PARIGI-ROUBAIX 2025: LE PAGELLE
aprile 14, 2025 by Redazione
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Le pagelle della Parigi – Roubaix. Van der Poel e Pogacar i più forti, il resto si arrabatta come può. Ganna sfortunato, rimpianti per Pedersen, Van Aert si salva col mestiere, sorpresa Rutsch.
MATHIEU VAN DER POEL. Il campione olandese non si smentisce e vince da favorito, sul suo terreno, la terza Parigi – Roubaix consecutiva eguagliando Lapize e Moser. A un certo punto si mette anche a disposizione del compagno di squadra Philipsen, ma quando fiuta il pericolo – leggasi Pogacar – accelera alla sua maniera e va vincere un solitaria. VOTO: 9.5
TADEJ POGACAR. Alla sua prima Parigi – Roubaix il fenomeno sloveno tiene botta per tre quarti di corsa fino alla decisiva accelerazione di Van der Poel a circa 30 km dalla conclusione. E dire che è stato proprio lui ad aprire le danze attaccando nella Foresta di Arenberg. Lo rivedremo all’opera sul pavè e sarà un’altro spettacolo. VOTO: 9
MADS PEDERSEN. Ennesimo podio stagionale per l’ex campione del mondo, che sembrava avesse la gamba davvero buona ma una foratura a una cinquantina di chilometri dall’arrivo lo ha tagliato fuori dal discorso vittoria. Bravo comunque a non arrendersi e a conquistare un meritato terzo posto. VOTO: 9
WOUT VAN AERT. La gamba non è delle migliori e si vede. Resta spesso coperto nella pancia del gruppo o addirittura nelle retrovie, ma alla fine riesce a sopravvivere nel gruppo dietro i due “mostri”. Raccoglie una top five che comunque fa morale in vista della Freccia del Brabante e dell’Amstel Gold Race, suoi prossimi impegni. VOTO: 8.5
FLORIAN VERMEERSCH. Sfrutta le sue qualità da biker e ottiene il suo secondo miglior risultato in carriera alla Parigi – Roubaix (nel 2021 si era piazzato secondo alle spalle di Colbrelli). VOTO: 8
JONAS RUTSCH. Il titolo di Carneade della Roubaix 2025 va a lui, primo della fuga del mattino che riesce a tagliare il traguardo, per di più nella top ten. VOTO: 8
STEFAN BISSEGGER. Di ciclisti svizzeri protagonisti ci aspettavamo Stefan Küng (quest’anno solo 43° dopo che si era piazzato quinto nelle due edizioni precedenti e terzo nel 2022). Bissegger, quasi una fotocopia del ciclista della Groupama FDJ, è abile a restare nel vivo della corsa fino alla fine, restando nel gruppetto di testa con Van der Poel, Pogacar, Pedersen e Philipsen. Poi però Van der Poel e Pogacar hanno accelerato… VOTO: 8
MARKUS HOELGAARD. Per lui vale lo stesso discorso che per Rutsch, soltanto con due posizioni e mezzo voto in meno. VOTO: 7.5
FRED WRIGHT. Per il secondo anno consecutivo è il miglior ciclista britannico della Parigi – Roubaix, quest’anno per di più termina nella top ten. VOTO: 7
LAURENZ REX. Decimo posto per il ciclista belga, anche lui a suo agio con fango e pavè. VOTO: 7
MATTHEW BRENNAN . Per molti chilometri, anche nel finale, è il ciclista più attivo e propositivo della Visma Lease a Bike e resta a lungo con i primi. Poi si stacca dopo i terribili tratti in pavè del finale di corsa. Il britannico deve compiere ancora 20 anni ma a davanti a sé un futuro davvero luminoso. VOTO: 7
JASPER PHILIPSEN. Cade all’entrata del primo settore in pavè ma rientra sul gruppo di testa dopo un lungo inseguimento. Nel finale sembra essere il capitano dell’Alpecin Deceuninck e Van der Poel si spende per lui anche come gregario, ma poi la fatica si fa sentire e piomba nelle retrovie. VOTO: 6
FILIPPO GANNA. Lui non cade come Philipsen ma è vittima di un problema meccanico che lo impegna con la squadra in un lungo e faticoso inseguimento. Accusa la fatica nella Foresta di Arenberg perdendo posizioni, ma lotta strenuamente fino alla fine terminando al tredicesimo posto. Ci riproverà VOTO: 6
OIER LAZKANO. I pro e i contro della fuga. Se Rutsch e Hoelgaard sono entrati nella top ten, lui è arrivato addirittura in ultima posizione, centodiciassettesimo a quasi 22 minuti di ritardo da Van der Poel. Ma si prende la sufficienza per aver tagliato il traguardo. VOTO: 6
MATEJ MOHORIC. Periodo difficile della carriera del ciclista sloveno. Già la condizione non è granchè.,poi ci si mette anche una caduta che lo porterà al ritiro. VOTO: 4
YVES LAMPAERT. Primo ciclista della Soudal Quick Step al traguardo della Parigi – Roubaix, così come primo ciclista della formazione belga lo era stato al Giro delle Fiandre. In una delle squadre più forti – in passato – del panorama ciclistico, un 28mo ed un 38mo posto nelle classiche più famose in circolazione fanno quantomeno riflettere. VOTO: 4
Antonio Scarfone
TRIS DI VAN DER POEL AL VELODROMO, UNA CADUTA IMPEDISCE A POGACAR DI GIOCARSI LA ROUBAIX
aprile 13, 2025 by Redazione
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Come Francesco Moser Van der Poel conquista la “reine” per la terza volta consecutiva approfittando di una caduta di Pogacar, in compagnia del quale era in testa alla corsa, e andando poi ad incrementare il vantaggio sullo sloveno, che paga anche lo sforzo del tentativo di rientro.
Sino ad oggi era opinione comune che l’unica monumento che Tadej Pogacar (UAE Team Emirates – XRG) non potesse vincere fosse la Parigi-Roubaix, per via di un tracciato che non sembrava sorridere alle caratteristiche del fuoriclasse sloveno, che infatti non vi aveva mai preso parte.
Quando l’iridato diede l’annuncio della sua partecipazione all’edizione 2025, però, qualcuno osservò che il capitano della UAE non si presenta alle corse importanti se non per provare a vincerle.
Oggi Pogacar ha dimostrato di poter competere senza problemi per la vittoria di questa monumento che, assieme alla Sanremo, manca al suo palmares, anche se è stato proprio un suo errore in un momento decisivo della corsa a tagliarlo fuori dai giochi. Senza la caduta a 38 chilometri dal traguardo il campione del mondo avrebbe certamente dato il via ai fuochi d’artificio sulle pietre del Carrefour de l’Arbre insieme al suo avversario Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck) e forse la corsa si sarebbe decisa nel velodromo, dove comunque l’olandaese avrebbe avuto dalla sua il favore del pronostico.
La caduta di Pogacar è stata certamente un errore del campione del mondo, che è arrivato troppo veloce sulla curva e forse ha anche sbagliato nella frenata andando a ribaltarsi, cosa che poi ha avuto come conseguenza un maggiore tempo per rimettersi in strada.
Nei primi chilometri dell’inseguimento l’iridato sembrava in grado di poter rientrare ma, arrivato a 12 secondi dal suo avversario, ha iniziato pian piano a perdere secondi fino a che, dopo un cambio di bici dovuto probabilmente a una foratura, il distacco è lievitato diventando impossibile da colmare, specialmente nei confronti di un uomo come Van der Poel.
Da lì in poi, Pogacar ha pagato lo sforzo del tentativo di rientro ed è andato in difficoltà anche dal punto di vista nervoso, come confermato anche dall’avvicinamento del terzetto inseguitore che ha ripreso oltre la metà del gap esistente prima della caduta.
Lo stesso cambio di bicicletta testimonia il fatto che il fuoriclasse sloveno avesse tirato un po’ i remi in barca, poichè non è sembrato affatto affrettato, nemmeno per la foga agonistica, segno che aveva ormai archiviato la possibilità di vittoria.
In ogni caso ha disputato una grande gara, portando attacchi da molto lontano come suo solito su un terreno che in teoria non sarebbe il suo.
Se quest’anno la corsa è esplosa già prima della foresta di Arenberg, cosa che non accadeva da anni, il merito è stato proprio dell’attacco di Pogacar, che è andato a frantumare gli avversari. Dopo il settore di Mons-en-Pévèle è rimasto da solo con Van der Poel e purtroppo la caduta ci ha impedito di vedere un duello che sarebbe stato memorabile sul Carrefour de l’Arbre.
Il vincitore è stato, invece perfetto, rispondendo a tutti gli attacchi dello sloveno e provando a sua volta accelerazioni brutali che hanno disintegrato la resistenza degli avversari.
Dopo la foratura di Mads Pedersen (Lidl – Trek), solo Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck) era riuscito ad accordarsi ma, in seguito alle accelerazioni dei due campioni scatenati nel settore di Mons-en-Pévèle, anche il secondo classificato nelle ultimie due edizioni ha dovuto mollare, venendo poi riassorbito e staccato dagli inseguitori.
Nota di merito per Pedersen, non solo per la conquista del podio ma soprattutto perché sembrava in grado di poter competere con i due fenomeni, andando addirittura ad accender per primo le polveri. Fino alla foratura aveva risposto molto bene agli attacchi e comunque, anche nella sfortuna, si è fatto carico di condurre l’inseguimento per lunghi tratti; inoltre nel finale, dopo aver anche provato ad andar via e a recuperare su Pogacar, è andato a conquistare lo sprint valevole per l’ultimo gradino del podio davanti a Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike), oggi un po’ sottotono, e a Florian Vermeersch (UAE Team Emirates – XRG).
Dopo 23 chilometri di corsa si forma una fuga di 8 uomini, che arriveranno ad accumulare un vantaggio di poco superiore ai tre minuti: sono Kim Heiduk (Ineos Grenadiers), Oier Lazkano (Red Bull – Bora – hansgrohe), Markus Hoelgaard (Uno-X Mobility), Jonas Rutsch (Intermarché-Wanty), Max Walker (EF Education-EasyPost), Jasper De Buyst (Lotto Cycling Team), Rory Townsend (Q36.5 Pro Cycling Team) e Abram Stockman (Unibet Tietema Rockets).
Nei chilometri immediatamente precedenti al primo settore di pavè si registrano numerose cadute, tra le quali vale la pena di segnalare quelle di Van Aert e Philipsen. Mentre il primo rientra agevolmente, il velocista dell’Alpecin si ritrova staccato di un minuto insieme a Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che accusa anche un problema meccanico nel primo settore di pavè, proprio mentre i suoi compagni erano in testa al gruppo.
L’inseguimento si rivela molto faticoso a causa degli alti ritmi imposti in gruppo dalla Lidl-Trek e solo un successivo rallentamento consente ai due gruppi di riunirsi a 125 Km dalla conclusione.
Nel settore di pavè numero 20, iniziano a muoversi i big: il primo è Pedersen e a quel punto Pogacar a Van der Poel non si fanno pregare e accelerano a loro volta, spezzando il gruppo. Alle spalle dei battistrada, all’ingresso nella foresta di Arenberg, ci sono Van der Poel, Philipsen, Pedersen, Pogačar, Van Aert, Vermeersch, Mathias Vacek (Lidl-Trek), Nils Politt (UAE Team Emirates XRG), Matthew Brennan (Team Visma | Lease a Bike), Kim Heiduk (INEOS Grenadiers), Joshua Tarling (INEOS Grenadiers), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Johan Jacobs (Groupama-FDJ), Clément Russo (Groupama-FDJ), Stefan Bissegger (Decathlon AG2R La Mondiale), Yevgeniy Fedorov (XDS Astana Team), Phil Bauhaus (Bahrain Victorious), Madis Mihkels (EF Education-EasyPost) e Iván García Cortina (Movistar Team) a soli 20 secondi.
Sul più celebre dei trenta settori di pavè i campioni si scatenano e da una girandola di attacchi e contrattacchi esce un quintetto formato da Van der Poel, Pogacar, Pedersen, Bissegger e Philipsen.
I cinque trovano l’accordo e, a quel punto, si capisce che il vincitore sarà uno di loro. Nel settore verso Sars-et-Rosières Pogacar riparte all’attacco e proprio in quel momento Pedersen perde contatto, vittima di una foratura (sorte che toccherà poco dopo anche a Bissenger). Philipsen è molto bravo a rientrare sulla coppia di testa per stringere Pogacar in una morsa formata dal primo e dal secondo classificato delle ultime due edizioni.
Sfumata la possibilità di vittoria Pedersen, organizza l’inseguimento con Van Aert, Brennan, Bissegger, Vermeersch, Rutsch e Hoelgaard.
Sul settore di Mons-en-Pévèle l’accelerazione di Van der Poel prima e di Pogacar poi porta Philipsen a cedere. Inizialmente Van der Poel sembra volerl aspettare il compagno di squadra per mantenere la superiorità numerica, ma ben presto si rende conto che il collega ha finito la benzina e si decide quindi a collaborare con Pogacar.
Nel settore di pavè poosta tra Pont-Thibault ed Ennevelin, a 38 chilometri dall’arrivo, avviene il fattaccio. Pogacar arriva troppo veloce su una curva e va dritto, sbagliando anche la frenata, andando ad arrotarsi sulla ruota anteriore e finendo per terra. L’errore è piuttosto grave perché, anche avendo sbagliato la curva, poteva comunque evitare di finire a terra danneggiando anche il mezzo e andando a perdere molti secondi.
In un primo momento Pogacar sembra in grado di ricucire il gap ma, dopo alcuni chilometri, comincia ad accusare lo sforzo e una successiva foratura lo mette del tutto fuori dai giochi. Van der Poel, invece, prosegue a tutta e neppure una foratura sul Carrefour de l’Arbre può metterlo in difficoltà.
Pogacar conquista comunque uno spettacolare secondo posto e dimostra che può competere per la vittoria anche in questa corsa, mentre un ottimo Pedersen regola il terzetto inseguitore conquistando il podio.
Il prossimo appuntamento con le monumento sarà il 27 aprile con la Liegi – Bastogne – Liegi, che sarà preceduta il giorno di Pasqua dalla “classica della birra”, l’Amstel Gold Race.
Benedetto Ciccarone

Mathieu van der Poel vince la sua terza Parigi-Roubaix (Getty Images)
VAN DER POEL E IL RESTO. I VOTI DELLA PARIGI – ROUBAIX
aprile 7, 2024 by Redazione
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I promossi e i bocciati della Parigi – Roubaix. Da una parte il dominatore indiscusso Mathieu van der Poel, dall’altra tutti gli altri ciclisti che hanno provato a impensierirlo, se così si può dire…
MATHIEU VAN DER POEL. Vince da favorito nello stesso modo in cui ha vinto il Giro delle Fiandre. Un assolo senza eguali sul pavè per il quale ad ogni pedalata aumentava il vantaggio sugli inseguitori. La sua seconda Parigi – Roubaix di fila è un inno al ciclismo e alle emozioni che offre. VOTO: 9.5
JASPER PHILIPSEN. Secondo l’anno scorso e secondo quest’anno, conferma il suo feeling col pavè e durante tutta la corsa è uno dei più brillanti. Oltre a proteggere Van der Poel, nelle fasi calde della corsa riesce anche a tornare agevolmente nel gruppo di testa dopo un inconveniente meccanico. Dopo l’irresistibile allungo di Van der Poel, fa lavorare Pedersen, Politt e Kung senza dare quasi mai il cambio, come impone la tattica. Vince la volata dei battuti e sale sul podio per la nuova doppietta Alpecin. VOTO: 8.5
MADS PEDERSEN. La forma c’è e lo dimostra per tre quarti di corsa. E’ tra i più brillanti nella Foresta dell’Arenberg e nei tratti in pavè resta attaccato alla ruota di Van der Poel finchè può. Alla fine migliora di una posizione il risultato dello scorso anno salendo sul gradino più basso del podio. VOTO: 8
NILS POLITT. Col passare della corsa si capisce che è lui il capitano dell’UAE Team Emirates. Dopo il terzo posto al Giro delle Fiandre il tedesco conferma di avere un’ottima forma e a un certo punto prende anche l’iniziativa, tant’è vero che resta in avanscoperta con Kung e Vermeersch per una decina di chilometri buoni dello show di Van der Poel. VOTO: 7.5
STEFAN KUNG. Lo svizzero ottiene la terza top five consecutiva (terzo posto nel 2022, quinto posto nel 2023 e nel 2024) e conferma di essere uno dei ciclisti a più agio col pavè. Peccato che ci siano altri un po’ più bravi di lui. VOTO: 7
GIANNI VERMEERSCH. Fondamentale uomo d’ordine nel gruppo per Van der Poel, detta i tempi della corsa spesso e volentieri, contribuendo all’exploit del compagno non dando cambi a Kung e Politt una volta trovatosi in testa. Alla fine chiude in sesta posizione dimostrando di avere anche lui un’ottima gamba. VOTO: 7
LAURENCE PITHIE. A 21 anni corre la Parigi Roubaix come fosse un veterano esperto ed è di grande aiuto a Kung, almeno fino a quella curva verso sinistra nella quale cui cade e dove perde la possibilità di lottare per il podio. Il neozelandese recupera come può e chiude in settima posizione. VOTO: 7
TIMO KIELICH. Altro uomo d’ordine dell’Alpecin Deceuninck. Il ciclista tedesco si vede spesso davanti a tirare il gruppo ed è tra gli artefici della selezione creata prima dell’ingresso nella Foresta dell’Arenberg. VOTO: 6.5
TOM PIDCOCK - Nonostante gli strascichi della caduta avvenuta durante la ricognizione della prima tappa del Giro dei Paesi Baschi, prende coraggiosamente il via da Compiègne e nei primi tratti in pavè sembra a proprio agio. Si perdono le sue tracce dopo il passaggio nella Foresta dell’Arenberg e conclude con un anonimo diciassettesimo posto, ad oltre 6 minuti da Van der Poel. VOTO: 6
CHRISTOPHE LAPORTE . Dopo il forfait dell’ultima ora di Dylan van Baarle, doveva essere il capitano della Visma, ma non si fa mai vedere (se non per una foratura che lo mette fuori gioco quasi subito). Termirerà in venticinquesima posizione. E comunque è il primo ciclista francese all’arrivo. VOTO: 5.5
ANDREA PASQUALON. È Il primo italiano all’arrivo, cinquantesimo a oltre 9 minuti di ritardo da Van der Poel. La segnalazione è dovuta ma si sapeva che i ciclisti italiani oggi non avrebbero avuto molte chance. VOTO: 5
KASPER ASGREEN. La Soudal Quick Step attraversa un momento difficile e Asgreen prova a inventarsi uomo da fuga ma con scarsi risultati. Una volta ripreso, resta nel gruppo di testa fino alla Foresta dell’Arenberg, nella quale alza definitivamente bandiera bianca. VOTO: 5
ALBERTO BETTIOL. Probabilmente era il ciclista italiano con più ambizioni., ma prima della partenza aveva dichiarato di non essere al 100%. Il problema è che la Parigi – Roubaix è una delle corse più massacranti in circolazione e chi non ha una condizione sufficiente rischia di ritirarsi. Proprio come è successo al toscano. VOTO: 4.5
JOSHUA TARLING Viene squalificato per traino irregolare. Il VAR è inflessibile e il giovane inglese perde la possibilità di essere uno degli uomini più pericolosi dell’INEOS Grenadiers. VOTO: 4.
JONATHAN MILAN. Resta l’amaro in bocca per il ventitreenne di Tolmezzo, che si arrende per i postumi di una caduta e si ritira prima dell’imbocco del primo tratto in pavè. Tornerà più forte. SENZA VOTO
Antonio Scarfone
VAN DER POEL, LECTIO MAGISTRALIS DI PAVÈ: IMPRESA DELL’OLANDESE NELLA CLASSICA DELLE PIETRE
aprile 7, 2024 by Redazione
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Van der Poel vince la Parigi-Roubaix 2024 con un attacco a 60 Km dell’arrivo, anticipando un’azione che tutti si aspettavano sul difficile settore di Mons-en-Pévèle e andando ad incrementare il vantaggio chilometro dopo chilometro grazie anche al lavoro dei suoi compagni di squadra che hanno rotto i cambi e che, alla fine, sono riusciti a piazzare un altro Alpecin sul secondo gradino del podio.
In questi ultimi anni ci sono atleti che danno la sensazione di fare un altro sport.
E’ quello che si prova quando si vede Tadej Pogacar attaccare a 80 Km dall’arrivo alla Strade Bianche o appunto il campione del mondo andare via da solo a 45 chilometri dall’arrivo nell’ultimo Giro delle Fiandre.
Anche oggi la scena andata in onda non si è discostata molto da quello che ci si aspettava, anche se, in questa edizione della Parigi-Roubaix, ci sono stati anche temi tattici interessanti che hanno mostrato la meticolosità con la quale la Alpecin ha preparato questa corsa, meticolosità che è stata premiata, oltre che dalla vittoria, in verità ampiamente prevista, di Mathieu van der Poel, anche dal secondo posto di Jasper Philipsen che, in volata, avuto ragione di un Mad Pedersen (Lidl – Trek), che ovviamente aveva dovuto lavorare molto di più, e di un Nils Politt (UAE Team Emirates) bravo a restare tra i primi inseguitori di Van der Poel.
La squadra del campione del mondo ha lavorato alacremente per tenere la corsa sotto controllo e poi per fare selezione nel settore della foresta di Arenberg, ma è uscita dalla bagarre in netta superiorità numerica rispetto alle altre formazioni. Quando Van der Poel è partito all’attacco, distanziando con disarmante facilità tutti gli avversari, gli uomini del suo team sono stati bravissimi ad interpretare il ruolo di stopper, non solo andando a chiudere su ogni tentativo di contrattacco, ma anche rompendo i cambi, piazzandosi subito alle spalle del corridore che cercava di tirare e causando un rallentamento ogni volta che questi cercava un cambio.
Il più temibile avversario del campione del mondo, vale a dire Pedersen, si è trovato stretto in questa morsa e ha dovuto cedere anche la seconda posizione nella volata finale, vinta da Philipsen, che si era limitato a stare a ruota (salvo tentare una sortita offensiva nel tratto finale del Carrefour de l’Arbre).
Se tutto questo è vero e innegabile, è però altrettanto vero che, sin dall’allungo di Van der Poel nel settore di Orchies, è apparso subito evidente come dietro non ne avessero proprio né per provare a seguire l’olandese, né per provare a limitare il distacco, che infatti ha continuato a salire sino ad arrivare a 3 minuti tondi tondi nel velodromo di Roubaix.
Appare quindi forse più corretto dire che il gioco di squadra della Alpecin ha favorito il secondo posto di Philipsen più che la vittoria di Van der Poel che, vista la superiorità dimostrata, non è mai stata seriamente in dubbio.
La verità è che quando ci sono atleti come Pogacar e Van der Poel su certi percorsi non ce n’è per nessuno e ci vogliono corse tradizionalmente incerte come la Sanremo, nelle quali è difficilissimo fare la differenza, per impedire a questi atleti di dilagare, mettendo in campo tutta la loro superiorità rispetto ai rivali.
Ciononostante, di fronte a certi numeri di classe sopraffina, l’appassionato non può far altro che assaporare ogni minuto il gesto atletic e non conta il fatto che, a 60 o 80 km dall’arrivo, la corsa appaia già segnata, conta invece lo spettacolo dell’azione del grande campione e anche quello che offrono gli inseguitori che si danno battaglia per il podio.
Oggi, infatti, oltre all’azione di Van der Poel grande emozione l’hanno offerta anche gli uomini che hanno lottato per i piazzamenti.
La corsa ha visto partire una fuga con Per Strand Hagenes (Team Visma), Rasmus Tiller (Uno-X Mobility), Kasper Asgreen (Soudal Quick-Step), Marco Haller (BORA – hansgrohe), Liam Slock (Lotto Dstny), Gleb Syritsa (AST) e Kamil Malecki (Q36.5) dopo 20 Km di gara. I sette uomini vengono seguiti da Dusan Rajovic (Bahrain Victorious) e Dries de Bondt (Decathlon Ag2r La Mondiale), che però riescono ad accordarsi solo al Km 80. In questa fase va menzionata una caduta in esito alla quale si dovranno ritirare Jonathan Milan (Lidl – Trek) ed Elia Viviani (INEOS Grenadiers).
La fuga non riesce, però, a prendere il largo perché l’Alpecin non lo permette ed anzi il ritmo della formazione belga spezza il gruppo in vari tronconi, azione resa ancor più insidiosa dal vento laterale
All’ingresso della foresta di Arenberg il gruppo dei big è già composto da una trentina di unità, con Pedersen che esce in testa dalla orribile chicane che lo stesso campione del mondo aveva definito uno scherzo e che si spera verrà eliminata dal percorso, in quanto il rimedio è peggiore del pericolo che si propone di scongiurare.
Il pavè della forrsta opera una spietata selezione e il gruppo dei big si riduce a Van del Poel, Philipsen, Pedersen e Mick van Dijke (Team Visma), mentre dietro ad inseguire ci sono Stefan Küng (Groupama-FDJ) e Laurence Pithie (Groupama – FDJ). In questa fase Philpsen fora e questa circostanza permette un rimescolamento delle carte con il rientro di vari corridori, mentre il corridore belga è costretto a spendere energie preziose per rientrare, cosa che toccherà anche a Pedersen, sempre a causa di una foratura.
Subito dopo il settore di Hélesmes c’è l’attacco a sorpresa di Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), compagno di squadra di Van der Poel, che viene prontamente seguito da Kung e Politt. L’attacco portato da un Alpecin è un po’ da decifrare, ma il risultato concreto sarà quello di costringere altre squadre, in particolare la Lidl del temibile Pedersen, a lavorare per chiudere il buco.
Dopo il ricongiungimento c’è una fase di bagarre con vari tentativi di attacco ma, nel settore di Orchies, è l’iridato a muoversi in prima persona un po’ a sorpresa, perché quel tratto di pavè è classificato con 3 stelle, non è tra i più difficili e temuti e arrivava poco prima di quello storico di Mons-en-Pévèle, molto più difficile e selettivo, nel quale tutti si aspettavano l’attacco del campione del mondo.
Non è, però, la sorpresa che impedisce a Pedersen e compagnia di seguire Van der Poel, bensì semplicemente la velocità che l’olandese riesce a sviluppare, superiore rispetto a quella degli avversari.
I pochi secondi di vantaggio aumenteranno costantemente sino a diventare minuti e, mentre il capitano dell’Alpecin si lancia nella sua cavalcata vincente, dietro si fiuta subito la mala parata, sia per l’ingombrante presenza dei compagni dell’iridato che impediscono di organizzare un serio inseguimento, sia per l’oggettiva superiorità dell’uomo al comando da solo.
A questo punto, non resta che organizzarsi per le posizioni sul podio.
Su una prima accelerazione di Pedersen, all’inseguimento rimangono oltre al danese anche Kung, Pithie, Politt e Philipsen.
Pithie sarà fuori dai giochi a causa di una caduta, mentre un attacco a sorpresa di Philipsen nel settore a 5 stelle del Carrefour de l’Arbre fa fuori anche Kung e così restano in tre all’inseguimento.
Per il vincitore l’entrata nel velodromo con la più grande tranquillità gli permetterà di assaporare la vittoria metro per metro, mentre la volata dei battuti viene vinta da Philipsen, che va a completare il successo dell’Alpecin, con Pedersen che deve accontentarsi del gradino più basso del podio.
La prossima classica in programma è l’Amstel Gold Race, ma i riflettori sono tutti puntati sulla Liegi- Bastogne – Liegi che andrà in scena in 21 aprile ed alla quale parteciperanno sia Tadej Pogacar, che questa corsa l’ha già vinta, sia il campione del mondo, che invece ha partecipato solo in una occasione, concludendo la corsa in sesta posizione.
Non sarà, invece, della partita il vincitore della ultime due edizioni, Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), che la recente caduta al Giro dei Paesi Baschi ha messo fuori gioco.
Benedetto Ciccarone

Van der Poel all'attacco solitario sul pavè della Parigi-Roubaix (Getty Images)
PARIGI-ROUBAIX 2023: LE PAGELLE
aprile 10, 2023 by Redazione
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Promossi e bocciati della Parigi-Roubaix 2023
Mathieu van der Poel: Dopo il secondo posto al Giro delle Fiandre vinto da Pogacar Van der Poel non voleva farsi sfuggire anche la Parigi-Roubaix. L’olandese ha corso con molta determinazione e coraggio, attaccando più volte per stanare gli avversari. Ha dimostrato di avere sul pavé un passo più veloce dei rivali e una fame degna del miglior predatore in natura, fame e talento un binomio vincente. Fortunato quando resta in piedi nello scontro con Degengkolb e nel trovare in Philipsen un compagno di squadra superlativo. Fortunato anche quando una foratura blocca Van Aert, una volta che i due si erano involati da soli verso il velodromo di Roubaix ma, come tutti sanno, la fortuna aiuta gli audaci e Van der Poel in audacia non è secondo a nessuno. Gli mancano la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia per completare il cerchio e vincere tutte le Classiche Monumento, difficile ma per lui non impossibile. VOTO 9,5
Jasper Philipsen: L’Alpecin-Deceuninck riesce a fare il botto grazie a Van der Poel e a Philipsen. Il corridore belga dimostra di essere molto più che un semplice velocista. Chiude in seconda posizione dopo aver lavorato a lungo per il capitano, tira il gruppetto quando c’è da tirare e rompe i cambi tra gli inseguitori quando deve mettere il bastone tra le ruote agli avversari. VOTO 9
Wout Van Aert: Sfortunato il belga. Oggi ha corso in maniera ineccepibile, sempre a ruota di Van der Poel, nascosto e poco appariscente, sino a quando decide di spaccare la corsa nel tratto in pavé del Carrefour de l’Arbre. Non riesce più a rientrare e conclude al terzo posto, ma la foratura odierna lo accompagnerà a lungo negli incubi notturni. VOTO 8
Mads Pedersen: Il danese corre da protagonista, sempre pronto a sfruttare le occasioni migliori per tentare il colpaccio. Alla Parigi-roubaix arriva scarico ma con tenacia rientra dopo essersi fatto trovare impreparato nella Foresta di Arenberg e chiude con un ottimo 4° posto. VOTO 7,5
Stefan Kung: Il corridore della Groupama-Fdj è un classicomane del Nord, tanti piazzamenti ma risultati pochi. Un quinto posto prevedibile all’inizio ma che non cambia certamente la carriera di un ciclista che potrebbe raccogliere molto di più. VOTO 7
Filippo Ganna: Il nostro Pippo corre alla pari coi mostri sacri del pavé, sempre nelle prime posizioni ma senza mai dar l’impressione di poter impensierire Van der Poel o Van Aert. Chiude al sesto posto con la speranza di poter far molto meglio in futuro. VOTO 6,5
John Degenkolb: Il tedesco corre come ai vecchi e gloriosi tempi finché una manovra azzardata lo mette fuori gioco sul Carrefour de l’Arbre. Lui che la Parigi-Roubaix l’ha vinta nel 2015 non si demoralizza e continua a lottare chiudendo al settimo posto. VOTO 6,5
Christophe Laporte: Il francese dopo i successi ottenuti in questa primavera si conferma anche oggi uno dei ciclisti più forti in questa fase della stagione. Lo ferma sul più bello la sfortuna con una foratura che lo taglia fuori nel momento più importante della corsa. Con lui e Van Aert davanti la corsa avrebbe preso un’altra piega. Chiuderà decimo nel tentativo invano di rientrare sul gruppetto Van der Poel. VOTO 6,5
Alexander Kristoff : Ancora una volta il norvegese corre da protagonista alla Roubaix vincendo la volata del gruppo. VOTO 6
Gianni Moscon: Arrivato a Parigi su richiesta della dirigenza, il corridore trentino che nel 2021 fu fermato solo dalla sfortuna, corre una gara anonima terminando lontano dai migliori. VOTO 5
Matteo Trentin: Senza Pogacar ha carta bianca per giocarsi le sue chance. Purtroppo non riesce a sfruttare l’occasione ed esce dalla lotta per la vittoria già nelle fasi centrali della corsa. VOTO 5
Luigi Giglio
VAN DER POEL RE DEL PAVE’. ALL’OLANDESE LA PARIGI-ROUBAIX 2023
aprile 9, 2023 by Redazione
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Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck) doma lo storico pavè con lucidità, classe, potenza ed anche un po’ di fortuna, visto che Wout van Aert (Team Jumbo Visma), il suo peggior rivale, è fermato da una foratura sul più bello. La festa dell’Alpecin Deceuninck è completata dal secondo posto di Jasper Philipsen. Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) è il primo italiano all’arrivo
La Parigi-Roubaix si conferma ancora una volta corsa dura, imprevedibile e variegata, con un ritmo già elevato da subito, tant’è vero che la fuga di giornata vera e propria partiva dopo un’ottantina di km dalla partenza ad opera di Sjoerd Bax (UAE Team Emirates), Derek Gee (Team Israel Premier Tech), Jonas Koch (Team BORA Hansgrohe), Juri Hollmann (Team Movistar) e Nils Eekhoff (Team DSM). Il vantaggio dei cinque di testa non superava mai i 2 minuti anche perché il ritmo del gruppo inseguitore era sempre abbastanza elevato, con Team Jumbo Visma, Team Trek Segafredo, Team INEOS Grenadiers e Team Bahrain Victorious spesso davanti a tirare. Peter Sagan (Team TotalEnergies) se non tra i ciclisti più attesi, almeno tra quelli più acclamati, anche perché oggi disputava la sua ultima Parigi-Roubaix, era costretto al ritiro a causa di una caduta dopo 105 km. La Foresta d’Aremberg si rivelava lo spartuacque della corsa, con i fuggitivi che venivano ripresi proprio al suo interno e con una caduta nel gruppo inseguitore che metteva fuori due pezzi da novanta come Dylan van Baarle (Team Jumbo Visma) e Kasper Asgreen (Team Soudal Quick Step). In testa alla corsa, a circa 80 km dalla conclusione, si formava un gruppo in cui era presente il terzetto di capitani dell’Alpecin Deceuninck con Mathieu van der Poel, Gianni Vermeersch e Jasper Philipsen, gli ultimi due rientrati sul gruppo di testa che si era avvantaggiato sul resto dei ciclisti e che comprendeva anche Christophe Laporte e Wout van Aert (Team Jumbo Visma), Stefan Kung (Team Groupama FDJ), John Degenkolb (Team DSM), Laurenz Rex (Team Intermarchè Circus Wanty) e Max Walscheid (Team Cofidis). Insieme a Vermeersch e Philipsen, rientravano sul gruppo di testa anche Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo). Laporte doveva arrendersi a causa di una foratura, lasciando così il capitano Van Aert da solo. A circa 50 km dalla conclusione, dopo alcune accelerazioni di Van Aert e di Van der Poel nel settore di Mons-en-Pévèle, si staccavano dal gruppo di testa Rex, Walscheid e Vermeersch. A 20 km dalla conclusione era ormai chiaro che a giocarsi la vittoria sarebbero stati Kung, Pedersen, Van Aert, Van der Poel, Philipsen, Degenkolg, Ganna e Kung. Durante l’attraversamento del Carrefour de l’Arbre, tra i settori di pavè più sconnessi, una caduta tagliava fuori Degenkolb. Si avvantaggiavano per un attimo Van Aert e Van der Poel ma era l’olandese ad accelerare ed a guadagnare sia sul belga, rallentato anche da un problema meccanico che lo costringeva a cambiare bici, che sul resto del gruppo. Van der Poel era così autore di una cavalcata trionfale negli ultimi 20 km. Alle sue spalle Van Aert, ferito nell’animo ma non abbattutosi del tutto, dimostrava di avere comunque un’ottima gamba visto che le sue accelerazioni mettevano in croce Pedersen, Kung e Ganna. Soltanto Philipsen riusciva a stargli dietro. Van der Poel trionfava nel velodromo di Roubaix di fronte ad una folla festante mentre Philipsen si piazzava secondo a 46 secondi di ritardo battendo Van Aert nella volata per i gradini più bassi del podio. Pedersen era quarto a 50 secondi di ritardo, mentre chiudeva la top five Kung. Ganna, primo degli italiani, si piazzava in sesta posizione e confermava così di essere la speranza italiana per le Parigi-Roubaix che verranno. La stagione del pavè si chiude formalmente oggi, anche se la settimana entrante si disputerà la Freccia del Brabante, che porterà alle nuove corse sulle Ardenne che caratterizzeranno la seconda metà di Aprile e dove Van der Poel vorrà ancora stupire.
Antonio Scarfone

Mathieu van der Poel vince la Parigi-Roubaix 2023 (foto: Getty Images Sport)
ROUBAIX E FRECCIA 2022: LE PAGELLE
aprile 21, 2022 by Redazione
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Settimana intensa quella successiva alla Pasqua, con Roubaix e Freccia Vallone inserite in calendario nel volgere di pochi giorni. Ecco le pagelle delle due classiche del nord.
PARIGI-ROUBAIX
DYLAN VAN BAARLE: Il ciclista olandese vince una Parigi-Roubaix da autore, una corsa fatta di costanza, gambe e tanto cuore. Si lancia all’inseguimento dei fuggitivi e li riprende uno a uno per poi staccarli tutti vincendo con quasi due minuti di vantaggio sul secondo, un leone. Prima vittoria di prestigio per il corridore della Ineos più volte sottovalutato, soprattutto dal suo team. VOTO: 10
WOUT VAN AERT: Non doveva partecipare. Veniva da uno stop causa Covid e, nonostante tutto, facendo a pugni con la sfortuna in corsa arriva secondo alle spalle dell’ironman Van Baarle. VOTO: 9
STEFAN KUNG: Lo svizzero ha una costanza da far invidia ai più, ma non riesce a trovare lo spunto vincente per staccare i diretti concorrenti alla vittoria finale. Termina sul gradino più basso del podio un’ottima Parigi-Roubaix. VOTO: 8
MATEJ MOHORIC: Il corridore della Bahrein vuole vincere per Colbrelli e ci prova in tutti modi non risparmiandosi mai. Purtroppo per lui la sfortuna lo colpisce nel modo meno opportuno. VOTO: 7,5
TOM DEVRIENDT: Attaccando a più riprese nella fuga principale di giornata il trentenne belga sta in testa alla corsa per buona parte della gara. A trent’anni sfiora un podio da leggenda. VOTO: 7
YVES LAMPAERT: Prova a salvare la Campagna del Nord della QuickStep. Il belga cerca di anticipare i tempi attaccando da lontano sorprendendo tutti, ma la sua corsa si infrange urtando un tifoso a bordo strada. VOTO: 6,5
MATHIEU VAN DER POEL: Il motore c’è, ma quando corrono tutti contro di te non è facile smarcarsi a dovere e il buon Mathieu perde l’attimo giusto per entrare nell’azione decisiva. VOTO: 6
ANDREA PASQUALON: Al debutto alla Parigi-Roubaix il ciclista della Intermarché – Wanty termina al diciannovesimo posto, primo degli italiani. VOTO: 6
NILS POLITT: Il tedescone della Bora-Hansgrohe non si nasconde e prova ad entrare in azioni dalla media-lunga distanza, tentativi che non sono mai decisivi. VOTO: 5,5
KASPER ASGREEN: Uno dei favoriti si perde nel marasma di giornata e non riesce mai a tenere il ritmo dei migliori. VOTO: 5
FRECCIA VALLONE
DYLAN TEUNS: Prima vittoria stagionale per il belga della Bahrain-Victorious, una vittoria di testa e gambe in un finale dove i favoriti di giornata si marcavano a uomo sottovalutandolo. VOTO: 10
ALEJANDRO VALVERDE: Il murciano alla bellezza di quarantuno primavere sfiora l’incredibile impresa di vincera la sesta Freccia Vallone, la sua corsa preferita. Intramontabile. VOTO: 9,5
ALEKSANDR VLASOV: Il giovane corridore della Bora-Hansgrohe si muove con intelligenza nel finale, ma perde l’attimo decisivo non seguendo Teuns. VOTO: 7,5
DANIEL MARTINEZ: Ha tutta la Ineos Grenadiers dalla sua parte e cerca di ripagare la fiducia nel migliore dei modi chiudendo al quinto posto. VOTO: 7
CARLOS VERONA: Si mette in testa al grupetto nel finale per lancia il capitano Valverde sul muro di Huy, un’azione decisa che poteva far male a tutti. VOTO: 7
GERAINT THOMAS: Il gallese si mette a disposizione di Martinez con cuore e abnegazione. VOTO: 6,5
JULIAN ALAPHILIPPE: Il vincitore in carica non riesce a riconfermarsi nonostante un gregario di lusso come Evenepoel. Nel finale prova ad anticipare i rivali ma rimane impantanato. Alla fine raccoglie un quarto posto che di certo non lo gratifica. VOTO: 6
DOMENICO POZZOVIVO: Il lucano prova a inserirsi nella battaglia finale sul muro di Huy, ma le gambe non reggono il ritmo dei migliori. VOTO: 6
TADEJ POGACAR: Lo sloveno corre col freno a mano tirato, si nasconde in vista della Liegi-Bastogne-Liegi. VOTO: 6
MARC HIRSCHI: Lo svizzero aveva dato segnali di risveglio nelle ultime corse, segnali che non stati ripetuti alla Freccia Vallone. VOTO: 5
JONAS VINGEGAARD: Il corridore della Jumbo-Visma si arrende subito ed esce presto dalla contesa per la Freccia Vallone. VOTO: 5
Luigi Giglio
DYLAN VAN BAARLE CAVALCA SUL PAVE’. E’ SUA LA PARIGI ROUBAIX 2022
aprile 17, 2022 by Redazione
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Sul mitico pavè della Parigi Roubaix tutti aspettano Mathieu Van Der Poel ma è un altro olandese a prendersi gli onori della cronaca. Dylan Van Baarle (Team INEOS) accelera nel settore di Camphin-en-Pévèle e se ne va tutto solo verso la gloria. Gli italiani più attesi corrono benino nella prima parte della corsa ma poi due forature mettono ko sia Filippo Ganna (Team INEOS) che Davide Ballerini (Team QUick Step Alpha Vinyl).
La Parigi Robaix 2022 torna finalmente ad essere disputata ad Aprile dopo gli anni travagliati dovuti alla pandemia del Covid19. Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) non potrà difendere la vittoria ottenuta lo scorso Ottobre per i noti motivi legati ai problemi cardiaci riscontrati durante la Parigi Nizza. L’Italia dovrà quindi trovare un altro jolly e affidarsi a nomi nuovi come Filippo Ganna, uno dei capitani dell’INEOS Grenadiers. Tra i grandi favoriti della vigilia Mathieu van der Poel (Team Alpecin Fenix) non si nasconde e punta al bersaglio grosso dopo il terzo posto del 2021. Il ciclista olandese avrà tutta la squadra per lui mentre tra le fila della Jumbo Visma non si può dire lo stesso per Wout van Aert che ritorna alle corse dopo 20 giorni passati tra covid e allenamenti in Spagna. Il belga sarebbe stato sicuramente tra i naturati favoriti sul pavè ma, stando alle voci che filtrano tra i più informati, dovrebbe svolgere un ruolo di supporto a Mike Teunissen e Christophe Laporte. Deciderà cominque la strada. Altri nomi da tenere in considerazione sono quelli di Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates). Ma molti altri ciclisti potranno certamente dire la loro. Sono 30 i tratti in pavè. Dopo la partenza da Compiegne e la prima caduta della corsa occorsa a Clement Davy (Team Groupama FDJ), il primo tentativo di fuga era portato da Mathias Norsgaard (Team Movistar) e Stanislaw Aniolkowski (Team Bingoal Pauwels) dopo una quindicina di km. La loro azione in testa alla corsa non era troppo decisa ed infatti il gruppo chiudeva su di loro nel giro di qualche km. Al km 22 ripartiva una coppia formata da Tom Scully (Team EF Education EasyPost) e Vito Braet (Team Sport Vlaanderen Baloise). Anche questa volta il gruppo reagiva ed annullava questo secondo tentativo d’attacco. Al km 32 ci provavano Owain Doull (Team EF Education EasyPost), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic) e Alexandr Riabushenko (Team Astana Qazaqstan). Questa volta il terzetto guadagnava sul gruppo 20 secondi nel giro di un paio di km. Le cose cambiavano quando il gruppo a causa del vento si spezzava in due tronconi. La prima parte formata da una settantina di ciclisti piombava sulla coppia di testa mentre un altro centinaio accusava un ritardo di un minuto quando erano trascorsi 55 km dalla partenza. A tirare in testa era il Team INEOS con Filippo Ganna molto attivo. A tirare il gruppo staccato era il team Alpecin Fenix il cui capitano Van Der Poel era rimasto staccato, così come Wout van Aert (Team Jumbo Visma). Della formazione olandese era rimasto staccato anche Christophe Laporte, altro uomo da tenere in forte considerazione. Oltre al team INEOS, in testa alla corsa tiravano anche Team EF Education EasyPost e Team Quick Step Alpha Vinyl. Oltre ai nomi già citati, nel gruppo dei ritardatari era presente anche Stefan Kung, capitano del Team Groupama FDJ. Prima di affrontare il primo settore in pavè, Troivilles a Inchy, una caduta nel gruppo inseguitore metteva ko Kasper Asgreen (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), dando così una bella mazzata alle aspettative della Danimarca. Iniziavano anche le forature e il primo nome caldo che ne subiva una era Filippo Ganna (Team INEOS). Il ciclista piemontese era costretto a mettere i piedi a teraa e farsi assistire dal cambio ruote, perdendo così tempo prezioso e facendosi riprendere dal primo gruppo degli inseguitori. Arrivava così la volta di Niki Terpstra (Team TotalEnergies) che si avvantaggiava sul drappello in testa alla corsa riuscendo a guadagnare una ventina di secondi tra Quievy a Saint Python e Saint Python. L’azione del vincitore della Parigi Roubaix del 2014 si interrompeva a 135 km dall’arrivo, quando veniva ripreso dal gruppo al suo inseguimento. Anche Jens Reynders (Team Sport Vlaanderen), uscito in avanscoperta e andato in testa alla corsa per qualche km, veniva rallentato da una foratura e costretto a rientrare, per così dire nei ranghi, a 117 km dall’arrivo. Poco prima dell’entrata nella Foresta di Aremberg si avvantaggiavano in cinque: Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Davide Ballerini (Team Quick Step Alpha Vinyl), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic), Tom Devriendt (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Casper Pedersen (Team DSM). Ballerini restava vittima di una foratura e diceva addio alle speranze italiane dopo che già Ganna si era dovuto arrendere in precedenza. Anche Pedersen si staccava dal drappello di testa in cui restavano soltanto Mohoric, Devriendt e Pichon. A 63 km dall’arrivo il terzetto di testa aveva 2 minuti di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Anche Pichon e Mohoric, in due momenti differenti, erano vittima di problemi meccanici che li costringevano a fermarsi. A 35 km dal termine Devriendt era da solo in testa alla corsa mentre a 25 secondi di ritardo inseguiva un gruppo formato da Pichon, Mohoric, Van der Poel, Van Aert, Dylan Van Baarle e Ben Turner (Team INEOS), Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) ed Adrien Petit (Team Intermarchè Wanty Gobert). Devriendt veniva ripreso da Mohoric e Lampaert a 28 km dall’arrivo. Van Baarle raggiungeva i tre di testa a 26 km dall’arrivo. Il quartetto di testa guadagnava sui diretti inseguitori. A 21 km dall’arrivo il loro vantaggio era di 28 secondi su un terzetto formato da Kung, Van Aert e Stuyven. A 20 km dall’arrivo proprio Stuyven era vittima di una foratura. Iniziaza così in quint’ultimo settore in pacè di Camphin-en-Pévèle. Van Baarle accelerava e cercavano di tenere lo scatenato olandese Lampaert e Mohoric mentre Devriendt sembrava più in difficoltà. L’azione di Van Baarle era ancora più incisiva nel successivo settore del carrefour de l’Arbre. A 13 km dall’arrivo l’olandese aveva una ventina di secondi di vantaggio su Mohoric e Lampaert mentre più staccato era un terzetto formato da Van Aert, Kung e Devriendt. Lampaert cadeva rovinosamente nel penultimo tratto in pavè per colpa di uno spettatore distratto che lo toccava provocandone la caduta. Mohoric veniva ripreso da Van Aert, Kung e Devriendt. Van Baarle andava a trionfare in solitaria nel velodromo di Roubaix mentre van Aert regolava il drappello degli inseguitori, che giungeva con 1 minuto e 47 secondi di ritardo. Terzo era stefan Kung (Team groupama FDJ) mentre chiudevano la top five Devriendt in quarta posizione e Mohoric in quinta posizione. La stagione del pavè finisce e già nella settimana entrante ci si sposterà sulle Ardenne dove vedremoi all’opera un’alta tipologia di ciclisti con Freccia vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.
Giuseppe Scarfone

Dylan Van Baarle vince la Parigi Roubaix 2022 Foto: Bas Czerwinski/Getty Images
NELL’INFERNO DEL NORD GILBERT FA IL DIAVOLO A QUATTRO
aprile 14, 2019 by Redazione
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A 67 chilometri dall’arrivo, attacco decisivo del fuoriclasse belga che va a vincere un’altra classica monumento, 4 su 5 quelle da lui conquistate. Grande lavoro della Deceuninck – Quick Step. L’anno prossimo assalto alla Milano-Sanremo per entrare nella storia? Secondo un sorprendente Politt (Katusha-Alpecin).
Si è corsa oggi la centodiciasettesima edizione della Parigi-Roubaix, come da consuetudine nella seconda domenica di Aprile. La Classica delle Classiche, la corsa più dura, la più ambita. Non devono trarre in fallo i 257 chilometri pianeggianti, le vere asperità sono i 29 settori di pavé (identificati a ritroso coi numeri dal 29 all’1), che corrispondevano ad un totale di 54,5 km. È la “regina” delle corse del nord, nella quale i settori in pavé diventano il sogno ambito o l’incubo di ogni ciclista, dove polvere e fango si incontrano e scontrano a ridosso delle ”pietre”, dove ogni corridore può diventare leggenda e fregiarsi del titolo di dominatore dell”’Inferno del Nord”.
I PRIMI CHILOMETRI DI GARA
Il gruppo partiva in perfetto orario, alle 11:00, da Place du General de Gaulle a Compiègne, dove tra i ciclisti al via non c’era il colombiano Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), costretto al forfait da un attacco influenzale accusato nella notte. Non erano presenti alla partenza neanche due protagonisti del Giro delle Fiandre: Mathieu van der Poel (Corendon-Circus) e Alberto Bettiol (EF Education First). La squadra professional dell’olandese non era stata invitata dall’ASO, invece il ciclista italiano che domenica scorsa a sorpresa aveva trionfato al Giro delle Fiandre qualche giorno fa aveva annunciato che avrebbe saltato la classica del pavé per puntare alle Ardenne. Solo il tempo ci potrà dirci se il toscano abbia fatto la scelta giusta. Da segnalare tra i partenti, Joseph Areruya (Delko Marseille Provence), il primo ciclista ruandese a correre la Roubaix.
Il primo tratto di pavé, quello numero 29, era situato tra Troisvilles e Inchy, a 97,5 km dal via. Nei precedenti chilometri d’asfalto non mancavano comunque gli attacchi da parte di vari corridori. Molta attiva era l’Astana, ma sia Dmitriy Gruzdev, sia Magnus Cort Nielsen non riuscivano ad eludere il controllo del gruppo. Ce l’avrebbero fatta, qualche chilometro più tardi Jurgen Roelandts (Movistar), Casper Pedersen (Sunweb) e Mads Würtz Schmidt (Katusha-Alpecin). Il terzetto sarebbe stato raggiunto una decina di chilometri più tardi e, una volta riassorbiti questi attaccanti, si assisteva al tentativo di un altro gruppo di corridori, questa volta molto più numeroso. In testa alla corsa si formava così un plotoncino di ben 23 ciclisti, formato dal talentuoso Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale), da Yves Lampaert (Deceuninck Quick-Step), uno dei favoriti di giornata, dagli italiani Matteo Trentin (Mitchelton-Scott) e Davide Ballerini (Astana), da Jorge Arcas (Movistar Team), Michael Schär (CCC Team), Damien Gaudin e Adrien Petit (Direct Énergie), Frederik Backaert (Wanty-Gobert Cycling Team), Kris Boeckmans (Vital Concept-B&B Hotels), Bert Van Lerberghe (Cofidis), Frederik Frison (Lotto Soudal), Michaël Van Staeyen (Roompot-Charles), Pascal Eenkhoorn (Jumbo-Visma), Reinardt Janse van Rensburg (Dimension Data), Nils Politt e Marco Haller (Katusha-Alpecin), Tim Declercq (Deceuninck -Quick Step), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Matti Breschel (EF Education First), Edward Theuns (Trek-Segafredo), Kamil Gradek (CCC Team) e Maciej Bodnar (Bora-Hansgrohe). Ballerini, alla prima partecipazione alla Roubaix, era riuscito a centrare la fuga principale di giornata e lo stesso era ben presente e attento nei primi tratti di pavé. La corsa, a ritmi elevati, affrontava il tratto di pietre numero 28, quello da Briastre a Viesly, da quest’anno intitolato a Michael Goolaerts, il ventitreenne belga che lo scorso anno morì dopo un attacco cardiaco che lo colpì mentre percorreva questo tratto. Trentin, uno dei ciclisti più attivi nel gruppetto in fuga, memore di un ”Fiandre” negativo, cercava di dar fondo a tutte le sue energie, ma la sfortuna voleva che una foratura lo fermasse sul tratto numero 27, da Viesly a Quiévy, mentre il gruppo inseguitore – che viaggiava con un ritardo di 50 secondi – era pilotato dagli uomini della Bahrein-Merida. Il team asiatico, che oggi aveva le sue punte nei giovani talentuosi Matej Mohorič e Iván García, riusciva a ricompattare il gruppo prima del settore di pavé numero 23 che da Verchain-Maugré portava a Quérénaing.
Foratura e cadute, come prevedibili, erano protagoniste nel gruppo negli attraversamenti dei tratti di ”pietra”. Molte erano le vittime, tra le quali Daniel Oss (Bora-Hansgrohe), Taco van der Hoorn (Jumbo Visma) e Iljo Keisse (Deceuninck – Quick-Step), caduti e costretti a ricevere le visite del medico di gara. Le scivolate, complici le strade strette, spezzavano il gruppo in due tronconi e nella seconda parte finivano colpevolmente alcuni dei favoriti principali di giornata come Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), Alexander Kristoff (UAE Team Emirates) e Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale). Mentre Kristoff sembrava avere una pedala stanca, segno di non avere più la forma eccelsa delle ultime settimane, Naesen e Sagan facevano lavorare i propri gregari per rientrare nella prima parte del gruppo. L’inseguimento darà i suoi frutti solo al chilometro 158, prima dell’imbocco del tratto in pavé numero 20, mentre il norvegese Kristoff non riuscirà nemmeno a tenere le ruote degli inseguitori: per lui i sogni di gloria sono già finiti.
L’INFERNO DEL NORD
Il gruppo marciava spedito ad alta velocità verso il chilometro 164,5, che segnava l’ingresso nella mitica e suggestiva ”Foresta di Arenberg”. Il tratto in pavé numero 19, il più difficile, uno dei pochi tratti ad avere cinque stelle di difficoltà: la Trouée d’Arenberg, 2,3 chilometri di pura adrenalina corsi in una foresta simbolo di una corsa secolare. In testa al gruppo facevano capolino Greg Van Avermaet (CCC Team) e John Degenkolb (Trek-Segafredo), mostrando un’energia e una voglia di sacrificio che non avevano mostrato la scorsa domenica nelle Fiandre; purtroppo per loro le energie necessarie gli verranno a mancare nell’azione decisiva di giornata. Nel mezzo della foresta attaccava il passistone belga dell’Ag2R La Mondiale Stjin Vandenbergh, il cui tentativo veniva vanificato proprio al momento del ritorno della corsa sull’asfalto. Nella pancia del gruppo finivano nel prato Sagan e Wout Van Aert (Jumbo Visma), che riuscivano a rientrare anche se poi l’olandese era costretto prima a perdere nuovamente terreno a causa di un problema al cambio e poi a cambiare bici prendendo quella del compagno di squadra Pascal Eenkhoorn, che si era fermato ad aspettarlo. Nemmeno una scivolata sull’asfalto lo frenava da un inseguimento che si sarebbe concluso al km 187: davvero una bella dimostrazione di grinta e di tenacia per l’asso del ciclocross belga, oggi indubbiamente uno dei corridori più sfortunati.
Il gruppo allungato entrava nel 14° settore di pavé, da Beuvry a Orchies, e quando mancavano poco più di 65 km all’arrivo attaccava Wesley Kreder della Wanty-Gobert. Il tentativo del ciclista olandese era il preludio da una delle azioni più belle di giornata, nata in un momento d’indecisione in testa al gruppo. Di questa situazione ne approfittavano Philippe Gilbert (Deceuninck – Quick Step) e Nils Politt (Katusha-Alpecin) che attaccavano e pochi metri dopo erano raggiunti da Rudy Selig (Bora-Hansgrohe), gregario di Peter Sagan che non si lasciava sorprendere e con buona lena si lanciava all’inseguimento dei due. Il terzetto rientrava su Kreder e poi lo lasciava sul posto lanciandosi nuovamente all’attacco. Gilbert, un campione che non ha bisogno di presentazioni, e Politt, giovane corridore tedesco che si era ben comportato all’ultimo Giro delle Fiandre, collaboravano intelligentemente, mentre Selig se ne stava sempre a ruota per ordini di scuderia. Degenkolb, in ombra, non riusciva nemmeno a tenere le ruote del compagno di squadra Jasper Stuyven, mentre Van Avermaet, in questo 2019 sembrerebbe aver perso ormai quel fiuto tattico che lo aveva aiutato molto nelle ultime stagioni. Chi, invece, nonostante le sfortune di giornata non aveva perso lucidità era Peter Sagan. Lo slovacco, che aveva perso anche Marcus Burghardt a causa di una caduta, a dispetto delle varie difficoltà accusate forzava nel gruppo inseguitore, precisamente nel tratto di pavé da Auchy a Bersée, a 50 chilometri dalla linea d’arrivo. Riuscivano a tenergli testa solo Van Aert, Lampaert, Christophe Laporte (Cofidis), Marc Sarreau (Groupama-Fdj) e Sep Vanmercke (EF Education First) che, a causa di un precedente guaio meccanico, era costretto a correre con la bici del compagno di squadra Sebastian Langeveld. Qualche chilometro più avanti, il gruppo Sagan trovava sulla propria strada Selig, il quale si era sganciato dal duo Gilbert-Politt per dare una mano al proprio capitano. Raggiunto il duo in testa, Selig si rialzava mentre Gilbert cercava ancora di attaccare. Laporte e Sarreau non riuscivano a tenere le ruote del campione belga, che veniva raggiunto dagli altri ciclisti del gruppetto: in testa alla corsa si era così formato un sestetto di tutto rispetto composto dai grossi nomi di Gilbert, Sagan, Lampaert, Politt, Van Aert e Vanmarcke. La corazzata Deceuninck – Quick-Step aveva due uomini di primissimo piano nel gruppo di testa mentre ad inseguirli a 35” c’era da solo il sorprendente Ballerini, che alla sua prima Parigi-Roubaix si stava dimostrando un degno erede del suo compianto omonimo Franco Ballerini. A 50 secondi era segnalato il gruppo, nel quale i vari team impegnati nell’inseguimento non riuscivano a collaborare. La Lotto-Soudal si era sciolta come neve al sole dopo l’incidente di Tiesj Benoot, finito contro il lunotto dell’ammiraglia del Team Jumbo-Visma, l’Astana si era nascosta mestamente nel mezzo del gruppo dopo un avvio di gara frizzante mentre la Trek-Segafredo non aveva più le forze per tentare un concreto inseguimento. Solo il CCC Team provava qualcosa, ma inutilmente, mentre alle sue spalle se ne stavano sornioni Florian Sénéchal e Zdeněk Štybar, gregari di giornata di una Deceuninck – Quick Step che ancora una volta metteva in evidenza il suo strapotere nelle Classiche del Nord. La giornata era, invece, molto negativa per la Sky, a cominciare da Gianni Moscon per finire con Luke Rowe passando per Dylan Van Baarle, primo del team britannico a tagliare il traguardo, 21° a 1′40” dal vincitore (le altre due punte Sky termineranno la Roubaix molto più indietro, col trentino davvero lontano dalla forma fisica migliore).
GLI ULTIMI CHILOMETRI
Lampaert si sacrificava con decisione per il proprio capitano Gilbert, permettendo così ai sei di testa di allungare ulteriormente sul gruppo, dal quale cercava inutilmente di evadere Van Avermaet. Chilomentro dopo chilometro, sfruttando anche la poca collaborazione nel gruppo, i sei all’attacco riuscivano a superare il minuto di vantaggio. Gilbert attaccava nuovamente in prossimità del sesto tratto di pavé, quello da Bourghelles a Wannehain. Sagan e Politt gli restavano a ruota, mentre Vanmarcke e un grande Lampaert li avrebbero raggiunti qualche metro più tardi. L’unica vittima era Van Aert. Sul pavé del Carrefour de l’Arbre un fenomenale Lampaert dettava ancora il ritmo nel gruppetto in testa alla corsa. Il campione nazionale belga in carica dimostrava ancora una volta tutto il suo valore facendo aumentare ancora il vantaggio sul gruppo Sul Carrefour Gilbert riprovava a staccare tutti, ma Sagan gli rispondeva colpo su colpo.
A 13 km dalla linea d’arrivo il sorprendente Politt attaccava in contropiede senza nessun timore reverenziale, soprendendo tutti tranne l’esperto Gilbert. I due in testa allungavano transitavano sotto l’arco dei 10 km al traguardo con 22” di vantaggio su Sagan, Vanmarcke e Lampaert. Il corridore della EF Education First era costretto a rallentare a causa di un problema al pedale e, mentre Lampaert – giustamente – non collaborava, Sagan si ritrovava da solo ad inseguire. Passati senza pericoli gli ultimi tratti di pavé Gilbert e Politt, collaborando intelligentemente, giungevano sotto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro. Dietro di loro, a 25”, Lampaert notava un calo di energie di Sagan e lo staccava abilmente, involandosi da solo verso il gradino più basso del podio. Entrati nel velodromo si giocavano la vittoria nella Classica del Pavé Philippe Gilbert – 36 anni, esperto corridore belga con un curriculum di tutto rispetto, nel quale spiccano un Mondiale, due Giri di Lombardia, una Liegi-Bastone-Liegi, un Giro delle Fiandre e quattro Amstel Gold Race – e il giovane e promettente Nils Politt, curriculum molto più leggero ma dal sicuro avvenire. Entrati nel velodromo i due si studiavano a vicenda e, suonata la campana dell’ultimo giro, si scrutavano negli occhi finché il campione della Deceuninck – Quick Step, sfruttando tutta la sua esperienza, si lanciava nello sprint decisivo sorprendendo il giovane rivale. Gilbert riusciva così a mettere in bacheca un’altra classica monumento e ora gli manca solamente la Milano-Sanremo per raggiungere il record di Eddy Merckx, unico vincente in tutte e 5 le “Classiche” per eccellenza. Dopo 13″ si piazzava Lampaert, forse l’unico in grado oggi di poter battere Gilbert. Quarto, dopo aver cambiato bici, era Sep Vanmarcke, che riusciva ad anticipare un esausto Peter Sagan. Sénéchal e Štybar, rispettivamente sesto e ottavo, rimarcavano ancora la netta supremazia della Deceunick, la quale aveva piazzato ben quattro ciclisti nella top ten della Roubaix. Primo degli italiani era un generosissimo Davide Ballerini, 31° a 4′25”.
Luigi Giglio
ORDINE D’ARRIVO
1 Philippe Gilbert (Bel) Deceuninck-QuickStep 5:58:02
2 Nils Politt (Ger) Team Katusha-Alpecin
3 Yves Lampaert (Bel) Deceuninck-QuickStep 0:00:13
4 Sep Vanmarcke (Bel) EF Education First 0:00:40
5 Peter Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 0:00:42
6 Florian Senechal (Fra) Deceuninck-QuickStep 0:00:47
7 Mike Teunissen (Ned) Team Jumbo-Visma
8 Zdenek Štybar (Cze) Deceuninck-QuickStep
9 Evaldas Siskevicius (Ltu) Delko Marseille Provence
10 Sebastian Langeveld (Ned) EF Education First
11 Stefan Küng (Swi) Groupama-FDJ
12 Greg Van Avermaet (Bel) CCC Team
13 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
14 Heinrich Haussler (Aus) Bahrain-Merida 0:01:24
15 Adrien Petit (Fra) Total Direct Energie 0:01:25
16 Marco Haller (Aut) Team Katusha-Alpecin 0:01:36
17 Arnaud Demare (Fra) Groupama-FDJ
18 Anthony Turgis (Fra) Total Direct Energie
19 Hugo Hofstetter (Fra) Cofidis Solutions Credits
20 Bert De Backer (Bel) Vital Concept-B&B Hotels
21 Dylan Van Baarle (Ned) Team Sky 0:01:40
22 Wout Van Aert (Bel) Team Jumbo-Visma 0:01:42
23 Stijn Vandenbergh (Bel) AG2R La Mondiale 0:02:14
24 Marcus Burghardt (Ger) Bora-Hansgrohe
25 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:02:36
26 Frederik Backaert (Bel) Wanty-Groupe Gobert
27 Jasper Stuyven (Bel) Trek-Segafredo 0:02:38
28 John Degenkolb (Ger) Trek-Segafredo 0:03:00
29 Jens Keukeleire (Bel) Lotto Soudal 0:03:06
30 Kristijan Koren (Slo) Bahrain-Merida 0:03:39
31 Davide Ballerini (Ita) Astana Pro Team 0:04:25
32 Luke Rowe (GBr) Team Sky
33 Christophe Laporte (Fra) Cofidis Solutions Credits 0:07:06
34 Mads Schmidt Würtz (Den) Team Katusha-Alpecin 0:08:14
35 Marc Sarreau (Fra) Groupama-FDJ 0:09:09
36 Nico Denz (Ger) AG2R La Mondiale 0:09:11
37 Tom Devriendt (Bel) Wanty-Groupe Gobert
38 Wesley Kreder (Ned) Wanty-Groupe Gobert
39 Rüdiger Selig (Ger) Bora-Hansgrohe 0:10:19
40 Maarten Wynants (Bel) Team Jumbo-Visma
41 Ivan Garcia Cortina (Spa) Bahrain-Merida
42 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) CCC Team 0:10:20
43 Matteo Trentin (Ita) Mitchelton-Scott
44 Nikias Arndt (Ger) Team Sunweb 0:11:51
45 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data
46 Clément Russo (Fra) Team Arkea-Samsic
47 Nathan Van Hooydonck (Bel) CCC Team
48 Damien Touze (Fra) Cofidis Solutions Credits
49 Koen De Kort (Ned) Trek-Segafredo
50 Kasper Asgreen (Den) Deceuninck-QuickStep
51 Mads Pedersen (Den) Trek-Segafredo
52 Timothy Dupont (Bel) Wanty-Groupe Gobert
53 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Hansgrohe
54 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis Solutions Credits
55 Edward Theuns (Bel) Trek-Segafredo
56 Alexander Kristoff (Nor) UAE Team Emirates 0:14:15
57 Silvan Dillier (Swi) AG2R La Mondiale
58 Reto Hollenstein (Swi) Team Katusha-Alpecin
59 Boris Vallee (Bel) Wanty-Groupe Gobert 0:14:18
60 Matti Breschel (Den) EF Education First 0:15:47
61 Reinardt Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
62 Cees Bol (Ned) Team Sunweb
63 Pascal Eenkhoorn (Ned) Team Jumbo-Visma
64 Julien Duval (Fra) AG2R La Mondiale
65 Olivier Le Gac (Fra) Groupama-FDJ
66 Bernhard Eisel (Aut) Dimension Data
67 Jimmy Turgis (Fra) Vital Concept-B&B Hotels
68 Dorian Godon (Fra) AG2R La Mondiale
69 Robert Stannard (Aus) Mitchelton-Scott
70 Matej Mohoric (Slo) Bahrain-Merida
71 Julien Trarieux (Fra) Delko Marseille Provence
72 Jérémy Lecroq (Fra) Vital Concept-B&B Hotels
73 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
74 Lars Boom (Ned) Roompot-Charles
75 Roy Curvers (Ned) Team Sunweb
76 Mitchell Docker (Aus) EF Education First
77 Lukasz Wisniowski (Pol) CCC Team 0:15:51
78 Hugo Houle (Can) Astana Pro Team
79 Stan Dewulf (Bel) Lotto Soudal
80 Michael Schär (Swi) CCC Team
81 Ignatas Konovalovas (Ltu) Groupama-FDJ
82 Ian Stannard (GBr) Team Sky
83 Benoit Jarrier (Fra) Team Arkea-Samsic
84 Gianni Moscon (Ita) Team Sky
85 Rick Zabel (Ger) Team Katusha-Alpecin 0:20:25
86 Julien Vermote (Bel) Dimension Data 0:23:26
87 Jan Tratnik (Slo) Bahrain-Merida
88 Franck Bonnamour (Fra) Team Arkea-Samsic
89 Timo Roosen (Ned) Team Jumbo-Visma
90 Corentin Ermenault (Fra) Vital Concept-B&B Hotels
91 Lars Bak Ytting (Den) Dimension Data
92 Alexandre Pichot (Fra) Total Direct Energie
93 Boy Van Poppel (Ned) Roompot-Charles
94 Tom Scully (NZl) EF Education First
95 Owain Doull (GBr) Team Sky 0:23:37
96 Ryan Mullen (Irl) Trek-Segafredo
97 Kris Boeckmans (Bel) Vital Concept-B&B Hotels 0:23:43
98 Michael Hepburn (Aus) Mitchelton-Scott 0:24:12
99 Edoardo Affini (Ita) Mitchelton-Scott
100 Filippo Fortin (Ita) Cofidis Solutions Credits 0:27:17

Gilbert inserisce nel suo già ricco palmarès la "regina" delle classiche (foto Bettini)
PARIGI – ROUBAIX: I FAVORITI
aprile 12, 2019 by Redazione
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News
Domenica si corre la Parigi-Roubaix, la classica delle pietre giunta quest’anno alla 117a edizione. Ecco chi potrà farte bene nel 2019 sulle strade dell’Inferno del Nord.
25% – GREG VAN AVERMAET: Il faro della CCC Team ha da sempre un buon rapporto con la classica del pavé, la Parigi-Roubaix: vincitore nel 2017, è giunto terzo nel 2015 e altre due volte ha concluso nei primi cinque. In un’edizione dove un vero favorito principale non c’è, dove nessuno ha dato l’impressione di averne di più rispetto ai diretti rivali, l’esperienza e la voglia di vincere potranno fare molta differenza. Unica pecca, una squadra non all’altezza.
20% – PETER SAGAN: Il vincitore dell’anno scorso sui muri del Fiandre non è mai stato tra i primi e solo nel finale ha provato ad uscire fuori dall’anonimato. Finora deludente, solo la vittoria alla Roubaix potrà dar lustro alla prima parte di stagione ciclistica del tre volte campione del mondo. Al suo fianco i fedelissimi Daniel Oss e Maciej Bodnar cercheranno di dargli una mano per non far rimpiangere l’assenza forzata di Oscar Gatto.
15% – ALEXANDER KRISTOFF: Il norvegese zitto zitto ha vinto qualche settimana fa la Gand-Wevelgem ed è arrivato terzo al Giro delle Fiandre. Non parte mai coi favori dei pronostici, ma è sempre il solito osso duro da non prendere sotto gamba. In caso di arrivo in un gruppetto al velodromo di Roubaix il ciclista della UAE-Team Emirates diventerebbe uno dei favoriti principali.
10% – OLIVER NAESEN: Nonostante le non ottime condizioni di salute che lo hanno condizionato al Fiandre, il belga dell’Ag2r La Mondiale è riuscito ad arrivare settimo nella classica francese. Ora che le condizioni di salute di Naesen sono migliorate, fermarlo non sarà facile. Il team francese avrà alla partenza anche Silvan Dillier, secondo l’anno scorso, Alexis Gougeard e Stijn Vandenbergh: praticamente si presenterà al via come uno dei team più attrezzati.
10% – JOHN DEGENKOLB: Il tedesco, vincitore della Paris-Roubaix del 2015, ha dimostrato una discreta condizione fisica in questo avvio di stagione. Ha sfiorato la vittoria alla Gandt-Wevelgem mentre al Fiandre ha ceduto solo sul Paterberg. Come Kristoff, se resiste in un gruppetto fino al velodromo diventerebbe uno dei principali favoriti.
5% – WOUT VAN AERT: Rispetto al rivale storico Mathieu Van Der Poel, ha la possibilità di correre la Parigi-Roubaix e questa sarà la sua prima edizione. Se i big si controlleranno troppo, il belga è uno degli outsider che potrà beneficiarne.
5% – ZDENĚK ŠTYBAR: Il ceco ha deluso moltissimo alla “Ronde”, dove partiva coi favori dei pronostici. Alla Paris-Roubaix ha raccolto due secondi posti in passato, perciò sicuramente gli occhi dei rivali saranno puntati su di lui, lasciandogli poco spazio. Questo potrebbe favorire qualche altro suo compagno di squadra.
5% – YVES LAMPAERT: Il campione nazionale belga sembra essere il corridore più in forma della Deceuninck – Quick Step per quanto riguarda il pavé. Non è andato male alla “Ronde”, dove si è anche sacrificato per la squadra; alla Roubaix, corsa che si adatta meglio alle sue caratteristiche, dividerà i gradi di capitano con Štybar. Classe 1991, è in cerca della prima classica monumento della carriera; se la squadra lo supporterà a dovere, potrà giocarsi le sue carte nei chilometri finali.
1% – TIESJ BENOOT: In ottime condizioni fisiche (come l’altro suo compagno di squadra Jens Keukeleire), il belga ha tutte le carte in regola per puntare a vincere la Parigi-Roubaix: classe, talento, condizione fisica e gregari.
1% – SEP VANMARCKE: In passato sempre alle prese con un qualche imprevisto che lo ha messo fuori dai giochi, il buon Sep si è rivelato una pedina fondamentale per la EF Education First domenica scorsa al Giro delle Fiandre vinto dal compagno di squadra Alberto Bettiol. Se la sfortuna sarà solo un ricordo, escluderlo dalla lista dei favoriti potrebbe rivelarsi un errore gravissimo.
1% – MATTEO TRENTIN: Una doppietta italiana nelle classiche monumento del pavé sarebbe un risultato storico. Con l’assenza di Bettiol, le speranze tricolori sono riposte tutte in lui.
1% – NILLS POLITT: Il tedesco del Team Katusha Alpecin non ha l’esperienza dei big con cui si confronterà domenica, esperienza che gli potranno però trasmettere Jens Debusschere e Marco Haller. Da non sottovalutare.
1% – DYLAN VAN BAARLE: È il ciclista più in forma del Team Sky per quanto riguarda il pavé. Già capace di una top 5 quando era ancora in maglia Cannondale, l’olandese – soprattutto se uscirà una corsa segnata dalla pioggia (ma le previsioni meteo parlano di una giornata di sole), sarà uno dei ciclisti che potrà fa saltare il banco.
Luigi Giglio