PARIGI-ROUBAIX 2023: LE PAGELLE

aprile 10, 2023 by Redazione  
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Promossi e bocciati della Parigi-Roubaix 2023

Mathieu van der Poel: Dopo il secondo posto al Giro delle Fiandre vinto da Pogacar Van der Poel non voleva farsi sfuggire anche la Parigi-Roubaix. L’olandese ha corso con molta determinazione e coraggio, attaccando più volte per stanare gli avversari. Ha dimostrato di avere sul pavé un passo più veloce dei rivali e una fame degna del miglior predatore in natura, fame e talento un binomio vincente. Fortunato quando resta in piedi nello scontro con Degengkolb e nel trovare in Philipsen un compagno di squadra superlativo. Fortunato anche quando una foratura blocca Van Aert, una volta che i due si erano involati da soli verso il velodromo di Roubaix ma, come tutti sanno, la fortuna aiuta gli audaci e Van der Poel in audacia non è secondo a nessuno. Gli mancano la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia per completare il cerchio e vincere tutte le Classiche Monumento, difficile ma per lui non impossibile. VOTO 9,5

Jasper Philipsen: L’Alpecin-Deceuninck riesce a fare il botto grazie a Van der Poel e a Philipsen. Il corridore belga dimostra di essere molto più che un semplice velocista. Chiude in seconda posizione dopo aver lavorato a lungo per il capitano, tira il gruppetto quando c’è da tirare e rompe i cambi tra gli inseguitori quando deve mettere il bastone tra le ruote agli avversari. VOTO 9

Wout Van Aert: Sfortunato il belga. Oggi ha corso in maniera ineccepibile, sempre a ruota di Van der Poel, nascosto e poco appariscente, sino a quando decide di spaccare la corsa nel tratto in pavé del Carrefour de l’Arbre. Non riesce più a rientrare e conclude al terzo posto, ma la foratura odierna lo accompagnerà a lungo negli incubi notturni. VOTO 8

Mads Pedersen: Il danese corre da protagonista, sempre pronto a sfruttare le occasioni migliori per tentare il colpaccio. Alla Parigi-roubaix arriva scarico ma con tenacia rientra dopo essersi fatto trovare impreparato nella Foresta di Arenberg e chiude con un ottimo 4° posto. VOTO 7,5

Stefan Kung: Il corridore della Groupama-Fdj è un classicomane del Nord, tanti piazzamenti ma risultati pochi. Un quinto posto prevedibile all’inizio ma che non cambia certamente la carriera di un ciclista che potrebbe raccogliere molto di più. VOTO 7

Filippo Ganna: Il nostro Pippo corre alla pari coi mostri sacri del pavé, sempre nelle prime posizioni ma senza mai dar l’impressione di poter impensierire Van der Poel o Van Aert. Chiude al sesto posto con la speranza di poter far molto meglio in futuro. VOTO 6,5

John Degenkolb: Il tedesco corre come ai vecchi e gloriosi tempi finché una manovra azzardata lo mette fuori gioco sul Carrefour de l’Arbre. Lui che la Parigi-Roubaix l’ha vinta nel 2015 non si demoralizza e continua a lottare chiudendo al settimo posto. VOTO 6,5

Christophe Laporte: Il francese dopo i successi ottenuti in questa primavera si conferma anche oggi uno dei ciclisti più forti in questa fase della stagione. Lo ferma sul più bello la sfortuna con una foratura che lo taglia fuori nel momento più importante della corsa. Con lui e Van Aert davanti la corsa avrebbe preso un’altra piega. Chiuderà decimo nel tentativo invano di rientrare sul gruppetto Van der Poel. VOTO 6,5

Alexander Kristoff : Ancora una volta il norvegese corre da protagonista alla Roubaix vincendo la volata del gruppo. VOTO 6

Gianni Moscon: Arrivato a Parigi su richiesta della dirigenza, il corridore trentino che nel 2021 fu fermato solo dalla sfortuna, corre una gara anonima terminando lontano dai migliori. VOTO 5

Matteo Trentin: Senza Pogacar ha carta bianca per giocarsi le sue chance. Purtroppo non riesce a sfruttare l’occasione ed esce dalla lotta per la vittoria già nelle fasi centrali della corsa. VOTO 5

Luigi Giglio

VAN DER POEL RE DEL PAVE’. ALL’OLANDESE LA PARIGI-ROUBAIX 2023

aprile 9, 2023 by Redazione  
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Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck) doma lo storico pavè con lucidità, classe, potenza ed anche un po’ di fortuna, visto che Wout van Aert (Team Jumbo Visma), il suo peggior rivale, è fermato da una foratura sul più bello. La festa dell’Alpecin Deceuninck è completata dal secondo posto di Jasper Philipsen. Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) è il primo italiano all’arrivo

La Parigi-Roubaix si conferma ancora una volta corsa dura, imprevedibile e variegata, con un ritmo già elevato da subito, tant’è vero che la fuga di giornata vera e propria partiva dopo un’ottantina di km dalla partenza ad opera di Sjoerd Bax (UAE Team Emirates), Derek Gee (Team Israel Premier Tech), Jonas Koch (Team BORA Hansgrohe), Juri Hollmann (Team Movistar) e Nils Eekhoff (Team DSM). Il vantaggio dei cinque di testa non superava mai i 2 minuti anche perché il ritmo del gruppo inseguitore era sempre abbastanza elevato, con Team Jumbo Visma, Team Trek Segafredo, Team INEOS Grenadiers e Team Bahrain Victorious spesso davanti a tirare. Peter Sagan (Team TotalEnergies) se non tra i ciclisti più attesi, almeno tra quelli più acclamati, anche perché oggi disputava la sua ultima Parigi-Roubaix, era costretto al ritiro a causa di una caduta dopo 105 km. La Foresta d’Aremberg si rivelava lo spartuacque della corsa, con i fuggitivi che venivano ripresi proprio al suo interno e con una caduta nel gruppo inseguitore che metteva fuori due pezzi da novanta come Dylan van Baarle (Team Jumbo Visma) e Kasper Asgreen (Team Soudal Quick Step). In testa alla corsa, a circa 80 km dalla conclusione, si formava un gruppo in cui era presente il terzetto di capitani dell’Alpecin Deceuninck con Mathieu van der Poel, Gianni Vermeersch e Jasper Philipsen, gli ultimi due rientrati sul gruppo di testa che si era avvantaggiato sul resto dei ciclisti e che comprendeva anche Christophe Laporte e Wout van Aert (Team Jumbo Visma), Stefan Kung (Team Groupama FDJ), John Degenkolb (Team DSM), Laurenz Rex (Team Intermarchè Circus Wanty) e Max Walscheid (Team Cofidis). Insieme a Vermeersch e Philipsen, rientravano sul gruppo di testa anche Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo). Laporte doveva arrendersi a causa di una foratura, lasciando così il capitano Van Aert da solo. A circa 50 km dalla conclusione, dopo alcune accelerazioni di Van Aert e di Van der Poel nel settore di Mons-en-Pévèle, si staccavano dal gruppo di testa Rex, Walscheid e Vermeersch. A 20 km dalla conclusione era ormai chiaro che a giocarsi la vittoria sarebbero stati Kung, Pedersen, Van Aert, Van der Poel, Philipsen, Degenkolg, Ganna e Kung. Durante l’attraversamento del Carrefour de l’Arbre, tra i settori di pavè più sconnessi, una caduta tagliava fuori Degenkolb. Si avvantaggiavano per un attimo Van Aert e Van der Poel ma era l’olandese ad accelerare ed a guadagnare sia sul belga, rallentato anche da un problema meccanico che lo costringeva a cambiare bici, che sul resto del gruppo. Van der Poel era così autore di una cavalcata trionfale negli ultimi 20 km. Alle sue spalle Van Aert, ferito nell’animo ma non abbattutosi del tutto, dimostrava di avere comunque un’ottima gamba visto che le sue accelerazioni mettevano in croce Pedersen, Kung e Ganna. Soltanto Philipsen riusciva a stargli dietro. Van der Poel trionfava nel velodromo di Roubaix di fronte ad una folla festante mentre Philipsen si piazzava secondo a 46 secondi di ritardo battendo Van Aert nella volata per i gradini più bassi del podio. Pedersen era quarto a 50 secondi di ritardo, mentre chiudeva la top five Kung. Ganna, primo degli italiani, si piazzava in sesta posizione e confermava così di essere la speranza italiana per le Parigi-Roubaix che verranno. La stagione del pavè si chiude formalmente oggi, anche se la settimana entrante si disputerà la Freccia del Brabante, che porterà alle nuove corse sulle Ardenne che caratterizzeranno la seconda metà di Aprile e dove Van der Poel vorrà ancora stupire.

Antonio Scarfone

Mathieu van der Poel vince la Parigi-Roubaix 2023 (foto: Getty Images Sport)

Mathieu van der Poel vince la Parigi-Roubaix 2023 (foto: Getty Images Sport)

ROUBAIX E FRECCIA 2022: LE PAGELLE

Settimana intensa quella successiva alla Pasqua, con Roubaix e Freccia Vallone inserite in calendario nel volgere di pochi giorni. Ecco le pagelle delle due classiche del nord.

PARIGI-ROUBAIX

DYLAN VAN BAARLE: Il ciclista olandese vince una Parigi-Roubaix da autore, una corsa fatta di costanza, gambe e tanto cuore. Si lancia all’inseguimento dei fuggitivi e li riprende uno a uno per poi staccarli tutti vincendo con quasi due minuti di vantaggio sul secondo, un leone. Prima vittoria di prestigio per il corridore della Ineos più volte sottovalutato, soprattutto dal suo team. VOTO: 10

WOUT VAN AERT: Non doveva partecipare. Veniva da uno stop causa Covid e, nonostante tutto, facendo a pugni con la sfortuna in corsa arriva secondo alle spalle dell’ironman Van Baarle. VOTO: 9

STEFAN KUNG: Lo svizzero ha una costanza da far invidia ai più, ma non riesce a trovare lo spunto vincente per staccare i diretti concorrenti alla vittoria finale. Termina sul gradino più basso del podio un’ottima Parigi-Roubaix. VOTO: 8

MATEJ MOHORIC: Il corridore della Bahrein vuole vincere per Colbrelli e ci prova in tutti modi non risparmiandosi mai. Purtroppo per lui la sfortuna lo colpisce nel modo meno opportuno. VOTO: 7,5

TOM DEVRIENDT: Attaccando a più riprese nella fuga principale di giornata il trentenne belga sta in testa alla corsa per buona parte della gara. A trent’anni sfiora un podio da leggenda. VOTO: 7

YVES LAMPAERT: Prova a salvare la Campagna del Nord della QuickStep. Il belga cerca di anticipare i tempi attaccando da lontano sorprendendo tutti, ma la sua corsa si infrange urtando un tifoso a bordo strada. VOTO: 6,5

MATHIEU VAN DER POEL: Il motore c’è, ma quando corrono tutti contro di te non è facile smarcarsi a dovere e il buon Mathieu perde l’attimo giusto per entrare nell’azione decisiva. VOTO: 6

ANDREA PASQUALON: Al debutto alla Parigi-Roubaix il ciclista della Intermarché – Wanty termina al diciannovesimo posto, primo degli italiani. VOTO: 6

NILS POLITT: Il tedescone della Bora-Hansgrohe non si nasconde e prova ad entrare in azioni dalla media-lunga distanza, tentativi che non sono mai decisivi. VOTO: 5,5

KASPER ASGREEN: Uno dei favoriti si perde nel marasma di giornata e non riesce mai a tenere il ritmo dei migliori. VOTO: 5

FRECCIA VALLONE

DYLAN TEUNS: Prima vittoria stagionale per il belga della Bahrain-Victorious, una vittoria di testa e gambe in un finale dove i favoriti di giornata si marcavano a uomo sottovalutandolo. VOTO: 10

ALEJANDRO VALVERDE: Il murciano alla bellezza di quarantuno primavere sfiora l’incredibile impresa di vincera la sesta Freccia Vallone, la sua corsa preferita. Intramontabile. VOTO: 9,5

ALEKSANDR VLASOV: Il giovane corridore della Bora-Hansgrohe si muove con intelligenza nel finale, ma perde l’attimo decisivo non seguendo Teuns. VOTO: 7,5

DANIEL MARTINEZ: Ha tutta la Ineos Grenadiers dalla sua parte e cerca di ripagare la fiducia nel migliore dei modi chiudendo al quinto posto. VOTO: 7

CARLOS VERONA: Si mette in testa al grupetto nel finale per lancia il capitano Valverde sul muro di Huy, un’azione decisa che poteva far male a tutti. VOTO: 7

GERAINT THOMAS: Il gallese si mette a disposizione di Martinez con cuore e abnegazione. VOTO: 6,5

JULIAN ALAPHILIPPE: Il vincitore in carica non riesce a riconfermarsi nonostante un gregario di lusso come Evenepoel. Nel finale prova ad anticipare i rivali ma rimane impantanato. Alla fine raccoglie un quarto posto che di certo non lo gratifica. VOTO: 6

DOMENICO POZZOVIVO: Il lucano prova a inserirsi nella battaglia finale sul muro di Huy, ma le gambe non reggono il ritmo dei migliori. VOTO: 6

TADEJ POGACAR: Lo sloveno corre col freno a mano tirato, si nasconde in vista della Liegi-Bastogne-Liegi. VOTO: 6

MARC HIRSCHI: Lo svizzero aveva dato segnali di risveglio nelle ultime corse, segnali che non stati ripetuti alla Freccia Vallone. VOTO: 5

JONAS VINGEGAARD: Il corridore della Jumbo-Visma si arrende subito ed esce presto dalla contesa per la Freccia Vallone. VOTO: 5

Luigi Giglio

DYLAN VAN BAARLE CAVALCA SUL PAVE’. E’ SUA LA PARIGI ROUBAIX 2022

aprile 17, 2022 by Redazione  
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Sul mitico pavè della Parigi Roubaix tutti aspettano Mathieu Van Der Poel ma è un altro olandese a prendersi gli onori della cronaca. Dylan Van Baarle (Team INEOS) accelera nel settore di Camphin-en-Pévèle e se ne va tutto solo verso la gloria. Gli italiani più attesi corrono benino nella prima parte della corsa ma poi due forature mettono ko sia Filippo Ganna (Team INEOS) che Davide Ballerini (Team QUick Step Alpha Vinyl).

La Parigi Robaix 2022 torna finalmente ad essere disputata ad Aprile dopo gli anni travagliati dovuti alla pandemia del Covid19. Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) non potrà difendere la vittoria ottenuta lo scorso Ottobre per i noti motivi legati ai problemi cardiaci riscontrati durante la Parigi Nizza. L’Italia dovrà quindi trovare un altro jolly e affidarsi a nomi nuovi come Filippo Ganna, uno dei capitani dell’INEOS Grenadiers. Tra i grandi favoriti della vigilia Mathieu van der Poel (Team Alpecin Fenix) non si nasconde e punta al bersaglio grosso dopo il terzo posto del 2021. Il ciclista olandese avrà tutta la squadra per lui mentre tra le fila della Jumbo Visma non si può dire lo stesso per Wout van Aert che ritorna alle corse dopo 20 giorni passati tra covid e allenamenti in Spagna. Il belga sarebbe stato sicuramente tra i naturati favoriti sul pavè ma, stando alle voci che filtrano tra i più informati, dovrebbe svolgere un ruolo di supporto a Mike Teunissen e Christophe Laporte. Deciderà cominque la strada. Altri nomi da tenere in considerazione sono quelli di Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates). Ma molti altri ciclisti potranno certamente dire la loro. Sono 30 i tratti in pavè. Dopo la partenza da Compiegne e la prima caduta della corsa occorsa a Clement Davy (Team Groupama FDJ), il primo tentativo di fuga era portato da Mathias Norsgaard (Team Movistar) e Stanislaw Aniolkowski (Team Bingoal Pauwels) dopo una quindicina di km. La loro azione in testa alla corsa non era troppo decisa ed infatti il gruppo chiudeva su di loro nel giro di qualche km. Al km 22 ripartiva una coppia formata da Tom Scully (Team EF Education EasyPost) e Vito Braet (Team Sport Vlaanderen Baloise). Anche questa volta il gruppo reagiva ed annullava questo secondo tentativo d’attacco. Al km 32 ci provavano Owain Doull (Team EF Education EasyPost), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic) e Alexandr Riabushenko (Team Astana Qazaqstan). Questa volta il terzetto guadagnava sul gruppo 20 secondi nel giro di un paio di km. Le cose cambiavano quando il gruppo a causa del vento si spezzava in due tronconi. La prima parte formata da una settantina di ciclisti piombava sulla coppia di testa mentre un altro centinaio accusava un ritardo di un minuto quando erano trascorsi 55 km dalla partenza. A tirare in testa era il Team INEOS con Filippo Ganna molto attivo. A tirare il gruppo staccato era il team Alpecin Fenix il cui capitano Van Der Poel era rimasto staccato, così come Wout van Aert (Team Jumbo Visma). Della formazione olandese era rimasto staccato anche Christophe Laporte, altro uomo da tenere in forte considerazione. Oltre al team INEOS, in testa alla corsa tiravano anche Team EF Education EasyPost e Team Quick Step Alpha Vinyl. Oltre ai nomi già citati, nel gruppo dei ritardatari era presente anche Stefan Kung, capitano del Team Groupama FDJ. Prima di affrontare il primo settore in pavè, Troivilles a Inchy, una caduta nel gruppo inseguitore metteva ko Kasper Asgreen (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), dando così una bella mazzata alle aspettative della Danimarca. Iniziavano anche le forature e il primo nome caldo che ne subiva una era Filippo Ganna (Team INEOS). Il ciclista piemontese era costretto a mettere i piedi a teraa e farsi assistire dal cambio ruote, perdendo così tempo prezioso e facendosi riprendere dal primo gruppo degli inseguitori. Arrivava così la volta di Niki Terpstra (Team TotalEnergies) che si avvantaggiava sul drappello in testa alla corsa riuscendo a guadagnare una ventina di secondi tra Quievy a Saint Python e Saint Python. L’azione del vincitore della Parigi Roubaix del 2014 si interrompeva a 135 km dall’arrivo, quando veniva ripreso dal gruppo al suo inseguimento. Anche Jens Reynders (Team Sport Vlaanderen), uscito in avanscoperta e andato in testa alla corsa per qualche km, veniva rallentato da una foratura e costretto a rientrare, per così dire nei ranghi, a 117 km dall’arrivo. Poco prima dell’entrata nella Foresta di Aremberg si avvantaggiavano in cinque: Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Davide Ballerini (Team Quick Step Alpha Vinyl), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic), Tom Devriendt (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Casper Pedersen (Team DSM). Ballerini restava vittima di una foratura e diceva addio alle speranze italiane dopo che già Ganna si era dovuto arrendere in precedenza. Anche Pedersen si staccava dal drappello di testa in cui restavano soltanto Mohoric, Devriendt e Pichon. A 63 km dall’arrivo il terzetto di testa aveva 2 minuti di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Anche Pichon e Mohoric, in due momenti differenti, erano vittima di problemi meccanici che li costringevano a fermarsi. A 35 km dal termine Devriendt era da solo in testa alla corsa mentre a 25 secondi di ritardo inseguiva un gruppo formato da Pichon, Mohoric, Van der Poel, Van Aert, Dylan Van Baarle e Ben Turner (Team INEOS), Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) ed Adrien Petit (Team Intermarchè Wanty Gobert). Devriendt veniva ripreso da Mohoric e Lampaert a 28 km dall’arrivo. Van Baarle raggiungeva i tre di testa a 26 km dall’arrivo. Il quartetto di testa guadagnava sui diretti inseguitori. A 21 km dall’arrivo il loro vantaggio era di 28 secondi su un terzetto formato da Kung, Van Aert e Stuyven. A 20 km dall’arrivo proprio Stuyven era vittima di una foratura. Iniziaza così in quint’ultimo settore in pacè di Camphin-en-Pévèle. Van Baarle accelerava e cercavano di tenere lo scatenato olandese Lampaert e Mohoric mentre Devriendt sembrava più in difficoltà. L’azione di Van Baarle era ancora più incisiva nel successivo settore del carrefour de l’Arbre. A 13 km dall’arrivo l’olandese aveva una ventina di secondi di vantaggio su Mohoric e Lampaert mentre più staccato era un terzetto formato da Van Aert, Kung e Devriendt. Lampaert cadeva rovinosamente nel penultimo tratto in pavè per colpa di uno spettatore distratto che lo toccava provocandone la caduta. Mohoric veniva ripreso da Van Aert, Kung e Devriendt. Van Baarle andava a trionfare in solitaria nel velodromo di Roubaix mentre van Aert regolava il drappello degli inseguitori, che giungeva con 1 minuto e 47 secondi di ritardo. Terzo era stefan Kung (Team groupama FDJ) mentre chiudevano la top five Devriendt in quarta posizione e Mohoric in quinta posizione. La stagione del pavè finisce e già nella settimana entrante ci si sposterà sulle Ardenne dove vedremoi all’opera un’alta tipologia di ciclisti con Freccia vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.

Giuseppe Scarfone

Dylan Van Baarle vince la Parigi Roubaix 2022  Foto: Bas Czerwinski/Getty Images

Dylan Van Baarle vince la Parigi Roubaix 2022 Foto: Bas Czerwinski/Getty Images

NELL’INFERNO DEL NORD GILBERT FA IL DIAVOLO A QUATTRO

aprile 14, 2019 by Redazione  
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A 67 chilometri dall’arrivo, attacco decisivo del fuoriclasse belga che va a vincere un’altra classica monumento, 4 su 5 quelle da lui conquistate. Grande lavoro della Deceuninck – Quick Step. L’anno prossimo assalto alla Milano-Sanremo per entrare nella storia? Secondo un sorprendente Politt (Katusha-Alpecin).

Si è corsa oggi la centodiciasettesima edizione della Parigi-Roubaix, come da consuetudine nella seconda domenica di Aprile. La Classica delle Classiche, la corsa più dura, la più ambita. Non devono trarre in fallo i 257 chilometri pianeggianti, le vere asperità sono i 29 settori di pavé (identificati a ritroso coi numeri dal 29 all’1), che corrispondevano ad un totale di 54,5 km. È la “regina” delle corse del nord, nella quale i settori in pavé diventano il sogno ambito o l’incubo di ogni ciclista, dove polvere e fango si incontrano e scontrano a ridosso delle ”pietre”, dove ogni corridore può diventare leggenda e fregiarsi del titolo di dominatore dell”’Inferno del Nord”.

I PRIMI CHILOMETRI DI GARA

Il gruppo partiva in perfetto orario, alle 11:00, da Place du General de Gaulle a Compiègne, dove tra i ciclisti al via non c’era il colombiano Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), costretto al forfait da un attacco influenzale accusato nella notte. Non erano presenti alla partenza neanche due protagonisti del Giro delle Fiandre: Mathieu van der Poel (Corendon-Circus) e Alberto Bettiol (EF Education First). La squadra professional dell’olandese non era stata invitata dall’ASO, invece il ciclista italiano che domenica scorsa a sorpresa aveva trionfato al Giro delle Fiandre qualche giorno fa aveva annunciato che avrebbe saltato la classica del pavé per puntare alle Ardenne. Solo il tempo ci potrà dirci se il toscano abbia fatto la scelta giusta. Da segnalare tra i partenti, Joseph Areruya (Delko Marseille Provence), il primo ciclista ruandese a correre la Roubaix.

Il primo tratto di pavé, quello numero 29, era situato tra Troisvilles e Inchy, a 97,5 km dal via. Nei precedenti chilometri d’asfalto non mancavano comunque gli attacchi da parte di vari corridori. Molta attiva era l’Astana, ma sia Dmitriy Gruzdev, sia Magnus Cort Nielsen non riuscivano ad eludere il controllo del gruppo. Ce l’avrebbero fatta, qualche chilometro più tardi Jurgen Roelandts (Movistar), Casper Pedersen (Sunweb) e Mads Würtz Schmidt (Katusha-Alpecin). Il terzetto sarebbe stato raggiunto una decina di chilometri più tardi e, una volta riassorbiti questi attaccanti, si assisteva al tentativo di un altro gruppo di corridori, questa volta molto più numeroso. In testa alla corsa si formava così un plotoncino di ben 23 ciclisti, formato dal talentuoso Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale), da Yves Lampaert (Deceuninck Quick-Step), uno dei favoriti di giornata, dagli italiani Matteo Trentin (Mitchelton-Scott) e Davide Ballerini (Astana), da Jorge Arcas (Movistar Team), Michael Schär (CCC Team), Damien Gaudin e Adrien Petit (Direct Énergie), Frederik Backaert (Wanty-Gobert Cycling Team), Kris Boeckmans (Vital Concept-B&B Hotels), Bert Van Lerberghe (Cofidis), Frederik Frison (Lotto Soudal), Michaël Van Staeyen (Roompot-Charles), Pascal Eenkhoorn (Jumbo-Visma), Reinardt Janse van Rensburg (Dimension Data), Nils Politt e Marco Haller (Katusha-Alpecin), Tim Declercq (Deceuninck -Quick Step), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Matti Breschel (EF Education First), Edward Theuns (Trek-Segafredo), Kamil Gradek (CCC Team) e Maciej Bodnar (Bora-Hansgrohe). Ballerini, alla prima partecipazione alla Roubaix, era riuscito a centrare la fuga principale di giornata e lo stesso era ben presente e attento nei primi tratti di pavé. La corsa, a ritmi elevati, affrontava il tratto di pietre numero 28, quello da Briastre a Viesly, da quest’anno intitolato a Michael Goolaerts, il ventitreenne belga che lo scorso anno morì dopo un attacco cardiaco che lo colpì mentre percorreva questo tratto. Trentin, uno dei ciclisti più attivi nel gruppetto in fuga, memore di un ”Fiandre” negativo, cercava di dar fondo a tutte le sue energie, ma la sfortuna voleva che una foratura lo fermasse sul tratto numero 27, da Viesly a Quiévy, mentre il gruppo inseguitore – che viaggiava con un ritardo di 50 secondi – era pilotato dagli uomini della Bahrein-Merida. Il team asiatico, che oggi aveva le sue punte nei giovani talentuosi Matej Mohorič e Iván García, riusciva a ricompattare il gruppo prima del settore di pavé numero 23 che da Verchain-Maugré portava a Quérénaing.

Foratura e cadute, come prevedibili, erano protagoniste nel gruppo negli attraversamenti dei tratti di ”pietra”. Molte erano le vittime, tra le quali Daniel Oss (Bora-Hansgrohe), Taco van der Hoorn (Jumbo Visma) e Iljo Keisse (Deceuninck – Quick-Step), caduti e costretti a ricevere le visite del medico di gara. Le scivolate, complici le strade strette, spezzavano il gruppo in due tronconi e nella seconda parte finivano colpevolmente alcuni dei favoriti principali di giornata come Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), Alexander Kristoff (UAE Team Emirates) e Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale). Mentre Kristoff sembrava avere una pedala stanca, segno di non avere più la forma eccelsa delle ultime settimane, Naesen e Sagan facevano lavorare i propri gregari per rientrare nella prima parte del gruppo. L’inseguimento darà i suoi frutti solo al chilometro 158, prima dell’imbocco del tratto in pavé numero 20, mentre il norvegese Kristoff non riuscirà nemmeno a tenere le ruote degli inseguitori: per lui i sogni di gloria sono già finiti.

L’INFERNO DEL NORD

Il gruppo marciava spedito ad alta velocità verso il chilometro 164,5, che segnava l’ingresso nella mitica e suggestiva ”Foresta di Arenberg”. Il tratto in pavé numero 19, il più difficile, uno dei pochi tratti ad avere cinque stelle di difficoltà: la Trouée d’Arenberg, 2,3 chilometri di pura adrenalina corsi in una foresta simbolo di una corsa secolare. In testa al gruppo facevano capolino Greg Van Avermaet (CCC Team) e John Degenkolb (Trek-Segafredo), mostrando un’energia e una voglia di sacrificio che non avevano mostrato la scorsa domenica nelle Fiandre; purtroppo per loro le energie necessarie gli verranno a mancare nell’azione decisiva di giornata. Nel mezzo della foresta attaccava il passistone belga dell’Ag2R La Mondiale Stjin Vandenbergh, il cui tentativo veniva vanificato proprio al momento del ritorno della corsa sull’asfalto. Nella pancia del gruppo finivano nel prato Sagan e Wout Van Aert (Jumbo Visma), che riuscivano a rientrare anche se poi l’olandese era costretto prima a perdere nuovamente terreno a causa di un problema al cambio e poi a cambiare bici prendendo quella del compagno di squadra Pascal Eenkhoorn, che si era fermato ad aspettarlo. Nemmeno una scivolata sull’asfalto lo frenava da un inseguimento che si sarebbe concluso al km 187: davvero una bella dimostrazione di grinta e di tenacia per l’asso del ciclocross belga, oggi indubbiamente uno dei corridori più sfortunati.

Il gruppo allungato entrava nel 14° settore di pavé, da Beuvry a Orchies, e quando mancavano poco più di 65 km all’arrivo attaccava Wesley Kreder della Wanty-Gobert. Il tentativo del ciclista olandese era il preludio da una delle azioni più belle di giornata, nata in un momento d’indecisione in testa al gruppo. Di questa situazione ne approfittavano Philippe Gilbert (Deceuninck – Quick Step) e Nils Politt (Katusha-Alpecin) che attaccavano e pochi metri dopo erano raggiunti da Rudy Selig (Bora-Hansgrohe), gregario di Peter Sagan che non si lasciava sorprendere e con buona lena si lanciava all’inseguimento dei due. Il terzetto rientrava su Kreder e poi lo lasciava sul posto lanciandosi nuovamente all’attacco. Gilbert, un campione che non ha bisogno di presentazioni, e Politt, giovane corridore tedesco che si era ben comportato all’ultimo Giro delle Fiandre, collaboravano intelligentemente, mentre Selig se ne stava sempre a ruota per ordini di scuderia. Degenkolb, in ombra, non riusciva nemmeno a tenere le ruote del compagno di squadra Jasper Stuyven, mentre Van Avermaet, in questo 2019 sembrerebbe aver perso ormai quel fiuto tattico che lo aveva aiutato molto nelle ultime stagioni. Chi, invece, nonostante le sfortune di giornata non aveva perso lucidità era Peter Sagan. Lo slovacco, che aveva perso anche Marcus Burghardt a causa di una caduta, a dispetto delle varie difficoltà accusate forzava nel gruppo inseguitore, precisamente nel tratto di pavé da Auchy a Bersée, a 50 chilometri dalla linea d’arrivo. Riuscivano a tenergli testa solo Van Aert, Lampaert, Christophe Laporte (Cofidis), Marc Sarreau (Groupama-Fdj) e Sep Vanmercke (EF Education First) che, a causa di un precedente guaio meccanico, era costretto a correre con la bici del compagno di squadra Sebastian Langeveld. Qualche chilometro più avanti, il gruppo Sagan trovava sulla propria strada Selig, il quale si era sganciato dal duo Gilbert-Politt per dare una mano al proprio capitano. Raggiunto il duo in testa, Selig si rialzava mentre Gilbert cercava ancora di attaccare. Laporte e Sarreau non riuscivano a tenere le ruote del campione belga, che veniva raggiunto dagli altri ciclisti del gruppetto: in testa alla corsa si era così formato un sestetto di tutto rispetto composto dai grossi nomi di Gilbert, Sagan, Lampaert, Politt, Van Aert e Vanmarcke. La corazzata Deceuninck – Quick-Step aveva due uomini di primissimo piano nel gruppo di testa mentre ad inseguirli a 35” c’era da solo il sorprendente Ballerini, che alla sua prima Parigi-Roubaix si stava dimostrando un degno erede del suo compianto omonimo Franco Ballerini. A 50 secondi era segnalato il gruppo, nel quale i vari team impegnati nell’inseguimento non riuscivano a collaborare. La Lotto-Soudal si era sciolta come neve al sole dopo l’incidente di Tiesj Benoot, finito contro il lunotto dell’ammiraglia del Team Jumbo-Visma, l’Astana si era nascosta mestamente nel mezzo del gruppo dopo un avvio di gara frizzante mentre la Trek-Segafredo non aveva più le forze per tentare un concreto inseguimento. Solo il CCC Team provava qualcosa, ma inutilmente, mentre alle sue spalle se ne stavano sornioni Florian Sénéchal e Zdeněk Štybar, gregari di giornata di una Deceuninck – Quick Step che ancora una volta metteva in evidenza il suo strapotere nelle Classiche del Nord. La giornata era, invece, molto negativa per la Sky, a cominciare da Gianni Moscon per finire con Luke Rowe passando per Dylan Van Baarle, primo del team britannico a tagliare il traguardo, 21° a 1′40” dal vincitore (le altre due punte Sky termineranno la Roubaix molto più indietro, col trentino davvero lontano dalla forma fisica migliore).

GLI ULTIMI CHILOMETRI

Lampaert si sacrificava con decisione per il proprio capitano Gilbert, permettendo così ai sei di testa di allungare ulteriormente sul gruppo, dal quale cercava inutilmente di evadere Van Avermaet. Chilomentro dopo chilometro, sfruttando anche la poca collaborazione nel gruppo, i sei all’attacco riuscivano a superare il minuto di vantaggio. Gilbert attaccava nuovamente in prossimità del sesto tratto di pavé, quello da Bourghelles a Wannehain. Sagan e Politt gli restavano a ruota, mentre Vanmarcke e un grande Lampaert li avrebbero raggiunti qualche metro più tardi. L’unica vittima era Van Aert. Sul pavé del Carrefour de l’Arbre un fenomenale Lampaert dettava ancora il ritmo nel gruppetto in testa alla corsa. Il campione nazionale belga in carica dimostrava ancora una volta tutto il suo valore facendo aumentare ancora il vantaggio sul gruppo Sul Carrefour Gilbert riprovava a staccare tutti, ma Sagan gli rispondeva colpo su colpo.

A 13 km dalla linea d’arrivo il sorprendente Politt attaccava in contropiede senza nessun timore reverenziale, soprendendo tutti tranne l’esperto Gilbert. I due in testa allungavano transitavano sotto l’arco dei 10 km al traguardo con 22” di vantaggio su Sagan, Vanmarcke e Lampaert. Il corridore della EF Education First era costretto a rallentare a causa di un problema al pedale e, mentre Lampaert – giustamente – non collaborava, Sagan si ritrovava da solo ad inseguire. Passati senza pericoli gli ultimi tratti di pavé Gilbert e Politt, collaborando intelligentemente, giungevano sotto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro. Dietro di loro, a 25”, Lampaert notava un calo di energie di Sagan e lo staccava abilmente, involandosi da solo verso il gradino più basso del podio. Entrati nel velodromo si giocavano la vittoria nella Classica del Pavé Philippe Gilbert – 36 anni, esperto corridore belga con un curriculum di tutto rispetto, nel quale spiccano un Mondiale, due Giri di Lombardia, una Liegi-Bastone-Liegi, un Giro delle Fiandre e quattro Amstel Gold Race – e il giovane e promettente Nils Politt, curriculum molto più leggero ma dal sicuro avvenire. Entrati nel velodromo i due si studiavano a vicenda e, suonata la campana dell’ultimo giro, si scrutavano negli occhi finché il campione della Deceuninck – Quick Step, sfruttando tutta la sua esperienza, si lanciava nello sprint decisivo sorprendendo il giovane rivale. Gilbert riusciva così a mettere in bacheca un’altra classica monumento e ora gli manca solamente la Milano-Sanremo per raggiungere il record di Eddy Merckx, unico vincente in tutte e 5 le “Classiche” per eccellenza. Dopo 13″ si piazzava Lampaert, forse l’unico in grado oggi di poter battere Gilbert. Quarto, dopo aver cambiato bici, era Sep Vanmarcke, che riusciva ad anticipare un esausto Peter Sagan. Sénéchal e Štybar, rispettivamente sesto e ottavo, rimarcavano ancora la netta supremazia della Deceunick, la quale aveva piazzato ben quattro ciclisti nella top ten della Roubaix. Primo degli italiani era un generosissimo Davide Ballerini, 31° a 4′25”.

Luigi Giglio

ORDINE D’ARRIVO

1 Philippe Gilbert (Bel) Deceuninck-QuickStep 5:58:02
2 Nils Politt (Ger) Team Katusha-Alpecin
3 Yves Lampaert (Bel) Deceuninck-QuickStep 0:00:13
4 Sep Vanmarcke (Bel) EF Education First 0:00:40
5 Peter Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 0:00:42
6 Florian Senechal (Fra) Deceuninck-QuickStep 0:00:47
7 Mike Teunissen (Ned) Team Jumbo-Visma
8 Zdenek Štybar (Cze) Deceuninck-QuickStep
9 Evaldas Siskevicius (Ltu) Delko Marseille Provence
10 Sebastian Langeveld (Ned) EF Education First
11 Stefan Küng (Swi) Groupama-FDJ
12 Greg Van Avermaet (Bel) CCC Team
13 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
14 Heinrich Haussler (Aus) Bahrain-Merida 0:01:24
15 Adrien Petit (Fra) Total Direct Energie 0:01:25
16 Marco Haller (Aut) Team Katusha-Alpecin 0:01:36
17 Arnaud Demare (Fra) Groupama-FDJ
18 Anthony Turgis (Fra) Total Direct Energie
19 Hugo Hofstetter (Fra) Cofidis Solutions Credits
20 Bert De Backer (Bel) Vital Concept-B&B Hotels
21 Dylan Van Baarle (Ned) Team Sky 0:01:40
22 Wout Van Aert (Bel) Team Jumbo-Visma 0:01:42
23 Stijn Vandenbergh (Bel) AG2R La Mondiale 0:02:14
24 Marcus Burghardt (Ger) Bora-Hansgrohe
25 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:02:36
26 Frederik Backaert (Bel) Wanty-Groupe Gobert
27 Jasper Stuyven (Bel) Trek-Segafredo 0:02:38
28 John Degenkolb (Ger) Trek-Segafredo 0:03:00
29 Jens Keukeleire (Bel) Lotto Soudal 0:03:06
30 Kristijan Koren (Slo) Bahrain-Merida 0:03:39
31 Davide Ballerini (Ita) Astana Pro Team 0:04:25
32 Luke Rowe (GBr) Team Sky
33 Christophe Laporte (Fra) Cofidis Solutions Credits 0:07:06
34 Mads Schmidt Würtz (Den) Team Katusha-Alpecin 0:08:14
35 Marc Sarreau (Fra) Groupama-FDJ 0:09:09
36 Nico Denz (Ger) AG2R La Mondiale 0:09:11
37 Tom Devriendt (Bel) Wanty-Groupe Gobert
38 Wesley Kreder (Ned) Wanty-Groupe Gobert
39 Rüdiger Selig (Ger) Bora-Hansgrohe 0:10:19
40 Maarten Wynants (Bel) Team Jumbo-Visma
41 Ivan Garcia Cortina (Spa) Bahrain-Merida
42 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) CCC Team 0:10:20
43 Matteo Trentin (Ita) Mitchelton-Scott
44 Nikias Arndt (Ger) Team Sunweb 0:11:51
45 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data
46 Clément Russo (Fra) Team Arkea-Samsic
47 Nathan Van Hooydonck (Bel) CCC Team
48 Damien Touze (Fra) Cofidis Solutions Credits
49 Koen De Kort (Ned) Trek-Segafredo
50 Kasper Asgreen (Den) Deceuninck-QuickStep
51 Mads Pedersen (Den) Trek-Segafredo
52 Timothy Dupont (Bel) Wanty-Groupe Gobert
53 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Hansgrohe
54 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis Solutions Credits
55 Edward Theuns (Bel) Trek-Segafredo
56 Alexander Kristoff (Nor) UAE Team Emirates 0:14:15
57 Silvan Dillier (Swi) AG2R La Mondiale
58 Reto Hollenstein (Swi) Team Katusha-Alpecin
59 Boris Vallee (Bel) Wanty-Groupe Gobert 0:14:18
60 Matti Breschel (Den) EF Education First 0:15:47
61 Reinardt Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
62 Cees Bol (Ned) Team Sunweb
63 Pascal Eenkhoorn (Ned) Team Jumbo-Visma
64 Julien Duval (Fra) AG2R La Mondiale
65 Olivier Le Gac (Fra) Groupama-FDJ
66 Bernhard Eisel (Aut) Dimension Data
67 Jimmy Turgis (Fra) Vital Concept-B&B Hotels
68 Dorian Godon (Fra) AG2R La Mondiale
69 Robert Stannard (Aus) Mitchelton-Scott
70 Matej Mohoric (Slo) Bahrain-Merida
71 Julien Trarieux (Fra) Delko Marseille Provence
72 Jérémy Lecroq (Fra) Vital Concept-B&B Hotels
73 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
74 Lars Boom (Ned) Roompot-Charles
75 Roy Curvers (Ned) Team Sunweb
76 Mitchell Docker (Aus) EF Education First
77 Lukasz Wisniowski (Pol) CCC Team 0:15:51
78 Hugo Houle (Can) Astana Pro Team
79 Stan Dewulf (Bel) Lotto Soudal
80 Michael Schär (Swi) CCC Team
81 Ignatas Konovalovas (Ltu) Groupama-FDJ
82 Ian Stannard (GBr) Team Sky
83 Benoit Jarrier (Fra) Team Arkea-Samsic
84 Gianni Moscon (Ita) Team Sky
85 Rick Zabel (Ger) Team Katusha-Alpecin 0:20:25
86 Julien Vermote (Bel) Dimension Data 0:23:26
87 Jan Tratnik (Slo) Bahrain-Merida
88 Franck Bonnamour (Fra) Team Arkea-Samsic
89 Timo Roosen (Ned) Team Jumbo-Visma
90 Corentin Ermenault (Fra) Vital Concept-B&B Hotels
91 Lars Bak Ytting (Den) Dimension Data
92 Alexandre Pichot (Fra) Total Direct Energie
93 Boy Van Poppel (Ned) Roompot-Charles
94 Tom Scully (NZl) EF Education First
95 Owain Doull (GBr) Team Sky 0:23:37
96 Ryan Mullen (Irl) Trek-Segafredo
97 Kris Boeckmans (Bel) Vital Concept-B&B Hotels 0:23:43
98 Michael Hepburn (Aus) Mitchelton-Scott 0:24:12
99 Edoardo Affini (Ita) Mitchelton-Scott
100 Filippo Fortin (Ita) Cofidis Solutions Credits 0:27:17

Gilbert inserisce nel suo già ricco palmarès la regina delle classiche (foto Bettini)

Gilbert inserisce nel suo già ricco palmarès la "regina" delle classiche (foto Bettini)

PARIGI – ROUBAIX: I FAVORITI

aprile 12, 2019 by Redazione  
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News

Domenica si corre la Parigi-Roubaix, la classica delle pietre giunta quest’anno alla 117a edizione. Ecco chi potrà farte bene nel 2019 sulle strade dell’Inferno del Nord.

25% – GREG VAN AVERMAET: Il faro della CCC Team ha da sempre un buon rapporto con la classica del pavé, la Parigi-Roubaix: vincitore nel 2017, è giunto terzo nel 2015 e altre due volte ha concluso nei primi cinque. In un’edizione dove un vero favorito principale non c’è, dove nessuno ha dato l’impressione di averne di più rispetto ai diretti rivali, l’esperienza e la voglia di vincere potranno fare molta differenza. Unica pecca, una squadra non all’altezza.

20% – PETER SAGAN: Il vincitore dell’anno scorso sui muri del Fiandre non è mai stato tra i primi e solo nel finale ha provato ad uscire fuori dall’anonimato. Finora deludente, solo la vittoria alla Roubaix potrà dar lustro alla prima parte di stagione ciclistica del tre volte campione del mondo. Al suo fianco i fedelissimi Daniel Oss e Maciej Bodnar cercheranno di dargli una mano per non far rimpiangere l’assenza forzata di Oscar Gatto.

15% – ALEXANDER KRISTOFF: Il norvegese zitto zitto ha vinto qualche settimana fa la Gand-Wevelgem ed è arrivato terzo al Giro delle Fiandre. Non parte mai coi favori dei pronostici, ma è sempre il solito osso duro da non prendere sotto gamba. In caso di arrivo in un gruppetto al velodromo di Roubaix il ciclista della UAE-Team Emirates diventerebbe uno dei favoriti principali.

10% – OLIVER NAESEN: Nonostante le non ottime condizioni di salute che lo hanno condizionato al Fiandre, il belga dell’Ag2r La Mondiale è riuscito ad arrivare settimo nella classica francese. Ora che le condizioni di salute di Naesen sono migliorate, fermarlo non sarà facile. Il team francese avrà alla partenza anche Silvan Dillier, secondo l’anno scorso, Alexis Gougeard e Stijn Vandenbergh: praticamente si presenterà al via come uno dei team più attrezzati.

10% – JOHN DEGENKOLB: Il tedesco, vincitore della Paris-Roubaix del 2015, ha dimostrato una discreta condizione fisica in questo avvio di stagione. Ha sfiorato la vittoria alla Gandt-Wevelgem mentre al Fiandre ha ceduto solo sul Paterberg. Come Kristoff, se resiste in un gruppetto fino al velodromo diventerebbe uno dei principali favoriti.

5% – WOUT VAN AERT: Rispetto al rivale storico Mathieu Van Der Poel, ha la possibilità di correre la Parigi-Roubaix e questa sarà la sua prima edizione. Se i big si controlleranno troppo, il belga è uno degli outsider che potrà beneficiarne.

5% – ZDENĚK ŠTYBAR: Il ceco ha deluso moltissimo alla “Ronde”, dove partiva coi favori dei pronostici. Alla Paris-Roubaix ha raccolto due secondi posti in passato, perciò sicuramente gli occhi dei rivali saranno puntati su di lui, lasciandogli poco spazio. Questo potrebbe favorire qualche altro suo compagno di squadra.

5% – YVES LAMPAERT: Il campione nazionale belga sembra essere il corridore più in forma della Deceuninck – Quick Step per quanto riguarda il pavé. Non è andato male alla “Ronde”, dove si è anche sacrificato per la squadra; alla Roubaix, corsa che si adatta meglio alle sue caratteristiche, dividerà i gradi di capitano con Štybar. Classe 1991, è in cerca della prima classica monumento della carriera; se la squadra lo supporterà a dovere, potrà giocarsi le sue carte nei chilometri finali.

1% – TIESJ BENOOT: In ottime condizioni fisiche (come l’altro suo compagno di squadra Jens Keukeleire), il belga ha tutte le carte in regola per puntare a vincere la Parigi-Roubaix: classe, talento, condizione fisica e gregari.

1% – SEP VANMARCKE: In passato sempre alle prese con un qualche imprevisto che lo ha messo fuori dai giochi, il buon Sep si è rivelato una pedina fondamentale per la EF Education First domenica scorsa al Giro delle Fiandre vinto dal compagno di squadra Alberto Bettiol. Se la sfortuna sarà solo un ricordo, escluderlo dalla lista dei favoriti potrebbe rivelarsi un errore gravissimo.

1% – MATTEO TRENTIN: Una doppietta italiana nelle classiche monumento del pavé sarebbe un risultato storico. Con l’assenza di Bettiol, le speranze tricolori sono riposte tutte in lui.

1% – NILLS POLITT: Il tedesco del Team Katusha Alpecin non ha l’esperienza dei big con cui si confronterà domenica, esperienza che gli potranno però trasmettere Jens Debusschere e Marco Haller. Da non sottovalutare.

1% – DYLAN VAN BAARLE: È il ciclista più in forma del Team Sky per quanto riguarda il pavé. Già capace di una top 5 quando era ancora in maglia Cannondale, l’olandese – soprattutto se uscirà una corsa segnata dalla pioggia (ma le previsioni meteo parlano di una giornata di sole), sarà uno dei ciclisti che potrà fa saltare il banco.

Luigi Giglio

ROUBAIX, FINALMENTE SAGAN

aprile 8, 2018 by Redazione  
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News

Il campione del mondo conquista la regina delle classiche con un attacco a 55 km dal traguardo. Lo accompagna fino al traguardo Silvan Dillier, in fuga sin dal mattino, che si arrende solo allo sprint. Completa il podio Niki Terpstra, sorpreso dall’azione decisiva. Lontani gli italiani.

Al settimo tentativo, Peter Sagan ha coronato l’inseguimento alla Parigi-Roubaix. E lo ha fatto da fuoriclasse: con un’azione solitaria nata a 55 km dal traguardo, che ha colto di sorpresa, in un tratto in asfalto, tutti gli altri favoriti. Sulla via di Roubaix, lo slovacco ha trovato Sven Erik Bystrøm, Jelle Wallays e Silvan Dillier, superstiti di una fuga che comprendeva in origine anche Marc Soler, Ludovic Robeet, Jimmy Duquennoy, Geoffrey Soupe, Gatis Smukulis e Jay Robert Thompson. E con grande sapienza tattica, Sagan ha fatto il possibile per tenere con sé gli ex battistrada, sempre generosi nella loro collaborazione: Wallays e Bystrøm sono stati costretti alla resa prima di giungere al Carrefour de l’Arbre, ma uno stoico Dillier è riuscito a rimanere agganciato fino al velodromo. Il campione nazionale svizzero si è piegato soltanto allo sprint, cogliendo la piazza d’onore alla seconda partecipazione alla Roubaix, dopo il ritiro di quattro anni fa.
L’attacco decisivo è nato quando la corsa si era già accesa da circa 35 km. Già nella Foresta di Arenberg, ai -90 dall’arrivo, Philippe Gilbert aveva portato il primo attacco eccellente, quando era uscito dal gruppo per rintuzzare l’offensiva di Mike Teunissen. Tra i big, Matteo Trentin era già stato messo fuori causa da una caduta, mentre Oliver Naesen, Dylan Van Baarle, Alexander Kristoff e Greg Van Avermaet erano già stati costretti a recuperare dopo un incidente che aveva spezzato il gruppo.
L’attacco di Gilbert e Teunissen, raggiunti in un secondo momento da Nils Politt e da Jean-Pierre Drucker, è durato circa 15 km. Appena Bora-Hansgrohe, Team Sky e Trek-Segafredo hanno neutralizzato l’azione del belga, la Quick-Step Floors ha spedito in avanscoperta la sua seconda punta, Zdenek Stybar. Nessuno, però, ha creduto nell’azione del ceco, che si è così ritrovato al vento per 15 km, senza riuscire a guadagnare più di mezzo minuto, prima di arrendersi.
Con una ventina di corridori soltanto al comando, e nessuna formazione con uomini a sufficienza per controllare la corsa, il nuovo ricompattamento ha aperto una fase di incertezza. Il primo a provare ad approfittarne è stato Greg Van Avermaet, che a due riprese ha tentato di avvantaggiarsi, ma ha trovato in entrambi i casi l’opposizione di Terpstra. Nessuno, invece, ha avuto la prontezza di chiudere quando è partito Sagan.
Solo quando il campione del mondo, in un primo tempo sorpreso di avere staccato tutti, aveva già guadagnato una trentina di secondi, Jesper Stuyven e Wout Van Aert hanno contrattaccato, ma non sono riusciti a portare il distacco al di sotto dei 15 secondi. Nel tratto di Mons-en-Pévèle, Terpstra, il più brillante tra gli inseguitori, si è lanciato all’inseguimento, quando il distacco dallo slovacco era però ormai salito a 50’’.
L’olandese si è riportato su Stuyven e Van Aert e ha portato con sé Sep Vanmarcke, Van Avermaet e Taylor Phinney. Nemmeno la superiorità numerica, però, è bastata a colmare un gap che si è anzi dilatato progressivamente fino a un minuto e mezzo.
Sagan ha dato l’impressione di non forzare troppo per liberarsi della compagnia di Dillier, mentre Terpstra ha tentato un ormai impossibile inseguimento solitario. Nel velodromo, l’iridato non ha avuto difficoltà a regolare lo svizzero, mentre il fresco trionfatore del Giro delle Fiandre si è dovuto accontentare di completare il podio, staccato di 57’’. Un risultato utile a salvare il bilancio della corazzata Quick-Step, che ha forse però giocato in maniera discutibile le sue tre pedine migliori. Van Avermaet ha regolato Stuyven e Vanmarcke nella volata per la quarta piazza, a 1’34’’. Politt, tedesco classe 1994, ha chiuso settimo, davanti a un redivivo Phinney, a Stybar e a Jens Debusschere.
A sorpresa, il migliore degli italiani è stato Marco Marcato, 18esimo a 3’07’’. 40esimo un Daniel Oss parso meno brillante dello scorso anno, che festeggia però per la seconda edizione consecutiva un successo del suo capitano. 41esimo Gianni Moscon, mai nel vivo della gara.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 Peter Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 5:54:06
2 Silvan Dillier (Swi) AG2R La Mondiale
3 Niki Terpstra (Ned) Quick-Step Floors 0:00:57
4 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team 0:01:34
5 Jasper Stuyven (Bel) Trek-Segafredo
6 Sep Vanmarcke (Bel) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
7 Nils Politt (Ger) Katusha-Alpecin 0:02:31
8 Taylor Phinney (USA) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
9 Zdenek Stybar (Cze) Quick-Step Floors
10 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal
11 Mike Teunissen (Ned) Team Sunweb
12 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
13 Wout Van Aert (Bel) Veranda’s Willems Crelan
14 Jelle Wallays (Bel) Lotto Soudal 0:02:37
15 Philippe Gilbert (Bel) Quick-Step Floors 0:03:07
16 Amund Grøndahl Jansen (Nor) LottoNL-Jumbo
17 John Degenkolb (Ger) Trek-Segafredo
18 Marco Marcato (Ita) UAE Team Emirates
19 Dylan van Baarle (Ned) Team Sky
20 Heinrich Haussler (Aus) Bahrain-Merida
21 Bert De Backer (Bel) Vital Concept Club 0:03:48
22 Mathew Hayman (Aus) Mitchelton-Scott
23 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
24 Edward Theuns (Bel) Team Sunweb 0:04:23
25 Marcus Burghardt (Ger) Bora-Hansgrohe
26 Marc Sarreau (Fra) FDJ
27 Sven Erik Bystrøm (Nor) UAE Team Emirates
28 Yves Lampaert (Bel) Quick-Step Floors
29 Nikolas Maes (Bel) Lotto Soudal
30 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
31 Koen de Kort (Ned) Trek-Segafredo
32 Stijn Vandenbergh (Bel) AG2R La Mondiale 0:07:10
33 Truls Korsaeth (Nor) Astana Pro Team
34 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data
35 Matti Breschel (Den) EF Education First-Drapac p/b Cannondale 0:07:40
36 Maarten Wynants (Bel) LottoNL-Jumbo
37 Frederik Frison (Bel) Lotto Soudal
38 Lars Bak (Den) Lotto Soudal
39 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal 0:07:45
40 Daniel Oss (Ita) Bora-Hansgrohe 0:07:50
41 Gianni Moscon (Ita) Team Sky
42 Tanguy Turgis (Fra) Vital Concept Club 0:12:15
43 Jimmy Turgis (Fra) Cofidis, Solutions Credits
44 Dylan Groenewegen (Ned) LottoNL-Jumbo 0:12:54
45 Rick Zabel (Ger) Katusha-Alpecin
46 Adrien Petit (Fra) Direct Energie
47 Jenthe Biermans (Bel) Katusha-Alpecin
48 Boy van Poppel (Ned) Trek-Segafredo
49 Owain Doull (GBr) Team Sky
50 Iljo Keisse (Bel) Quick-Step Floors
51 Michael Schär (Swi) BMC Racing Team
52 Maximilian Richard Walscheid (Ger) Team Sunweb
53 Julien Morice (Fra) Vital Concept Club
54 Jay Thomson (RSA) Dimension Data
55 Tony Gallopin (Fra) AG2R La Mondiale
56 Jimmy Duquennoy (Bel) WB Aqua Protect Veranclassic
57 Alexander Kristoff (Nor) UAE Team Emirates
58 Juraj Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe
59 Luke Durbridge (Aus) Mitchelton-Scott
60 Gregory Rast (Swi) Trek-Segafredo
61 Arnaud Demare (Fra) FDJ
62 Ramon Sinkeldam (Ned) FDJ
63 Mitchell Docker (Aus) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
64 Tom Scully (NZl) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
65 Jacopo Guarnieri (Ita) FDJ
66 Ignatas Konovalovas (Ltu) FDJ
67 Jens Keukeleire (Bel) Lotto Soudal
68 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits
69 Roger Kluge (Ger) Mitchelton-Scott
70 Bert Van Lerberghe (Bel) Cofidis, Solutions Credits
71 Mads Pedersen (Den) Trek-Segafredo
72 Tony Martin (Ger) Katusha-Alpecin 0:13:01
73 Ludovic Robeet (Bel) WB Aqua Protect Veranclassic 0:13:11
74 Geoffrey Soupe (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:14:46
75 Gatis Smukulis (Lat) Delko Marseille Provence KTM
76 Bram Tankink (Ned) LottoNL-Jumbo 0:14:48
77 Brice Feillu (Fra) Fortuneo-Samsic 0:14:49
78 Phil Bauhaus (Ger) Team Sunweb 0:14:56
79 Hugo Hofstetter (Fra) Cofidis, Solutions Credits
80 Sylvain Chavanel (Fra) Direct Energie 0:15:00
81 Pascal Eenkhoorn (Ned) LottoNL-Jumbo
82 Jos van Emden (Ned) LottoNL-Jumbo
83 Jonas Van Genechten (Bel) Vital Concept Club 0:15:02
84 Hugo Houle (Can) Astana Pro Team
85 Dmitriy Gruzdev (Kaz) Astana Pro Team
86 Kenneth Vanbilsen (Bel) Cofidis, Solutions Credits
87 Christian Knees (Ger) Team Sky 0:15:04
88 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits
89 Pierre Luc Perichon (Fra) Fortuneo-Samsic 0:17:41
90 Marco Haller (Aut) Katusha-Alpecin
91 Nuno Matos (Por) Movistar Team
92 Julien Stassen (Bel) WB Aqua Protect Veranclassic 0:17:47
93 Kenny Dehaes (Bel) WB Aqua Protect Veranclassic
94 Dries De Bondt (Bel) Veranda’s Willems Crelan 0:20:12
95 Johann Van Zyl (RSA) Dimension Data 0:20:47
96 Nico Denz (Ger) AG2R La Mondiale 0:23:01
97 Jack Bauer (NZl) Mitchelton-Scott
98 Julien Trarieux (Fra) Delko Marseille Provence KTM
99 Iuri Filosi (Ita) Delko Marseille Provence KTM
100 Luka Pibernik (Slo) Bahrain-Merida
101 Simone Consonni (Ita) UAE Team Emirates 0:26:54

Sagan confeziona unimpresa da leggenda sulle pietre della Parigi-Roubaix (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

Sagan confeziona un'impresa da leggenda sulle pietre della Parigi-Roubaix (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

VAN AVERMAET PIGLIATUTTO: SPRINT VINCENTE AL VELODROMO

aprile 9, 2017 by Redazione  
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Greg Van Avermaet non si ferma più. Quella di Rio 2016 è stata solo la prima di una serie di prestigiose vittorie che stanno arrivando una dietro l’altra in quest’inizio di stagione, nelle corse di un giorno, quelle che maggiormente si addicono ad un corridore con le caratteristiche del belga. Oggi, in una corsa durissima e di difficile interpretazione, è stato perfetto e anche quando si è trovato nella sgradevole situazione di rimanere staccato poco prima della Foresta di Arenberg per una caduta è rimasto nel gruppetto che si è poi andato a giocare la vittoria e ha preso benissimo il tempo a Štybar, che aveva cercato di sorprendere tutti partendo sparato all’improvviso.

La classica delle pietre si è rivelata ancora una volta una corsa ricca d’intramontabile fascino. I tratti di pavè, le pietre sconnesse, i corridoi laterali che i corridori cercano disperatamente di percorrere sembrerebbero elementi fuori posto in un ciclismo che, camminando sempre di più nell’era postmoderna, sembra a tratti perdere di vista sempre più il sapore delle antiche sfide nella polvere, tra mille difficoltà, in strade strette, con imprevisti ad ogni metro.
E’, invece, proprio in una corsa come la Roubaix che si riesce a riassaporare, e quindi apprezzare ancor di più, come ogni cosa che diviene rara, l’emozione di una battaglia senza esclusione di colpi, su un terreno impervio che, anche oggi, non ha risparmiato nessuno. Nemmeno il vincitore Greg Van Avermaet è stato risparmiato dalle insidie delle quali sono piene le strade di questa magnifica ed antica classica.
Il belga si è, infatti, trovato a dover recuperare in uno dei punti critici del tracciato, poco prima di attaccare il primo settore di pavè a cinque stelle, quello che attraversa la Foresta di Arenbreg.
Il suo gruppo è poi riuscito a rientrare e poco dopo si è scatenata la bagarre, durata sostanzialmente fino al Carrefour de l’Arbre, all’uscita dal quale i giochi erano ormai fatti anche se, come si vedrà, il finale stava per riservare la sorpresa più imprevedibile.
In un inizio di gara a ritmi forsennati, con girandole di allunghi e tentativi, i primi a riuscire a guadagnare terreno sul gruppo sono Patrick Bevin e Simon Clarke della Cannondale – Drapac, Edward Theuns della Trek – Segafredo), Kenneth Vanbilsen del Cofidis, Pierre-Luc Périchon della Fortuneo – Vital Concept, Coen Vermeltfoort della Roompot Oranje Peloton, Iván García Cortina della Bahrain – Merida e Matteo Bono dell’UAE Fly Emirates. Il loro tentativo dura tuttavia lo spazio d’un mattino, perché dietro si continua a menare a tutta e, anche dopo il ricongiungimento, appare davvero difficile riuscire ad imbastire una fuga credibile. Di tale situazione fanno le spese Michael Mørkøv e Mads Würtz della Katusha – Alpecin, Hugo Hofstetter della Cofidis, Maxime Daniel della Fortuneo-Vital Concept) e Benjamin Giraud della Delko Marseille-Provence KTM, i quali cullano per appena 20 Km la pia illusione che il gruppo avesse loro concesso il beneplacito.
Dopo 75 chilometri di gara la situazione è quindi di gruppo compatto, una compattezza dovuta alle inquietudini di certuni che trovano pronta reazione in quelle degli avversari, con un sostanziale blocco della situazione.
Chiaramente, una situazione di elevate velocità e nervosismo possono facilmente provocare cadute, come infatti puntualmente accade già prima dell’inizio dei settori in pavè.
In vista del primo settore di pietre provano ancora Yannick Martinez (Delko Marseille Provence), Kenneth Vanbilsen (Cofidis) e Frederik Backaert (Wanty – Groupe Gobert), ma da dietro sopraggiungono Jelle Wallays (Lotto Soudal) e Mickaël Delage (FDJ), che verranno raggiunti in un secondo momento da Stijn Vandenbergh (Ag2r La Mondiale). Sarà questo il primo tentativo che riuscirà a gestire un certo vantaggio, comunque esiguo, nei confronti di un gruppo che si trova ora in un momento molto delicato, con le cadute che si susseguono a breve distanza e che coinvolgono nomi di primo piano come Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), che in questa prima parte di stagione si è sempre dimostrato competitivo nelle classiche, e soprattutto Greg Van Avermaet (BMC) che si ritrova a dover inseguire gente come Sagan (Bora – Hansgrohe) e Boonen (Quick-Step Floors) prima ancora della Foresta di Arenberg. Anche Terpstra (Quick-Step Floors) rimane coinvolto nella caduta ed è anche colui che ne riporta le più gravi conseguenze, essendo costretto al ritiro.
In un primo momento sembrava che davanti volessero accelerare il ritmo per impedire il rientro di Van Avermaet, che in effetti all’inizio fatica a far calare il gap accumulato sul gruppo dei migliori, ma poi davanti c’è una fase di rallentamento che favorirà il rientro del campione olimpico.
La fase di stanca induce Sylvain Chavanel (Direct Énergie) ad avvantaggiarsi sul gruppo, riportandosi sulla testa della corsa che, a questo punto, era composta dal solo Wallays, essendosi rialzati gli altri due.
La corsa esplode nel settore tra Warlaing e Brillon, dove Sagan si produce in un’accelerazione fortissima alla quale resiste solo il compagno di squadra Maciej Bodnar. I due riprendono i battistrada, ma vengono poi a loro volta raggiunti da Daniel Oss (BMC) e Jasper Stuyven (Trek – Segafredo). Il tentativo è bene assortito – anche se la presenza di Oss è più che altro con la funzione di stopper per favorire il rientro di Van Avermaet – ma poi accade l’imprevisto: il campione del mondo incappa in un incidente meccanico e, per l’ennesima volta, deve arrendersi alla sfortuna mentre davanti restano soli Oss e Stuyven.
Il gruppo non è bene organizzato e non riesce così a recuperare la trentina di secondi che la testa della corsa continua a vantare sugli inseguitori.
Visto il momento difficile vari corridori provano ad evadere dal gruppo, ma i tentativi inscenati da Sebastian Langeveld (Cannondale – Drapac), André Greipel (Lotto Soudal), Arnaud Démare (FDJ) e Tony Martin (Katusha – Alpecin) hanno esito negativo.
Tuttavia, nel secondo tratto di pavè a cinque stelle, quello di Mons-en-Pevele, Jürgen Roelandts (Lotto Soudal), Dimitri Claeys (Cofidis) e uno splendido Gianni Moscon (Team Sky) riescono a raggiungere la coppia al comando.
In gruppo è Zdeněk Štybar (Quick-Step Floors) che decide di fare il diavolo a quattro e disintegra il drappello dei migliori che, dopo la sua accelerata, si riduce ad una decina di unità, con la presenza di tutti i maggiori pretendenti alla vittoria.
I cinque davanti cominciano a sentire il gruppo che si avvicina ed Oss tenta l’azione solitaria, riuscendo a staccare i compagni d’avventura. Sono Langeveld, Roelandts e Štybar i primi a lanciarsi all’inseguimento; anche Peter Sagan si riporta su costoro, ma è ancora una volta la sfortuna a fermare lo slovacco, che incappa nuovamente in una noia meccanica. Questa volta deve dire addio ai sogni di gloria, perché la corsa è nella fase rovente e il rientro appare subito operazione alquanto difficile, anche per via del prevedibile contraccolpo psicologico per il campione del mondo che riteneva, dopo il primo problema, di aver già pagato il dazio a questa corsa.
Sul terzetto all’inseguimento di Oss si riporta un altro terzetto, composto Greg Van Avermaet, Stuyven e Moscon. Si forma quindi un sestetto alla caccia del corridore della BMC, con Greg Van Avermaet nella situazione ideale in quanto la presenza del compagna di squadra solitario al comando lo esime dal tirare, lasciando agli altri il compito di guidare l’inseguimento.
Oss viene, tuttavia, fermato dall’ammiraglia per dare aiuto diretto al gruppo di testa, probabilmente perché Van Avermaet si sente così forte da preferire avere un compagno che lavorasse per impedire il rientro del gruppo Boonen, nel quale era in quel momento ancora presente Sagan, piuttosto che far lavorare gli altri per ricucire su Oss. Se questo era l’intento, deve dirsi che ha portato i suoi discreti risultati, dato che il ritardo del gruppo Boonen da questo momento ha preso a lievitare fino a rendere impossibile il rientro degli avversari.
Sul Carrefour de l’Arbre Van Avermaet prova a lasciarsi alle spalle gli avversari con una trenata lunghissima e micidiale che stronca i tentativi di resistenza degli altri, con eccezione di Štybar e Langeveld. Il corridore ceco in un primo tempo tenta di esimersi dal tirare con la scusa di avere Tom Boonen dietro ma, successivamente, ben sapendo che il capitano non può rientrare, tenta di provare la febbre a Van Avermaet con due accelerate che vengono stoppate con grande autorità dall’olimpionico, che appare in forma smagliante.
Arrivati nel velodromo i tre cominciano una fase di studio estremamente pericolosa, dato che vanno in quasi surplace per tentare di conquistare la posizione migliore per lanciare lo sprint. Questo studio esasperato permette a Moscon e Stuyven di riportarsi sui tre al comando. E’ proprio l’ottimo Moscon che tenta di lanciare la volata lunga, ma le energie spese per rientrare non gli permettono di avere successo. Dal canto suo Štybar prova a partire sparato all’improvviso, ma Van Avermaet riesce a raggiungerlo ed a superarlo senza problemi.
Il belga, dopo Rio, ci ha preso gusto e non si ferma più, inanella un successo dietro l’altro e dopo il secondo posto al Giro delle Fiandre conquista la sua prima classica monumento. A questo punto, aspettiamo ancora Van Avermaet nelle prossime classiche di questa primavera.
Sagan anche questa volta è stato fermato dalla sfortuna e, dopo il secondo posto alla Milano Sanremo in una situazione nella quale si era trovato a doversi sobbarcare tutto il lavoro e dopo la caduta al Giro delle Fiandre, anche oggi ha dovuto alzare bandiera bianca anzitempo, fermato da un problema meccanico proprio nel momento in cui aveva agganciato il gruppetto dal quale si è poi sviluppata l’azione decisiva. Il campione del mondo ha comunque onorato la corsa come aveva fatto al Fiandre, arrivando al traguardo applaudito da tutto il pubblico del velodromo che ha tributato anche a Tom Boonen il ringraziamento per aver animato e corso con tutte le forze anche questa edizione della Parigi-Roubaix che, per lui che l’ha vinta 4 volte, è stata l’ultima. Ha tentato in ogni modo di battere il record di Roger de Vlaeminck, impresa sfuggitagli per un soffio l’anno scorso in uno sprint che sembrava vinto in partenza contro l’australiano Hayman.
Va così in archivio anche questa straordinaria edizione della classica delle pietre che non ha riservato neppure un minuto senza emozioni e che si inserisce in un inizio di stagione davvero emozionante, che sta offrendo corse straordinarie. Le tre monumento disputate sinora sono state tutte e tre all’altezza della loro fama e del loro prestigio grazie ai campioni che le hanno interpretate al meglio, offrendo agli appassionati uno spettacolo davvero imperdibile.

Benedetto Ciccarone

ORDINE D’ARRIVO

1 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team 5:41:07
2 Zdenek Stybar (Cze) Quick-Step Floors
3 Sebastian Langeveld (Ned) Cannondale-Drapac
4 Jasper Stuyven (Bel) Trek-Segafredo
5 Gianni Moscon (Ita) Team Sky
6 Arnaud Demare (Fra) FDJ 0:00:12
7 André Greipel (Ger) Lotto Soudal
8 Edward Theuns (Bel) Trek-Segafredo
9 Adrien Petit (Fra) Direct Energie
10 John Degenkolb (Ger) Trek-Segafredo
11 Mathew Hayman (Aus) Orica-Scott
12 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
13 Tom Boonen (Bel) Quick-Step Floors
14 Yoann Offredo (Fra) Wanty – Groupe Gobert
15 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team
16 Marcus Burghardt (Ger) Bora-Hansgrohe
17 Piet Allegaert (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
18 Nikolas Maes (Bel) Lotto Soudal
19 Sylvain Chavanel (Fra) Direct Energie
20 Dylan Van Baarle (Ned) Cannondale-Drapac
21 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team
22 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal 0:00:20
23 Jelle Wallays (Bel) Lotto Soudal 0:00:26
24 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal 0:00:36
25 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Sunweb 0:02:24
26 Marco Marcato (Ita) Team UAE Emirates
27 Nils Politt (Ger) Katusha-Alpecin
28 Jonas Van Genechten (Bel) Cofidis, Solutions Credits
29 Koen De Kort (Ned) Trek-Segafredo
30 Bert Van Lerberghe (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
31 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
32 Bert De Backer (Bel) Team Sunweb
33 Jos Van Emden (Ned) Team LottoNl-Jumbo
34 Dimitri Claeys (Bel) Cofidis, Solutions Credits
35 Stijn Vandenbergh (Bel) AG2R La Mondiale 0:03:01
36 Bernhard Eisel (Aut) Dimension Data 0:03:30
37 Pieter Vanspeybrouck (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:03:45
38 Peter Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 0:05:12
39 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:05:44
40 Jasha Sütterlin (Ger) Movistar Team 0:07:12
41 Daniele Bennati (Ita) Movistar Team 0:09:41
42 Wouter Wippert (Ned) Cannondale-Drapac
43 Mickael Delage (Fra) FDJ
44 Iljo Keisse (Bel) Quick-Step Floors
45 Matthieu Ladagnous (Fra) FDJ
46 Mads Würtz Schmidt (Den) Katusha-Alpecin
47 Dylan Groenewegen (Ned) Team LottoNl-Jumbo
48 Reto Hollenstein (Swi) Katusha-Alpecin
49 Mike Teunissen (Ned) Team Sunweb
50 Ryan Mullen (Irl) Cannondale-Drapac
51 Boy van Poppel (Ned) Trek-Segafredo
52 Pim Ligthart (Ned) Roompot – Nederlandse Loterij
53 Scott Thwaites (GBr) Dimension Data
54 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
55 Pierre Luc Perichon (Fra) Fortuneo – Vital Concept
56 Miles Scotson (Aus) BMC Racing Team
57 Maxime Farazijn (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
58 Olivier Le Gac (Fra) FDJ
59 Christian Knees (Ger) Team Sky
60 Jorge Arcas Peña (Spa) Movistar Team
61 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
62 Gregory Rast (Swi) Trek-Segafredo
63 Hugo Houle (Can) AG2R La Mondiale
64 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data
65 Tom Scully (NZl) Cannondale-Drapac
66 Alex Dowsett (GBr) Movistar Team
67 Luka Mezgec (Slo) Orica-Scott
68 Dmitriy Gruzdev (Kaz) Astana Pro Team
69 Preben Van Hecke (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
70 William Clarke (Aus) Cannondale-Drapac
71 Nikias Arndt (Ger) Team Sunweb
72 Ian Stannard (GBr) Team Sky
73 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
74 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
75 Maciej Bodnar (Pol) Bora-Hansgrohe
76 Tony Martin (Ger) Katusha-Alpecin
77 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Hansgrohe 0:09:48
78 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal 0:09:53
79 Edward Planckaert (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise 0:09:55
80 Wesley Kreder (Ned) Wanty – Groupe Gobert
81 Francis Mourey (Fra) Fortuneo – Vital Concept
82 Yves Lampaert (Bel) Quick-Step Floors
83 Jens Keukeleire (Bel) Orica-Scott 0:14:06
84 Marc Sarreau (Fra) FDJ
85 Juraj Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 0:18:28
86 Franck Bonnamour (Fra) Fortuneo – Vital Concept
87 Marco Haller (Aut) Katusha-Alpecin
88 Matteo Trentin (Ita) Quick-Step Floors
89 Niccolo Bonifazio (Ita) Bahrain-Merida
90 Alexander Edmonson (Aus) Orica-Scott 0:20:44
91 Mitch Docker (Aus) Orica-Scott
92 Truls Korsaeth (Nor) Astana Pro Team
93 David Per (Slo) Bahrain-Merida
94 Amund Grondahl Jansen (Nor) Team LottoNl-Jumbo
95 Mads Pedersen (Den) Trek-Segafredo
96 Jenthe Biermans (Bel) Katusha-Alpecin
97 Reinardt Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
98 Julien Vermote (Bel) Quick-Step Floors
99 Matti Breschel (Den) Astana Pro Team
100 Boris Vallee (Bel) Fortuneo – Vital Concept
101 Luka Pibernik (Slo) Bahrain-Merida 0:20:50
102 Jay Robert Thomson (RSA) Dimension Data 0:27:12

Lo sprint decisivo sulla mitica pista del velodromo di Roubaix (Tim de Waele/TDWSport.com)

Lo sprint decisivo sulla mitica pista del velodromo di Roubaix (Tim de Waele/TDWSport.com)

AD HAYMAN LA PIU’ FOLLE DELLE ROUBAIX

aprile 10, 2016 by Redazione  
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Dopo più di 100 km di corsa all’arma bianca, la 114a edizione della Parigi-Roubaix ha trovato in Mathew Hayman il più impronosticabile dei padroni. L’australiano, 38 anni fra 10 giorni, ha negato allo sprint il record di 5 Parigi-Roubaix a Tom Boonen, forse all’ultima occasione per staccare Roger De Vlaeminck nella classifica dei plurivincitori. Tagliati fuori da una caduta Cancellara e Sagan, prima ancora dell’entrata nella Foresta di Arenberg.

È forse giusto che la Parigi-Roubaix più pazza, impronosticabile e divertente della storia recente sia finita nelle mani di un corridore che, alla vigilia, forse nemmeno rientrava nel pur folto ventaglio degli outsider. Nessuno, peraltro, ha meritato il trofeo più umile e al contempo più ambito messo in palio dalle grandi classiche più di Mathew Hayman – nessun errore di battitura: Mathew con una t sola -, infilatosi nella fuga a quindici che ha caratterizzato quasi quattro ore di corsa, e capace poi di rimanere in scia ai migliori fino alla fine dei tratti in pavé, di andare più vicino di tutti alla stoccata vincente, e infine di trovare le forze per bruciare uomini più quotati di lui allo sprint.
Da appassionati di ciclismo e di sport, però, è difficile non provare un po’ di rammarico per il secondo posto di un Tom Boonen per il quale nessun superlativo sarebbe sprecato. A dispetto delle dichiarazioni ottimistiche rilasciate alla vigilia dal diretto interessato, inserire il quattro volte vincitore della regina delle classiche nella rosa dei favoriti sembrava anacronistico; del resto, anche a posteriori, alla luce della quasi-vittoria, la sensazione è che Tommeke sia finito sul podio più con la classe e con la testa che con le gambe, molto meno esplosive di quelle di quattro o cinque primavere or sono.
Mai Boonen avrebbe potuto dire la sua in una Roubaix dallo svolgimento lineare, con il gruppo dei favoriti ad assottigliarsi per selezione naturale e i migliori a separarsi definitivamente sul Carrefour de l’Arbre. Le chance di dare l’assalto al quinto successo passavano per la capacità di sovvertire le gerarchie della corsa, approfittando di un’eventuale opportunità. E l’opportunità si è presentata, sia pure quando ancora mancavano più di 100 km alla conclusione.
La prima possibilità di veder deviare la Parigi-Roubaix dal canovaccio usuale si era in realtà presentata già dopo una quarantina di chilometri, quando nell’andirivieni di scatti e controscatti per entrare in fuga si è sganciato un drappello di ventiquattro unità. Fra queste, spiccava una foltissima rappresentanza della Trek di Cancellara, forte di Devolder, Van Poppel, Stuyven e Coledan, cui andava ad aggiungersi il tandem Etixx composto da Van Keirsbulck e Matteo Trentin. Il gruppetto ha acquisito un vantaggio massimo di circa quaranta secondi, prima che le squadre escluse – Astana in particolare – si rendessero conto del pericolo e si impegnassero a fondo per neutralizzare l’azione.
Il forte vento laterale incontrato in quel tratto ha fatto sì che il forcing dei kazaki producesse la spaccatura del gruppo principale in più tronconi, ma quando il grosso dei battistrada è stato raggiunto, lasciando al comando i soli Viviani, Van Poppel e Porsev, la situazione è tornata sui binari previsti.
Nemmeno il terzetto di Viviani ha avuto via libera, rimandando così ancora di qualche chilometro la partenza della fuga buona. Ad avere successo è stato l’attacco di Le Bon, Puccio, Kump, Popovych, Martinez, Declercq, Bozic, Van Rensburg, Backaert, Erviti, Wallays, Chavanel, Daniel, Nielsen e Hayman, uscito probabilmente dal gruppo senza avere la più pallida idea di dove quell’azione avrebbe contribuito a portarlo.
Nulla ha più scosso la gara fino al tratto in pavé di Monchaux-sur-Écaillon, settore numero 20, apparentemente innocuo con le sue tre stellette di difficoltà e la sua collocazione a quasi 120 km dal traguardo. È stato allora che una delle tante cadute, con protagonista Porsev, ha prodotto in gruppo il frazionamento destinato a segnare le sorti della Roubaix. Davanti sono infatti rimasti Burghardt (BMC), Haussler e Saramotins (IAM), Durbridge (Orica), Wallays (Lotto Soudal), Pichot (Direct Énergie), Boasson Hagen e Eisel (Dimension Data), e soprattutto tre massicce rappresentanze di tre formazioni di punta: Rowe, Knees, Moscon e Stannard della Sky; Vanmarcke, Castellijns, Tjallingii, Van Asbroeck, Wagner e Wynants della Lotto NL – Jumbo; Boonen, Keisse, Van Keirsbulck e Martin della Etixx. Cancellara, Sagan, Kristoff e tutti gli altri favoriti sono rimasti intruppati nel secondo gruppo, ritrovatosi con un ritardo prossimo al minuto prima di poter organizzare qualsiasi inseguimento.
Boonen, che ha corso e vinto abbastanza su queste strade da poter leggere le pieghe della Roubaix meglio di chiunque altro, ha capito immediatamente che quello poteva essere lo spiraglio che aspettava, e ha subito spedito Tony Martin a mettere a frutto le sue doti di cronoman. Il tedesco ha forse perfino esagerato, riducendo il drappello, nel tratto di Haveluy, a sole cinque unità, con i soli Boonen, Boasson Hagen, Stannard e Wagner alla sua ruota, raggiunti in un secondo momento da Durbridge.
Dietro, Cancellara ha provato a prendere le redini delle operazioni nella Foresta di Arenberg, riuscendo da un lato a rosicchiare qualche secondo, ma falcidiando dall’altro la già scarna rappresentanza di compagni dei leader attardati.
Il drappello di Boonen è stato rimpolpato, poco prima di entrare nel settore di Hornaing, ad un’ottantina di chilometri dal termine, dal rientro di quel che rimaneva del gruppo Vanmarcke, che ha rinvigorito un’andatura che il solo Tony Martin non riusciva più a mantenere abbastanza elevata.
Nello stesso tratto di pavé, il numero 16, Hayman si è sbarazzato dei compagni d’avventura, salvo poi subirne il rientro pochi chilometri più avanti, per quella che sembrava la parola fine alle già esigue possibilità del quasi 38enne in maglia Orica di emulare le gesta di Stuart O’Grady, fino ad oggi unico aussie ad alzare le braccia nel velodromo.
Per una ventina di chilometri ancora la corsa è vissuta sull’inseguimento fra i due gruppi di favoriti, che ha visto Cancellara e Sagan riportarsi fino a 30 secondi abbondanti, prima di essere respinti dall’entrata in azione di Salvatore Puccio, poco dopo il ricongiungimento di Boonen e compagni alla fuga.
All’imbocco del tratto 12, quello di Orchies, il tandem svizzero-slovacco ha così provato a mettersi in proprio, ma quando la sfuriata iniziale si è esaurita e il distacco, ridottosi ancora intorno al mezzo minuto, ha ripreso a salire, si è avuta la sensazione che la vittoria sarebbe stata questione fra gli atleti al comando.
Nemmeno l’harakiri del Team Sky, che nel settore #11, Auchy-les-Orchies à Bersée, ha visto un eccezionale Gianni Moscon volare a terra e trascinare con sé Luke Rowe, per poi essere imitato dopo poche centinaia di metri da Puccio, evitato miracolosamente da Stannard, è servito a dare nuova linfa all’inseguimento. E quando, a Mons-en-Pévèle, Cancellara è volato a terra, tradito dal fango lasciato in eredità dalla pioggia della notte, le possibilità di rientro si sono pressoché azzerate, malgrado la prodezza con cui Sagan ha schivato la bicicletta dello svizzero, finitagli praticamente sotto le ruote.
Quasi in contemporanea, Vanmarcke ha sferrato il suo primo affondo, trovando in un primo tempo risposta dal solo Stannard. Boonen, Boasson Hagen, Erviti, Hayman e Saramotins si sono ricongiunti al termine del tratto in pavé, mentre Rowe, Sieberg e Haussler si sono rifatti sotto nel settore #8, Pont-Thibaut.
Malgrado un tentativo alla chetichella di Sieberg, un più deciso allungo di Boonen su asfalto ai -30, e una sorta di mini-ventaglio orchestrato dagli Sky, risultato fatale a Saramotins, per ulteriori colpi di scena si è dovuto attendere Camphin-en-Pévèle, dove ad allungare è stato Ian Stannard. Boonen, Hayman, Vanmarcke e Boasson Hagen non si sono fatti sorprendere, andando a formare un quintetto che, fra mille vicissitudini, spaccandosi e riformandosi infinite volte, si sarebbe poi riproposto all’ultimo giro nel velodromo.
Lo scatto secco di Vanmarcke all’imbocco del Carrefour de l’Arbre ha illuso i belgi, ma, dopo l’allungo iniziale, Boonen, Stannard e Boasson Hagen – cui si è aggiunto nel settore di Gruson un già allora stupefacente Hayman – sono riusciti a mantenere il passivo entro i 10”, chiusi poi da Stannard con un’impressionante trenata al ritorno su asfalto.
Gli ultimi 6 km si sono trasformati in una girandola di scatti ininterrotti: tutti hanno provato almeno una volta, ma solo ai -3, quando Boonen ha tentato il secondo affondo, si è avuta l’impressione che un attacco potesse essere vincente. È stato allora che Hayman ha denunciato di essere meno allo stremo di quanto tutti ipotizzassero, riportandosi sul fiammingo e permettendosi anche il lusso di ripartirgli in faccia, dando per qualche istante la sensazione di poter tirar dritto fino al velodromo. Più con la tenacia che con le gambe, Boonen ha colmato il gap, e sarebbe stata allora questione fra i due per la vittoria, non fosse stato per il marcamento reciproco che ha permesso il rientro prima di Vanmarcke, all’entrata del velodromo, e poi anche di Stannard e Boasson Hagen, poco prima della campana.
In una volata al rallentatore, è stata la scelta di tempo e posizione di Hayman a fare la differenza, permettendo all’australiano di presentarsi davanti all’uscita dall’ultima curva. Boonen, secondo all’imbocco del rettilineo conclusivo, ha provato ad uscire, ma quella rimonta che in altri tempi gli sarebbe riuscita con tre colpi di pedale si è oggi arrestata prima di cominciare davvero.
Prima di consegnare agli archivi una corsa che difficilmente potremo rimuovere dalla memoria, c’è stato ancora il tempo per un ultimo momento da ricordare, allorché, più di sette minuti dopo l’arrivo di un ancora incredulo Hayman, Cancellara ha raccolto il meritato ultimo applauso del velodromo in cui ha potuto alzare per tre volte le braccia, mettendo la parola fine all’ultima recita sul palcoscenico che ha ispirato le più belle pagine della carriera.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO
1 Mathew Hayman (Aus) Orica-GreenEdge 5:51:53
2 Tom Boonen (Bel) Etixx – Quick-Step
3 Ian Stannard (GBr) Team Sky
4 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNl-Jumbo
5 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data 0:00:03
6 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling 0:01:00
7 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal
8 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling
9 Imanol Erviti Ollo (Spa) Movistar Team 0:01:07
10 Adrien Petit (Fra) Direct Energie 0:02:20
11 Peter Sagan (Svk) Tinkoff Team
12 Maarten Wynants (Bel) Team LottoNl-Jumbo
13 Oliver Naesen (Bel) IAM Cycling
14 Luke Rowe (GBr) Team Sky
15 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Alpecin
16 Dylan Van Baarle (Ned) Cannondale Pro Cycling
17 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Alpecin
18 Luke Durbridge (Aus) Orica-GreenEdge 0:04:40
19 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team 0:05:48
20 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:06:18
21 Gijs Van Hoecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
22 Frederik Backaert (Bel) Wanty – Groupe Gobert
23 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
24 Zakkari Dempster (Aus) Bora-Argon 18
25 Tom Van Asbroeck (Bel) Team LottoNl-Jumbo
26 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
27 Maarten Tjallingii (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:06:28
28 Maxime Daniel (Fra) AG2R La Mondiale 0:07:12
29 Nikias Arndt (Ger) Team Giant-Alpecin
30 Mark Cavendish (GBr) Dimension Data
31 Preben Van Hecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
32 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
33 Salvatore Puccio (Ita) Team Sky
34 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale
35 Andre Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:07:24
36 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step
37 Borut Bozic (Slo) Cofidis, Solutions Credits
38 Gianni Moscon (Ita) Team Sky 0:07:26
39 Jasper Stuyven (Bel) Trek-Segafredo 0:07:35
40 Fabian Cancellara (Swi) Trek-Segafredo
41 Stefan Kueng (Swi) BMC Racing Team 0:11:14
42 Bert Van Lerberghe (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
43 Magnus Cort Nielsen (Den) Orica-GreenEdge
44 Bernhard Eisel (Aut) Dimension Data
45 Mike Teunissen (Ned) Team LottoNl-Jumbo
46 Timo Roosen (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:12:55
47 Bjorn Thurau (Ger) Wanty – Groupe Gobert 0:14:22
48 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:14:23
49 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team
50 Michael Morkov (Den) Team Katusha

ROUBAIX 2015: DEGEN-COP MIRA E FA CENTRO IN UNA CORSA FACILE E INTRICATA

aprile 13, 2015 by Redazione  
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Il bel tempo, un ventaccio che spariglia poco e frena assai gli attachi, e infine il livello equilibrato dei contendenti, ci consegnano la Roubaix meno selettiva degli ultimi 18 anni. Allora fu l’ultima vittoria francese, oggi è la prima tedesca… dopo che Fischer vinse 119 anni fa l’edizione inaugurale. Ma Degenkolb ha fatto ben altro che regolare il gruppo in volata.

I commentatori televisivi di mezzo mondo sembrano deliziati dal ripercorrere l’aneddotica appartenenenza di John Degenkolb e Tony Martin alle forze di polizia (in realtà pare che si trattasse di un programma simile a quello italiano di reclutamento degli sportivi nei corpi statali, realizzato dopo una specie di “servizio militare”): oggi però Degenkolb sembrava davvero uno spietato poliziotto con vena da killer, uscito da qualche “polar”, la letteratura noir francese che troverebbe un’ambientazione ideale nella regione postindustriale un po’ cupa di Roubaix e dintorni.

Certo, la giornata non era da noir, sole: tepore e vento primaverile. Ma il nostro bravo poliziotto ha passato nove decimi del film, quando la trama si faceva via via più intricata, a pedinare gli avversari più pericolosi, attaccato alla loro ruota come un vero segugio, e senza mai prendere nemmeno una folata di vento mentre gli altri, a turno, si scornavano in una girandola di assalti che regolarmente finivano in nulla. Come quei gangster eterni perdenti della letteratura e del cinema di genere, che siano capirione o banditelli di piccolo capotaggio, perseguitati dal destino tragico di vedere i propri colpi sfumare in un pugno di mosche, per quanto sangue (o sudore, in questo caso) siano disposti a spargere lungo la propria strada.
Il buon tenente Degenkolb, no, lui faceva la parte di quello che ligio e implacabile li arrestava.

Questo fino all’ultimo pirotecnico quarto d’ora del film, dai meno dieci km all’arrivo diciamo, quando il buon John si è anzitutto esibito in una scena classica del cinema “di sbirri”, il lavoro in coppia col compagno: nemmeno fossero i Chips, quei poliziotti in moto della serie televisiva dei primi anni ’80, i due uomini del Team Giant hanno aperto il gas, prima il fido Bert De Backer, in avanscoperta, lasciato andare perché poco pericoloso; poi il furbo Degenkolb, scattato subito dopo, e “lasciato andare” per il semplice motivo che la sua accelerazione da sprinter non è per nulla facile da pareggiare, almeno lungo i primi duecento metri. Ma esaurita la fiammata, c’era la ruota di Bert su cui accucciarsi, scavando una prima voragine sugli inseguitori.

Come da copione, il compagno di pattuglia che fa coppia col protagonista non dura molto: adempie al suo ruolo e poi esala l’ultimo respiro. E qui scatta la sparatoria. Degenkolb diventa il cattivo tenente, e comincia a impallinare gli avversari con mano e testa freddissime, gamba e cuore bollenti.

In quel momento in testa alla corsa c’era una coppia di figure non da poco. Il personaggio di spicco è Greg Van Avermaet, della BMC, chi più di lui emblema del bandito arrembante e sfortunato, sempre all’attacco nelle Grandi Classiche e sempre relegato ai gradini inferiori del podio: una vera gattabuia per lui, da dove rimira amareggiato il compagno di turno che si è intascato il bottino. Il compagno di scorribanda era Lampaert della banda Etixx-Quickstep, quest’anno una vera Banda Bassotti: numerosi, grandi e grossi, ma alla fine della fiera non hanno vinto mai, senza il boss Boonen. Il giovane Yves Lampaert, baby-face, ha 24 anni, è un ragazzino, ma si è già fatto notare nei giri che contano grazie alla sia audacia.

I due corrono e sognano e corrono, ma in un bang (supersonico) Degenkolb piomba alla loro ruota e li inchioda, proprio alla fine dell’ultimo settore serio di pavé, il penultimo prima di quello simbolico in città. Siamo ai -5 km dal traguardo. Come se fosse un gioco di bambini, i corridori “beccati” dal tedesco “fanno il morto”. Si piazzano passivi alla ruota di Degenkolb, come trofei alla cintura di un cacciatore. Fuor di metafora, nel ciclismo con uno così veloce al fianco, semplicemente non si tira più. Se vuole arrivare, che pigli vento lui.
E Degenkolb non si tira indietro. Ma da dietro arrivano rinforzi, e come in ogni film che si rispetti il poliziotto sfrutta le beghe tra i criminali per salvarsi da una situazione complicata. Ai meno 4 km, è il ceco Stybar, il pistolero venuto dall’Est, campione nel fango del ciclocross e compagno di Lampaert nella banda Etixx, colui che su una leggera salitella lascia secco il gruppo dei favoriti. Ecco che davanti Van Avermaet si mette a collaborare con Degenkolb per evitare che la banda rivale si trovi in superiorità numerica…
Ma non serve: ai -3,3km Stybar raggiunge il trio di testa, e di nuovo si rimescolano le strategie: ora la Etixx vuole lavorare, per non vanificare il lavoro di Stybar, impedendo quindi che da dietro rientrino altri rivali. L’agnello sacrificale non può che essere il giovane Lampaert, che si immola qui: e Degenkolb ringrazia.
Ma la sceneggiatura riserva altri colpi di scena: nonostante i vari rivolgimenti, là davanti tira aria di “Mexican standoff”, quella scena amata dal cinema di Tarantino in cui quattro o più personaggi si ritrovano bloccati dalle pistole che si puntano vicendevolmente. In termini ciclistici, vuol dire che così vicino all’arrivo tutti tirano al risparmio, e da dietro rinvengono tre cani sciolti, cacciatori di taglie che amano cogliere al volo l’occasione. L’olandese Boom, oggi dell’Astana, che su queste strade intascò la mitica tappa del Tour; lo svizzero Elmiger, il tipico cagnaccio dalle mille vite agonistiche, più largo che altro; e infine Jens Keukeleire, lo “strano” (con quel nome!), un giovane belga che corre per gli australiani dell’Orica.

Questi i magnifici sette che entrano nel velodromo tutti assieme, una folla che davvero non si vedeva da anni e anni. Ma il film ha un protagonista chiaro, un tedesco dal nome americano, e ra-ta-ta-tà il buon John li stende tutti. Last man standing.
Stybar fa secondo al fotofinish e Van Avermaet ancora una volta sul podio va a finire di piangere nel prato.

Tutto questo negli ultimi, davvero appassionanti, dieci km. Quindici minuti. Prima la gara è stata una sarabanda senza costrutto: il vento spesso contrario bloccava gli attacchi, che pure sono stati riproposti in una girandola infinita. Cambiava il colore delle palette, cioè della maglia di chi era in testa, ma gira e rigira e ritirigira il gruppo dei favoriti, non un vero peloton, certo, ma abbastanza corposo, di una quarantina di atleti, tornava sempre unito. Non a caso la scarsa selettività della gara non si desume solo dalla numerosità del gruppo che si è disputato la vittoria nel velodromo, ma anche dal fatto che un totale di 23 corridori hanno chiuso la gara entro un mezzo minutino di distacco. Roba da Milano-Sanremo… certo, quella più dura degli ultimi anni, quella del 2011 dove fece podio Nibali, ma la più dura delle Sanremo è la meno selettiva delle Roubaix! Perché qui a Roubaix un ammassamento tale non si vedeva da 18 anni in qua.

La Foresta di Arenberg non faceva selezione alcuna, anzi, caso più unico che raro, chi appariva attardato riuscirà ad avere la propria seconda chance (salvo poi bucare nel momento peggiore, come il francese Demare). C’è un siparietto comico, ma solo perché non è finito in tragedia, con mezzo gruppo che si infila sotto le sbarre di un passaggio a livello con TGV imminente. Sagan dà il suo contributo alla commedia grottesca, con un’impellenza scatologica espletata in un fosso prima, e poi, nel finale, rompendo il cambio nel momento clou della gara.
Per il resto, l’intricatissima trama si riduce a una lista di attacchi abortiti dal vento contro o da tattiche machiavelliche che si neutralizzavano a vicenda. Come si diceva, sviluppo intricato per una gara, molto tra virgolette, “facile”. L’unica botta di creatività sono i ventagli inscenati dalla Etixx-Quickstep tra i settori 15 e 17. Un bell’esempio di imprevedibilità della corsa, che sembra tagliare fuori nomi grossi come Wiggins, Demare e Kristoff, ma le rispettive squadre “fanno pulizia” e risolvono il problema.

Nel settore 11, quello tosto a quattro stelle di Auchy-lez-Orchies, attaccano Bozic e Sagan. Vanmarcke e Vandenbergh chiudono. Cascano Vansummeren e Breschel, il presunto guardaspalle di Sagan (mai così solo come quest’anno nemmeno quando era nella pur teoricamente più “scarsa” Liquigas!). Kristoff e Degenkolb ben presenti. Poco accade nel durissimo Mons-en-Pevele, un’altra occasione persa nei tatticismi, verso l’uscita però attacca il TIR della Etixx Vandebergh, e se ne va. Galoppa solitario una quindicina di chilometri, mentre Katusha, Giant e Sky tengono il gregge unito, fatta salva un’escursione di comprimari tra cui il nostro Quinziato. Casca al suolo Bak, fora Demare.
Nel facile e cortissimo settore 7, quello di Templeuve, il vero colpo di scena di questa noiosa prima parte del film: Wiggins, il vecchio leone britannico, allunga sul pavé e decolla sull’asfalto, imprendibile per Offredo che cerca di tenerne la ruota. Il baronetto era sembrato in difficoltà, ma, gangster navigato come pochi, sull’orlo della pensione, prova l’ultimo colpo da maestro.
Si ricongiunge con Vandenbergh davanti, due uomini duri, con loro dopo poco arriva Debusschere e, potenzialmente decisivo, Stybar. Il ceco si produce in uno sforzo solitario impressionante, simile a quello che più tardi farà per rientrare su Degenkolb, Lampaert e Van Avermaet, l’inseguimento dura un km, ma alla fine Stybar ce la fa. Siamo ai -30 km dall’arrivo, e in una Roubaix “come si deve”, la gara avrebbe svoltato qui. Perché in questo quartetto non c’è un Degenkolb, nessuno è velocissimo, sono tutti rudi pugili da vicolo, in nome del “codice della mala” avrebbero potuto collaborare fino al traguardo, pur tallonati dai russi della Katusha e da altre combriccole. Ma con i motori di Wiggo e VDB da sfruttare…
Il colpo non riesce, l’accordo non si trova.
Da qui è un’altra gara, o meglio, la stessa di prima. Prova Van Avermaet. Chiudono Boom, Degenkolb, Wiggins, Sagan, Vanmarcke. Prova Sagan. Chiudono Van Avermaet, Vanmarcke, Stybar, Boom, Terpstra. Prova Terpstra, lo marca Degenkolb. Prova Vanmarcke, lo marcano Boom e Stybar.
Il tentativo di Vanmarcke stronca la Sky e la Katusha, due “mafie” potenti per controllare il sottobosco della gara… Ma Vanmarcke fora. Prova Marcato, l’italiano della piccola squadra Wanty, che a dispetto del nome non è marcato da nessuno. Ma arriva il Carrefour de l’Arbre, il settore più duro e decisivo. Troppo per l’avventuriero italiano.
Terpstra ci prova, ma continua il ritornello: chiudono Boom e Van Avermaet. Poi prova Boom e lo marca Degenkolb. Continua così, la cosa, in infiniti anagrammi e combinatorie dei nomi di chi attacca e di chi chiude. Finché ai meno 12 km Van Avermaet, l’epico perdente, e Lampaert, il “bambino” della banda Etixx-Quickstep se ne vanno… e torniamo all’inizio del nostro racconto.

La fine è nota: Degenkolb unisce alla Sanremo 2015 anche la Roubaix. Due Monumenti in un anno fa già impressione, ma l’accoppiata è specialmente sofisticata: l’ultimo prima di lui fu Sean Kelly, quasi trent’anni fa. Ed è solo la terza volta che accade nella storia del ciclismo. Che sia stata una Roubaix in tono minore è un dettaglio, anche perché nel finale Degenkolb ha spianato la calibro 38 e ha fatto capire di essere davvero il più forte. Come Kristoff al Fiandre, non si è limitato ad attendere la volata, pur essendo il più veloce. E le lacrime sul podio, come già alla Sanremo, fanno capire che il poliziotto con l’istinto del killer ha anche un cuore tenero, anche se questo particolare ha più un retrogusto da sbirri di Hollywood che da “polar” della provincia mineraria francese.

Gabriele Bugada

ORDINE D’ARRIVO

1 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Alpecin 5:49:51
2 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
3 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
4 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
5 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
6 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
7 Yves Lampaert (Bel) Etixx – Quick-Step 0:00:07
8 Luke Rowe (GBr) Team Sky 0:00:28
9 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal 0:00:29
10 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:00:31
11 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo
12 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Alpecin
13 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling
14 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
15 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step
16 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Argon 18
17 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
18 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
19 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
20 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
21 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
22 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
23 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo
24 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:01:38
25 Frederik Backaert (Bel) Wanty – Groupe Gobert
26 Alexis Gougeard (Fra) AG2R La Mondiale
27 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Alpecin 0:02:21
28 André Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:02:55
29 Michael Morkov (Den) Tinkoff-Saxo
30 Tim De Troyer (Bel) Wanty – Groupe Gobert
31 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
32 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
33 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step
34 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
35 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
36 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal 0:02:58
37 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:03:21
38 Benoit Jarrier (Fra) Bretagne-Séché Environnement
39 Tom Van Asbroeck (Bel) Team LottoNL-Jumbo
40 Yannick Martinez (Fra) Team Europcar 0:03:24
41 Tim Declercq (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
42 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
43 Dmitriy Gruzdev (Kaz) Astana Pro Team
44 Luca Paolini (Ita) Team Katusha
45 Danny Van Poppel (Ned) Trek Factory Racing
46 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
47 Ian Stannard (GBr) Team Sky 0:03:29
48 Marco Haller (Aut) Team Katusha 0:06:05
49 Jasper Stuyven (Bel) Trek Factory Racing
50 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Team Katusha
51 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step 0:07:35
52 Maarten Wynants (Bel) Team LottoNL-Jumbo 0:07:48
53 Edward Theuns (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:07:50
54 Tyler Farrar (USA) MTN – Qhubeka
55 Alessandro Bazzana (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
56 Jimmy Engoulvent (Fra) Team Europcar
57 Oliver Naesen (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
58 Jarl Salomein (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
59 Frederico Zurlo (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
60 Davide Frattini (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
61 Nelson Oliveira (Por) Lampre-Merida
62 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Etixx – Quick-Step
63 Stefan Küng (Swi) BMC Racing Team
64 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
65 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
66 Francisco Ventoso (Spa) Movistar Team
67 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team
68 Roy Curvers (Ned) Team Giant-Alpecin
69 Scott Thwaites (GBr) Bora-Argon 18
70 Alexander Porsev (Rus) Team Katusha
71 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
72 Kristijan Koren (Slo) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team
73 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
74 Markel Irizar (Spa) Trek Factory Racing
75 Johan Van Summeren (Bel) AG2R La Mondiale
76 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge
77 Jack Bauer (NZl) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:07:56
78 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff-Saxo
79 John Gadret (Fra) Movistar Team
80 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
81 Christian Knees (Ger) Team Sky
82 William Bonnet (Fra) FDJ.fr
83 Maarten Tjallingii (Ned) Team LottoNL-Jumbo
84 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale 0:08:13
85 Adam Blythe (GBr) Orica GreenEdge 0:08:24
86 Stig Broeckx (Bel) Lotto Soudal 0:10:53
87 Thomas Leezer (Ned) Team LottoNL-Jumbo
88 Gijs Van Hoecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:11:59
89 Pavel Brutt (Rus) Tinkoff-Saxo 0:12:25
90 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling 0:13:06
91 Mitchell Docker (Aus) Orica GreenEdge
92 Zakkari Dempster (Aus) Bora-Argon 18
93 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff-Saxo 0:15:21
94 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
95 Christopher Jones (USA) UnitedHealthcare Pro Cycling
96 Ralf Matzka (Ger) Bora-Argon 18
97 Matti Breschel (Den) Tinkoff-Saxo
98 Bjorn Thurau (Ger) Bora-Argon 18 0:16:32
99 Nikolas Maes (Bel) Etixx – Quick-Step
100 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal

Degenkolb si impone in una della classiche più intrise di fascino e leggenda, la Parigi-Roubaix (foto Bettini)

Degenkolb si impone in una della classiche più intrise di fascino e leggenda, la Parigi-Roubaix (foto Bettini)

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