FEBBRAIO 2025, ARRIVA LA BEFANA (IN RITARDO)
febbraio 4, 2025 by Redazione
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Il mese di febbraio è una vera e propria manna per gli appassionati di ciclismo. E’ forse uno dei periodi dell’anno ciclistico più intensi perché – pur non essendo ancora arrivato il momento dei Grandi Giri e delle classiche – offre una serie di brevi corse a tappe che permettono di cominciare e pregustare le sfide future. C’è da farne una vera e propria scorpacciata…
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La Befana arriva in ritardo per gli appassionati di ciclismo. Un mese dopo aver consegnato regali e dolciumi ai bambini di tutto il mondo, arriva il momento di consegnare la calza anche ai ciclofili e non c’è mese come quello di febbraio per farli felici. Non è ancora arrivato il momento delle grandi classiche e nemmeno quello dei grandi giri, eppure febbraio è forse il mese più intenso e letteralmente esplosivo, almeno per il numero di corse che si affolleranno in calendario nei prossimi 28 giorni: mettendo in file corse di un giorno e singole frazioni delle corse a tappe si arriva a un totale di 93 gare, un vero e proprio solluchero che offrirà agli spettatori il proverbiale imbarazzo della scelta.
Qui ci limiteremo a presentarvi le gare principali (e anche quelle non saranno poche) e, disciolto il fiocco che serra la calza, per prima fa capolino l’Étoile de Bessèges (5-9 febbraio), la cui 55a edizione sicuramente attirerà le attenzioni dei tifosi italiani per esser stata scelta quale debutto stagionale da Filippo Ganna, che qui ha già lasciato il segno in un paio di occasioni imponendosi nella crono conclusiva nel 2021 e nel 2022. Disegnata sulle ventose strade del dipartimento del Gard, la corsa francese per il quindicesimo anno consecutivo prenderà le mosse da Bellegarde, attorno alla quale è stata disegnata la tappa d’apertura, un circuito di 159 Km quasi totalmente pianeggiante se si esclude la breve rampa della Côte de la Tour (700 metri all’8.2%), in cima alla quale sarà posto il traguardo e che da quando è stata inserita nel percorso ha sempre impedito ai velocisti di tagliare per primi la linea d’arrivo. Più probabile l’arrivo allo sprint, comunque a ranghi ridotti, il giorno successivo al termine della Domessargues – Marguerittes, tappa lunga 166 Km che presenta il traguardo posto 9 Km dopo lo scollinamento della Côte Cabrières, salita di 3.6 Km al 3.7% i cui numeri sono molto simili a quelli del Poggio della Milano-Sanremo. Ci si sposterà quindi a Bessèges per la tappa “titolare” della corsa, che vedrà i corridori percorrere un circuito collinare di 164 Km movimentato da 8 brevi ascese, in nessun caso impegnative: al fine del successo di tappa le più rilevanti saranno le ultime due, il Col de Trélis (5.4 Km al 4.7%) e il Col des Brousses (1.8 Km al 5.9%), che si scavalcheranno rispettivamente a 20 e 12 Km dal traguardo. A decretare il nome del successore del danese Mads Pedersen nell’albo d’oro di questa corsa saranno verosimilmente – sempre che il forte vento non ci metta lo zampino –le due rimanenti frazioni, a partire dalla penultima che scatterà da Vauvert alla volta del Mont Bouquet dove, dopo 156 Km di gara, l’arrivo sarà posto in vetta a un’ascesa di 4.6 Km al 9% che è stata proposta per la prima volta nel 2020 per festeggiare la 50a edizione della corsa, compleanno consacrato dalla vittoria lassù di Ben O’Connor, lo scalatore australiano che all’ultimo Giro di Spagna ha conteso fino alla penultima tappa la vittoria finale allo sloveno Primoz Roglic. L’ultimo atto sarà a cronometro, sullo stesso tracciato di 10.6 Km sul quale non solo si è imposto due volte Ganna, ma è andato a segno anche un altro azzurro, il toscano Alberto Bettiol (2020): la rampa di lancio sarà collocata nel centro di Alès mentre l’arrivo sarà presso la cappella di Notre-Dame-de-l’Ermitage, percorsa un’ascesa di 2.8 Km al 5.6%.
Con un ping-pong di sapori la calza della Befana proporrà, in concomitanza con la gara transalpina, la prima corsa a tappe stagionale del calendario spagnolo, la Volta a la Comunitat Valenciana (5-9 febbraio), la cui 76a edizione è stata concepita dall’ente organizzatore e dalle autorità locali come simbolo di rinascita dopo la disastrosa alluvione che ha colpito la regione lo scorso anno. Rispetto alla parallela Étoile de Bessèges, la Volta è stata progettata al contrario e così si affronteranno per prime le frazioni più impegnative, la prima della quali sarà una cronosquadre lunga ben 34 Km, una distanza forse eccessiva per una corsa a tappe di appena cinque giorni: la distanza dovrà essere coperta tra Orihuela e la vicina località balneare di Orihuela Playa su di uno scorrevole tracciato disegnato per celebrare il 100° compleanno della “gloria locale” Bernardo Ruiz, nato l’8 gennaio 1925 e attualmente più anziano vincitore vivente di un grande giro (si impose nella Vuelta a España del 1948). La seconda tappa, invece, dopo la partenza da La Nucía e 166 Km di tracciato proporrà l’arrivo a Benifato, dove il traguardo sarà posto al termine di una salita mai affrontata prima in una corsa ciclista, l’Alt de Partegat, i cui 7 Km al 9% di pendenza media (massima del 20%) condurranno i corridori sino a 1030 metri di altitudine. Si tratterà di un’ascesa classificata di prima categoria, così come quella quella dell’Alto del Remedio che si dovrà scalare l’indomani nel corso della tappa che da Algemesí condurrà in 181 Km ad Alpuente, ma potrebbe non rivelarsi selettiva come quella del giorno prima, sia per le sue inclinazioni meno incisive (6.4 Km al 7,3%), sia per gli oltre 20 Km che si dovranno poi percorrere per raggiungere il traguardo. Ideale per imbastire una fuga da lontano, con ottime possibilità di andare all’arrivo, sarà il tracciato della successiva Oropesa del Mar – Portell de Morella di 181 Km, anche se il disegno dell’altimetria ufficiale potrebbe farla pensare meno complicata di quella che è. Infine, la corsa spagnola si concluderà con la più semplice delle cinque frazioni in programma, essendo totalmente privi di dislivelli i 104 Km che si dovranno percorrere tra Alfafar, uno dei centri più colpiti dall’alluvione di fine ottobre 2024, e l’approdo conclusivo di Valencia.
In un concatenarsi di sapori, i giorni conclusivi di Étoile e Valenciana coincideranno con le prime due frazioni del Tour of Oman (8-12 febbraio), la cui 14a edizione sarà la terza della corsa araba a disputarsi in cinque tappe in seguito alla scelta, adottata nel 2023, di scorporare una delle sei originarie frazioni per farne una corsa di un giorno a parte, la Muscat Classic, che si disputerà il 7 febbraio sul medesimo tracciato delle prime due edizioni, rispettivamente conquistate dal belga Jenthe Biermans e dal neozelandese Finn Fisher-Black, caratterizzato negli ultimi 20 Km dalle salite di Hamriyah (1 Km all’8.6% con un muro iniziale di 400 metri al 13.9%) e di Al Jissah (1.1 Km all’8.9%). Il Tour of Oman, invece, prenderà il via all’insegna dello sprint con una tappa di 170 Km che vedrà i corridori partire da Bushar in direzione del Bimmah Sink Hole, spettacolare dolina ricolma d’acqua situata a breve distanza dalle ventose rive dell’Oceano Indiano. Con un interminabile trasferimento di quasi 300 Km la carovana traslocherà presso un’altra delle attrazioni turistiche del sultanato, il forte di Al Rustaq, dal quale si ripartirà per affrontare la tappa più lunga, 203 Km e un finale che fa gola ai finisseur per l’arrivo sulle Yitti Hills, dove la linea del traguardo sarà collocata 800 metri dopo aver superato la cima di una salita breve ma non banale (1700 metri al 5.9% con i primi 900 metri al 7.9%), traguardo che nel 2023 è stato tenuto a battesimo dal nostro Diego Ulissi mentre 12 mesi fa qui si è imposto il belga Amaury Capiot. Bisognerà attendere 24 ore per il primo arrivo in salita ufficiale, quando si partirà da Fanja verso l’Eastern Mountain, i cui 4.6 Km al 7.7% sono stati affrontati per la prima e finora unica volta nel 2023, quando lo statunitense Matteo Jorgenson ebbe l’onore di inaugurare l’albo d’oro di questa salita, caratterizzata da pendenze da muro fiammingo nell’ultimo chilometro (media del 14%). Seguirà la tappa più facile, lunga 181 Km come quella del giorno precedente, tracciata senza difficoltà altimetriche – a parte la lievissima pendenza, appena sotto il 3% medio, che caratterizza i 900 metri conclusivi – tra l’Oman Across Ages Museum di Manah e l’Oman Convention and Exhibition Center, complesso fieristico situato alle porte della capitale Mascate. Sarà, infine, il centro di Imty a dare il “la” alla tappa regina, 139 Km senza grandi difficoltà fino ai piedi della salita simbolo del Giro dell’Oman, che risale la cosiddetta “Montagna Verde” (Jabal Al Akhdhar è il nome ufficiale): la salita completa misura 15 Km e permette di arrivare su asfalto fino a oltre 2000 metri, ma considerate le inclinazioni rilevanti sin dai tratti iniziali e la stagione appena iniziata si è sempre preferito far percorrere solamente i primi 6 Km, le cui pendenze già toste (la media è del 10.2%) in passato hanno permesso di imporsi su questo traguardo a corridori del calibro di Chris Froome (2014), Vincenzo Nibali (2012 e 2016) e Adam Yates (2024).
Arrivati a metà della calza della Befana febbraiola gli appassionati si troveranno un vero e proprio ingorgo di “ghiottonerie” a causa della decisione dell’UCI di posticipare di una settimana il periodo di svolgimento della Volta ao Algarve e della Vuelta a Andalucía, che così andranno a disputarsi negli stessi giorni nei quali è previsto l’UAE Tour (17-23 febbraio), corsa del calendario World Tour più prestigiosa rispetto alle altre due, che invece militano nel circuito ProSeries. Ultima delle tre grandi corse a tappe arabe della stagione dopo l’AlUla Tour e l’appena terminato Tour of Oman, il Giro degli Emirati Arabi si aprirà con una tappa interamente tracciata nel deserto per 138 Km, con partenza dallo Shams Solar Park di Madinat Zayed e traguardo presso il Liwa Palace, luogo d’origine delle famiglie regnanti di Abu Dhabi e Dubai, al quale si giungerà dopo un tracciato a saliscendi (lo strappo più duro misura 1.3 Km e presenta una pendenza media del 6.5%), durante il quale si andrà a sfiorare la Duna Moreeb, una delle più alte del mondo (300 metri). La seconda frazione sarà la prima delle tre decisive, una cronometro individuale di 12.2 Km disegnata sulle pianeggianti strade dell’isola artificiale di Al Hudayriyat, dove si gareggerà sul medesimo tracciato che lo scorso anno fu percorso a quasi 54 Km/h dallo statunitense Brandon McNulty, autore della miglior prestazione anticipando di appena due secondi l’australiano Jay Vine. In questa prova contro il tempo gli scalatori dovranno stringere i denti in attesa di trovare per loro il primo traguardo utile il giorno successivo, quando si ripartirà da Ras al Khaimah per andare ad affrontare l’ascesa della Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati. La vetta è a 1911 metri, i corridori si fermeranno poco sotto quota 1500 metri, dopo aver percorso 179 Km, gli ultimi 19 Km da pedalare lungo una salita non eccezionale nelle pendenze (la media è del 5.6% e tratti veramente difficili non se ne incontrano) ma, per l’appunto, decisamente chilometrica per gli standard della stagione: non è un caso che su quest’ascesa, che se inserita in una grande corsa a tappe non provocherebbe grandissima selezione, si siano imposti corridori del calibro di Tadej Pogacar (2022), Jonas Vingegaard (2021) e Primoz Roglic (2019). Nelle tre giornate successive i protagonisti saranno i velocisti, anche se quelle che andranno in scena non saranno tappe banali a causa dei tratti che si dovranno percorrere nel deserto, dove non è raro incappare nel forte vento ed è soprattutto il caso della quarta tappa, che taglierà nel mezzo la penisola del “Corno d’Arabia” pedalando per 181 Km da Fujairah Qidfa Beach, sulle rive dell’Oceano Indiano, a Umm al Quwain, il capoluogo del meno popolato tra i sette emirati che costituiscono lo stato arabo, centro affacciato sul Golfo Persico. La metropoli di Dubai presterà le sue strade allo svolgimento della quinta tappa, che collegherà in 160 Km due importanti istituzioni della città, l’American University in Dubai e l’Hamdan Bin Mohammed Smart University. La penultima frazione sarà pure modellata sull’esempio della “tappa in città” e stavolta lo scenario sarà quello di Abu Dhabi, dove si partirà dalla sede del locale Cycling Club per toccare in 167 Km alcuni tra i luoghi più celebri della capitale degli emirati (come il circuito automobilistico di Yas Marina e il Louvre Abu Dhabi) prima di giungere al traguardo, tradizionalmente collocato sull’isola artificiale del Breakwater. Per il terzo anno consecutivo, infine, l’UAE Tour terminerà il suo cammino sulla Jebel Hafeet, montagna situata al confine con l’Oman dove la linea del traguardo sarà tracciata a 1030 metri sul livello del mare, dopo aver percorso 176 Km dal raduno di partenza, fissato presso l’Hazza Bin Zayed Stadium di Al Ain, e affronto un’ascesa di 11 Km al 6.7%, anch’essa già fornita di un “curriculum” di tutto rispetto nel quale spiccano ancora il nome di Pogacar (2021, 2022), ma anche quelli di Alejandro Valverde (2018, 2019) e di Adam Yates, che qui è praticamente di “casa” avendovi già ottenuto tre affermazioni, l’ultima nel 2023 e le altre entrambe nell’edizione del 2020, quella che fu interrotta a causa del diffondersi della pandemia da Covid-19 proprio subito dopo il secondo dei due arrivi in salita previsti alla Jebel Hafeet.
Giunta lo scorso anno al traguardo della cinquantesima edizione, nel 2025 la Volta ao Algarve (19-23 febbraio) presenterà un paio di novità concernenti i due tradizionali arrivi in salita agli “alti” di Fóia e Malhão, con il primo che sarà scalato da un versante inedito, più impegnativo, e il secondo che sarà inserito per la prima volta nella storia al termine di una tappa a cronometro. Per la scelta di unificare in una sola giornata l’arrivo sul Malhão e la prova contro il tempo si è così “liberata” una giornata di gara che gli organizzatori hanno deciso di consegnare ai velocisti, ampliando così da due a tre il numero di tappe a loro disposizione. La prima occasione sarà loro offerta al termine della frazione d’apertura, 190 Km da Portimão a Lagos con qualche saliscendi da affrontare a metà percorso e le solite trappole che potrebbero venire innescate dal vento, onnipresente nelle zone costiere del Portogallo. Da Lagoa si ripartirà per andare a esplorare il versante inedito del Monte Fóia, la montagna più alta della regione dell’Algarve, un’escursione di 177.6 Km che prevede anche la salite di Marmelete (2 Km al 10.1%) e di Pompa (4 km al 7.6%) prima di quella conclusiva, 8.2 Km al 5.4% più impegnativi rispetto al versante tradizionale perché presentano un tratto intermedio di 1200 metri all’10.7% di pendenza media. Si tornerà in pianura per la terza tappa, che collegherà in 183 Km Vila Real de Santo António con Tavira, alla quale seguirà la terza e ultima frazione favorevole ai velocisti, 175 Km da Albufeira a Faro e un percorso nel finale leggermente più complicato, soprattutto per la collocazione della salita – comunque pedalabile – di Santa Barbara (3.4 Km al 4.5%) a 25 Km dal traguardo, a sua volta posto al termine di un breve tratto in ascesa (ultimi 400 metri al 5.8%). La cronometro conclusiva, lunga poco meno di 20 Km, scatterà da Salir, un centro il cui nome costituisce un biglietto da visita per la tappa odierna, anche se il tratto in salita verso l’Alto do Malhāo sarà limitato agli ultimi 2.6 Km, nei quali la strada punta verso il cielo con una pendenza media del 9%.
In perfetta simultaneità con la corsa portoghese si disputerà la Vuelta a Andalucía (19-23 febbraio), che quest’anno tornerà a disputarsi nella sua versione “completa” dopo che la scorsa edizione fu ridotta all’ultimo momento a una sola e brevissima tappa (una crono di 5 Km disegnata sulle stradi di Alcaudete), dopo che le autorità locali negarono il permesso allo svolgimento delle altre frazioni essendo la “Guardia Civil” impegnata a gestire le manifestazioni di piazza degli agricoltori che a febbraio 2024 intralciarono parzialmente anche lo svolgimento dell’Étoile de Bessèges, in Francia. Nel 2025 si festeggerà il centesimo compleanno della corsa andalusa, organizzata per la prima volta dal 1925, anche se poi per vedere messa in scena la seconda edizione bisognerà attendere il 1955 ed è per questo motivo che le edizioni fin qui disputate sono “solo” 71. La fetta più consistente della torta preparata per l’anniversario sarà servita per prima perché si partirà con la tappa più difficile delle cinque previste, 162 Km – da Torrox Costa a Nerja – infarciti con ben cinque colli, nell’ordine l’Alto Mirador de la Axarquía, l’Alto del Zurrón, l’Alto de Periana, l’Alto de Canillas e l’Alto de Frigiliana. La doppia ascensione all’Alto de Los Villares sarà, invece, il principale ingrediente della seconda tappa, che da Alcaudete – dove, come abbiamo più sopra ricordato, l’anno scorso si svolse l’unica tappa della Vuelta – condurrà in 133 Km a Torredelcampo. Entreranno a questo punto in scena i velocisti, dalla cui parte pendono i tracciati della quarta e della quinta frazione, con la prima di queste (Arjona – Pozoblanco, 162 Km) che vedrà il debutto nel tracciato del “Kilómetro de Oro”: si tratta di tre traguardi volanti ad abbuoni inseriti nel breve volgere di 1000 metri di strada, una novità per la corsa andalusa ma non certo per il mondo del ciclismo poiché l’idea è stata degli organizzatori dell’ex Eneco Tour (oggi Renewi Tour), che l’hanno proposta fin dal 2015. Si è stabilito, almeno per quest’anno, di proporlo solo nelle tappe per velocisti, quella di Pozoblanco e la successiva che dalla celebre città di Cordova condurrà in 195 Km – si tratterà della frazione più lunga – al traguardo di Alhaurín de la Torre. Per l’ultima giornata si è stabilito di riproporre in toto quello della frazione conclusiva che era stata disegnata per l’edizione 2024, 172 Km che prevedono la partenza da Benahavís, l’interminabile ma pedalabile ascesa all’Alto del Madroño (quasi 21 Km al 4.5%) subito dopo il via, il successivo Alto de El Espino (8.5 Km al 5.6%) e poi nessun’altra difficoltà nei restanti 80 Km da coprire per arrivare all’approdo finale di La Línea de la Concepción, località balneare di frontiera poiché situata alle porte della britannica Gibilterra.
Come tutte le calze che si rispettino anche quella della Befana a pedali presenta l’immancabile buchino sul fondo, attraverso il quale spunta l’ultimo “dolcetto”, la O Gran Camiño, che partirà il 26 febbraio per sconfinare nel mese successivo e terminare il 2 marzo dopo cinque giorni di gara, uno in più rispetto alle prime tre edizioni della corsa spagnola. Non si tratterà dell’unica novità della giovane competizione galiziana, che quest’anno introdurrà gli sterrati e presenterà per la prima volta uno sconfinamento in Portogallo, sulle cui strade si snoderà la prima frazione (Maia – Matosinhos, 195 Km), l’unica destinata alla conclusione allo sprint. Con l’ingresso in Spagna la fisionomia della corsa prenderà i connotati tipici della Galizia con movimentati percorsi collinari e così la seconda tappa, che scatterà da Marín e misurerà 145 Km, sarà imperniata attorno alla duplice ascensione a San Vincenzo (2.3 Km al 7.8%), da affrontare l’ultima volta a circa 10 Km dal traguardo, previsto in quel di A Estrada al termine di un tratto in pedalabile ascesa di 3.3 Km al 4.4%. Presenza fissa fin dalla prima edizione, la tappa a cronometro quest’anno si svolgerà il terzo giorno di gara su di un tracciato di 15.5 Km che strizzerà parzialmente l’occhio agli scalatori per la presenza della salita dell’Alto de Sabadelle, 5.9 Km al 5.5% che s’incontreranno 2.5 Km dopo esser scesi dalla rampa di lancio di Ourense e che saranno seguiti da un tratto conclusivo in quota di circa 7 Km verso il traguardo di Pereiro de Aguiar. Al penultimo giorno è stata fissata la tappa altimetricamente più complicata, tracciata tra A Pobra do Brollón e i 1300 metri sul livello del mare di O Cebreiro, località situata non distante dal punto più elevato del celebre Cammino di Santiago: per i corridori il pellegrinaggio durerà 142 Km e sarà reso impegnativo dalla presenza di quattro ascese principali, sulle quali spicca l’Alto da Pitinidoira di prima categoria (10.2 Km al 6.5% con i primi 4.5 Km all’8.6% e gli ultimi 2.5 Km al 10,5%) mentre in salita pedalabile (5.2%) saranno i 4300 metri conclusivi che condurranno al traguardo. Pur non essendo classificata come frazione di montagna, determinante per la classifica finale potrebbe rilevarsi il collinoso tracciato della conclusiva Betanzos – Santiago de Compostela (165 Km), non tanto per la presenza della salita dell’Alto de Lampai (5.2 Km al 5.6%) quanto per l’inserimento di tre settori sterrati ed entrambi, salite e sterrati, dovranno essere ripetuti due volte per un totale di quasi 5 Km da percorrere sulle strade bianche. Non sono moltissimi, a dire il vero, ma tutti e tre si snoderanno in leggera salita e saranno collocati nel finale, con il definitivo ritorno sull’asfalto a soli 6 Km dalla conclusione. Una conclusione che potrebbe ribaltare i verdetti delle tappe precedenti in caso di maltempo, che ha già ha pesantemente condizionato le ultime due edizioni, costringendo spesso gli organizzatori ha cambiare i percorsi di gara o di neutralizzarli ai fini della classifica.
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO
Étoile de Bessèges
https://www.etoiledebesseges.com/
Volta a la Comunitat Valenciana
Tour of Oman
UAE Tour
Volta ao Algarve
https://voltaaoalgarve.com/en/
Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol
O Gran Camiño – The Historical Route
https://ograncamino.gal/?lang=en
GENNAIO 2025, IL DADO È TRATTO
gennaio 20, 2025 by Redazione
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Finito il letargo invernale (ma è stato vero letargo? Non proprio, come avrete modo di leggere) arriva il momento del risveglio ciclistico. A metà gennaio in Australia sarà ufficialmente inaugurato il calendario World Tour con il Santos Tour Down Under, corsa che tirerà idealmente la volata alle prime gare europee, in programma sulle strade spagnole della Comunità Valenciana e dell’isola di Maiorca. Infine, il primo mese dell’anno si concluderà con un tuffo nei deserti dell’Arabia Saudita.
La stagione 2025 del ciclismo si appresta a ripartire. Anzi no, a ben guardare è ripartita da un pezzo se consideriamo che per l’Unione Ciclista Internazionale le corse successive al 20 ottobre 2024 – giorno nel quale si sono disputati la Veneto Classic e la Japan Cup – già appartengono al calendario del 2025 nonostante fisicamente si disputino negli ultimi mesi dell’anno precedente. Così tra la seconda metà di ottobre e Natale la programmazione della stagione successiva ha previsto lo svolgimento di alcuni campionati nazionali di stati esotici (come l’India, per esempio) e di otto corse, due delle quali sono state però annullate, il Tour de Okinawa in Giappone (10 novembre) per un’alluvione e il Tour du Faso in Africa (25 ottobre – 3 novembre), dove si è in realtà gareggiato e dove si è imposto il marocchino Mohcine Al Kouraji, vittoria che non è stata omologata dall’UCI dopo che la corsa era stata cancellata d’ufficio dal calendario a causa della presenza di una squadra russa, che non aveva ottenuto dal “governo centrale” del ciclismo il permesso di gareggiare per via della guerra contro l’Ucraina. Negli stessi giorni della corsa africana si è svolta la Vuelta Ciclistica Internacional a Guatemala, terminata con il successo del colombiano Fabian Robinson Lopez. Nei primi tre giorni di novembre in Brasile è andato in scena il Tour do Rio, che ha visto l’affermazione finale di un altro corridore proveniente dalla Colombia, Sergio Henao, poi è stata la volta della Vuelta Ciclística al Ecuador, della quale si sono disputate prima la gara maschile (11-17 novembre) e successivamente quella femminile (21-24 novembre), rispettivamente vinte dai corridore di casa Richard Huera e dalla sua connazionale Esther Jessica Galarza. Si è trattato di gare, come tutte quelle disputate nell’ultimo scampolo del 2024, lontane dai riflettori del grande ciclismo, prive di grandi nomi al via e con la totale assenza di corridori italiani. Così è stato anche per il Tour de Siak in Indonesia (6-8 dicembre), conquistato dal neozelandese Jack Drage, e per la Vuelta Ciclista Internacional a Costa Rica (13-22 dicembre), terminata tre giorni primi di Natale con il successo del corridore di casa Luis Daniel Oses. Dopo le feste si è ripreso a gareggiare tra l’8 e il 12 dicembre, quando si sono svolti a Perth i campionati nazionali australiani con l’assegnazione di 11 titoli, il più prestigioso dei quali conquistato da Luke Durbridge, che ha così interrotto il dominio in questa gara di Luke Plapp, impostosi consecutivamente nelle ultime tre edizioni e secondo stavolta per soli 5”.
Con la cancellazione della New Zealand Cycle Classic, saltata per questioni economiche, la prima corsa a tappe della stagione 2025 disputata nell’anno nuovo sarà la Vuelta al Táchira en Bicicleta (12-19 gennaio), ma anche la gara venezuelana sarà una parente stretta di quelle organizzate negli ultimi mesi del 2024. Non bisognerà attendere molto per vedere per la prima volta scendere in campo i corridori delle formazioni più quotate poiché poco dopo la metà del mese prenderà il via la prima delle corse iscritte al calendario World Tour, la “serie A” delle corse ciclistiche, la 25a edizione del Santos Tour Down Under (21-26 gennaio), probabilmente l’ultima a essere disputata in questa fase della stagione perché l’UCI sta meditando di spostarla già dal 2026 a ottobre, in modo da evitare le alte temperature tipiche dell’estate. Si gareggia, infatti, sulle strade dell’Australia Meridionale, nell’emisfero opposto al nostro, dove la colonnina di mercurio in questo periodo dell’anno spesso supera i 30 gradi. Sei le tappe previste, cominciando con quella che in 151 Km condurrà da Prospect a Gumeracha, frazione che non dovrebbe sfuggire alle ruote dei velocisti, a cui favore giocano i 30 Km che si dovranno percorrere per andare al traguardo dopo aver superato per la seconda e ultima volta la salita di Berry Hill (1.5 Km al 6.6%). Si può applicare lo stesso discorso anche alla tappa successiva, disegnata per poco meno di 130 Km in circuito attorno a Tanunda e che prevede la triplice ascensione a Mengler Hills (2.8 Km al 6.6%), con l’ultimo scollinamento stavolta fissato a circa 22 Km dalla linea d’arrivo. Fuori dalla portata degli sprinter, invece, sarà sicuramente la terza tappa, che prenderà le mosse da Norwood per concludersi 147 Km più avanti a Uraidla, traguardo che sarà preceduto di 6 Km dalla cima dell’ascesa alla Pound Reserve, 2700 metri al 7.8% di pendenza media. Il vento – con tutti i rischi connessi all’apertura dei temuti “ventagli”, le fratture in seno al gruppo nelle quali si possono perdere parecchi minuti – potrebbe essere uno degli ingredienti della quarta tappa, 157 Km per andare da Glenelg a Victor Harbor costeggiando per ampi tratti l’Oceano Indiano e affrontando un percorso collinare movimentato da diversi saliscendi e due Gran Premi della Montagna, l’ultimo dei quali – piazzato a circa 22 Km dall’arrivo – prevede 1800 metri in ascesa all’8.7%, con un muretto finale di 300 metri all’11.2%. Si correrà a questo punto la tappa più impegnativa che, dopo il via da McLaren Vale, ha in serbo 146 Km più avanti il tradizionale arrivo in salita a Willunga Hill, al termine di una salita di 3.3 Km al 7.4% che dovrà essere presa di petto due volte negli ultimi 23 Km. Sarà il penultimo atto della corsa australiana, che terminerà ventiquattrore più tardi sulle strade di Adelaide, teatro di un circuito cittadino di 90 Km quasi del tutto pianeggiante.
Il 24 gennaio sarà il primo giorno di scuola sulle strade europee, data nella quale si disputerà in Spagna la prima edizione della Classica Camp de Morvedre, corsa di un giorno che in realtà riprende il discorso dell’omonima “vuelta” organizzata per otto stagioni tra il 1982 al 1989 e che era stata nobilitata dalle partecipazioni di corridori del calibro di Miguel Indurain, Greg LeMond e Bernard Hinault: si tratterà di un debutto coi fiocchi perché saranno previsti due passaggi sulla difficile salita all’Alto del Garbì (6.3 Km al 6.4% che contengono un muro di 1500 metri al 13%), ascesa che il gruppo già conosce perché lo scorso anno è stata inserita nel tracciato della Volta a la Comunitat Valenciana, mentre nel 2017 fu affrontata durante la tappa di Sagunto del Giro di Spagna.
Proposta per la prima volta dodici mesi fa, il giorno successivo si correrà la seconda edizione della Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón, che si snoderà tra le medesime località – Castellón de la Plana e Onda – sulle quali si gareggiò lo scorso anno, quando questa corsa fu tenuta a battesimo dallo sprinter australiano Michael Matthews.
A chiudere questo trittico iberico sarà la 41a edizione della Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premi València, 184 Km e quasi nessuna opportunità per i velocisti perché a una decina di chilometri dal traguardo di La Nucia si dovrà affrontare la breve ma ripida salita dell’Alto de Turrón Duro (3.5 Km al 9,5% con un picco del 18%).
Non terminerà qui la parentesi spagnola d’inizio stagione poiché dal 29 gennaio al 2 febbraio andrà in scena la 34a edizione del Challenge Ciclista Mallorca, corsa composta da 5 “trofei” che valgono come gare di un giorno, non essendo previste nè una classifica generale, nè l’obbligo di partecipazione a tutte le gare. Si comincerà con il 24° Trofeo Calvià, quasi 150 Km disegnati sulle alture circostanti Palmanova, località situata presso l’estremità occidentale dell’isola di Maiorca, con un tracciato reso vallonato da una dozzina abbondante di brevi e non troppo complicate ascese, le più rilevanti delle quali sono il Coll de Sóller (8.5 Km al 5.5%) e quella di Valldemossa (4.1 Km al 5.8%). Un percorso decisamente più semplice sarà offerto dal 18° Trofeo Ses Salines – Colònia Sant Jordi, 184 Km e dislivelli quasi impalpabili per la gioia dei velocisti, i quali nelle due giornate successive dovranno lasciare il palcoscenico ai corridori più quotati al via della corsa maiorchina. È, infatti, arrivato il momento di confrontarsi con la “Cima Coppi” delle Baleari, l’ascesa al Puig Major (891 m), che sarà la grande protagonista dei tracciati dei prossimi due trofei, inserita per la prima volta dal versante più agevole (4.7 Km al 5.5%) nel mezzo del 19° Trofeo Serra de Tramuntana , 151 Km da Lluc a Selva che prevedono anche il ritorno sul Coll de Sóller, già affrontato il primo giorno, e un muretto di 500 metri scarsi al 9.5% per andare al traguardo. Si farà il bis con il Puig Major ventiquattrore più tardi, quando la più esigente delle cinque gare, il 22° Trofeo Andratx – Mirador des Colomer, lo proporrà stavolta dal versante più impegnativo (14.6 Km al 6%), in cima al quale si scollinerà a 48 Km da quello che sarà anche l’unico arrivo in salita del challenge, ai 204 metri del Mirador des Colomer, dopo 3.3 Km d’ascesa al 5.8%. Il giorno dopo farà calare il sipario su questa competizione la ventiduesima edizione del Trofeo Palma, che si disputerà sul medesimo tracciato visto nelle ultime due stagioni, quasi del tutto sgombro di difficoltà altimetriche nel tratto che precede l’ingresso del pianeggiante circuito finale, tradizionalmente disegnato sul lungomare di Palma di Maiorca.
Mentre sarà in corso di svolgimento la corsa iberica a più di 3000 Km di distanza si disputerà tra i deserti dell’Arabia Saudita, con l’organizzazione tecnica dello stesso team del Tour de France, la quinta edizione dell’AlUla Tour (28 gennaio – 1 febbraio), che prenderà la mosse dalla stesso traguardo sul quale era terminata la prima tappa lo scorso anno, quello dell’Al Manshiya Train Station di AlUla, alla quale si tornerà dopo aver percorso i primi 143 Km, prevalentemente pianeggianti e favorevoli, di conseguenza, ai velocisti (dodici mesi fa la frazione d’apertura si risolse in un volatone di una novantina di corridori). Due saranno le tappe “chiave” e la seconda è programmata al secondo giorno quando si partirà dall’Old Town di AlUla alla volta della Bir Jaydah Mountain Wirkah, che passerà alla storia del ciclismo come il primo arrivo in salita della storia della giovane corsa araba: l’arrivo sarà collocato a 923 metri di quota dopo aver ripetuto per tre volte la breve ma ripida salita che conduce al traguardo, 2.8 Km al 9.8% con connotati di vero e proprio muro nei 1000 metri al 16.6% che termineranno in vista della linea d’arrivo. Si tornerà in pianura per la terza frazione, che scatterà dal sito UNESCO di Hegra per percorrere 181 Km (sarà la tappa più lunga) in direzione del forte di Tayma, poi si vivrà l’altra tappa decisiva, per la quale è stata scelta come sede di partenza la spettacolare Maraya, sala da concerti dalle pareti esterne a specchio sulle quali si riflettono il deserto e le montagne circostanti. 141 Km più avanti il traguardo sarà collocato presso il non meno suggestivo belvedere dell’Harrat Uwayrid, dove la linea d’arrivo sarà stesa a 1200 metri di quota, 8 Km dopo aver superato la cima di un’ascesa priva di nome proprio ma non certo di carattere, per via delle pendenze dei suoi 3 Km (12% la media, 22% la massima), inclinazioni che le hanno fatto meritare il soprannome di Angliru d’Arabia: a differenza dell’ascesa diretta alla Bir Jaydah Mountain, non si tratta di una novità perché dal 2022 è una presenza fissa di questa corsa, che qui ha visto imporsi in ordine cronologico il belga Maxim Van Gils, il portoghese Ruben Guerreiro e il britannico Simon Yates, tutti e tre poi andati anche a prendersi la classifica finale. Quest’anno, però, bisognerà prestare particolare attenzione alla conclusiva tappa perché il pianeggiante tracciato che condurrà all’approdo finale, fissato presso AlUla Camel Cup Track, si snoderà attraverso i deserti di una delle zone più ventose dell’Arabia, dove i corridori potrebbero trovarsi a fare i conti non solo con i paventati “ventagli” ma anche incappare in fastidiose tempeste di sabbia, che in passato spesso crearono non poco problemi durante lo scomparso Tour of Qatar.
Il dado è tratto, la stagione è lanciata.
Buon lavoro a tutti i corridori.
Buon divertimento a tutti gli appassionati
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO
Santos Tour Down Under
Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón
Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premi València
https://voltalamarina.com/classica-comunitat-valenciana-1969-gran-premio-valencia
Challenge Ciclista Mallorca
https://vueltamallorca.com/challenge-mallorca/en/home/
AlUla Tour

Il Puig Major, massima elevazione dell'isola di Maiorca (epicroadrides.com)
GIRO 2025, PERCORSO VARIO ED EQUILIBRATO. QUALCHE PERPLESSITA’ SULLE MONTAGNE
gennaio 17, 2025 by Redazione
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Il Giro d’Italia si conferma la corsa meglio disegnata tra i tre grandi giri; come sempre sono tante le tappe con insidie, trabocchetti e occasioni per progettare imboscate. Le tappe a cronometro (forse un po’ corte ) sono piazzate prima delle montagne. Unico neo un paio di tappe di montagna mal disegnate.
Svelato con ritardo il percorso della corsa rosa edizione 2025, un percorso nel solco della tradizione dell’era Vegni, non estremo come quelli proposti da Zomegnan ma molto vario, ricco di tappe insidiose nelle quali far lavorare la fantasia.
Certo, nel ciclismo moderno, nel quale le crisi sono sempre meno frequenti perché atleti e direttori sportivi hanno tutto sotto controllo grazie alla tecnologia, spesso anche tappe come quelle appenniniche si risolvono in un nulla di fatto per i big, ma si tratta comunque di frazioni interessanti sotto molti punti di vista.
Le partenze dall’estero non sono il massimo ma la cosa è stata bilanciata proponendo comunque tre tappe per nulla banali in un paese che affaccia direttamente sul nostro.
Le tappe di pianura forse potevano essere meno, ma va anche detto che alcune, come ad esempio quella con arrivo a Matera, non si chiuderanno con uno sprint di massa.
Le crono forse hanno uno scarso chilometraggio, perché 42 chilometri totali non sono sufficienti per sconvolgere la classifica; l’ideale sarebbe sempre proporre una crono pianeggiante ed una collinare entrambe sui 30/35 Km, tuttavia le prove contro il tempo di questa edizione del Giro sono piazzate prima delle montagne e quindi potranno sparigliare le carte.
Le tappe di montagna, invece, presentano luci e ombre: sono ben disegnate quelle con arrivo a San Valentino e Champoluc che, anche se non presentano ascese estreme, sono terreno comunque fertile per far emergere gli scalatori migliori; invece, quelle di Asiago e Bormio hanno un disegno che lascia a desiderare, specie perché la possibilità di fare meglio c’era anche mantenendo le stesse località di partenza e arrivo che, come sappiamo, sono imposte da esigenze che trascendono lo sport.
Anche la tappa del Colle delle Finestre poteva essere indurita visto che il Lys scalato dal versante settentrionale è davvero poca cosa, ma comunque per una penultima tappa di una corsa di tre settimane l’accoppiata Finestre-Sestriere può fare danni seri (Contador ne sa qualcosa).
La partenza già annunciata dall’Albania vedrà una prima tappa di 160 Km da Durazzo a Tirana con tre GPM, il più duro dei quali è a metà percorso ma nel finale si ripeterà due volte l’ascesa di Surrel che, nella prima parte, presenta pendenze a due cifre e verrà scollinata la seconda volta ai -12: sarà teatro di un’azione da finisseur o di una stilettata dei big?
La seconda tappa albanese, che si snoderà interamente sulle strade della capitale, è già molto importante perché sarà la prima delle due prove contro il tempo previste dal tracciato, una cronometro di 13,7 Km con una salita di quarta categoria piazzata a metà percorso. Si tratta comunque di una prova per specialisti, il cui chilometraggio ridotto non consentirà di scavare solchi profondi ma molti uomini a inizio giro sono ancora con la gamba ingolfata e quindi ci si può aspettare comunque qualche vittima eccellente, che avrà però tutto il tempo per recuperare.
Anche la terza tappa albanese, disegnata in circuito per 160 Km attorno a Valona, si presenta interessante, soprattutto per la presenza, a meno di 40 Km dall’arrivo, del GPM di seconda categoria del Passo di Llogara, a oltre 1000 metri di altitudine. Si tratta di una salita vera, di oltre 10 Km, con una pendenza media del 7,4% e punte del 12%, numeri che possono tranquillamente competere con quelli di molte ascese alpine. La distanza dall’arrivo e la collocazione al terzo giorno di gara dovrebbero portare ad escludere un arrivo dei big, ma certamente si tratterà di una frazione combattuta senza dimenticare che, negli ultimi anni, spesso i fuoriclasse (al netto di quelli che saranno al via) ci hanno riservato sorprese.
Dopo il primo giorno di riposo, si rientrerà in Italia con una tappa per velocisti, da Alberobello a Lecce per 187 chilometri completamente pianeggianti, mentre il giorno successivo la frazione che porterà la carovana da Ceglie Massapica a Matera in 145 chilometri presenterà, dopo 116 Km di corsa, il dentello di Montescaglioso, breve ma ripido (2,5 al 9,2%) e i successivi chilometri comunque mossi, ivi compreso il finale che tira leggermente all’insù.
La tappa più lunga del Giro, la Potenza – Napoli di 226 Km, sarà caratterizzata da una prima parte movimentata da numerosi saliscendi – ivi compreso il GPM di 2a categoria del Valico di Monte Carruozzo, salita molto lunga ma con pendenze dolcissime, e quello di 3a categoria di Montefiore Irpino – prima degli ultimi 80 chilometri pianeggianti che strizzeranno l’occhio alle ruote veloci in quella che sarà probabilmente la seconda volata a gruppo compatto.
Al settimo giorno di corsa ecco la prima tappa di montagna di 168 Km che si svolgerà, come ampiamente annunciato dai rumors, in Abruzzo con arrivo a Marsia, località turistica sopra l’abitato di Tagliacozzo, famoso per l’omonima battaglia, citata anche da Dante nella Divina Commedia, nella quale Carlo d’Angiò riuscì, con uno stratagemma, a sconfiggere i ghibellini di Corradino di Svevia. Il percorso prevede la partenza in salita dalla località di Castel di Sangro verso Roccaraso e, dopo 70 Km, la scalata al durissimo Monte Urano dal versante di Raiano (4,5 Km al 9,4% di pendenza media con punte del 14%). Si tratta di una salita su cui si può fare male, ma è molto lontana dal traguardo e sarà seguita dal Vado della Forcella, ascesa di oltre 20 Km spezzata in due tronconi da un tratto in contropendenza. Si tratta di una salita non durissima, anche se paesaggisticamente spettacolare perché la strada corre laterale al Monte del Sirente, che ricorda molto le cime dolomitiche. Dopo la vetta, nei pressi di Rocca di Mezzo, si comincherà un lunghissimo tratto discendente fino all’abitato di Tagliacozzo, da dove inizierà la salita finale di 12,6 Km fino ai 1425 metri di Marsia. La pendenza media è del 5,4% ma attenzione agli ultimi 2,5 km dopo il bivio per la località d’arrivo, perché quelli sono duri e lì si incontreranno le massime inclinazioni, che arrivano anche al 14%. In concreto si tratterà di una classica tappa appenninica, non durissima ma da non prendere sottogamba perché potrebbe risultare indigesta.
Molto interessante anche la tappa numero 8, da Giulianova a Castelraimondo con un chilometraggio che sfiora i 200 Km. Intorno a metà percorso sarà prevista la scalata al Valico di Santa Maria Maddalena (ciclisticamente più noto con il toponimo di Sassotetto), 13 Km al 7,4% medio con punte del 14% per raggiungere 1465 metri di quota. Dallo scollinamento mancheranno ancora 90 chilometri alla conclusione, ma le difficoltà non saranno terminate perché bisognerà affrontare il GPM di 3a categoria di Montelago (5,5 Km al 7%) e lo strappo di 4a categoria di Gagliole, che presenta rampe in doppia cifra nella seconda parte con scollinamento a soli 6 Km dall’arrivo. Anche questa sembra una tappa da finisseur, ma non si può escludere il tentativo da parte degli uomini di classifica per rosicchiare qualcosa agli avversari o anche solo per misurare loro la “febbre”. Se, invece, qualcuno decidesse di fare selezione spietata sul Sassotetto, allora si rivoluzionerebbero tutte le carte.
Chiuderà la prima settimana la Gubbio – Siena (181 Km), la tappa degli sterrati. I chilometri da percorrere nella polvere (o nel fango in caso di pioggia) saranno una trentina, con i primi tre settori molto lunghi (8 Km il primo e 9,3 Km il secondo e il terzo) e caratterizzati da numerosi strappi. Sappiamo ormai quanto questi settori possano influire nell’economia di una frazione come questa e sappiamo anche che molti big potrebbero trovarsi in difficoltà e che una disattenzione potrebbe costare carissima. Sarà una tappa tutta da seguire alla vigilia del secondo giorno di riposo.
La seconda settimana si apre con una prova contro il tempo. Gli appassionati sanno che, dopo il giorno di riposo, molti corridori non si trovano a loro agio e fanno fatica a ritrovare il ritmo giusto, cosa che in una cronometro di 28,6 chilometri pianeggiante non tecnica bensì da pedalare può costare molto caro, come se non bastasse, il tracciato da Lucca a Pisa è spesso esposto ai venti. Gli specialisti avranno in questa giornata un’occasione d’oro per puntare alla vittoria di tappa, mentre per quanto riguarda la classifica è ormai assodato che gli uomini che primeggiano i montagna spesso lo fanno anche nelle prove contro il tempo.
Interessantissimo si presenta pure il tracciato della tappa numero 11, da Viareggio a Castelnovo ne’ Monti per 185 Km, il cui punto chiave è rappresentato dalla durissima salita verso San Pellegrino in Alpe dal versante di Campori, poco più di 14 Km all’8,7% con punte del 19% per raggiungere i 1623 metri del valico. I meno giovani ricorderanno Francesco Casagrande che al Giro del 2000 attaccò proprio su questa salita per poi andare a vincere sull’Abetone e a conquistare qella maglia rosa che gli sarà sfilata solo da Stefano Garzelli al penultimo giorno di gara, dopo la cronoscalata al Sestriere.
Si tratta di una salita durissima che non ha nulla da invidiare alla salite alpine e, anche se si trova a 90 chilometri dall’arrivo, potrà comunque essere decisiva, perché anche i successivi novanta chilometri sono difficili, sia tecnicamente sia altimetricamente; una selezione qui può poi portare a conseguenze difficilmente prevedibili a tavolino. La salita di Toano, a 40 km dall’arrivo, non è per nulla dura ma è sempre una salita di 10 Km, mentre l’ascesa vero la spettacolare Pietra di Bismantova, anch’essa non durissima a livello di pendenza media, presenta rampe in doppia cifra e termina a soli 5 Km dal traguardo. La salita del San Pellegrino fatta a tutta farebbe certamente esplodere la corsa, perché si tratta di un’ascesa sulla quale potremmo tranquillamente vedere i corridori scollinare uno alla volta.
La successiva tappa Modena – Viadana di 172 Km sarà preda dei velocisti, con una prima parte sulle colline dell’Appennino emiliano che non potrà evitare lo sprint di gruppo, visto che gli ultimi 70 km saranno una sorta di tavolo da biliardo.
La situazione è, invece, diversa per quanto riguarda la tappa numero 13, la Rovigo – Vicenza di 180 Km nella quale c’è tanta pianura nella prima parte, mentre il finale con il Monte Berico da scalare due volte ed altre due facili salite dovrebbe sorridere ad un corridore esplosivo dotato di una sparata sulle rampe brevi e secche. Seguirà un’altra tappa destinata all’arrivo allo sprint, la 14a che da Treviso condurrà in 186 Km alla cittadina slovena di Nova Gorica, dove si affronteranno nel finale alcune dolci colline.
Siamo alla prima nota dolente poiche la quindicesima tappa da Fiume Veneto ad Asiago ha un buon chilometraggio (214 Km) ma purtroppo non è molto ben disegnata. Il Monte Grappa, scalato da un versante non impossibile, difficilmente potrà influire, mentre la salita di Dori, di 2a categoria, è posta a circa 30 Km dall’arrivo, chilometri che presenterano solo qualche lieve ondulazione dell’altopiano di Asiago. Di per sé la distanza tra l’ultima salita e l’arrivo non è un male, tuttavia si tratta di un’asperità non durissima (la pendenza media è del 5,5%) e pertanto sarà difficile fare la differenza. Il timore è che tra i big ci sarà una sorta di tacito accordo per starsene buoni e che quindi la frazione si risolva in un’affare per avventurieri di giornata. In chiusura di seconda settimana, sarebbe stato lecito aspettarsi di più.
La terza settimana, invece, inizierà col botto poichè sarà in programma a questo punto il primo dei due tapponi del Giro 2025 da Piazzola del Brenta a San Valentino di Brentonico. Si tratterà certamente di un appuntamento da non perdere, la prima tappa a cinque stelle della Corsa Rosa con un dislivello importante. 200 km i chilometri da percorrere con 5 GPM, dei quali tre di prima categoria, che metteranno a dura prova gli atleti e favoriranno l’emergere delle differenze. Dopo aver scollinato i GPM della Fricca, Candriai (prima parte del Monte Bondone) e Vigo Cavedine, arriverà la parte più dura con il Santa Barbara (versante Arco, 12,8 Km all’8,3%) e l’arrivo ai 1321 metri di San Valentino (17,5 Km al 6,3% con una parte centrale di 6 Km con una pendenza media vicina al 9%). La fase più interessante sta nel fatto che la fine della discesa del Santa Barbara coincide con l’inizio della salita finale e quindi non ci sarà respiro tra le due ascese. L’attaccò potrà tranquillamente partire sul Santa Barbara, che sarà scollinato a soli 35 km dalla conclusione, e se tale eventualità troverà corpo i distacchi potrebbero farsi sentire.
Siamo alla seconda nota dolente: la tappa numero 17 da San Michele all’Adige a Bormio di 154 chilometri è disegnata maluccio. La scalata del Mortirolo, seppur affrontato dal lato meno duro, non è banale e la discesa è tecnica, tuttavia questa salita sarà preceduta solo dal facile Passo del Tonale e soprattutto, dal termine della discesa ci saranno circa 30 Km di fondovalle per andare all’arrivo, seppure intervallati da un dentello di circa 3 Km all’8%. Visto lo scarso chilometraggio della tappa, sarebbe stato certamente possibile inserire almeno un’altra salita come ad esempio Trivigno (proseguendo verso Aprica) per poi scendere su Tirano e scalare il Mortirolo da Mazzo fino all’altezza del bivio e da lì scendere a Grosio tagliando gli ultimi 3 Km di salita. Insomma le possibilità per rendere questa tappa più interessante c’erano tutte. Disegnata così pare una tappa un po’ sprecata, anche se ovviamente i corridori potrebbero interpretarla al meglio w renderla comunque spettacolare.
La Morbegno – Cesano Maderno è una tappa per velocisti con chilometraggio dilettantistico, forse come contrappasso alla frazione di 250 Km in cui andò in scena il vergognoso sciopero con i corridori che rifiutarono di correre a causa della pioggia nonostante non ricorresse alcuna ipotesi meteo estrema. La prima parte presenterà alcune asperità a quote collinari, ma gli ultimi 60 Km saranno completamente pianeggianti.
Il secondo tappone è previsto alla diciannovesima giornata di gara ed andrà in scena in Val d’Aosta con la Biella – Champoluc. Si tratterà di una tappa di 166 Km, più corta rispetto alla sedicesima ma denotata da un dislivello simile e quindi le difficoltà risultreranno più concentrate.
Anche in questo caso ci saranno 5 GPM e anche un questo caso tre saranno di 1a categoria. La prima salita, che sarà scollinata dopo 15 Km, è la più facile ma dal Km 50 iniziano i guai; in rapida successione si affronteranno il Colle di Zuccore (1623 metri, 16 Km al 7,7% con la seconda parte tutta in doppia cifra e punte al 15%) e il Col de Saint Pantaleon (1664 mt, 16 Km al 7,5%), ben conosciuto dagli appassionati che ricorderanno l’impresa di Ivan Gotti che nel 1997 attaccò su questa salita, andando a vincere a Cervinia e conquistando quella maglia rosa che riuscirà a portare fino a Milano. Seguirà, senza tratti intermedi, il Col de Joux, anch’esso per nulla facile poichè presenta 15 Km con una pendenza media del 7% fino ai 1639 metri di quota. Brevissima discesa su Brusson e inizierà l’ultima salita, meno dura delle precedenti, che nondimeno potrebbe dilatare i distacchi al termine di un tappone così duro: si tratta dell’ascesa ai 1724 metri di Antagnod, 9,5 Km al 4,5% di pendenza media, con qualche rampa in doppia cifra. A quel punto mancheranno solo 5 chilometri di strada per raggiungere il traguardo di Champoluc, a completare una tappa disegnata molto bene con tre colli duri in successione e senza respiro e un finale adatto non solo a dilatare i distacchi ma anche tale da invitare ad anticipare l’attacco.
L’ultima tappa di montagna, 203 Km da Verrès al Sestriere, presenterà gli unici over 2000 del Giro di cui il primo sarà anche la Cima Coppi, il durissimo Colle delle Finestre, con gli ultimi 8 Km di salita sterrati. La scelta di evitare altitudini elevate è stata ovviamente dettata dai problemi meteo che spesso di verificano nel mese di maggio a quote elevate. Sarebbe quantomai opportuno riportare il giro alla sua vecchia collocazione in calendario, vale a dire a cavallo tra l’ultima settimana di maggio e le prime due di giugno ma, in attesa di poter procedere in tal senso, è anche utile confrontarsi con la realtà dei fatti. La tappa ha un buon chilometraggio man almeno sino ai -45n Km non è dura. Nela prima parte si scalerà solo il Colle Lys dal facile versante settentrionale, anche se sarà necessario fare attenzione alla successiva discesa. Da Susa inizieranno gli ultimi 45 chilometri che sono ormai un classico del Giro d’Italia, propronendo l’accoppiata Colle delle Finestre (Cima Coppi a 2178 metri, 18,5 Km al 9,2% max 14%) -Sestriere (16 Km al 4%). Il Finestre, con i suoi 8 Km di sterrato e le sue pendenze severe, è una salita durissima che spesso presenta il conto sulle dolci rampe delle Sestriere, sulle quali chi ha ancora birra può fare velocità ai danni di coloro che invece si ritrovano affaticati. Tutti ricorderanno i crampi di Danilo Di Luca e la difficoltà di Gilberto Simoni nel 2005, mentre Contador nel 2015 andò in crisi in conseguenza degli attacchi di Mikel Landa (ma poi, con la sua grande classe, riuscì a salvarsi). Se i giochi non saranno ancora fatti questa tappa risulterà davvero decisiva. Chris Froome nel 2018 sfruttò questa salita per portare l’attacco decisivo alla maglia rosa in un Giro che sembrava ormai perso, ma in quel caso la tappa era disegnata diversamente.
In ogni caso, alla ventesima giornata di gara, una tappa così potrà fare davvero male alla vigilia della passerella di Roma sul circuito dei Fori imperiali, 141 Km che porteranno il chilometraggio complessivo della corsa rosa a 3413 Km.
Si tratta, a conti fatti, di un Giro disegnato bene ed equilibrato, con molte tappe intermedie nelle quali studiare modi per uscire dal registro e con due tapponi di montagna davvero duri che, nell’economia di una corsa, possono essere sufficienti. Le uniche perplessità, come si diceva in aperturaM sono sulla tappa di Asiago e su quella di Bormio ma, come spesso si ha l’occasione di ricordare, i percorsi possono offrire le occasioni ma sono poi i corridori a coglierle e a fare la corsa e i veri campioni sono capaci anche di cogliere occasioni quando esse sembrano non esserci.
Benedetto Ciccarone

Il Colle delle Finestre (www.bicidastrada.it)
VUELTA 2025, PERCORSO UN PO’ MONOTONO
gennaio 16, 2025 by Redazione
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L’edizione numero 80 del Giro di Spagna partirà dall’Italia con tappe abbastanza interessanti, ma le ombre del resto del percorso superano le luci, moltissime tappe di montagna presentano percorso anonimo e salita finale, sono previste una orribile ed anacronistica cronosquadre e una cronometro individuale troppo corta e mal collocata.
La Vuelta 2025, come già annunciato, prenderà il via dall’Italia con tre tappe più una quarta che porterà la carovana in Francia prima del trasferimento aereo verso la penisola iberica.
Le tre tappe italiane, pur non essendo progettate per influire sulla classifica finale, sono comunque disegnate abbastanza bene nel loro complesso, mentre purtroppo, andando avanti, si incontreranno una girandola di arrivi in salita preceduti da percorsi scialbi, molte tappe avranno un chilometraggio dilettantistico e si dovrà anche affrontare una cronosquadre di 21 chilometri che andrà a favorire i team che possono permettersi di ingaggiare come gregari corridori che sarebbero capitani in tutte le altre squadre (vedi ad esempio Adam Yates, che ha fatto podio al Tour 2023 alle spalle del suo capitano Pogacar) accentuando ancor di più le differenze a favore dei più forti. Forse era meglio, in sua vece, cercare di inserire percorsi dove si potesse sparigliare le carte e ribaltare le gerarchie.
La cronometro individuale sarà alla diciottesima tappa, misurerà solo 26 Km e non sarà in grado di influire più di tanto perché le differenze che gli specialisti riescono a evidenziare nella terza settimana saranno ridotte e gran parte dei giochi potrebbero essere già fatti.
La prima tappa prenderà il via da Venaria Reale e così il Piemonte potrà vantare d’aver dato ospitalità a tutti i tre grandi giri del ciclismo mondiale. Si tratterà di frazione per velocisti di 183 Km, con arrivo a Novara. La seconda frazione, da Alba a Limone Piemonte per 157 Km, proporrà il primo arrivo in salita e, come in molte altre frazioni, la salita finale sarà preceduta da un percorso monotono e pianeggiante, anche se alla seconda tappa la scelta è abbastanza giustificata dalla necessità di fare una selezione minima, giusto per allontanare i velocisti dalle posizione di vertice. La salita verso il traguardo misura 7,5 Km, ha una pendenza media del 5,4% ed è quindi lecito aspettarsi un arrivo dei migliori abbastanza popolato.
La terza tappa, da San Maurizio Canavese a Ceres, è interessante perché presenta vari mangia e bevi lungo il percorso, mentre gli ultimi 2 km tireranno leggermente all’insù (4,2%) ma il chilometraggio dilettantistico (138 Km) rovina una frazione che tecnicamente si presentava interessante.
Con la quarta tappa la corsa si sposterà in Francia con una prova di 192 Km che scatterà da Susa per arrivare a Voiron. La prima parte presenterà le ascese di Exilles, del Monginevro e del Lautaret, che verrà scollinato al Km 78. Dopo una interminabile discesa ed alcuni chilometri di pianura, a circa 30 Km dall’arrivo ci sarà il Col de Comboire, un dentello di 1,7 Km all’8,5% che potrebbe inspirare l’azione di un fuggitivo, pur essendo piuttosto lontano dall’arrivo.
Dopo un lungo trasferimento aereo (senza riposo) si entrerà finalmente in territorio spagnolo con la cronosquadre di Figueres , lunga 20,8 Km. Non c’è bisogno di far notare che, da qualche anno, gli organizzatori sembravano aver capito che le cronosquadre andrebbero eliminate dai grandi giri, sia perché favoriscono indebitamente corridori che corrono in team danarosi (e per questo già avvantaggiati di per sé), sia perché comportano una influenza molto forte su una classifica generale individuale.
La sesta tappa, che scatterà da Olot, sarà la prima frazione di alta montagna. Manco a dirlo l’arrivo è in salita, tuttavia saranno presenti anche altre asperità lungo il percorso. I chilometri saranno 170 e l’arrivo sarà ai 1900 metri della stazione di sport invernali di Pal , nel Principato d’Andorra. La salita finale di 9,7 Km al 6,4% di pendenza sarà preceduta dalla Collada de Sentigosa in apertura, quindi dalla Collada de Toses, salita lunghissima con pendenze per nulla difficili, e dall’Alto della Comella (4,3 Km al 7,4%), collocato subito prima dell’ascesa finale, In questa tappa si potrà vedere il primo scontro tra i big, ma sarà comunque la classica frazione in cui non si capirà chi vincerà la Vuelta, mentre sarà evidente chi non avrà la possibilità di vincerla.
La seconda tappa di montagna della prima settimana prenderà le mosse da Andorra La Vella e terminerà a Cerler dopo 188 Km e quattro GPM, i primi due dei quali caratterizzati da elevato chilometraggio e basse pendenze. La salita finale, invece, procede a gradoni e presenta un tratto di quasi 4 Km al 9,2% ed un altro di 2,7 Km al 9,8%. La pendenza media totale del 5,9% è quindi conseguenza dei tratti in contropendenza che separano i tre settori in cui è divisa l’ascesa: qui le differenze tra i big potrebbero cominciare ad emergere, anche se è ancora presto per dannarsi nel tentativo di staccare gli avversari ad ogni costo.
Torneranno protagonisti i velocisti nell’ottava tappa, che da Monzón condurrà in quasi 160 Km a Saragozza, poi sarà ancora montagna, anche se la frazione numero nove sarà una di quelle che caratterizzano negativamente la Vuelta. Lunga 195 Km e abbastanza semplice, anche se molto irregolare nella prima parte, prevede la partenza da Alfaro e una salita finale molto pedalabile (13 Km al 5.1%) verso la stazione invernale di Valdezcaray : tappe come queste sono ampiamente giustificate in un grande giro, ma dovrebbero essere limitate ad una per edizione, mentre questa Vuelta ne presenta davvero troppe.
Dopo il giorno di riposa, infatti, si avrà una frazione quasi fotocopia della tappa appena disputata, con qualche anonima collina prima dell’arrivo ai 1587 metri della stazione invernale di Larra Belagua , percorsi 169 Km dal raduno di partenza di Arguedas e affrontata una salita finale che, comunque, è un più impegnativa di quella di Valdezcaray (9.4 Km al 6.4% con i primi 4 Km al 7.7%)
L’undicesima tappa è forse la meglio disegnata di tutta la Vuelta, specialmente dal punto di vista tecnico, 168 Km nei dintorni di Bilbao che ricordano molto la “Clásica” di San Sebastián. Sette i Gran Premi della Montagna inseriti nel tracciato, non impossibili ma proposti senza un attimo di respiro. Gli ultimi tre saranno strappi molto brevi ma dotati di pendenze severe, specie per quanto riguarda l’Alto de Pike Bidea (2 Km al 9,4%), che verrà scollinato a meno di 8 Km dall’arrivo e che era stato affrontato anche nel finale della prima tappa del Tour del 2023, vinta dal pocanzi citato Adam Yates. Qui c’è il terreno per cercare di progettare un’imboscata e bisognerà tenere gli occhi spalancati per non cadere in eventuali tranelli. Sull’ultimo strappo quasi sicuramente si muoveranno i big perché l’occasione per guadagnare un po’ di terreno sugli avversari è davvero ghiotta. Anche la dodicesima frazione potrebbe riservare sorprese perché presenta un terreno adatto alle fughe, nonostante sia molto breve (solo 143 Km da Laredo a Los Corrales de Buelna): il GPM di prima categoria della Collada de Brenes (6,6 Km con una pendenza media superiore all’8%) è a soli 22 Km dall’arrivo e quindi si presta ad un tentativo di attacco da lontano.
Alla tappa 13 arriva il temuto Angliru con le sue pendenze estreme e la media in doppia cifra (12.3 Km al 10.1%), sarà preceduto dagli Alti di Mozqueta e Cordal, entrambe salite di limitato chilometraggio cui fanno da contraltare pendenze medie elevate (rispettivamente 8,1% e 8,8%). E’ la tappa più lunga della Vuelta, si partirà da Cabezón de la Sal e l’unica con chilometraggio superiore ai 200 Km ed è inutile dire che sarà fondamentale per la classifica finale.
Il principato delle Asturie sarà protagonista anche il giorno successivo per un’altra frazione in montagna (Aviles – La Farrapona) che, al contrario della precedente, sarà molto breve: solo 135 chilometri ma il finale sarà molto duro con il Puerto di San Lorenzo (9,4 km 8,8% di pendenza) e l’arrivo ai laghi di Somiedo, salita molto lunga con gli ultimi 7 Km all’8,5% medio. In questa tappa si potrebbe tranquillamente provare un attacco sul San Lorenzo, tuttavia il timore della salita finale, divisa in due tronconi con il primo favorevole agli inseguimenti, potrebbe frenare gli ardori.
La seconda settimana si chiuderà con una frazione adatta alle fughe (Vegadeo – Monforte de Lemos) di 166 Km, caratterizzata da una prima parte estremamente movimentata che potrebbe favorire la formazione di un drappello di attaccanti ben assortito e una seconda parte più pianeggiante che potrebbe invece favorire il rientro del gruppo.
Dopo il giorno di riposo, si correrà una sedicesima tappa (Poio – Mos, 172 Km), simile per certi versi a quella di Bilbao, come quella punteggiata da numerose salite abbastanza brevi (salvo l’Alto de Groba di 11 km) a quote collinari. Il finale sarà in salita, 8,7 Km al 5% per raggiungere i 502 metri di quota del Castro de Herville, e bisognerà prestare particolare attenzione ai primi 3 Km, che hanno una pendenza media dell’8,6% e potrebbero quindi ispirare anche un attacco di un uomo di classifica.
La diciassettesima tappa, invece, ricalcherà un po’ il copione generale di questa Vuelta mettendone insieme tutti i difetti: tappa breve (137 Km da O Barco de Valdeorras all’Alto de El Morredero), e un percorso abbastanza anonimo, anche se vallonato, fino alla salita finale che misura 18 Km ed è abbastanza irregolare. C’è un tratto, nella parte iniziale, di 3,5 Km molto duro con una pendenza media che supera di poco il 10%. Dopo un troncone di respiro si incontrano 4,3K all’8,7% seguiti addirittura da un breve tratto in contropendenza prima dello strappo finale di 3,8 Km al 7,3% che porterà ai 1756 metri di quota dell’arrivo. La salita finale è dura ed interessante ma il resto della tappa è poca cosa e sarà piuttosto sonnacchioso.
La tappa numero 18 sarà l’unica cronometro individuale, disegnata a favore dei per specialisti, senza difficoltà altimetriche e lunga 26 Km. Nella terza settimana spesso ciò che conta maggiormente sono le energie rimaste e in genere nelle prove contro il tempo la differenza tra specialisti e scalatori non si assottiglia. Tenendo conto, quindi, del fatto che questa è l’unica cronometro individuale, la collocazione nell’ultima settimana ed il chilometraggio lasciano a desiderare.
Seguirà una tappa interlocutoria da Rueda a Guijuelo (159 km), penultima occasione per velocisti prima della passerella finale di Madrid.
Ventiquattore più tardi di disputerà la tappa regina che, chilometraggio a parte (160 Km), ha l’aspetto di un vero e proprio tappone. Cinque i Gran Premi della Montagna in menù: subito dopo la partenza da Robledo de Chavela si scalerà l’Alto de la Escondida (1262 mt, 11 Km 3,7%) seguito dal Puerto de la Paradilla (1351 mt 5,5 Km al 5,5%), dall’Alto del León a 1506 metri (7,4 Km al 7,1%) e da una prima ascensione al Puerto de Navacerrada (1850 mt, 6,9 Km al 7,6%), una delle salite storiche della Vuelta. Quella conclusiva verso la Bola del Mundo corrisponde in gran parte con precedente, che s lascerà proprio in corrispondenza del passo per intraprendere una stretta stradina lastricata in cemento che si inerpica per 3,2 Km al 12% di pendenza media, con tratti oltre il 20% per arrivare fino alla vetta più alta della Vuelta 2025, a 2254 metri di quota, dove nel 2010 Nibali vinse la sua unica Vuelta resistendo agli attacchi che Ezequiel Mosquera gli portò proprio su questa salita. Lo scalatore siciliano si staccò ma continuò a salire regolare e nel finale raggiunse lo spagnolo portando a termine vittoriosamente la corsa.
Se le tre settimane non avranno disegnato una classifica chiara potremmo rivedere un finale simile prima della passerella conclusiva, 101 Km da Alalpardo al tradizionale approdo finale in Plaza de Cibeles, al cospetto del municipio di Madrid.
Da questa carrellata pare chiaro che questo Giro di Spagna si vincerà in salita ma il timore è che la battaglia tra i big la si vedrà quasi principalmente negli ultimi chilometri dei dieci arrivi in salita previsti.
Ultima notazione: Madrid, che geograficamente è al centro della Spagna, sarà il punto più meridionale toccato dalla corsa…
Benedetto Ciccarone

La strada in cemento verso la Bola del Mundo (http://dukemtb.blogspot.com)
TOUR DE FRANCE 2025: PARZIALE RITORNO AGLI ANNI ‘90 (E NON E’ DETTO CHE SIA UN MALE)
novembre 4, 2024 by Redazione
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Svelato a Parigi un tracciato del Tour atipico rispetto a quelle delle edizioni viste negli ultimi anni e che, invece, va parzialmente a braccetto con quelle vissute negli anni ‘90, quando per vedere le prime montagne bisognava far trascorrere una settimana abbondante.
È stato presentato un Tour de France, quello dell’edizione 2025, che prevede la prima tappa di montagna alla decima giornata di gare e una cronometro alla quinta, come accadeva negli anni ‘90, quando il percorso della Grande Boucle presentava, però, una prima settimana tutta piatta, cosa che invece, per fortuna, l’anno prossimo è stata scongiurata, cercando di seminare insidie e trabocchetti nelle tappe collinose.
Naturalmente, questo rappresenta solo un elemento di un percorso che invece, per molti aspetti, rispecchia la tendenza degli ultimi anni, senza però esaspererla come accaduto nel recente passato.
Un chiaro esempio sono i chilometri a cronometro che sono sempre in numero piuttosto scars, anche se con una frazione prima dei monti , piazzata per invitare gli uomini forti contro il tempo e che devono difendersi in salita a cercare di guadagnare un tesoretto per provare a gestire gli attacchi degli scalatori sulle salite.
Ci sono solo due tappe oltre i 200 km e questo è ovviamente un elemento fortemente negativo e ricorrente nelle ultime edizioni; tuttavia va anche notato che c’è una sola tappa sotto i 150 Km ed è l’ultima di montagna, collocata quindi in un momento in cui la scarsità di energie sarà sufficiente a rendere la frazione, che prevede tante salite, comunque dura.
Il disegno complessivo ricalca un po’ quello classico del grande ricciolo, partendo da nord ovest e percorrendo quasi interamente il perimetro del paese.
Il rovescio della medaglia di questo aspetto sta nei quasi 3000 Km di trasferimenti, che non potranno essere sottovalutati perché sono elementp di stress che, nell’economia di una corsa di tre settimane, possono farsi sentire. Il problema è che la riduzione generale del chilometraggio complessivo ha come conseguenza l’impossibilità di ricoprire interamente il tracciato, obbligando quindi a numerosi spostamenti tra le località d’arrivo e quelle di partenza.
La prima settimana, pur orfana di tappe di montagna, offre diverse occasioni per finali aperti nei quali i finisseur dovranno prevedibilmente vedersela con gli uomini di classifica che, negli ultimi anni, hanno dimostrato un atteggiamento combattivo su strappi brevi e duri.
La prima tappa, disegnata in circuito attorno a Lilla, finirà quasi certamente in volata perché le tre “côtes” disseminate lungo il percorso – sia per collocazione, sia per caratteristiche – non saranno in grado di impedire ai velocisti di giocarsi la prima occasione e, di conseguenza, la conquista della prima maglia gialla.
Diverso è il discorso per la seconda tappa, la più lunga del Tour, con arrivo a Boulogne-sur-Mer dopo 212 chilometri. Nel finale sono stati, infatti, inseriti due muretti di 900 ed 800 metri con pendenze medie rispettivamente dell’11% e dell’8,8%. Dalla cima dell’ultimo strappo al traguardo ci saranno solo sei chilometri e soprattutto è possibile che l’attacco possa partire sul primo di questi muri, piazzato a 10 Km dall’arrivo: si tratta di un finale ideale per corridori esplosivi e, visto il comportamento dei tre dominatori dell’ultima edizione, è lecito aspettarsi il primo confronto tra i “big”
La terza tappa è pianeggiante e terminerà certamente allo sprint a Dunkerque, mentre la quarta, con arrivo a Rouen dopo 173 Km, presenta un finale con numerosi mangia e bevi. L’ultimo strappo di 900 metri ha una pendenza media in doppia cifra e termina a 5 chilometri dall’arrivo, ma attenzione perché le “côtes” precedenti non sono banali, specialmente quella di Belbeuf, posta a 28 chilometri dalla conclusione e lunga poco più di un chilometro ma caratterizzata da una pendenza media vicina al 10%,
Un corridore come Pogacar potrebbe tranquillamente provare un attacco e tutti sanno come è difficile chiudere su un uomo come il campione del mondo, anche quando prende pochi metri.
La quinta tappa rappresenta il primo importante spartiacque poichè si tratterà di una cronometro individuale di 33 Km per specialisti, disegna su di un percorso pianeggiante attorno a Caen. Remco Evenepoel, se sarà al meglio, dovrà cercare di guadagnare il più possibile per sperare di poter provare a resistere al ritorno dei due uomini che lo hanno preceduto quest’anno. La prova contro il tempo al quinto giorno, inoltre favorisce gli specialisti ed è una cartina di tornasole attendibile dello stato di forma dei corridori più attesa, perché a crono non si può bluffare. Forse, questa tappa poteva essere un po’ più lunga per rendere la corsa maggiormente equilibrata, visto che la seconda prova sarà una cronoscalata di 11 Km, favorevole agli scalatori più che agli specialisti del tic-tac.
Attenzione poi alla sesta tappa, di 200 Km con arrivo a Vire Normandie. Anche in questo caso il finale presenta uno strappo che porterà alla scoperto sia i finisseur esplosivi, sia gli uomini di classifica. Potrebbe essere anche un’occasione immediata per rifarsi del tempo eventualmente perduto a cronometro. La Côte de Vaudry è uno strappo di 1 Km al 7,5% posto a 5 chilometri dall’arrivo, a sua volta collocato in cima ad uno strappo di 700 metri al 9,3%. L’epilogo più probabile è la sparata finale, ma non è da escludere un tentativo sull’ultimo GPM
Anche la settima tappa prevede un finale scoppiettante, con un doppio passaggio sull’iconica salita di Mûr-de-Bretagne, che in realtà non è durissima (2,2 Km al 6,3%) ma sulla
quale nel recente passato si sono visti qualche secondo di differenza anche tra uomini di classifica.
L’ottava a la nona tappa saranno frazioni di trasferimento dedicate alla sfida tra ruote veloci, la prima con arrivo a Laval e la seconda con traguardo fissato a Châteauroux.
Nel giorno della presa della Bastiglia ci sarà la prima frazione di montagna e lo scenario sarà quello del Massiccio Centrale. Sono previsti ben 7 GPM non particolarmente duri, ma bisognerà fare attenzione perché non c’è un metro di pianura. Il finale presenta l’ascesa al Col de la Croix Saint-Robert, a quota 1450, dopo una salita di 5 Km al 6,3%. Si scollina a 10 Km dall’arrivo ma gli ultimi 3,3 saranno nuovamente in salita, stavolta all’8%, fino ai 1324 metri di Le Monte-Dore. Di norma le tappe sul Massiccio Centrale non sono durissime in senso assoluto, ma sono sempre insidiose e tecnicamente complesse. A tale proposito basti pensare al fatto che Pogacar proprio in queste zone, ha vissuto l’unica giornata di difficoltà nell’ultimo Tour de France, che pure ha dominato in lungo e in largo
Dopo il giorno di riposo, si riprenderà mercoledì 16 luglio con una tappa ad anello con partenza ed arrivo a Tolosa. Si tratta di una frazione breve, con una impressionante girandola di strappi stile mangia e bevi, saranno 7 solo negli ultimi 40 chilometri. In questa fase di pianura praticamente non ce n’è sino a 9 Km dall’arrivo e le “côtes”, pur non impossibili, renderanno difficile controllare la corsa in vista dell’ultimo strappo, che presenta 900 metri al 9,1% e termina a 9 Km dalla conclusione. Ecco un’ennesima frazione con insidie nel finale che potranno sia vedere il confronto tra gli uomini di classifica, sia comunque aumentare il logorio per le squadre che vorranno cercare di controllare, con conseguenze non trascurabili in termini di stress.
Con la dodicesima tappa inizieranno i Pirenei, che debutteranni conl l’arrivo in salita ad Hautacam dopo 181 km e aver scalato in precedenza il Soulor ed il breve Col des Bordères. Tra la cima di questa ultima salita e l’inizio della ascesa finale (13.6 Km al 7.8%) ci sono poco meno di 20 Km ed è quindi immaginabile che gli attacchi andranno in scena sull’ultima salita, anche perché questa tappa è solo l’antipasto del vero tappone. previsto quarantottore più tardi.
Tra la prima e la seconda tappa in linea sui Pirenei è stata, infatti, inserita una cronoscalata di 11 chilometri da Loudenvielle a Peyragudes. Si tratta di una salita secca, anche se i primi 4 chilometri saranno di avvicinamento. Sarà importantissima la preparazione per arrivare alla rampa di lancio già pronti a dare tutto in uno sforzo intenso. Le pendenze sono regolari (8 Km al 7.5%), ma gli ultimi mille metri sono al 13% con punte al 16% e arrivano nel finale di una frazione che richiederà ai corridori di dare tutto in un limitato lasso di tempo. Se si sbagliano i calcoli e si arriva all’ultimo chilometro in debito, le conseguenze potrebbero essere molto gravi. Si tratta di una tappa diversa da quella di 35 km che vide Pogacar strappare la vittoria del Tour al connazionale Roglic, perché la cronometro del 2020 aveva un chilometraggio triplo rispetto a quella del 2025 e un tratto di pianura abbastanza lungo prima di iniziare l’ascesa verso la Planche des Belles Filles.
Sabato 19 luglio è in programma il tappone pirenaico che si contende lo scettro di tappa regina con il tappone alpino di Courchevel. Il dislivello è tutto negli ultimi 110 Km, che prevedono i mitici colli del Tourmalet, dell’Aspin, e del Peyresourde, prima dell’ascesa finale verso Superbagnères, in una sorta di giro della morte con le salite in successione senza tratti intermedi. La fine della discesa da un colle coincide con l’inizio della salita del successivo. Questa tappa riserva numerose possibilità tattiche. L’attacco da lontano è tutt’altro che impossibile, ma anche la sfida sulla salita finale è uno scenario da prendere in considerazione. Quello che è certo è che si tratta di una tappa durissima nella quale gli uomini di classifica si daranno certamente battaglia su un terreno che potrebbe causare anche grandi distacchi. Davvero una bella tappa anche grazie al ritorno della salita di Superbagnères, che mancava al Tour da 36 anni.
Domenica 20 luglio andrà in scena la 15esima tappa da Muret a Carcassonne, adatta alle fughe da lontano. La frazione presenta una salita di 11 Km al 4,3% (Col de la Croix de Montalric) nella parte centrale, seguita poi dal Pas du Sant (3,2 Km all’8,7%). Si tratta di un terreno non impossibile ma che taglierà certamente fuori i velocisti e potrebbe anche favorire il via libera per una di quelle classiche fughe da metà Tour de France che arrivano con un quarto d’ora di vantaggio, altro punto fermo dei percorsi anni 90 che, nelle ultime edizioni, era stato messo in discussione.
Dopo il secondo giorno di riposo inizierà l’ultima settimana con un classico: tappa pianeggiante con arrivo sul gigante della Provenza, il leggendario Mont Ventoux, con l’ultimo tratto da Chalet Reynard alla vetta completamente privo di vegetazione e spesso esposto a forti raffiche di vento, come ricorda anche il nome. La sfida sarà tutta sulla salita finale, le pendenze sono molto severe (19.5 Km al 7.8%) e l’ultimo tratto scoperto aggiunge ulteriori difficoltà, specialmente in caso di vento. Ci sarà sfida a viso aperto tra gli uomini di classifica. E’ appena il caso di ricordare che nel 2021 Pogacar, che vinse quel Tour, passò un brutto quarto d’ora proprio sul Ventoux a causa di un attacco di Jonas Vingegaard, che riuscì a staccarlo, dovendo poi cedere agli ordini di scuderia, visto che in quel Tour il suo ruolo era quello di gregario di Roglic.
La tappa numero 17, con arrivo a Valence, potrebbe sia favorire una fuga, sia andare ad un velocistam ma bisognerà vedere quanti e quali sprintert saranno rimasti in gara alla vigilia delle alpi.
Il tappone alpino andrà in scena il 24 luglio, con l’aspetto di una cavalcata massacrante tra Vif e il Col de la Loze, 171 Km con tre salite lunghissime e senza soluzione di continuità. L’unico tratto tranquillo sarà quello che dalla partenza condurrà al chilometro 35, da lì in rapida successione si scaleranno il Col de Glandon (quasi 2000 metri, 21 Km al 5,1%), il Col de la Madeleine (2000 metri, 19,2 Km all’8%) e quindi il Col de la Loze (2304 metri 26 Km al 6,5%), che affrontato due volte nel recente passato, ma stavolta si salirà dal versante inedito di Courchevel, La salita più dura è la Madeleine, sulla quale umeno giovani ricorderanno la sfida epica tra Pantani e Ullrich al Tour del 1998, con il “Pirata” che ebbe anche qualche momento di difficoltà per rispondere al tedesco, che aveva il dente avvelenato dopo la crisi del giorno precedente a Les Deux Alpes che gli costò la vittoria di quel Tour de France. Oggi un attacco sulla Madeleine apparirebbe azzardato perché la cima è posta a 65 Km dalla conclusione, ma non può essere escluso, specialmente se ci sarà un uomo con un distacco consideravole da recuperare. In realtà appare più possibile una grossa scrematura per arrivare alla salita finale in pochi uomini dopo una corsa tirata. La lunghezza della salite, l’altitudine, la mancanza di tratti di recupero sono tutti fattori che rendono questa tappa durissima e allo stesso livello, se non superiore, del tappone pirenaico.
La diciannovesima tappa sarà una minifrazione di 130 Km, per fortuna l’unica di questo Tour, collocata alla fine in modo da bilanciare il ridotto chilometraggio. E’ comunque una tappa ben disegnata che arriva dopo il tappone alpino e potrà quindi esprimere le ultime sentenze. Cinque le salite previste: si parte con la Côte de Hery-sur-Ugine a quota 1004 metri (11 Km al 5%), seguita dal Col de Saisies ( 1650 mt, 13,7 Km al 6,4%) dal Col du Pré (1748 mt, 16,6 al 7,7%) e dal Cormet de Roselend a 1968 metri (5 Km al 6,3).
A questo punto ci sarà una discesa di circa 30 Km che porterà ai piedi della salita finale verso i 2052 metri di La Plagne, molto lunga (19 Km) e dotata di pendenze nient’affatto trascurabili (7,2%).
Una tappa del genere posta a fine Tour potrebbe fare comunque danni non indifferenti.
La ventesima tappa verso Pontarlier sarà interlocutoria prima della passerella parigina. Potrebbe sembrare una scelta non ottimale, tuttavia va considerato che le sedi di tappa sono spesso dettate da logiche che con lo sport non hanno nulla a che fare.
Ritornano quindi i Campi Elisi il 27 luglio per il gran finale a Parigi.
La considerazioni conclusive sono quelle di un percorso molto positivo per le tappe insidiose disseminate lungo tutta la prima parte del Tour per rendere anche la parte priva di montagne interessante, imprevedibile. accattivante ed allo stesso tempo aperta. Le frazione montane sono disegnate molto bene e sono in numero ideale. senza le esagerazioni degli anni passati.
L’unico appunto che si può fare è che tutte le tappe di montagna hanno l’arrivo in salita, mentre sarebbe stato opportuno inserirne un paio con l’arrivo in discesa, anche per offrire una varietà maggiore di possibili soluzioni.
Quanto agli aspetti negativi, va segnalata la mancanza di tappe lunghe ben oltre i 200 Km, che in un grande giro non dovrebbero mancare, e i pochi chilometri a cronometro che comunque sono ancora insufficienti, specie considerando che la seconda prova è una cronoscalata in senso classico. In questo senso forse si poteva tentare di ripristinare la cronometro del penultimo giorno, oppure allungare la prima crono portandola a una cinquantina di chilometri.
Questo semplice accorgimento avrebbe forse reso più incerta una corsa che presenta comunque un percorso con tutti i presupposti per essere spettacolare.
Benedetto Ciccarone

La salita verso Superbagnères, che tornerà ad essere affrontata al Tour dove 36 anni d'assenza (thecolcollective.com)
GIRO DI LOMBARDIA 2024 – LE PAGELLE
ottobre 15, 2024 by Redazione
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Le pagelle del Giro di Lombardia disputato sabato scorso
TADEJ POGACAR. Il fenomeno del ciclismo mondiale non delude le aspettative e con un’altra dimostrazione di forza, che inizia precisamente sulla Colma di Sormano a circa 50 km dalla conclusione, vince il suo quarto Giro di Lombardia consecutivo collezionando record su record. Le 25 vittorie in un anno che comprendono anche i trionfi del Giro e del Tour, oltre all’alloro Mondiale di Zurigo, dicono tutto sulla superiorità dello sloveno. Il 2025, visto l’andazzo, sarà un’altra annata di conferme e di nuovi record da abbattere. VOTO: 9.5
REMCO EVENEPOEL. Questa volta è Evenepoel il primo dei battuti, anche se il suo ritardo all’arrivo di quasi 4 minuti nei confronti di Pogacar è il più alto delle classiche monumento 2024 tra il primo ed il secondo. La pretattica della vigilia paga fino ad un certo punto ma il belga chiude una stagione comunque ottimo. VOTO: 8
GIULIO CICCONE. Un podio in una classica monumento è comunque un podio e, nonostante un anno deludente, Ciccone ottiene proprio all’ultima apparizione stagionale uno dei risultati migliori del suo 2024, che ricorderemo principalmente per la caduta alla Vuelta, causata da un capriolo, e per i guai fisici patiti in primavera, causa della mancata partecipazione al Giro d’Italia. VOTO: 7
PAVEL SIVAKOV. Il ciclista francese è sempre nel vivo dell’azione, anche con compiti di gregariato, e prima dell’attacco di Pogacar è uno dei più attivi in testa al gruppo principale. Nonostante gli sforzi chiude con un onorevole sesto posto. VOTO: 7
LENNERT VAN EETVELT. Il forfait di Maxim Van Gils fa ricadere sul giovane belga l’onere di fare la corsa per la Lotto Soudal. Nonostante sia fermo dal 29 agosto, quando si ritirò dopo l’undicesima tappa della Vuelta, Van Eetvelt conduce una corsa intelligente e nei chilometri conclusivi resta a lungo a bagnomaria – insieme a Mas e Sivakov – tra Pogacar ed il secondo gruppo inseguitore. Alla fine chiuderà in settima posizione. VOTO: 7
NEILSON POWLESS. Buona prova del ciclista statunitense che dopo la vittoria al Gran Piemonte si candidava concretamente a capitano del Team EF Education EasyPost. Chiude in ottava posizione dimostrando di avere una buona gamba. VOTO: 7
XANDRO MEURISSE. E’ uno dei ciclisti che prova ad animare la corsa già dai primi chilometri, andando in fuga insieme ad una ventina di altri attaccanti. Chiude in decima posizione raccogliendo personalmente uno dei risultati più prestigiosi in una corsa monumento. VOTO: 7
ION IZAGIRRE. Pur essendo lontano dai fasti di un tempo, lo spagnolo della Cofidis chiude in quarta posizione ricalcando per sommi capi la stagione di Ciccone. VOTO: 6.5
ENRIC MAS. Chiude al quinto posto in una stagione da “vorrei ma non posso”: per lo spagnolo non si contano top five e top ten, ma la vittoria gli manca dal Giro dell’Emilia 2022. VOTO: 6.5
DAVID GAUDU. Il ciclista francese offre una prestazione al di sotto delle sue possibilità e termina in nona posizione con più rimpianti che soddisfazioni, alla luce di una stazione non proprio esaltante. VOTO: 6.5
TOMS SKUJINS. Giro di Lombardia sostanzialmente anonimo da parte del ciclista lettone, che si era fatto vedere ai Mondiali di Zurigo quando chiuse in quarta posizione. Dopo aver resistito con le unghie e con i denti sulla prima parte della Colma di Solmano, cede di schianto sotto i colpi di Pogacar. VOTO: 5.5
ANTONIO TIBERI. La tattica della Bahrain Victorious di mandare subito in avanscoperta uno dei capitani non produce gli effetti sperati, visto che il laziale è uno dei primi a rialzarsi nel gruppo dei fuggitivi. VOTO: 5
SIMON YATES. Corroborato da un buon Giro dell’Emilia, quando chiuse in quinta posizione, è il capitano della Jayco AlUla ma al termine del Giro di Lombardia sono numerose le chiamate alla redazione di “Chi l’ha visto?” VOTO: 4.5
MICHAEL WOODS. Stesso discorso di Simon Yates. La buona prova al Giro dell’Emilia, dove ha chiuso al quarto posto, non viene confermata al Giro di Lombardia, dove addirittura si ritira durante la corsa. VOTO: 4
Antonio Scarfone
MONDIALE 2024, LE PAGELLE
ottobre 2, 2024 by Redazione
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Le pagelle del mondiale disputato domenica scorsa a Zurigo
TADEJ POGACAR. Vincere nello stesso anno Giro d’Italia, Tour de France e Campionati del Mondo non è cosa da poco. Il fenomeno sloveno è senza ombra di dubbio uno dei più forti ciclisti della storia. Lo scatto deciso e decisivo a 70 km dal termine e la sua cavalcata trionfale resteranno negli occhi e nel cuore degli appassionati di ciclismo. Adesso lo aspettiamo per il poker al Lombardia dove sarà ancora l’uomo da battere. VOTO: 9.5
BEN O’CONNOR. Si nasconde bene nel gruppo nelle fasi calde del mondiale, salvo poi mantenere la testa della corsa insieme ai contendenti al secondo gradino più alto del podio. Scatta al momento giusto per andarsi a prendere un argento del tutto insperato alla vigilia. VOTO: 9
MATHIEU VAN DER POEL. Un mondiale è sempre un mondiale e il campione olandese, vincitore lo scorso anno, contiene per quanto possibile la sfuriata di Pogacar finchè capisce anche lui che tanto vale giocarsi una medaglia, anche se non sarà quella più prestigiosa. E’ uno tra i più attivi ma soprattutto più generosi, chiudendo a ripetizione in prima persona negli ultimi chilometri sui tentativi dei ciclisti presenti nel gruppetto inseguitore. Alla fine non ce la fa a chiudere su O’Connor e si prende un meritato bronzo nella volata ristretta per il terzo posto. VOTO: 8
TOMS SKUJINS. Una delle corse meglio interpretate dal ciclista lettone che si gioca la medaglia di bronzo con il ben più accreditato Van der Poel. Ottimo, comunque, il suo quarto posto che ci ha riportato per un attimo nel 2000, quando il suo connazionale Romans Vainsteins fece il colpaccio a Plouay. VOTO: 7.5
BEN HEALY. Attaccante di razza, prova a stravolgere le carte in tavola insieme a Sivakov, Onley e Vermaerke prima dell’inesorabile rimonta di Pogacar. Conclude al settimo posto ma confidiamo che l’irlandese prima o poi potrà lottare per una medaglia. VOTO: 7
PAVEL SIVAKOV. Ultimo ciclista a cedere a Pogacar, è gusto dargli il giusto merito anche se poi concluderà solamente in 35° posizione. VOTO: 7
REMCO EVENEPOEL. Patisce a lungo andare il circuito di Zurigo, sul quale nelle ultime tornate soffre sia la salita della Zurichbergstrasse, sia quella di Witikon. Rientra in qualche modo sul gruppetto che si gioca argento e bronzo ma non fa meglio del quinto posto. VOTO: 6.5
MARC HIRSCHI. La speranza più grande per i padroni di casa delude le aspettative, pur restando spesso e volentieri nel vivo della corsa. Nel finale tenta qualche allungo ma si spreme troppo e non riesce neanche a giocarsi concretamente la medaglia di bronzo. VOTO: 6
ENRIC MAS. Dimostra di essere lo spagnolo più in forma essendo uscito in buona condizione dalla Vuelta e per lunghi tratti di corsa resta ancorato al primo gruppo inseguitore. Soffre alla fine i ripetuti attacchi e nella volata per il terzo posto conclude in ottava posizione dietro Healy. VOTO: 6
GIULIO CICCONE. Al traguardo è venticinquesimo e primo ciclista italiano all’arrivo con un ritardo di oltre 6 minuti e mezzo da Pogacar. Il fallimento della spedizione italiana è evidente. All’inizio si sapeva che non c’erano troppe speranze per un buon risultato, ma la delusione è ancora più grande alla luce di questo risultato. Attendiamo tempi migliori. VOTO: 4
JULIAN ALAPHILIPPE. Non sapremo mai se avrebbe dato filo da torcere a Pogacar, ma la condizione in ripresa autorizzava a tenerlo presente almeno per una top ten o, meglio ancora, per una top five. Una caduta dopo una sessantina di chilometri lo costringe purtroppo al ritiro. S.V.
Antonio Scarfone
LA VUELTA CHE VERRÀ (e altro ancora): VUELTA A ESPAÑA 2025
settembre 10, 2024 by Redazione
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L’anno prossimo la Vuelta scatterà dall’Italia. La “Grande Partenza” della corsa iberica andrà in scena sulle strade del Piemonte
La notizia non è ancora ufficiale ma da mesi viene dato per certo che l’Italia dopo aver ospitato quest’anno il “Grand Départ” del Tour de France nel 2025 farà la stessa cosa con la Vuelta. Il Giro di Spagna numero 80° partirà dall’Italia anche se sul “dove” non ci sono certezze, a parte quella sulla regione che darà il via alla corsa, il Piemonte. La prima candidatura è arrivata lo scorso mese di aprile e domenica a Madrid era presente una delegazione piemontese per incontrare l’organizzatore della Vuelta Javier Guillén e cominciare a mettere nero su bianco il programma dei primi giorni di corsa. Ad aprile era stata diffusa dalla stessa Federazione Ciclistica italiana una prima “bozza” di percorso, che prevede ben tre tappe e mezza, come accaduto anche con il Tour partito da Firenze. Secondo tale bozza la prima frazione non dovrebbe partire da Torino ma dalla vicina Venaria Reale in direzione di Novara, dove andrebbe in scena un arrivo allo sprint, poi la corsa dovrebbe trasferirsi a Cherasco per ripartire alla volta di Alba, entrambi centri situati nella zona delle Langhe e questo si presta al disegno di un percorso collinare. L’ultima tappa totalmente disegnata sul suolo italiano si correrebbe quindi tra San Maurizio Canavese e Ceres, andando probabilmente a ricalcare il finale della quinta tappa del Giro Donne 2023, che prevedeva nel finale la salita (6 Km al 6.6%) diretta al santario intotolato a Sant’Ignazio di Loyola (santo di origine spagnola, tra l’altro). Infine, la quarta tappa partirebbe da Bussoleno in direzione della Francia, come accaduto in occasione della frazione che all’ultimo Tour ha portato il gruppo da Pinerolo a Valloire, e si andrebbero dunque subito ad affrontare le prime montagne. In tempi più recenti, però, il giornalista piemontese Beppe Conti avrebbe ridimensionato questo progetto a soli due giorni, con un prima tappa disegnato attorno a Torino e una seconda nelle Langhe per poi puntare verso la Francia.
RASSEGNA STAMPA
Vuelta, per Roglic è un poker storico. Crono finale a Kung: Cattaneo terzo e Baroncini quarto
Gazzetta dello Sport
V Madridu so okronali kralja Primoža IV – Velika Slovenija je pobrala vse (A Madrid fu incoronato re Primož IV – La grande Slovenia ha raccolto tutto)
Delo – Slovenia
Küng firma la crono finale della Vuelta
Corriere del Ticino – Svizzera
Roglic secures fourth Vuelta title to equal record (Roglic si aggiudica il quarto titolo della Vuelta eguagliando il record)
The Guardian – Regno Unito
Primoz Roglic reigns in Spain as Eddie Dunbar celebrates superb race campaign (Primoz Roglic regna in Spagna mentre Eddie Dunbar celebra una superba campagna di gara)
The Irish Times – Irlanda
Roglic es el hombre-récord (Roglic è l’uomo dei record)
AS – Spagna
Roglic ganha pela quarta vez a Vuelta e iguala recorde de vitórias (Roglic vince la Vuelta per la quarta volta ed eguaglia il record di vittorie)
Público – Portogallo
Un 4e Tour d’Espagne pour Roglic et un record de victoires égalé (Un 4° Giro di Spagna per Roglic e un record di vittorie eguagliato)
L’Équipe – Francia
Stefan Küng schrijft de slottijdrit van de Vuelta op zijn naam, Primoz Roglic is al voor de vierde keer eindwinnaar in Spanje (Stefan Küng vince la cronometro finale della Vuelta, Primoz Roglic è già vincitore assoluto in Spagna per la quarta volta)
Het Nieuwsblad – Belgio
Roglic pakt eindzege in Vuelta na door Küng gewonnen tijdrit – Alarmfase één door ziekte, maar Roglic blijft winnen in La Vuelta: ’Nooit genoeg’ (Roglic conquista la vittoria assoluta alla Vuelta dopo una cronometro vinta da Küng – Allarme fase uno per malore, ma Roglic continua a vincere alla Vuelta: ‘Mai abbastanza’)
De Telegraaf – Paesi Bassi
Roglic gewinnt zum vierten Mal die Vuelta – Lipowitz starker Siebter (Roglic vince la Vuelta per la quarta volta, Lipowitz conclude con un ottimo settimo posto)
Kicker – Germania
Vacek útočil na triumf v časovce, nakonec je šestý. Roglič znovu králem Vuelty (Vacek attaccava per il trionfo nella cronometro, alla fine è arrivato sesto. Roglič di nuovo re della Vuelta)
Mladá fronta Dnes – Repubblica Ceca
Roglic protects lead on final day to win Spanish Vuelta for a record-equaling 4th time (Roglic difende il primato nell’ultimo giorno e vince la Vuelta spagnola per la quarta volta, eguagliando un record)
The Washington Post – USA
¡Primoz Roglic se coronó campeón de la Vuelta a España! Küng conquistó la etapa 21; Harold Tejada volvió a brillar (Primoz Roglic è stato incoronato campione della Vuelta a España! Küng ha conquistato la tappa 21; Harold Tejada ha brillato di nuovo)
El Tiempo – Colombia
Richard Carapaz roza el podio de la Vuelta a España 2024, el título vuelve a manos del esloveno Primoz Roglic – Así queda la clasificación general final de la Vuelta a España con la actuación de los ecuatorianos Richard Carapaz, Alexander Cepeda y Jhonatan Narváez – ‘Soy uno de los mejores y aún sigo en la lucha’, afirma Richard Carapaz, cuarto en la general de la Vuelta a España (Richard Carapaz sfiora il podio della Vuelta a España 2024, il titolo torna nelle mani dello sloveno Primoz Roglic – Questa la classifica generale finale della Vuelta a España con la prestazione degli ecuadoriani Richard Carapaz, Alexander Cepeda e Jhonatan Narváez – “Sono uno dei migliori e sto ancora lottando”, dice Richard Carapaz, quarto assoluto alla Vuelta a España)
El Universo – Ecuador
Australian cycling trio make history in Vuelta (Il trio ciclistico australiano scrive la storia alla Vuelta)
The West Australian – Australia
VUELTAALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della ventunesima ed ultima tappa, Distrito Telefónica – Madrid (cronometro individuale)
1° Victor Lafay
2° Maurice Ballerstedt a 2″
3° Luca Vergallito a 19″
4° Reuben Thompson a 21″
5° Valentin Paret-Peintre a 23″
Classifica generale finale
1° Tim Naberman
2° Ide Schelling a 1′14″
3° Kamil Gradek a 7′03″
4° Thibault Guernalec a 16′15″
5° Julius van den Berg a 16′22″
Miglior italiano Alessandro De Marchi, 11° a 27′07″
Maglia nera Primoz Roglic, 135° a 5h21′03″
I MONDIALI IN “QUATTRO”
Terminato il racconto della Vuelta del 1974 vi accompagneremo alla riscoperta, atteaverso i titoli del quotidiano “La Stampa” dei mondiali disputati negli anni terminanti con il numero 4, nel 30° anniversario del campionato del mondo disputato ad Agrigento nel 1994. I titoli dell’edizione 2014 sono quelli de ilciclismo.it
2004 – VERONA (Italia)
TRIS MONDALE: FREIRE ENTRA NELLA GALLERIA DEI GRANDI
Scelte sbagliate e sfortuna condannano l’Italbici – I fantasmi di Rebellin e Simoni si agitano nella fatal Verona – Resa amara per l’ltalia del pedale
Bettini si fa male cambiando una ruota, uova contro l’ammiraglia di Ballerini – Moser accusa: «Mancava gente di personalità». Basso si difende: «Abbiamo rallentato per aspettare Bettini». E Cunego si consola coccolato dalla mamma – Il ct Ballerini sotto accusa: «Perso Bettini, non avevamo più armi»
2014 – PONFERRADA (Spagna)
KWIATKOWSKI, CHE ASSOLO!
L’Italia riesce nell’intento di far scoppiare la corsa, ma ad approfittarne è il giovane polacco, che anticipa lo strappo finale e resiste al ritorno di un gruppetto regolato da Gerrans. Ennesimo podio senza iride per Valverde, terzo. Gli azzurri si sciolgono nel finale, mancando tutte le azioni nell’ultimo giro e mezzo. La prima nazionale di Davide Cassani si deve accontentare del tredicesimo posto di Colbrelli.
VUELTA 2024 – LE PAGELLE
settembre 10, 2024 by Redazione
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Ecco le pagella della 79a edizione della Vuelta
PRIMOZ ROGLIC. Vince con autorità la Vuelta 2024 conquistando uno storico poker dopo le vittorie nel triennio 2019 – 2021 e lasciandosi alle spalle le cadute al Giro dei Paesi Baschi e al Tour de France. Le tre vittorie di tappa sul Pico Villuercas, a Cazorla e sull’Alto de Moncalvillo nobilitano la sua prestazione nel corso delle tre settimane. La stagione, considerando anche la vittoria del Delfinato, è certamente positiva. VOTO: 9
BEN O’CONNOR. La quasi fuga bidone della sesta tappa lo proietta al primo posto in classifica generale. Resiste in maglia rossa fino alla tappa verso il Picon Blanco nella quale si deve arrendere a Roglic, ma alla fine riesce a conservare un secondo posto finale che gli vale la sua miglior prestazione in un GT. VOTO: 8
MATTIAS SKJELMOSE. Una delle sorprese più belle della Vuelta 2024. Dopo una prima settimana ordinaria, le tappe di Cazorla e del Cuito Negru – dove giunge rispettivamente quinto e sesto – gli danno le motivazioni giuste per poter ambire ad una prestigiosa top five. La prestazioni in crescendo sull’Alto de Moncalvillo e l’ottima cronometro conclusiva di Madrid gli regalano il quinto posto finale, la vittoria nella classifica dei giovani e la convinzione, perchè no, di poter diventare il nuovo Vingegaard. VOTO: 8
ENRIC MAS. E’ stato definito un po’ ironicamente il miglior gregario di Roglic alla Vuelta. Effettivamente non ci allontaniamo tanto dalla realtà, se è vero come è vero che i suoi attacchi (o presunti tali), pur encomiabili per impegno e dedizione, non hanno mai impensierito lo sloveno, spesso e volentieri rimasto alla sua ruota e pronto a cogliere il momento giusto per attaccare. Un terzo posto finale che comunque resta la migliore prestazione del suo 2024. VOTO: 7.5
KADEN GROVES . Approfitta del ritiro di Van Aert e conquista per il secondo anno consecutivo la maglia verde. Le tre vittorie di tappa sono la ciliegina sulla torta di una Vuelta complessivamente positiva. VOTO: 7.5
EDDIE DUNBAR . L’irlandese della Jayco AlUla vince due tappe scegliendo il momento giusto per le ‘fagianate’ che gli consegnano le due vittorie. VOTO: 7.5
RICHARD CARAPAZ. Dopo le prime due settimane piuttosto anonime, se si eccettua il secondo posto nella nona tappa, ottiene tre top ten nelle tappe del Cuitu Negru, dell’Alto de Moncalvillo e del Picon Blanco. Alla fine è quarto in classifica generale riuscendo a riscattare un Tour de France sottotono. VOTO: 7
DAVID GAUDU. Dopo il quarto posto al Tour 2022 si era un po’ perso per strada tra infortuni e prestazioni mediocri. A 27 anni trova un sesto posto finale in un GT, che può accrescere l’autostima e trovare le motivazioni per tornare ad essere uno dei migliori ciclisti francesi da GT. VOTO: 7
JOAO ALMEIDA Alla vigilia della Vuelta era considerato dalla maggior parte degli addetti ai lavori il più grande avversario di Roglic per la vittoria finale. Il terzo posto sul Pico Villuercas lo posizionava a soli 8 secondi di ritardo dalla maglia rossa. L’avvento del covid pone miseramente fine ai suoi sogni di gloria e lo costringe al ritiro cinque giorni dopo. VOTO: 7
ANTONIO TIBERI. Le speranza italiana per la Vuelta 2024 svaniscono nella nona tappa con il ritiro del capitano del Team Bahrain Victorious a causa di un malore che lo mette ko. Fino a quel momento aveva dato segni positivi, prendendo solo una ventina di secondi di ritardo da Roglic sugli arrivi in salita del Pico Villuercas e di CazorlaVOTO: 7
FLORIAN LIPOWITZ. Il giovane talento tedesco della Red Bull BORA Hansgrohe cresce bene all’ombra di Roglic e chiude in classifica generale al settimo posto. Un ottimo lasciapassere per future prestazioni. VOTO: 7
WOUT VAN AERT. Poteva essere 9 il voto del belga, che stava per vincere contemporaneamente la classifica a punti e quella dei GPM di un GT, cosa rara nel ciclismo, ma la caduta d il conseguente ritiro nella sedicesima abbassano inesorabilmente il voto e il sipario su una stagione che è un eufemismo dire scalognata. Alla Vuelta restano le tre vittorie di tappa, a corredo del bronzo olimpico a cronometro e della vittoria nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne. VOTO: 7
PABLO CASTRILLO, MARC SOLER, URKO BERRADE. Tra i più attivi nel promuovere fughe di lunga gittata, vincono una tappa ciascuno meritandosi una sufficienza piena e dando alla Spagna tre vittorie di tappa. VOTO: 7
PAVEL BITTNER Vince la quinta tappa con arrivo a Siviglia denotando le grandi doti di velocista che potrà migliorare in futuro. VOTO: 7
MICHAEL WOODS Vince sul Puerto de Ancares in un arrivo adatto alle sue caratteristiche, ancora di più se, come è successo, presente in una fuga. Per lui è la terza vittoria di tappa alla Vuelta, dopo le affermazioni nel 2018 e nel 2020. VOTO: 7
STEFAN KÜNG. Vince la cronometro conclusiva di Madrid dimostrando di essere probabilmente l’unico vero cronoman presente alla Vuelta. Vediamo adesso se e quanto questa vittoria gli darà la carica per affrontare in rapida successione Europei e Mondiali. VOTO: 7
BRANDON MCNULTY Vince la cronometro inaugurale da Lisbona ad Oeiras e veste la prima maglia rossa. VOTO: 6.5
PAVEL SIVAKOV . Inizialmente doveva vestire i panni del gregario in una UAE Team Emirates che vantava sulla carta una delle migliori rose alla partenza della Vuelta 2024. Termina nono nella generale e resta il dubbio di cosa avrebbe potuto fare se fosse stato lui il capitano. VOTO: 6
MIKEL LANDA Dopo due buonissime settimane culminate con il terzo ed il quarto posto a Cazorla ed a Granada, viene meno nella tappa di Maeztu perdendo circa quattro minuti sui primi e dicendo addio ad una top five che sembrava cosa (quasi) fatta. Alla fine è ottavo ma le recriminazioni sono tante per l’uomo di classifica designato dal Team Soudal Quick Step. VOTO: 5.5
ADAM YATES Capitano ombra dell’UAE Team Emirates, non sfrutta a dovere l’occasione che il destino gli riserva tra ritiro di Almeida e vittoria nella nona tappa, al termine della quale aveva un ritardo di circa 1 minuto e mezzo da Roglic. Una terza settimana che dire deludente è poco lo fa uscire dalla classifica generale e alla fine non entra neanche nella top ten. VOTO: 4
SEPP KUSS. Ombra del ciclista che non più di un anno fa aveva vinto la Vuelta, parte con i gradi di capitano nel Team Visma Lease a Bike ma non dà mai l’impressione di poter competere per la vittoria finale. Chiude quattordicesimo, rivelandosi probabilmente la delusione più grande dell’intera corsa spagnola. VOTO: 4
Antonio Scarfone
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): DISTRITO TELEFÓNICA (MADRID) – MADRID (ITT)
settembre 8, 2024 by Redazione
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Cala il sipario sulla Vuelta 2024 con una cronometro individuale che non potrà cambiare la situazione al vertice della classifica generale mentre tutto è ancora aperto per i gradini più bassi del podio
Era da vent’anni esatti che Madrid, tradizionale punto d’arrivo finale della Vuelta salvo qualche rara eccezione (nel 1993, nel 2014 e nel 2021 si è arrivati a Santiago de Compostela, mentre fino alla fine degli anni ‘70 la corsa terminava nei Paesi Baschi), non ospitava lo svolgimento di una tappa a cronometro. L’ultima volta capitò nel 2004 quando la conclusiva frazione contro il tempo di 28 Km non bastò a scardinare dal trono della Vuelta lo spagnolo Roberto Heras, che si impose in quella edizione con 30″ sul connazionale Santiago Pérez, vincitore di quella tappa con 13″ di vantaggio sul rivale. Molto diversamente erano andate le cose due anni prima quando la crono dell’ultimo giorno, affrontata sempre con Heras in maglia amarillo (la maglia rossa sarà introdotta nel 2010), ribaltò la classifica facendo balzare al primo posto Aitor González, che staccò lo scalatore di Béjar di ben 3′22″. Vista la supremazia dimostrata da Roglic nelle scorse tappe difficilmente rivedremo un “rovescio” come quello del 2002, ma la cronometro di quest’anno sarà ugualmente appassionante e tutta da gustare fino all’ultimo colpo di pedale perchè è ancora aperta la lotta per i gradini più bassi del podio, che vedrà pronti alla sfida l’ex capoclassica Ben O’Connor, Enric Mas e Richard Carapaz, attualmente secondo, terzo e quarto della classsifica, con l’australiano che vanta 9 secondi di vantaggio sullo spagnolo mentre più distanziato è l’ecuadoriano, che dovrà recuperare 50 secondi per garantirsi la terza piazza. Il percorso non presenterà alcuna difficoltà altimetrica, pur non essendo piattissimo, è vedrà i corridori partire uno alla volta dal quartier generale di Telefónica, la principale compagnia di telecomunicazione iberica. L’arrivo, 24 Km e 600 metri più avanti, sarà previsto sulla Gran Vía, una delle principali strade della capitale spagnola, sulla quale per la prima volta nella storia sarà collocato il traguardo di una tappa della Vuelta. Fino allo scorso anno (e, probabilmente, ci si tornerà dal 2025) l’ultimo striscione d’arrivo era collocato in Plaza de Cibeles, al cospetto del municipio di Madrid, dalla quale sarà previsto comunque un doppio passaggio negli ultimi 3 Km. Poi spazio alla “glorificazione” di Primoz Roglic, primo corridore ad eguagliare il record di vittorie alla Vuelta – quattro, per la precisione – finora detenuto dal citato Roberto Heras

La Gran Vía a Madrid e l’altimetria dell’ultima tappa (Google Street View)
METEO VUELTA
Madrid – partenza primo corridore (ore 16.20): cielo sereno, 28°C (percepiti 27°C), vento moderato da O (12-30 Km/h), umidità al 20%
Madrid – ore 17: cielo sereno, 28°C (percepiti 27°C), vento moderato da O (16-35 Km/h), umidità al 19%
Madrid – ore 18: cielo sereno, 27°C (percepiti 26°C), vento moderato da NO (20-40 Km/h), umidità al 22%
Madrid – arrivo maglia rossa (ore 19.30): cielo sereno, 26°C, vento moderato da NO (18-40 Km/h), umidità al 23%
GLI ORARI DELLA VUELTA
16.00: inizio diretta su Eurosport
16.20: partenza del primo corridore dal Distrito Telefónica di Madrid
16.46: arrivo del primo corridore a Madrid
19.04: partenza della maglia rossa dal Distrito Telefónica di Madrid
19.30: arrivo dell’ultimo corridore a Madrid
RASSEGNA STAMPA
L’ultima salita regala il bis a Dunbar. Roglic a una tappa dal poker
Gazzetta dello Sport
Dunbar pred vsemi, Rogliča do zmage loči le še jutrišnji kronometer – Primož Roglič izgubil pol ekipe, a si zagotovil četrto Vuelto (Dunbar davanti a tutti, Roglič è separato solo dalla cronometro di domani – Primož Roglič ha perso metà della sua squadra, ma si è assicurato la sua quarta Vuelta)
Delo – Slovenia
Dunbar takes stage 20 as Roglic closes on title (Dunbar vince la 20a tappa mentre Roglic si avvicina al titolo)
The Guardian – Regno Unito
Ireland’s Eddie Dunbar claims second stage win at Vuelta a Espana (L’irlandese Eddie Dunbar conquista la seconda vittoria di tappa alla Vuelta a Espana)
The Irish Time – Irlanda
Roglic sentencia la Vuelta (Roglic decide la Vuelta)
AS – Spagna
Eddie Dunbar vence etapa, Roglic continua a liderar a Vuelta (Eddie Dunbar vince la tappa, Roglic continua a guidare la Vuelta)
Público – Portogallo
Dunbar s’impose une nouvelle fois, Roglic tout proche du sacre (Dunbar vince ancora una volta, Roglic vicinissimo all’incoronazione)
L’Équipe – Francia
Taaie Eddie Dunbar houdt favorieten nipt af op de Picon Blanco! Mas en Roglic vervolledigen het podium (Il duro Eddie Dunbar tiene a bada i favoriti sul Picon Blanco! Mas e Roglic completano il podio)
Het Nieuwsblad – Belgio
Eddie Dunbar wint voorlaatste etappe Vuelta; Primoz Roglic zo goed als zeker van eindzege (Eddie Dunbar vince la penultima tappa della Vuelta; Primoz Roglic è quasi certo della vittoria assoluta)
De Telegraaf – Paesi Bassi
Trotz Sorgen bei Red Bull: Roglic vor viertem Vuelta-Sieg (Nonostante le preoccupazioni in casa Red Bull: Roglic a un passo dalla quarta vittoria alla Vuelta)
Kicker – Germania
Horské finále Vuelty ovládl Dunbar. Roglič je blízko celkovému vítězství (Dunbar ha dominato il finale in montagna della Vuelta. Roglič è vicino alla vittoria assoluta)
Mladá fronta Dnes – Repubblica Ceca
Roglic on brink of fourth Vuelta title after protecting lead on last mountain stage (Roglic sull’orlo del quarto titolo della Vuelta dopo aver difeso il primato nell’ultima tappa di montagna)
The Washington Post – USA
Primoz Roglic quedó a 24 km del título de la Vuelta a España tras dura etapa de montaña – El colombiano Daniel Felipe Martínez abandona la Vuelta a España un día antes de su conclusión (Primoz Roglic è a 24 km dal titolo della Vuelta a España dopo una dura tappa di montagna – Il colombiano Daniel Felipe Martínez abbandona la Vuelta a España un giorno prima della sua conclusione)
El Tiempo – Colombia
Richard Carapaz cierra cuarto en la etapa 20 de La Vuelta, triunfo de Eddie Dunbar – Así está la clasificación general de la Vuelta a España tras la etapa 20, con Richard Carapaz en pelea por entrar al podio final (Richard Carapaz chiude quarto nella tappa 20 della Vuelta, trionfo per Eddie Dunbar – Questa la classifica generale della Vuelta a España dopo la tappa 20, con Richard Carapaz in lotta per il podio finale)
El Universo – Ecuador
Roglic poised to win fourth Vuelta, Dunbar wins stage (Roglic pronto a vincere la quarta Vuelta, Dunbar vince la tappa)
The West Australian – Australia
VUELTAALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Villarcayo – Picón Blanco
1° Jasha Sütterlin
2° Victor Campenaerts a 1′06″
3° Casper Pedersen a 1′26″
4° Kasper Asgreen s.t.
5° Ide Schelling a 1′39″
Miglior italiano: Filippo Baroncini, 19° a 4′36″
Classifica generale
1° Tim Naberman
2° Ide Schelling a 42″
3° Kamil Gradek a 4′59″
4° Thibault Guernalec a 13′09″
5° Julius van den Berg a 16′05″
Miglior italiano Alessandro De Marchi, 11° a 26′57″
I MONDIALI IN “QUATTRO”
Terminato il racconto della Vuelta del 1974 vi accompagneremo alla riscoperta, atteaverso i titoli del quotidiano “La Stampa” dei mondiali disputati negli anni terminanti con il numero 4, nel 30° anniversario del campionato del mondo disputato ad Agrigento nel 1994
1974 – MONTRÉAL (Canada)
MERCKX, GRAN RITORNO
Nel mondiale di Montreal terza maglia iridata per il belga
Battuto in volata Poulidor – Quarto Santambrogio, 7° Moser, 10° Battaglin
1984 – BARCELLONA (Spagna)
DOMINIO AZZURRO, MA VINCE UN BELGA
Claude Criquielion conquista a Barcellona il mondiale di ciclismo, Claudio Corti è secondo
Una corsa tragico-comica, in cui è difficile definire la prova dei nostri – La fatica ha stroncato tutti i favoriti – Ritirati i vari Fignon, Kelly, Hinault e Moser – Polemiche per Argentin (17°): è accusato da LeMond (avrebbe chiesto soldi per «tirare») e ha lasciato liberi troppo tardi i «gregari»
1994 – AGRIGENTO (Italia)
CHIAPPUCCI A SALVE, LEBLANC FA CENTRO
Gli azzurri sempre in prima linea ma cedono nel finale, il francese dà la stoccata decisiva – “Erano tutti contro di me” – “Se ti ritiri, io ti pianto”
El Diablo batte Virenque per l’argento. Ghirotto, un sogno svanito in extremis – Chiappucci: “Un marcamento spietato” – Luc voleva lasciare il ciclismo, la moglie gli fece cambiare idea