IMPRESA DI COVI SULLA MARMOLADA. HINDLEY: LE MANI SUL GIRO

maggio 28, 2022
Categoria: News

Alessandro Covi vince il tappone dolomitico con un attacco solitario sulla Cima Coppi, dopo un tratto in fuga con altri uomini. Il portacolori UAE resiste nel finale al tentativo di ritorno di Novak e taglia il traguardo in solitaria. Hindley affonda il colpo e Carapaz va in crisi. Ora l’australiano ha un buon vantaggio in vista della prova contro il tempo di domani

Abbiamo aspettato moltissimo prima di vedere uno scontro frontale tra i big ed oggi lo scontro c’è stato. Durissimo e con conseguenze rilevanti. Ciò che è avvenuto oggi però non va a rimediare lo scandaloso attendismo delle precedenti dure tappe di montagna finite in nulla, ma va casomai a confermare l’impressione che nessuno dei big nelle scorse tappe di montagna abbia davvero provato ad affondare il colpo.
Gli uomini che lottavano per la classifica generale si sono punzecchiati con scattini brevi su salite dure come il Santa Cristina, il Menador o il Kolovrat, senza provare davvero una azione incisiva e decisa. Le differenze quindi non sono arrivate perché nessuno ha cercato davvero di provocarle.
La crisi che Carapaz ha patito oggi non è arrivata da sola, ma è stata provocata da una tirata a tutta di Kamna, durata un bel po’, e da un affondo di Hindley che è andato a tutta fino all’arrivo.
Se Hindley si fosse limitato a fare accenni di scatti come nelle scorse tappe, sarebbe andato a sprintare insieme a Carapaz. L’ecuadoriano poi, avendo solo tre secondi su Hindey, ha cercato di non mollarlo e ha fatto il classico fuori giri che ha pagato a carissimo prezzo.
L’ex maglia rosa poi ha pagato anche l’attendismo dei giorni passati, quando non ha mai davvero provato un attacco vero, forse pensando che tre secondi gli sarebbero stati sufficienti per vincere il Giro, considerato che Hindley potrebbe pagare qualcosa a cronometro rispetto a lui.
Ora, salvo imprevisti sfortunati che non auguriamo certo al forte australiano, il Giro è in cassaforte perché Hindley può permettersi di perdere fino a 5 secondi al chilometro nella crono di domani, il che pare francamente improbabile.
Landa non è più quello dei tempi migliori. Del resto, il capitano della Bahrein è uno votato all’attacco da lontano e il fatto che non abbia provato una delle sue azioni classiche è indice di condizione non ottimale e di età che comincia a non essere più verdissima.
Il ritmo impostato dalla sua squadra, specialmente oggi, è stato abbastanza imbarazzante, in quanto un uomo solo al comando continuava a guadagnare. Azione del tutto inutile. Se si voleva fare selezione in salita sarebbe stato necessario imporre un ritmo ben più alto mentre, se Landa puntava a non affaticarsi troppo, avrebbe dovuto lasciare l’iniziativa ad altre squadre.
La Bora ha, invece, corso bene perché hanno mandato un uomo in grande condizione come Kamna in avanscoperta e poi lo hanno fermato, in modo tale che Hindley se lo trovasse davanti nel tratto più duro della Marmolada. E’ stato proprio il fortissimo tedesco a imprimere il ritmo che ha provocato il fuori giri del vincitore del GIro 2019. Del resto Carapaz non era in crisi, Sivakov aveva fatto un grande ritmo e ridotto il gruppo maglia rosa ad uno sparuto drappello, lo stesso Carapaz aveva accennato il solito allungo dei cento metri e poi aveva risposto ad Hindley e, in un primo tempo, anche a Kamna. E’ stata proprio l’insistenza nell’azione ciò che ha mandato in crisi il corridore sudamericano, una cosa che era mancata nei giorni scorsi.
La tappa ha visto anche una grande impresa da parte di Alessandro Covi che, libero dai compiti di tutela dello sfortunato Joao Almeida, ha confezionato una grande impresa e ha regalato alla sua squadra quella vittoria di tappa che non era ancora arrivata.
Il giovane talento di Taino ha staccato tutti sulle rampe del Pordoi, salita che, per quanto mitica e paesaggisticamente splendida con i suoi affascinanti tornanti, presenta pendenze sulle quali non è semplice fare la differenza. Covi ha, invece, conquistato un grande vantaggio proprio sulla Cima Coppi e nella successiva discesa, grazie anche al mancato accordo nel gruppo dei contrattaccanti che lo inseguiva. Il vincitore di tappa è stato poi bravo a gestirsi sulla Marmolada e quando il suo vantaggio ha cominciato a calare sensibilmente non si è lasciato prendere dal panico e ha continuato al suo ritmo. Negli ultimi durissimi chilometri, anche lo sloveno Novak, il corridore all’inseguimento del varesino, ha iniziato ad accusare la fatica di una salita terribile con i suoi infiniti rettifili, su strada larga, che puntano dritti verso il cielo. Il distacco rimarrà intorno ai 30 secondi e Covi potrà celebrare una vittoria di grande prestigio.
La fuga era partita nelle prime fasi di gara dopo diversi tentativi andati a vuoto.
Sul primo strappo, verso San Gregorio delle Alpi, si era avvantaggiato un gruppetto per iniziativa di Giulio Ciccone (Trek – Segafredo), poi nei successivi chilometri ci sono altri movimenti e alla fine è venuta fuori una fuga con lo stesso Ciccone, Andrea Vendrame (Ag2r Citroën), Sam Oomen (Jumbo-Visma), Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Davide Formolo (UAE Team Emirates), Edoardo Zardini (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), Thymen Arensman (Team DSM), Antonio Pedrero (Movistar), Gijs Leemreize (Jumbo-Visma), Domen Novak (Bahrain Victorious), Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), Alessandro Covi (UAE Team Emirates), Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) e Davide Ballerini (Quick-Step Alpha Vinyl).
Il gruppo lascia subito sei minuti a questi atleti finché non si pone in testa la Bahrain, che ha anche un uomo in fuga, e si pensa subito ad un possibile attacco di Landa, anche da lontano, usando Novak come punto di riferimento da fermare al momento opportuno.
Anche la Bora ha in fuga Kamna, ma la squadra di Hindley non sembra avere intenzioni bellicose come era stato a Torino. Sul San Pellegrino non accade nulla mentre sul Pordoi, dopo un timido tentativo di Zardini, se ne va Covi, con il suo compagno di squadra Formolo che innervosisce gli altri andando a rompere i cambi.
Sulla Cima Coppi il corridore lombardo passa con oltre un minuto su un gruppetto di contrattaccanti, popolato da Arensman, Ciccone, Formolo, Kamna, Leemreize, Novak, Oomen e Pedrero, mentre il gruppo della maglia rosa, sempre guidato dagli uomini del terzo in classifica, passa con circa 6 minuti di ritardo.
Nella discesa e nel falsopiano che la spezza in due settori il distacco dei contrattaccanti dal battistrada si dilata enormemente, anche perchè tra gli inseguitori non c’è accordo; così Covi attacca la Marmolada con oltre 2 minuti sugli inseguitori.
A questo punto parte la girandola di scatti con Formolo che continua a rompere i cambi. Ben presto parte deciso all’attacco Novak, mentre dietro tentano di rispondere Ciccone a Arensman.
Nel gruppo maglia rosa, i Bahrain lasciano la testa agli Ineos. Il lavoro di Pavel Sivakov alza notevolmente il ritmo, polverizza il gruppo e lascia davanti solo i primi tre ed un ottimo Hugh Carthy (EF Education-EasyPost).
Terminato il lavoro di Sivakov, Carapaz accenna appena una accelerata ma è Hindley che rilancia e si porta dietro la maglia rosa, mentre Landa non risponde e pare piuttosto legnoso nella pedalata, con un rapporto troppo duro.
Nel tratto al 18% Hindley trova Kamna opportunamente utilizzato nella strategia di squadra. Il tedesco impone un ritmo impossibile che mette sulle ginocchia Carapaz, costretto a mollare. Non appena Hindley vede il leader della generale affaticato riparte a tutta e non mollerà fino all’arrivo, tentando di guadagnare il più possibile in vista della cronometro.
Carapaz va in netta crisi e nel finale viene ripreso e staccato anche da Landa e Carthy.
Kamna continua nel suo lavoro restando al fianco a Carapaz per smontarlo e, nel finale, lo stacca senza troppi problemi.
Oggi sono venute fuori differenze che in realtà ci sono sempre state, ma il timore reciproco aveva portato gli sfidanti a non provare mai ad affondare davvero il colpo.
La storia tuttavia insegna che è proprio questa la strada da seguire. Nel 1998 a Montecampione a Marco Pantani furono necessari ben 18 chilometri di allunghi continui per staccare Pavel Tonkov che, alla vigilia della cronometro, gli era molto vicino in classifica generale. Nel 1993 Piotr Ugrumov arrivò distrutto al traguardo di Oropoa, ma riuscì a staccare Miguel Indurain con un’azione di forza. Serve dare continuità all’azione di attacco per vedere se l’avversario è davvero inattaccabile o se, invece, può cedere se attaccato spesso.
Gli scattini dei cento metri andati in scena in tappe ben disegnate e con il terreno per attaccare come si deve non sono state un bello spettacolo.
Va detto anche che gli organizzatori hanno fatto il grave errore di non inserire una bella tappa a cronometro di 30 o 40 Km con terreno misto pianura e collina a metà Giro.
Una tappa del genere avrebbe certamente rimescolato le carte, creato distacchi e forse costretto gli scalatori ad essere un pochino più spregiudicati, invece che a sprintare in salita o a giocare a prendere abbuoni, come fatto da Carapaz nella tappa di Reggio Emilia.
Il povero Almeida, al netto del ritiro, era in ottima posizione, avendo resistito stoicamente sulle salite. Una prova contro il tempo a sua disposizione avrebbe certamente reso più interessanti le tappe di montagna.
Va infine espressa una considerazione sulla partecipazione al Giro.
Al via cerano come possibili contendenti per la generale come Miguel Angel Lopez, Wilco Kelderman, Simon Yates, Richard Carapaz, Joao Almedia, Mikel Landa e Romain Bardet. Insomma un buon gruppetto di uomini in grado di aspirare alla vittoria. Tra ritiri e crisi, molti di questi non sono stati della partita e non sapremo mai se con tutti questi uomini a lottare per la generale avremmo avuto più attacchi nelle tappe di montagna. L’unica cosa certa è che si avvia a vincere un atleta che nessuno aveva nominato tra i papabili alla vigilia e che era sembrata una meteora arrivata alla ribalta in era Covid, in uno scontro tra gregari.
A questo punto manca solo la crono di Verona e ovviamente a tutti torna in mente l’ultima tappa del Giro del 2020, quando Hindley affrontò la crono di Milano con la maglia rosa per perderla proprio quel giorno a favore di un uomo della Ineos, Tao Geoghegan Hart
Quest’anno però ci sono i presupposti perché le cose possano andare diversamente.

Benedetto Ciccarone

Hindley allarrivo del tappone della Marmolada (Jai Hindley of Bora - Hansgrohe crosses the finish line taking the overall classification (foto Michael Steele/Getty Images)

Hindley all'arrivo del tappone della Marmolada (Jai Hindley of Bora - Hansgrohe crosses the finish line taking the overall classification (foto Michael Steele/Getty Images)

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