QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI LIVIGNO

Ecco il tradizionale contenitore made ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta dall’elvetico Carlo Clerici nel 1954)

SALA STAMPA

Italia

Pogacar, che meraviglia! Riprende Quintana a 2 km dall’arrivo e trionfa a Livigno

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Tadej Pogačar se je med legende vpisal še v Livignu (Tadej Pogačar è diventato una leggenda a Livigno)

Delo

Regno Unito

Pogacar pulls away to win brutal 15th stage (Pogacar si allontana vincendo la brutale 15a tappa)

The Guardian

Francia

Pogacar seul au monde (Pogacar unico al mondo)

L’Équipe

Spagna

Game over

AS

Belgio

Fenomenale Tadej Pogacar zegeviert ook in koninginnenrit van Giro en pakt op indrukwekkende wijze vierde etappezege (Il fenomenale Tadej Pogacar trionfa anche nella tappa regina del Giro e conquista in modo impressionante la quarta vittoria di tappa)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Fenomenale Tadej Pogacar met groots machtsvertoon naar zege in koninginnenrit Giro d’Italia (Il fenomenale Tadej Pogacar con una grande dimostrazione di potenza fino alla vittoria nella tappa regina del Giro d’Italia)

De Telegraaf

Germania

Pogacar dominiert auf Giro-Königsetappe – Steinhauser auf Platz drei (Pogacar domina la tappa regina del Giro – Steinhauser al terzo posto)

Kicker

USA

Pogacar leads Giro by nearly 7 minutes after stunning win in Giro’s Queen stage (Pogacar guida il Giro di quasi 7 minuti dopo la straordinaria vittoria nella tappa regina del Giro)

The Washington Post

Colombia

Un Nairo Quintana rejuvenecido y estelar desató la batalla con Pogacar: segundo en la etapa 15 del Giro de Italia (Un Nairo Quintana ringiovanito e stellare scatena la battaglia con Pogacar: secondo nella quindicesima tappa del Giro d’Italia)

El Tiempo

Ecuador

Exhibición de Tadej Pogacar sentencia el Giro de Italia (L’esibizione di Tadej Pogacar segna il Giro d’Italia)

El Universo

Australia

Pogacar’s epic Giro win leaves cycling world gasping (L’epica vittoria di Pogacar al Giro lascia il mondo del ciclismo senza fiato)

The West Australian

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Fino all’alba (Arisa – Inno ufficiale delle olimpiadi di Milano Cortina 2026)

METEOGIRO

Livigno: pioggia debole (0.3 mm), 9°C (percepiti 10°C), vento debole da SE (2-11 Km/h), umidità al 77%
Bormio (Km 33.5): pioggia debole (1 mm), 13°C, vento debole da SE (3-17 Km/h), umidità al 81%
Giogo di Santa Maria (Cima Coppi – Km 50.2 – previsioni relative al soprastante Passo dello Stelvio): pioggia debole (0.8 mm), 3°C, vento debole da SE (3-17 Km/h), umidità al 90%
Silandro (Km 98.7): pioggia debole (1.2 mm), 18°C, vento moderato da E (2-21 Km/h), umidità al 73%
Bolzano – traguardo volante (Km 161.4) : pioggia debole (1.1 mm), 19°C, vento moderato da E (2-32 Km/h), umidità al 79%
Santa Cristina Valgardena : pioggia debole (1.8 mm), 13°C, vento moderato da O (4-28 Km/h), umidità al 90%

GLI ORARI DEL GIRO

11.15: inizio diretta su Eurosport
11.30: partenza da Livigno
11.35: inizio diretta su RaiSport
11.40-11.45: scollinamento Passo d’Eira (no GPM)
11.50-12.00: scollinamento Passo di Foscagno (no GPM)
12.15-12.35: inizio salita Giogo di Santa Maria
13.05-13.25: GPM del Giogo di Santa Maria (Cima Coppi)
12.30-12.55: GPM di Colle San Zeno
14.05: inizio diretta su Rai2
15.25-16.00: traguardo volante Sprint di Bolzano
15.40-16.10: inizio salita Pinei
16.00-16.40: traguardo volante Intergiro di Fiè allo Sciliar
16.10-16.50: traguardo volante Sprint di Siusi allo Sciliar (con abbuoni)
16.30-17.10: GPM di Passo Pinei
16.35-17.20: inizio salita finale
16.50-17.40: arrivo a Santa Cristina Valgardena (Monte Pana)

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Con la ricomposizione della coppia al commento Pancani – Cassani la rubrica degli strafalcioni dei telecronisti riprende il suo titolo originario

De Luca: “Tarozzi prova a riprendere le code del gruppo”
De Luca: “Questo è un falsipiano”
De Luca: “Monte in Campione” (Montecampione)
De Luca: “Valico di Santa Giustina” (Valico di Santa Cristina)
De Luca: “Cesenatico, città natale di Marco Pantani” (è nato a Cesena)
Borgato: “Buongiorno Alessandromi”
Pancani: “Cinque minuti è il ritiro del gruppo maglia rosa”
Pancani: “Scarone” (Scaroni)
Rizzato: “Infatto ha preso il largo”
Cassani: “Tre chilometro primo”
Cassani: “Monta Pana” (Monte Pana)
Cassani: “Zana è nella ruota di Antonio Tiberi”
Pancani: “Sulle tappe della strada di Livigno”
Pancani: “La strada si alza sotto i pedali”

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della quindicesima tappa, Manerba del Garda – Livigno (Mottolino)

1° Julius van den Berg
2° Andrea Piccolo a 8″
3° David Dekker a 1′27″
4° Alan Riou a 5′28″
5° Olivier Le Gac a 12′49″

Classifica generale

1° David Dekker
2° Alan Riou a 3′23″
3° Julius van den Berg a 5′17″
4° Fabian Lienhard a 16′29″
5° Tobias Lund Andresen a 17′12″

Miglior italiano Davide Cimolai, 10° a 23′10″

IL GIRO DI 70 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1954 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose grazie a una storica fuga bidone l’elvetico Carlo Clerici

5 GIUGNO 1954 – GIORNO DI RIPOSO A BRESCIA

KOBLET È IL FAVORITO DI COPPI NELLA ODIERNA TAPPA A CRONOMETRO

Riprende il Giro d’Italia sul percorso de Gardone a Riva

Tutti gli assi hanno ieri provato i 45 chilometri della gara – Grosso partirà sub-judice – Si fa strada la convinzione che il Giro sia ormai appannaggio degli svizzeri – Carovane di tifosi sulla Gardesana

6 GIUGNO 1954 – 15a TAPPA: GARDONE RIVIERA – RIVA DEL GARDA (cronometro individuale, 45 Km)

GLI ASSI SI SCATENANO NELLA TAPPA A CRONOMETRO E KOBLET GUADAGNA SU COPPI QUASI MEZZO MINUTO

Appassionante duello sul percorso Salò – Riva del Garda – Hugo sul traguardo come una furia – Clerici ha difeso la sua maglia rosa

Alla media di oltre 45 all’ora – La tenace difesa di Coppi – Magni è giunto terzo, Fornara quarto e Defilippis quinto – L’olandese Voorting ha corso bene nonostante il polso dolorante – Lo svizzero ancora saldamente primo in classifica – Trecentomila spettatori ai lati della Gardesana – Uno schiaffo di Bartali a un tifoso invadente

Coreografia rosa sulle nevi di Livigno (www.sondriotoday.it)

Coreografia rosa sulle nevi di Livigno (www.sondriotoday.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

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Raduno di partenza a Venaria Reale
1a tappa: Venaria Reale – Torino
2a tappa: San Francesco al Campo – Santuario di Oropa
3a tappa: Novara – Fossano
4a tappa: Acqui Terme – Andora
5a tappa: Genova – Lucca
6a tappa: Torre del Lago Puccini (Viareggio) – Rapolano Terme
7a tappa: Foligno – Perugia (cronometro individuale)
8a tappa: Spoleto – Prati di Tivo
9a tappa: Avezzano – Napoli
10a tappa: Pompei – Cusano Mutri (Bocca della Selva)
11a tappa: Foiano di Val Fortore – Francavilla al Mare
12a tappa: Martinsicuro – Fano
13a tappa: Riccione – Cento
14a tappa: Castiglione delle Stiviere – Desenzano del Garda (cronometro individuale)

UN MONUMENTALE POGACAR APPONE IL QUARTO SIGILLO NELLA TAPPA REGINA

Impresa dalla maglia rosa che attacca a 5 Km dalla vetta del Passo del Foscagno, riprende tutti i superstiti di una popolatissima fuga partita al mattino e taglia il traguardo braccia al cielo poco meno di tre minuti prima dei suoi diretti avversari in classifica generale, che ora accusano un ritardo davvero enorme. Giornata non positiva per gli italiani, tutti in crisi.

Alla vigilia della frazione odierna erano stati ipotizzati vari scenari tattici e quasi tutti prefiguravano un attacco della maglia rosa. Le differenze tra opinionisti ed appassionati riguardavano il punto che Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) avrebbe scelto per l’attacco. I più romantici si erano spinti ad ipotizzare un attacco già dal Mortirolo, anche se il lungo fondovalle da affrontare dopo il termine della discesa portava ad escludere una simile soluzione. Le ipotesi più gettonate riguardavano un attacco sul Foscagno oppure un tentativo sulla salita finale divisa in due tronconi, il primo fino a Passo d’Eira e il secondo dal valico sino alla cima della pista da sci in località Mottolino.
Manco a dirlo, Pogacar ha scelto la seconda soluzione, scattando a circa 13 chilometri dall’arrivo e mettendo in scena uno spettacolo di raro pregio. Il ritmo del leader della classifica è stato elevatissimo, tanto da permettergli di recuperare, in pochissime pedalate, tutti i reduci della fuga di giornata e solo uno scalatore di razza come Nairo Quintana (Movistar), oggi in giornata di grazia, è riuscito a resistere sino alla prime rampe della salita finale.
Gli avversari di classifica hanno accusato distacchi molto pesanti, anche se va detto che ci hanno messo del loro, rallentando parecchio l’andatura dopo che Pogacar li aveva salutati, tanto da consentire a corridori staccati di rientrare agevolmente nel gruppetto.
La battaglia per il podio è andata in scena solo nel finale e a farne le spese è stato soprattutto Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), andato in crisi sulle accelerate nel finale (non può parlarsi di attacchi veri e propri); va detto, però, che il laziale ha stretto i denti ed è riuscito a conservare la quinta posizione e la maglia bianca per una manciata di secondi nei confronti di Tymen Arensman (INEOS), che ora si fa minaccioso dopo aver guadagnato quasi un minuto nei confronti di Tiberi.
Dopo questa mazzata sportiva e morale agli avversari, rimane da capire se Pogacar avrà ancora voglia di vincere, visto che ci sono almeno quattro tappe che, fuga permettendo, potrebbe portarsi a casa senza problemi (Monte Pana, Sappada, Passo Brocon e Bassano del Grappa).
La frazione ha visto sin da subito partire un attacco di 12 uomini – vale a dire Tobias Bayer (Alpecin-Deceuninck), Davide Ballerini (Astana Qazaqstan Team), Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), Harrison Wood (Cofidis), Laurence Pithie e Lewis Askey (Groupama-FDJ), Olivier Le Gac (Groupama-FDJ), Lilian Calmejane (Intermarché Wanty), Bert Van Lerberghe (Soudal Quick-Step), Caleb Ewan (Team Jayco – AlUla), Davide Bais (Team Polti Kometa) e Alessandro Tonelli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) – che, dopo aver rapidamente guadagnato 3 minuti, si sono ritrovati ad essere seguiti da un foltissimo gruppo di atleti partiti sotto l’impulso di Simon Geschke (Cofidis), che indossava la maglia azzurra in prestito da Pogacar. Si forma quindi un gruppo di contrattaccanti popolato dal citato Geschke, Tobias Foss e Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers), Kaden Groves, Nicola Conci e Edward Planckaert (Alpecin-Deceuninck), Ewen Costiou, Michel Ries e Alessandro Verre (Arkéa-B&B Hotels), Christian Scaroni (Astana Qazaqstan Team), Jonas Koch e Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), Enzo Paleni (Groupama-FDJ), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Jefferson Alexander Cepeda e Georg Steinhauser (EF Education-EasyPost), Kevin Colleoni (Intermarché Wanty), Andrea Bagioli, Juan Pedro López e Amanuel Ghebreigzabhier (Lidl-Trek), Lorenzo Milesi, Quintana, Will Barta e Pelayo Sánchez (Movistar Team), Julian Alaphilippe e Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step), Chris Hamilton e Gijs Leemreize (Team dsm-firmenich PostNL), Alessandro De Marchi e Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Davide Piganzoli, Matteo Fabbro, Mattia Bais, Mirco Maestri e Francisco Muñoz (Team Polti Kometa), Jan Tratnik e Attila Valter (Team Visma | Lease A Bike), Matteo Trentin, Michael Storer e Florian Stork (Tudor Pro Cycling Team), Luca Covili, Filippo Fiorelli, Martin Marcellusi, Giulio Pellizzari e Manuele Tarozzi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè).
L’inseguimento dura parecchi chilometri e si concretizza solo lungo la salita inedita di Colle San Zeno. Nella discesa, però, c’è un nuovo frazionamento e si ritrovano davanti Bayer, Ballerini, Scaroni, Wood, Pellizzari e Tonelli, mentre alcuni atleti del gruppo inseguitore perdono contatto e il gruppo controlla, mantenendo il ritardo sui 3 / 4 minuti.
Sul Mortirolo, si avvantaggiano Scaroni e Pellizzari, sui quali si riporta Conci in vista del GPM.
Tra la discesa ed il successivo falsopiano, nel fondovalle, la situazione si ricompatta e il gruppo di testa è composto da Narváez, Conci, Ries, Scaroni, Geschke, Steinhauser, Ghebreigzabhier, López, Quintana, Sánchez, Alaphilippe, Vansevenant, Piganzoli, Valter, Storer, Covili e Giulio Pellizzari.
Mentre il gruppo maglia rosa procede sornione, ma senza concedere troppo vantaggio, gli uomini davanti si danno battaglia sulla salita delle Motte, non classificata come GPM. Ad avvantaggiarsi sono Conci, Steinhauser, Piganzoli, Valter e Covili, che vengono ben presto raggiunti da Narváez, Geschke, Quintana, Alaphilippe e Storer.
Sul Foscagno attacca Steinhauser, che viene raggiunto e staccato da Quintana, rimasto sempre a ruota nel corso della fuga, mentre dietro il gruppo maglia rosa comincia ad assottigliarsi sotto l’azione di Rafal Majka (UAE Team Emirates).
E’ il preludio all’attacco della maglia rosa che arriva a 5 km dal Passo del Foscagno. Il leader della classifica generale se ne va in progressione, nessuno può far nulla e neppure Daniel Felipe Martinez (Bora – Hansgrohe), l’unico che aveva provato ad uscire dal gruppo, riesce ad avvicinarsi. Mentre gli altri uomini di classifica addirittura rallentano pur di non tentare un attacco tra di loro prima degli ultimi chilometri, Pogacar va a riprendere in men che non si dica tutti i fuggitivi, eccetto Quintana, e passa secondo al GPM.
Nella discesa Pogacar non prende eccessivi rischi, mentre il vantaggio sugli avversari è già ben oltre i due minuti, ma nella salita verso Passo d’Eira il fuoriclasse sloveno prende e stacca Quintana, involandosi da solo negli ultimi due ripidissimi chilometri.
Secondo, a 30 secondi, si piazza un ottimo Quintana, che rischiava di rimanere addirittura senza squadra e invece ha sfiorato la vittoria nella tappa regina del Giro d’Italia.
Tra gli uomini di classifica, con un ritardo vicino ai 3 minuti, Romain Bardet (Dsm-Firmenich) conserva una manciata di secondi sugli altri big. Geraint Thomas (INEOS) e Martinez arrivano insieme mentre Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) paga qualche secondo insieme ad Arensman, che però guadagna oltre un minuto su un Tiberi in crisi, che taglia il traguardo con 4 minuti di ritardo dal vincitore.
Il laziale, però, mantiene sia la quinta posizione, sia la maglia bianca, mentre Lorenzo Fortunato (Astana) e Filippo Zana (Team Jayco AlUla), pure in difficoltà, perdono una posizione in classifica, con Fortunato che esce dalla top ten.
Al termine di questa frazione il distacco di Thomas da Pogacar è di 6 minuti e 41 secondi, mentre quello di Martinez sfiora i 7 minuti, O’Connor è a 7′43″ e Tiberi a 9′26″, con soli 19 secondi su Arensman, suo avversario nella lotta per la maglia bianca.
Completo il disastro, invece, della Rai nella copertura televisiva. Alle ore 14 e 40 vi è stato l’incomprensibile cambio di rete perchè Rai2 stava trasmettendo la finale del doppio femminile degli Internazionali d’Italia. Il cambio ha mandato il Giro su Rai2 e spostato il tennis su RaiSport e i programmi sono quindi continuati, invertendo però la rete. La cosa, per quanto riguarda il Giro, si è risolta nel taglio degli ultimi 3 Km del Mortirolo (i più duri nel versante affrontato oggi), anche perché, appena ripresa la trasmissione della tappa, mentre i cronisti parlavano è partita la pubblicità.
Ciliegina sulla torta è stata l’eliminazione del Processo alla Tappa. Ora, se la finale di singolare maschile degli internazionali di tennis poteva giustificare una cosa simile, lo stesso discorso non vale per le corse dei cavalli andate in onda su RaiSport.
Per l’azienda televisiva pubblica, che sembra puntare molto sul Giro d’Italia tanto da dedicargli numerosi programmi, uno scivolone del genere proprio nel giorno della tappa regina sembra davvero ingiustificabile.
Domani ci sarà il secondo giorno di riposo, mentre martedì andrà in scena una tappa che prevede la scalata del Giogo di Santa Maria nella prima parte (Cima Coppi al posto del Passo dello Stelvio) e, dopo un lungo tratto pianeggiante, un finale in salita con il Passo Pinei e l’arrivo a Monte Pana, sopra Santa Cristina Valgardena. Sulla prima parte della tappa, però, incombe l’incognita meteorologica, considerato il previsto peggioramento delle condizioni che potrebbe portare la neve sulla Cima Coppi. Al proposito mette qualche preoccupazione agli appassionati l’inqualificabile atteggiamento assunto dai corridori negli anni passati, che ha portato al taglio di frazioni solamente per la pioggia, e quello degli organizzatori che hanno ceduto alle loro pressioni.
Con l’attuale vantaggio sul secondo e con il Tour de France che incombe la maglia rosa potrebbe limitarsi a controllare e, al limite, a piazzare un allungo sulle rampe finale, anche perchè per un atleta come Pocacar potrebbe essere difficile resistere alla tentazione.
Il fatto è che quest’anno, con la partecipazione di Jonas Vingegaard (Visma) in forse, l’occasione della doppietta appare davvero ghiotta e questo potrebbe portare, se non il corridore, almeno il direttore sportivo a consigliare allo sloveno una condotta di gara più conservativa.

Benedetto Ciccarone

Pogacar viaggia solitario verso la cima innevata del Mottolino (Getty Images)

Pogacar viaggia solitario verso la cima innevata del Mottolino (Getty Images)

UN TAPPONE CON VISTA OLIMPICA

Dopo aver a lungo peregrinato sulla catena appenninica il Giro fa ritorno sulle Alpi, già visitate in partenza con la capatina al santuario di Oropa. Ora è arrivato il momento del primo dei due tapponi alpini, quello con il quale la Corsa Rosa tirerà una volata lunghissima alle Olimpiadi Invernali del 2026. Due anni prima dell’evento Livigno, che ospiterà le gare dello snowboard e del freestyle, sarà la sede d’arrivo della tappa dotata del maggior numero di metri di dislivello, più di 5400: il clou sarà concentrato negli ultimi 56 Km, nei quali si dovranno affrontare l’interminabile ascesa alla Forcola di Livigno e poi quella finale verso le piste del Mottolino.

NOTA:: il finale è stato modificato rispetto a quanto riportato sotto a causa del diniego delle autorità elvetiche sul transito dalla Forcola di Livigno. Arrivati a Edolo, anzichè l’Aprica si scalerà il Passo del Mortirolo dal versante di Edolo (12.6 Km al 7.7%) per poi scendere verso Grosio. Seguirà la risalita della Valtellina in direzione di Bormio, che sarà evitata affrontando la salita delle Motte (3.1 Km al 7.5%). Raggiunta la vicina Isolaccia Valdidentro si salirà ai 2291 metri del Passo di Foscagno (14.6 Km al 6.3%), immediatamente seguito dall’ascesa finale verso il Passo d’Eira e il Mottolino (4.6 Km al 7.7% con rampe fino al 19%)

Nel 2026 Milano e Cortina ospiteranno le Olimpiadi Invernali e il Giro d’Italia non si farà trova impreparato all’evento. Era già successo nel 2005, quando la Corsa Rosa fece da volano alla rassegna a cinque cerchi che l’anno successivo si sarebbe tenuta in Piemonte proponendo due arrivi di tappa nelle località assegnatarie, Torino e Sestriere. Molto probabilmente qualcosa di simile accadrà l’anno prossimo, quando il Giro potrebbe – ancora nulla è stato annunciato al proposito – inserire nel percorso alcune delle località che ospiteranno le gare olimpiche, poiché oltre al capoluogo lombardo e alla “Perla delle Dolomiti” saranno coinvolti anche altri centri. Le medaglie saranno, infatti, assegnate anche a Tesero, Predazzo, Rasun-Anterselva, Rho, Assago, Bormio e Livigno: quest’ultima ospiterà un “anticipo” in rosa del grande evento accogliendo l’arrivo del primo tappone alpino del Giro d’Italia 2024, nel complesso non il più duro ma certamente quello maggiormente dotato di metri di dislivello, perché pedalando dalle sponde del Garda verso l’Alta Valtellina se dovranno superare più di 5400, distribuiti tra cinque salite, sulle quali spicca quella che condurrà ai 2313 metri della Forcola di Livigno. I dati riportati sull’altimetria ufficiale parlano di 18 Km di salita, che ne fanno la quarta ascesa per lunghezza del tracciato del Giro 2024, preceduta da Monte Grappa (anche se solo per 200 metri), Stelvio, Rolle e Pinei. In realtà le cose non stanno proprio così perché nel computo della distanza non è stata considerata la parte iniziale della salita elvetica, che la porta a misurare nella realtà quasi 25 Km e mezzo, superando di oltre un chilometro il “record” del Pinei.
Si partirà da Manerba del Garda, la località del Benaco divenuta celebre in tempi recenti a causa della siccità che ha reso possibile l’accesso a piedi all’Isola di San Biagio, nota anche con il toponimo di “Isola dei Conigli”.
Raggiunta la vicina Salò ci si allontanerà dalle rive del lago per risalire la Val Sabbia e raggiungere Sabbio Chiese dove, all’ombra della rupe sulla quale nel 1527 l’originario castello fu trasformato nel Santuario della Madonna della Rocca, lo scorso anno prese il via il tappone diretto al Monte Bondone, vinto dal portoghese João Almeida. Raggiunta la vicina Casto, paese d’origine di Sonny Colbrelli, si andrà all’attacco della prima ascesa di giornata, quella di Lodrino (6.9 Km al 4.6%), scavalcata la quale si scenderà nella retrostante Val Trompia. Sul fondovalle di quest’ultima si pedalerà per poco più di 5 Km, toccando il centro di Tavernole sul Mella, dove il percorso andrà a sfiorare la medioevale Chiesa di San Filastrio e un antico forno fusorio recentemente restaurato e aperto al pubblico, testimonianza tra le più antiche della lavorazione del ferro, da secoli vero e proprio motore economico di questa valle. Questo breve tratto di falsopiano terminerà ai piedi del Colle di San Zeno, valico che viene inserito per la prima volta nel tracciato di una corsa ciclistica, con i corridori che vi saliranno dal versante meno impegnativo (13.8 Km al 6.6%), disegnato attraverso le frazioni del comune di Pezzaze, dove – parte a piedi e parte con un vecchio trenino decauville – è possibile visitare la miniera Marzoli, attiva nell’estrazione del ferro dal 1886 al 1978. Una vera e propria “picchiata” attenderà i corridori una volta giunti ai 1418 metri del Colle di San Zeno poiché nei successivi 16 Km si pedalerà costantemente lungo una discesa che presenta una pendenza media del 7.4%: è il più difficile tra i due versanti del colle, solo in parte inedito perché nella piccola località di sport invernali di Val Palot – dalla quale si transiterà 5 Km dopo lo scollinamento – sono terminate due tappe del Brixia Tour, corsa disputata per 11 stagioni tra il 2001 e il 2011: la prima la vinse nel 2004 lo scalatore messicano Julio Alberto Pérez Cuapio, mentre l’anno successivo ospitò l’arrivo di una cronoscalata vinta dal vicentino Emanuele Sella.
Terminata la discesa nella località di villeggiatura di Pisogne, affacciata sul Lago d’Iseo, inizierà un lungo tratto intermedio quasi del tutto privo di difficoltà altimetriche con il quale si risalirà la Val Camonica e che traghetterà la corsa verso le fasi decisive di questa tappa. All’inizio di questo tratto si toccherà la nota stazione termale di Boario, la cui storia è piuttosto recente se paragonata a quella di altre località simili perché si cominciarono a sfruttarne le acque alla fine del Settecento, mentre risale all’inizio del secolo scorso la costruzione del liberty Padiglione dell’Antica Fonte.
Poco più avanti s’incontrerà l’unica difficoltà altimetrica inserita in questa fase di risalita della valle, che tra le sponde del Sebino ed Edolo si protrae per quasi 60 Km: è lo strappo di 800 metri all’8% che si concluderà alle porte del centro di Breno, “cerniera” tra la bassa e la media valle, luogo da sempre strategico come ci ricordano i resti del soprastante castello, del quale sono giunte ai giorni nostri due torri, le mura di cinta e parte di una chiesetta intitolata a San Michele.
Risalendo la valle se ne toccherà una delle località più visitate, quella Capo di Ponte che attira turisti da tutto il mondo per il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, “griffato” UNESCO, ma che merita la sosta per ammirarvi anche l’antica la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore.
Dopo Edolo il Giro si volgerà verso una delle sue salite più celebri, quel Passo dell’Aprica che deve la sua fama ciclista alla vicinanza con il Mortirolo, abbinato al quale le tenere pendenze del versante camuno hanno spesso portato a una lievitazione dei distacchi. Quest’anno non si sarà il temuto confronto con la mostruosa salita valtellinese, mentre si percorrerà una variante alla tradizionale strada, che prevede di affrontare proprio all’inizio il muro di Santicolo (600 metri al 17%), superato il quale la salita ritrova i suoi tradizionali “binari” (12.9 Km al 3.7%).
Planati in Valtellina i “girini” transiteranno a fianco dell’imponente mole del Santuario della Madonna di Tirano, innalzato tra il 1505 e il 1528 nel luogo dove – quattro anni prima l’inizio dei lavori – la Santa Vergine era apparsa nell’orto di Mario Omodei, un contadino che il pomeriggio del 29 settembre del 1501 era impegnato nel lavoro nei campi. Per i partecipanti al Giro il passaggio accanto al santuario darà l’avviso della ripresa delle “ostilità” perché da lì a breve inizierà l’interminabile salita verso la Forcola di Livigno, ufficialmente lunga 18 Km e caratterizzata da una pendenza media del 7.1%. La strada, in realtà, inizia a salire quando mancano 33 Km al valico, 25 Km e mezzo dei quali in salita; questa, infatti, è suddivisa da un lungo tratto centrale pianeggiante e nemmeno scherzano i primi 7.5 Km al 7%, nel corso del quale si tocca il centro di Brusio, caratterizzato dalla presenza di uno dei tratti più spettacolari della “Ferrovia del Bernina” (l’intera linea è patrimonio UNESCO dal 2008), il viadotto elicoidale che fu realizzato in pietra tra il 1908 e il 1910 e che nel 2010, in occasione del centenario del “trenino rosso” fu effigiato nel logo dell’evento e illuminato come se fosse una torta di compleanno. La prima parte dell’ascesa terminerà in prossimità delle rive del Lago di Poschiavo, di origine naturale ma sfruttato per la produzione di energia elettrica sin dal 1904, costeggiando il quale s’imboccherà il lungo tratto pianeggiante (quasi 8 Km) che spezza in due tronconi la salita verso la Forcola. Fino a 4 km dallo scollinamento questa coincide con quella diretta al più celebre Passo del Bernina, salita che nonostante la fama non ha un grande feeling con il Giro d’Italia: l’unica volta che la Corsa Rosa vi transitò era il 12 giugno del 1954, giorno passato alla storia per lo “Sciopero del Bernina”, allorquando i corridori affrontarono la salita in gruppo, annichiliti dalla fuga bidone che due settimane prima aveva portato in maglia rosa l’elvetico Carlo Clerici con un vantaggio che nessuno riuscì a colmare (a Milano il distacco del secondo, il connazionale Hugo Koblet, sfiorò la mezzora). Raggiunti i 2315 metri della Forcola – sarà la prima delle sei volte nelle quali si supererà quota 2000 in questa edizione del Giro – davanti ai corridori si spalancherà la discesa, non particolarmente difficile (sono 5.4 Km al 6.4%) verso il “Piccolo Tibet”. Così è stata ribattezzata la conca di Livigno, conosciuta per la sua zona franca – le cui origini risalgono concesse nel 1538 dalla Contea di Bormio – e per la particolare forma allungata dell’abitato, un “serpentone” di ben 5 Km che giunge fino alle rive del Lago di Livigno, bacino artificiale realizzato alla fine degli anni ’60 e nel quale confluiscono le acque dello Spol, uno dei tre fiumi italiani i cui corsi non si gettano nel bacino del Mediterraneo, ma “scaricano” in quello del Mar Nero. Non ci sarà tempo per i corridori per specchiarsi nelle sue acque perché stavolta l’arrivo non sarà in centro, come invece era successo nei due precedenti datati 1972 e 2005, quando nel “Piccolo Tibet” si erano imposti Eddy Merckx e il colombiano Iván Parra, autore di un’eccezionale doppietta poiché il giorno prima aveva conquistato anche il tappone dolomitico di Ortisei. C’è ancora una difficoltà altimetrica da superare, una salita di 8.8 Km al 6.1% in parte inedita perché in passato già tre volte si è giunti ai 2120 metri del Passo d’Eira, dove si abbandonerà la strada per Bormio e s’imboccherà il ripido tratto conclusivo, che presenta una pendenza media del 10% negli ultimi 1500 metri, con un picco massimo del 19%. Asfaltata apposta per l’arrivo del Giro, è la vecchia mulattiera che porterà i corridori fino alle piste del Mottolino, dove in ai giochi olimpici saranno assegnate le medaglie nelle specialità dello snowboard e del freestyle. E nell’attesa del grande evento a cinque cerchi arriverà il Giro a inauguare alla sua maniera questo piccolo tempio dello sport….

Mauro Facoltosi

Il lago di Livigno e l’altimetria della quindicesima tappa (www.outdooractive.com)

Il lago di Livigno e l’altimetria della quindicesima tappa (www.outdooractive.com)

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Lodrino (735 metri). Quotata 737 metri sulle cartine del Giro e chiamata anche “Valico della Cocca di Lodrino”, vi transita la Strada Provinciale 3 “Lodrino-Nozza” tra Nozza e Lodrino. Il Giro l’ha scalata finora tre volte, la prima durante la tappa Rovato – Monte Bondone del Giro del 2006, vinta dal varesino Ivan Basso, e che vide svettare per primo a Lodrino il colombiano Miguel Ángel Rubiano. L’anno successivo l’ascesa fu inserita nei chilometri iniziali dell’ultima tappa del Giro, Vestone – Milano, vinta dall’argentino Maximiliano Ariel Richeze, ma il passaggio in vetta non fu “registrato” non essendo previsto il GPM in quest’occasione. L’ultimo passaggio del Giro risale alla tappa Riva del Garda – Iseo del 2018, vinta allo sprint dal veronese Elia Viviani, mentre il GPM a Lodrino era stato conquistato dal francese Alexandre Geniez.

Colle di San Zeno (1434 metri). Chiamato anche Colma di San Zeno e Col de San Zé, è quotato 1418 sulle cartine del Giro 2024. Situato sullo spartiacque tra la Val Trompia e la Val Camonica, è valicato dalla strada che mette in comunicazione Pezzaze con Fraine e Pisogne.

Sella di Breno (342 metri). Vi sorge l’omonimo centro.

Passo di Aprica (1113 metri). È l’ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valcamonica con la Valtellina tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla Strada Statale 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2022, è stata affrontata alla corsa rosa 13 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Sondrio, vinta da Marco Saligari che transitò in testa anche sul valico) e due come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Basso s’impose in rosa nella Trento – Aprica, e al termine della Brescia – Aprica del 2010, vinta da Scarponi). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi nel corso della Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa Chiesa Valmalenco – Bormio con il Gavia affrontato con la neve, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte), Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano, vinta dallo stesso corridore), l’ucraino Yuriy Krivtsov nel 2010 (passaggio intermedio nella citata tappa Brescia – Aprica), lo spagnolo Pablo Lastras Garcia nel 2011 (Feltre – Tirano, vinta da Diego Ulissi), Matteo Rabottini nel 2012 (Caldes – Passo dello Stelvio, vinta da De Gendt), il canadese Ryder Hesjedal e lo spagnolo Mikel Landa nella Pinzolo – Aprica del 2015 che prevedeva due passaggi sul passo. Nel 2017, l’Aprica fu relegata a un ruolo marginale, inserita subito dopo la partenza della poco impegnativa frazione di trasferimento Tirano – Canazei, vinta in fuga dal francese Pierre Rolland, che era transitato in testa anche sul GPM inserito a inizio tappa. Infine, nel 2022 all’Aprica terminò praticamente in discesa la 16a tappa della Corsa Rosa, che prevedeva pochi chilometri prima lo scollinamento sul Valico di Santa Cristina: sia quest’ultimo, sia la vittoria di tappa furono conquistate dal ceco Jan Hirt.

Forcola di Livigno (2315 metri). Valicata dalla strada che mette in comunicazione Livigno con il centro elvetico di Poschiavo, viene toccata per la seconda volta al Giro d’Italia dopo il passaggio avvenuto nel 2010 durante la tappa Bormio – Ponte di Legno (Passo del Tonale), conquistato dall’australiano Matthew Lloyd, mentre al traguardo s’impose proprio un corridore elvetico, Johann Tschopp. Ci sono, però, due precedenti nei quali la Corsa Rosa fu respinta dal maltempo e la prima volta accadde nel 1995, quando l’allora direttore del Giro Carmine Castellano fu costretto qualche settimana prima del passaggio della corsa a rimettere mano al tracciato della tappa che dalla Val Senales conduceva a Lenzerheide Valbella, frazione che prevedeva anche le ascese al Giogo di Santa Maria (all’epoca ancora sterrata) e al Bernina. Nel 2005 ancora la neve in vetta, unita alla pioggia battente alla partenza di Livigno, consigliò alla direzione di corsa di spostare il via della tappa diretta a Lissone, traslocando il “chilometro zero” alla Madonna di Tirano.

Passo Eira (2208 metri). Quotato 2210 metri sulle cartine del Giro 2024, è valicato dalla Strada Statale 301 “del Foscagno” tra Livigno e Trepalle. Il Giro d’Italia finora vi è transitato tre volte, la prima nel finale della tappa vinta nel 1972 da Eddy Merckx a Livigno, partita da Parabiago e che vide il grande rivale del belga in quell’edizione, lo spagnolo José Manuel Fuente, transitare in testa sull’Eira. Non ci fu GPM in vetta al passo, invece, nel finale della Egna – Livigno del 2005, vinta da colombiano Iván Parra. L’ultimo uomo al comando sul valico è stato, invece, l’australiano Matthew Lloyd in occasione della citata tappa di Ponte di Legno del Giro del 2010.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Se i rigidi climi del “Piccolo Tibet” nostrano vi avranno fatto venire la voglia di un corroborante minestrone… eccovelo scodellato! Nell’inverno del 1980 il regista romano Sergio Citti salì proprio a Livigno per le riprese del finale del “Il minestrone”, pellicola concepita per il cinema e poi sbarcata in televisione sotto la forma di piccolo sceneggiato a puntate essendone state girate due versioni, una per il grande schermo della durata di quasi due ore e una lunga il doppio e destinata alla trasmissione sulla RAI, che aveva coprodotto il film con la casa di produzione Medusa e che aspetterà il 1985 per la prima visione televisiva. Unico film in gara al prestigioso Festival internazionale del cinema di Berlino tenutosi nella capitale tedesca dal 13 al 24 febbraio 1981, la pellicola racconta del lungo viaggio di due vagabondi della periferia di Roma, interpretati da Franco Citti (fratello del regista) e da Ninetto Davoli. All’inizio delle loro peregrinazioni, perennemente alla ricerca da qualcosa da mettere sotto i denti, i due s’imbattono nel futuro premio Oscar Roberto Benigni, che qui è il “Maestro”, un accattone la cui specialità è fuggire dai ristoranti senza pagare il conto. Le loro continue fughe da un’osteria all’altra li portano a compiere un viaggio che dalla capitale li porta prima in Toscana e poi in Emilia, dove incappano in un un santone che li convince a seguirlo nel suo pellegrinaggio, un viaggio durante il quale il bizzarro personaggio – impersonato dal grande Giorgio Gaber – snocciola liste di leccornie che potranno gustare una volta giunti a destinazione. E quella destinazione è la Svizzera: la scena nella quale Gaber indica ai suoi seguaci il valico oltre il quale si trova il “bengodi” mostra l’ultimo tratto del versante italiano della Forcola di Livigno.

In collaborazione con www.davinotti.com

Giorgio Gaber indica la Forcola di Livigno nel finale de “Il minestrone” (www.davinotti.com)

Giorgio Gaber indica la Forcola di Livigno nel finale de “Il minestrone” (www.davinotti.com)

Le altre location del film citato

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-minestrone/50001933

FOTOGALLERY

Manerba del Garda, Isola di San Biagio

Sabbio Chiese, Santuario della Madonna della Rocca

Tavernole sul Mella, Chiesa di San Filastrio

Pezzaze, Miniera Marzoli

Pisogne, Lago d’Iseo

Boario Terme, Padiglione dell’Antica Fonte

Castello di Breno

Capo di Ponte, Pieve di San Siro

Santuario della Madonna di Tirano

Brusio, il viadotto elicoidale della “Ferrovia del Bernina”

Lago di Poschiavo

La Forcola di Livigno (vista dal lato italiano)

Il tratto iniziale del “serpentone” di Livigno