QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI SAPPADA

Ecco il tradizionale contenitore made ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta dall’elvetico Carlo Clerici nel 1954)

SALA STAMPA

Italia

Giro, il colpo del Joker. Impresa Vendrame in salita: arriva da solo a Sappada

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Vandrame s sanjsko vožnjo do sanjske zmage, Tratnik ni zdržal (Vandrame con una cavalcata da sogno verso una vittoria da sogno, Tratnik non poteva durare)

Delo

Regno Unito

Vendrame goes solo in the rain to win stage 19 (Vendrame va da solo sotto la pioggia per vincere la tappa 19)

The Guardian

Francia

Vendrame sublime la belle année de Decathlon-AG2R (Vendrame migliora il grande anno di Decathlon-AG2R)

L’Équipe

Spagna

Las Van Rysel vuelan (I Van Rysel volano)

AS

Belgio

Italiaans feestje in de Giro: Andrea Vendrame wint negentiende etappe na mooi spektakel tussen vluchters, peloton roert zich niet (Festa italiana al Giro: Andrea Vendrame vince la diciannovesima tappa dopo un bello spettacolo tra fuggitivi, il gruppo non si muove)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Onder aanmoediging van Hoogerland wint Vendramé in Giro (Sotto l’incoraggiamento di Hoogerland Vendrame vince il Giro)

De Telegraaf

Germania

Steinhauser erneut auf dem Podest – Schreckmoment für Thomas (Steinhauser di nuovo sul podio – Momento scioccante per Thomas)

Kicker

Colombia

El ciclista colombiano Daniel Martínez le gana otra batalla a Geraint Thomas en la dura montaña del Giro de Italia (Il ciclista colombiano Daniel Martínez vince un’altra battaglia contro Geraint Thomas nella dura montagna del Giro d’Italia)

El Tiempo

Ecuador

Jhonatan Narváez es cuarto en Sappada; triunfo para Andrea Vendrame en la etapa 19 (Jhonatan Narváez è quarto a Sappada; vittoria per Andrea Vendrame nella tappa 19)

El Universo

Australia

Pogacar still in the pink but Vendrame has his Giro day (Pogacar ancora in rosa ma Vendrame ha la sua giornata da Giro)

The West Australian

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Tradizione e tradimento (Niccolò Fabi)

METEOGIRO

Alpago (Farra): parzialmente nuvoloso, 14°C, vento debole da SE (2-19 Km/h), umidità al 72%
Pieve di Soligo (Km 39.9): nubi sparse, 21°C, vento debole da S (2-16 Km/h), umidità al 59%
Possagno (traguardo volante Sprint – Km 75.3): nubi sparse, 20°C, vento moderato da S (5-21 Km/h), umidità al 60%
Monte Grappa (1° passaggio – Km 106.1): nubi sparse, 6.8°C, vento debole da SE (6 Km/h), umidità al 84%
Monte Grappa (2° passaggio – Km 153.3): nubi sparse, 7.8°C, vento debole da SE (6 Km/h), umidità al 80%
Bassano del Grappa: parzialmente nuvoloso, 20°C, vento moderato da S (7-21 Km/h), umidità al 64%

GLI ORARI DEL GIRO

11.30: inizio diretta su Eurosport
11.50: partenza da Farra d’Alpago
11.55: inizio diretta su RaiSport
12.30-12.40: GPM del Muro di Ca’ del Poggio
13.35-13.50: traguardo volante Sprint di Possagno
13.50-14.05: inizio salita Monte Grappa (prima scalata)
14.00: inizio diretta su Rai2
14.40-15.10: GPM del Monte Grappa (primo passaggio)
15.20-15.55: traguardo volante Intergiro di Semonzo del Grappa e inizio seconda scalata
16.10-16.55: GPM del Monte Grappa (secondo passaggio)
16.25-17.15: traguardo volante Sprint de Il Pianaro (con abbuoni)
16.50-17.40: arrivo a Bassano del Grappa

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Con la ricomposizione della coppia al commento Pancani – Cassani la rubrica degli strafalcioni dei telecronisti riprende il suo titolo originario

Pancani: “Non ci sono stati problemi per meccanici”
Borgato: “Bassano Monte Grappa” (Bassano del Grappa)
Ghirotto: “Davide Boifata” (Boifava)
Borgato: “Pogacar non molla il paraurti dell’ammiraglia”
Rizzato: “E’ iniziata a piovere”
Genovesi: “Un referendum l’ha fatta passare dal Friuli, prima apparteneva al Veneto”
Genovesi: “Queste maschere servono da genitori a figli”
Genovesi: “A Sappada ci sono ristorante stellati, Guide Michelin”
Cassani (parlando delle doti atletiche di Vendrame): “Mi parlò della sua bontà Michele Bartoli”
Pancani: “Tutta la verità che sta scaricando sui pedali Andrea Vendrame”
Fabretti: “Nel 2016 in un incidente gli era stata proposta una vita diversa”
Pella (Presidente della Lega del Ciclismo): “Il pubblico che sono sulle strade”
Televideo RAI: “Palayo Sanchez” (Pelayo)
Televideo RAI: “Johanatan Narvaez” (Jhonatan)
Delo (quotidiano sloveno): “Vandrame” (Vendrame)
De Telegraaf (quotidiano olandese): “Vendramé”

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della diciannovesima tappa, Mortegliano – Sappada

1° Edward Planckaert
2° Timo Kielich s.t.
3° Hugo Hofstetter s.t.
4° Olivier Le Gac s.t.
5° Ewen Costiou s.t.

Miglior italiano Alessandro Verre, 16° (s.t.)

Classifica generale

1° Alan Riou
2° Josef Cerný a 10′05″
3° Tobias Lund Andresen a 13′03″
4° Tim Merlier a 16′14″
5° Fabian Lienhard a 16′20″

Miglior italiano Davide Cimolai, 9° a 22′39″

IL GIRO DI 70 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1954 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose grazie a una storica fuga bidone l’elvetico Carlo Clerici

11 GIUGNO 1954 – 20a TAPPA: SAN MARTINO DI CASTROZZA – BOLZANO (152 Km)

COPPI STACCA TUTTI SUI COLLI DOLOMITICI E GIUNGE SOLO AL TRAGUARDO DI BOLZANO

La grande impresa del Campionissimo in una giornata avversata dal maltempo – “Sono partito troppo tardi ma non mi sentivo di fare di più”

Koblel, Clerici ed Astrua in gruppo a circa due minuti dal vincitore – Lo lotta si è scatenata dopo il Passo Rolle che ha visto primo Astrua – Tenace difesa della «maglia rosa», bella corsa di Magni e sfortuna di Defilippis – Fausto sale al quarto posto in classifica e Hugo al secondo – Oggi la Bolzano-St. Moritz con l’ultimo baluardo del Giro: il Bernina, di 2330 metri – Soddisfatto Coppi e felici gli svizzeri, sembra proprio che tutto sia finito – Le tre forature del campione del mondo – Clerici prevede Koblet primo a St. Moritz – Filippi fuori tempo massimo

Il Monte Siera a Sappada illuminato di rosa (www.studionord.news)

Il Monte Siera a Sappada illuminato di rosa (www.studionord.news)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

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Raduno di partenza a Venaria Reale
1a tappa: Venaria Reale – Torino
2a tappa: San Francesco al Campo – Santuario di Oropa
3a tappa: Novara – Fossano
4a tappa: Acqui Terme – Andora
5a tappa: Genova – Lucca
6a tappa: Torre del Lago Puccini (Viareggio) – Rapolano Terme
7a tappa: Foligno – Perugia (cronometro individuale)
8a tappa: Spoleto – Prati di Tivo
9a tappa: Avezzano – Napoli
10a tappa: Pompei – Cusano Mutri (Bocca della Selva)
11a tappa: Foiano di Val Fortore – Francavilla al Mare
12a tappa: Martinsicuro – Fano
13a tappa: Riccione – Cento
14a tappa: Castiglione delle Stiviere – Desenzano del Garda (cronometro individuale)
15a tappa: Manerba del Garda – Livigno (Mottolino)
16a tappa: Livigno – Santa Cristina Valgardena (Monte Pana)
17a tappa: Selva di Val Gardena – Passo Brocon
18a tappa: Fiera di Primiero – Padova

A SAPPADA E’ IL GIORNO DI VENDRAME. SPLENDIDO TRIONFO IN SOLITARIA DEL VENETO. CLASSIFICA IMMUTATA

A Sappada è il giorno di Andrea Vendrame. Il veneto della Decathlon-Ag2r La Mondiale ha vinto in solitaria la 19a tappa del Giro d’Italia staccando i compagni di fuga a 30 km dall’arrivo. Per il ragazzo di Conegliano è il secondo successo al Giro dopo quello ottenuto nel 2021. Alle sue spalle, staccato di 54″ Pelayo Sanchez (Movistar Team), già vincitore della tappa dei sterrati, che nel finale ha anticipato Georg Steinhauser (EF Education-EasyPost), a sua volta primo sul Passo Brocon due giorni fa. No contest tra i big della classifica che resta completamente immutata alla vigilia dell’ultima frazione di montagna, quella del doppio passaggio sul Monte Grappa. Unico sussulto la caduta a 6 km dall’arrivo che ha visto come protagonista un Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) piuttosto distratto.

La terzultima tappa della corsa rappresentava sulla carta una ghiotta occasione per i cacciatori di tappe. I 157 km che portavano la carovana rosa da Mortegliana a Sappada erano infatti particolarmente adatti a chi aveva intenzione di giocarsi le sue chance inserendosi nella fuga di giornata. I primi 85 km erano sostanzialmente piatti, mentre il finale era reso più complicato da serie di salite non eccessivamente difficili. La prima ascesa, non classificata come gpm, era quella della Rosa dei Venti (6,2 km al 4,8%) al km 92. Quindi, dopo l’intergiro di Paularo (km 100), iniziava il Passo Duron (6,9 km al 5,8%) la cui cima era posta al km 105. La successiva discesa portava allo sprint intermedio di Cercivento (km 113) posto ai piedi della Sella Valcalda (8,9 km al 3,7%) che terminava ai -36. Al termine della relativa discesa aveva inizio un lugo tratto di leggera salita alternata a qualche breve contropendenza che accompagnava i corridori ai piedi dell’ultima salita di giornata, quella di Cima Sappada caratterizzata dagli ultimi 2,8 km all’8.5% e posta ad appena 7 km dal traguardo.

La corsa si è accesa sin dai primi km in particolare per merito delle aziondi di Edoardo Affini (Visma | Lease a Bike) e Ryan Mullen (Bora-Hansgrohe). Nel giro di pochi chilometri si è formato un drappello di 10 uomini, che oltre ai due già citati comprendeva Magnus Sheffield (Ineos Grenadiers), Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost), Daan Hoole (Lidl-Trek), Lorenzo Milesi (Movistar), Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa)e Attila Valter (Visma | Lease A Bike). Dietro però vi erano diverse squadre, e tra queste l’Alpecin-Deceuninck, la Soudal-Quick Step e la Bahrain-Victorius, rimaste fuori dal tentativo e che volevano a tutti i costi giocarsi la tappa. Di conseguenza il gruppo non ha concesso spazio ai 10 battistrada che sono stati poi ripresi introno al km 30.
Come logica conseguenza, è immediatamente partita una nuova azione, promossa stavolta dall’indomabile Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep) a cui si sono rapidamente aggiunti Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers), Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team) e Pelayo Sánchez (Movistar Team). Una manciata di chilometri dopo al quintetto si è aggiunto anche Luke Plapp (Team Jayco AlUla). La bagarre in testa al gruppo non era però destinata a spegnersi, in particolare grazie all’attivismo degli uomini Lidl-Trek che ha lanciato al contrattacco la coppia formata da Jasper Stuyven ed Edward Theuns. I due fiamminghi, in compagnia di Enzo Paleni (Groupama-FDJ) e Mattia Bais (Team Polti-Kometa) sono rietrati sulla testa della corsa ai -98, dopo il traguardo volante di Peonis. Di lì a poco dal gruppo è evaso un altro drappello che comprendeva 9 corridori: Mikkel Frølich Honoré e Michael Valgren (EF Education-EasyPost), Alessandro De Marchi (Team Jayco AlUla), Jan Tratnik e Tim van Dijke (Visma | Lease A Bike) e Manuele Tarozzi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), oltre a Simone Velasco (Astana Qazaqstan), Dries De Pooter (Intermarché-Wanty) e Georg Steinhauser (EF Education-EasyPost). Tale gruppetto è finalmente rientrato sui battistrada ai -80, andando dunque a comporre ul folto drappello di testa formato da ben 19 corridori. Alle loro spalle si era mosso ormai tardivamente Alessandro Verre (Arkea-B&B Hotels), poi rimasto a lungo nella terra di mezzo prima di essere ripreso dal plotone.

A quel punto il gruppo ha visibilmente rallentato, tanto che ai -75 il gap dei fuggitivi era già lievitato oltre i 6 minuti, chiaro segnale del fatto che a giocarsi la tappa sarebbero stati i fuggitivi che hanno proseguito di comune accordo fino all’intergiro di Paularo (-57) vinto da Tarozzi. Proprio a Paularo iniziavano le prime rampe del Passo Duron, lungo le quali è arrivata l’accelerazione di Alaphilippe a cui hanno subito risposto Steinhauser, Narvaez e Tarozzi che però ha perso le ruote degli altri tre quando mancavano 3 km alla vetta. Per contro lungo la parte finale della salita sono rientrati sui 3 battistrada prima Pelayo Sanchez e poi Quinten Hermans, mentre poco dopo lo scollinamento è stata la volta di Vendrame. Tarozzi, ormai staccato è stato invece raggiunto nel corso della discesa da Velasco, Valgren, Plapp, Bais e Tratnik. Il nuovo sestetto di testa è così transitato all’ultimo sprint intermedio, quello di Cercivento, con 35″ sui 6 immediati inseguitori, mentre il gruppo era nel frattempo naufragato a 11′20″ dai battistrada.
Lungo la Sella Valcalda, Alaphilippe ha nuovamente accelerato portando con se ancora Narvaez, Steinhauser e Sanchez, mentre Vendrame ed Hermans hanno proceduto del loro passo venendo poi raggiunti da Luke Plapp. I due drappelli si sono però ricongiunti in prossimità del gpm.

L’attacco decisivo è così arrivato lungo la successiva discesa, resa pericolosa dalla pioggia: Vendrame ha deciso di assumersi qualche rischio, guadangando una decina di secondi su Alaphilippe e Narvaez e una ventina su Steinhauser, Plapp, Sanchez e Hermans. Questi ultimi sono rientrati sul francese e sull’ecuadoriano al termine della discesa, ma è stato subito evidente che non ci fosse un accordo sufficiente per organizzare l’inseguimento al corridore della Decathlon che ha così continuato a guadagnare secondi su secondi. Ai -20 il vantaggio del corridore di Conegliano aveva già raggiunto i 40 secondi, mentre ai piedi dell’ultima salita il gap era lievitato ad 1′10″. Vendrame ha così potuto gestire con relativa calma l’ampio vantaggio accumulato, mentre dietro Steinhauser staccava gli altri compagni di fuga prima di venire ripreso da Sanchez ad un km dello scollinamento. Lo spagnolo ha poi staccato il tedesco, ma a quel punto era ormai impossibile riprendere lo scatenato Vendrame che poteva vantarea ancora circa 1′ di vantaggio.
Il veneto, visibilmente commosso, ha tagliato il traguardo con 54″ su Pelayo Sanchez e 1′07″ su Georg Steinhauser. Ben più staccati gli altri fuggitivi: Jhonatan Narvaez ha chiuso in 4a posizione (2′27″ il suo distacco) in compagnia di Luke Plapp. Sesta posizione per Simone Velasco (2′30″) giunto insieme a Jan Trantik e Michael Valgren. Chiudono la top ten di giornata Alaphilippe (2′32) ed Herman (2′52″).

Nel gruppo maglia rosa, arrivato con quasi 16′ di ritardo da segnalare solo la caduta di Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) avvenuta ai-6. Il gallese è però riuscito a rientrare sul drappello dei migliori, giunti tutti insieme al traguardo. Resta ovviamente saldamente in testa alla graduatoria Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) con un vantaggio enorme (7′42″) sul primo degli umani, Daniel Martinez (Bora-Hansgrohe). Terza posizione proprio per Thomas (ad 8′04″) chiamato domani a difendere il podio da Ben O’Connor (Decathlon-Ag2r La Mondiale) che paga 9′47″ e Antoni Tiberi (Bahrain-Victorius) che invece si trova a 10′29″.

Proprio domani è in programma l’ultima tappa di montagna, la Alpago-Bassano del Grappa che propone la doppia scalata del Monte Grappa (versante di Semonzo). Sarà logico aspettarsi un pò di battaglia per la conquista dei due gradini più bassi del podio.

Pierpaolo Gnisci.

SAPPADA VUOL DIRE TRADIMENTO

Il Giro fa ritorno in una sede di tappa storica per la Corsa Rosa e ci arriverà al termine di quella che, sulla carta, è la meno impegnativa tra le frazioni alpine dell’edizione 2024. Ma siamo oramai nella fase calante della corsa, le energie stanno inevitabilmente diminuendo e salite come quelle del Duron, della Sella Valcalda e di Cima Sappada potrebbero far vedere i proverbiali “sorci verdi” a qualche big.

Ci sono date che, per mille motivi diversi, sono entrate nella storia dello sport. E anche il Giro non fa eccezione e se ne potrebbero citare diverse, come il 26 maggio del 1937 (giorno del primo tappone dolomitico, al quale abbiamo già accennato in occasione della frazione del Brocon) o il 5 giugno del 1999, quando Pantani fu estromesso dal Giro con la maglia rosa sulle spalle per la nota questione dell’ematocrito fuori norma, anche se la data per eccellenza è quella del 13 maggio del 1909, quando alle 3 di notte prese il via da Piazzale Loreto a Milano la prima edizione della Corsa Rosa. E poi c’è il 6 giugno del 1987, il giorno nel quale si corse la storica tappa con arrivo a Sappada e dal quel momento il nome della località di sport invernali del Cadore divenne per gli appassionati di ciclismo sinonimo di tradimento. Per raccontare quanto accaduto quel pomeriggio di 37 anni fa bisogna prima fare un passo indietro di due settimane, a quando quell’edizione del Giro prese il via da Sanremo con Roberto Visentini nel ruolo di grande favorito per la vittoria finale. Il bresciano si era imposto al Giro l’anno precedente e nel 1987 il percorso particolarmente montagnoso – come non si vedeva da anni – si adattava alla perfezione alle sue doti di scalatore in grado di egregie prestazioni a cronometro. E, infatti, Visentini inizia la corsa con il piede giusto vincendo il cronoprologo, per poi cedere la maglia rosa all’olandese Breukink nella semitappa con arrivo in salita a San Romolo e venir sorpassato di poco in classifica dal suo fin a quel momento fidato gregario Stephen Roche dopo la pomeridiana cronodiscesa dal Poggio. Un paio di giorni più tardi la cronometro a squadre sancisce la supremazia della Carrera, con Roche primo in classifica, Visentini secondo a 15” e gli altri avversari già oltre il minuto di distacco. Roche guadagna un’altra quindicina di secondi a Montalcino, poi la situazione si cristallizza fino alla 13a tappa, che prevede lo svolgimento di una cronometro di 46 Km disegnata tra Rimini e San Marino, con il finale in salita. Qui Visentini è autore di una vera e propria prestazione “monstre” e volando a quasi 39 Km/h straccia la concorrenza, con distacchi che ricordano quelli affibbiati dal danese Vingegaard al Tour dell’anno scorso nella crono di Combloux: il secondo è staccato di 1’11”, Roche è 12° con quasi 3 minuti di passivo ed è costretto a rientrare nei ranghi perché è ovviamente Visentini a vestirsi di rosa, precedendo in classifica di 2’42” proprio il compagno di squadra. Nessuno può immaginare come quei nove giorni trascorsi in maglia rosa abbiano fatto venire appetito all’irlandese, appetito che si trasforma in vera e propria fame il 6 giugno, quando è in programma la prima frazione alpina. Quella fame si concretizza con due attacchi a sorpresa, il primo sulla salita della Forcella di Monte Rest, il successivo su quella della Sella Valcalda: dopo il primo l’ammiraglia al seguito dell’irlandese si spacca, tra le incitazioni di chi lo invoglia a proseguire nell’azione e gli urlacci di chi lo invita a rispettare il capitano. Se il primo tentativo abortisce e viene annullato, il secondo causa una pesantissima crisi – fisica e soprattutto di nervi – a Visentini, che all’arrivo accuserà 7 minuti di ritardo e dovrà dire addio alla maglia rosa. La botta psicologica sarà forte al punto da bloccargli letteralmente la carriera al bresciano (si ritirerà nel 1990 e quella di San Marino sarà la sua ultima vittoria), che in tempi recenti rivelerà di non aver mai perdonato il compagno di squadra, considerando morto come uomo pur riconoscendone le doti: non va dimenticato che in quella stagione Roche non vinse solo il Giro, ma anche il Tour e il Mondiale, una tripletta riuscita soltanto a un altro corridore, il belga Eddy Merckx.
Ora il Giro si appresta a fare ritorno a Sappada, dove un’altra frazione è terminata nel 2018, e ci arriverà al termine di quella che sulla carta è la meno impegnativa tra le cinque tappe alpine del Giro 2024. Ma non dobbiamo dimenticare che siamo a soli tre giorni dalla conclusione, si sta correndo da tre settimane, le energie stanno declinando e anche le salite odierne potrebbero far male e creare sensibili distacchi, consacrando ancora una volta il nome della località friulana sulle pagine dei quotidiani sportivi. In quanto al tracciato, gli ultimi 40 Km saranno gli stessi della tappa del 1987 mentre al posto del Monte Rest si scalerà il più breve e impegnativo Passo Duron, che ha anche il pregio di trovarsi molto più vicino alle due salite finali, con la Cima Sappada che è quasi un arrivo in salita poiché dopo lo scollinamento mancheranno soli 6 Km al traguardo.
Prima di tornare a misurarsi con le montagne bisognerà pedalare a lungo in pianura che – a parte qualche rara intrusione – caratterizzerà i primi 86 Km, con la partenza oggi prevista all’ombra dello svettante campanile di Mortegliano, il più alto d’Italia dall’alto dei suoi 113 metri, costruito negli anni ’50 battendo di 66 centimetri il record precedentemente detenuto dal Torrazzo di Cremona. Il tratto iniziale si snoderà nei territori pianeggianti a ovest di Udine, dirigendosi in leggerissimo falsopiano prima verso Mereto di Tomba e poi su San Daniele del Friuli, località che i golosi conoscono per il suo prosciutto crudo, prelibatezza per il palato da degustare magari dopo un piccolo giro turistico per questa cittadina, che vanta monumenti poco conosciuti come la Chiesa di Sant’Antonio Abate (soprannominata la “Sistina del Friuli”), Porta Gemona e la Biblioteca Guarneriana, tra le più antiche d’Italia.
Transitati ai piedi del Monte di Ragogna, sulle cui prime pendici si trovano i suggestivi resti del castello di San Pietro, si varcherà il corso del Tagliamento sul Ponte di Pinzano, costruito tra il 1903 e il 1906 e in seguito ricostruito due volte, la prima per riparare i danni della Prima Guerra Mondiale – quando fu minato dalle truppe italiane in ritirata dopo la disfatta di Caporetto – e la seconda in seguito ad una piena del fiume avvenuta il 4 novembre del 1966, lo stesso giorno nel quale a Firenze l’Arno provocò una storica e disastrosa alluvione.
Percorsi una cinquantina di chilometri dal via si giungerà ai piedi della prima delle due salitelle che spezzano il tratto iniziale pianeggiante, 1.7 Km al 5.3% in vetta ai quali si attraverserà il centro di Forgaria nel Friuli prima di riprendere la pianura in vista di Peonis, dove si giungerà dopo aver sfiorato la riserva naturale del Lago di Cornino, le cui acque provengono da sorgenti sotterranee. Transitati al cospetto del monumento che ricorda Ottavio Bottecchia nel luogo dove il primo italiano a vincere il Tour de France (nel 1924 e nel 1925) fu trovato agonizzante il 3 giugno del 1927 – morirà 12 giorni dopo senza aver mai ripreso conoscenza e mai si riuscirà a far piena luce sulle cause del malore – i “girini” si dirigeranno verso un altro lago, quello di Cavazzo, il più vasto della regione tra quelli di origine naturale, verso le cui acque precipitano le pendici del Monte San Simeone, che per anni è stato erroneamente indicato come epicentro del terremoto che colpì il Friuli nel 1976 (studi successivi l’hanno collocato più a est, tra i centri di Gemona e Artegna).
Un’altra piccola salita, la facile Selletta di Mena (1,8 Km al 5,5%), costituirà per il gruppo l’accesso alla regione storico-geografica della Carnia, che corrisponde con il settore settentrionale della Provincia di Udine e la cui fama ciclistica ha avuto una decisa accelerata da quando, nel 2003, l’organizzazione del Giro ha deciso di inserire nel suo “parco salite” il Monte Zoncolan, anche se bisognerà aspettare fino al 2007 per vedere i corridori affrontare il tremendo versante di Ovaro. La Carnia accoglierà i “girini” sulle strade del suo capoluogo, la cittadina di Tolmezzo, in mezzo alla quale spicca tra gli altri edifici il Duomo di San Martino, consacrato nel 1764 nel luogo dove in precedenza sorgeva un demolito luogo di culto intitolato al medesimo santo. Alle porte di Zuglio, uno dei centri più antichi della Carnia (vi si può visitare il Foro di Iulium Carnicum, la città romana più settentrionale d’Italia), si lascerà la pianura, anche se non è ancora arrivato il momento si affrontare le ostiche pendenze del Passo Duron. Ci sarà, infatti, un antipasto di 5.5 Km al 5% risalendo il cosiddetto Canale d’Incaroio, nome con il quale è conosciuta la Val Chiarsò, e – a differenza dall’ultima volta nella quale si è transitati da queste parti – non si percorrerà la statale di fondovalle, ma una provinciale più stretta e defilata. Arrivati a Paularo si alzerà il sipario sulle fasi più attese di questa tappa perché è proprio da questo centro che hanno inizio i 3.3 Km al 12,2% che conducono al Passo Duron, salita che esibisce un “biglietto da visita” niente male perché è proprio nei 500 metri iniziali che viene raggiunto il picco massimo di pendenza, una sventagliata al 18% che contribuirà ulteriormente a “epurare” il gruppo di testa. Dopo un brevissimo tratto in quota si affronterà una discesa nettamente meno pendente dell’ascesa appena affrontata, che porterà la corsa rosa a Paluzza, paese la cui frazione di Timau – famosa per il sacrario nel quale riposano le spoglie di più di 1700 soldati italiani e austriaci – costituisce al pari di Sappada un’isola linguistica tedesca, in quanto fin dall’epoca medioevale vi si parla un dialetto d’origine carinziana.
Attraversato quello che è anche il borgo natale di Manuela Di Centa, la fondista che conquistò la medaglia d’oro alle Olimpiadi Invernali di Lillehammer nel 1994, si andrà subito ad affrontare la salita successiva, che sulla carta può sembrare la più semplice fra le tre che caratterizzano il finale. Invece non andranno sottovalutati i 6 Km al 6.2% della Sella Valcalda, che contengono un tratto intermedio di 1200 metri nei quali la pendenza media schizza al 10.7%. Raggiunto il valico, situato alle porte della stazione di sport invernali di Ravascletto e dal quale è possibile raggiungere comodamente in funivia la cima del Monte Zoncolan, si scenderà su Comeglians, dove si andrà all’attacco della lunga ascesa finale verso Cima Sappada, molto più lunga rispetto a quanto annunciato sulle cartine ufficiali del Giro 2024. Lì sono stati, infatti, presi in considerazione solo gli ultimi 8.5 Km, ma la strada in realtà prende a salire quasi 12 Km prima, anche se nella parte iniziale procede a corrente alternata, con tratti d’ascesa reale intercalati ad altri in quota. La prima balza – 3.5 Km al 5.5% – serve per risalire la Val Degano fino a Rigolato, tipico paese carnico che nel XV secolo godette di una certa fama per il rame e il ferro che si cavava dalle miniere del Monte Avanza, successivamente abbandonate. L’attività estrattiva è oggi rammentata dal nome del vicino centro di Forni Avoltri, al quale i “girini” giungeranno al termine del tratto intermedio della salita, in parte pianeggiante e in parte in leggero falsopiano, immediatamente seguito dalla parte più impegnativa. I dati reali del tratto conclusivo dicono che la salita è lunga 5.5 Km e presenta una pendenza media del 6.3%, numeri discordanti da quelli riportati sul “Garibaldi” (il road book ufficiale della corsa) perché l’organizzazione ha deciso di inserire a circa metà salita una lunga deviazione pianeggiante per far attraversare ai corridori la Carnia Arena, impianto realizzato negli anni ’90 nella spianata dei Piani di Luzza per la pratica del biathlon. Proprio all’uscita dall’arena i corridori si troveranno ad affrontare il tratto più difficile dell’ascesa friulana, quello che i cicloamatori hanno ribattezzato “Muro della Cleva” perché per 900 metri si deve pedalare su di una pendenza media dell’11.5% (la massima è del 15%) e a rendere il tutto ancora più asfissiante è la quasi totale mancanza di curve in questo tratto. Dopo un momento di respiro la “Cleva” propone un’altra stilettata di 600 metri all’11.4%, questa ammorbidita dalla presenza di due tornanti, poi le pendenze scemano con decisione nei conclusi 800 metri al 4.7% che conducono alla Cima Sappada. La tappa si può considerare finita, anche se mancano ancora 6 Km e 200 metri al traguardo, tracciati in leggera discesa fino al cartello dei meno 2000 metri all’arrivo, quando la strada tornerà a salire fino allo striscione dell’ultimo chilometro, affrontando per ultimo un tratto che presenta una pendenza media del 5.4% e da un picco massimo del 10%. In precedenza ci sarà anche un insolito ma non atipico (ricordate la crono che aprì la scorsa edizione del Giro?) passaggio su una pista ciclabile, quella realizzata a pochi metri dal corso del Piave, che da queste parti – a pochi passi dalle sorgenti sul Monte Peralba – ha ancora l’aspetto di un torrente e non ancora i tratti del fiume che mormorò il 24 maggio del 1915. Ironia del destino sarà un 24 maggio anche il giorno di questa tappa. E se il Piave mormorerà anche stavolta e il nome di Sappada tornerà a risuonare sulle pagine delle cronache sportive? Con la speranza che stavolta il tradimento non sia opera dell’uomo.

POST SCRIPTUM

Vi abbiamo parlato della tappa del Giro del 1987 ma non abbiamo fatto alcun accenno al corridore che quel giorno tagliò per primo la linea d’arrivo. Era Johan van der Velde, corridore olandese che aveva già all’attivo tre successi al Tour de France e una alla Corsa Rosa dall’anno precedente, quando si era imposto sull’arrivo in salita di Pejo Terme. Le vicende di Roche e Visentini quel giorno fecero scivolare in secondo piano le sue gesta, ma ci pensò lui stesso a far tornare l’attenzione dei media sulla sua persona e ventiquattrore dopo andò a segno anche nel tappone dolomitico di Canazei, una dura frazione che aveva in programma salite del calibro dei mitici passi Gardena, Sella e Pordoi, ma soprattutto prevedeva nel finale la tremenda ascesa della Marmolada. Lui, però, non sarà ricordato né per le tre vittorie al Tour, né per quelle al Giro: per tutti lui sarà l’eroe del Gavia, che al Giro dell’anno successivo affrontò con una mise estiva sotto una pesante nevicata, rischiando il congelamento e il tempo massimo, terminando la tappa con 47 minuti di ritardo, ma riuscendo a conservare la maglia di leader della classifica a punti, che porterà fino al traguardo conclusivo di Vittorio Veneto.

Mauro Facoltosi

Il borgo di Sappada e l’altimetria della diciannovesima tappa (www.e-borghi.com)

Il borgo di Sappada e l’altimetria della diciannovesima tappa (www.e-borghi.com)

I VALICHI DELLA TAPPA

Selletta di Mena (300 metri). È attraversata dalla Strada Statale 512 “del lago di Cavazzo” tra Somplago e Cavazzo Carnico. Mai affrontata come GPM, il Giro vi è transitato quattro volte e sempre in occasione di tappe di montagna. Il primo passaggio è avvenuto nel 2011 durante la tappa Spilimbergo – Grossglockner vinta dal colombiano José Rujano; nel 2013 vi è transitata la Cordenons – Altopiano del Montasio vinta da un altro colombiano, Rigoberto Urán; l’anno successivo vi si è passati durante la Maniago – Monte Zoncolan conquistata dall’australiano Michael Rogers mentre l’ultima volta correva l’anno 2018 e si viaggiava nuovamente verso lo Zoncolan (partendo quel giorno da San Vito al Tagliamento), dove s’impose il britannico Chris Froome.

Forcella Durone (1121 metri). È quello che viene tradizionalmente chiamato Passo Duron. La quota è differente rispetto a quella indicata sulle cartine del Giro (1076 metri), ma non si tratta di un errore. Il valico vero e proprio, infatti, non è direttamente toccato dalla Strada Provinciale 23 “della Val d’Incaroio” (tratto Paularo – Paluzza), dalla quale è raggiungibile deviando su di un sentiero sterrato per circa mezzo chilometro. La salita al Passo Duron è stata finora inserita due volte nel percorso del Giro e la prima fu conquistata dal francese Ludovic Turpin durante la tappa Mestre – Monte Zoncolan vinta dal varesino Ivan Basso. Il successivo passaggio è avvenuto nel 2018 durante la pocanzi citata tappa dello Zoncolan vinta da Froome, quando a scollinare in testa fu il romano Valerio Conti.

Forca di Liûs (1010 metri). Valico prativo attraversato dalla Strada Provinciale 24 “della Val Pontaiba” nel corso della discesa che dal Passo Duron conduce a Paluzza. Chiamata anche Forcella di Liûs, è quotata 1003 metri sulle cartine del Giro 2024.

Sella Valcalda (958 metri). Valico che separa il Monte Crostis dal gruppo del Monte Arvenis (del quale fa parte anche lo Zoncolan), è attraversato dalla Strada Regionale 465 “della Forcella Laverdet e di Valle San Canciano” tra le località di Cercivento e Comeglians. Finora è stata affrontata cinque volte come GPM e il primo passaggio avvenne proprio in occasione della storica tappa Lido di Jesolo – Sappada del 1987, quando questo valico fu tenuto a battesimo dal romagnolo Roberto Conti. Tre anni più tardi, nel Giro di Gianni Bugno (1990), la salita fu affrontata nel corso della tappa italo-austriaca Velden – Dobbiaco (vinta dal francese Eric Boyer) e vi svettò in testa nientemeno che il tre volte vincitore del Tour Greg Lemond. Terzo passaggio nel 2003, in occasione della San Donà di Piave – Monte Zoncolan, primo arrivo sul monte friulano: il GPM fu di Marzio Bruseghin poi la tappa andrà a Gilberto Simoni. La penultima scalata risale alla tappa dello Zoncolan del 2010 e pure questo valico finì del palmares di Ludovic Turpin mentre l’ultima volta, nel 2018, sempre in occasione di una frazione che terminava sulla temuta ascesa friulana, la Valcalda vide transitarvi in testa il romano Valerio Conti.

Valico di Cima Sappada (1276 metri). Erbosa sella spartiacque tra le valli del Piave e del torrente Degano, vi transita la Strada Regionale 355 “di Val Degano” che mette in comunicazione Forni Avoltri con Sappada. È quotato 1286 metri sull’atlante stradale del TCI è quotato, 1290 metri sulle cartine del Giro 2024. Il Giro l’ha affrontato due volte come GPM, la prima nel finale della storica tappa di Sappada del 1987 con passaggio in vetta dell’olandese Johan van der Velde – che poi vinse anche la frazione – la seconda nel 1990 nel corso della tappa Velden-Dobbiaco vinta dal francese Eric Boyer (primo a Cima Sappada il bresciano Bruno Leali). Non ci fu GPM, invece, nel 2007 e nel 2017, quando si salì dal più semplice versante occidentale e si preferì collocare nella sottostante Sappada un traguardo volante, rispettivamente vinto la prima volta dal toscano Paolo Bettini (tappa Lienz – Monte Zoncolan, primo al traguardo il trentino Gilberto Simoni) e il belga Dries Devenyns (tappa San Candido – Piancavallo, vinta dallo spagnolo Mikel Landa). A Sappada, sempre salendo da ovest, terminò anche una tappa nel 2018, conquistata da britannico Simon Yates.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Non ci sono solo film culto nella storia del cinema italiano. Ci sono anche pellicole che potremmo definire di “nicchia”, che al botteghino non hanno raccolto un granché ma che meritano comunque la visione, almeno per le tematiche trattate. È il caso, per esempio, di “Riparo”, film drammatico del 2007 firmato dal regista Marco Simon Puccioni, opera nella quale si affrontano due temi scottanti e all’ordine del giorno, quelli dell’immigrazione e delle coppie di fatto. L’unione tra queste tematiche è presente fin dall’inizio della pellicola quando, da ritorno da una vacanza in Tunisia, una coppia di fidanzate, Anna e Mara, scopre che sul traghetto un ragazzo extracomunitario si era nascosto nella loro auto. La prima, desiderosa di diventare madre, decide di non denunciarlo e di farlo rimanere nella casa dove convive con la fidanzata, la quale vede il ragazzo come un “intruso” e la situazione si complica quando quest’ultimo scoprirà con disappunto della relazione esistente tra le due donne. Per quanto riguarda le riprese, tolte un paio di scene in Lazio (al porto di Civitavecchia e nella villetta delle due donne, che si trova alle porte di Roma), il film fu prevalentemente girato in Friuli e in particolare una delle principali scene, quella nella quale Anis – così si chiama il ragazzo – scopre che le due donne non hanno gusti sessuali “tradizionali” e particolarmente scabrosi agli occhi di una persona di cultura islamica, fu girata sulle sponde del Lago di Cavazzo, sfiorato dal percorso di gara durante il viaggio verso la Carnia. Segnaliamo, infine, una curiosità: probabilmente per dare una particolare impronta al film il regista decise – nonostante le due donne siano di nazionalità italiana – di non doppiare le due attrici che le interpretarono e di farle parlare nella nostra lingua ma con il loro accento: a rivestire il ruolo di Mara è la slovacca Antonia Liskova mentre Anna è Maria de Medeiros, l’attrice portoghese principalmente nota per aver impersonato la fidanzata di John Travolta nel film “Pulp Fiction”.

In collaborazione con www.davinotti.com

Scena di “Riparo” girata sul Lago di Cavazzo (www.davinotti.com)

Scena di “Riparo” girata sul Lago di Cavazzo (www.davinotti.com)

Le altre location del film citato

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/riparo/50013839

FOTOGALLERY

Mortegliano, campanile del Duomo

San Daniele del Friuli, Chiesa di Sant’Antonio Abate

Ragogna, castello di San Pietro

Ponte di Pinzano sul Tagliamento

Forgaria nel Friuli, Lago di Cornino

Peonis, il monumento a Ottavio Bottecchia

Lago di Cavazzo

Tolmezzo, Duomo di San Martino

Zuglio, l’area archeologica di Iulium Carnicum

Paularo vista dai primi tornanti del Passo Duron

Paluzza, il sacrario militare di Timau

Ravascletto, la stazione di partenza della funivia per lo Zoncolan

Forni Avoltri, Carnia Arena

La pista ciclabile di Sappada