UNA STAGIONE UAE – 5 OTTOBRE 2025: CAMPIONATO EUROPEO ELITE MASCHILE

dicembre 17, 2025 by Redazione  
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Tadej Pogacar non si accontenta solo della maglia iridata. Vuole anche quella stellata di campione europeo e poco importa se potrà indossarla solo sul podio della gara, perchè per l’UCI la casacca di campione del mondo ha l’assoluta priorità su tutte e quella conquistata a Kigali dovrà obbligatoriamente indossarla per 365 giorni, gare a cronometro escluse. Il circuito disegnato nei dintorni della cittadina francese di Guilherand-Granges non è tosto come quello di Kigali ma poco di manca e pure è adatto alle caratteristiche della sloveno, che anche qua si sbarazza della concorrenza e vola in solitaria verso il traguardo, dove il primo dei battuti è ancora una volta Belgio Remco Evenepoel

POGACAR D’AUTUNNO CAPITOLO SECONDO: SUO ANCHE L’EUROPEO

Tadej Pogacar, a distanza di una settimana dal successo ai mondiali, conquista anche il campionato europeo in linea con un copione quasi uguale a quello di Kigali e, staccando tutti sulla salita più impegnativa, consegue un minuto di vantaggio che poi gestisce. Anche stavolta secondo in solitaria è Remco Evenepoel, mentre terminano lontanissimi tutti gli altri. Buona Italia con Scaroni che manca la medaglia ma al quale non si può rimproverare nulla.

Tadej Pogacar è con ogni probabilità il peggior incubo di Remco Evenepoel. Sì perché, se non ci fosse in giro la attuale maglia iridata, il belga sarebbe nettamente il dominatore non solo delle prove contro il tempo, ma anche nelle corse di un giorno e avrebbe realizzato una storica quaterna in queste due settimane caratterizzate dalla scelta, non proprio geniale, di piazzare in successione campionato mondiale e campionato europeo. Testimonianza di tutto ciò la danno sia la facilità con la quale Evenepoel stacca sempre coloro che si trovano insieme a lui ad inseguire Pogacar, sia i distacchi che lo stesso campione belga riesce a rifilare a costoro.
Come una settimana fa a Kigali, il canovaccio ha visto Pogacar attaccare da una distanza siderale, accelerando sulla salita più dura e riuscendo a infliggere quei venti secondi che poi sono aumentati poco alla volta fino ad arrivare intorno al minuto per poi stabilizzarsi. Il belga ha dovuto mollare la ruota del rivale e ha poi provato ad organizzare un vano inseguimento, fino a quando si è deciso a lasciare la compagnia di Juan Ayuso, Christian Scaroni e Paul Seixas per provare da solo l’impossibile.
Stavolta non ci sono scuse, non ci sono stati cambi di bicicletta, selle inclinate o altri problemi di sorta, semplicemente Pogacar ed Evenepoel hanno lo stesso ritmo di crociera. La differenza sta nel fatto che lo sloveno riesce a mantenere quel ritmo per un maggior numero di chilometri, mentre quando Evenepoel innesta il turbo va più o meno alla stessa velocità ma, anche stavolta, Pogacar ha piazzato l’accelerata a 76 chilometri dal traguardo, in un tratto in cui sapeva di poter staccare il belga. Dal canto suo Remco si è deciso a mettere la quinta solo a 38 chilometri dall’arrivo, perché probabilmente è quella la distanza che lui riesce a reggere andando a tutta.
Va dato atto allo sloveno che quelli che si prende lui sono rischi non indifferenti, stavolta ha fatto da solo 76 chilometri a fronte del 66 del mondiale, con Evenepoel a inseguire e molti tratti pianeggianti favorevoli al belga che, ancora una volta, si è trovato in una situazione tattica difficile, con compagni di avventura che non tiravano.
Va però osservato che le ire del belga contro gli altri inseguitori sono del tutto ingiustificate, perché non si capisce per quale motivo corridori come Seixas, Scaroni e Ayuso dovrebbero aiutarlo in un inseguimento dispendioso e probabilmente vano, quando sanno benissimo che l’olimpionico può staccarli quando vuole. Questo è casomai sintomo del fatto che a Evenepoel manca forse anche un po’ di freddezza, cosa che certo non lo aiuta a gestire al meglio le situazioni a cui Pogacar lo costringe.
Il campione del mondo ha sfruttato più volte questo semplice tatticismo: staccare Evenepoel in un tratto duro, sapendo benissimo che i corridori che quest’ultimo troverà sulla strada non avranno nessunissima voglia di dargli una mano.
Così posta, la situazione è molto semplice e non richiede grandi commenti: Taddeo è più forte. E’ più forte nelle grandi corse a tappe ed è più forte nelle classiche, mentre Evenepoel è più forte nelle prove contro il tempo.
Per quel che ha mostrato quest’anno, l’iridato potrà anche aspirare alla Roubaix, che un tempo poteva sembrargli preclusa, mentre la corsa più complessa per lui sarà invece la Sanremo, classica in cui è difficile conseguire quel gap di 15/20 secondi che, una volta aperto, nessuno riesce più a colmare.
Se per il primo ed il secondo posto c’è stato un sostanziale monologo dei due assi, molto emozionante è stata la lotta per la medaglia di bronzo, conquistata meritatamente dal giovanissimo francese Seixas, che ha piegato la resistenza prima di Ayuso e poi di Scaroni, che pure era stoicamente riuscito e resistere sulla ripida salita della Val de l’Enfer e che lo avrebbe con ogni probabilità battuto allo sprint. Mentre lo spagnolo ha ceduto sulle arcigne rampe della salita, l’italiano ha mollato nel secondo dei successivi strappi non classificati, che si fanno però sentire nelle gambe specie dopo una corsa disputata a tutta per stare dietro ad Evenepoel, finché è stato possibile.
Seixas è uno scalatore e ha quindi attaccato a testa bassa e, nel finale, ne aveva di più, anche se a Scaroni non può rimproverarsi proprio nulla, perché è stato bravissimo ainserirsi nel gruppo che ha lottato per le medaglie e ha messo davvero il cuore sulla strada dando il massimo. Un buon segnale per un movimento in crisi che mostra qualche timidissimo segnale di ripresa.
La corsa si è accesa sin dalla prima battute, con un’azione che ha portato allo scoperto Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Daan Hoole e Mathijs Paasschens (Paesi Bassi). Molte le squadre che hanno provato a evadere, ma il compito non è stato semplice a causa del grande controllo del gruppo. I tentativi proseguono ed alla fine si forma un gruppo di contrattaccanti con Danny Van Der Tuuk (Polonia), Kristians Belohvosciks (Lettonia) Mihael Štajnar (Slovenia), Louis Vervaeke (Belgio), Niklas Larsen e Casper Pedersen (Danimarca), Marco Frigo (Italia), Nicolas Prodhomme (Francia), Tiago Antunes (Portogallo), Jan Stockli (Svizzera), Martin Svrček (Slovacchia), Mats Wenzel (Lussembugo), Emiliano Vila (Grecia), Victor Langellotti (Monaco) e Andréa Mifsud (Malta).
Lungo la prima ascesa a Saint-Romain-de-Lerps i contrattaccanti si riportano sui battistrada, mentre il gruppo viene condotto dagli uomini di Pogacar. La rappresentanza slovena non è una squadra fortissima, non è certo al livello del Belgio ma è comunque in grado di tenere sotto controllo la fuga e ha i suoi uomini di punta in Domen Novak e Matej Mohoric. Sulla secondo ascesa a Saint-Romain-de-Lerps il Belgio mostra i muscoli accelerando decisamente e mettendo in evidenza la giornata no di Jonas Vingegaard (Danimarca), che era molto atteso in una prova con tanta salita e che ha invece mostrato che le fatiche di Tour e Vuelta non sono ancora del tutto recuperate e che le corse di un giorno non sono il suo terreno preferito. Sul forcing si avvantaggiano Pogačar, Evenepoel, Ayuso, Mattias Skjelmose (Danimarca), e Pavel Sivakov (Francia) ma il gruppo rientra in discesa. Pochi chilometri dopo,, sulla seconda ascesa di Val d’Enfer, allunga Evenepoel e solo Pogacar e Seixas sono in grado di rispondere al belga. I tre trovano vari fuggitivi lungo la strada ma, ancora una volta, un gruppo sempre meno numeroso riesce a rientrare e, sotto la linea d’arrivo, la testa della corsa è composta da Pogačar, Evenepoel, Tiesj Benoot, Steff Cras e Louis Vervaeke (Belgio), Larsen, Pedersen e Skjelmose (Danimarca), Marco Frigo, Gianmarco Garofoli e Scaroni (Italia), Romain Gregoire, Aurélien Paret Peintre, Nicolas Prodhomme, Seixas e Sivakov (Francia), Daan Hoole e Mathijs Paasschens (Paesi Bassi), Ayuso (Spagna), Tiago Antunes (Portogallo), Jan Christen (Svizzera), Felix Grossschartner (Austria), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Martin Svrček (Slovacchia), Toms Skujiņš (Lettonia), Mats Wenzel (Lussemburgo), Victor Langellotti (Monaco) e Andréa Mifsud (Malta).
Si va quindi ad attaccare per la terza e ultima volta la salita di Saint-Romain-de Lers e ai meno 76 arriva l’attacco dello sloveno, che accelera sempre nel punto più duro, indipendentemente dalla distanza dal traguardo. Inizialmente Evenepoel risponde al campione del mondo ma in breve deve mollare e viene ripreso da Seixas, Ayuso e Scaroni che, con grande fatica, si riportano sull’olimpionico.
Pogacar scollina con 36 secondi ma, in discesa, Ayuso fa il diavolo a quattro e riesce a portare i contrattaccanti a soli 22 secondi. L’accordo non c’è, perché Scaroni sembra al gancio e Seixas non tira probabilmente perché dietro c’è un gruppo, guidato dai francesi, che tenta di rientrare.
Il vantaggio di Pogacar sale quindi fino a superare il minuto, mentre Evenepoel è molto irritato per l’atteggiamento degli altri contrattaccanti che lasciano tutto su di lui il peso dell’inseguimento e ai meno 38, con una perentoria accelerata, li lascia sul posto.
A questo punto, il gap tra Pogacar ed Evenepoel si mantiene stabile, mentre il terzetto che si gioca il bronzo perde a vista d’occhio e nel finale rischia anche di subire il rientro di Skujins (che precederà Ayuso sul traguardo).
I giochi per la terza medaglia si fanno sull’ultima salita a Val D’Enfer, con l’attacco di Seixas che fa fuori Ayuso ma non Scaroni, che resiste stoicamente ma si vede che è al gancio.
L’operazione bronzo si concluderà su uno strappo successivo, con un attacco di Saixas che riuscirà a distanziare Scaroni in modo definitivo fino all’arrivo. Da sottolineare che sono stati soltanto 17 i corridori a concludere la gara, anche se probabilmente molti gregari si sono ritirati dopo aver concluso il loro lavoro.
Così oggi gli appassionati hanno assistito all’ennesimo capolavoro di Pogacar, che non si può non apprezzare per l’azzardo ed il coraggio. Ogni sua azione è uno spettacolo per chi ama davvero questo sport e coloro i quali affermano che è noioso vedere un corridore che va via da solo per 80 chilometri probabilmente non riescono a cogliere il pregio del gesto atletico e lo spettacolo intrinseco che c’è in imprese come quella di oggi.
I prossimi appuntamenti per gli appassionati saranno la Coppa Bernocchi di domani, la Tre Valli Varesine di martedì (annullata lo scorso anno a causa del maltempo) e ovviamente l’ultima monumento della stagione, il Giro di Lombardia che Pogacar tenterà di conquistare per la quinta volta in carriera per eguagliare il Campionissimo.

Benedetto Ciccarone

Una settimana dopo il mondiale, Pogacar fa suo anche il campionato europeo (foto Billy Ceusters/Getty Images)

Una settimana dopo il mondiale, Pogacar fa suo anche il campionato europeo (foto Billy Ceusters/Getty Images)

16-12-2025

dicembre 16, 2025 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

L’ecuadoriano Wilson Steven Haro (Liv / Giant Toscana Mitsubishi Team) si è imposto nella quinta tappa, San José – Pérez Zeledón, percorrendo 126.5 Km in 3h22′10″, alla media di 24.945 Km/h. Ha preceduto allo sprint i costaricensi Donovan Ramírez (Colono Bikestation Kölbi) e Alejandro Granados (Colono Bikestation Kölbi). Nessun italiano in gara. Il costaricense Luis Daniel Oses (7C – Economy – Hyundai) è il nuovo leader della classifica con 1′37″ su Granados e 1′39″ sul connazionale Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott).

15-12-2025

dicembre 16, 2025 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

Il costaricense Luis Daniel Oses (7C – Economy – Hyundai) si è imposto nella quarta tappa, cronoscalata Turrialba – La Pastora, percorrendo 16.9 Km in 40′39″, alla media di 24.945 Km/h. Ha preceduto di 34″ il connazionale Leandro Varela (7C – Economy – Hyundai) e di 46″ il connazionale Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott). Nessun italiano in gara. Varela è il nuovo leader della classifica con 8″ su Oses e 49″ su Rojas

UNA STAGIONE UAE – 4 OTTOBRE 2025: GIRO DELL’EMILIA

dicembre 16, 2025 by Redazione  
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In autunno gli alberi perdono le foglie ma non si può dire lo stesso di Isaac Del Toro. Il messicano si trova ancora nel pieno della sua rigogliosa estate, sbocciata al Giro d’Italia e maturata nelle corse italiane di settembre. Ora mette un’altra perla in cascina, la vittoria al Giro dell’Emilia, dove in cima alla ripida erta di San Luca mette in fila gli avversari e precede di un secondo il britannico Thomas Pidcock

DEL TORO INCORNA PIDCOCK A SAN LUCA, IL MESSICANO TRIONFA AL GIRO DELL’EMILIA

Ennesima affermazione per Isaac Del Toro, che raggiunge quota 14 vittorie al termine delle arcigne rampe della Madonna di San Luca, sopra Bologna. Il messicano si impine così nella 108a edizione del Giro dell’Emilia

Il Giro dell’Emilia, tra le più antiche corse su strada che si disputano in Italia (la sua prima edizione fu disputata nel 1909, lo stesso anno in cui nacque il Giro d’Italia, e vide sul podio anche Luigi Ganna, vincitore della corsa rosa, mentre la vittoria arrise a Eberardo Pavesi, che al Giro si ritirò), si disputa quest’anno negli stessi giorni dei campionati europei e deve quindi fare a meno di molti corridori che sarebbero stati tra i favoriti, fra i quali Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG), vincitore della scorsa edizione, e Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), secondo ai mondiali e che non sembra volersi rassegnare allo strapotere del fuoriclasse sloveno. Nonostante tutto il campo dei partecipanti è molto buono, con corridori non europei di alto livello, fra i quali il messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), l’australiano Jay Vine(UAE Team Emirates – XRG), l’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost) e il colombiano Egan Bernal (INEOS Grenadiers). Molti sono anche gli europei che, reduci dal mondiale, hanno preferito la meno impegnativa corsa emiliana e tra questi si segnalano il britannico Tom Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team), il francese Julian Alaphilippe (Tudor Pro Cycling Team) e lo sloveno Primož Roglič (Red Bull – BORA – hansgrohe), vincitore di ben tre edizioni della corsa. Il nostro Giulio Ciccone (Lidl – Trek), anche lui fra i reduci del mondiale, ha dato forfait all’ultimo momento e il più forte tra gli italiani in gara dovrebbe essere Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe), quest’anno sesto sia al Giro sia alla Vuelta, e che invece ha dovuto saltare i mondiali per una malattia. La corsa, lunga poco più di 199 chilometri, parte da Mirandola e si conclude, come sempre dal 1999, al santuario della Madonna di San Luca, sopra Bologna, un arrivo ormai tra i più iconici del ciclismo italiano che verrà affrontato ben quattro volte prima dell’ascesa conclusiva. Prima di raggiungere il circuito finale, comunque, ci saranno da affrontare nella parte centrale della corsa altre quattro salite tutt’altro che banali: San Lorenzo in Collina (5.6 km al 3.5%) dopo 74 chilometri, Mongardino (2.1 km al 6.9%) dopo 86, Monzuno (9.1 km al 5.2%) dopo 110 chilometri (è la più dura, un GPM di prima categoria, mentre gli altri sono di seconda) e infine il Monte Calvo (4.2 km al 5.5%) dopo 148 chilometri, a poca distanza dal circuito finale.
Si parte prima del solito, intorno alle 10 e mezza, e ci vogliono quasi 40 chilometri (peraltro tutti pianeggianti) perché vada in fuga un gruppetto composto da cinque gregari dal palmarès scarso ma dal grande entusiasmo (sono tutti giovani). Fra di loro a mettersi in luce è lo spagnolo Sinuhé Fernández (Burgos Burpellet BH), che transita in testa sui primi tre GPM, mentre il gruppo si mantiene a circa due minuti di distanza dai fuggitivi. In prossimità del quarto GPM due di loro, fra i quali proprio Fernández, si arrendono, mentre in testa transita primo l’olandese Gijs Leemreize (Team Picnic PostNL). Infine, a 40 chilometri dall’arrivo, quando è già iniziato il primo dei cinque giri che concluderanno la corsa, gli ultimi fuggitivi vengono ripresi e il gruppo torna compatto. Sulla prima ascesa del San Luca è Vine a mettersi in testa al gruppo, che tuttavia resta compatto, ed è il norvegese Mikkel Frølich Honoré (EF Education – EasyPost) a tentare un attacco dopo lo scollinamento. La sua fuga ha durata breve e sulla seconda salita al San Luca viene ripreso. La UAE, stavolta guidata da Rafał Majka, continua a scandire il passo del gruppo, che inizia a perdere i corridori meno portati alle salite; in cima ne sono rimasti circa 35. Vine torna a condurre il gruppo sulla terza ascesa al San Luca, spalleggiato da Del Toro e dall’altro compagno di squadra Adam Yates. Stavolta il gruppo si sfilaccia e nel tratto più duro è proprio Yates a tentare l’allungo, sia pura senza successo; sotto la sua spinta solo una quindicina di corridori riescono a tenere duro: saranno loro a giocarsi la vittoria finale e quel gruppetto comprende quasi tutti i favoriti (Del Toro, Pidcock, Bernal, Roglic). Quando la salita del San Luca viene affrontata per la quarta e penultima volta è ancora Vine a fare l’andatura; ad attaccare, tuttavia, è il giovane talento belga Cian Uijtdebroeks (Team Visma | Lease a Bike), che sgretola ulteriormente il gruppetto, e all’inizio dell’ultimo giro i corridori in testa alla corsa sono rimasti solamente in sei: lo stesso Uijtdebroeks, Del Toro, Pidcock, Roglic, il francese Lenny Martinez (Bahrain – Victorious) e l’australiano Michael Storer (Tudor Pro Cycling Team). Altri corridori, fra i quali Bernal e Carapaz, rientrano prima dell’ascesa finale. Proprio Carapaz tenta invano di allungare e lo stesso fa, ai piedi del San Luca, ancora Uijtdebroeks; ma sulle rampe conclusive è Pidcock che riesce a prendere un piccolo vantaggio, mentre gli avversari esitano un attimo di troppo. L’inglese, già secondo l’anno scorso, riesce a guadagnare una quindicina di secondi e all’ultimo chilometro appare lanciato verso la vittoria: ma sul tratto più duro della salita finisce per piantarsi e viene raggiunto con uno scatto improvviso da Del Toro, che però non riesce a staccarlo. I due si giocano la vittoria in una volata a due, che viene lanciata dal messicano; invano l’inglese, provato dallo sforzo fatto per staccarsi dal gruppetto dei favoriti, cerca di rimanergli a ruota. Del Toro coglie così la sua 14esima vittoria della stagione: solo Pogacar, quest’anno, ha vinto più di lui. Terzo è il francese Martinez, molto combattivo nei due giri finali. Bernal è quarto, Roglic quinto. Primo degli italiani, nessuno dei quali è riuscito a mettersi in luce, è Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta), 18° a 2′03″

Andrea Carta

Del Toro batte Pidcock ai piedi della Madonna di San Luca (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Del Toro batte Pidcock ai piedi della Madonna di San Luca (foto Dario Belingheri/Getty Images)

UNA STAGIONE UAE – 3 OTTOBRE 2025: 4a TAPPA CRO RACE

dicembre 15, 2025 by Redazione  
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Pochi giorni dopo il mondiale si disputa una corsa a tappe di secondaria importanza nell’ottica del calendario, la CRO Race, classificata appena di categoria 2.1 e dunque molto distante dalle più blasonate gare iscritte ai calendario World Tour e ProSeries, che potremmo definire rispettivamente la “Serie A” e la Seria A-” delle corse ciclistiche mondiali (perchè definire di “Serie B” gare come la Tre Valli sarebbe oltraggioso). Nonostante questo al via della corsa un tempo nota come “Giro di Croazia” non mancano squadre di alto livello e tra queste è presente la UAE, che investe di ruolo di capitano Brandon McNulty, che un paio di settimane prima aveva preceduto Pogacar a Montréal. Proprio lo statunitense è il principale favorito per la vittoria finale, che conquisterà agevolmente nella tappa più impegnativa della corsa balcanica

CRO RACE 2025, BRANDON MCNULTY PADRONE DELLA TAPPA REGINA

Lo statunitense della UAE Team Emirates XRG trionfa ad Albona dopo un’azione solitaria di 24 km. Zambanini 2°, Kwiatkowski 3°, settimo Filippo Zana

Brandon McNulty ha infiammato la quarta tappa della CRO Race 2025, imponendosi in solitaria sul traguardo di Albona (Labin in croato) al termine di 190,5 chilometri durissimi partiti da Veglia (Krk). Il corridore statunitense della UAE Team Emirates XRG, già vincitore della corsa nel 2024, ha attaccato a 24 km dal traguardo sulla salita di Skitača, staccando tutti i rivali e arrivando da solo con 1’40’’ di vantaggio.

Alle sue spalle, dopo un finale combattuto, si è piazzato Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), bravo a regolare in volata Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) e lo spagnolo Joel Nicolau (Caja Rural-Seguros RGA). Più indietro, a quasi due minuti e mezzo, è arrivato un altro gruppo con dentro Filippo Zana (Team Jayco AlUla), settimo, e Davide De Cassan (Team Polti VisitMalta), undicesimo.

La corsa è esplosa già sulla salita del Monte Maggiore, dove il vento e il ritmo imposto dalle squadre dei big hanno messo in difficoltà il leader Paul Magnier (Soudal Quick-Step), staccato e mai più rientrato. La fuga iniziale – composta da Swann Gloux (Arkéa – B&B Hotels), Javier Ibáñez (Caja Rural – Seguros RGA), Axel Van Der Tuuk (Metec-SOLARWATT p/b Mantel) ed Erik Fetter (Team United Shipping) – è stata ripresa poco dopo lo scollinamento-
Nel tratto decisivo Tim Wellens ha lanciato l’attacco del compagno di squadra McNulty, preparando il terreno per l’affondo vincente dello statunitense. Mentre dietro gli inseguitori non trovavano collaborazione, l’americano ha fatto il vuoto, aumentando progressivamente il margine fino al traguardo.
Con questa vittoria, la 21ª in carriera e l’87ª stagionale per la UAE, McNulty diventa il nuovo leader della classifica generale, ipotecando il bis dopo il successo del 2024. Oltre alla maglia rossa, lo statunitense indossa anche quella degli scalatori. Le altre casacche vanno a Jakob Omržel (Bahrain – Victorious, miglior giovane) e a Paul Magnier (Soudal Quick-Step, classifica a punti).

Domani, sabato 4 ottobre, la corsa proseguirà con la quinta tappa, 150,5 km da Karlovac a Sveta Nedelja, caratterizzata da un percorso mosso e adatto ad attacchi da lontano. Domenica gran finale a Zagabria con l’arrivo davanti alla Biblioteca nazionale e universitaria.

Mario Prato

McNulty vince sulle strade dellIstria la tappa regina della CRO Race (www.uaeteamemirates.com)

McNulty vince sulle strade dell'Istria la tappa regina della CRO Race (www.uaeteamemirates.com)

14-12-2025

dicembre 15, 2025 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

L’ecuadoriano Santiago Montenegro (Movistar Best PC) si è imposto nella terza tappa, Guápiles – Paraíso, percorrendo 136.6 Km in 3h43′33″, alla media di 36.663 Km/h. Ha preceduto allo sprint i costaricensi Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott) e Alejandro Granados (Colono Bikestation Kölbi). Nessun italiano in gara. Il costaricense Daniel Andres Bonilla (Colono Bikestation Kölbi) è il nuovo leader della classifica con 2″ sul connazionale Leandro Varela (7C – Economy – Hyundai) e 6″ sul messicano Efrén Santos (Canel’s – Java).

UNA STAGIONE UAE – 28 SETTEMBRE 2025: CAMPIONATO DEL MONDO ELITE MASCHILE

dicembre 14, 2025 by Redazione  
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A rigor di logica non dovrebbe far parte di questo “revival” questa vittoria di Tadej Pogacar, in quanto ottenuta non indossando la divisa della sua formazione abituale ma quella della nazionale slovena. Ma in casa UAE avranno sicuramente stappato lo champagne per il secondo successo del loro pupillo ai campionati del mondo, ottenuto consecutivamente dopo l’affermazione dello scorso anno a Zurigo. Il circuito del mondiale ruandese è ancora più adatto alle caratteristiche dello sloveno rispetto al percorso di quello elvetico e, infatti, i distacchi che Pogacar affibbierà agli avversari sul traguardo di Kigali saranno maggiori: il belga Remco Evenepoel taglierà la linea d’arrivo un minuto e mezzo dopo l’arrivo del bicampione del mondo, mentre occorrerà attendere poco più di 2 minuti per assistere all’arrivo del terzo classificato, l’irlandese Ben Healy

BWANA POGACAR! IN RUANDA LO SLOVENO SI CONFERMA SIGNORE DEL CICLISMO

Tadej Pogacar si conferma campione del mondo, attaccando nuovamente a oltre cento chilometri dall’arrivo e mettendo tra sé e gli avversari un vantaggio che poi amministra molto bene anche quando Remco Evenepoel, dopo aver superati alcuni problemi patiti in gara, si lancia scatenato all’inseguimento.

Quando fu reso noto il percorso del mondiale in Ruanda molti commentatori affermarono che si trattava di uno dei percorsi più duri della storia. Un circuito con due strappi molto severi da ripetere 15 volte e con un giro più largo a circa metà gara con la scalata del Monte Kigali a oltre 1700 metri di quota.
La previsione di una corsa molto dura è stata in effetti rispettata, poiché sono stati solo 30 gli atleti a completare la corsa. Per vedere simili numeri bisogna riportare indietro la memoria al 1995, quando la prova mondiale di Duitama fu completata da 20 atleti con due grandi fuoriclasse come Indurain e Pantani sul podio alle spalle di un Abraham Olano che aveva approfittato del controllo tra il “Pirata” e il navarro.
La seconda scommessa era capire se Tadej Pogacar avrebbe attaccato nel punto più duro della corsa, ovvero sul Monte Kigali, anche se esso era posto a oltre 100 Km dalla conclusione.
Chi segue questo sport ha già avuto prova che certi attacchi non spaventano lo sloveno, che prova a muoversi sempre nel punto che ritiene maggiormente adatto a fare la differenza, anche quando si trova molto distante dall’arrivo. Di ciò si è avuto ampio riscontro alla Strade Bianche quando, nonostante una modifica del percorso che aveva spostato il difficile settore di Monte Sante Marie a oltre 80 km dal traguardo, Pogacar ha ugualmente attaccato su quel settore per andare a prendersi la vittoria.
E’ andata così anche oggi. Sulle dure rampe del Monte Kigali, l’iridato ha attaccato e solo
Juan Ayuso da subito e Isaac Del Toro in un secondo momento sono riusciti a rispondere. Lo spagnolo ha pagato quasi subito lo sforzo, mentre Del Toro, che era riuscito a rientrare con un minore dispendio energetico, è stato in grado di rimanere con Pogacar per una trentina di chilometri prima di essere costretto inesorabilmente ad alzare bandiera bianca.
Il quattro volte vincitore del Tour de France è rimasto da solo a 65 chilometri dalla conclusione, ma non si è fatto assolutamente intimorire e, giro dopo giro, gestendosi alla perfezione e senza alcun passaggio a vuoto ha incrementato il proprio vantaggio, che è poi riuscito a mantenere anche quando Remco Evenepoel (che aveva avuto problemi che lo avevano costretto a cambiare bicicletta due volte) si è riportato sul primo gruppo inseguitore e ha provato, prima con altri contrattaccanti e poi da solo, un disperato tentativo di inseguimento.
Tutto ciò rappresenta l’ennesima conferma dello straordinario motore che possiede il campione sloveno e che, dopo le brutali accelerate alle quali risulta impossibile rispondere senza sfinirsi, riesce a mantenere ed incrementare il distacco anche quando ad inseguirlo sono diversi atleti.
Oggi è stato inseguito per moltissimi chilometri da Evenepoel, Ben Healy e e Mattias Skjelmose, ma il distacco non è mai sceso sotto il minuto. L’impressione è che l’iridato si sia regolato sul ritmo a cui andavano dietro, dando ogni tanto qualche accelerata per incrementare il vantaggio.
Insomma, oggi non ce n’era per nessuno e si è avuta la prova che la cronometro non eccezionale disputata qualche giorno fa, gara in cui era stato raggiunto da Evenepoel partito due minuti e mezzo dopo, non era stata disputata a tutta in previsione del vero obiettivo, che era proprio la prova odierna.
La corsa è vissuto, nella prima parte, su di una fuga di sette uomini che rispondono ai nomi di Menno Huising (Paesi Bassi), Ivo Oliveira (Portogallo), Marius Mayrhofer (Germania), Anders Foldager (Danimarca), Fabio Christen (Svizzera) e Julien Bernard (Francia), sui quali si è portato in un secondo momento Raul Garcia Pierna (Spagna).
Il tentativo è stato tenuto sotto controllo da Belgio e Slovenia, in attesa del testa a testa tanto atteso.
Avvicinandosi al Monte Kigali i ritmi del gruppo hanno portato il gap, che aveva raggiunto punte di 2 minuti e mezzo, ad appena un minuto, mentre il gruppo di battistrada si disgregava e la fuga del mattino terminava quando Pogacar, grazie ad un’accelerazione, riprendeva Bernard, ultimo fuggitivo ad arrendersi.
All’attacco di Pogacar, Evenepoel in un primo momento prova a rispondere, ma ben presto deve mollare la presa e lo sloveno rimane solo con Ayuso. Nella successiva discesa Isaac del Toro riesce a riportarsi molto bene sulla coppia di testa e sul successivo strappo cittadino riesce a restare alla ruota del campione del mondo, mentre Ayuso paga la propria volontà di rispondere colpo su colpo e si stacca.
Dietro, si erano formati vari gruppetti che si sono ricompattati al rientro nel circuito, quando la situazione vede Pogacar e Del Toro in testa alla corsa con un distacco di circa un minuto su un folto drappello composto da Primož Roglič (Slovenia), Remco Evenepoel, Quinten Hermans e Cian Uijtdebroeks (Belgio), Mikkel Frølich Honoré e Mattias Skjelmose (Danimarca), Andrea Bagioli, Giulio Ciccone, Marco Frigo e Gianmarco Garofoli (Italia), Thomas Pidcock (Regno Unito), Valentin Paret-Peintre, Paul Seixas e Pavel Sivakov (Francia), Thymen Arensman e Bauke Mollema (Paesi Bassi), Jai Hindley, Michael Matthews, Michael Storer e Jay Vine (Australia), Kevin Vermaerke (USA), Juan Ayuso e Carlos Canal (Spagna), Afonso Eulalio (Portogallo), Jan Christen e Marc Hirschi (Svizzera), Andreas Leknessund e Embret Svestad-Bårdseng (Norvegia), Harold Tejada (Colombia), Richard Carapaz (Ecuador), Ben Healy (Irlanda), Amanuel Ghebreigzabhier (Eritrea), Toms Skujins (Lettonia) e il russo Artem Nych (Atleti Indipendenti).
Nelle fasi immediatamente successive Evenepoel cambia due volte la bicicletta, probabilmente per problemi alla sella che si erano già manifestati sul Monte Kigali. La scelta dei tempi, tuttavia, non è delle migliori e il belga perde contatto dal gruppo inseguitore, nel frattempo esploso a causa di un attacco di Honoré (Danimarca), Sivakov ed Healy. Grazie anche all’aiuto dei compagni di squadra, Evenepoel riesce a rientrare sul terzetto e, dopo una fase di rimescolamento, porta via un drappello con Skjelmose, Healy (Irlanda), Pidcock e Jai Hindley (Australia), mentre davanti Pogacar stacca – senza neppure cambiare andatura – uno sfinito Del Toro quando all’arrivo mancavano ancora 65 chilometri.
Il belga non riceve cambi dai compagni di avventura e prova a impostare un inseguimento che, però, ha come risultato unicamente quello di mantenere stabile il passivo intorno al minuto. Si tratta comunque di un ritmo importante, tanto che dopo un paio di giri sia Hindely sia Pidcock sono costretti a cedere.
Rimasti in tre i contrattaccanti, anche Healy e Skjelmose cominciano a dare qualche cambio ma è troppo poco, cosicché Evenepoel, al penultimo giro, decide di lanciarsi solitario all’inseguimento del battistrada e stacca perentoriamente gli altri due contrattaccanti sullo strappo di Kigali Golf.
Neppure questo tentativo scalfisce la determinazione di Pogacar, che continua con un ritmo elevato senza cedimenti la sua grandissima impresa iniziata con un’accelerazione a 110 Km dall’arrivo.
Dalla lotta per l’ultima medaglia disponibile, esce vincitore Haely, che riesce a staccare Skjelmose.
Per quanto riguarda l’Italia il capitano designato Giulio Ciccone non è riuscito ad accodarsi al quintetto formatosi con il rientro di Evenepoel e è rimasto con il secondo gruppo inseguitore, giungendo al traguardo in sesta posizione a 6′47″ e migliorando comunque la venticinquesima posizione dello scorso anno.
Il prossimo appuntamento per gli appassionati di ciclismo è il campionato europeo di domenica prossima, che presenta un percorso molto esigente. Sarà l’occasione per una nuova sfida tra Pogacar ed Evenepoel, ma stavolta ci sarà anche Jonas Vingegaard…

Benedetto Ciccarone

Pogacar vola verso il suo secondo titolo mondiale (foto Dirk Waem/Belga Mag/AFP via Getty Images)

Pogacar vola verso il suo secondo titolo mondiale (foto Dirk Waem/Belga Mag/AFP via Getty Images)

13-12-2025

dicembre 14, 2025 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

Il costaricense Jason Andrey Huertas (Manza Té La Selva Scott) si è imposto nella seconda tappa, Alajuela – Guápiles, percorrendo 161.6 Km in 4h09′00″, alla media di 38.94 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Sebastian Brenes (Canel’s – Java) e il cileno Cristobal Baeza (Plus Performance – ZEO Sport) . Nessun italiano in gara. Il costaricense Jexon Ledezma (nazionale costaricense) è ancora leader della classifica con 38″ sul connazionale Daniel Andres Bonilla (Colono Bikestation Kölbi) e 40″ sul connazionale Leandro Varela (7C – Economy – Hyundai).

UNA STAGIONE UAE – 14 SETTEMBRE 2025: GRAND PRIX CYCLISTE DE MONTRÉAL

dicembre 13, 2025 by Redazione  
Filed under Copertina, News

Quasi due mesi dopo la vittoria al Tour i media ciclistici tornano a interessarsi a Tadej Pogacar. Lo sloveno ha nel mirino il secondo mondiale e a poco più di una settimana dall’evento si rimette in sella, dopo un lungo “digiuno”, sulle strade del Gran Premio di Montréal, dove non manca di dimostrazione che la condizione è ancora quella della Grande Boucle. Non vince, ma è protagonista con il compagno di squadra Brandon McNulty, al quale concede la vittoria dopo esser giunti assieme al traguardo e aver staccato gli avversari

POGACAR E MC NULTY SHOW: DOMINIO UAE, VITTORIA DELLO STATUNITENSE

Tadej Pogačar e Brandon McNulty dominano il GP di Montréal, dopo una corsa ricca di attacchi e selezione, i due uomini UAE hanno fatto il vuoto nell’ultimo giro: lo sloveno ha gestito la situazione e con grande generosità ha lasciato il successo al compagno di squadra statunitense. Terzo posto per Quinn Simmons, staccato di oltre un minuto.

La corsa si apre subito con grande vivacità: sette corridori provano a prendere il largo, tra cui Andrew August, Artem Shmidt e Jørgen Nordhagen. Dopo una sessantina di chilometri, però, gli attacchi si moltiplicano e un nuovo drappello di inseguitori si porta davanti, fino a formare un gruppo più folto con nomi come Alex Baudin, Mauro Schmid e Jan Tratnik. La UAE Team Emirates prende in mano la situazione e inizia a dettare un ritmo severo, riducendo progressivamente il margine degli attaccanti. Diversi protagonisti si arrendono, tra cui Victor Lafay e Lewis Askey, finché restano solo sei uomini in testa. La corsa si accende ulteriormente sulla Côte Camillien-Houde: qui si staccano corridori di rilievo come Wout van Aert e Michael Matthews, mentre Baudin tenta un allungo solitario, presto neutralizzato. Con Tim Wellens e Pavel Sivakov a guidare il forcing, il gruppo si assottiglia giro dopo giro. Persino Julian Alaphilippe deve alzare bandiera bianca. A 36 km dall’arrivo è Brandon McNulty a rompere gli equilibri: con lui si muovono Quinn Simmons, Louis Barrè e Tadej Pogačar, che rapidamente si porta al comando. Il quartetto guadagna mezzo minuto, ma Barrè non regge il passo. A 23 km dal traguardo Pogačar cambia marcia e si invola, salvo poi rallentare per attendere McNulty. I due proseguono insieme, mentre Simmons resta staccato. Il vantaggio cresce fino a superare il minuto nell’ultimo giro. Gli ultimi chilometri diventano una passerella per la coppia UAE, con lo sloveno che lascia generosamente la vittoria al compagno. Brandon McNulty taglia così il traguardo a braccia alzate, abbracciato dal campione del mondo. Simmons completa il podio, terzo a poco più di un minuto.

Antonio Scarfone

Pogacar lascia la vittoria a Mc Nulty (Photo credit: Getty Images)

Pogacar lascia la vittoria a Mc Nulty (Photo credit: Getty Images)

12-12-2025

dicembre 13, 2025 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

Il costaricense Jexon Ledezma (nazionale costaricense) si è imposto nella prima tappa, Heredia – Grecia, percorrendo 95.6 Km in 4h42′28″, alla media di 42.78 Km/h. Ha preceduto di 34″ i connazionali Daniel Andres Bonilla (Colono Bikestation Kölbi) e Leandro Varela (7C – Economy – Hyundai). Nessun italiano in gara. Ledezma è il primo leader della classifica con 38″ su Bonilla e 40″ su Varela

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