UNA STAGIONE UAE – 10 SETTEMBRE 2025: GIRO DELLA TOSCANA
Tre giorni dopo l’affermazione al GP di Larciano il messicano Del Toro torna alla vittoria imponendosi al Giro della Toscana, la corsa che da una decina d’anni è intitolata alla memoria dell’indimenticato commissario tecnico della nazionale Alfredo Martini. E, intanto, zitta zitta la UAE rimpingua il suo bottino di successi stagionali arrivando a quota 82
L’ARIA DI TOSCANA FA BENE A DEL TORO
La Toscana è da sempre terra del vino, accostata spesso ai cavalli e al palio. Più raro l’abbinamento con i tori. Eppure ogni volta che il portacolori della UAE mette piede in queste zone si carica. A naggio aveva preso la maglia rosa sulle strade di Siena, salvo poi perderla malamente sul Colle delle Finestre, qualche giorno fa si era aggiudicato il GP Larciano e oggi ha fatto doppietta col Giro di Toscana.
190km, partenza e arrivo a Pontedera, tre passaggi a Peccioli, dove si correrà nei prossimi giorni la Coppa Sabatini, e due sul Monte Serra: questo il menù della 97a edizione del Giro della Toscana, gara che dal 2016 è stata intitolata alla memoria dell’indimenticato commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo Alfredo Martini, scomparso due anni prima.
Il primo tentativo di giornata, a vuoto, è quello di Matteo Spreafico (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente), Leonardo Vesco (MBH Bank Ballan CSB), Filippo Ridolfo e David Lozano (Team Novo Nordisk), quindi parte la fuga con Tyler Stites (Caja Rural – Seguros RGA), Nil Gimeno (Equipo Kern Pharma), Sam Brand (Team Novo Nordisk), Mattia Bais (Team Polti VisitMalta) e Adne Holter (Uno-X Mobility).
La situazione rimane cristallizzata fino al primo passaggio sul Monte Serra, quando davanti rimangono Bais e Holter, raggiunti nel successivo tratto pianeggiante da Lorenzo Milesi (Movistar).
Giunti al secondo passaggio si sono accendono le polveri. I primi a guadagnare qualche metro sono Michael Storer (Tudor) e Paul Double (Jayco), ma i due non hanno avuto altro effetto che sventolare la stola rossa sono il naso (Del) Toro, che con un attacco fulmineo ha salutato la compagnia per rivederli tutti dopo il traguardo.
L’ecuadoriano Richard Carapaz (EF) ha provato un inseguimento uno contro uno nel tratto pianeggiante, ma ha dovuto alzare bandiera bianca e farsi riprendere dal gruppo inseguitorem che si è poi giocato in volata la seconda posizione in volata, conquistata da Storer davanti a Steff Cras (TotalEnegies), Alessndro Pinarello (Bardiani), Yannis Voisard (Tudor), Christian Scaroni (Astana), Jordan Jegat (TotalEnergies), Davide Piganzoli (Polti), Carapaz e Daniele Formolo (Movistar).
Ora si disputerà un altro tradizione appuntamento del calendario settembrino, la 73a Coppa Sabatini, gara nella quale Del Toro tenterà una straordinaria tripletta.
Andrea Mastrangelo

Del Toro vince anche il Giro della Toscana (foto Luc Claessen/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 7 SETTEMBRE 2025: GRAN PREMIO DI LARCIANO
Si annuncia un fine stagione travolgente per la UAE, che tra settembre e ottobre nell’ultimo mese di corse mette in fila una ventina abbondante di affermazioni. In particolare all’inizio di settembre si rifà vivo Isaac Del Toro, il corridore messicano rivelazione del Giro d’Italia che nel giro di quattro giorni fa sue tre prestigiose corse toscana, cominciando con il GP Industria & Artigianato di Larciano, che da un paio di stagioni è stato traslocato dalla tradizionale collocazione primaverile alla fine dell’estate
DEL TORO FA DIECI E OTTANTUNO: SUO IL GP INDUSTRIA E ARTIGIANATO
Dieci sono le sue vittorie stagionali dopo aver battuto Scaroni (XDS Astana) e Piganzoli (Team Polti) sul traguardo di Larciano. 81 è l’incredibile numero di vittorie stagionali della UAE che, mentre domina alla Vuelta, fa sue anche le classiche di fine stagione.
Il GP Industria e Artigianato può contare anche quest’anno su un campo partenti molto importante. Ci sono il messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG), l’elvetico Marc Hirschi (Tudor) e l’ecuadoriano Richard Carapaz (EF), oltre a una batteria di outsider italiani pronti a giocarsela coi grandi nomi.
Pronti via evade un folto drappello che raggiungerà i 5’ di vantaggio, rimarrà in avanscoperta quasi tutta la corsa e verrà man mano ripreso lungo l’ultima tornata del circuito del San Baronto, l’ultimo e il più duro dei tre che compongono la corsa.
I primi attaccanti sono Pierre Latour (TotalEnergies) e Filippo Dignani (Sam-Vitalcare-Dynatek), raggiunti in seconda battuta da un quartetto formato da Tyler Stites (Caja Rural-Seguros), Cedrik Bakke Christophersen (Unibet-Tietema Rockets), David Delgado (Burgos) e Matteo Spreafico (Mg.KVis). In seguito tentano il congiungimento Leonardo Vesco (MBH), Mattia Piccini (Gragnano) e Andrea Nannini (Sam), che però non colgono l’attimo, provano a lungo a rientrare, ma alla fine devono alzare bandiera bianca e attendere il gruppo.
Giunti all’ultima tornata la fuga comincia a perdere dei pezzi, mentre da dietro iniziano gli attacchi. A questo punto il destino dei primi è segnato. Ad aprire le danze è Joris Delbove (TotalEnergies), seguito da Christian Scaroni (XDS Astana Team) e da Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta) Solo in un secondo momento Del Toro, rimasto senza compagni, si riporta sui primi con un’accelerata impietosa. Allo scollinamento sono in tre in testa alla corsa, Piganzoli, Scaroni e Del Toro. Il portacolori della Polti, vistosi battuto, prova ad anticipare la volata ai 400. Niente da fare poichè con questo Del Toro non si può nulla; infatti il messicano lo stacca portandosi dietro Scaroni, che si accontenta del secondo posto.
23 secondi più tardi Felix Engelhardt (Jayco) si aggiudica la volata degli inseguitori precedendo Alexandre Delettre (TotalEnergies).
Ora l’attenzione degli appassionati italiani rimane concentrata sulla Toscana, dove nei prossimi giorni si disputeranno il Giro della Toscana e la Coppa Sabatini, poi nel fine settimana andranno in scena il Memorial Pantani in Romagna e il Trofeo Matteotti in Abruzzo.
Andrea Mastrangelo

Del Toro vince a Larciano la 47a edizione del GP Industria & Artigianato (foto UAE Team Emirates)
UNA STAGIONE UAE – 6 SETTEMBRE 2025: 14a TAPPA VUELTA A ESPAÑA
A completare la sinfonia UAE alla Vuelta 2025 è un altro corridore iberico, lo spagnolo Marco Soler, che “splende” nell’ultima delle due tappe asturiane, quella con arrivo in salita alla Farrapona, teatro di un’altra sfida senza nè vincitori nè vinti tra il suo compagno di squadra João Almeida e il danese Jonas Vingegaard. Non otterranno altre vittorie i corridori del team emiratini, con Jay Vine che sfiorerà il tris nella cronometro di Valladolid (persa per un solo secondo da Filippo Ganna) e Almeida che si dovrà accontentare del secondo posto ion classifica, a 1′16″ dal danese
MARC SOLER TRIONFA A LA FARRAPONA, VINGEGAARD E ALMEIDA COMPLETANO IL PODIO
Ancora festa per la UAE Team Emirates XRG alla Vuelta a España 2025. La settima vittoria di squadra arriva grazie a Marc Soler, protagonista assoluto della fuga di giornata e capace di resistere fino al traguardo nonostante il forcing del gruppo. Nella parte finale della salita, Giulio Pellizzari ha aumentato il ritmo per favorire l’attacco di Jai Hindley, ma lo spagnolo ha difeso il suo margine fino al traguardo, chiudendo con 39 secondi di vantaggio su Jonas Vingegaard e João Almeida, che hanno regolato la volata dei migliori. Più indietro il leader della Red Bull – Bora – hansgrohe, che ha provato a rilanciarsi per avvicinarsi al podio della generale, riuscendo a staccare Tom Pidcock di una decina di secondi. In classifica generale, la Maglia Rossa resta sulle spalle del capitano della Visma | Lease a Bike, che ora vanta 48 secondi su Almeida e 2’38” su Pidcock. Hindley è a 3’10”, mentre Felix Gall (Decathlon Ag2r La Mondiale) occupa la quinta posizione a 3’30”. Pellizzari, sesto a 4’21”, mantiene la Maglia Bianca con 32 secondi di margine su Matthew Riccitello (Israel Premier Tech), giunto nello stesso gruppo dopo aver perso terreno quando il marchigiano aveva alzato il passo.
La corsa si accende subito con Jonas Rickaert (Alpecin-Deceuninck), che guadagna qualche secondo prima di essere raggiunto da altri corridori, tra cui i Bahrain Victorious. Antonio Tiberi e Finlay Pickering provano a fare la differenza, ma vengono ripresi; il britannico insiste ed entra nella fuga buona. Dopo meno di 20 km si forma il drappello di giornata, con dentro Mikkel Bjerg e Marc Soler (UAE Team Emirates XRG), Victor Campenaerts (Visma | Lease a Bike), Andrea Bagioli e Carlos Verona (Lidl-Trek), Cepeda (Movistar), Nico Denz e Tim Van Dijke (Red Bull-Bora-hansgrohe), Garofoli (Soudal Quick-Step), Shaw (EF), Armirail, Bisiaux, Staune-Mittet, Pickering, Masnada, Thierry, Samitier, Herrada, Smith, Vermaerke e Hirt. A loro si uniscono successivamente Azparren e Leemreize, con Campenaerts costretto a fermarsi per una foratura. Il vantaggio dei 24 al comando supera i 6 minuti, ma sulle prime salite il gruppo guidato dalla UAE inizia a ridurre lo scarto. L’andatura di Ivo Oliveira e poi di Ayuso screma il plotone, selezionando una ventina di corridori tra cui i big della generale. Intanto davanti emergono Soler e Staune-Mittet, ma lo spagnolo resta solo a 16 km dal traguardo e lancia la sua azione decisiva verso La Farrapona. Dietro, la Red Bull-Bora-hansgrohe e poi di nuovo la UAE cercano di ridurre lo svantaggio con Bjerg e Vine. Restano davanti i migliori: Vingegaard, Almeida, Hindley, Gall, Pidcock, Riccitello e pochi altri. Pickering resiste fino quasi all’ultimo chilometro, poi viene ripreso mentre Pellizzari detta un ritmo feroce per lanciare Hindley. L’australiano attacca, seguito solo da Vingegaard e Almeida, mentre Pidcock perde contatto.
Davanti, però, Soler ha già messo la vittoria in cassaforte, regalando alla UAE il settimo successo (il quarto consecutivo, considerando la neutralizzazione di Bilbao). Nella volata dei migliori Vingegaard batte Almeida, mentre Hindley, pur non riuscendo a tenere la ruota, guadagna comunque qualche secondo sugli altri favoriti.
Antonio Scarfone

Marc Soler trionfa a la Farrapona (Photo credit: Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 5 SETTEMBRE 2025: 13a TAPPA VUELTA A ESPAÑA
E’ il portoghese Almeida la punta di diamante dell’UAE alla Vuelta 2025, dopo l’uscita di scena dai piani alti di Juan Ayuso, e il corridore lusitano conferma il suo stato di forma sulla salita regina del Giro di Spagna. E’ lui, infatti, a tagliare per primo il traguardo posto in cima al tremendo Alto de l’Angliru, sulle cui arcigne rampe non riesce però a scrollarsi di dosso il danese Jonas Vingegaard, che rimane leader della classifica con 46 secondi di vantaggio su Almeida.
L’ANGLIRU E’ DI ALMEIDA MA VINGEGAARD RESTA IN MAGLIA ROSSA
La battaglia sull’Angliru premia Joao Almeida (UAE Team Emirates) che vince in una volata a due davanti a Jonas Vingegaard (Team Vsma Lease a Bike), con il danese che resta comunque in maglia rossa con 46 secondi di vantaggio sul portoghese. Tom Pidcock (Team Q36.5 Pro Cycling) perde terreno rispetto ai primi due
La Vuelta a España 2025 giunge a uno dei suoi momenti clou con la tredicesima tappa da Cabezón de la Sal all’Alto de l’Angliru di oltre 202 km. Una delle salite più dure d’Europa attende i ciclisti e specialmente gli uomini di classifica che sono attesi a loro volta a dare spettacolo, con Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike) pronto a difendere la maglia rossa e anzi ad aumentare il suo vantaggio sui diretti avversari. L’ultima volta che la Vuelta arrivò in cima al Gigante delle Asturie la formazione olandese fece una storica tripletta con Primoz Roglic, lo stesso Vingegaard e Sepp Kuss. L’Alto La Mozqueta e l’Alto del Cordal faranno da antipasto alla salita finale dopo una prima parte di tappa quasi completamente pianeggiante. Dopo la partenza da Cabezón de la Sal partiva una maxifuga che comprendeva 24 ciclisti tra cui si segnalava la presenza di due italiani, Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious) e Gian Marco Garofoli (Team Soudal Quick Step). Nel frattempo Ben O’Connor (Team Jayco AlUla) si ritirava e così veniva meno il secondo classificato della Vuelta 2024. La fuga giungeva ai piedi dell’Alto La Mozqueta, primo GPM di giornata, con circa tre minuti di vantaggio sul gruppo maglia rossa. Nicolas Vinokurov (Team XDS Astana) scollinava in prima posizione. Mads Pedersen si aggiudicava il successivo traguardo volante di La Vega posto al km 175. Vinokurov scollinava in prima posizione anche sul gpm dell’Alto del Cordal posto al km 181.6. Vinokurov era l’ultimo ciclista a essere ripreso dal gruppo maglia rossa quando mancavano circa 5 km alla conclusione. Vingegaard e Almeida si avvantaggiavano negli ultimi 2 Km con Almeida che andava a vincere la volata a due davanti a Vingegaard. Terzo era Jai Hindley (Team Redbull BORA Hansgrohe) a 28 secondi di ritardo dal portoghese mentre chiudevano la top five Sepp Kuss (Team Visma Lease a Bike) in quarta posizione e Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale Team) in quinta posizione, rispettivamente con 30 e 52 secondi di ritardo da Almeida. Dopo aver vinto tappe in giri di una settimana (Parigi – Nizza, Giro dei Paesi Baschi, Giro di Romandia e Giro di Svizzera), Almeida ottiene la prima vittoria stagionale in un GT ma in classifica generale Vingegaard resta in maglia rossa con 46 secondi di vantaggio sul portoghese, mentre Tom Pidcock (Team Q36.5 Pro Cycling) è a oltre 2 minuti di ritardo dal danese. Domani è in programma la quattordicesima tappa da Avilés alla Farrapona, altra salita classica della Vuelta con gli ultimi 7 km a quasi il 9% di pendenza media. A questo punto la Vuelta sembra una lotta tra Vingegaard e Almeida e ancora tutto può succedere tra i due contendenti quando mancano otto tappe alla fine.
Antonio Scarfone

Almeida e Vingegaard fanno il vuoto sulla salita dell'Angliru (foto Dario Belingheri/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 4 SETTEMBRE 2025: 12a TAPPA VUELTA A ESPAÑA
E’ una Vuelta agrodolce per Juan Ayuso quella del 2025. Dopo la débâcle patita nella prima frazione pirenaica riesce a riscattarsi parzialmente conseguendo due vittorie di tappa e condendo il tutto con dichiarazioni al vetriolo del corridore spagnolo sulla UAE, definita una squadra dittatoriale e dannosa per la sua immagine. Intanto torna ad alzare le braccia al cielo sul traguardo di Los Corrales de Buelna, alla vigilia dell’impegnativa due giorni asturiana
VUELTA, BIS DI AYUSO. IL GRUPPO LASCIA FARE IN ATTESA DEL TAPPONE ASTURIANO
Come da pronostico, la fuga prende corpo e va a segno nella tappa odierna della Vuelta (la dodicesima, da Laredo a Los Corrales de Buelna, 144.9 km), ancora caratterizzato da un percorso selettivo di media montagna. Juan Ayuso batte in una volata a due il connazionale Javi Romo (Movistar Team), regalando un’altra vittoria alla UAE Team Emirates – XRG. Il gruppo chiude a 6′ di ritardo ma domani c’è l’Angliru, una salita “monstre” che non ha bisogno di presentazioni.
All’indomani delle tensioni di Bilbao a causa delle manifestazioni Pro-Palestina che hanno bloccato l’arrivo nella città basca, la Vuelta riparte con una frazione destinata alle fughe, sia per il percorso vallonato, sia per la grande attesa del tappone di venerdì nelle Asturie. Nella Laredo – Los Corrales de Buelna sono, infatti, ben 43 i corridori ad andare all’attacco, un vero e proprio gruppone che in seguito diventa composto da addirittura 52 unità.
Nulla succede fino all’attacco della salita della Collada de Brenes, quando prendono il largo Brieuc Rolland (Groupama-FDJ), Michael Hessmann (Movistar Team), Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers), Finlay Pickering (Bahrain – Victorious), Victor Guernalec (Arkea – B&B) e James Shaw (EF Education-Easypost), che hanno fino a 35” di gap sui primi inseguitori, trainati da Marc Soler. Il corridore della UAE Team Emirates – XRG è un aiuto prezioso per il compagno di squadra Juan Ayuso, che scatta in compagnia di Javi Romo (Movistar Team) andando a riprendere e staccare tutti gli attaccanti. La collaborazione tra i due spagnoli è perfetta e vanno a guadagnare anche un minuto di vantaggio in discesa; nulla possono fare i restanti inseguitori, seppure un tentativo disperato di Rolland aveva riacceso le speranze del corridore transalpino.
Romo imposta la volata in testa ma non può fare nulla contro Ayuso, al secondo successo di tappa in questa Vuelta. Rolland si piazza terzo e ai piedi del podio terminano Victor Campenaerts (Visma|Lease a Bike) e la Maglia Verde Mads Pedersen (Lidl-Trek), sempre più leader della classifica a punti. La generale è sempre guidata da Jonas Vingegaard (Visma|Lease a Bike), con 50” su Joao Almeida (UAE Emirates-XRG) e 56” su Tom Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team). Grazie alla fuga di oggi entra in Top 10 Bruno Armirail (Decathlon – AG2R La Mondiale), 6° a 2′23”.
Domani c’è l’attesissimo arrivo sull’Alto de l’Angliru, per la decima volta nella storia della Vuelta: il “mostro” asturiano verrà affrontato al termine di una tappa di 202.7 km con partenza da Cabezon de la Sal e sarà preceduto dai GPM di 1° categoria dell’Alto de la Mozqueta e dell’Alto del Cordal. Il finale dell’ultima ascesa è tremendo: su 12.5 km complessivi di salita, gli ultimi 6.5 sono costantemente in doppia cifra e spesso sopra il 20%. Il punto più duro è nella zona di Cueña Les Cabres, a circa un chilometro dallo scollinamento. Gli ultimi 500 metri sono in leggera discesa e portano sull’arrivo dopo una tappa che sicuramente cambierà molto la classifica generale.
Andrea Giorgini

La UAE Team Emirates continua a mietere successi sulle strade della Vuelta 2025 (foto Dario Belingheri/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 2 SETTEMBRE 2025: 10a TAPPA VUELTA A ESPAÑA
E’ nella seconda settimana del Giro di Spagna che gli UAE danno il meglio mettendo in bacheca 4 vittorie, tre della quali consecutive. L’unica a rimanere “isolata” dalla altre è quella di Jay Vine che, dopo essersi imposto durante la prima settimana nella frazione di Pal, fa sua anche la terza ed ultima delle tre tappe disegnate sulla catena pirenaica, con arrivo in salita nella stazione di sport invernali di Larra Belagua. Nel frattempo finisce la “favola rossa” del norvegese Torstein Træen ad opera di Jonas Vingegaard, che si riveste del simbolo del primato
L’UAE BRINDA ANCORA CON VINE, VINGEGAARD SORPASSA TRÆEN E TORNA IN ROSSO
L’australiano Jay Vine, già leader della classifica degli scalatori, rafforza il suo primato e approfitta di una tappa con una sola salita impegnativa per centrare la seconda vittoria in questa Vuelta; gli uomini di classifica si guardano sino alla fine e, anche se la maglia rossa passa – secondo le previsioni – sulle spalle di Jonas Vingegaard, non cambia quasi nulla nelle prime posizioni.
Per la sua decima tappa l’80esima edizione della Vuelta a España torna sui Pirenei, dopo che già vi erano arrivate, con due arrivi in salita, la sesta e la settima tappa. Stavolta si parte dal Parco Naturale Sendaviva, a Nord Ovest di Saragozza, e si arriva nella zona di Larra Belagua, un’area montagnosa al confine con la Francia famosa per le sue escursioni e per la stazione sciistica del Ferial, dove è posto il traguardo dopo 173 chilometri di corsa. L’arrivo in salita (9.4 km al 6.1% con punte superiori al 10%) vale come GPM di 1° categoria, ma in precedenza, al chilometro 128, se ne affronta uno di 3°, l’Alto de Las Coronas (7.5 km al 4.7%), che oltretutto non è l’unica salita posta lungo il percorso. Non è detto che questo ennesimo arrivo in salita porti sconvolgimenti in classifica generale, ma certamente non sarà facile per il suo attuale leader, il norvegese Torstein Træen (Bahrain – Victorious), mantenerne il comando. Lo seguono in classifica, infatti, i due favoriti della corsa, il danese Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike) a 37 secondi e il portoghese João Almeida (UAE Team Emirates – XRG) a 1 minuto e 15 secondi. Leader della classifica a punti è l’altro danese Mads Pedersen (Lidl – Trek), primo grazie ai traguardi volanti e ai piazzamenti nonostante abbia sinora deluso negli arrivi alla sua portata; leader di quella degli scalatori è l’australiano Jay Vine (UAE Team Emirates – XRG), primo dei giovani il nostro Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe), uno dei tre italiani che si trovano nei primi 10 della classifica generale (gli altri due sono Giulio Ciccone della Lidl – Trek, sesto, e Lorenzo Fortunato della XDS Astana Team, settimo).
Si parte verso l’una, con tempo coperto e temperature miti, come è accaduto sinora nella prima metà di questa corsa solitamente funestata dal caldo torrido e quest’anno invece dal maltempo. Ieri c’è stato il primo giorno di riposo e i corridori non sembrano ancora aver recuperato lo spirito combattivo: nessuna fuga parte prima di una sessantina di chilometri, quando si muovono tre uomini fra i quali Vine; tuttavia nessuno fa sul serio e quasi subito i tre vengono ripresi. Le prime salite vedono staccarsi i velocisti, fra i quali Pedersen, ma è solo intorno al centesimo chilometro che iniziano gli attacchi veri e propri (e purtroppo anche le cadute), finché, quando manca poco all’inizio del primo GPM, rimane in testa un folto gruppo di una trentina di corridori, tutti lontani dai vertici della classifica (il migliore è il francese Bruno Armirail della Decathlon AG2R La Mondiale Team. 19esimo). Tra questi si segnalano il già citato Vine e il polacco Michał Kwiatkowski (INEOS Grenadiers), da anni in declino dopo una grande carriera che lo ha visto campione del mondo e vincitore a Sanremo. Il resto del gruppo, con tutti i migliori, segue a circa un minuto e mezzo quando inizia la salita all’Alto de Las Coronas. In cima al GPM passa per primo lo spagnolo Javier Romo (Movistar Team), che ha staccato i molti compagni di fuga; Vine lo segue a una ventina di secondi, poi, alla spicciolata, il resto dei fuggitivi. Il gruppo coi migliori, che sulla salita se l’è presa comoda, passa a ben tre minuti nonostante sia tirato dagli uomini di Træen. In discesa Vine raggiunge Rom e poco dopo si uniscono a loro altri sette corridori usciti dal gruppo dei fuggitivi; quando la strada inizia nuovamente a salire verso il traguardo ci sono quindi due gruppetti in fuga, staccati di circa una ventina di secondi, mentre il gruppo coi migliori continua a perdere terreno e a 30 chilometri dalla fine accusa un ritardo di tre minuti e mezzo. Al traguardo volante di Isaba, quando mancano 22 chilometri all’arrivo, passa per primo il francese Julien Bernard (Lidl – Trek), col gruppo dei migliori che si è riportato a circa tre minuti. Ben presto il giovane ma forte passista belga Alec Segaert (Lotto), che si trova nel secondo gruppetto di fuggitivi, dapprima raggiunge il primo e poi se ne stacca, tentando l’impresa solitaria, e inizia la salita finale con una quarantina di secondi sui primi inseguitori, fra i quali c’è sempre Vine; con loro si trova anche il nostro Nicola Conci (XDS Astana Team). Il gruppo ha un po’ ridotto le distanze dai fuggitivi, ma ha sempre tre minuti e rotti di ritardo da Segaert, che a poco a poco cede e sul quale si riporta il primo gruppetto. È allora lo spagnolo Pablo Castrillo (Movistar Team) a tentare a sua volta l’azione solitaria, mentre dietro di lui i fuggitivi cominciano a cedere, uno ad uno, e vengono riassorbiti dal gruppo dei migliori. A 6 chilometri dall’arrivo sono rimasti in pochi in testa alla corsa e tra questi ci sono Segaert, Vine, Romo e Conci, ad inseguire Castrillo; il gruppo dei migliori, dai quali ha finito per staccarsi Træen, rinviene inesorabilmente. La notizia sembra dare le ali a Vine, che in breve si riporta su Castrillo, lo stacca e tenta l’azione decisiva. A 5 chilometri dalla fine il gruppo dei migliori si è ridotto a cinque uomini: Vingegaard, Almeida, Matteo Jorgenson (Team Visma | Lease a Bike), Tom Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team) e il sorprendente americano Matthew Riccitello (Israel – Premier Tech). Ciccone sembra in difficoltà e con lui molti altri uomini di classifica. Ai 3 chilometri Vine ha acquisito oltre 20 secondi sul tenace Castrillo; il gruppetto dei migliori segue a circa un minuto e venti secondi, ma a questo punto rallenta e permette il rientro di molti uomini e con loro ci sono Ciccone e Pellizzari. Tutti i fuggitivi, a esclusione di Vine e Castrillo, vengono ripresi prima dell’ultimo chilometro, e la vittoria arride, per la seconda volta in questa Vuelta, al corridore australiano, che trionfa con 35 secondi sullo spagnolo e poco più di un minuto sul gruppo dei migliori, salito a una dozzina di uomini e regolato in volata da Romo, tra gli ultimi fuggitivi ad essere ripresi. Arrivano più staccati, oltre a Træen (a un minuto da Vingeaard), anche Egan Bernal (INEOS Grenadiers), Sepp Kuss (Team Visma | Lease a Bike), Fortunato e Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale Team). Come previsto la classifica non viene sconvolta ma, pure come previsto, Træen lascia la maglia rossa a Vingegaard e scende al secondo posto, a 26 secondi dal danese, rimanendo davanti ad Almeida, che si trova adesso a 37 secondi dal rivale. Ciccone resta sesto e primo degli italiani, Pellizzari diventa nono. Vine, ovviamente, consolida il primo posto nella classifica degli scalatori, mentre Pedersen resta primo in quella a punti e Pellizzari in quella dei giovani. Domani si prosegue con un impegnativo circuito attorno a Bilbao dove saranno presenti ben sette GPM, nessuno dei quali veramente duro (a parte l’ultimissimo muro), ma che difficilmente permetteranno ai velocisti di vincere la tappa. Potrebbe essere il giorno di Pedersen, che sinora ha mancato alle attese? Oppure vedremo nuovamente in azione gli uomini di classifica imitando le gesta dei fratelli Yates nella tappa d’apertura del Tour del 2023, che si corse sulle medesime strade?
Andrea Carta

Vine concede il bis sulle strade del Giro di Spagna 2025 (foto Dario Belingheri/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 29 AGOSTO 2025: 7a TAPPA VUELTA A ESPAÑA
Ayuso risorge dopo la rovinosa crisi del giorno precedente e si inserisce nel tentativo di fuga che movimenta la seconda tappa pirenaica. Quando al traguardo mancano 11 Km lo spagnolo si sbarazza della compagnia dei compagni d’avventura e tutto solo si presente sotto la linea d’arrivo di Cerler, a quasi 2000 metri d’altitudine, conquistando la terza vittoria consecutiva per gli UAE
AYUSO TORNA A BRILLARE: SUCCESSO SOLITARIO A CERLER
Dopo la giornata difficile sull’arrivo di Pal, Juan Ayuso si è riscattato con una vittoria di grande carattere. Lo spagnolo della UAE Team Emirates XRG ha scelto la via dell’attacco da lontano e, nonostante i contrattacchi alle sue spalle, è riuscito a resistere fino all’ascesa finale di Cerler, dove ha staccato i compagni di fuga e si è involato verso il traguardo. Alle sue spalle, con distacchi superiori al minuto, si sono piazzati Marco Frigo (Israel-Premier Tech) e Raúl García Pierna (Arkéa-B&B Hotels).
La tappa si è animata sin dalle prime rampe, con numerosi tentativi di fuga che non hanno avuto fortuna fino a quando Ayuso ha deciso di muoversi. Lo spagnolo, dopo aver gestito un piccolo margine, ha trovato collaborazione da un drappello di inseguitori, ma sull’ultima salita ha dimostrato di avere una gamba superiore, lasciando tutti sul posto. L’azione è stata suggellata da un finale in solitaria che ha fatto esplodere la folla a bordo strada.La corsa ha visto anche qualche movimento tra gli uomini di classifica, con João Almeida a provare a smuovere le acque, ma senza veri scossoni: il gruppo dei favoriti ha tagliato il traguardo quasi compatto, permettendo a Torstein Træen (Bahrain Victorious) di conservare la Maglia Rossa.
Nella graduatoria generale cambia invece il volto del podio: alle spalle del leader norvegese si porta Jonas Vingegaard (Visma | Lease a Bike), a 2’33”, seguito dallo stesso Almeida a 2’41” e da Giulio Ciccone (Lidl-Trek) a 2’42”. Quinta piazza per Lorenzo Fortunato (XDS Astana) a 2’47”. Conserva la Maglia Bianca dei giovani Giulio Pellizzari (Red Bull-Bora-hansgrohe), mentre pagano dazio due protagonisti attesi come Antonio Tiberi e David Gaudu, giunti con oltre dodici minuti di ritardo.
Tra i big, qualche schermaglia ha animato gli ultimi chilometri, con Almeida, Vingegaard e Ciccone protagonisti, ma senza distacchi significativi. Solo un breve allungo di Marc Soler ha portato un lieve scompiglio, chiudendo una giornata che resterà segnata soprattutto dal ritorno in grande stile di Ayuso, ora pronto a recitare un ruolo da protagonista nella corsa spagnola.
Antonio Scarfone

Juian Ayuso esulta all'arrivo della settima tappa della Vuelta (Photo credit: Getty Images)
L’ULTIMO DI VEGNI E’ UN GIRO UN PO’ SOTTOTONO
Mauro Vegni aveva già annunciato che quello del 2026 sarebbe stato l’ultimo giro disegnato da lui e che probabilmente verrà sostituito da un team. Il percorso, però, non è entusiasmante e ci sono molte occasioni perse per rendere insidiose alcune tappe,
anche se probabilmente alcune di esse sono state dovute a problemi oggettivi.
Una sola crono e diverse tappe di montagna scialbe, tanto che, su sette, solo due di esse propongono vari colli in successione ma entrambe hanno un chilometraggio estremamente ridotto. Solo la tappa con arrivo al Blockhaus ha una lunghezza da vero tappone, pur non essendolo.
Sono ben 5 le tappe sotto i 150 Km e addirittura quella con arrivo a Carì ne misura appena 113. Per contro, sono solo 3 quelle oltre i 200 Km e solo una di esse, appunto quella del Blockhaus, presenta serie asperità.
E’ prevista una sola crono di 40 chilometri per specialisti, la cui collocazione alla decima tappa, dopo il secondo giorno di riposo, è l’ideale; tuttavia manca un’altra frazione contro il tempo più breve da collocare nei primissimi giorni di gara.
La grande partenza sarà dall’estero per il secondo anno consecutivo, anomalia rispetto agli ultimi tempi prepandemia nei quali si era consolidata la tradizione di partenze alternate.
Chi scrive non si stancherà mai di ribadire che le partenze dall’estero hanno un senso solo se sono da paesi confinanti con l’Italia, mentre andare a cercare territori lontani, per quanto economicamente appetibile, è un orrore sportivo sia per una corsa che deve essere il Giro d’Italia, sia per il fatto che, per l’ennesima volta, gli organizzatori hanno dovuto chiedere all’UCI una deroga su un regolamento che ha molte falle ma viene comunque accettato. Se la richiesta di deroga diviene la regola invece che l’eccezione perde senso l’avere un regolamento.
La prima tappa da Nessebar a Burgas, di 156 chilometri, sarà completamente pianeggiante anche se gli organizzatori hanno messo un GPM ai ben 77 metri di altitudine di Burgas Lake, con lo scopo di assegnare la prima maglia azzurra.
La seconda frazione, che porterà i corridori da Burgas a Veliko Tarnovo dopo 220 Km di corsa, è resa mossa da 3 GPM di cui l’ultimo a soli 9 Km dalla conclusione. Si tratta di una salita di 3,6 Km con una pendenza media del 6,6% e i primi due chilometri all’8,5% che potrebbero ispirare non solo i finisseur, ma anche qualche uomo di classifica desideroso di iniziare ad avvantaggiarsi di qualche secondo sugli avversari.
La terza tappa, la Polvdiv – Sofia di 174 chilometri, nonostante un GPM di seconda categoria a quota 1334 metri (Borovets Pass) dovrebbe sorridere ai velocisti visti i 70 chilometri senza ulteriori difficoltà per andare all’arrivo.
Dopo il giorno di riposo e il rientro in Italia, ecco una mini tappa da Catanzaro a Cosenza, solo 144 chilometri con il GPM di seconda categoria di Cozzo Tunno a 43 chilometri dall’arrivo. Si tratta di una salita di 14 Km con una pendenza media del 6% per cui da non sottovalutare per i velocisti che dovranno cercare di non perdere terreno se vorranno giocarsi l’arrivo allo sprint. La probabilità è che le squadre con qualche velocista resistente e in forma puntino a sfoltire il gruppo degli sprinter puri facendo un ritmo allegro in salita.
Interessante, invece, sarà la tappa che porterà la carovana da Praia a Mare a Potenza in 204 Km. Dopo una prima parte movimentata, come spesso accade sulle strade del sud, si affronterà la salita alla Montagna Grande di Viggiano a quota 1405. Si tratta di una ascesa di 6,6 Km con una pendenza media superiore al 9% sulla quale gli scalatori possono fare la differenza, anche se a inizio giro e a 55 chilometri dall’arrivo è difficile che si scateni la battaglia. E’ più probabile che un ritmo elevato o comunque schermaglie sulle rampe più dure possano avere ripercussioni in una finale che comunque i finisseur potrebbero andare a giocarsi, visto che lo strappo in centro a Potenza, a ridosso del traguardo, presenta 2 Km al 6% in grado presentare il conto delle fatica di giornata.
I velocisti torneranno di scena nella Paestum – Napoli (161 Km) con lo strappo di Fuorigrotta che, pur piazzato a 7 Km dall’arrivo, non spaventa, anche se toglierà di mezzo diversi sprinter.
Il primo arrivo in salita arriverà al termine della tappa più lunga del Giro, 246 chilometri da Formia al Blockhaus, affrontato dal versante più duro, quello di Roccamorice.
Dopo una prima parte abbastanza facile, si dovranno affrontare le salite di Rionero Sannitico (non classificata come GPM ma da non sottovalutare, essendo pur sempre lunga 10 Km) e di Roccaraso (7,2 Km al 6,3%) e da lì si raggiungerà il Passo della Forchetta, da dove si raggiungerà Roccamorice attraverso i brevi strappi di Serra Malvone e di Passo San Leonardo. Terminata la discesa, si raggiungerà appunto Roccamorice da dove inizieranno i 14 Km finali all’8,3% con numerosi tratti in doppia cifra (sino al 14%) per raggiungere i 1658 metri dell’Hotel Mamma Rosa, ove sarà posto l’arrivo. Eccetto la parte finale sotto il bosco, la salita è completamente esposta al sole e in una giornata di caldo la cosa potrebbe incidere non poco.
Gli appassionati ricorderanno che uno scalatore puro come Quintana riuscì a staccare tutti sulle dure rampe dell’ascesa abruzzese, anche se perse poi parte del vantaggio nel finale, quando la pendenza cala sensibilmente. Si tratta comunque di una salita sulla quale ognuno deve andare con il suo ritmo e quindi ci saranno comunque dei distacchi tra gli uomini di classifica, anche senza grandi attacchi. La frase che si usa in questi casi è “non si capirà chi vincerà il Giro ma si capirà chi non potrà vincerlo”.
Il week end della prima settimana si aprirà con la Chieti – Fermo di 158 chilometri. E’ stata chiamata la tappa dei muri marchigiani anche se, in realtà, di muri ce ne saranno appena due. Si tratta di una tappa di collina con diverse asperità nella seconda parte, che sono tuttavia vere e proprie salite e non muri nel senso classico del termine, ossia ascede brevi e ripidissime. Il primo GPM (Montefiore d’Aso) misura infatti ben 9 Km, con una pendenza media del 3,8% appena; Monterubbiano prevede, invece, 4,7 Km al 5,8%. La prima “parete”, posta a 24 chilometri dall’arrivo, sarà il Muro del Ferro, uno strappo di 540 metri con una pendenza dell’11%. Le restanti salite sono quelle di Capodarco (4,4 Km al 5,3%) e quella che porterà all’arrivo di Fermo, 3,4 Km al 6,1%, con un muro di 700 metri al 12% nella prima parte che potrebbe ispirare non solo un finisseur o un uomo da classiche, che si sfideranno con i fuggitivi per il successo parziale, ma anche qualche big per cercare di guadagnare qualche secondo sui rivali.
La prima settimana si chiuderà con l’arrivo in salita a Corno alle Scale dopo 184 chilometri con partenza da Cervia. La tappa non è particolarmente affascinante, si presenta sostanzialmente pianeggiante nella prima parte e a precedere l’ascesa finale ci sarà solo il GPM di terza categoria di Querciola (9,7 Km al 4,3%). Sino agli ultimi 3 Km l’ultima salita non è nulla di che, ma nei 300 metri conclusivi si supererà spesso la doppia cifra ed è quindi prevedibile che gli scalatori aspetteranno il finale per provare la sparata, insomma non lo spettacolo ideale da proporre di domenica.
Dopo il secondo giorno di riposo la settimana centrale si aprirà con una tappa che potrebbe sconvolgere la classifica generale, una prova contro il tempo da Viareggio a Massa, su un percorso completamente pianeggiante di 40 chilometri, una distanza che nell’era moderna è davvero elevato per una prova contro il tempo e questa circostanza, unita al fatto che la tappa arriva dopo il giorno di riposo, potrebbe riservare delle sorprese-
L’undicesima tappa, da Porcari a Chiavari per 178 chilometri, è una interessante frazione da fughe, che però potrebbe portare bagarre anche tra i favoriti per la vittoria finale grazie alla presenza di ascese come il Colle Guaitarola e il GPM San Bartolomeo, che nel finale deciderà i giochi. La salita non è impossibile ma neppure banale (4,6 Km al 6,4% con gli ultimi 600 metri al 9%) e si scollinerà a meno di 10 Km dall’arrivo.
Con la dodicesima frazione, la carovana si sposta dalla Liguria al Piemonte, da Imperia a Novi Ligure in 178 chilometri. Si tratta di una frazione incerta; il Colle Giovo e il Bric Berton in successione non sono salite impossibili, ma potrebbero comunque vedere una fuga ben assortita andare all’arrivo, perché i 45 chilometri che anticipano il traguardo sono tutt’altro che piatti, anche se oggi le porte non saranno del tutto dischiuse ai velocisti.
La successiva frazione da Alessandria a Verbania per 186 Km si presenta in gran parte pianeggiante, ma il finale sarà scoppiettante. A 13 chilometri dalla conclusione si transiterà, infatti, ai 579 metri di Ungiasca dopo una salita di 4,7 Km al 7% medio con gli ultimi 2 Km al 10%. I big certamente non si tireranno indietro e, visto che il resto del percorso non sembra per nulla adatto a fughe ben strutturate, è anche possibile che la vittoria di tappa vada a chi riuscirà a staccare gli avversari sulle dure rampe.
Siamo arrivati al primo tappone, anche se il chilometraggio non è degno di questo nome. Il sabato della seconda settimana è riservato alla tappa valdostana da Aosta a Pila, 133 Km con 4400 metri di dislivello e 5 Gran Premi della Montagna, 3 dei quali di prima categoria. Certamente è da valutare positivamente che l’arrivo sia a Pila anzichè a Cervinia, come sembrava in un primo momento. La salita di Pila, sebbene più breve, è molto più dura di quella che termina ai piedi del Cervino e non viene affrontata da molti anni. E’ una ascesa che si presta certamente agli attacchi degli scalatori, che potranno essere anche molto incisivi dopo quello che sarà affrontato in precedenza. Il primo dato importante è rappresentato dalla partenza in salita che risulta indigesta a molti, specialmente a quei corridori che impiegano un po’ per carburare, a maggior ragione se gli avversari per metterli in difficoltà ordinano ai gregari di fare un ritmo elevato. Si tratta tra l’altro di una salita lunga, ben 17,6 Km al 5.5% per arrivare ai 1628 metri di Saint Barthelemy. Dopo un tratto interlocutorio, i corridori dovranno affrontare la salita di Doues (5,5 Km al 6,5% per raggiungere quota 1167), quindi la dura salita di Lin Noir (7,5 km al 7,8% 1280 metri) che farà da antipasto al GPM di Verrogne, scollinato a 1583 metri dopo 5,4 Km al 7,2%. La salita finale misura invece 16,6 Km e presenta una pendenza media del 7% per raggiungere i 1800 metri della stazione invernale di Pila, proprio sopra la città di Aosta.
Vista la lunghezza e la difficoltà della salita, è verosimile pensare che gli scalatori riserveranno le cartucce nel finale, ma non è escluso che qualche coraggioso, che magari deve recuperare terreno, provi ad anticipare facendo ritmo elevato sulla salita di Lin Noir per andar via sulla rampe verso Verrogne e tentare l’azione da grosso distacco.
Qualunque sarà la chiave tattica, si tratta comunque di una tappa molto dura, la prima da cinque stelle di questo Gro d’Italia.
La seconda settimana si concluderà con una tappa interamente pianeggiante tracciata per soli 136 chilometri tra Voghera e Milano per accontentare tutti coloro che, come il caporedattore centrale di Raisport Alessandro Fabretti, chiedono a gran voce tappe di pianura brevi perché loro devono fare le dirette integrali e hanno timore che lo spettatore medio si annoi e cambi canale.
Ora è vero che una tappa a Milano si può fare solo di domenica per ragioni legate al traffico cittadino, tuttavia una tappa in città ha senso solo se è l’ultima. Milano è la città in cui ha sede il quotidiano che organizza la corsa e, anche se non si è comportata bene nei confronti del Giro d’Italia costringendolo di fatto ad andare a cercare conclusioni alternative (Verona, Brescia) fino alla convenzione con la capitale che sembra ormai abbastanza stabile, non merita una tappa così insulsa, proposta su insistenza della giunta attuale che, dopo aver snobbato per anni il Giro d’Italia perché non voleva il centro bloccato, vuole l’evento nell’anno delle Olimpiadi.
Dopo il terzo ed ultimo lunedì di riposo inizierà la settimana finale che, come di consueto, presenta diverse montagne.
La tappa numero sedici, interamente disegnata in territorio svizzero da Bellinzona a Carì, ha deluso molto le aspettative soprattutto perché si tratta di una frazione di soli 113 chilometri, quindi su una distanza neppure dilettantistica bensì da corsa femminile, fermo restando che è opinione di chi scrive che le donne dovrebbero correre su distanze analoghe a quelle degli uomini.
L’arrivo a Carì era noto da tempo e ci si aspettava una bella tappa di montagna. Si era parlato del San Gottardo via Tremola ma sembra che le autorità elvetiche non abbiano garantito l’apertura. Ne è venuta fuori una tappa scialba, con un circuito da ripetere due volte piazzato a metà frazione e caratterizzato da salite brevi e poco significative. Dopo la fine del circuito, ci sono ancora trenta chilometri di nulla prima di andare a prendere la salita finale che è sì impegnativa (11 Km all’8%) ma che è posta al termine di una tappa che proporrà con ogni probabilità la sparata dei big negli ultimi due chilometri, i più duri (media del 10%).
La diciassettesima frazione, da Cassano d’Adda ad Andalo per 200 Km tondi tondi, è una tappa estremamente mossa, con due salite nella prima parte (Passo dei Tre Termini, 8,2 K al 5,9%) e Cocca di Lodrino (8,1 Km al 4,1%) mentre gli ultimi 60 Km sono un continuo susseguirsi di strappi intorno a quota 1000 senza un metro di pianura. Il finale presenta una ascesa molto facile, ma attenzione perché il terzultimo chilometro ha una pendenza media dell’8%: in concreto si dovrebbe risolvere in una tappa da fughe per uomini fantasiosi e resistenti, come l’irlandese Ben Healy, che in una simile circostanza al Tour del 2025 è riuscito a togliere per un paio di giorni la maglia gialla dalle spalle di Pogacar.
La diciottesima tappa, da Fai della Paganella a Pieve di Soligo (186 chilometri) è all’apparenza molto facile, ma attenzione al finale con il Muro di Cà del Poggio, un classico del Giro d’Italia che solitamente inserito nella fasi iniziali della tappa. In questo caso, il muro verrà scollinato a soli 9 Km dalla conclusione e le sue severissime pendenze, anche se per un solo chilometro, spingeranno sicuramente i big a provare a distanziare gli avversari alla vigilia delle ultime e decisive tappe.
La diciannovesima sarà la tappa regina, 156 Km da Feltre ai Piani di Pezzè, sopra Alleghe e un disegno che ricorda quella quello dei classici tapponi dolomitici, generalmente brevi e caratterizzati da cinque colli uno appresso all’altro.
In questo caso, i colli saranno 6: si inizierà con il Passo Duran, salita molto impegnativa, da scalatori puri, 12 Km all’8% con i chilometri centrali quasi sempre in doppia cifra. Molto pendente sarà anche la breve salita successiva, diretta al borgo di Coi, 6 Km al 9,3% con gli ultimi 3 km tutti ampiamente in doppia cifra. Dopo una brevissima discesa, si riprenderà a salire verso Forcella Staulanza, 7 Km di salita al 6%. Dopo la discesa, ecco la Cima Coppi, prevista ai 2233 metri del Passo Giau, affrontato dal versante più difficile, quello di Selva di Cadore, 10 Km con una pendenza media superiore al 9%. La salita è costante, senza particolari picchi di pendenza, ma è tutta arcigna e non dà respiro. Attaccando qui c’è la possibilità di far saltare il banco perché all’arrivo mancano ancora 50 Km e due salite. Il Passo Falzarego sembrerebbe la salita meno dura (11 Km al 5.6%). ma al Giro del 2016 si è visto che quest’ascesa può fare male se piiazzata dopo il Giau,. Fu proprio con un attacco sul Falzarego che Kruijswick andò a staccare corridori più blasonati di lui e a conquistare quella maglia rosa che poi perse solo per via di una sfortunata caduta nella discesa del Colle dell’Agnello. Dopo una lunga discesa, che porterà la corsa ad Alleghe, si dovrà affrontare l’ultima salita verso i Piani di Pezzè. Si tratta di un’ascesa di soli 5 Km ma la pendenza media sfiora la doppia cifra e c’è un chilometro centrale al 13%. Se le montagne precedenti non saranno state sufficienti per fare la selezione, quest’ultima sarà decisiva anche perché, a fine Giro, possono insorgere quelle crisi che in una tappa come questa possono comportare conseguenze decisive per l’economia generale della corsa.
L’ultima occasione per cambiare le sorti del Giro sarà offerta nella ventesima tappa, da Gemona del Friuli a Piancavallo di 199 Km. Il finale presenta la doppia ascesa a Piancavallo, anche se tra le due scalate ci sarà un tratto interlocutorio di 24 chilometri che potrebbe scoraggiare l’attacco in occasione del primo passaggio. Si tratta di una salita già affrontata diverse in passato volte ed è molto impegnativa, specialmente i primi 9 Km che presentano una pendenza media del 9% con punte del 14%. Un eventuale attacco dovrebbe quindi essere sferrato nella prima parte della salita.
L’atto finale, come da tradizione di questi ultimi anni, sarà la passerella sui Fori Imperiali a Roma.
Per concludere si tratta, come si diceva, di un Giro un po’ sottotono rispetto a quelli degli ultimi anni, anche se gli organizzatori hanno cercato di inserire diversi finali con insidie. Rimane il fatto che alcune tappe di montagna (Corno alle Scale, Piancavallo e soprattutto Carì), sono molto deludenti e potevano e dovevano essere disegnate meglio.
Va comunque detto che la corsa la fanno sempre i corridori e, se ci saranno atleti con coraggio e fantasia, gli appassionati che sperano in un bel Giro non resteranno delusi.
Benedetto Ciccarone

Il Passo di Giau, Cima Coppi del Giro d'Italia 2026 (www.dolomiti.it)
UNA STAGIONE UAE – 28 AGOSTO 2025: 6a TAPPA VUELTA A ESPAÑA
Poche ore dopo la vittoria di squadra nella prova contro il tempo è ancora l’UAE a piazzare un suo uomo sul gradino più alto del podio di giornata. Al termine della prima delle tre frazioni pirenaiche a imporsi è l’australiano Jay Vine, che al traguardo fissato presso la stazione di sport invernali andorrana di Pal anticipa di questi un minuto il norvegese Torstein Træen, a sua volta nuova maglia rossa della classifica generale, vestita detronizzando l’ex leader Jonas Vingegaard. In casa UAE, però, che chi ride e c’è di piange: ai sorrisi per Vine si affianca la delusione per un Joan Ayuso in giornata no: lo spagnolo, che era secondo in classifica con appena 8 secondi di ritardo, va in crisi, incassa un passivo di quasi 12 minuti di ritardo e dopo il Giro vede compromesse anche le sue possibilità di vittoria anche alla Vuelta
A PAL VINE CORONA LA FUGA DEL MATTINO MENTRE TRÆEN E’ LA NUOVA MAGLIA ROSSA. AYUSO ESCE DI CLASSIFICA
La fuga di giornata, partita dopo una decina di chilometri, è la protagonista della prima tappa pirenaica della Vuelta 2025 con Jay Vine (UAE Team Emirates) che sfrutta le sue doti da scalatore per involarsi in solitaria e trionfare sul traguardo di Pal. Torstein Træen (Team Bahrain Victorious) è la nuova maglia rossa
Dopo la cronosquadre di Figueres che ha visto il ritorno in maglia rossa di Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike), la Vuelta affronta per la prima volta i Pirenei con la sesta tappa da Olot a Pal di 170.3 km. Sono quattro i GPM in programma, ovvero la Collada de Sentigosa, la Collada de Toses, l’Alto de la Comella e l’arrivo in salita a Pal, ad una quindicina di chilometri da Andorra. Dopo una decina di chilometri dalla partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di dieci ciclisti, Torstein Træen (Team Bahrain Victorious), Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Louis Vervaeke e Gianmarco Garofoli (Team Soudal Quick Step), Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), Pablo Castrillo (Team Movistar), Jai Vine (UAE Team Emirates XRG), Ramses Debruyne (Team Alpecin Deceuninck), James Shaw e Archie Ryan (Team EF Education EasyPost). Vine scollinava in prima posizione sulla Collada se Sentigosa. posto al km 11.4. Sulla successiva Collada de Toses, posta al km 66.4 era Vervaeke a scollinare in prima posizione. Dopo un vantaggio massimo della fuga che aveva superato i 5 minuti, il gruppo maglia gialla aumentava l’andatura con gli uomini del Team Visma Lease a Bike a tirare nelle prime posizioni. Fortunato si aggiudicava il traguardo volante di Andorra la Vella, posto al km 144.3 mentre Vine scollinava in prima posizione sul penultimo GPM dell’Alto della Comella, posto al km 149.2. Vine allungava sui compagni di fuga e a circa 12 km dalla conclusione restava da solo in testa alla corsa. L’australiano manteneva un margine costante di vantaggio sugli immediati inseguitori, mentre il gruppo maglia rossa sembrava ormai tagliato fuori dai giochi per la vittoria di tappa. Vine andava a imporsi in solitaria con 54 secondi di vantaggio su Træen e 1 minuto e 10 secondi di vantaggio su Fortunato. Chiudevano la top five Armirail in quarta posizione e Castrillo in quinta, rispettivamente a 1 minuto e 15 secondi e a 1 minuto e 52 secondi da Vine. Il gruppo maglia rossa, regolato da Joao Almeida (UAE Team Emirates XRG), tagliava il traguardo con 4 minuti e 19 secondi di ritardo da Vine, che ottiene così la terza vittoria stagionale mentre Træen è la nuova maglia rossa con 31 secondi di vantaggio su Armirail e 1 minuto e 1 secondo di vantaggio su Fortunato. Da segnalare la giornata no di Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG) che taglia il traguardo con quasi 12 minuti di ritardo da Træen ed esce di classifica. Domani è in programma la settima tappa con partenza da Andorra la Vella ed arrivo a Cerler dopo aver affrontato altri quattro GPM, l’ultimo dei quali anche in questo caso coinciderà con l’arrivo. Vedremo se Træen riuscirà a mantenere la maglia rossa e se ci saranno distacchi tra i favoriti per la vittoria finale, oggi rimasti invariati rispetto a quelli decretati in classifica dalla cronosquadre.
Antonio Scarfone

L'australiano Vine si impone nella prima frazione pirenaica della Vuelta 2025 (foto Dario Belingheri/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 27 AGOSTO 2025: 5a TAPPA VUELTA A ESPAÑA
Sarà una Vuelta da record per la UAE l’80a edizione del Giro di Spagna, che concluderanno senza il successo finale – il portoghese João Almeida si piazzerà secondo con 1′16″ di svantaggio dal danese Jonas Vingegaard – ma con lo strepitoso bilancio di 7 vittorie di tappa, un terzo dell’intera corsa, che di frazioni ne conta 21. Il team emiratino vedrà imporsi lo stesso Almeida, gli spagnoli Marc Soler e Joan Ayuso e l’australiano Jay Vine, questi ultimi due autori di una doppietta. La settima sarà una vittoria collettiva, la prima in ordine cronologico, perchè al quinto giorno di gara la UAE si imporrà con i suoi 8 componenti nella cronosquadre di Figueres, primo atto spagnolo di una Vuelta partita dall’Italia
VUELTA, LA CRONOSQUADRE PARLA EMIRATINO
L’Uae Team Emirates – XRG è la vincitrice della quinta tappa del Giro di Spagna 2025, una prova contro il tempo di 24,1 chilometri con partenza ed arrivo a Figueres, in Catalogna. Alle sue spalle c’è la Visma|Lease a Bike di Jonas Vingegaard, che torna a vestire la Maglia Rossa di leader della classifica generale. Durante la corsa è andata in scena una protesta di un gruppo Pro Palestina che ha provato a bloccare la gara della Israel – Premier Tech.
Al termine della fase introduttiva tra Italia e Francia, la Vuelta ha varcato il territorio spagnolo con la quinta frazione, una cronometro a squadre di 24 km disegnata intorno alla città natale di Salvador Dalì, Figueres, nel cuore della Catalogna. A vincere la tappa è stata la UAE Team Emirates – XRG, capitanata da Juan Ayuso e Joao Almeida, con il tempo di 25′26” (media di 56.855 km/h), staccando di 8” i rivali diretti della Visma|Lease a Bike. Un risultato che basta comunque a Jonas Vingegaard per riprendere la “Roja”, indossata da David Gaudu (Groupama-FDJ) dopo la tappa di ieri, con 8” di vantaggio proprio su Ayuso, Almeida e Marc Soler.. A completare il podio c’è la Lidl-Trek di Mads Pedersen e Giulio Ciccone a 9” dal primo posto di tappa.
Da segnalare una caduta in piena velocità di Matteo Sobrero (Red Bull – Bora – Hansgrohe), ma comunque la squadra tedesca ha concluso la crono con soli 12” di ritardo e al quarto posto. Momenti di tensione sono avvenuti durante la prova della Israel – Premier Tech, quando un gruppo di manifestanti ha cercato di bloccare la corsa della squadra con licenza israeliana, la cui presenza in gara non è stata accettata da una parte del parlamento spagnolo, che ha chiesto agli organizzatori della Vuelta di escludere il team dalla corsa a causa della drammatica situazione nella Striscia di Gaza.
La Vuelta domani proporrà il secondo arrivo in salita ancora all’estero. La Olot-Pal si concluderà nel Principato di Andorra dopo 170 km a 1900 metri di altitudine. I GPM in programma sono quattro: Collada de Sentigosa (1059 m, 3° cat.), Collada de Toses (1790 m, 1° cat.), Alto de la Comella (1347 m, 2° cat.) e la salita finale di 9.6 km al 6.3% medio.
Andrea Giorgini

La UAE lanciata verso la vittoria sul circuito di Figueres (foto Tim de Waele/Getty Images)

