MILANO – SANREMO 2024: LE PAGELLE

marzo 16, 2024 by Redazione  
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I voti de Ilciclismo.it ai protagonisti nella Milano – Sanremo 2024. Tante ‘promozioni’ ma anche alcune delusioni

JASPER PHILIPSEN. Non si vede per tutta la corsa ma resta sempre attaccato al gruppo dei migliori nel convulso finale. Van der Poel lo guida con sapienza nella preparazione della volata e quando fiuta l’occasione della vita non se la fa scappare. Vince così la sua prima corsa Monumento della sua carriera. VOTO: 9.

MATHIEU VAN DER POEL. Sempre presente nelle prime posizioni del gruppo sui Capi e sulla Cipressa, non batte ciglio sul doppio attacco di Pogacar sul Poggio, andando a chiudere senza problemi. Resta passivo in discesa alla ruota dello sloveno salvo poi tirare la volata a Philipsen. Una conduzione di corsa perfetta sia tatticamente che atleticamente. Se questi sono i presupposti alla prima apparizione stagionale su strada, tornerà presto a vincere. VOTO: 8.5

TADEJ POGACAR.. Dopo il grande lavoro dell’UAE Team Emirates che ha scremato il gruppo tra Capi, Cipressa e prima parte del Poggio, sferra due attacchi prima della discesa verso Sanremo che però non gli fanno fare la differenza. Alla fine deve accontentarsi del terzo posto ma da buon fuoriclasse tornerà a Sanremo per vincere. VOTO: 8

MICHAEL MATTHEWS. Dopo il terzo posto del 2020 si migliora a 33 anni chiudendo in seconda posizione dimostrando di avere le gambe per fare ottime volate e soprattutto per tenere su salite non impossibili. VOTO: 7.5

ALBERTO BETTIOL. Con la recente vittoria nella Milano – Torino aveva dimostrato di essere in buona forma. Rimane in alcune circostante alla ruota di Van der Poel tra salita sul Poggio e nella successiva discesa. In volata fa quello che può e conclude con un quinto posto dignitoso. VOTO: 7

MADS PEDERSEN. Tra i velocisti era quello che alla vigilia aveva le chance maggiori di ben figurare. Jasper Stuyven e Jonathan Milan gli sono vicini fin quando possono ma la fatica si fa sentire nelle gambe e non fa meglio del quarto posto. VOTO: 6.5

JULIAN ALAPHILIPPE. Non è più il ciclista del quadriennio 2017 – 2020, quando vinse una Sanremo e fece due podi, ma il suo nono posto nonostante una condizione fisica non perfetta gli assicura una ampia sufficienza. VOTO: 6.5

MAXIM VAN GILS. Alla vigilia aveva dichiarato di avere le gambe per provare a entrare nella top ten. Detto, fatto. Il 24enne ciclista belga in tutte le corse disputate nel 2024 ha dimostrato di avere un’ottina gamba sia nelle corse a tappe che in quelle di un giorno. VOTO: 6.5

MATEJ MOHORIC. Pur restando con i primi sul Poggio e pur provando a dare tutto al termine della discesa, non fa la differenza che aveva fatto nel 2022 e deve accontentarsi del sesto posto. VOTO: 6

FILIPPO GANNA. Conduce una corsa impeccabile fino alla discesa dal Poggio verso il traguardo finale, quando un problema al cambio lo estromette dalla possibilità di giocarsi le sue carte. VOTO: 6

THOMAS PIDCOCK. Dopo il problema occorso a Ganna, diventa lui il capitano dell’INEOS Grenadiers ma non può fare più di tanto nella volata finale. VOTO: 6

CHRISTOPHE LAPORTE. Doveva essere il capitano del Team Jumbo Visma Lease a Bike ma soffre già durante il passaggio sui Capi, abbandonando addirittura la corsa. VOTO: 4

Antonio Scarfone

MARZO 2024, C’ERA UNA VOLTA LA SANREMO

marzo 1, 2024 by Redazione  
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Marzo non è più soltanto il mese della Sanremo. Un tempo la Classicissima era l’unico, vero e proprio faro d’inizio primavera, ma da alcuni anni gare come la Tirreno-Adriatico e la Parigi-Nizza sono riuscite a ritagliarsi una fisionomia ben distinta, riuscendo ad attirare ai nastri di partenza anche i grandi nomi delle corse a tappe, corridori in grado di vincere un Giro o un Tour.

C’era una volta la Sanremo… e c’è ancora, beninteso. Ma la “Classicissima” da tempo non è più il faro del mese di marzo, quando c’era un prima e un dopo la Sanremo. In particolare le due corse a tappe che la anticipano, la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico, erano principalmente viste come gare preparatorie della Milano-Sanremo, poi tutto è cambiato nel 2005, quando Angelo Zomegnan ha lasciato il ruolo di vicedirettore della Gazzetta dello Sport per assumere quello di responsabile di RCS Sport, l’ufficio della “Rosea” che si occupa di organizzare il Giro d’Italia e le altre corse di proprietà del quotidiano, tra le quali per l’appunto la Tirreno-Adriatico. Deciso ha ridurre su tutti i fronti il divario che separava il Giro dal Tour, Zomegnan ha dato una decisa sterzata verso l’alto ai percorsi, riuscendo a trasformare la “Corsa dei due mari” da mera gara preparatoria alla Sanremo a una corsa in grado di attirare anche i grandi campioni. Inserendo salite, muri e cronometro ne ha fatto un vero e proprio Giro d’Italia concentrato in sette giorni e la scelta ha pagato in senso positivo, perché negli anni successivi la Tirreno ha spesso sfoggiato starting list migliori della Parigi-Nizza e lo testimoniano le vittorie di corridori del calibro di Evans, Nibali, Contador, Quintana e Pogacar. E non è venuta meno la sua vocazione di gara preparatoria alla Sanremo, perché in questo stesso periodo i corridori che hanno vinto la Sanremo in molte occasioni avevano scelto di disputare proprio la Tirreno.

Gli organizzatori della Parigi-Nizza, che come i nostri sono gli stessi del Tour de France, inizialmente sono stati a guardare scettici e si sono dati una mossa soltanto negli ultimi anni, adottando le stesse scelte italiane e i risultati pure qui si sono visti perché, talvolta, nelle edizioni più recenti è stata la corsa francese a presentare un campo partenti superiore.

Anche quest’anno, dunque, si rinnoverà la sfida nella sfida tra le due competizioni, che a partire dal 2022 si disputano in perfetto parallelo. Entrambe le gare si concluderanno domenica 10 marzo, mentre avrà una durata maggiore di un giorno – come avviene dal 2001 – la Parigi-Nizza (3-10 marzo), la cui 82a edizione scatterà da Les Mureaux, cittadina situata 40 Km a ovest della capitale francese, con una prima tappa in circuito di 158 Km che non dovrebbe sfuggire ai velocisti nonostante la presenza di alcune colline a ridosso del traguardo, difficoltà che daranno comunque una scremata al plotone. La seconda frazione sarà la più semplice dal punto di vista altimetrico essendo quasi del tutto pianeggianti i 179 Km che da Thoiry condurranno a Montargis, anche se l’attraversamento delle lande a sudovest di Parigi potrebbe presentare sgradite sorprese in caso di forte vento, un’eventualità non rara a marzo in quelle zone, dove spesso è capitato che alcuni tra i favoriti si trovassero estromessi dai giochi per la vittoria finale a causa dei famigerati “ventagli”, le rotture del gruppo a causa delle quali si possono perdere parecchi minuti. Reinserita nel percorso lo scorso anno dopo un lungo “stop”, anche nel 2024 la cronometro a squadre si disputerà il terzo giorno, quando si dovranno percorrere 27 Km in circuito attorno a Auxerre, pedalando su di un tracciato caratterizzato da tre brevi e pedalabili tratti in salita, il primo 2.2 Km al 4.3% da superare a 6 Km dal via, il secondo di 2.3 Km al 4.5% collocato a metà strada e l’ultimo in corrispondenza dei 400 metri conclusivi (media del 3.6%). Il giorno successivo ci sarà l’arrivo sul Mont Brouilly, percorsa un’ascesa di 3 Km al 7.7% (ultimo chilometro al 9.1%) che dovrà essere ripetuta due volte negli ultimi 40 Km e che si affronterà al termine di una tappa lunga 183 Km, con partenza da Chalon-sur-Saône e ben 10 ascese da superare lungo il percorso, tracciato tra i celebri vigneti del Beaujolais: tra le altre difficoltà altimetriche spiccano i 5 Km al 7.2% del Col du Fût d’Avenas e i 2.3 Km all’8.7% del Col de Durbize, ascesa che propone un indigesto ripieno di 1000 metri nel quale la strada diventa un vero e proprio muro (pendenza media dell’11.7%). Per l’ultima volta in questa edizione della “Corsa verso il sole” i velocisti saranno protagonisti l’indomani al termine della tappa tracciata tra Saint-Sauveur-de-Montagut e Sisteron, il cui percorso non sarà comunque una passeggiata perché si dovranno affrontare quattro salite, che porteranno i corridori fino poco sotto i 1000 metri di quota, e un ultimo strappo di 1 Km al 6% che si dovrà scavalcare a 9 Km dalla conclusione. A questo punto sarà recuperata la tappa dei muri con arrivo a La Colle-sur-Loup che era prevista lo scorso anno e che fu annullata a causa del forte vento, anche se il tracciato è stato notevolmente alleggerito: di fatto, la prima parte di gara presenterà salite non particolarmente difficili, mentre le fasi più interessanti si vedranno nel circuito finale di 30 Km, che ha in serbo un muro di quasi 2 Km al 10.3%  – che si attaccherà subito dopo il passaggio sulla linea d’arrivo – e dalla successiva e più breve rampetta di Tourrettes-sur-Loup (800 metri all’8.3%). Saranno verosimilmente le ultime 48 ore a decretare il nome del successore di Tadej Pogačar nell’albo d’oro della corsa transalpina e in particolare le attenzioni sono calamitate dalla tappa di montagna del penultimo giorno, che collegherà in 173 Km il livello del mare di Nizza con i 1614 metri di Auron, stazione di sport invernali delle Alpi Marittime situata non distante da Isola 2000, la località sciistica dove a luglio terminerà uno dei più impegnativi tapponi del Tour de France: tutto si deciderà lungo l’ascesa finale di 7.4 Km al 6.9%, alla quale si giungerà dopo esser saliti in precedenza ai 1500 metri del Col de la Colmiane (7.5 Km al 6.9%). Se tutto ciò non dovesse bastare la situazione potrebbe cambiare nel corso della conclusiva frazione di Nizza che, nonostante l’aspetto collinare, spesso in passato è riuscita a ribaltare i verdetti stabiliti il giorno prima in montagna. Oppure potrebbe confermarli, come accaduto lo scorso anno quando Pogacar è riuscito prima a tagliare in solitaria sia la linea del traguardo stesa ai quasi 1700 metri del Col de la Couillole e poi quello della conclusiva frazione nizzarda, il cui tracciato è stato riproposto quasi fedelmente quest’anno. I 110 Km che metteranno i sigilli alla Parigi-Nizza vedranno così i corridori superare sei salite, con le più interessanti piazzate nella seconda parte del tracciato, che prevede prima la Côte de Peille (6.5 Km al 6.9%), poi la salita simbolo della corsa francese (Col d’Èze, 1.6 Km al 9.1%) e per ultimo il Col des Quatre Chemins, 3.8 Km all’8.1% che contengono un muro di 1000 metri al 12.5%.

Mentre i partecipanti alla Parigi-Nizza saranno impegnati nella seconda frazione a più di mille chilometri di distanza scatterà la 59a edizione della Tirreno-Adriatico (4-10 marzo), che per il decimo anno consecutivo prenderà il via da Lido di Camaiore, teatro della cronometro d’apertura, una prova contro il tempo individuale di 10 Km che si snoderà sul litorale della Versilia in direzione di Viareggio per poi far ritorno alla città di partenza. Dalla vicina Camaiore si ripartirà il giorno dopo alla volta di Follonica, dove si assisterà al primo dei tre arrivi allo sprint previsti in questa edizione della “Corsa dei Due Mari”, affrontata una tappa di 198 Km che – a parte le pedalabili salite di Montemagno e Castellina Marittima – non presenterà particolari difficoltà altimetriche e terminerà con un circuito totalmente pianeggiante di 18 Km. Leggermente più impegnativo per le ruote veloci sarà il finale della seconda tappa, la più lunga tra le sette previste (225 Km): partiti da Volterra, si dovrà affrontare a 22 Km dall’arrivo la salita di Casacastalda (5.9 Km al 3.6%) mentre maggiori problemi ad alcuni sprinter potrebbe darli la lieve pendenza (2.3%, 4% sul rettilineo d’arrivo) dei 3 Km che precederanno il traguardo a Gualdo Tadino, lo stesso della tappa vinta da Mathieu van der Poel nel 2021. Il giorno successivo si ripartirà da Arrone per affrontare entro i primi 80 Km (la tappa ne misurerà 207) le due salite più alte dell’edizione 2024, prima quella diretta agli spettacolari Piani di Castelluccio (17 Km al 5.9%) e poi quella che condurrà ai 1536 metri della Forca di Presta (5 Km al 4.9%). Seguirà una lunga discesa prima di approdare sulle dolci colline che movimenteranno gli ultimi 80 Km verso Giulianova, traguardo che fa gola ai finisseur e ai cacciatori di tappe, anche se non va esclusa la possibilità di una volata a ranghi ridotti. Quest’anno non ci sarà la tradizionale tappa sui muri marchigiani, che era divenuta una costante delle ultime edizione, in sostituzione della quale l’organizzazione ha deciso di raddoppiare l’offerta di montagne e saranno così due le frazioni tarate sulle misure degli scalatori. La prima di queste, interamente tracciata sulle strade abruzzesi, vedrà i favoriti alla vittoria misurarsi sulla salita di San Giacomo (12 Km al 6.2%), che dovrà essere affrontata a poco meno di 24 Km dal traguardo, previsto nel comune di Valle Castellana: ci si giungerà al termine di una frazione di 144 Km che prenderà le mosse da un altro piccolo centro dell’area dei Monti della Laga, Torricella Sicura, mentre l’ascesa a San Giacomo sarà presa da un versante diverso rispetto a quello visto in occasione della tappa del Giro d’Italia del 2021 che terminò lassù, vinta da Gino Mäder, il corridore elvetico che ha drammaticamente perso la vita lo scorso anno per le conseguenze di una caduta in discesa occorsagli al Giro di Svizzera. Come in Francia, anche alla Tirreno-Adriatico la tappa “regina” si correrà al penultimo giorno di gara, quando i corridori partiranno da Sassoferrato per raggiungere in capo a 180 Km i 1088 metri del Monte Petrano, percorsa un’ascesa finale di 10 Km all’8% che è inedita per la Corsa dei Due Mari e per il gruppo “attuale” ma che non è ignota né agli appassionati, né agli organizzatori che nel 2009 vi fecero terminare l’unico vero tappone del “Giro d’Italia del Centenario”, vinto da Carlos Sastre, lo spagnolo che dodici mesi prima si era imposto al Tour de France. L’ultimo atto della corsa sarà come il solito a San Benedetto del Tronto, sede d’arrivo della frazione conclusiva sin dal 1967, l’anno della seconda edizione: dopo aver mandato (temporaneamente?) in “pensione” nel 2022 la tradizionale cronometro conclusiva anche stavolta il palcoscenico sarà riservato ai velocisti, che troveranno pane per i loro denti al termine delle cinque tornate da 14.6 Km ciascuna del circuito disegnato lungo la Riviera delle Palme, mentre la prima parte del tracciato – 154 Km in tutto – proporrà alcune facili alcune facili colline dell’entroterra piceno.

L’ultima occasione offerta ai velocisti per affinare la condizioni in vista della Classicissima sarà rappresentata dalla 105a edizione della corsa più antica del calendario italiano, disputata per la prima volta nel 1876: è la Milano-Torino (177 Km), che quest’anno presenterà un tracciato leggermente accidentato nel finale, tale da non impedire agli sprinter di giocarsi la vittoria e, contemporaneamente, di prepararli alle storiche difficoltà altimetriche che caratterizzano gli ultimi chilometri della Sanremo. Così, dopo esser partiti da Rho si arriverà fino a Salassa, dove si dovrà affrontare un circuito di una quarantina di chilometri movimentato dalle facili salite verso Prascorsano e Colleretto Castelnuovo, lunghe ciascuna circa 4 Km.

Il 16 marzo sarà il giorno della Milano-Sanremo, che per il secondo anno di fila rinuncerà alla tradizione della partenza dal capoluogo lombardo. Dopo Abbiategrasso sarà, infatti, Pavia ad avere l’onore d’accogliere il via della “Classicissima” che, dopo un tratto iniziale inedito di circa 45 Km, all’altezza di Casteggio ritroverà il tracciato storico, che non si abbandonerà più.

Rimandato a giugno l’appuntamento con la Per sempre Alfredo (la quarta edizione della corsa intitolata all’ex commissario tecnico Alfredo Martini quest’anno assegnerà al vincitore la maglia tricolore di campione nazionale), le attenzioni degli appassionati si rivolgeranno verso la Spagna, dove tra il 18 e il 24 marzo si correrà la 103a edizione del Giro della Catalogna, anche quest’anno votata agli scalatori per la presenza di ben tre tappe d’alta montagna, senza frazioni a cronometro a controbilanciarle. Per il terzo anno di fila a ospitare la partenza della corsa iberica sarà Sant Feliu de Guíxols, località balneare della Costa Brava che per noi è avara di ricordi positivi tra il malore che colse Sonny Colbrelli alla fine della prima tappa nel 2022, fatto che pose fine alla sua carriera, e la disastrosa caduta che coinvolse lo scorso anno Fabio Cataldo: come in questi precedenti si affronterà un circuito collinare di 174 Km che prevede due colli di seconda categoria e l’arrivo posto al termine di uno strappo lungo circa mille metri, traguardo che negli scorsi anni ha visto imporsi il velocista australiano Michael Matthews nel 2022 e lo sloveno Primož Roglič nel 2023, proprio il corridore che farà sua anche la classifica generale finale. La seconda frazione sarà la prima delle tre di montagna e come dodici mesi fa si disputerà tra Mataró e la stazione di sport invernali di Vallter, dove il traguardo sarà collocato a 2135 metri sul livello del mare: salita tradizionale per la corsa catalana, quella che conduce all’arrivo misura 13 Km, presenta una pendenza media del 7.3% e negli scorsi anni ha visto imporsi corridori del calibro dello stesso Roglič, del colombiano Nairo Quintana e il britannico Adam Yates, che con due affermazioni è al momento il plurivittorioso su questo traguardo. Ha, invece, l’aspetto di un vero e proprio tappone, che non sfigurerebbe nel tracciato di una Vuelta o un Tour, il tracciato che l’indomani condurrà da Sant Joan de les AbadessesPort Ainé, altra località sciistica che si raggiungerà in 177 Km dopo aver affrontato nell’ordine il Collado de Toses (9.5 Km al 6.5%), l’interminabile Port del Cantó (25 Km al 4.4%) e per ultima la salita che porterà a un altro traguardo classico per la Volta, 18 Km al 6.7% per arrivare poco sotto i 2000 metri di quota. La quarta tappa, che prenderà le mosse da Sort, sarà la frazione sulla carta più facile, caratterizzata dalla sola ascesa al pedalabile Port d’Àger (10 Km al 4.3%) da scavalcare a un centinaio di chilometri dal traguardo di Lleida, poi un altro arrivo allo sprint, a ranghi più ridotti, dovrebbe il giorno successivo andare in scena al termine della Altafulla – Viladecans, tappa che prevede due colli di seconda categoria con l’ultimo di questi piazzato a 30 Km dall’arrivo. Si tornerà quindi sui Pirenei per un’altra giornata da trascorrere in montagna che vedrà i corridori pedalare da Berga al Santuario di Queralt, due luoghi che distano tra loro solo 6 Km, distanza che la fantasia degli organizzatori ha dilatato ai 155 Km della penultima tappa, che sarà anche quella dotata del maggior numero di metri di dislivello da superare (quasi 4100 metri), pur non presentando “salitone” come quelle affrontate nelle frazioni precedenti: saranno in programma ben cinque salite e in particolare lasceranno il segno le ultime tre, il Coll de Pradell (14.5 Km al 7% con gli ultimi 5.6 Km all’11% di media), la Collada de Sant Isidre (5 Km all’8.8%) e quella di 6 Km al 7.2% verso il traguardo. Con queste premesse è lecito aspettarsi un percorso semplice per la tappa conclusiva di Barcellona ma, come ben sanno gli “aficionados” di questa corsa, non sarà così perché l’atto finale si svolgerà sul tradizionale circuito del Montjuïc, che prevede sei passaggi in vetta alla breve salita diretta all’omonimo castello, 2700 metri al 4.7% con una rampa finale di mezzo chilometro al 10.7% medio. Si tratta di un epilogo che potrebbe anche ispirare i “big” della corsa, come ci ricorda quanto successo lo scorso anno, quando i protagonisti sul circuito furono i primi due corridori della classifica generale, il già citato Roglič e Remco Evenepoel, che da soli si presentarono sul rettilineo d’arrivo dove ebbe la meglio il belga in maglia iridata.

Nei medesimi giorni si svolgerà in Italia la 23a edizione della Settimana Internazionale Coppi e Bartali (19-23 marzo), i cui percorsi dettagliati devono ancora essere svelati ma l’elenco delle tappe, già anticipato a dicembre, permette di farsi un’idea del tracciato. Il via sarà dato da Pesaro, che accoglierà due semitappe, una mattutina riservata ai velocisti e una breve cronometro a squadre nel pomeriggio. L’unica frazione a non snodarsi interamente in circuito sarà la seconda, che scatterà da Riccione per raggiungere il ritrovato traguardo di Sogliano al Rubicone, presenza fissa della corsa emiliana dal 2013 al 2021, dove verosimilmente sarà riproposto il tradizionale anello disegnato attorno al borgo romagnolo, caratterizzato da un arrivo in salita di 3 Km al 6.4% . Si tornerà a Riccione per la terza tappa, poi il giorno successivo ci sarà l’arrivo a Brisighella, una “new entry” per questa corsa dove potrebbe essere proposto un finale molto simile a quello della terza frazione dell’Adriatica Ionica Race del 2022, che presentava l’impegnativa ascesa al Valico della Valletta (3 Km al 9.8% e una punta del 18% che negli anni ’70 costrinse Eddy Merckx a metter piede a terra), ma non escludiamo la possibilità che nel tracciato sia inserito anche il Monte Trebbio, storica ascesa del Giro di Romagna, corsa che quest’anno dovrebbe ritornare in calendario dopo 13 anni d’assenza (al momento è calendarizzata il 21 aprile). Il velodromo Glauco Servadei di Forlì ospiterà, infine, l’arrivo della tappa conclusiva, per la quale gli organizzatori dovranno scegliere se proporre il circuito visto negli scorsi anni con la ripetuta ascensione alla Rocca delle Caminate (3.6 Km al 6.4%) oppure quello sperimentato nel 2023, quando erano previsti tre passaggi sulla salita sterrata di Monte Cavallo (4.7 Km al 7.1%).

La seconda metà del mese vedrà anche la ripresa del discorso con le Classiche del Nord, iniziato e subito interrotto alla fine di febbraio con lo svolgimento della Omloop Het Nieuwsblad Elite, della Kuurne-Bruxelles-Kuurne e della “Le Samyn”. Il 13 marzo si correrà la 78a edizione della Danilith Nokere Koerse, vera a propria sbornia di muri più o meno facili (ne sono previsti 11) e di tratti in pavé (ben 26) per una corsa che nelle ultime due edizioni è stata vinta dal belga Tim Merlier. Il 15 alla vigilia della Sanremo andrà in scena la Bredene Koksijde Classic, corsa riservata ai velocisti così come la Classic Brugge-De Panne del 20 marzo, totalmente pianeggiante e priva di tratti di pavé ma resa insidiosa dai territori attraversati, in prossimità delle ventose coste del Mare del Nord. Il 22 sarà, invece, il giorno della E3 Saxo Classic, nome che per esigenze di sponsor ha assunto la corsa più nota agli appassionati come “E3 Harelbeke” ma anche come “Piccolo Giro delle Fiandre” perché il suo percorso è una sorta di versione soft della classica fiamminga. Domenica 24 toccherà, invece, alla Gand-Wevelgem, giunta al traguardo dell’86a edizione e il cui percorso non dovrebbe discostarsi troppo da quello tradizionale, con il muro in porfido del Kemmelberg (700 metri al 10.4%) da superare a circa 35 Km dall’arrivo. Il 27 si disputerà quindi la Dwars door Vlaanderen (letteralmente “Attraverso le Fiandre”), una sorta di aperitivo dello storico Giro delle Fiandre, la cui 108a edizione si correrà il giorno di Pasqua (31 marzo) partendo da Anversa in direzione di Oudenaarde, la cittadina che ospita l’arrivo della classica monumento sin dal 2012: i muri ne che costituiscono la principale difficoltà saranno in tutti 17, dominati in durezza dai 600 metri al 9.5% del Koppenberg (pendenza massima del 22%), inserito nel tracciato a 45 Km dall’arrivo e che si affronterà subito dopo altre due storiche ascese del Fiandre, il “vecchio” Kwaremont (2600 metri al 3.5%) e il Paterberg (400 metri al 9.7%).

Mauro Facoltosi

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Parigi-Nizza

www.paris-nice.fr/en/

Tirreno-Adriatico

www.tirrenoadriatico.it/

Milano-Torino

www.milanotorino.it/

Milano-Sanremo

www.milanosanremo.it/

Volta Ciclista a Catalunya

www.voltacatalunya.cat/en/

Settimana Internazionale Coppi e Bartali

Sito non ancora attivo

Danilith Nokere Koerse

www.nokerekoerse.be/en/

Bredene Koksijde Classic

https://bredenekoksijdeclassic.be/

Classic Brugge-De Panne

https://classicbruggedepanne.be/fr/

E3 Saxo Classic

www.e3saxoclassic.be/

Gand-Wevelgem

www.gent-wevelgem.be/en

Dwars door Vlaanderen

www.ddvl.eu/en

Giro delle Fiandre

www.rondevanvlaanderen.be/en

La cima del Monte Petrano, sede darrivo della tappa di montagna della Tirreno-Adriatico (www.montepetrano.it)

La cima del Monte Petrano, sede d'arrivo della tappa di montagna della Tirreno-Adriatico (www.montepetrano.it)

FEBBRAIO 2024, IL PIATTO È GIÀ RICCO

gennaio 29, 2024 by Redazione  
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Arriva il mese di Febbraio, corto ma ricco di gare tutte da seguire con passione. A cavallo con gli ultimi giorni di gennaio si disputerà l’AlUla Tour, l’ex Giro dell’Arabia Saudita che darà la stura a una serie di brevi ma interessanti corse a tappe. Si correrà prevalentemente in Spagna, ma ci sarà spazio anche per la Francia, il Portogallo, la Colombia e nuovamente la penisola araba. Alla fine del mese si aprirà la stagione delle classiche belghe e si correrà anche la prima gara organizzata sul suolo italiano, il tradizionale Trofeo Laigueglia.

“Febbraio ricco, mi ci ficco” verrebbe da gridare all’appassionato di ciclismo a veder quello che propone il mese più corto dell’anno. Nell’arco di 29 giorni – il 2024 è bisestile ben 95 saranno di gara, considerando sia le corse di un giorno, sia le singole frazioni delle corse a tappe che si succederann  e che arriveranno anche a strabordare nel mese precedente. Il 30 gennaio prenderà, infatti, il via la prima delle quattordici corse a tappe che si succederanno in questo periodo, l’AlUla Tour, gara che da quest’anno impareremo a conoscere con questo nome dopo che nelle precedenti quattro edizioni era stata chiamata Saudi Tour. Gli organizzatori di quello che è nato come Giro dell’Arabia Saudita hanno, infatti, deciso di concentrare la corsa nella zona del Governatorato di ‘Ula, che ha stabilito di puntare sul ciclismo a 360° gradi anche tramite la sponsorizzazione di due team professionistici, uno maschile e uno femminile. I grandi protagonisti della corsa araba saranno i velocisti, che avranno a loro disposizione quattro dei cinque palcoscenici offerti, a cominciare da quello della tappa d’apertura, 149 Km disegnati attraverso il deserto con circuito finale sulle strade del capoluogo Al-’Ula, dove il traguardo sarà fissato presso la stazione ferroviaria di Al Manshiyah. Pur essendo ancora il finale adatto a diversi degli sprinter presenti in gara, più complicati saranno per loro gli ultimi chilometri della frazione successiva, la più lunga dall’alto dei suoi 199 Km, che scatterà dal Winter Park di Al-’Ula per concludersi sulle strade della Sharaan Nature Reserve, dove il traguardo sarà posto al termine di una salita di 3 Km al 4.5% di pendenza media. Non presenterà particolari difficoltà la terza tappa, che prenderà via dall’AlUla International Airport per “decollare” verso l’AlUla Camel Cup Track, ippodromo concepito per ospitare le corse dei cammelli e attorno al quale si dovranno percorrere due giri quasi completi del circuito finale. Uno strappo di 600 metri al 4.3% avrà in vetta l’arrivo della quarta tappa, che partirà dal sito archeologico di Hegra – iscritto dal 2008 tra i patrimoni dell’umanità dall’UNESCO – per terminare di fronte alla Maraya Concert Hall, dove lo scorso anno si concluse l’ultima tappa, vinta dall’italiano Simone Consonni. Nella vecchia Al-’Ula, infine, sarà abbassata la bandierina del via della frazione conclusiva, che avrà il suo momento saliente nella ripidissima salita di 3 Km al 12%, con picchi del 22%, che precederà di una decina di chilometri l’approdo presso lo spettacolare belvedere dell’Harrat Uwayrid.

Il 31 gennaio s’inaugurerà il calendario UCI ProSeries con il via della 75a edizione della Volta a la Comunitat Valenciana, che inizierà con una frazione di media montagna di 167 Km tracciata tra Benicássim e Castellón de la Plana, traguardo al quale si giungerà 17 Km dopo aver superato la cima della principale difficoltà di giornata, la salita del “Deserto delle Palme” (7.7 Km al 5.1%). Molto simile nella struttura sarà la successiva frazione che da Canals condurrà in 163 Km a Simat de la Valldigna, anche se il finale sarà più semplice, per via dei 5 Km al 3,9% che si dovranno percorrere per raggiungere la cima dell’Alto Pla de Corrals, piazzato a 10 Km dalla conclusione. Dopo la tappa San Vicente del Raspeig – Orihuela, l’unica alla portata dei velocisti, si correrà la frazione più impegnativa, che da Moraira condurrà a La Vall d’Ebo in 175 Km: di questi i più interessanti in chiave classifica saranno gli ultimi 20 Km, che prevedono il breve ma ripido Alto del Miserat (4900 metri al 10.3% di pendenza media) e l’ascesa finale verso il Pla de la Corona, poco meno di 2 Km inclinati al 7.5%. Un’altra impegnativa salita, il Puerto de la Frontera (5 Km al 9.2%), sarà programmata il giorno successivo nel corso della frazione conclusiva da Bétera a Valencia, il cui finale (salita compresa) ricalcherà quello dell’ultima tappa dell’edizione 2023 che, nonostante l’assoluta mancanza di difficoltà negli ultimi 45 Km, fu determinante per la vittoria finale del portoghese Rui Costa, che proprio all’ultimo giorno tolse la maglia di leader dalle spalle dell’italiano Giulio Ciccone per soli 16 secondi.

Come puntualmente avviene dal 2011, sarà la cittadina di Bellegarde a ospitare la partenza dell’Étoile de Bessèges, la prima gara a tappe del calendario francese, che scatterà con una frazione in circuito di 161 Km totalmente pianeggiante con l’eccezione della Côte de la Tour (700 metri all’8.2%), strappo che termina a poche centinaia di metri dal traguardo. Apparentemente simile, ma in realtà molto più duro, sarà il finale della seconda tappa che da Marguerittes condurrà a Rousson, dove i corridori troveranno la linea del traguardo tracciata al termine di un’ascesa di 1.6 Km al 6.4% che ha caratteristiche di vero e proprio muro nei 600 metri conclusivi, nei quali la pendenza media schizza violentemente al 12%. In circuito attorno a Bessèges, la città titolare della corsa, si snoderà la terza frazione, intitolata alla memoria di Raymond Poulidor e movimentata da una serie di ascese non difficilissime come il Col des Brousses (2.4 Km al 5.1%), che dovrà essere ripetuto tre volte. Il comune di Méjannes-le-Clap accoglierà partenza e arrivo della penultima tappa, un anello di circa 160 Km che avrà il suo momento clou nell’ascesa alla Côte de Tharaux (4.5 Km al 4.7%), che si può considerare alla stregua di un arrivo in salita dovendosi percorrere soli 800 metri tra lo scollinamento e il traguardo. A questo punto prima di sancire il vincitore della 54a edizione della corsa transalpina bisognerà attendere la conclusione della tradizionale cronometro tracciata sulle strade di Alès, poco meno di 11 Km da percorrersi in pianura fino al piede dell’ascesa finale verso il colle dell’Ermitage, 2.8 Km al 5.6% che nel 2021 e nel 2022 non furono d’intralcio per la vittoria del nostro Filippo Ganna, mentre nel 2020 a imporsi era stato un altro italiano, Alberto Bettiol.

La prima corsa a tappe interamente organizzata nel secondo mese dell’anno sarà il Tour Colombia (6-11 febbraio), che tornerà in calendario dopo quattro anni d’assenza e che non va confusa con il Giro di Colombia, in programma a giugno. Nel momento nel quale pubblichiamo l’articolo ancora non si conoscono i dettagli delle sei tappe, la cui lista è stata già annunciata da tempo e in particolare risalta l’arrivo della penultima frazione, che scatterà dalla capitale Bogotà per terminare agli oltre 2800 metri dell’Alto del Vino, interminabile ascesa di quasi 30 Km al 5.8% di pendenza media.

Tra l’8 e il 12 febbraio si correrà il Tour de la Provence, la cui 8a edizione si sarebbe dovuto disputare lo scorso anno, quando fu annullata a causa di beghe tra l’organizzatore e il proprietario della gara. Quattro le giornata di gara, la prima delle quali sarà una cronometro individuale di 5 Km disegnata sul lungomare di Marsiglia. Il Giro della Provenza proseguirà con una prima tappa in linea che da Aix-en-Provence condurrà in 157 Km a Martigues, dove dovrebbe andare in scena un arrivo in volata “condito” dal vento che sovente spazza le lande della Camargue. La seconda frazione sarà quella sulla carta più impegnativa, anche se non sembrano durissimi i 165 Km della Forcalquier – Manosque, lungo i quali la principale difficoltà sarà rappresentata dal Col de l’Aire dei Masco (6.3 Km al 4.8%), da scavalcare a 26 Km dall’arrivo. L’ultimo atto della corsa francese sarà ancora favorevole ai velocisti, che troveranno pane per i loro denti al termine della Rognac – Arles, quasi totalmente pianeggiante e che vedrà nuovamente i corridori percorrere le insidiose strade della Camargue, dove i temuti ventagli potrebbero anche rivelarsi determinanti per la classifica finale.

Tra il 10 e il 14 febbraio si tornerà a correre sulle strade della penisola araba con la 13a edizione del Tour of Oman, il cui tracciato nel momento in cui scriviamo ancora deve essere presentato. Difficilmente, però, mancherà nel percorso l’impegnativo arrivo in salita sulla “Green Mountain” (5.7 Km al 9.9%), presenza fissa fin dalla seconda edizione.

A metà mese le attenzioni degli appassionati torneranno a rivolgersi alla penisola iberica perché tra il 14 e il 18 febbraio si disputeranno in contemporanea la Volta ao Algarve em Bicicleta in Portogallo e la Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol in Spagna. La corsa portoghese presenterà un percorso ricalcato su quello delle più recenti edizioni, strutturato sulla presenza di una tappa a cronometro e sugli immancabili arrivi in salita sugli “alti” di Fóia e Malhão. Le restanti due frazioni saranno alla mercé dei velocisti, che avranno la prima occasione al termine della frazione d’apertura disegnata tra Portimão e Lagos, su di un tracciato di 200 Km per lunghi tratti identico a quello che lo scorso anno vide imporsi allo sprint il norvegese Alexander Kristoff. Da Lagoa scatterà la tappa diretta all’Alto da Fóia, la montagna più alta della regione dell’Algarve, ai cui 902 metri si arriverà con un’ascesa di poco meno di 8 Km al 6.1% che ha visto imporsi negli anni passati campioni del calibro del belga Remco Evenepoel (2020) e dello sloveno Tadej Pogacar (2019). Ai confini con la Spagna si correrà la terza tappa (Vila Real de Santo António – Tavira), l’ultima delle due favorevole ai velocisti, poi si deciderà il vincitore della 50a edizione della corsa portoghese tra la cronometro di Albufeira (22 Km) e la conclusiva frazione che partirà da Faro per terminare ai 510 metri dell’Alto de Malhão, la salita simbolo di questa gara, i cui 2500 metri al 9.5% dovranno essere presi di petto due volte negli ultimi 25 Km, un traguardo del quale è stato mattatore Alberto Contador, vincitore lassù in tre occasioni.

A tenere a battesimo la 70a edizione della Vuelta a Andalucía sarà la cittadina di Almuñécar, prescelta dall’organizzazione per dare il via alla prima tappa, che terminerà a Cádiar dopo 162 Km di media montagna movimentati da tre colli non particolarmente difficili, l’ultimo dei quali piazzato a una cinquantina di chilometri dalla conclusione. Le prime schermaglie tra gli uomini che puntano al successo finale potrebbero andare in scena l’indomani sulla rampa che conduce al castello di Alcaudete, sede d’arrivo della tappa numero 2, che partirà da Vélez-Málaga e che per il resto non sarà molto dissimile da quella del giorno precedente. Come in Algarve anche in Andalusia saranno due le tappe offerte ai velocisti, la prima delle quali si correrà tra Arjona e Pozoblanco. Da Cordova, che ad agosto ospiterà l’arrivo di una frazione del Giro di Spagna, si ripartirà per la tappa regina, il cui finale prevede di ripetere quattro giri di un circuito disegnato attorno alla cittadina di Lucena, anello caratterizzato dalla ripida salita della Cota (pendenza media del 10%), in vetta alla quale non saranno assegnati solo i punti per la classifica degli scalatori ma anche abbuoni che saranno applicati in classifica generale. Torneranno, infine, protagonisti i velocisti nell’ultimo giorno di corsa, nel quale è previsto il raduno di partenza da Benahavís mentre il traguardo sarà presso la località balneare di La Línea de la Concepción, alle porte di Gibilterra.

Per l’ultima volta in questa stagione i riflettori dei media ciclistici torneranno a puntare verso il Medio Oriente tra il 19 e il 25 febbraio, quando si correrà la sesta edizione dell’UAE Tour, corsa organizzata da RCS Sport – gli stessi artefici del Giro d’Italia e delle altre competizioni targate “Gazzetta dello Sport” – e nata nel 2019 dalla fusione dei preesistenti “giri” di Dubai e Abu Dhabi. Il deserto sarà l’assoluto protagonista della frazione d’avvio, 143 Km che da Madinat Zayed condurranno al Liwa Palace dopo aver attraversato a continui saliscendi l’omonima e spettacolare oasi di dune, sulla quali spicca quella di Moreeb, la più alta del mondo. Come già avvenuto nel 2021, la tappa a cronometro – che tornerà a essere individuale, dopo che lo scorso anno si era disputata a squadre – si correrà sull’isola artificiale di Al Hudayriat, su di un percorso di 13 Km che per ovvie ragioni sarà totalmente pianeggiante. Con un trasferimento “monstre” di quasi 230 Km ci si trasferirà quindi su un’altra isola creata dall’uomo, quella di Al Marjan, dalla quale si ripartirà alla volta della montagna più alta degli Emirati Arabi Uniti, la Jebel Jais: l’ascesa finale verso il traguardo, poco sotto i 1500 metri di quota, non è durissima (pendenza media del 5.6%), ma negli scorsi anni si è sempre rivelata selettiva a causa della lunghezza di 19 Km e della caratura dei corridori che vi si sono dati battaglia, testimoniata dalle vittorie di Pogacar nel 2022 e del due volte vincitore del Tour de France Jonas Vingegaard l’anno precedente, mentre nel 2019 ci aveva lasciato la firma il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia Primoz Roglic. Interamente sulle filanti strade di Dubai si disputerà la quarta tappa, che terminerà presso il porto cittadino, sullo stesso rettilineo dove lo scorso anno aveva messo per primo le sue ruote davanti a quelle degli avversari il colombiano Juan Sebastián Molano. Un altro traguardo preso a “piene mani” dal tracciato dell’edizione 2023 sarà quello del giorno successivo a Umm Al Quwain, dove vinse l’olandese Dylan Groenewegen e al quale si giungerà al termine della tappa più lunga, 182 Km con partenza da Al Aqah e l’attraversamento nel mezzo della penisola del “Corno d’Arabia”. La capitale Abu Dhabi, alla quale è stato assegnato recentemente l’onere di organizzare i campionati del mondo del 2029, sarà il palcoscenico della penultima tappa, un’altra cavalcata favorevole agli sprinter che si aprirà nei pressi del Louvre emiratino per concludersi sull’isola artificiale del “frangiflutti”. Il nome del successore di Pogacar sarà ufficialmente annunciato l’indomani al termine della conclusiva frazione, la seconda delle due di montagna, che da Al Ain vedrà i corridori pedalare nel mezzo del deserto in direzione della Jebel Hafeet, arrivo in salita presente in tutte le edizioni dell’UAE Tour finora disputate e i cui 11 Km al 6.7% lo scorso anno erano stati “domati” proprio dal forte scalatore sloveno.

In parallelo agli ultimi giorni dell’UAE Tour si disputerà in Spagna la terza edizione della O Gran Camiño (22-25 febbraio), gara ideata nel 2022 dall’ex corridore Ezequiel Mosquera per riportare una corsa a tappe nella sua regione d’origine, la Galizia, la cui specifica “vuelta” non veniva più organizzata dal 2000. A differenza delle prime due edizioni, vinte rispettivamente dallo spagnolo Alejandro Valverde e dal danese Vingegaard, la cronometro individuale non sarà tappa di chiusura ma sarà affrontata il primo giorno, quando si dovranno percorrere quasi 15 Km sulle strade de La Coruña, con la linea d’arrivo fissata presso il monumento simbolo del capoluogo galiziano, il faro noto con il nome di “Torre di Ercole”. Il volto del leader della classifica generale potrebbe cambiare già il giorno successivo al termine della tappa che da Taboada porterà i corridori fino a Chantada, dove si giungerà dopo aver ripetuto per due volte la salita di San Pedro de Líncora, 5 Km al 6.3%, che si concluderà a pochi chilometri dal traguardo. La terza frazione da Xinzo de Limia a Ribadavia sarà sulla carta la tappa più semplice, alla portata di quei velocisti che avranno smaltito i due colli di terza categoria che si dovranno superare negli ultimi 65 Km. A metter la parola fine alla corsa iberica sarà la tappa regina, che da Ponteares condurrà fino a Tui, dove l’arrivo sarà collocato al termine dell’ascesa al Monte Aloia (7 Km all’8%), pure da scalare due volte.

Calato il sipario sulle corse a tappe del mese, negli ultimi giorni si alzerà quello delle grandi classiche del nord, la cui ouverture sarà rappresentata dall’Omloop Het Nieuwsblad Elite, la cui edizione numero 79 si celebrerà il 24 febbraio su di un percorso non molto differente da quello del 2023, con la partenza da Gand, l’arrivo a Ninove e il tratto conclusivo nel quale si ricalcherà lo storico finale visto al Giro delle Fiandre fino al 2011, quando le ultime asperità della classica fiamminga erano i mitici muri di Grammont e del Bosberg.

Ventiquattrore più tardi si rimarrà in zona per la Kuurne-Bruxelles-Kuurne che, in virtù della totale mancanza di difficoltà negli ultimi 60 Km, è una delle competizioni della “Campagna del Nord” più adatte agli sprinter, anche se non sono mancate edizioni terminate con soluzioni diverse dalla volata finale (l’ultima volta è successo lo scorso anno, la precedente nel 2020).

Il programma proseguirà poi con Le Samyn del 27 febbraio, corsa che ha il suo piatto forte nella presenza di una quindicina di brevi settori di pavé, tratti che già fanno respirare l’aroma della Parigi-Roubaix, quest’anno calendarizzata il 7 aprile.

E l’Italia? Per vedere per la prima volta il gruppo in azione sulle strade nella nostra nazione occorrerà pazientare fino il 28 febbraio, quando si disputerà il Trofeo Laigueglia, tradizionale gara d’apertura del calendario italiano. Non ci saranno grandissime novità nel tracciato di questa storica gara e, dopo aver affrontato nella prima parte le storiche ascese di Cima Paravenna e del Testico, nel finale si dovranno percorrere quattro tornate dell’impegnativo circuito che il suo “perno” nella salita di Colla Micheri (2 Km all’8.2%), inserito per la prima volta nel percorso nel 2015.

Mauro Facoltosi

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

AlUla Tour

www.thealulatour.com/en

Volta a la Comunitat Valenciana

vueltacv.com/en

Étoile de Bessèges

www.etoiledebesseges.com

Tour Colombia

tourcolombiauci.com

Tour de la Provence

www.tourdelaprovence.fr

Tour of Oman

www.tour-of-oman.com/en

Volta ao Algarve em Bicicleta

voltaaoalgarve.com/en/home-2

Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol

vueltaandalucia.es

UAE Tour

www.theuaetour.com

O Gran Camiño

ograncamino.gal/?lang=en

Omloop Het Nieuwsblad Elite

www.omloophetnieuwsblad.be/en/race/elite-men/race-info

Kuurne-Bruxelles-Kuurne

www.kuurne-brussel-kuurne.be/en

Le Samyn

lesamyn.be

Trofeo Laigueglia

trofeolaigueglia.it

Larea archeologica di Hegra, in Arabia Saudita, sarà una delle località dalle quale scatterà una tappa dellAlUla Tour (Tripadvisor.com)

L'area archeologica di Hegra, in Arabia Saudita, sarà una delle località dalle quale scatterà una tappa dell'AlUla Tour (Tripadvisor.com)

GENNAIO 2024, SI RICOMINCIA!!!

gennaio 15, 2024 by Redazione  
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Arriva il momento della ripartenza dopo il letargo autunnale. Come avviene da diverse stagioni ad aprire le danze sarà il Santos Tour Down Under, corsa australiana giunta alla 24a edizione. Nella seconda metà del mese si riprenderà a correre anche in Europa, con il tradizionale challenge di Maiorca.

L’inverno è cominciato da meno di un mese, ma per i corridori è già ora di uscire dal letargo. Il 16 gennaio è, infatti, previsto il debutto stagionale dell’UCI World Tour, il circuito voluto dall’Unione Ciclista Internazionale per radunare in una sorta di challenge la “serie A” delle corse ciclistiche mondiali, che accosta i tre Grandi Giri e le principali classiche a corse meno blasonate. In realtà già dai primi giorni del 2024 si è ripreso a gareggiare con la disputa di una breve corsa a tappe – la New Zealand Cycle Classic, dominata dal corridore di casa Aaron Gate –  e dei campionati nazionali australiani, che per quanto riguarda i professionisti sono stati vinti da Luke Plapp.

Come anticipato, bisognerà attendere la metà del mese per vedere per la prima volta in scena alcuni tra i grandi nomi del ciclismo mondiale, che scenderanno in gara sulle strade del Santos Tour Down Under (16-21 gennaio), la cui 24a edizione vedrà il rientro nel tracciato del tradizionale arrivo in salita a Willunga Hill, lo scorso anno rimpiazzato da una breve e pianeggiante tappa a cronometro che già è stata depennata dal copione. La corsa australiana – che tra i grandi al via vedrà schierati il nostro Filippo Ganna, il due volte campione del mondo Julian Alaphilippe e il britannico Simon Yates – prenderà le mosse con una tappa di 144 Km disegnata attorno alla cittadina di Tanunda e caratterizzata dallo strappo di Mengiers Hill da ripetere tre volte, ascesa di 900 metri al 5.5% che non dovrebbe impedire l’arrivo in volata, come accadde l’anno scorso quando questa stessa salita fu affrontata da un versante più impegnativo e al traguardo si presentò un gruppo forte di 115 corridori, regolati dal tedesco Phil Bauhaus. Più movimentata sarà l’altimetria a continui saliscendi della successiva Norwood – Lobethal, tappa di quasi 142 Km che avrà il suo punto di forza nella salita di Fox Creek Climb, 1.6 Km al 7.7% che contengono un muro di 800 metri al 10% e che dovranno essere superati l’ultima volta a poco meno di 9 Km dal traguardo. Torneranno quindi protagonisti i velocisti, prima nella Tea Tree Gully – Campbelltown di 145 Km (la tappa più lunga, con le difficoltà altimetriche concentrate nei primi 34 Km) e poi nella Murray Bridge – Port Elliot di 136 Km, la frazione più insidiosa tra quelle facili per la presenza nel finale di ampi tratti da percorrere in prossima delle ventose rive dell’Oceano Indiano, dove alto è il rischio che s’inneschino i temutissimi “ventagli”, le fratture in più tronconi del gruppo che spesso causano la perdita di parecchi minuti. L’indomani dalla località balneare di Christies Beach scatterà la tappa “regina”, che terminerà dopo 129 Km in vetta alla collina di Willunga Hill, i cui 3.4 Km al 7.3% dovranno essere presi di petto due volte negli ultimi 26 Km e che lo stesso giorno ospiterà una cronoscalata amatoriale nella quale gli appassionati avranno la possibilità di sfidare l’ex professionista Richie Porte, autentico “mattatore” di questa salita, sulla quale si è imposto sei volte. Un arrivo in salita caratterizzerà anche la conclusiva frazione di Mount Lofty, che prenderà le mosse 128 Km prima da Unley e che ha in programma tre ripetizioni dell’ascesa finale, 1600 metri al 6.5% che anche lo scorso anno accolsero l’arrivo dell’ultima tappa, vinta da Simon Yates.

Non bisognerà attendere molto per vedere il debutto dei professionisti sulle strade della vecchia Europa, perché il 20 gennaio si disputerà la Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premi València, corsa di un giorno seguita 24 ore più tardi dalla prima edizione della Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón. Tra il 24 e il 28 è, invece, calendarizzato il Challenge Ciclista Mallorca che a dispetto delle apparenze non è una gara a tappe non essendo previste né una classifica finale, né l’obbligo della partecipazione a tutte e 5 i “trofei” del quale si compone. Il primo sarà il Trofeo Calvià, 150 Km con partenza e arrivo fissati nella località balneare di Palmanova e un percorso a continui saliscendi che ricalca fedelmente quello sul quale si gareggiò nel 2023, quando qui s’impose il portoghese Rui Costa. La corsa dell’isola di Maiorca proseguirà con il Trofeo Ses Salines – Felanitx di 181 Km, il primo dei due riservati ai velocisti, poi si salirà in quota per affrontare la salita del Puig Major, che si scalerà una prima volta nel corso del tradizionale Trofeo Serra de Tramuntana, lo scorso anno accorciato a causa della neve che impedì di raggiungere i quasi 900 metri dello scollinamento. Se il maltempo non ci metterà ancora lo zampino, quest’anno la lunga ascesa – sono quasi 14 Km dal 6% – sarà scavalcata a una ventina di chilometri dal traguardo di Lluc e sarà poi ripetuta il giorno dopo, quando si tornerà sul Puig Major in occasione del Trofeo Pollença – Port d’Andratx, anche se stavolta la scalata sarà affrontata dal versante più semplice e piuttosto distante dal traguardo, a 80 Km dall’approdo di Pollença. Avrà, invece, l’aspetto di una classica passerella di fine corsa il conclusivo Trofeo Palma, il cui finale prevede di ripetere cinque volte il pianeggiante circuito disegnato sul lungomare di Palma di Maiorca.

Mauro Facoltosi

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Santos Tour Down Under

https://tourdownunder.com.au/

Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premio Valencia

https://voltalamarina.com/classica-comunitat-valenciana-1969-gran-premio-valencia

Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón

https://gpcastellon.es/

Challenge Ciclista Mallorca

https://vueltamallorca.com/challenge-mallorca/en/home/

GIRO 2024, MENO CATTIVO MA CON PIU’ VARIABILI

ottobre 14, 2023 by Redazione  
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Presentata oggi a Trento l’edizione 107 del giro d’Italia con il solito penoso teatrino di personaggi che si turnano sul palco per farsi reciprocamente i complimenti. Un percorso molto particolare ed imprevedibile, aperto a molte possibilità di strategia. La speranza è che non vada a finire come lo scorso anno, perché i percorsi devono essere all’altezza, ma la corsa la fanno i corridori.

Mauro Vegni, intervistato poche ore prima della presentazione del Giro d’italia 2024, ha detto di aver cercato di disegnare un percorso in linea con le esigenze del pubblico e questo, di per sé, è già una nota negativa, perché il percorso deve essere disegnato sulle esigenze dello sport e l’apprezzamento del pubblico è una conseguenza di un evento sportivo di livello. Lo sport non deve cambiare per adattarsi al pubblico, anche se il prezzo dovesse essere quello di avere meno ritorno economico e un seguito limitato ai veri appassionati. Organizzare una corsa ciclista non può e non deve diventare la vendita di un prodotto.
Vegni ha aggiunto che ha cercato di tracciare un percorso che eviti quanto accaduto all’ultimo Giro, quando corridori hanno aspetto l’ultima tappa per darsi battaglia, affermando che nella terza settimana non ci sarà grande spazio per recuperare e che quindi ci si dovrà muovere prima.
In realtà l’affermazione lascia un po’ perplessi visto che, delle 6 tappe di alta montagna, 3 sono collocate proprio nell’ultima settimana di gara.
Certamente si dovrà arrivare già pronti. Vegni, probabilmente affascinato dalla grande partenza spumeggiante dell’ultimo Tour de France, ha pensato di inserire nelle prime due tappe difficoltà che potrebbero far danni a coloro i quali tendono a presentarsi ai nastri di partenza un po’ in sordina, trovare la condizione cammin facendo ed arrivare al top nella terza settimana.
Va detto che all’ultimo Tour,c’erano Vingegaard e Pogacar che non aspettavano altro che darsele di santa ragione, mentre il campo partenti del Giro generalmente non è composto da atleti così agguerriti. La presenza di Pogacar è possibile, ma il rischio vero è che, se si presenterà lo sloveno ai nastri di partenza, ci sia un monologo che difficilmente potrebbe tenere il pubblico incollato agli schermi come auspica il patron.
Buono il chilometraggio e la collocazione delle prove contro il tempo, alla settima ed alla quattordicesima tappa, per un totale di 68 chilometri. Forse l’unico appunto da muovere è che poteva essere inserita qualche collina in più in una delle due frazioni, però si tratta di dettagli.
Salite estreme non ce ne saranno, anche se alcune di quelle proposte sono di tutto rispetto ed è per questo che sarà interessante capire come si organizzeranno coloro che potrebbero perdere tempo nelle cronometro, anche se, visto l’andazzo degli ultimi anni, appare piuttosto difficile pronosticare una sfida di questo tipo, visto che oramai i migliori in salita sono anche i più forti a cronometro (perlomeno tra coloro che possono ambire alla classifica generale).
Nota dolente è certamente il chilometraggio delle tappe, con la media scesa sotto i 160 Km e un totale di 3321 Km. Solo 4 tappe sono state tracciate sopra i 200 Km e solo una supererà ampiamente quella cifra. Purtroppo questa insana tendenza sta iniziando ad approdare anche alla corsa rosa, circostanza che ha come contraltare l’infausto aumento dei chilometri di trasferimento.
Passando ai dettagli, come si diceva poco sopra, la partenza sarà scoppiettante con una tappa nei dintorni di Torino molto breve, solo 136 chilometri, ma con condita da due insidiose salite, il Colle Superga (a 75 anni dalla tragedia del Grande Torino) e soprattutto il per nulla banale Colle Maddalena, 6 Km con una pendenza media del 7,4% e punte al 12%. Lo scollinamento è a 20 Km dall’arrivo, ma attenzione alla discesa che termine ai -10.
Qui chi ha voglia di organizzare un’imboscata avrà terreno adatto, visto che, ad inizio Giro, ci sono molti corridori con le polveri bagnate, specie i diesel, quei corridori che entrano lentamente in condizione e nella terza settimana, quando gli altri cominciano ad essere a corto di energie, raggiungono il picco di condizione.
La seconda tappa presenta già il primo arrivo in salita e non si tratta di una salita banale, ma di quella che porta al Santuario di Oropa, sopra Biella. Gli appassionati legano questo nome all’impresa di Marco Pantani nel 1999, mentre i meno giovani anche che Indurain nel 1993 passò un brutto quarto d’ora quando, su queste rampe, fu staccato da un’azione di forza del temibile Piotr Ugrumov, che fece tremare i polsi al navarro, pur senza riuscire a strappargli il simbolo del primato. La salita di Oropa sarà preceduta da due GPM di terza categoria che non dovrebbero creare problemi e serviranno più che altro a muovere le acque tra gli uomini in fuga. Qui l’imboscata non è possibile visto che il finale è in cima alla salita finale, però siamo sempre alla seconda tappa e quindi attenzione ancora una volta a coloro che non saranno ancora al meglio della condizione, perché la salita al santuario è per scalatori veri e si può fare la differenza
Dopo questa due giorni scoppiettante ci saranno tre giorni dedicati ai velocisti con gli arrivi di Fossano (attenzione, però, al finale tira all’insù), Andora e Lucca.
La sesta tappa presenta un profilo altimetrico non esigente, ma i 14 chilometri di strada sterrata verso Rapolano Terme rappresentano sempre un’insidia, anche se non si tratta di una frazione impegnativa come quelle tracciate negli scorsi anni sulle “strade bianche” del senese. Non sembra, quindi, che questa tappa possa provocare grandi scossoni in classifica, ma attenzione perché il settore numero 2 di quasi 5 Km è in salita e l’ultimo, di 2 Km e mezzo, è posto ai -15. In questo caso, vista la vicinanza di Rapolano al mitico settore di Monte Sante Marie, forse gli organizzatori avrebbero dovuto avere un po’ più di coraggio e di perfidia e inserire quel tratto in modo da rendere questa tappa difficile e consentire anche allo sterrato di avere un ruolo potenziale in chiave classifica generale.
La tappa numero sette sarà il primo vero spartiacque che potrebbe rimescolare le gerarchie uscite dalle tappe a di Torino ed Oropa. 37 chilometri contro il tempo tra Foligno e Perugia, con i primi 30 piatti e su lunghi rettifili favorevoli agli specialisti e gli ultimi 7 su strada meno filante e caratterizzata da alcuni tratti con inclinazioni da muro ma che potrebbero presentare il conto a chi avesse avuto l’imprudenza di spingere troppo nella prima parte. Attenzione, perché nella prima cronometro i distacchi possono essere pesanti: qui non ci si può nascondere e le differenze tra chi è in forma e chi ancora sta cercando la condizione si faranno sentire. Ottima collocazione ed ottimo chilometraggio. Crono perfetta.
Dopo una prova già severa, subito si disputerà una tappa appenninica con arrivo in salita, classificata con 5 stelle di difficoltà, valutazione ad avviso di chi scrive esagerata. L’inizio in effetti è complesso e da Spoleto si affronteranno le salite di Forca di Cerro e di Forca Capistrello (ben 16 km al 5,6%) subito in apertura. Successivament ci sarà tuttavia un lunghissimo tratto interlocutorio fino alla salita di Croce Abbio, la cui sommità è posta in prossimità del Passo delle Capannelle. Si tratta di una salita per nulla difficile, al contrario di quella finale verso Prati di Tivo che presenta pendenze costanti con la prima parte sempre intorno al 7/8% e il tratto più duro nei pressi dell’abitato di Pietracamela.
Ora tutti ricordiamo lo scempio di Campo Imperatore dello scorso anno. Se Campo Imperatore è il versante aquilano del Gran Sasso, base per i sentieri per il Corno Grande, i Prati di Tivo rappresentano la base per le escursioni sulla stessa montagna dal versante settentrionale, quello teramano. Si spera che il Gran Sasso nell’edizione 2024 sia teatro di una grande battaglia. Lo spazio certamente c’è, ma sarà difficile fare grosse differenze su pendenze regolari, tenendo conto del fatto che ci si potrà muovere solo sull’ultima salita, che è comunque adatta ad essere controllata con la squadra.
La prima settimana si chiude con la prima tappa lunga oltre 200 Km, che terminerà a Napoli con un finale adatto ai finisseur per la presenza della salita di Posillipo a ridosso dell’arrivo.
Dopo il giorno di riposo andrà in scena il terzo arrivo in salita, previsto a Bocca della Selva, poco sotto quota 1400.
La frazione dopo i primi 50 Km è molto mossa e il punto più duro è rappresentato dalla salita di Camposauro (6 Km al 7,8% e punte del 13%), la cui sommità si trova, però, a 60 Km dalla conclusione. L’ascesa finale è molto lunga, pedalabilissima nella prima parte mentre gli ultimi 5 Km sono sempre tra il 7 e l’8% e potrebbero perciò rappresentare un’occasione per tentare qualche scaramuccia tra i big, specialmente nell’ultimo chilometro all’8% (anche se è più probabile che la battaglia sarà tra le seconde linee).
Dopo la tappa di trasferimento con arrivo a Francavilla al Mare, sarà la volta della frazione disegnate sulle colline marchigiane. I cinque gran premi della montagna disseminati lungo i 183 chilometri da Martinsicuro a Fano non sono impossibili, ma bisognerà tenere gli occhi aperti perché si tratta comunque di strade piene di rischi e insidie. L’ultimo GPM a 12 dall’arrivo potrebbe essere il trampolino di lancio per qualche coraggioso attaccante, nel tentativo di sorprendere i compagni di fuga o addirittura il gruppo.
Il tavolo da biliardo della Riccione – Cento farà da attesa per la seconda tappa a cronometro del Giro, 31 Km da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda. Il percorso è lievissimamente vallonato e le strade, anche se non tortuose, non sono nemmeno del tutto filanti. La cronometro è comunque nettamente per specialisti. Si tratta di una prova contro il tempo che arriva alla quattordicesima frazione e quindi le differenze potrebbero essere meno nette, soprattutto tra quegli uomini da finale di Giro che a questo punto dovrebbero aver trovato la condizione; tuttavia si tratta comunque di una crono che viene prima della montagne quindi più favorevole agli specialisti rispetto a una crono finale.
La seconda settimana si chiuderà con il primo tappone alpino che sarà anche la tappa più lunga del Giro: 220 km da Manerba del Garda a Livigno con l’inedito Colle di San Zeno nella prima parte (14 Km al 6,6% con punte del 14%), poi l’Aprica dal versante meno duro e quiodi la salita che porterà i corridori a Poschiavo e da lì l’ascesa proseguirà con ben 18 Km al 7,1% medio per raggiungere i 2315 metri della Forcola di Livigno. A quel punto, ci saranno circa 12 km di discesa per raggiungere l’abitato, da dove partirà la salita finale verso i 2385 metri del Mottolino, 8 Km al 6,6% con gli ultimi 2 Km al 9% medio e punte del 18%. Il finale è ideale per corridori esplosivi ma la tappa è lunga ed il finale rende possibile progettare un attacco sin dalla Forcola.
Dopo il riposo si ripartirà dalla stessa Livigno per affrontare subito i passi d’Eira e Foscagno prima dell’ascesa verso la Cima Coppi, il Passo dello Stelvio. La mitica salita dedicata al campionissimo non sarà, però, decisiva perché dopo si dovrà affrontare un interminabile tratto interlocutorio di circa 90 Km tra la fine della discesa e i piedi del passo successivo, il Pinei, pedalabile nella prima parte e più cattivo nella seconda. Infine, dopo brevissima discesa di 2,5 km ci sarà la salita finale verso il Monte Pana, sopra Santa Cristina Valgardena, con gli ultimi 2 Km al 12% medio. Anche in questo caso il punto più ghiotto sembrano gli ultimi due durissimi chilometri, ma la tentazione di provare a rompere gli schemi ed attaccare sul Pinei è forte, anche perché si scollina ai -12 e la cosa non è affatto proibitiva.
La diciassettesima tappa sarà il classico tappone dei cinque colli dolomitici, una tappa tradizionalmente breve tutta su e giù per i monti. Attenzione alla partenza in salita verso Passo Sella, con le squadre che potrebbero trovarsi numericamente ridotte sin dai primi chilometri e lo spauracchio del tempo massimo per i velocisti. Dopo un lungo fondovalle in discesa, gli atleti dovranno superare il Passo Rolle, il Passo Gobbera e quindi il Passo del Brocon (che manca al Giro dal 1967) che sarà preso di petto due volte, la prima dal lato più facile e la seconsda dal versante più tosto. La salita finale misura 12 km e dal settimo al decimo chilometro presenta la pendenza media superiore il 10%, dove si potrà fare la differenza (specie se la corsa sarà stata dura sulle ascese precedenti).
Dopo la girandola di montagne, tappa di trasferimento sino a Padova, quasi del tutto pianeggiante eccetto una collinetta all’inizio.
La diciottesima tappa di nuovo breve (solo 155 km) è sarà di media montagna con il difficile Passo Duron, breve ma arcigno (4,4 Km al 9,6% con punte del 18%), la meno dura Sella Valcalda ed infine la salita verso Cima Sappada (abbastanza facile, ma attenzione ai 3 Km all’8,6% in prossimità della vetta), raggiunta la quale mancheranno 6 Km all’arrivo. In questa tappa, si può tentare di fare qualcosa partendo sul tratto duro della salita finale per cercare di guadagnare ancora nel successivo tratto per raggiungere l’abitato di Sappada.
L’ultima tappa buona per ribaltare la classifica sarà la ventesima da Alpago a Bassano del Grappa, 175 K con la doppia e difficile ascesa al Monte Grappa dal versante di Semonzo. Si tratta di uno sforzo notevole perché la salita misura 18 Km e la pendenza media è dell’8,1%, con punte del 14%. La doppia ascesa senza un tratto di respiro tra l’una e l’altra alla ventesima tappa potrebbe provocare gravi crisi e risultare decisiva per la vittoria finale. Dopo il secondo scollinamento mancheranno 31 Km, quasi tutti in discesa (eccetto il dentello di Pianaro) per raggiungere il traguardo.
La passerella finale sarà come l’anno scorso a Roma.
In concreto si tratta di buon Giro in cui si è cercato di non esagerare con le salite per evitare che le tappe troppo difficili facciano da freno alla volontà di attaccare, provocando timori per la tenuta. Buoni i finali delle tappe decisive visto che Livigno, Santa Cristina e Bassano sono adatte a tentare qualcosa prima del finale. Vedremo se la scelta pagherà. La parola passa ai corridori nella speranza che ci offrano lo spettacolo che il Giro merita.

Benedetto Ciccarone

Il Monte Grappa (www.maddalene101.it)

Il Monte Grappa (www.maddalene101.it)

LOMBARDIA 2023 – LE PAGELLE

ottobre 10, 2023 by Redazione  
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Le pagelle della 117a edizione del Giro di Lombardia, vinto per il terzo anno consecutivo da Tadej Pogacar

TADEJ POGACAR: Riesce nell’impresa di vincere tre Giri di Lombardia consecutivi, cosa che era riuscita solamente ad Alfredo Binda e a Fausto Coppi (quest’ultimo addirittura ne vinse quattro, cinque dei quali di fila). Lo sloveno corre con maestria e intelligenza tattica, non fa lavorare molto la squadra, si nasconde e poi attacca dove meno te lo aspetti facendo il vuoto in discesa. Chiude il 2023 con il botto dopo aver vinto numerose corse e ben due classiche monumento, il Giro delle Fiandre e, appunto, il Lombardia. Campione d’altri tempi. VOTO: 10

ANDREA BAGIOLI: Dopo la caduta di Remco Evenepoel gli danno il via libera e lui ne approfitta per centrare un ottimo secondo posto. Un ottobre da incorniciare per il giovane valtellinese che l’anno prossimo vestirà la casacca della Lidl Trek, dove avrà i gradi di capitano e il tifo di tutti gli italiani. VOTO: 8,5

SIMON YATES: Il britannico sgambetta come a bei tempi, è lui che fa esplodere la corsa facendo saltare le tattiche delle varie squadre. VOTO: 7,5

ALEKSANDR VLASOV: Il russo della Bora Hansgrohe mostra una buona condizione atletica, sempre nelle prime posizioni, attento e ordinato. Peccato per lui che Pogacar sia di un altro pianeta. VOTO: 7

ADAM YATES: Il gemello Yates in casacca UAE Team Emirates è l’ombra di Pogacar fin quando lo sloveno non decide di fare la differenza. Ottimo gregario. VOTO: 7

BEN HEALY: L’irlandese della EF Education-EasyPost esce in avanscoperta per tattica di squadra e lo fa bene. Macina chilometri su chilometri fino al Ganda. VOTO: 6,5

CARLOS RODRIGUEZ: Lo spagnolo della neos Grenadiers è poco appariscente, ma è sempre nel vivo della corsa e chiude sesto. VOTO: 6,5

PRIMOZ ROGLIC: Lo sloveno era uno dei favoriti di giornata. Fa lavorare al Jumbo-Visma dalla primissima parte della corsa fino a quando resta senza compagni nel momento clou del Lombardia. Quando Simon Yates attacca lui è colpevolmente indietro e si perde anche il contrattacco di Pogacar. Terzo posto per lui. VOTO: 6

RICHARD CARAPAZ: L’ecuadoriano della EF Education- EasyPost raccoglie un settimo posto in una corsa adattissima alle sue caratteristiche. Le gambe non sono quelle di qualche anno fa, speriamo non sia già entrato nella fase discendente della sua parabola sportiva. VOTO: 5,5

REMCO EVENEPOEL: Il Giro di Lombardia è una corsa stregata per il belga della Soudal Quick-Step: una caduta (fortunatamente non disastrosa come quella del 2020) lo condiziona dopo 21 chilometri. Corre ma le botte si fanno sentire e molla le ruote del gruppo dei migliori quando la corsa entra nel vivo. VOTO: 5,5

ENRIC MAS: Le molte attese sullo spagnolo della Movistar si spengono dopo pochi secondi a causa di una caduta. SENZA VOTO.

THIBAUTH PINOT: Lo scalatore francese classe 1990 saluta il ciclismo nella corsa dove ha ottenuto la vittoria più importante della sua carriera, nel 2018 quando battè il nostro Nibali. Corridore di grandi speranze per i transalpini, quando a soli 24 anni arrivò terzo sul podio del Tour de France. Negli anni a seguire non riuscirà mai a vincere un Grande Giro, si accontenterà di qualche tappa e di qualche classifica minore, ma il suo modo di correre hanno fatto innamorare tutti gli appassionati di ciclismo. Ci mancherai messieur Pinot. VOTO: 10

Luigi Giglio

VUELTA 2023: LE PAGELLE

settembre 19, 2023 by Redazione  
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Le pagelle della 78a edizione della Vuelta terminata domenica sera a Madrid

SEPP KUSS: Partecipa al terzo Grande Giro di fila della stagione ciclistica 2023 e chiude col botto. Dopo aver fatto prestazioni di altissimo livello a Giro e Tour nei panni del gregario di lusso in Spagna si mette in proprio dettando legge fin dalla sesta tappa. Il vantaggio guadagnato sugli altri big è considerevole e lui non crolla mai, combattendo e attaccando tappa dopo tappa nonostante le fatiche stagionali. Gli unici che gli danno fastidio e grattacapi sono i suoi compagni di squadra, quando vincono le tappe e si avvicinano troppo in classifica. Alla soglia dei trent’anni raccoglie una soddisfazione enorme, strameritata dopo tutto il lavoro svolto nelle stagioni precedenti. VOTO: 10

JONAS VINGEGAARD: Dopo le fatiche del Tour de France ci mette un po’ a carburare ma quando lo fa regola tutti, compresa la Maglia Rossa sua compagna di squadra. Conquista due tappe importanti e tante volte sembra avere il freno tirato, soprattutto nelle ultime tappe per non arrecar danni alla squadra, accontentansi del secondo posto in classifica generale. VOTO: 9

PRIMOZ ROGLIC: Completa il podio made Jumbo-Visma. Parte coi gradi di capitano insieme a Vingegaard ma alla fine si ritrova un Kuss fenomenale avanti. Impreziosisce una grande Vuelta con due vittoria di tappe, tra le quali quella con arrivo sul tremendo Angliru. Ottimi risultati per lo sloveno in questo 2023 e se non ci fossero stati Kuss e Vingegaard avrebbe conquistato la quarta Vuelta di Spagna. VOTO: 8,5

REMCO EVENEPOEL: Peccato per lui il crollo fisico/psicologico sul Tourmalet che lo ha messo fuori dai giochi nella classifica generale. Una volta lontano dalla Maglia Rossa si rifà parzialmente il giorno dopo a Larra-Belagua con un grande azione. Vince anche a La Cruz de Linares dopo aver essersi imposto anche ad Arinsal, alla terza tappa. Domina la classifica degli scalatori e non va lontano da impensierire Groves in quella a punti. VOTO: 8,5

KADEN GROOVES: Il velocista australiano della Alpecin-Deceuninck è il re delle volate della Vuelta 2023 con tre successi (Tarragona, Burriana e Madrid) e due secondi posti. Conquista la maglia a punti meritatamente, anche se la concorrenza non era particolarmente nutrita. VOTO: 8

CIAN UIJTDEBROEKS: La più grande sorpresa della corsa iberica è lui. Questo scalatore della Bora-Hansgrohe classe 2003 al suo esordio nei Grandi Giri riesce con costanza a centrare un ottavo posto di tutto rispetto, impreziosito dal quinto piazzamento sull’Angliru. VOTO: 7,5

FILIPPO GANNA: Il nostro portacolori domina la cronometro di Valladolid dove annienta i rivali con grande facilità. Prova anche a competere negli arrivi in violta e va vicinissimo alla vittoria, ma per ben tre volte si deve accontentare del secondo posto. VOTO: 7

JUAN AYUSO: Supportato da una buona UAE Team Emirates cerca di entrare nei primi tre della classifica generale, ma purtroppo per lui la Jumbo-Visma è in versione super. Si deve acontentare della classifica riservata ai giovani. VOTO: 7

RUI COSTA: Il corridore portoghese non vinceva una tappa in un Grande Giro dal lontano 2013, quando si impose in ben due tappe al Tour de France; da allora nessuna gioia fino al traguardo navarro di Lekunberri. A trentasei anni regala ancora gioie. VOTO: 7

MIKEL LANDA: Doveva correre in appoggio di Buitrago ma la strada lo fa capitano. Corre in modo diligente cercando di trovare preziosi piazzamenti di tappa e chiudendo al quinto posto in classifica generale. VOTO: 6,5

ENRIC MAS: La concorrenza aumenta e lo spagnolo nemmeno in questo 2023 riesce a fare il salto di qualità, restando sempre una spanna sotto i big delle tre settimane. Un buon sesto posto ma nulla più. VOTO: 6,5

LENNY MARTINEZ: Nella prima fase della corsa è uno dei più attivi, riuscendo a vestire per ben 2 giorni la Maglia Rossa. VOTO: 6,5

LENNARD KAMNA: Anche quest’anno timbra il cartellino in un Grande Giro. Corridore audace e sveglio nel trovarsi nella fuga giusta al momento giusto. VOTO: 6,5

ALBERTO DAINESE: Sfortunato e poco attento nelle prime volate di gruppo, ha la capacità e la testa dura di non arrendersi riuscendo a battere tutti a Íscar. VOTO: 6,5

JUAN SEBASTIAN MOLANO: Trova una vittoria in volata come lo scorso anno. VOTO: 6,5

JOAO ALMEIDA: Termina al nono posto nonostante la débâcle sul Tourmalet e l’essersi messo a servizio di Ayuso quando lo spagnolo ha cercato di attaccare il trio delle meraviglie della Jumbo-Visma. VOTO: 6

LORENZO MILESI: Prima Maglia Rossa della Vuelta di Spagna 2023 nella cronosquadre iniziale. Che sia di augurio per la sua carriera. VOTO: 6

ALEKSANDR VLASOV: Un settimo posto anonimo per lui, nonostante le attese della vigilia. Che per il russo sia già iniziata la parabola discendente? VOTO: 5,5

DAVIDE CIMOLAI: Il velocista italiano è lontano dal vincere una tappa; negli sprint non riesce mai a trovare lo spunto. VOTO: 5

GERAINT THOMAS: Lontano anni luce dalla forma avuta al Giro d’Italia, non entra mai nel vivo della corsa. Fuori classifica dopo i primi arrivi importanti in salita , cerca riscatto con un paio di fughe, ma non ne ha. VOTO: 4,5

HUGH CARTHY e SERGIO HIGUITA: Corsa totalmente anonima per i due corridori. VOTO: 4

Luigi Giglio

LA VUELTA CHE VERRÀ (e altro ancora): GIRO DI SPAGNA 2024

settembre 18, 2023 by Redazione  
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Finita l’edizione 2023 della Vuelta, già cominciano a girare alcune indiscrezioni sul percorso del Giro di Spagna dell’anno prossimo: partenza dal Portogallo (ufficiale) e ritorno della mitica ascesa ai Lagos de Covadonga

Apposti i sigilli all’edizione 2023 della Vuelta, gli organizzatori sono già all’opera per allestire il palcoscenico che vedremo l’anno prossimo e a mezzo stampa sono già uscite alcune indiscrezioni. Al momento la più interessante sul piano agonistico parla del ritorno della corsa spagnola ai Lagos di Covadonga, mitica salita che la Vuelta nel 2024 si trovererebbe così ad affrontare per la 23esima volta dal 1983, l’anno della scoperta di questa spettacolare località delle Asturie, i cui 12.5 Km al 7% sono stati “consacrati” dalle vittorie di scalatori del calibro dei colombiani Lucho Herrera e Nairo Quintana, del francese Thibaut Pinot e dello sloveno Primož Roglič, ultimo a imporsi su questo traguardo nel 2021. Dopo la vera e propria scorpacciata di quest’anno, non dovrebbe esserci tappe sui Pirenei mentre l’altra grande notizia rivelata nelle ultime ore, è questa non è un “rumors” poichè è stata annunciata direttamente dagli stessi organizzatori, riguarda la partenza assoluta della corsa iberica, che prenderà il via da Lisbona. Non si tratterà di una novità per la capitale portoghese, dalla quale la Vuelta è già partita nel 1997, anno della prima partenza del Giro di Spagna fuori dai confini nazionali. In quell’occasione, però, Lisbona si limitò ad ospitare solo il raduno di partenza della prima frazione, terminata dopo 160 Km vallonati sulla pista dell’autodromo dell’Estoril, dove il danese Lars Michaelsen precedette in volata l’italiano Claudio Chiappucci e il francese Laurent Jalabert. Anche la seconda frazione si disputò per intero in territorio portoghese – tra Évora e Vilamoura, dove si impose allo sprint il tedesco Marcel Wüst – mentre la terza tappa prese la mosse da Loulè per entrare in Spagna e raggiungere il traguardo di Huelva, teatro del bis di Wüst.
Anche nel 2024 la Vuelta si fermerà tre giorni in Lusitania e come 27 anni prima Lisbona sarà solo sede di partenza, mentre l’arrivo della prima tappa sarà nel vicino centro di Oeiras (considerata la distanza potrebbe trattarsi di una cronometro, probabilmente a squadre). La seconda frazione si disputerà tra Cascais e Ourém e sarà forse l’occasione per ricordare Joaquim Agostinho, il corridore portoghese più forte di tutti i tempi, nel 40° anniversario della sua drammatica morte (il suo paese natale, Torres Vedras, è sulla strada tra i due centri che ospiteranno partenza e arrivo). Infine, la terza frazione si dipanerà tra Lousã e Castelo Branco, cittadina situata ad una settantina di chilometri dalla Spagna, che dovrebbe quindi accogliere la sua corsa sulle strade della comunità autonoma dell’Estremadura.

La Torre di Belém, il monumento simbolo di Lisbona (www.paesionline.it)

La Torre di Belém, il monumento simbolo di Lisbona (www.paesionline.it)

RASSEGNA STAMPA

Madrid incorona Kuss. Ganna sfiora l’impresa nell’ultima tappa, Groves lo beffa

Gazzetta dello Sport – Italia

Kuss secures Spanish Vuelta victory to become first American to win a Grand Tour race in a decade

The Washington Post – Stati Uniti

Sepp Kuss fuldfører Vuelta-triumf, og hele holdet demonstrerer magten med detalje på nye trøjer

Politiken – Danimarca

Primož Roglič pri Jumbu Vismi še sledi svojim ciljem

Delo – Slovenia

Wat een slot! Evenepoel verzorgt ook in slotrit van Vuelta het spektakel, maar het is groene trui Groves die wint

Het Nieuwsblad – Belgio

Le triomphe de Kuss

L’Équipe – Francia

Kuss wins with Groves taking final sprint finish

The Guardian – Regno Unito

De gregario a campeón

AS – Spagna

Sepp Kuss voltooit unieke trilogie Jumbo-Visma met eindzege in Vuelta

De Telegraaf – Paesi Bassi

Historischer Triumph für Jumbo-Visma: Sepp Kuss gewinnt die Vuelta

Kicker – Germania

Kaden Groves ganó la etapa 21; Sepp Kuss, campeón de la Vuelta a España 2023

El Espectador – Colombia

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventunesima tappa, Ippodromo della Zarzuela – Madrid

1° Jan Maas
2° Joel Nicolau a 7′21″
3° Domen Novak s.t.
4° Tobias Bayer a 7′57″
5° Andreas Kron a 8′47″

Miglior italiano Andrea Piccolo, 18° a 10′04″

Classifica generale finale

1° Rui Oliveira
2° Sebastian Molano a 5′14″
3° Davide Cimolai a 6′30″
4° Jarrad Drizners a 7′05″
5° Alberto Dainese a 7′16″

Maglia nera: Sepp Kuss, 148° a 4h32′55″

RICORDO DI FEDERICO BAHAMONTES (Tour 1959)

Solitamente la nostra rubrica si concludeva con il racconto di un’edizione passata della Vuelta. Stavolta non sarà così perchè lo scorso 8 agosto è venuto a mancare all’eta di 95 anni uno dei corridori spagnoli più celebri di tutti i tempi, Federico Bahamontes. Lo scalatore originario di Toledo la corsa di casa non è mai riuscito a vincerla (ci andò vicino nel 1957, quando fu secondo a più di otto minuti dal connazionale Jesús Loroño) e per questo motivo lo ricorderemo attraverso i titoli degli articoli sul Tour de France del 1959, vinto da Bahamontes, comparsi sul quotidiano “La Stampa”

17 LUGLIO 1959 – 21a TAPPA: SEURRE – DIGIONE (cronometro individuale, 69 Km)

RIVIÈRE DOMINA NELLA TAPPA A CRONOMETRO DI DIGIONE – BALDINI IN RITARDO; BAHAMONTES RESTA MAGLIA GIALLA
Oggi con un percorso di 331 km. si conclude il Giro ciclistico di Francia
L’italiano passa ai sesto posto in classiiica – Non cerca scuse per la deludente prestazione, anche se alla vigilia della prova ha lamentato qualche linea di febbre – Duro attacco del direttore di corsa Goddet contro l’apatia degli assi

18 LUGLIO 1959 – 22a TAPPA: DIGIONE – PARIGI (331 Km)

BAHAMONTES HA VINTO IL GIRO DI FRANCIA
Gli ultimi 300 km, secondo la tradizione, non hanno portato novità – E’ finito tra i fischi
Groussard primo in volata a Parigi, davanti agli italiani Padovan e Bruni – La grande corsa ciclistica francese ha deluso l’attesa degli sportivi – Le incertezze dì Baldini – Protagonisti del Tour oggi a Maggiora

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): IPPODROMO DELLA ZARZUELA – MADRID

settembre 17, 2023 by Redazione  
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Cala il sipario sulla 78 edizione del Giro di Spagna con la classifica passerella finale nello scenario del “Paisaje de la Luz”

Anche per l’ultimo dei tre grandi giri è arrivato il momento del “the end”. Il sipario sulla 79a Vuelta a España cadrà con un ultimo atto riservato ai velocisti perchè l’ultima sarà la più semplice delle 21 frazioni dell’edizione 2023. La tappa sarà interamente tracciata sulle strade di Madrid e dopo il via dall’Ippodromo della Zarzuela, alla periferia settentrionale della capitale spagnola, i reduci delle precedenti venti tappe dovranno percorrere 44 Km prima di fare l’ingresso nel circuito finale, lo stesso sul quale si è “girato” nei più recenti arrivi a Madrid. Cinque chilometri più avanti ci sarà il primo passaggio dal traguardo di Plaza de Cibeles, nello sfavillante scenario del “Paisaje de la Luz” (letteralmente “paesaggio della luce”), l’area della capitale che dal 2021 è iscritta nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Ogni giro di circuito, da ripetere nove volte, misurerà poco meno di 6 Km e non costituirà una passerella semplicissima per la presenza di alcuni lievissimi dislivelli (l’ultimo chilometro presenta una pendenza dell’1.6%) e soprattutto di una dozzina di curve, tre delle quali saranno vere e proprie inversioni ad “U”. L’ultima di queste s’inconterà subito prima dello striscione dell’ultimo chilometro, ma non dovrebbero costituire un handicap insormontabile per i velocisti, che sempre hanno risposto presente su questo traguardo, lo scorso anno conquistato dal colombiano Juan Sebastián Molano.

Il Parco del Retiro a Madrid e laltimetria dellultima tappa (www.esmadrid.com)

Il Parco del Retiro a Madrid e l'altimetria dell'ultima tappa (www.esmadrid.com)

METEO VUELTA

Ippodromo della Zarzuela : nubi sparse, 21°C, vento forte da SO (25-50 Km/h), umidità al 52%
Madrid – 1° passaggio (48.9Km): nubi sparse, 21°C, vento moderato da SO (20-46 Km/h), umidità al 51%
Madrid – arrivo: poco nuvoloso, 19°C, vento moderato da SO (8-46 Km/h), umidità al 56%

GLI ORARI DELLA VUELTA

16.45: inizio diretta su Eurosport
17:14: partenza dall’Ippodromo della Zarzuela
18.30-18.40: primo passaggio dal traguardo di Madrid
18.40-18.50: traguardo volante (con abbuoni) al secondo passaggio dal traguardo di Madrid
19.50-20.10: arrivo a Madrid

RASSEGNA STAMPA

Vuelta, Remco ci riprova ma Poels lo batte. Domenica a Madrid l’apoteosi di Kuss

Gazzetta dello Sport – Italia

Kuss on verge of victory at Spanish Vuelta. He’ll be 1st American man to win Grand Tour in a decade

The Washington Post – Stati Uniti

Ti minutter efter vinderen kom i mål, udførte Jumbo-trioen en kæmpe magt­demonstration på målstregen

Politiken – Danimarca

Kuss prvič na vrhu, solidarni Roglič sedmič na odru

Delo – Slovenia

Wout Poels houdt Remco Evenepoel en Lennert Van Eetvelt nipt van ritzege, Sepp Kuss heeft eindzege zonder ongelukken binnen

Het Nieuwsblad – Belgio

Poels souffle la victoire à Evenepoel

L’Équipe – Francia

Kuss set to for glory in Madrid as Poels takes stage 20

The Guardian – Regno Unito

Histórico Jumbo

AS – Spagna

Wout Poels zet kroon op supersterke slotweek met ritwinst in Vuelta

De Telegraaf – Paesi Bassi

Ein Geschenk für den Edelhelfer: Kuss vor Vuelta-Triumph

Kicker – Germania

¡Histórico! Sepp Kuss, virtual campeón de la Vuelta a España

El Espectador – Colombia

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Manzanares el Real – Guadarrama

1° Jan Maas
2° Rui Oliveira a 4′47″
3° Sebastian Molano s.t.
4° Edward Theuns a 4′49″
5° Jacopo Mosca s.t.

Classifica generale

1° Rui Oliveira
2° Sebastian Molano a 5′40″
3° Davide Cimolai a 6′30″
4° Alberto Dainese a 7′16″
5° Maurice Ballerstedt a 11′10″

RICORDO DI FEDERICO BAHAMONTES (Tour 1959)

Solitamente la nostra rubrica si concludeva con il racconto di un’edizione passata della Vuelta. Stavolta non sarà così perchè lo scorso 8 agosto è venuto a mancare all’eta di 95 anni uno dei corridori spagnoli più celebri di tutti i tempi, Federico Bahamontes. Lo scalatore originario di Toledo la corsa di casa non è mai riuscito a vincerla (ci andò vicino nel 1957, quando fu secondo a più di otto minuti dal connazionale Jesús Loroño) e per questo motivo lo ricorderemo attraverso i titoli degli articoli sul Tour de France del 1959, vinto da Bahamontes, comparsi sul quotidiano “La Stampa”

16 LUGLIO 1959 – 20a TAPPA: SAINT-VINCENT – CHALON-SUR-SAÔNE (202 Km)

GLI ASSI DEL TOUR SI LASCIANO STACCARE DI 20 MINUTI DAL MODESTO ROBINSON
Tregua tra i corridori in attesa dell’odierna tappa di 69 Km a cronometro
L’inglese vincitore a Chalons sur Saône è un ex-falegname ventottenne, concittadino del calciatore John Charles* – Nella confusa volata per il secondo posto, l’italiano Padovan precede Darrigade – L’arrivo deciso dopo l’esame della fotografia – Bahamontes primo anche nel Gran Premio della Montagna

* in quegli anni nella formazione della Juventus, nella quale militò dal 1957 al 1962; tra il 1962 e il 1963 giocherà nella Roma

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): MANZANARES EL REAL – GUADARRAMA

settembre 16, 2023 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

A poche ore della passerella di Madrid va in scena una penultima tappa disegnate sulle alture della Sierra de Guadarrama. Pur non essendo classificabile come tappa d’alta montagna, si tratterà di una frazione complicatissima priva di tratti nei quali tirare il fiato

Solitamente la penultima tappa è disegnata in montagna ma non sarà così quest’anno, nonostante gli organizzatori abbiamo scelto come “location” la zona della Sierra de Guadarrama, nella quale si trovano storiche salite della Vuelta come i “puerti” di Abantos, di Navacerrada e della Morcuera, sul quale Fabio Aru nel 2015, quando a 24 ore dalla passerella di Madrid, riuscì a togliere la maglia rossa dalle spalle dell’olandese Tom Dumoulin. Stavolta si è puntato su di un tracciato classificabile di media montagna ma reso complicatissimo dalla penuria di tratti per fiatare e a dispetto del fatto che si siano scelte salite brevi e abbastanza semplici, con l’esclusione di un breve ma arcigno muro. Il problema è che tra un colle e l’altro ci sarà spazio per pochissima pianura, di fatto concentrata in due tratti, il primo di 14 Km che i corridori inconteranno a una ventina di chilometri dal via e l’ultimo corrispondente con gli 8 Km conclusi. La prima delle tredici salite di giornata sarà affrontata in partenza, poi si percorrerà il primo dei due tratti pianeggianti viaggiando in direzione di San Lorenzo de El Escorial, la cittadina del celebre monastero. Qui inizierà la salita del Puerto de la Cruz Verde (7 Km al 5%), porta d’ingresso al circuito di quasi 54 Km che rappresenterà il settore centrale di questa tappa: dovrà essere ripetetuto due volte, affrontando in successione gli “alti” della Escondida (8.8 Km al 4.2%), di Santa Maria de La Alameda (5 Km al 5.6%) e di Robledondo (3.9 Km al 6.2%). Usciti dal circuito bisognerà ripetere, ma dal più pedalabile versante opposto, l’ascesa della Cruz Verde prima di far ritorno all’Escorial e portarsi ai piedi dell’ultima salita della Vuelta 2023, l’Alto di San Lorenzo, sulla carta non durissima (4.5 Km al 6.6%) ma incarognita nel tratto centrale dal muro della Cañada Nueva, un rettilineo di 500 metri nel quale la pendenza media schizza al 13.5%.

Il monastero dellEscorial e laltimetria della ventesima tappa (madridtravelprivatetours.com)

Il monastero dell'Escorial e l'altimetria della ventesima tappa (madridtravelprivatetours.com)

METEO VUELTA

Manzanares El Real : pioggia debole (0.2 mm), 17°C, vento moderato da S (9-25 Km/h), umidità al 80%
San Lorenzo de el Escorial (33 Km): pioggia debole (0.4 mm), 15°C, vento moderato da S (13-29 Km/h), umidità al 88%
Alto de Robledondo (1° passaggio – GPM – 94 Km) : pioggia debole (0.3 mm), 15°C, vento moderato da S (15-35 Km/h), umidità al 82%
Alto de Robledondo (2° passaggio – GPM – 147.4 Km) : pioggia debole (0.2 mm), 17°C, vento moderato da S (14-36 Km/h), umidità al 67%
Guadarrama : cielo coperto, 20°C, vento moderato da SE (14-34 Km/h), umidità al 59%

GLI ORARI DELLA VUELTA

11.30: inizio diretta su Eurosport
12:05: partenza da Manzanares El Real
12.20-12.25: GPM del Collado del Portazgo
13.05-13.15: GPM del Puerto de la Cruz Verde (1° passaggio)
13.45.14.00: GPM de La Escondida (1° passaggio)
14.10-14-30: GPM dell’Alto de Santa María de la Alameda (1° passaggio)
14.20-14.40: GPM dell’Alto de Robledondo (1° passaggio)
15.05-15.30: GPM de La Escondida (2° passaggio)
15.30-16.00: GPM dell’Alto de Santa María de la Alameda (2° passaggio)
15.40-16.10: GPM dell’Alto de Robledondo (2° passaggio)
16.30-17.05: GPM del Puerto de la Cruz Verde (2° passaggio)
16.50-17.25: traguardo volante di San Lorenzo de el Escorial
16.55-17.30: GPM dell’Alto San Lorenzo de El Escorial
17.10-17.50: arrivo a Guadarrama

RASSEGNA STAMPA

Vuelta: Dainese beffa Ganna… A Iscar è doppietta italiana

Gazzetta dello Sport – Italia

Italiener sprinter sig til sejr i Vueltaen efter styrt

Politiken – Danimarca

Dainese komaj ugnal Ganno, Kuss še en dan bližje zmagoslavju v Madridu

Delo – Slovenia

Dainese remonteert Ganna en wint 19e etappe in de Vuelta, topfavoriet Groves komt ten val in slotfase

Het Nieuwsblad – Belgio

Dainese devance Ganna entre les chutes

L’Équipe – Francia

Kuss closes on glory as Dainese avoids crash to win stage 19

The Guardian – Regno Unito

Dainese sobrevive al esprint – Kuss: “Voy a dormir tranquilo”

AS – Spagna

Alberto Dainese wint Vuelta-sprint na nare val Kaden Groves

De Telegraaf – Paesi Bassi

Dainese gewinnt 19. Vuelta-Etappe

Kicker – Germania

Caótico final en la Vuelta a España; Juan Sebastián Molano no pudo lanzar el ataque

El Espectador – Colombia

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della diciannovesima tappa, La Bañeza – Íscar

1° Jimmy Janssens
2° Jonathan Castroviejo
3° Domen Novak a 21″
4° Jan Tratnik s.t.
5° Egan Bernal a 48″

Miglior italiano Samuele Battistella, 31° a 3′39″

Classifica generale

1° Rui Oliveira
2° Davide Cimolai a 2′39″
3° Alberto Dainese a 4′10″
4° Sebastian Molano a 5′40″
5° Maurice Ballerstedt a 7′19″

RICORDO DI FEDERICO BAHAMONTES (Tour 1959)

Solitamente la nostra rubrica si concludeva con il racconto di un’edizione passata della Vuelta. Stavolta non sarà così perchè lo scorso 8 agosto è venuto a mancare all’eta di 95 anni uno dei corridori spagnoli più celebri di tutti i tempi, Federico Bahamontes. Lo scalatore originario di Toledo la corsa di casa non è mai riuscito a vincerla (ci andò vicino nel 1957, quando fu secondo a più di otto minuti dal connazionale Jesús Loroño) e per questo motivo lo ricorderemo attraverso i titoli degli articoli sul Tour de France del 1959, vinto da Bahamontes, comparsi sul quotidiano “La Stampa”

15 LUGLIO 1959 – 19a TAPPA: SAINT-VINCENT – ANNECY (251 Km)

VITTORIA DELLO SVIZZERO ROLF GRAF AD ANNECY – BAHAMONTES AUMENTA IL VANTAGGIO IN CLASSIFICA
Il Giro di Francia è giunto alle battute conclusive
Nebbia e pioggia sui Gran San Bernardo dove è passato primo io spaqnolo Morales – Sul Forclaz fuga di Saint e Graf – Baldini fora a pochi chilometri dai traguardo – Un’auto dei seguito esce di strada e per poco non precipita in un burrone

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