SCHULTZ, ATTACCO VINCENTE A SANT FELIU DE GUIXOLS. TAPPA E MAGLIA PER L’AUSTRALIANO

marzo 18, 2024 by Redazione  
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Nick Schultz (Team Israel Premier Tech), ex velocista che si è ritagliato una buona carriera come finisseur, sfrutta l’incertezza delle squadre dei big che non chiudono sul suo attacco a circa 2 km dall’arrivo. L’australiano dà tutto negli ultimi 800 m in salita e vince dopo tre anni di digiuno. Secondo Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), che ci riproverà sicuramente domani su a Vallter 2000

La prima tappa del Giro di Catalogna 2024 ha come sede di partenza e di arrivo Sant Feliu de Guíxols. Il percorso, lungo complessivamente 173.9 km, strizza l’occhio ai velocisti, anche se il terzo ed ultimo gpm dell’Alt de Sant Grau, a circa 20 km dalla conclusione, può ingolosire l’attacco di qualche finisseur ma soprattutto di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), che ha candidamente dichiarato di essere venuto in Catalogna per vincere, dopo la mezza delusione della Milano – Sanremo. La fuga di giornata si formava dopo 16 km grazie all’azione di cinque ciclisti ovvero Simone Petilli (Team Intermarchè Wanty), Kenny Elissonde (Team Cofidis), Adne Holter (Team Uno X Mobility), Alex Baudin (Team Decathlon AG2R La Mondiale) e Mikel Bizkarra (Team Euskaltel Euskadi). Elissonde transitava in prima posizione sul primo gpm dell’Alt de la Ganga posto al km 29.8. Era invece Bizkarra ad imporsi sul primo traguardo volante di La Bisbal d’Empordà posto al km 40.3. L’UAE Team Emirates controllava la corsa e non lasciava che il vantaggio della fuga lievitasse eccessivamente. Elissonde si aggiudicava anche il secondo gpm dell’Alt dels Àngels posto al km 55. 3. Bizkarra vinceva il secondo traguardo volante di Cassà de la Selva posto al km 75.8. A 50 km dalla conclusione il vantaggio della fuga sul gruppo inseguitore era di 1 solo minuto. In testa al gruppo si erano affiancate altre squadre a dar man forte all’UAE Team Emirates. Bizkarra era il primo dei fuggitivi a rialzarsi a 42 km dal termine. Grazie ad una decisa accelerazione dell’INEOS Grenadiers, in vista del terzo ed ultimo targuardo volante, la fuga veniva ripresa a 33 km dalla conclusione. Proprio Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers) vinceva il terzo traguardo volante di Llagostera posto al km 143.3, sopravanzando per di più proprio Pogacar. Sull’ultima salita dell’Alt de Sant Grau il ritmo elevato del gruppo metteva in croce alcuni velocisti ed uno dei primi a staccarsi era Bryan Coquard (Team Cofidis). Marc Soler (UAE Team Emirates) scollinava in prima posizione sull’Alt de Sant Grau posto al km 154. Anche Joao Almeida (UAE Team Emirates) tirava in testa al gruppo affiancando Soler. Nella discesa verso il traguardo il gruppo formava una lunga fila, segno dell’elevata velocità. A 3 km dalla conclusione era l’Israel Premier Tech a mettersi in testa ed a lanciare Nick Schultz, che riusciva con una grande progressione a evadere dal gruppo ed a sprintare negli ultimi 800 metri in progressiva ascesa, mentre nelle fasi concitate del finale una caduta coinvolgeva Egan Bernal, Damiano Caruso e Wout Poels (Team Bahrain Victorious). Schultz riusciva a imporsi sul traguardo per pochi metri davanti a Pogacar che a sua volta aveva accelerato negli ultimi 200 metri ma non era riuscito a riprendere il ciclista australiano. In terza posizione si classificava Stephen Williams (Team Israel Premier Tech) mentre chiudevano la top five Dorian Godon (Decathlon AG2R La Mondiale Team) in quarta posizione ed Axel Laurance (Team Alpecin Deceuninck) in quinta posizione. Schultz, la cui ultima vittoria risaliva alla seconda tappa dello Sazka Tour 2021, ottiene la prima vittoria stagionale e veste la prima maglia gialla con 2 secondi di vantaggio su Pogacar e 6 secondi di vantaggio su Williams. Domani la seconda tappa da Matarò a Vallter 2000 sarà già uno spartiacque del Giro di Catalogna 2024. Dopo una prima metà di tappa completamente pianeggiante si inizierà a salire prima sul Coll de Coubet, gpm di prima categoria posto al km 139, mentre successivamente si affronterà òa scalata finale verso una delle salite simbolo della Catalogna. Vallter 2000 è lunga 11.4 km ed ha una pendenza media del 7.5%. Una salita ideale per Pogacar che sembra in pole position per diventare la nuova maglia gialla.

Antonio Scarfone

Nick Schultz vince a Sant Feliu de Guixols (foto: Getty Images)

Nick Schultz vince a Sant Feliu de Guixols (foto: Getty Images)

LA SANREMO TORNA A UNO SPRINTER, PHILIPSEN TRIONFA IN VIA ROMA

marzo 16, 2024 by Redazione  
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Battuto il record di velocità media di Bugno, la Sanremo è volata via ad oltre 46 di media, la fuga non ha mai avuto spazio e, nel finale, i tentativi di anticipare la volata, comunque ristretta, sono naufragati. Il vincitore uscente si è sacrificato per permettere all’uomo più adatto ad un finale del genere di giocare le proprie carte al meglio.

Sarebbe stata la prima volta per entrambi. Per i due grandi favororiti della vigilia. Per Pogacar una prima volta personale, la prima vittoria alla Classicissima; per Van der Poel, che la Sanremo l’ha vinta lo scorso anno, sarebbe stata la prima vittoria della Sanremo da parte di un corridore all’esordio stagionale, traguardo che anche quest’anno è rimasto ancora inviolato.
Pogacar ha provato due volte e la prima non ha sortito grandi effetti, nonostante abbia provato uno scatto violento, ma troppo era il controllo degli avversari e troppo breve era il tratto con una pendenza di un certo rilievo. Più efficace è stato il secondo allungo, avvenuto un po’ a sorpresa da dietro, con un Van der Poel che però è riuscito molto bene a chiudere il buco e ad accodarsi allo sloveno nella discesa.
La Sanremo, si sa, è difficilissima da interpretare, aperta a tantissimi scenari, vinta da corridori con le caratteristiche più diverse, da un velocista puro come Mario Cipollini ad uno scalatore specialista degli attacchi da lontano come Claudio Chiappucci.
Quest’anno purtroppo, con una decisione scellerata, la corsa non è partita dalla città di Milano bensì da Pavia, con una riduzione del chilometraggio.
Vegni si è giustificato accusando l’amministrazione di Milano di non aver particolare interesse ad una corsa, pur così importante, come la Classicissima e probabilmente ha ragione. Questa circostanza però deve far riflettere su una situazione in cui – nonostante si promuova una mobilità dolce, della quale la bicicletta è non solo l’antesignana, ma anche la protagonista e nonostante Milano voglia proporsi come città in prima linea in questa battaglia – l’amministrazione preferisce non dar fastidio agli automobilisti e allontanare la corsa dalla città che l’ha resa grande.
Come si diceva, le medie sono state molto alte e la fuga di 10 uomini (Davide Baldaccini, Valerio Conti e Kyrylo Tsarenko del Team Corratec – Vini Fantini, Sergio Samitier del Movistar Team, Romain Combaud del Team Dsm-Firmenich PostNL, Davide Bais, Mirco Maestri e Andrea Pietrobon del (Team Polti-Kometa), Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato del VF Group-Bardiani CSF- Faizanè) che ha caratterizzato la corsa non ha mai avuto un grande spazio, raggiungendo un vantaggio massimo di 3 minuti
C’è stata, invece, grande attenzione da parte dei più attesi protagonisti che, sin dai tre storici capi dell’Aurelia hanno controllato, cercando di rimanere nelle prime posizioni e mantenendo la squadra sugli scudi. In questa fase si staccano due grossi nomi del calibro di Alexander Kristoff (Uno-X Mobility) e Christophe Laporte (Team Visma)
Come era prevedibile, sulla Cipressa sono stati gli uomini della UAE ad imporre un ritmo in grado di assottigliare il gruppo, ma anche gli uomini della Ineos e della EF Education si sono dimostrati attivi. Diversi commentatori avevano previsto un tentativo di attacco di Tadej Pogacar (UAE) sulla Cipressa, attacco che non c’è stato.
Indubbiamente la Cipressa è molto più adatta rispetto al Poggio per provare a fare la differenza, però non si può non considerare che i chilometri da percorrere sull’Aurelia prima di andare a prendere il Poggio sono un suicidio sportivo se percorsi da soli ed anche lo stesso Poggio presenta pendenze che favoriscono l’inseguimento di un gruppo, con la sola eccezione del breve passaggio all’8%.
Il lavoro dei compagni di squadra del campione sloveno ha effettivamente assottigliato il gruppo, ma nei chilometri pianeggianti per andare a prendere il Poggio è rientrato un folto gruppo guidato da Jonathan Milan (Lidl – Trek), che poi è andato subito in testa al servizio del capitano Mads Pedersen. Nel frattempo lungo le rampe della Cipressa il gruppo di testa si è sgretolato e davanti sono rimasti solo Samitier, Maestri e Bais, con i primi due messi fuori gioco da una caduta nella successiva discesa. Bais non si è arreso e una volta ripreso dal gruppo è ripartito all’attacco, riuscendo a fare qualche chilometro allo scoperto.
Sul Poggio le prime squadre a condurre le operazioni sono Ineos e Lidl, ma è l’accelerazione di Tim Wellens (UAE) ad annunciare il primo vero attacco, quello di Pogacar. Lo scatto è violento ma non fa male sia perché a resistere sono in tanti, sia perché lo sloveno si è rialzato dopo aver visto che non era riuscito a fare il vuoto e che Mathieu Van der Poel (Alpecin – Deceuninck) non era interessato a dargli il cambio, si è rialzato.
Si è quindi formato un drappello di testa, con tutti i migliori: Pogacar, Van Der Poel, Alberto Bettiol (EF Education – EasyPost), Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), Pedersen, Michael Matthews (Team Jayco-AlUla), Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), Jasper Stuyven (Lidl-Trek), Matteo Sobrero (Bora-hansgrohe), Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep) e Maxim Van Gils (Lotto Dstny).
Per il secondo attacco Pogacar decide di provare a sorprendere gli avversari e parte secco da dietro. Stavolta riesce a guadagnare qualche metro, ma Van der Poel è lesto a chiudere e gli si accoda in discesa. Philipsen è molto vicino e a quel punto, diviene lui il favorito per la vittoria, viste le sue doti di velocista.
Il campione del mondo, infatti, non collabora con lo sloveno, consentendo il rientro di diversi corridori, tra cui non solo Philipsen, ma anche Matej Mohoric (Bahrain – Victorious), che proprio alla fine della discesa parte secco. Ganna, invece, sembra pedalare bene, ma viene bloccato lungo la discesa da un incidente meccanico che gli fa perdere la scia dei migliori.
Mohoric prova l’azione da finisseur, ma gli avversari sono troppo vicini e Van der Poel chiude poco prima del triangolo rosso dell’ultimo chilometro. L’ultimo tentativo è di Sobrero, sulla cui ruota salta Pidcock che prova ad anticipare lo sprint.
Stavolta è Stuyven, vincitore nel 2021, a chiudere per lanciare lo sprint di Pedersen che però non è brillante. Sono Matthews e Philipsen che se la giocano al fotofinish con la vittoria del secondo, ma un ottimo Tadej Pogacar partecipa alla volata e coglie il terzo gradino del podio.
Nelle interviste del post gara, il capitano della UAE sembra molto contrariato, ma in realtà un terzo posto in uno sprint pure ristretto, ma popolato da uomini molto più veloci di lui, dimostra che, dopo 290 chilometri di gara, serve una brillantezza che in pochi riescono a conservare per disputare uno sprint all’altezza della situazione.
Stavolta il Poggio non ha fatto la differenza, ma un significativo ruolo nella vicenda lo ha avuto il campione del mondo. Decidendo giustamente di non collaborare con Pogacar, ha permesso il rientro del compagno di squadra velocista e di altri atleti che probabilmente non sarebbero rientrati in caso di una collaborazione per andare a tutta fino al traguardo.
In questo caso Van der Poel ha sacrificato una buona occasione perché, sulla carta, sarebbe arrivato avvantaggiato in una volata a due con Pogacar; tuttavia, come si diceva poc’anzi, in una volata dopo 290 km di corsa un corridore all’esordio stagionale potrebbe anche non avere il colpo di pedale adatto per affrontare un avversario che, sebbene meno veloce, è sempre tra i più temibili su ogni terreno.
La Classicissima non ha tradito le attese, il fascino intramontabile di questa corsa sta nella sua imprevedibilità, nella difficoltà di lettura per scegliere la strategia migliore, nello spettacolo offerto dal caos totale e convulso che il finale offre sempre. Una corsa sempre da gustare fino in fondo e che si spera tornerà presto a partire dalla sua naturale sede di partenza.

Benedetto Ciccarone

Philipsen vince allo sprint la Milano-Sanremo 2024 (Getty Images)

Philipsen vince allo sprint la Milano-Sanremo 2024 (Getty Images)

LUCA MOZZATO, SUCCESSO ITALIANO ALLA BREDENE KOKSIJDE CLASSIC

marzo 15, 2024 by Redazione  
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Sventola il tricolore sul primo gradino del podio della Bredene Koksijde Classic. Luca Mozzato si è imposto nella corsa belga su Groenewegen e Thijssen. Ai piedi del podio Simone Consonni, quarto

Al termine di una corsa nervosa, tipica delle latitudini fiamminghe. il successo ha sorriso a Luca Mozzato della Arkéa – B&B Hotels. Il veneto è stato capace di rimanere sempre nel vivo della corsa, nonostante i molteplici tentativi di allungo portati da molti partecipanti, e la pioggia e il vento che hanno reso ancora più complicato il tutto. Anche grazie all’apporto della squadra, però, il nostro ha potuto spendere le giuste energie e nelle fasi finali prima si è trovato con merito nel gruppo dei battistrada, poi ha potuto contrastare i velocisti ritornati su di loro. Atleti, questi, che sulla carta sono decisamente più veloci e adatti ad arrivi a ranghi più o meno compatti. Nelle ultimissime fasi una caduta ha ulteriormente complicato le cose, ma non ha interferito con la volata del portacolori della Arkéa – B&B Hotels.
Sul podio insieme a Mozzato sono saliti due signori velocisti, ovvero Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) e Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty). Quarta posizione per Simone Consonni (Lidl – Trek), per lui ancora una prestazione di livello dopo il quinto posto dell’altro ieri nella Danilith Nokere Koerse. A seguire si sono piazzati Arnaud De Lie (Lotto Dstny), Emīls Liepiņš (Team Dsm-Firmenich PostNL), Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team), Timothy Dupont (Tarteletto – Isorex), Hugo Hofstetter (Israel – Premier Tech) e Dries Van Gestel (TotalEnergies).

Mario Prato

Mozzato vince in volata la semiclassica belga (Getty Images)

Mozzato vince in volata la semiclassica belga (Getty Images)

STELVIO ALL’ANGOLO, ATTENZIONE!!!

Gli organizzatori del Giro l’hanno messo in angolo, ma arrivare sino ai 2758 metri del Passo dello Stelvio non è mai una passeggiata. Anche se i “girini” dovranno affrontarlo a soli 34 Km dal via, i suoi 20 Km potrebbero rimanere nelle gambe e farsi sentire nel finale di gara, quando ci si dovrà arrampicare verso il Passo Pinei – la salita più chilometrica di questa edizione – e il successivo arrivo in quota in Val Gardena.

Verrebbe quasi da dire che lo Stelvio quest’anno gli organizzatori l’hanno messo in castigo, relegato in un angolo, e a vedere l’altimetria della seconda tappa alpina gli appassionati di percorsi più critici l’hanno marchiata come la frazione peggio disegnata del Giro 2024. Ma sarà davvero così? Anche se confinata a inizio tappa, a 50 Km dalla partenza e a 150 Km dall’arrivo, rimane pur sempre una salita di 20 Km al 7% che porterà i corridori fino a 2758 metri di quota e potrebbe rimanere nelle gambe al momento d’affrontare le due salite previste nel finale, soprattutto se qualcuno decidesse di aprire il gas magari già sul Pinei, che è la più lunga tra le salite inserite nel tracciato del Giro di quest’anno, anche se nel grafico altimetrico pare quasi sfigurare al confronto del più svettante Stelvio. Ecco così che al traguardo gardenese alcuni tra i favoriti potrebbero pagare un pesante dazio, di certo più salato di quel che lascerebbe intuire il tracciato.
E poi ci sarà da tenere in considerazione anche l’effetto boomerang indotto in alcuni dal giorno di riposo, che da un lato permette di rifiatare e ricaricare le “pile” e dall’altro si ritorce contro quei corridori che lo subiscono, perché c’è chi soffre questa sosta e il successivo momento nel quale ci si deve rimettere in sella, ritrovando a fatica il ritmo di gara spezzato da queste soste. Per questi corridori i danni rischiano di essere maggiori se si riparte proprio con una tappa d’alta montagna e ci sono diversi precedenti che mettono loro i “brividi”, come quello della debacle di Bugno e Chiappucci al Tour del 1993: erano al via della corsa francese inseriti nel novero dei grandi favoriti – il primo con indosso per il secondo anno consecutivo la maglia iridata, il secondo autore dodici mesi prima della fantastica impresa nel tappone del Sestiere – ma entrambi crollarono di schianto nella prima nella prima frazione alpina, disputata all’indomani del riposo, che prevedeva i mitici colli del Glandon e del Galibier e che li vide tagliare il traguardo di Serre Chevalier con un ritardo di quasi 10 minuti.
Tra l’altro in questa tappa non ci saranno da scavalcare solo lo Stelvio e le due salite finali perché in partenza bisognerà tornare ai 2210 metri del Passo d’Eira, 4.7 Km al 6.3% scavalcati i quali i “girini” saranno a Trepalle, il secondo centro abitato più elevato della catena alpina dopo il borgo elvetico di Juf, nel quale alla fine degli anni ’40 risiedeva Don Alessandro Parenti, energico parroco che ispirò a Giovanni Guareschi la figura di Don Camillo, il protagonista dei quattro romanzi che lo scrittore emiliano pubblicò tra il 1948 e il 1969 e che furono “tradotti” in cinque celebri film. Superata anche la cima del vicino Passo del Foscagno (4 Km al 6.5%) la corsa uscirà dai confini della zona franca di Livigno per planare verso Valdidentro, comune nel cui territorio ricadono le sorgenti del Fiume Adda e i due laghi artificiali di Cancano, costruiti tra il 1928 e il 1950 e in tempi recenti scoperti dal grande ciclismo grazie all’arrivo di una tappa del Giro d’Italia del 2020 e l’anno precedente di una frazione della Corsa Rosa riservata alle donne, vinte rispettivamente dall’australiano Jai Hindley e dall’olandese Annemiek van Vleuten.
Giunti alle porte di Bormio il gruppo volgerà le ruote in direzione dello Stelvio, che sarà così affrontato dal versante meno impegnativo percorrendo i tornanti della Spondalunga “disegnati” da Carlo Donegani, l’ingegnere bresciano al quale Francesco II d’Asburgo affidò nel 1818 l’incarico di rendere carrozzabile la vecchia mulattiera che raggiungeva il passo più alto d’Italia. In discesa si percorrerà il versante più celebre, consacrato il primo giugno del 1953 da una delle più mitiche imprese di Fausto Coppi che, nell’anno del debutto dello Stelvio nel percorso del Giro, riuscì a ribaltare a suo favore un’edizione della corsa che per lui sembrava compromessa e detronizzare l’elvetico Hugo Koblet, che alla partenza da Bolzano vestiva la maglia rosa con quasi 2 minuti di vantaggio sul “Campionissimo”. Percorsa la parte più “spigolosa” della discesa, che prevede ben 45 tornanti, i corridori saranno sulle strade di Trafoi, paese natale di Gustav Thöni – uno tra i più forti sciatori italiani della storia – e meta di pellegrinaggi diretti al santuario delle Tre Fontane Sacre, uno dei più antichi dell’Alto Adige, costruito nel 1229 in luogo ritenuto sacro fin dall’epoca dei druidi, che qui svolgevano la cerimonia del passaggio delle consegne ai novizi.
Terminata la discesa inizierà una lunga fase totalmente priva di ostacoli, quasi 90 Km tra pianura e leggere planate percorrendo la Val Venosta, dove il corso del fiume Adige farà da compagno di viaggio dei corridori. Il primo centro della valle toccato dalla corsa sarà Lasa, conosciuto per l’estrazione di una varietà di marmo piuttosto duro e resistente alle intemperie e le cui cave sono accessibili al pubblico in occasione d’interessanti visite guidate. Un primo scalino in discesa precederà il passaggio da Silandro, il capoluogo della valle presso il quale si erge il rinascimentale Schlandersburg, castello seicentesco che oggi accoglie la biblioteca comunale. Decisamente più famoso è il maniero ai cui piedi si transiterà una ventina di chilometri più avanti quando, all’altezza dell’imbocco della Val Senales – fino a qualche anno meta conosciuta tra gli amanti dello sci estivo, praticato fin quando le condizioni lo consentivano sul ghiacciaio del Giogo Alto – si costeggerà la rupe sulla quale si staglia Castel Juval, divenuto una vera e celebrità della valle da quando nel 1983 l’alpinista Reinhold Messner, originario di Bressanone, l’ha acquistato per farne la sua residenza estiva e la prima delle sei sedi del suo personale museo delle montagne (in questa sono esposti in particolare dipinti e cimeli di antichi popoli per i quali la montagna era considerata al pari di una divinità).
Un secondo e ultimo tratto in discesa s’incontrerà in corrispondenza della gola di Tell, all’uscita dalla quale un tempo il transito dei viandanti era sorvegliato da Castel Foresta, oggi abitato dai proprietari del vicino birrificio Forst, uno dei più noti d’Italia, fondato nel 1857. Giunti alle porte di Merano, i “girini” bypasseranno il capoluogo del cosiddetto Burgraviato seguendo la strada che li condurrà a Lana, località di villeggiatura situata all’imbocco della Val d’Ultimo e presso il quale si trova il Palazzo dell’Ordine Teutonico, la cui biblioteca accoglie gli oltre 60000 volumi raccolto nei secoli da questo istituto ospedaliero, fondato nel 1190 in Terra Santa da mercanti originari di Lubecca e Brema con il nome di “Fratelli della Casa Tedesca della Santa Maria di Gerusalemme” e successivamente stabilitosi a Bolzano, dove ancora oggi opera nel campo dell’assistenza agli anziani e agli studenti universitari.
Superato il corso dell’Adige si proseguirà lungo la sponda orientale del fiume in direzione di Bolzano, dove il gruppo lambirà il centro storico del capoluogo del Sud Tirolo, transitando a due passi dal duomo intitolato all’Assunta, edificio gotico le cui lontane origini paleocristiane furono riscoperte grazie ai lavori di restauro iniziati nel 1948 e resi necessari dai bombardamenti alleati di quattro anni prima, lavori che permisero di riportare alla luce le fondamenta di tre preesistenti chiese. Imboccata la valle dell’Isarco si dovranno percorrere ancora circa 8-9 Km di strada facile prima di salutare la pianura e imboccare l’interminabile ascesa verso il Passo di Pinei. Come dicevamo sarà la più lunga tra quelle inserite nel tracciato del Giro 2024, anche se il numero della sua pendenza complessiva – che risulta del 4.7% su quasi 24 Km – può non suscitare particolari timori. In realtà è molto più dura del previsto per via del suo andamento a “corrente alternata” e, se qualche corridore volesse provarci fin dall’inizio, potrebbe trovare terreno fertile per un attacco fruttuoso nei 7 Km iniziali al 7.3%, al termine dei quali i corridori raggiungeranno il panoramico altopiano dello Sciliar, frequentato per particolari cure termali nelle quali non si utilizza il potere terapeutico di acque e fanghi, bensì del fieno, nel quale immergersi per stimolare il sistema immunitario e per risolvere nevralgie, reumatismi, tensioni muscolari e stress. L’attraversamento dell’altopiano coinciderà con la fase intermedia della salita, che prenderà un aspetto pianeggiante per 6 Km fino allo strappo di 2.6 Km al 5% che termina in corrispondenza del bivio per l’Alpe di Siusi e che è seguito da una breve discesa e da ultimo tatto in quota. Attraversata Castelrotto – il comune più popoloso dell’area dolomitica (quasi 7000 abitanti) presso il quale si possono ammirare le facciate affrescate della liberty Villa Felseck, dal 1983 inserita nell’elenco dei monumenti storici – si giungerà ai piedi dell’ultima parte della salita, che in 5.5 Km al 7.2% raggiunge i 1442 metri del Passo Pinei, porta d’accesso secondaria alla Val Gardena, verso la quale si pedalerà affrontando una discesa di 4.2 Km al 6.8%. Non ci sarà il tempo per rifiatare perché subito si riprendere a salire, inizialmente senza incontrare grandi difficoltà perché l’ascesa – 7.6 Km al 6.1% – è di quelle che si possono definire “double face”, con una prima parte tenera e una seconda decisamente più “cattiva”. Quasi pianeggiante sarà l’attraversamento di Ortisei, località conosciuta non soltanto come meta di villeggiatura ma anche per le botteghe artigiane nelle quali si realizzano sculture in legno, poi le inclinazioni prendono lentamente a lievitare percorrendo la statale verso l’alta valle, dove si trova la celebre stazione di sport invernali di Selva di Val Gardena, che non sarà però raggiunta dal percorso di gara. Si lascerà, infatti, la statale di fondovalle una volta giunti nel centro di Santa Cristina, presso la quale si trova il rinascimentale Castel Gardena, maniero oggi di proprietà della nobile famiglia tra i cui esponenti c’è l’ancora vivente baronessa Afdera Franchetti, principalmente conosciuta per esser stata una vera e propria “regina del jet set”, quarta moglie dell’attore statunitense Henry Fonda. Con il cambio di scenario a mutare sarà anche la musica perché si andranno ad imboccare gli ultimi 2000 metri verso l’altopiano del Monte Pana, nei quali le pendenze torneranno a mordere, con la media che schizzerò ben al di sopra del 10%: e tra quei famelici denti potrebbe esserci ancora un canino del lontano Stelvio….

Mauro Facoltosi

Vista di Santa Cristina Valgardena e l’altimetria della sedicesima tappa (www.outdooractive.com)

Vista di Santa Cristina Valgardena e l’altimetria della sedicesima tappa (www.outdooractive.com)

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo Eira (2208 metri). Quotato 2210 metri sulle cartine del Giro 2024, è valicato dalla Strada Statale 301 “del Foscagno” tra Livigno e Trepalle. Il Giro d’Italia finora vi è transitato quattro volte, la prima nel finale della tappa Parabiago – Livigno del 1972, vinta da Eddy Merckx, che vide il grande rivale del belga in quell’edizione, lo spagnolo José Manuel Fuente, transitare in testa sull’Eira. Non ci fu GPM in vetta al passo, invece, nel finale della Egna – Livigno del 2005, vinta da colombiano Iván Parra. L’ultimo passaggio ufficiale risale al 2010, quando l’australiano Matthew Lloyd conquistò questa vetta durante la tappa Bormio – Ponte di Legno / Passo del Tonale del Giro del 2010, vinta dall’elvetico Johann Tschopp. Poche ore prima, infine, vi è transitata la tappa di Livigno durante l’ascesa finale al Mottolino.

Passo di Foscagno (2291 metri). Quotato 2281 metri sulle cartine del Giro 2024 è valicato dalla Strada Statale 301 “del Foscagno” fra Trepalle e Valdidentro e funge da spartiacque tra il bacino del Po (Adda) e del Danubio (Inn). In occasione delle pocanzi citate tappe del Giro d’Italia a transitare per primi in vetta al passo sono stati Fuente, Parra e il frusinate Stefano Pirazzi.

Passo dello Stelvio (2758 metri). Valicato dalla Strada Statale 38 “del Passo Stelvio” tra Bormio e Trafoi, costituisce il punto più elevato della rete stradale italiana. Nella speciale classifica dei valichi carrozzabili più alti d’Italia precede di una manciata di metri il franco-piemontese Colle dell’Agnello (2748m) mentre estendendo la lista anche ai valichi ciclabili su sterrato scende all’ottavo posto (il record è detenuto dai 3000 metri del Colle Sommeiller Est, situato in Piemonte, nei pressi di Bardonecchia). Lo Stelvio è stato regolarmente affrontato tredici volte al Giro, mentre in cinque occasioni (1967, 1984, 1988, 1991 e 2013) la corsa è stata respinta dalla neve. Storica la prima scalata, nella tappa Bolzano – Bormio, che consentì a Fausto Coppi, primo in vetta e al traguardo, di imporsi nel suo quinto e ultimo Giro d’Italia (1953). Gli altri corridori a tagliare in testa lo Stelvio sono stati: Aurelio Del Rio nel 1956 (Sondrio – Merano, vinta da Cleto Maule); il lussemburghese Charly Gaul nella Trento – Bormio del 1961 (da lui vinta); Graziano Battistini che nel 1965 si impose proprio sul passo, dove si decise di stabilire un traguardo d’emergenza perché la neve non permise di completare la Campodolcino – Solda; gli spagnoli José Manuel Fuente nel 1972 (tappa Livigno – Passo dello Stelvio) e Francisco Galdós nella storica tappa conclusiva del Giro del 1975 (Alleghe – Passo dello Stelvio), con il duello tra il corridore iberico e la maglia rosa Fausto Bertoglio; il francese Jean-René Bernaudeau nella Cles – Sondrio del 1980, che poi vinse davanti al capitano Bernard Hinault; Franco Vona nella non meno storica Merano – Aprica del 1994, la tappa che lanciò Marco Pantani nell’olimpo dei grandi; il colombiano Josè Rujano durante la Egna – Livigno del 2005, vinta dal connazionale Iván Ramiro Parra Pinto; il belga Thomas De Gendt al termine della tappa Caldes – Passo dello Stelvio dell’edizione 2012; Dario Cataldo nel corso della tappa Ponte di Legno – Val Martello del 2014, vinta dal colombiano Nairo Quintana; lo spagnolo Mikel Landa nel 2017, durante la Rovetta – Bormio, che fu l’unica tappa di quell’edizione vinta da un italiano (Vincenzo Nibali) mentre l’ultimo corridore ad aver avuto l’onore di inserire lo Stelvio nel suo palmares è stato l’australiano Rohan Dennis nel 2020, quando la mitica salita fu affrontata nel finale della tappa che da Pinzolo conduceva ai Laghi di Cancano, vinta dal britannico Tao Geoghegan Hart. Nel 2010 vi si è conclusa, prima volta nella storia, anche una tappa del Giro Donne, conquistata dalla statunitense Mara Abbott, che si è imposta anche nella classifica finale.

Sella di Fiè allo Sciliar (859 metri). Vi sorge l’omonimo abitato. Il Giro d’Italia vi è transitato l’ultima volta nel 2000, durante la tappa Selva di Val Gardena – Bormio vinta dal trentino Gilberto Simoni.

Sella di Telfen (1090 metri). Si trova nei pressi dell’omonima località ed è attraversata dalla Strada Provinciale 24 tra Siusi e Castelrotto, all’altezza del bivio per l’Alpe di Siusi. Il Giro vi è transitato l’ultima volta nel 2017, durante la tappa Moena – Ortisei (vedi sotto).

Passo di Pinei (1442 metri). Quotato 1437 metri sulle cartine del Giro 2024, è chiamato anche Panider Sattel ed è valicato dalla Strada Provinciale 64 tra Castelrotto e Ortisei. Il Giro l’ha affrontato tre volte come GPM, la prima nel 1991 subito dopo la partenza della tappa Selva di Val Gardena – Passo Pordoi (vinta da Franco Chioccioli), quando questo traguardo della montagna fu conquistato dal corridore basco Iñaki Gastón. Nel 1997 vi si salì dallo stesso versante di questa (imboccandolo, però, già in quota) nel corso della tappa Predazzo – Falzes (vinta dallo spagnolo José Luis Rubiera), quando a transitare per primo in vetta fu il colombiano José Jaime “Chepe” González. L’ultimo a lasciare la firma sul Pinei è stato lo spagnolo Mikel Landa nel 2017, nel finale della citata tappa Moena – Ortisei). Vi si salì anche nel 2000, pochi chilometri dopo la partenza della Selva di Val Gardena – Bormio, tappa pure pocanzi menzionata, ma in quell’occasione il passaggio non fu considerato valido per la classifica degli scalatori.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Nel dicembre del 2022 ci ha lasciato uno dei grandi del cinema italiano, Lando Buzzanca. L’attore siciliano, noto in particolare per il film del 1971 “Il merlo maschio” (un titolo che per lui divenne negli anni quasi un inscindibile soprannome), debuttò nel 1953 nel colossal “Ben Hur”, dove interpretò non accreditato un ruolo marginale (uno schiavo nel deserto) e fino al 2019 ha girato qualcosa come 113 film, conteggiando anche serie concepite per la televisione come “Il restauratore”, della quale furono prodotte due stagioni. La sua carriera l’ha portato in giro per l’Italia e non solo (per “Il pupazzo” emigrerà fin nel lontano Messico) e tra i luoghi che ha avuto l’occasione di calcare ci fu anche la Val Venosta, che i partecipanti al Giro percorreranno tra lo Stelvio e la Val Gardena. L’anno fu il 1975, quando il regista romano Lucio Fulci lo scelse per il ruolo del protagonista del film “Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza”, pellicola della quale lo stesso Fulci aveva scritto la sceneggiatura, ispirato dal successo ottenuto l’anno precedente da Mel Brooks con il celebre “Frankenstein Junior“. Buzzanca interpretò ovviamente il cavalier Nicosia, superstizioso industriale brianzolo che durante un viaggio d’affari in Romania conoscerà nientemeno che il conte Dracula, che qui si chiama Dragulescu ed è interpretato dal britannico John Steiner. Il conte finirà per azzannare al collo il Nicosia, che suo malgrado si ritroverà vampirizzato e assetato di sangue, al punto da iniziare una serie di tragicomiche avventure che lo porteranno dal truffaldino Mago di Noto (è l’indimenticato Cicco Ingrassia), convinto che si tratti di una maledizione scagliatagli da una zia, e poi da un “collo” all’altro, sempre alla ricerca di quel sangue che poi gli darà l’idea di istituire in azienda un’emoteca per averne sempre a disposizione. Nonostante il titolo, il film non fu per nulla girato in Brianza pur trovarsi in Lombardia quasi tutte le location che si vedono nella pellicola, la principale delle quali è ovviamente la fabbrica di dentrifici del Nicosia, in realtà la nota azienda cosmetica Avon di Olgiate Comasco. Per quanto riguarda le scene ambientate presso il castello di Dracula si preferì, invece, risparmiare sulla trasferta fino in Romania, scegliendo di girate in teatri di posa romani le scene in interni, mentre per gli esterni si optò sull’altoatesino Castel Juval, che all’epoca ancora non era stato acquistato da Reinhold Messner.

In collaborazione con www.davinotti.com

Castel Juval inquadrato nel film ”Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza“ (www.davinotti.com)

Castel Juval inquadrato nel film ”Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza“ (www.davinotti.com)

Le altre location del film citato

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-cav-costante-nicosia-demoniaco-ovvero-dracula-in-brianza/50001343

FOTOGALLERY

Trepalle, Chiesa di Sant’Anna

Valdidentro, sorgenti del fiume Adda

Valdidentro, Laghi di Cancano

Passo dello Stelvio, tornanti della Spondalunga

Trafoi, santuario delle Tre Fontane Sacre

Lasa, turisti in visita alla Cava di Acqua Bianca

Silandro, Schlandersburg

Castel Juval

Foresta, Castel Foresta

Lana, Palazzo dell’Ordine Teutonico

Bolzano, duomo dell’Assunta

Castelrotto, Villa Felseck

L’altipiano dello Sciliar visto dalla salita di Passo di Pinei

Santa Cristina Valgardena, Castel Gardena

TIM MERLIER, ALLA NOKERE KOERSE LA TRIPLETTA È SERVITA

marzo 13, 2024 by Redazione  
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La Danilith Nokere Koerse numero 78 è andata, come le due edizioni precedenti, a Tim Merlier che si è imposto con un’azione di forza nel finale su Jakobsen e Philipsen .Quinto posto per Simone Consonni

Aria, aria di casa mia, aria di libertà… cantava nei primi anni ’80 Sammy Barbot. Lo stesso pensiero deve averlo Tim Merlier che, essendo nato a Wortegem-Petegem, distante solo 14 km da Nokere, si è “preso” la libertà di vincere anche per il terzo anno consecutivo la Danilith Nokere Koerse. A dispetto delle sue caratteristiche di velocista, oggi il portacolori della Soudal-Quick Step si è imposto con un’azione di forza ai meno 350 metri che gli ha permesso di vincere quasi per distacco davanti a Fabio Jakobsen (Team Dsm-firmenich PostNL), Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck), Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech), Simone Consonni (Lidl – Trek), Tom Van Asbroeck (Israel – Premier Tech), Maikel Zijlaard (Tudor Pro Cycling Team), Milan Menten (Lotto Dstny). Quattro secondi di ritardo ha accusato la coppia formata da Hugo Hofstetter (Israel – Premier Tech) e Pavel Bittner (Team dsm-firmenich PostNL), che completano la “top ten” mentre undicesimo a 7″ dal vincitore si è piazzato Filippo Baroncini (UAE Team Emirates).
Il finale scoppiettante è stato il giusto epilogo di una gara corsa in modo frizzante, ma che non ha mai permesso agli attaccanti di turno di prendere il largo in maniera definitiva.
Oggi si è altresì disputata la 5a edizione della corsa dedicata alle donne. Sulla distanza di 127 km si è imposta come nel 2023 Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime). La campionessa del ,ondo in carica ha preceduto di 17″ la compagna di squadra Lorena Wiebes, seconda anche lo scorso anno, e di 18″ Lily Williams (Human Powered Health). Ironia del destino anche nella gara femminile la prima delle italiane risponde al cognome Consonni: è Chiara, la piccola di casa, che difende i colori della UAE Team ADQ e ha chiuso in 12a posizione a 1’13” dalla fuoriclasse belga.

Mario Prato

Per il terzo anno consecutivo Tim Merlier vince la Nokere Koerse (foto Luc Claessen / Getty Images)

Per il terzo anno consecutivo Tim Merlier vince la Nokere Koerse (foto Luc Claessen / Getty Images)

ALBERTO BETTIOL, FUGA CAPOLAVORO ALLA MILANO – TORINO

marzo 13, 2024 by Redazione  
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La Classica più antica del mondo torna a parlare italiano dopo nove anni grazie alla impresa del corridore toscano della EF Education – Easy Post sul traguardo di Salassa. Decisivo lo scatto a 30 km dal termine sulla salita di Prascorsano, poi – aiutato dalle sue doti – è riuscito a resistere alla furia dei primi inseguitori. La UAE Team Emirates completa il podio grazie agli svizzeri Jan Christen e Marc Hirschi.

RCS Sport ha rinnovato il percorso della Milano – Torino, che torna ad essere mosso e collinare dopo alcune edizioni andate appannaggio dei velocisti. Non siamo ai livelli degli arrivi di Superga ma si è visto uno spettacolo degno di una grande corsa, sia dal punto di vista paesaggistico (bellissimi gli scenari con le montagne innevate del Parco Nazionale del Gran Paradiso), sia dal lato sportivo.

Da Rho si andava Salassa in 177 chilometri complessivi, con diversi importanti contendenti al via. In ottica Milano-Sanremo, per esempio, si erano schierati attesi protagonisti della “Classicissima” come Mark Cavendish (Astana Qazaqstan Team), Alexander Kristoff (Uno-X Mobility), Ivan Garcia Cortina (Movistar Team), Marc Hirschi (UAE Team Emirates) e Alberto Bettiol (EF Education – EasyPost). La fuga iniziale è composta da tre corridori, il francese Matteo Vercher (Total Energies), l’italiano Marco Murgano (Team Corratec – Vini Fantini) e lo spagnolo Marcel Camprubi (Q36.5 Pro Cycling Team), che parteno dopo otto chilometri e saranno raggiunta ai -37. Dopo il passaggio dalla linea d’arrivo si affrontata un circuito mosso che includeva le salite di Prascorsano e Colleretto Castelnuovo: è sulla prima salita (3 chilometri al 7% medio e massima del 12%) c’è va in scena lo scatto decisivo di Alberto Bettiol, dietro al quale si gettano all’inseguimento quindici corridori.

L’azione del toscano è forte e risulta praticamente imprendibile da tutti, nonostante alcune azioni, come quella di Gianluca Brambilla (Q36.5 Pro Cycling Team), risultate poi vana. La UAE – Team Emirates lavora per Hirschi grazie a Jan Christen e Diego Ulissi, mentre per i colori italiani c’è anche Martin Marcellusi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Bettiol si difende sul secondo strappo e poi deve fare sfoggio delle sue doti di cronoman nel falsopiano che porta a Salassa. All’ultimo chilometro, quando il toscano ha soli 10” di vantaggio, c’è lo scatto di Christen, che inizialmentw sembra in grado di raggiungere Bettiol: il gap è, però, incolmabile e al traguardo si presente sette secondi prima dell’elvwtico. Dopo il Giro delle Fiandre 2019 e la tappa di Stradella al Giro d’Italia 2021, questa è la terza vittoria “di lusso” per il corridore della EF Education – Easy Post, che regala all’Italia un successo alla Milano – Torino nove anni dopo quello di Diego Rosa, trionfante a Superga nel 2015.

Con l’avvicinamento alla Milano-Sanremo, Bettiol torna così a essere uno dei papabili outsiders della Classicissima di primavera. Qui le parole del vincitore odierno: “Questa è una corsa iconica e ho voluto onorarla, non credevo di andare così forte. Ho disputato la Tirreno – Adriatico e ne sono uscito bene in vista della Sanremo, è un risultato che da fiducia a me ed alla squadra. La condizione è molto buona e voglio fare bene nei prossimi appuntamenti”.

Andrea Giorgini

Alberto Bettiol impegnato nella sua personale cronometro individuale sulle strade della Milano-Torino (Getty Images)

Alberto Bettiol impegnato nella sua personale cronometro individuale sulle strade della Milano-Torino (Getty Images)

JONATHAN MILAN DOMINA LA VOLATA CONCLUSIVA DELLA TIRRENO-ADRIATICO

marzo 10, 2024 by Redazione  
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E sono due! Vittoria ancora schiacciante per Jonathan Milan alla Tirreno-Adriatico 2024. Il velocista della Lidl – Trek conquista l’arrivo di San Benedetto del Tronto, secondo Alexander Kristoff, mentre terzo chiude Davide Cimolai (Movistar). La corsa dei due mari va invece a Jonas Vingegaard (Visma | Lease a Bike)

L’ultima frazione della Tirreno Adriatico 2024 con l’arrivo a San Benedetto del Tronto vede i primi tentativi di fuga di un pimpante Ben Healy (EF Education-EasyPost) che tutto solo si porta in avanscoperta; l’irlandese è seguito da Alessandro De Marchi (Team Jayco AlUla) e Antonio Tiberi (Bahrain Victorious) andando così a formare un terzetto in testa alla corsa. Qualche chilometro dopo riescono ad entrare in testa anche Georg Steinhauser (EF Education-EasyPost), Damiano Caruso (Bahrain Victorious) e Luke Rowe (Ineos Grenadiers). Il gruppetto in fuga arriverà a toccare un vantaggio massimo di 2’, sempre sotto controllo dalle squadre dei velocisti che si alternano in testa per tenere alta l’andatura; troppo ghiotto l’arrivo in volata di quest’oggi. Sono infatti soprattutto gli Alpecin-Deceuninck e i Lidl-Trek a fare sempre capolino in gruppo, ed infatti il loro lavoro inizia a dare i frutti sperati rosicchiando secondi tra la testa della corsa ed il gruppo inseguitore. Lasciata alle spalle la parte più accidentata della tappa il gruppo affronta ampie strade favorevoli all’inseguimento ed infatti nel giro di una ventina di chilometri, poco dopo metà frazione, il vantaggio della fuga è di un solo minuto, tempo che resta invariato quando inizia il primo giro del circuito conclusivo. A dar man forte all’inseguimento arrivano anche gli uomini della Uno-X Mobility, il gap scende a 36”, poi ancora a 14” nella terza tornata, a questo punto il gruppo tiene a bagnomaria la fuga per non avvicinarsi troppo. Una caduta a 24 km dall’arrivo costringe al ritiro Richard Carapaz (Team EF Education EasyPost). SI attende ormai soltanto la volata sul lungomare di San Benedetto del Tronto. Jonathan Milan imprime un’accelerazione pazzesca che lo fa quasi decollare e vince con un’autorità schiacciante davanti ad Alexander Kristoff (Team Uno X Mobility) e Davide Cimolai (Team Movistar). Chiudono la top five Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck) e Stanislaw Aniolkowski (Team Cofidis), rispettivamente in quarta e il quinta posizone. Nella top ten si piazzano anche Andrea Vendrame (Decathlon AG2R La Mondiale Team) settimo, Giovani Lonardi (Team Polti Kometa) ottavo ed Enrico Zanoncello (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) decimo. E’ la seconda vittoria di tappa alla Tirreno Adriatico per Milan che vince anche la classifica a punti. Il dominio di Jonas Vingegaard è stato chiaro ed evidente nelle ultime due tappe ed il cilcista danese vince con merito la sua prima Tirreno Adriatico. Il due volte vincitore del Tour de France coglie la vittoria anche nella classifica dei gpm mentre Juan Ayuso (UAE team Emirates) si deve accontentare della vittoria nella classifica dei giovani. Infine l’UAE Team Emirates si aggiudica la classifica a squadre.

Antonio Scarfone

Jonathan Milan vince a San Benedetto del Tronto (foto: Getty Images)

Jonathan Milan vince a San Benedetto del Tronto (foto: Getty Images)

A NIZZA VINCE EVENEPOEL MA LA CORSA VERSO IL SOLE E’ DI JORGENSON

marzo 10, 2024 by Redazione  
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Nell’ottava ed ultima tappa della Parigi – Nizza Matteo Jorgenson (Team Jumbo Visma Lease a Bike) resta incollato alla ruota di Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) che nonostante i numerosi attacchi non riesce a staccare il ciclista statunitense, portandoselo fino al traguardo dove vince almeno la volata ristretta. Jorgenson vince così la Parigi – Nizza 2024

A differenza della Tirreno – Adriatico, la Parigi – Nizza 2024, giunta all’ultima tappa, non ha ancora un vincitore chiaro. Se nella Corsa dei Due Mari la vittoria di Jonas Vingegaard è apparsa subito schiacciante, con le ultime due tappe dominate dal campione danese, quella verso il sole si deciderà oggi con l’ottava ed ultima tappa proprio da Nizza a Nizza, che presenta il consueto percorso che si addentra nell’entroterra nizzardo ricco di ‘cols’ e ‘côtes’. Saranno ben cinque i gpm da affrontare e ce ne sarà anche un’altro, il Col d’Eze, sottoforma di traguardo volante. Saranno 110 km verosimilmente senza un attimo di respiro che ci diranno se Brandon McNulty (UAE Team Emirates) riuscirà a difendere la maglia gialla che conserva alla partenza da Nizza con soli 4 secondi su Matteo Jorgenson (Team Jumbo Visma Lease a Bike), con Mattias Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek) e Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) poco più distanti ma a loro volta in corsa per la vittoria finale. Da Nizza non partivano David Gaudu (Team Groupama FDJ), Kuka Mezgec ed Elmar Reiders (Team Jayco ALUla). Dopo 4 km attaccavano in tre: Johan Jacobs (Team Movistar), Victor Campenaerts (Team Lotto Dstny) e Laurence Pithie (Team Gropama FDJ). Il terzetto di testa iniziava l’ascesa verso la Côte de Levens, primo gpm in programma posto al km 21, con 2 minuti di vantaggio sul gruppo maglia gialla. Campenaerts restava da solo in testa alla corsa dopo che prima Pithie e poi Jacobs si staccavano. Il ciclista belga scollinava in prima posizione mentre nel gruppo maglia gialla erano già iniziate le schermaglie con un attacco a tre da parte di Laurens De Plus (Team INEOS Grenadiers), Bruno Armirail (Team Groupama FDJ), Christian Scaroni e Samuele Battistella (Team Astana Qazaqstan). Jacobs, staccato dalla testa della corsa, si aggregava a questi quattro ciclisti. Alle spalle del primo gruppo inseguitore si formavano altri drappelli in cui erano presenti uomini fuori classifica. Uno di questi riusciva a raggiungere il primo gruppo inseguitore all’inizio della salita della Côte de Châteauneuf. Erano complessivamente dodici i ciclisti che facevano parte di questo gruppo ed oltre a Battistella, Scaroni, De Plus, Jacobs e Armirail erano presenti Quentin Pacher (Team Groupama FDJ), Ion Izagirre (Team Cofidis), Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious), Ewen Costiou (Team Arkéa B&B Hotels), Harry Sweeny (Team EF Education EasyPost), Ruben Guerreiro e Will Barta (Team Movistar). Campenaerts scollinava in prima posizione sulla Côte de Châteauneuf mentre il primo gruppo inseguitore si era arricchito di altri quattro ciclisti e cioè Mads Pedersen (Team Lidl Trek), Gijs Leemreize (Team DSM-Firmenich PostNL), Hugo Houle e Jakob Fuglsang (Team Israel Premier Tech). Dopo una decisa accelerazione, il gruppo maglia gialla riprendeva il primo gruppo inseguitore a metà ascesa della Côte de Berre-les-Alpes, in cima al quale scollinava ancora Campenaerts. Il ciclista belga veniva ripreso a 48 km dalla conclusione. Sulla Côte de Peille il gruppo si sfaldava sotto il forcing dell’UAE Team Emirates. Ma era Evenepoel ad attaccare a circa 2 km dalla vetta. Il ciclista belga si avvantaggiava insieme a Matteo Jorgenson (Team Jumbo Visma Lease a Bike) e Aleksandr Vlasov (Team BORA Hansgrohe). Quest’ultimo scollinava in prima posizione. Il terzetto di testa aumentava il suo vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Jorgenson vinceva il tragaurdo volante del Col D’Eze posto al km 84.5. I tre battistrada iniziavano il Col des Quatre-Chemins, ultimo gpm della tappa, con quasi 2 minuti di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Evenepoel scollinava in prima posizione seguito come un’ombra da Jorgenson mentre Vlasov accusava la fatica e si staccava dalla testa della corsa. Jorgenson non si impegnava più di tanto nella volata finale avendo ormai in tasca la vittoria della Parigi – Nizza e praticamente lasciava che Evenepoel tagliasse per primo la linea del traguardo. Vlasov chiudeva in terza posizione a 50 secondi di ritardo. Più dietro a 1 minuto e 39 secondi di ritardo chiudevano la top five Skjelmose Jensen in quarta posizione e McNulty in quinta posizione. Evenepoel ottiene la terza vittoria stagionale mentre Jorgenson vince la Parigi – Nizza 2024. Per quanto riguarda le altre classifiche, Evenepoel vince quella a punti e quella dei gpm mentre Jorgenson vince la classifica della maglia bianca.

Antonio Scarfone

Remco Evenepoel vince a Nizza (foto: Getty Images)

Remco Evenepoel vince a Nizza (foto: Getty Images)

TIRRENO-ADRIATICO, VINGEGAARD INCIDE LA VITTORIA NEL PETRANO

marzo 9, 2024 by Redazione  
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C’è un solo padrone alla Tirreno-Adriatico 2024 ed è Jonas Vingegaard il corridore Visma | Lease a Bike impone la sua forza con uno scatto a 6 Km dall’arrivo sulla salita finale di Monte Petrano e di fatto mette nel proprio palmares la vittoria della breve corsa a tappe italiana. Non possono che accontentarsi delle restanti posizioni del podio odierno Juan Ayuso (UAE Team Emirates) e Jai Hindley (Team Bora-Hansgrohe), secondo e terzo anche in classifica generale

Tappa regina della Tirreno-Adriatico 2024 con qualche attacco a sorpresa fin dai chilometri iniziali con Richard Carapaz (EF Education – Easypost) e Damiano Caruso (Bahrain Victorious) a rendere frizzanti le prime fasi della corsa subito messe in calma dal gruppo che non lascia andar via uomini “pericolosi”, stessa sorte per un allungo di Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep) e Kevin Vermaerke (Team dsm-firmenich PostNL) subito riassorbiti dal plotone, a questo punto ci prova, sfruttando un tratto favorevole all’attacco Ben Healy (EF Education – Easypost) a cui poco dopo si accoda, ancora il francese Alaphilippe portandosi dietro anche Nans Peters (Decathlon Ag2r La Mondiale). Tanti gli attacchi nei chilometri iniziali, con anche a provare a fuoriuscire dal plotone, ma il gruppo si mantiene inizialmente compatto per l’andatura molto sostenuta. Dopo una decina di chilometri, allungano ma la loro azione viene presto annullata. Subito, però, riparte al contrattacco , che riesce a prendere un vantaggio di una quindicina di secondi su un gruppo piuttosto frazionato per via dei tanti saliscendi presenti nelle prime fasi di tappa. I tre restano per qualche chilometro in avanscoperta ma il gruppo si rifà sotto e nel riprenderli, grazie ad un rallentamento, vi è un contrattacco di sei uomini che sono: Axel Zingle (Cofidis), Richard Carapaz (EF Education – Easypost), Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Iván García Cortina (Movistar Team), Andreas Leknessund (Uno-X Mobility) e Nikias Arndt (Bahrain Victorious). Il gruppetto dei sei appena citati si riporta sui battistrada e così la fuga va via con nove uomini per arrivare ad un vantaggio massimo di circa 3 minuti. La situazione di corsa resta cristallizzata fino al chilometro quaranta dove il gruppo ha un cambio di ritmo che permette dieci chilometri dopo di portare lo svantaggio a 1 minuto e mezzo. All’attacco della salita di Pian di Trebbio è Healy a piazzare un allungo, seguito dal compagno Carapaz, ai due riescono a portarsi sotto Garcia Cortina, Leknessund, Peter e Kwiatkowski, ma sia Peter sia Kwiatkowski, si staccano prima dello scollinamento. I due compagni di squadra della EF impongono un passo troppo duro anche per Cortina che alza bandiera bianca. Verso la salita di Moira, terminato il lavoro di Healey, è Carapaz ad accelerare seguito da Leknessund, mentre, invece, in gruppo Juan Ayuso (UAE Team Emirates) deve fermarsi per una foratura proprio mentre la strada inizia a salire, costretto ad inseguire Ayuso riesce poco dopo a riportarsi nel gruppo dei migliori grazie al lavoro di Alessandro Covi. Il gruppo in questa fase riesce a rosicchiare terreno prezioso tirato da Attila Valter (Visma|Lease a Bike), mentre allo scollinamento è la Bahrain-Victorious con Damiano Caruso a prendere in mano la operazioni di inseguimento, con la testa della corsa distante 1 minuto e 45 secondi. All’inizio della salita di Monte Petrano il solito forcing della Jumbo Visma Lease a Bike allungava il gruppo ormai ridotto ad una dozzina di unità. A poco più di 6 km dalla vetta Scattava Hindley. Alla ruota del ciclista australiano si portavano immediatamente Vingegaaed e Ayuso. Il terzetto raggiungeva in pochissimo tempo Carapaz che piombava nelle retrovie. Vingegaard accelerava a sua volta e faceva il vuoto alle sue spalle, con Ayuso e Hindley che pedalavano del loro passo. Era un altro show del campione danese il quale andava a vincere in solitaria sul traguardo di Monte Petrano, mettendo il sigillo alla sua prima Tirreno – Adriatico. A 26 secondi di ritardo Ayuso la spuntava su Hindley nella volata per la seconda piazza. Quarto era Isaac Del Toro a 36 secondi di ritardo mentre chiudeva la top five Thomas Pidcock a 42 secondi di ritardo. Vingegaard ottiene la seconda vittoria consecutiva nella corsa dei due mari e ipoteca la vittoria nella generale visto che il suo vantaggio su Ayuso, secondo, è ora di 1 minuto e 24 secondi. Domani ci sarà la consueta passerella finale nella settima ed ultima tappa da San Benedetto del Tronto a San Benedetto del Tronto di 154 km. La prima parte del percorso è molto vallonata ed è presente anche il gpm di Montedinove ma gli 80 km finali totalmente pianeggianti favoriranno i velocisti che si giocheranno la vittoria di tappa, mentre come detto Vingegaard è ormai ad un passo dalla vittoria della maglia azzurra.

Antonio Scarfone

Jonas Vingegaard vince sul Monte Petrano (foto: Getty Images)

Jonas Vingegaard vince sul Monte Petrano (foto: Getty Images)

VLASOV, OK LO SCATTO E’ GIUSTO. IL RUSSO VINCE ALLA MADONE D’UTELLE, MCNULTY RESTA IN GIALLO

marzo 9, 2024 by Redazione  
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Sulla salita della Madone d’Utelle Aleksandr Vlasov (Team BORA Hansgrohe) trova il momento giusto per attaccare a 4 km dall’arrivo e vince in solitaria mentre i big di classifica si controllano. Brandon McNulty (UAE Team Emirates) cede un po’ nel finale e riesce a conservare la maglia gialla per soli 4 secondi. Domani gran finale della Parigi Nizza con gli ultimi attacchi che decideranno in modo definitivo la classifica generale

La salita finale della Madone d’Utelle è il piatto forte della settima tappa della Parigi – Nizza 2024. Una tappa ridisegnata con modifiche profonde a causa del maltempo e della neve che avrebbero impedito le salite del Col Saint-Martin-La Colmiane e di Auron, previste originariamente. Brandon McNulty (UAE Team Emirates) è la nuova maglia gialla ma dovrà difendersi specialmente da Matteo Jorgenson (Team Jumbo Visma Lease a Bike), Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Mattias Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek), Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) ed Egan Bernal (Team INEO Grenadiers), i cinque ciclisti più minacciosi alle sue spalle in una classifica generale ancora molto fluida. Da Nizza non partivano cinque ciclisti ovvero Arnaud Demare (Team Arkéa B&B Hotels), Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUlA), Gerben Thijssen (Team Intermarchè Wanty), Pascal Ackermann e Rick Zabel (Team Israel Premier Tech). Benjamin Thomas (Team Cofidis) scollinava per primo sulla Côte de Gattières, primo gpm affrontato al km 10.1. Il ciclista francese restava in avanscoperta insieme a Johan Jacobs (Team Movistar) mentre alle loro spalle a circa 1 minuto di ritardo era segnalato un quartetto formato da Sandy Dujardin (Team TotalEnergies), Brent van Moer (Team Lotto Dstny), Martin Tusveld e Gijs Leemreize (Team DSM-Firmenich PostNL). I quattro inseguitori venivano ripresi dal gruppo maglia gialla dopo una trentina di km. Era il Team Soudal Quick Step ad impegnarsi in prima persona nell’inseguimento dei due battistrada. Il primo ciclista della fuga a rialzarsi era Thomas, che veniva ripreso dal gruppo maglia gialla a 37 km dalla conclusione. Il forcong della Soudal Quick Step continuava incessantemente, nonostante un cambio bici di Remco Evenepoel ed anche Jacobs si doveva arrendere a 14 km dalla conclusione. Il ritmo si faceva ancora più elevato sulla salita verso la Modone d’Utelle quando il gruppo maglia gialla si riduceva a una decina di unità. Un impagabile Ilan van Wilder (Team Soudal Quick Step) spianava la strada allungando il gruppetto di testa. Con uno scatto deciso Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers) vinceva il traguardo volante di Utelle posto al km 95 dopodochè Van Wilder tornava a dettare il ritmo in testa alla corsa. A 4 km dalla conclusione, dopo un primo attacco di Evenepoel, scattava Aleksandr Vlasov (Team BORA Hansgrhoe) che in breve tempo faceva il vuoto, non preoccupando più di tanto la maglia gialla McNulty, visto che era distante dal primo posto oltre 2 minuti. Il ciclista russo nel giro di un km raggiungeva 2o secondi di vantaggio sui diretti inseguitori, che ormai si contavano sulle dita di una mano. Vlasov vinceva in solitaria sul traguardo della Madone d’Utelle mentre Evenepoel regolava il drappello degli inseguitori a 8 secondi di vantaggio davanti a Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe). Chiudevano la top five Mattias Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek) e Matteo Jorgenson (Team Jumbo Visma Lease a Bike). Dopo due secondi posti al Trofeo Calvià ed al Trofeo Serra de Tramuntana, Vlasov ottiene la sua prima vittoria stagionale. McNulty, nonostante aver ceduto nell’ultimo km, riesce a mantenere la maglia gialla con 4 secondi di vantaggio su Jorgenson e 35 secondi di vantaggio su Skjelmose Jensen. Domani è in programma l’ottava ed ultima tappa della Parigi – Nizza 2024. Nizza è sede di partenza e di arrivo. Nel mezzo cinque gpm che decideranno molto probabilmente la classifica finale. L’ultimo di questi è il Col de Quatre Chemins si quasi 4 km all’8.1 di pendenza media. La battaglia finale per la maglia gialla può scoppiare proprio su questo gpm ma da gente come Evenepoel ci si può aspettare di tutto e potrebbe sconvolgere la corsa anche prima con uno dei suoi attacchi.

Antonio Scarfone

Aleksandr Vlasov vince sulla Madone dUtelle (foto: Getty Images)

Aleksandr Vlasov vince sulla Madone d'Utelle (foto: Getty Images)

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