano Fiorelli, 20° a 8′57″
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il belga Amaury Capiot (Team Arkéa-Samsic) si è imposto nella terza tappa, Saint-Berthevin – Château-Gontier-sur-Mayenne, percorrendo 188 Km in 4h06′48″, alla media di 45.705 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Kristoffer Halvorsen (Uno-X Pro Cycling Team) e lo spagnolo Juan Josè Lobato (Euskaltel-Euskadi). Miglior italiano Umberto Marengo (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 35°. Il francese Benjamin Thomas (Cofidis) è ancora leader della classifica con 3″ sul connazionale Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team) e 6″ sullo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team). Miglior italiano Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB), 5° a 10″
ALPES ISÈRE TOUR
Il francese Valentin Retailleau (AG2R Citroën U23 Team) si è imposto nella quarta tappa, Saint-Maurice-l’Exil -Beaurepaire, percorrendo 171.4 Km in 4h17′02″, alla media di 40.01 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Hartthijs De Vries (Metec-Solarwatt p/b Mantel) e il connazionale Romain Grégoire (Groupama-FDJ Conti). Due italiani rimasti in gara dopo il ritiro di Antonio Puppio (Israel Cycling Academy): Marco Frigo (Israel Cycling Academy) 31° con lo stesso tempo dei primi, Lorenzo Milesi (Development Team DSM) 49° a 7′38″. Il francese Quentin Jauregui (B&B Hotels-KTM) è ancora leader della classifica con 9″ sull’olandese Lars Boven (Jumbo-Visma Development Team) e 11″ sul ceco Jakub Otruba (Elkov-Kasper). Frigo 19° a 27″, Milesi 47° a 10′43″
TOUR DE LA MIRABELLE
Il britannico Robert Scott (WiV SunGod) si è imposto nella seconda tappa, Breuches – Saint-Amarin, percorrendo 155.7 Km in 3h48′43″, alla media di 40.845 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Matthew Bostock (WiV SunGod) e l’australiano Matthew Dinham (Team BridgeLane). Miglior italiano Michael Belleri (Biesse-Carrera), 28°. Scott è il nuovo leader della classifica con 1″ su Bostock e 2″ sull’elvetico Simon Vitzthum (nazionale elvetico). Miglior italiano Belleri, 21° a 11″
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il danese Kolze Changizi Sebastian (Team Coloquick) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Mondorf, percorrendo 165.4 Km in 3h43′47″, alla media di 44.346 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Emilien Jeannière (Vendée U) e il connazionale Matias Malmberg (Team Coloquick). Miglior italiano Filippo Fortin (Maloja Pushbikers), 58° a 1′41″. Il belga Thibau Nys (Baloise Trek Lions) è ancora leader della classifica con 2″ sul francese Thomas Bonnet (Vendée U) e 11″ sul tedesco Mika Heming (ATT Investments). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 45° a 13′51″
TOUR OF ESTONIA
L’estone Norman Vahtra (nazionale estone) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Tartu, percorrendo 164.8 Km in 3h51′07″, alla media di 42.784 Km/h. Ha preceduto allo sprint il lituano Evaldas Siskevicius (nazionale lituana) e di 36″ il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team). Unico italiano in gara Alexander Konychev (Team BikeExchange-Jayco), 44° a 3′12″. Siskevicius si impone in classifica con 2″ su Vahtra e 22″ sull’australiano Kaden Groves (Team BikeExchange-Jayco). Konychev 35° a 3′33″
TOUR DE KUMANO (Giappone)
Il venezuelano Leonel Quintero (Matrix Powertag) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Kushiyacho, percorrendo 104.5 Km in 2h38′50″, alla media di 39.475 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Nathan Earle (Team UKYO) e il giapponese Marino Kobayashi (Matrix Powertag). Nessun italiano in gara. Earle è il nuovo leader della classifica con 5″ su Kobayashi e 6″ su Quintero
INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR
L’ucraina Yuliia Biriukova (Arkéa Pro Cycling Team) si è imposta nella quinta tappa, circuito di Gotha, percorrendo 133.1 Km in 3h31′41″, alla media di 37.73 Km/h. Ha preceduto di 4″ la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e l’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco). Miglior italiana Silvia Zanardi (BePink), 7° a 7″. La Manly è ancora leader della classifica con 31″ sulla Lach e 43″ sull’olandese Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg). Miglior italiana la Zanardi, 4° a 47″
RIDELONDON CLASSIQUE (Gran Bretagna – Donne)
L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta anche nella seconda tappa, Chelmsford – Epping, percorrendo 141.7 Km in 3h39′13″, alla media di 38.784 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Marta Bastianelli (UAE Team ADQ) e la danese Emma Norsgaard (Movistar Team). La Wiebes è ancora leader della classifica con 18″ sull’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) e 19″ sulla Norsgaard
LADIES TOUR OF ESTONIA
La polacca Agnieszka Skalniak-Sójka (nazionale polacca) si è imposta nella corsa estone, circuito di Tartu, percorrendo 104.2 Km in 2h41′49″, alla media di 38.636 Km/h. Ha preceduto di 1′02″ l’estone Kristel Sandra Soonik (nazionale estone) e la connazionale Karolina Karasiewicz (nazionale polacca). Miglior italiana Lara Scarselli /Aromitalia Basso Bikes Vaiano), 20° a 1′42″
STRADE BIANCHE DI ROMAGNA (U23)
L’irlandese Darren Rafferty (Hagens Berman Axeon) si è imposto nella corsa italiana, San Clemente – Gradara, percorrendo 155.8 Km in 4h02′19″, alla media di 38.578 Km/h. Ha preceduto di 4″ il ceco Petr Kelemen (Tudor Pro Cycling Team) e di 7″ l’italiano Simone Raccani (Zalf Euromobil Désirée Fior)