18-12-2025
dicembre 19, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
Il costaricense Joseph Gerardo Ramírez (Colono Bikestation Kölbi) si è imposto nella settima tappa, Neily – Buenos Aires, percorrendo 161.2 Km in 3h00′27″, alla media di 53.732 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Sebastian Brenes (Canel’s – Java) e l’olandese Wessel Lange (Universe Cycling Team). Nessun italiano in gara. Il costaricense Luis Daniel Oses (7C – Economy – Hyundai) è ancora leader della classifica con 1′37″ sul connazionale Alejandro Granados (Colono Bikestation Kölbi) e 1′39″ sul connazionale Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott).
UNA STAGIONE UAE – 7 OTTOBRE 2025: TRE VALLI VARESINE
Tadej Pogacar non ne ha fatto mistero e dopo la doppietta tra mondiale ed europeo ha dichiarato che punta alla quinta affermazione al Giro di Lombardia, una vittoria che lo porterebbe ad eguagliare il record di successi nella “Classica delle foglie morte” attualmente detenuto da Fausto Coppi. Strada facendo le rotte dello sloveno si intersecano con quelle della Tre Valli Varesine, l’atto di chiusura del Trittico Lombardo che aveva già conquistato nel 2022. E anche sul traguardo di Varese è lo sloveno ad alzare gaudente le braccia al cielo
TRE VALLI VARESINE, POGACAR UN LAMPO IRIDATO SULLE STRADE DI VARESE
La 104ª edizione della Tre Valli Varesine si è conclusa con un capolavoro firmato Tadej Pogacar, che ha aggiunto un nuovo trionfo alla sua straordinaria stagione. Il campione del mondo ha imposto la propria legge con un attacco deciso e spettacolare negli ultimi chilometri, staccando tutti e tagliando il traguardo di Varese in solitaria, con la maglia iridata a brillare sotto il sole d’autunno.
La corsa ha preso il via da Busto Arsizio, in un clima di grande entusiasmo popolare. Fin dai primi chilometri non sono mancati i tentativi di fuga: un gruppo di cinque uomini — tra cui Colleoni, Bais e Milesi — ha preso il largo, accumulando un vantaggio di oltre tre minuti sul gruppo principale. Il ritmo, inizialmente controllato, si è via via alzato con l’ingresso nel tratto collinare che porta verso il circuito finale di Varese. Le squadre dei big, in particolare la UAE Team Emirates, hanno preso il comando delle operazioni, riducendo progressivamente il margine e tenendo sempre Pogacar ben protetto nelle prime posizioni. Sul circuito cittadino — tecnico, nervoso e caratterizzato da brevi strappi come il Montello e il Bobbiate — la corsa è esplosa. Gli attaccanti di giornata sono stati raggiunti a una ventina di chilometri dal traguardo, mentre davanti restavano solo i più forti. Tra questi si sono distinti Julian Alaphilippe, sempre aggressivo nelle fasi più dure, e il giovane danese Albert Withen Philipsen, brillante nel seguire i migliori. Ma il protagonista assoluto era ancora nascosto nel gruppo: Pogacar osservava, aspettava il momento giusto, consapevole che la Tre Valli si vince con lucidità, non solo con le gambe. La mossa decisiva è arrivata con un allungo a poco più di 20 km dall’arrivo. Dopo l’ultima salita, Pogacar ha cambiato ritmo all’improvviso, lanciandosi con coraggio in picchiata verso Varese. Lo sloveno ha disegnato le curve come un artista, guadagnando secondo dopo secondo sugli inseguitori. Dietro, nessuno è riuscito a organizzare un inseguimento efficace: troppo forte, troppo rapido il suo scatto. Nel tratto finale, Pogacar ha potuto gestire con eleganza il margine di vantaggio, godendosi il boato del pubblico all’ingresso nel rettilineo d’arrivo. Alle sue spalle, la volata dei battuti ha premiato Albert Withen Philipsen, secondo, e Julian Alaphilippe, terzo, entrambi protagonisti di una corsa generosa. Ma la scena apparteneva tutta a Pogacar, che ha tagliato il traguardo con le braccia al cielo ed un sorriso che raccontava più di mille parole. Per lui, si tratta della 19ª vittoria stagionale e della 107ª in carriera, numeri che confermano il dominio di un corridore capace di vincere ovunque, in ogni modo.
Archiviata la Tre Valli Varesine, il pensiero corre subito al Giro di Lombardia, in programma sabato 11 ottobre. Pogacar arriverà al via come grande favorito, con la possibilità di entrare nella storia: vincere per la quinta volta consecutiva la “Classica delle foglie morte”, un record assoluto che lo porrebbe accanto — e forse oltre — ai miti del ciclismo di ogni epoca. Le colline e i laghi lombardi lo attendono ancora. E se il preludio di Varese è stato un assolo da fuoriclasse, sabato potremmo assistere a un nuovo capitolo della leggenda di Tadej Pogacar.
Antonio Scarfone

Pogacar trionfa a Varese (foto Dario Belingheri/Getty Images)
17-12-2025
dicembre 18, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
Il costaricense Sebastian Calderón (7C – Economy – Hyundai) si è imposto nella sesta tappa, Pérez Zeledón – Neily, percorrendo 198 Km in 3h40′32″, alla media di 53.869 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ecuadoriano Alejandro Bladimir Pita (Liv / Giant Toscana Mitsubishi Team) e il connazionale José Pablo Sancho (Colono Bikestation Kölbi), che aveva tagliato per primo il traguardo ma poi era stato retrocesso. Nessun italiano in gara. Il costaricense Luis Daniel Oses (7C – Economy – Hyundai) è ancora leader della classifica con 1′37″ sul connazionale Alejandro Granados (Colono Bikestation Kölbi) e 1′39″ sul connazionale Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott).
UNA STAGIONE UAE – 5 OTTOBRE 2025: COPPA AGOSTONI
Lo stesso giorno del campionato europeo si corre in Italia la gara d’apertura del Trittico Lombardo, la Coppa Agostoni. Anche sulla classica tre giorni gli UAE hanno messo gli occhi, ma stavolta non riusciranno a fare il bottino pieno perchè nella Coppa Bernocchi i componenti del team emiratino non entreranno nemmeno nella top ten. Diversamente andranno le cose nelle altre due gare, con il trittico che viene inaugurato dall’affermazione di Adam Yates sulle strade della Brianza
ENNESIMA VITTORIA UAE, NELLA COPPA AGOSTONI SI IMPONE ADAM YATES
La corsa che inaugura il trittico lombardo viene decisa da una fuga partita lontano dal traguardo, ma con alcuni nomi illustri al suo interno: alla fine gli ultimi due superstiti, il britannico Adam Yates e lo spagnolo Carlos Canal, resistono al ritorno del gruppo dei migliori fin quasi al traguardo, quando lo spagnolo, a causa di una foratura, deve alzare bandiera bianca. Yates, gregario di lusso nella squadra che da due stagioni sta dominando il panorama ciclistico, coglie così la 31esima vittoria della sua carriera, la 90esima quest’anno per la UAE.
Con la Coppa Agostoni prende il via il cosiddetto “Trittico Lombardo”, un insieme di tre corse in linea che si disputano in Lombardia nel giro di pochi giorni, un tempo nel mese di agosto, da qualche anno invece alla fine dell’estate, subito prima del Giro di Lombardia. Quest’anno la coincidenza con i campionati europei ha indotto molti corridori a rinunciare a queste gare, in particolare alla Coppa Agostoni che si disputa lo stesso giorno della prova in linea maschile; il campo dei partecipanti, tuttavia, rimane di buon livello e presenta al via diversi corridori che già ieri si sono cimentati nel Giro dell’Emilia, fra i quali il suo vincitore, il messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), i suoi compagni di squadra Jay Vine e Adam Yates e gli italiani Simone Velasco (XDS Astana Team), ieri 24esimo, e Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta), ieri 18 esimo e primo dei nostri. Il percorso, come sempre, parte da Lissone per tornarci dopo quattro giri di un circuito di 28 chilometri sulle colline della Brianza che presenta le 3 salite più importanti del tracciato: quella di Sirtori (1.5 km al 5.7%), quella di Colle Brianza (3.6 km al 6.4%) e infine il Lissolo (2 km al 6.7%), ascesa simbolo della gara. Dopo l’ultima salita a Lissolo si torna a Lissone, dove saranno stati percorsi quasi 167 chilometri, con gli ultimi 35 sostanzialmente pianeggianti, il che rende abbastanza rari gli arrivi in solitaria. Tuttavia non mancano i nomi illustri nell’albo d’oro della corsa, come quelli di Merckx, Gimondi, De Vlaeminck, Moser, Saronni, Bugno e Ullrich, anche se spesso a vincere sono stati corridori di secondo piano. Tra questi una menzione speciale va al leggendario Luigi Malabrocca, il cui nome sarà per sempre associato alla “maglia nera” del Giro d’Italia e che vinse questa corsa nel 1948. Si tratta della sola vittoria di un certo peso conseguita nella sua carriera.
Si prende il via alle 13; il tempo è ottimo e le condizioni di gara sono ideali. Nonostante questo i corridori se la prendono comoda e, per quanto già sulle prime salite si veda un po’ di movimento, nessuna fuga parte sino al secondo dei quattro giri in programma, quando un nutrito gruppo di corridori riesce a prendere il largo. Fra in nomi in fuga ci sono Piganzoli, Yates e il suo compagno di squadra Rafal Majka, ma i più quotati sono Del Toro e Vine, che ieri hanno speso molte energie e che si tengono pronti a passare all’azione soltanto se nel finale della corsa la fuga dovesse esaurirsi. All’inizio del terzo giro i fuggitivi hanno circa due minuti di vantaggio sul gruppo, ma è nel corso del quarto che la situazione cambia drasticamente: Yates, seguito presto dallo spagnolo Carlos Canal (Movistar Team), lascia il gruppetto dei fuggitivi e va in cerca della vittoria solitaria; un’altra coppia, formata da Vine, rinvenuto dal gruppo, e dal francese Paul Lapeira (Decathlon AG2R La Mondiale Team) si forma alle loro spalle, con l’australiano a proteggere la fuga del compagno di squadra. Nel frattempo il gruppo si sfalda sulle ultime salite, dove rimangono davanti solo i migliori, fra i quali Del Toro, Velasco e, grande sorpresa di giornata, il nostro giovanissimo Lorenzo Finn (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies), recente campione del mondo U23. A 37 chilometri dalla fine il gruppo coi migliori riprende gli ultimi corridori che facevano parte della fuga, ad esclusione delle due coppie di testa, e a 25 chilometri dal traguardo vengono ripresi anche Vine e Lapeira. Yates e Canal continuano nella loro azione solitaria, con un folto gruppo di inseguitori che forse potrebbe anche riprenderli, ma che, invece, senza la collaborazionedegli uomini della UAE, che continuano a coprire la fuga del loro compagno di squadra, perde inesorabilmente terreno. A 12 chilometri dall’arrivo la fortuna dà un’ulteriore mano al navigato corridore britannico: Canal fora e non riesce più a recuperare, venendo nettamente staccato, anche se il gruppo inseguitore non riesce ad avvicinarlo. La corsa termina, senza che succeda altro, con la facile vittoria di Yates, per lui la 31esima di una buona carriera, mentre Canal, dopo aver perso ben un minuto e 14 secondi, arriva secondo. Il gruppo degli inseguitori arriva dopo due minuti e dieci secondi: qui Del Toro si disinteressa dello sprint ed è il nostro Velasco a conquistare il terzo gradino del podio, bruciando sotto lo striscione d’arrivo un deluso Lapeira. Finn è solo 32esimo, tra gli ultimi del gruppo che nel finale di corsa è arrivato a comprendere 36 uomini: per lui comunque un risultato che fa ben sperare per il suo futuro.
Andrea Carta

Yates vince a Lissone l'edizione 2025 della Coppa Agostoni (foto Dario Belingheri/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 5 OTTOBRE 2025: CAMPIONATO EUROPEO ELITE MASCHILE
Tadej Pogacar non si accontenta solo della maglia iridata. Vuole anche quella stellata di campione europeo e poco importa se potrà indossarla solo sul podio della gara, perchè per l’UCI la casacca di campione del mondo ha l’assoluta priorità su tutte e quella conquistata a Kigali dovrà obbligatoriamente indossarla per 365 giorni, gare a cronometro escluse. Il circuito disegnato nei dintorni della cittadina francese di Guilherand-Granges non è tosto come quello di Kigali ma poco di manca e pure è adatto alle caratteristiche della sloveno, che anche qua si sbarazza della concorrenza e vola in solitaria verso il traguardo, dove il primo dei battuti è ancora una volta Belgio Remco Evenepoel
POGACAR D’AUTUNNO CAPITOLO SECONDO: SUO ANCHE L’EUROPEO
Tadej Pogacar, a distanza di una settimana dal successo ai mondiali, conquista anche il campionato europeo in linea con un copione quasi uguale a quello di Kigali e, staccando tutti sulla salita più impegnativa, consegue un minuto di vantaggio che poi gestisce. Anche stavolta secondo in solitaria è Remco Evenepoel, mentre terminano lontanissimi tutti gli altri. Buona Italia con Scaroni che manca la medaglia ma al quale non si può rimproverare nulla.
Tadej Pogacar è con ogni probabilità il peggior incubo di Remco Evenepoel. Sì perché, se non ci fosse in giro la attuale maglia iridata, il belga sarebbe nettamente il dominatore non solo delle prove contro il tempo, ma anche nelle corse di un giorno e avrebbe realizzato una storica quaterna in queste due settimane caratterizzate dalla scelta, non proprio geniale, di piazzare in successione campionato mondiale e campionato europeo. Testimonianza di tutto ciò la danno sia la facilità con la quale Evenepoel stacca sempre coloro che si trovano insieme a lui ad inseguire Pogacar, sia i distacchi che lo stesso campione belga riesce a rifilare a costoro.
Come una settimana fa a Kigali, il canovaccio ha visto Pogacar attaccare da una distanza siderale, accelerando sulla salita più dura e riuscendo a infliggere quei venti secondi che poi sono aumentati poco alla volta fino ad arrivare intorno al minuto per poi stabilizzarsi. Il belga ha dovuto mollare la ruota del rivale e ha poi provato ad organizzare un vano inseguimento, fino a quando si è deciso a lasciare la compagnia di Juan Ayuso, Christian Scaroni e Paul Seixas per provare da solo l’impossibile.
Stavolta non ci sono scuse, non ci sono stati cambi di bicicletta, selle inclinate o altri problemi di sorta, semplicemente Pogacar ed Evenepoel hanno lo stesso ritmo di crociera. La differenza sta nel fatto che lo sloveno riesce a mantenere quel ritmo per un maggior numero di chilometri, mentre quando Evenepoel innesta il turbo va più o meno alla stessa velocità ma, anche stavolta, Pogacar ha piazzato l’accelerata a 76 chilometri dal traguardo, in un tratto in cui sapeva di poter staccare il belga. Dal canto suo Remco si è deciso a mettere la quinta solo a 38 chilometri dall’arrivo, perché probabilmente è quella la distanza che lui riesce a reggere andando a tutta.
Va dato atto allo sloveno che quelli che si prende lui sono rischi non indifferenti, stavolta ha fatto da solo 76 chilometri a fronte del 66 del mondiale, con Evenepoel a inseguire e molti tratti pianeggianti favorevoli al belga che, ancora una volta, si è trovato in una situazione tattica difficile, con compagni di avventura che non tiravano.
Va però osservato che le ire del belga contro gli altri inseguitori sono del tutto ingiustificate, perché non si capisce per quale motivo corridori come Seixas, Scaroni e Ayuso dovrebbero aiutarlo in un inseguimento dispendioso e probabilmente vano, quando sanno benissimo che l’olimpionico può staccarli quando vuole. Questo è casomai sintomo del fatto che a Evenepoel manca forse anche un po’ di freddezza, cosa che certo non lo aiuta a gestire al meglio le situazioni a cui Pogacar lo costringe.
Il campione del mondo ha sfruttato più volte questo semplice tatticismo: staccare Evenepoel in un tratto duro, sapendo benissimo che i corridori che quest’ultimo troverà sulla strada non avranno nessunissima voglia di dargli una mano.
Così posta, la situazione è molto semplice e non richiede grandi commenti: Taddeo è più forte. E’ più forte nelle grandi corse a tappe ed è più forte nelle classiche, mentre Evenepoel è più forte nelle prove contro il tempo.
Per quel che ha mostrato quest’anno, l’iridato potrà anche aspirare alla Roubaix, che un tempo poteva sembrargli preclusa, mentre la corsa più complessa per lui sarà invece la Sanremo, classica in cui è difficile conseguire quel gap di 15/20 secondi che, una volta aperto, nessuno riesce più a colmare.
Se per il primo ed il secondo posto c’è stato un sostanziale monologo dei due assi, molto emozionante è stata la lotta per la medaglia di bronzo, conquistata meritatamente dal giovanissimo francese Seixas, che ha piegato la resistenza prima di Ayuso e poi di Scaroni, che pure era stoicamente riuscito e resistere sulla ripida salita della Val de l’Enfer e che lo avrebbe con ogni probabilità battuto allo sprint. Mentre lo spagnolo ha ceduto sulle arcigne rampe della salita, l’italiano ha mollato nel secondo dei successivi strappi non classificati, che si fanno però sentire nelle gambe specie dopo una corsa disputata a tutta per stare dietro ad Evenepoel, finché è stato possibile.
Seixas è uno scalatore e ha quindi attaccato a testa bassa e, nel finale, ne aveva di più, anche se a Scaroni non può rimproverarsi proprio nulla, perché è stato bravissimo ainserirsi nel gruppo che ha lottato per le medaglie e ha messo davvero il cuore sulla strada dando il massimo. Un buon segnale per un movimento in crisi che mostra qualche timidissimo segnale di ripresa.
La corsa si è accesa sin dalla prima battute, con un’azione che ha portato allo scoperto Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Daan Hoole e Mathijs Paasschens (Paesi Bassi). Molte le squadre che hanno provato a evadere, ma il compito non è stato semplice a causa del grande controllo del gruppo. I tentativi proseguono ed alla fine si forma un gruppo di contrattaccanti con Danny Van Der Tuuk (Polonia), Kristians Belohvosciks (Lettonia) Mihael Štajnar (Slovenia), Louis Vervaeke (Belgio), Niklas Larsen e Casper Pedersen (Danimarca), Marco Frigo (Italia), Nicolas Prodhomme (Francia), Tiago Antunes (Portogallo), Jan Stockli (Svizzera), Martin Svrček (Slovacchia), Mats Wenzel (Lussembugo), Emiliano Vila (Grecia), Victor Langellotti (Monaco) e Andréa Mifsud (Malta).
Lungo la prima ascesa a Saint-Romain-de-Lerps i contrattaccanti si riportano sui battistrada, mentre il gruppo viene condotto dagli uomini di Pogacar. La rappresentanza slovena non è una squadra fortissima, non è certo al livello del Belgio ma è comunque in grado di tenere sotto controllo la fuga e ha i suoi uomini di punta in Domen Novak e Matej Mohoric. Sulla secondo ascesa a Saint-Romain-de-Lerps il Belgio mostra i muscoli accelerando decisamente e mettendo in evidenza la giornata no di Jonas Vingegaard (Danimarca), che era molto atteso in una prova con tanta salita e che ha invece mostrato che le fatiche di Tour e Vuelta non sono ancora del tutto recuperate e che le corse di un giorno non sono il suo terreno preferito. Sul forcing si avvantaggiano Pogačar, Evenepoel, Ayuso, Mattias Skjelmose (Danimarca), e Pavel Sivakov (Francia) ma il gruppo rientra in discesa. Pochi chilometri dopo,, sulla seconda ascesa di Val d’Enfer, allunga Evenepoel e solo Pogacar e Seixas sono in grado di rispondere al belga. I tre trovano vari fuggitivi lungo la strada ma, ancora una volta, un gruppo sempre meno numeroso riesce a rientrare e, sotto la linea d’arrivo, la testa della corsa è composta da Pogačar, Evenepoel, Tiesj Benoot, Steff Cras e Louis Vervaeke (Belgio), Larsen, Pedersen e Skjelmose (Danimarca), Marco Frigo, Gianmarco Garofoli e Scaroni (Italia), Romain Gregoire, Aurélien Paret Peintre, Nicolas Prodhomme, Seixas e Sivakov (Francia), Daan Hoole e Mathijs Paasschens (Paesi Bassi), Ayuso (Spagna), Tiago Antunes (Portogallo), Jan Christen (Svizzera), Felix Grossschartner (Austria), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Martin Svrček (Slovacchia), Toms Skujiņš (Lettonia), Mats Wenzel (Lussemburgo), Victor Langellotti (Monaco) e Andréa Mifsud (Malta).
Si va quindi ad attaccare per la terza e ultima volta la salita di Saint-Romain-de Lers e ai meno 76 arriva l’attacco dello sloveno, che accelera sempre nel punto più duro, indipendentemente dalla distanza dal traguardo. Inizialmente Evenepoel risponde al campione del mondo ma in breve deve mollare e viene ripreso da Seixas, Ayuso e Scaroni che, con grande fatica, si riportano sull’olimpionico.
Pogacar scollina con 36 secondi ma, in discesa, Ayuso fa il diavolo a quattro e riesce a portare i contrattaccanti a soli 22 secondi. L’accordo non c’è, perché Scaroni sembra al gancio e Seixas non tira probabilmente perché dietro c’è un gruppo, guidato dai francesi, che tenta di rientrare.
Il vantaggio di Pogacar sale quindi fino a superare il minuto, mentre Evenepoel è molto irritato per l’atteggiamento degli altri contrattaccanti che lasciano tutto su di lui il peso dell’inseguimento e ai meno 38, con una perentoria accelerata, li lascia sul posto.
A questo punto, il gap tra Pogacar ed Evenepoel si mantiene stabile, mentre il terzetto che si gioca il bronzo perde a vista d’occhio e nel finale rischia anche di subire il rientro di Skujins (che precederà Ayuso sul traguardo).
I giochi per la terza medaglia si fanno sull’ultima salita a Val D’Enfer, con l’attacco di Seixas che fa fuori Ayuso ma non Scaroni, che resiste stoicamente ma si vede che è al gancio.
L’operazione bronzo si concluderà su uno strappo successivo, con un attacco di Saixas che riuscirà a distanziare Scaroni in modo definitivo fino all’arrivo. Da sottolineare che sono stati soltanto 17 i corridori a concludere la gara, anche se probabilmente molti gregari si sono ritirati dopo aver concluso il loro lavoro.
Così oggi gli appassionati hanno assistito all’ennesimo capolavoro di Pogacar, che non si può non apprezzare per l’azzardo ed il coraggio. Ogni sua azione è uno spettacolo per chi ama davvero questo sport e coloro i quali affermano che è noioso vedere un corridore che va via da solo per 80 chilometri probabilmente non riescono a cogliere il pregio del gesto atletico e lo spettacolo intrinseco che c’è in imprese come quella di oggi.
I prossimi appuntamenti per gli appassionati saranno la Coppa Bernocchi di domani, la Tre Valli Varesine di martedì (annullata lo scorso anno a causa del maltempo) e ovviamente l’ultima monumento della stagione, il Giro di Lombardia che Pogacar tenterà di conquistare per la quinta volta in carriera per eguagliare il Campionissimo.
Benedetto Ciccarone

Una settimana dopo il mondiale, Pogacar fa suo anche il campionato europeo (foto Billy Ceusters/Getty Images)
16-12-2025
dicembre 16, 2025 by Redazione
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
L’ecuadoriano Wilson Steven Haro (Liv / Giant Toscana Mitsubishi Team) si è imposto nella quinta tappa, San José – Pérez Zeledón, percorrendo 126.5 Km in 3h22′10″, alla media di 24.945 Km/h. Ha preceduto allo sprint i costaricensi Donovan Ramírez (Colono Bikestation Kölbi) e Alejandro Granados (Colono Bikestation Kölbi). Nessun italiano in gara. Il costaricense Luis Daniel Oses (7C – Economy – Hyundai) è il nuovo leader della classifica con 1′37″ su Granados e 1′39″ sul connazionale Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott).
15-12-2025
dicembre 16, 2025 by Redazione
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
Il costaricense Luis Daniel Oses (7C – Economy – Hyundai) si è imposto nella quarta tappa, cronoscalata Turrialba – La Pastora, percorrendo 16.9 Km in 40′39″, alla media di 24.945 Km/h. Ha preceduto di 34″ il connazionale Leandro Varela (7C – Economy – Hyundai) e di 46″ il connazionale Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott). Nessun italiano in gara. Varela è il nuovo leader della classifica con 8″ su Oses e 49″ su Rojas
UNA STAGIONE UAE – 4 OTTOBRE 2025: GIRO DELL’EMILIA
In autunno gli alberi perdono le foglie ma non si può dire lo stesso di Isaac Del Toro. Il messicano si trova ancora nel pieno della sua rigogliosa estate, sbocciata al Giro d’Italia e maturata nelle corse italiane di settembre. Ora mette un’altra perla in cascina, la vittoria al Giro dell’Emilia, dove in cima alla ripida erta di San Luca mette in fila gli avversari e precede di un secondo il britannico Thomas Pidcock
DEL TORO INCORNA PIDCOCK A SAN LUCA, IL MESSICANO TRIONFA AL GIRO DELL’EMILIA
Ennesima affermazione per Isaac Del Toro, che raggiunge quota 14 vittorie al termine delle arcigne rampe della Madonna di San Luca, sopra Bologna. Il messicano si impine così nella 108a edizione del Giro dell’Emilia
Il Giro dell’Emilia, tra le più antiche corse su strada che si disputano in Italia (la sua prima edizione fu disputata nel 1909, lo stesso anno in cui nacque il Giro d’Italia, e vide sul podio anche Luigi Ganna, vincitore della corsa rosa, mentre la vittoria arrise a Eberardo Pavesi, che al Giro si ritirò), si disputa quest’anno negli stessi giorni dei campionati europei e deve quindi fare a meno di molti corridori che sarebbero stati tra i favoriti, fra i quali Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG), vincitore della scorsa edizione, e Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), secondo ai mondiali e che non sembra volersi rassegnare allo strapotere del fuoriclasse sloveno. Nonostante tutto il campo dei partecipanti è molto buono, con corridori non europei di alto livello, fra i quali il messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), l’australiano Jay Vine(UAE Team Emirates – XRG), l’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost) e il colombiano Egan Bernal (INEOS Grenadiers). Molti sono anche gli europei che, reduci dal mondiale, hanno preferito la meno impegnativa corsa emiliana e tra questi si segnalano il britannico Tom Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team), il francese Julian Alaphilippe (Tudor Pro Cycling Team) e lo sloveno Primož Roglič (Red Bull – BORA – hansgrohe), vincitore di ben tre edizioni della corsa. Il nostro Giulio Ciccone (Lidl – Trek), anche lui fra i reduci del mondiale, ha dato forfait all’ultimo momento e il più forte tra gli italiani in gara dovrebbe essere Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe), quest’anno sesto sia al Giro sia alla Vuelta, e che invece ha dovuto saltare i mondiali per una malattia. La corsa, lunga poco più di 199 chilometri, parte da Mirandola e si conclude, come sempre dal 1999, al santuario della Madonna di San Luca, sopra Bologna, un arrivo ormai tra i più iconici del ciclismo italiano che verrà affrontato ben quattro volte prima dell’ascesa conclusiva. Prima di raggiungere il circuito finale, comunque, ci saranno da affrontare nella parte centrale della corsa altre quattro salite tutt’altro che banali: San Lorenzo in Collina (5.6 km al 3.5%) dopo 74 chilometri, Mongardino (2.1 km al 6.9%) dopo 86, Monzuno (9.1 km al 5.2%) dopo 110 chilometri (è la più dura, un GPM di prima categoria, mentre gli altri sono di seconda) e infine il Monte Calvo (4.2 km al 5.5%) dopo 148 chilometri, a poca distanza dal circuito finale.
Si parte prima del solito, intorno alle 10 e mezza, e ci vogliono quasi 40 chilometri (peraltro tutti pianeggianti) perché vada in fuga un gruppetto composto da cinque gregari dal palmarès scarso ma dal grande entusiasmo (sono tutti giovani). Fra di loro a mettersi in luce è lo spagnolo Sinuhé Fernández (Burgos Burpellet BH), che transita in testa sui primi tre GPM, mentre il gruppo si mantiene a circa due minuti di distanza dai fuggitivi. In prossimità del quarto GPM due di loro, fra i quali proprio Fernández, si arrendono, mentre in testa transita primo l’olandese Gijs Leemreize (Team Picnic PostNL). Infine, a 40 chilometri dall’arrivo, quando è già iniziato il primo dei cinque giri che concluderanno la corsa, gli ultimi fuggitivi vengono ripresi e il gruppo torna compatto. Sulla prima ascesa del San Luca è Vine a mettersi in testa al gruppo, che tuttavia resta compatto, ed è il norvegese Mikkel Frølich Honoré (EF Education – EasyPost) a tentare un attacco dopo lo scollinamento. La sua fuga ha durata breve e sulla seconda salita al San Luca viene ripreso. La UAE, stavolta guidata da Rafał Majka, continua a scandire il passo del gruppo, che inizia a perdere i corridori meno portati alle salite; in cima ne sono rimasti circa 35. Vine torna a condurre il gruppo sulla terza ascesa al San Luca, spalleggiato da Del Toro e dall’altro compagno di squadra Adam Yates. Stavolta il gruppo si sfilaccia e nel tratto più duro è proprio Yates a tentare l’allungo, sia pura senza successo; sotto la sua spinta solo una quindicina di corridori riescono a tenere duro: saranno loro a giocarsi la vittoria finale e quel gruppetto comprende quasi tutti i favoriti (Del Toro, Pidcock, Bernal, Roglic). Quando la salita del San Luca viene affrontata per la quarta e penultima volta è ancora Vine a fare l’andatura; ad attaccare, tuttavia, è il giovane talento belga Cian Uijtdebroeks (Team Visma | Lease a Bike), che sgretola ulteriormente il gruppetto, e all’inizio dell’ultimo giro i corridori in testa alla corsa sono rimasti solamente in sei: lo stesso Uijtdebroeks, Del Toro, Pidcock, Roglic, il francese Lenny Martinez (Bahrain – Victorious) e l’australiano Michael Storer (Tudor Pro Cycling Team). Altri corridori, fra i quali Bernal e Carapaz, rientrano prima dell’ascesa finale. Proprio Carapaz tenta invano di allungare e lo stesso fa, ai piedi del San Luca, ancora Uijtdebroeks; ma sulle rampe conclusive è Pidcock che riesce a prendere un piccolo vantaggio, mentre gli avversari esitano un attimo di troppo. L’inglese, già secondo l’anno scorso, riesce a guadagnare una quindicina di secondi e all’ultimo chilometro appare lanciato verso la vittoria: ma sul tratto più duro della salita finisce per piantarsi e viene raggiunto con uno scatto improvviso da Del Toro, che però non riesce a staccarlo. I due si giocano la vittoria in una volata a due, che viene lanciata dal messicano; invano l’inglese, provato dallo sforzo fatto per staccarsi dal gruppetto dei favoriti, cerca di rimanergli a ruota. Del Toro coglie così la sua 14esima vittoria della stagione: solo Pogacar, quest’anno, ha vinto più di lui. Terzo è il francese Martinez, molto combattivo nei due giri finali. Bernal è quarto, Roglic quinto. Primo degli italiani, nessuno dei quali è riuscito a mettersi in luce, è Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta), 18° a 2′03″
Andrea Carta

Del Toro batte Pidcock ai piedi della Madonna di San Luca (foto Dario Belingheri/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 3 OTTOBRE 2025: 4a TAPPA CRO RACE
Pochi giorni dopo il mondiale si disputa una corsa a tappe di secondaria importanza nell’ottica del calendario, la CRO Race, classificata appena di categoria 2.1 e dunque molto distante dalle più blasonate gare iscritte ai calendario World Tour e ProSeries, che potremmo definire rispettivamente la “Serie A” e la Seria A-” delle corse ciclistiche mondiali (perchè definire di “Serie B” gare come la Tre Valli sarebbe oltraggioso). Nonostante questo al via della corsa un tempo nota come “Giro di Croazia” non mancano squadre di alto livello e tra queste è presente la UAE, che investe di ruolo di capitano Brandon McNulty, che un paio di settimane prima aveva preceduto Pogacar a Montréal. Proprio lo statunitense è il principale favorito per la vittoria finale, che conquisterà agevolmente nella tappa più impegnativa della corsa balcanica
CRO RACE 2025, BRANDON MCNULTY PADRONE DELLA TAPPA REGINA
Lo statunitense della UAE Team Emirates XRG trionfa ad Albona dopo un’azione solitaria di 24 km. Zambanini 2°, Kwiatkowski 3°, settimo Filippo Zana
Brandon McNulty ha infiammato la quarta tappa della CRO Race 2025, imponendosi in solitaria sul traguardo di Albona (Labin in croato) al termine di 190,5 chilometri durissimi partiti da Veglia (Krk). Il corridore statunitense della UAE Team Emirates XRG, già vincitore della corsa nel 2024, ha attaccato a 24 km dal traguardo sulla salita di Skitača, staccando tutti i rivali e arrivando da solo con 1’40’’ di vantaggio.
Alle sue spalle, dopo un finale combattuto, si è piazzato Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), bravo a regolare in volata Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) e lo spagnolo Joel Nicolau (Caja Rural-Seguros RGA). Più indietro, a quasi due minuti e mezzo, è arrivato un altro gruppo con dentro Filippo Zana (Team Jayco AlUla), settimo, e Davide De Cassan (Team Polti VisitMalta), undicesimo.
La corsa è esplosa già sulla salita del Monte Maggiore, dove il vento e il ritmo imposto dalle squadre dei big hanno messo in difficoltà il leader Paul Magnier (Soudal Quick-Step), staccato e mai più rientrato. La fuga iniziale – composta da Swann Gloux (Arkéa – B&B Hotels), Javier Ibáñez (Caja Rural – Seguros RGA), Axel Van Der Tuuk (Metec-SOLARWATT p/b Mantel) ed Erik Fetter (Team United Shipping) – è stata ripresa poco dopo lo scollinamento-
Nel tratto decisivo Tim Wellens ha lanciato l’attacco del compagno di squadra McNulty, preparando il terreno per l’affondo vincente dello statunitense. Mentre dietro gli inseguitori non trovavano collaborazione, l’americano ha fatto il vuoto, aumentando progressivamente il margine fino al traguardo.
Con questa vittoria, la 21ª in carriera e l’87ª stagionale per la UAE, McNulty diventa il nuovo leader della classifica generale, ipotecando il bis dopo il successo del 2024. Oltre alla maglia rossa, lo statunitense indossa anche quella degli scalatori. Le altre casacche vanno a Jakob Omržel (Bahrain – Victorious, miglior giovane) e a Paul Magnier (Soudal Quick-Step, classifica a punti).
Domani, sabato 4 ottobre, la corsa proseguirà con la quinta tappa, 150,5 km da Karlovac a Sveta Nedelja, caratterizzata da un percorso mosso e adatto ad attacchi da lontano. Domenica gran finale a Zagabria con l’arrivo davanti alla Biblioteca nazionale e universitaria.
Mario Prato

McNulty vince sulle strade dell'Istria la tappa regina della CRO Race (www.uaeteamemirates.com)
14-12-2025
dicembre 15, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
L’ecuadoriano Santiago Montenegro (Movistar Best PC) si è imposto nella terza tappa, Guápiles – Paraíso, percorrendo 136.6 Km in 3h43′33″, alla media di 36.663 Km/h. Ha preceduto allo sprint i costaricensi Gabriel Francisco Rojas (Manza Té La Selva Scott) e Alejandro Granados (Colono Bikestation Kölbi). Nessun italiano in gara. Il costaricense Daniel Andres Bonilla (Colono Bikestation Kölbi) è il nuovo leader della classifica con 2″ sul connazionale Leandro Varela (7C – Economy – Hyundai) e 6″ sul messicano Efrén Santos (Canel’s – Java).

