VERSO IL SANTUARIO DEL PIRATA

Il Giro 2023 propone subito un’altra dura salita, molto più impegnativa rispetto al Colle della Maddalena scalato 24 ore prima nella frazione d’apertura della Corsa Rosa. Stavolta ci si dovrà arrampicare fino ai 1142 metri del Santuario di Oropa, dove ancora oggi viene “venerata” la fantastica impresa siglata da Marco Pantani al Giro del 1999. Senza dimenticare che sei anni prima anche un grande campione del calibro di Miguel Indurain aveva passato un brutto quarto d’ora sulla salita biellese.

Da un ricordo più triste il Giro d’Italia ora veleggia verso un ricordo più lieto, anche se pure carico di un velo di malinconia. Nel 2024 non cadrà soltanto l’anniversario della tragedia del Grande Torino, ma anche quello di una delle più esaltanti imprese che il mondo del ciclismo ricordi. Correva l’anno 1999 e sono già trascorsi ben 5 lustri dal giorno della vittoria di Marco Pantani a Oropa, gesta sportive che ci fecero e ancora ci fanno orgogliosamente gonfiare il petto al ricordo del grande campione che abbiamo avuto, un ricordo che allo stesso tempo c’intristisce perché è pochi giorni più tardi che inizierà, a Madonna di Campiglio, la parabola discendente della carriera del “Pirata”, un abisso nel quale lo scalatore romagnolo sprofonderà sino al momento della sua drammatica scomparsa. Era il 30 maggio e si correva la quindicesima tappa della Corsa Rosa, una frazione che in 160 Km conduceva da Racconigi al santuario di Oropa e che Pantani affrontava in maglia rosa dopo aver ripreso il giorno prima quelle insegne del primato che il francese Laurent Jalabert gli avevo sfilato a cronometro. Il regno del “Pirata” non appare traballante perché si ritrovava in testa alla classifica con poco meno di un minuto sul bergamasco Paolo Savoldelli, ma non poteva immaginare come il destino stia per tirargli un tranello proprio all’inizio della salita finale, sotto la forma di una foratura. Davanti si scatenano, dietro Pantani perde terreno ma strada facendo trova ad attenderlo i compagni di squadra, che lo aiutano a rientrare sulla coda del gruppo; quasi tutti sono convinti che la maglia rosa finirà inevitabilmente sulle spalle di qualcun altro ma non hanno fatto i conti con la tenacia e la forza di volontà del romagnolo, che pian piano raggiunge e stacca tutti, fino a riprendere e lasciare sul posto anche colui che si era rimasto solitario al comando della corsa, Jalabert, che al traguardo di Oropa sarà anticipato dallo scatenato Pantani di una ventina di secondi.
È così nel solco di quella storica giornata di ciclismo che si metteranno in marcia i “girini” per la prima tappa di montagna dell’edizione 2023, una frazione che potrebbe riuscire ad adombrare – almeno per qualche ora – il ricordo dell’impresa del Pirata perché affrontare una salita come quella di Oropa subito al secondo giorno di gara potrebbe far uscire molto presto dai giochi qualche favorito per la vittoria finale.
Si partirà da San Francesco al Campo, dove il raduno di partenza avverrà all’interno del Velodromo Francone, impianto costruito nel 1996 e sede di un centro di avviamento alla pista sul quale si sono “fatti le ossa” corridori del calibro del primatista dell’ora Filippo Ganna e della campionessa olimpica di Tokyo Elisa Balsamo. Nei chilometri iniziali si attraverserà l’altopiano della Vauda, formatosi ai piedi del ghiacciaio che in epoca remota ricopriva interamente l’area delle Valli di Lanzo, pedalando in direzione di Favria, centro dove si trova l’interessante chiesa romanica di San Pietro Vecchio e presso il quale è terminata l’ultima edizione del Gran Piemonte, vinta dal valtellinese Andrea Bagioli. Attraversata la vicina Rivarolo Canavese – comune che nel 2014 accolse l’arrivo della 13a frazione del Giro, traguardo sul quale erano attesi i velocisti ma, invece, per soli 11 secondi andò in porto la fuga di giornata con il successo di Marco Canola davanti al venezuelano Jackson Rodríguez e al francese Angélo Tulik – si supererà il corso del torrente Orco per poi puntare prima su Ozegna e poi, cambiata direzione di marcia, su San Giorgio Canavese, centro il cui castello è noto agli appassionati di fiction in costume perché è stato set di “Elisa di Rivombrosa”, dove era la residenza della marchesa Lucrezia Van Necker, interpretata dall’attrice italo – britannica Jane Alexander.
La successiva meta del gruppo sarà Caluso, centro situato all’estremità meridionale dell’anfiteatro morenico di Ivrea, un luogo conosciuto dagli appassionati di enologia per la produzione dei vini Passito ed Erbaluce. Attraversata la vicina Mazzè – dove è visitabile un curioso museo dedicato alla tortura nei sotterranei del locale castello – i corridori andranno ad affrontare la prima difficoltà altimetrica del tracciato, appena 600 metri al 4.6% che spezzeranno per un attimo la “monotonia” dei primi 87 Km totalmente pianeggianti. Salutata la provincia di Torino si entrerà in quella di Vercelli pedalando in direzione di Cigliano per poi “imbarcarsi” in un tratto quasi perfettamente rettilineo di una dozzina di chilometri che si concluderà alle porte di Tronzano Vercellese. Siamo entrati nella zona delle celebri risaie, impiantate alla fine del XV secolo per opera dei monaci benedettini e che saranno compagne di viaggio della Corsa Rosa nel successivo tratto verso Santhià, cittadina il cui nome deriva da quello della patrona Sant’Agata, alla quale è dedicata la collegiata, in parte romanica e in parte neoclassica. Costeggiando la “Baraggia” – area caratterizzata da fitte brughiere alternate a vaste praterie, un contesto ambientale protetto da una riserva naturale e che in certi aspetti ricorda la savana – si andrà a concludere la fase iniziale pianeggiante con i passaggi dai centri di Cossato e Valdengo, il comune del biellese che in tempi recenti ha ospitato il via di due tappe della Corsa Rosa, dirette a Plan di Montecampione (2014) e Bergamo (2017), rispettivamente vinte dal sardo Fabio Aru e dal lussemburghese Bob Jungels. Erano entrambe frazioni caratterizzate da salite e, infatti, è arrivato il momento di cambiare decisamente marcia, anche se le ascese che s’incontreranno nei chilometri successi saranno tutt’altro che difficili. La prima – 7 Km al 3% porterà fino ai 485 metri di Valle San Nicolao poi, scesi nella valle del torrente Strona di Mosso, si dovrà affrontare quella di 2.7 Km al 5.2% che terminerà alle porte di Croce Mosso. In discesa ci si porterà nella valle del torrente Sessera, dove ci si troverà ai piedi della prima delle tre salite ufficiali di giornata, che terminerà dopo 5.7 Km al 5.2% in località Lora, la frazione dell’ex comune di Trivero (dal 2019 divenuto parte di quello di Valdilana) presso la quale si trova la casa madre di Zegna, la celebre casa di moda qui fondata nel 1910 dall’imprenditore Ermenegildo Zegna, al quale è dedicata anche l’omonima “Oasi”, la spettacolare strada panoramica che inizia proprio da questo centro e che sale fino ai 1500 metri della stazione di sport invernali di Bielmonte: voluta proprio dallo Zegna, che fece impiantare lungo l’itinerario più di 500.000 conifere, dai suoi belvedere offre impareggiabili viste verso il Monte Rosa, incorniciate da fioriture di azalee e rododendri. Tutto questo sarà “vietato” ai corridori perché, pur essendo il GPM chiamato proprio “Oasi Zegna”, non dovranno percorrere nemmeno un centimetro di questa spettacolare strada panoramica, ma andranno subito ad imboccare la discesa, nel corso del quale si attraverseranno alcune delle frazioni dello scomparso comune di Mosso, anch’esso confluito in quello di Valdilana: tra queste ultima c’è Sella, il piccolo borgo del quale è originario Quintino Sella, il cui nome è scritto sui libri di storia non soltanto per essere stato per tre mandati Ministro delle Finanze del Regno d’Italia, ma anche per aver ispirato la fondazione del Club Alpino Italiano, da lui concepito il 12 agosto del 1863 dopo una scalata al Monviso e del quale fu presidente dal 1876 al 1884. Transitati ai piedi del Viadotto della Pistolesa, uno dei templi del bungee jumping, si andrà quindi verso l’appuntamento con la penultima salita di giornata, che ha come meta la località di Nelva, la frazione di Callabiana non distante dalla quale nel dicembre del 1944 trasmise le sue emissioni “Radio Libertà”, l’unica che nel periodo della Resistenza fu direttamente gestita dai partigiani. Tornando al percorso del Giro 2023 la salita che affronteranno i corridori per arrivare a Nelva (4.9 Km al 5.4% con un muretto di 300 metri al 15%) non è mai stata inserita nel percorso del Giro ma non sarà del tutto inedita perché nel 2019 era nel tracciato del Gran Piemonte, quell’anno terminato proprio a Oropa con la vittoria del colombiano Egan Bernal. Come in quella corsa, giunti in vetta a Nelva mancheranno poco meno di 25 Km al traguardo, scendendo all’inizio di quest’ultimo tratto in direzione della valle del torrente Cervo, il principale affluente del fiume Sesia, che si raggiungerà all’altezza di Andorno Micca, centro che contende alla vicina Sagliano i natali di Pietro Micca, l’eroe dell’assedio francese di Torino del 1706, durante il quale perse la vita nel tentativo di fermare l’ingresso in città dell’esercito nemico. Attraversando Tollegno si entrerà quindi in Biella, dove anche per i “girini” inizierà il pellegrinaggio verso Oropa, che li vedrà affrontare un’ascesa lunga poco meno di 12 Km e caratterizzata da una pendenza media del 6.2%, apparentemente nulla di eccezionale ma, come ricordavamo, già il fatto d’essere appena alla seconda giornata di gara la renderà un duro “muro” contro il quale potrebbero subito infrangersi le speranze di qualche corridore che puntava a ben figurare ma si è presentato al via con una condizione ancora approssimativa. L’inizio è morbido e, infatti, s’incontra un’inclinazione media del 4.5% nei primi 3 Km, numero che scende al 2.7% nei 2000 metri successivi, terminati i quali si abbandonerà temporaneamente la statale per imboccare la vecchia strada d’accesso al santuario e attraversare il piccolo borgo di Favaro. Qui l’asfalto lascerà brevemente il passo al pavé mentre le pendenze prenderanno ad accentuarsi poiché per arrivare alle soglie del paesino si deve affrontare un troncone di quasi un chilometro e mezzo al 9.5%. In corrispondenza del tratto in lastricato – 200 metri in tutto – la pendenza torna a scemare ma è giusto un attimo poiché usciti da Favaro e ripresa la “strada maestra” per il santuario le pendenze tornano a incrementare. Da qui a Oropa mancano ancora 5 Km, nei quali la media torna a salire fino al 7.9% mentre si arriva a toccare un picco massimo del 14% quando mancano poco più di 2 Km a un traguardo rimasto nella storia del ciclismo e non soltanto per l’impresa di Pantani. Lassù, il 12 giugno del 1993, il lettone Ugrumov riuscì a mettere in crisi un certo Miguel Indurain…

Mauro Facoltosi

Le cappelle del Sacro Monte di Oropa e l’altimetria della seconda tappa (www.italia.it)

Le cappelle del Sacro Monte di Oropa e l’altimetria della seconda tappa (www.italia.it)

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella Vacchiero (677 metri), Sella di Fusero (718 metri). Sono toccate dalla Strada Provinciale 106 “Callabiana – Pianezze” tra Callabiana e Andorno Micca, lungo la salita al GPM di Nelva.

Sella Sant’Antonio di Marcone (748 metri). Vi transita la Strada Provinciale 105 “Andorno – Mosso Santa Maria” tra Callabiana e Andorno Micca. Il gruppo vi transiterà in discesa, dopo il GPM di Nelva.

Sella di Favaro (758 metri). Si trova quasi al centro dell’omonimo abitato, toccato dal vecchio tracciato della strada che sale a Oropa.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Il Piazzo, il suggestivo borgo di stampo medioevale arroccato che costituisce una delle due storiche “anime” di Biella (l’altro è il sottostante Piano), ha costituito un irresistibile richiamo per le troupe cinematografiche che hanno individuato per le riprese la cittadina piemontese. E in particolare lassù sono saliti, in due distinti momenti, quattro autentici fuoriclasse della comicità italiana. I primi sono stati Carlo Verdone ed Enrico Montesano, che a Biella nel 1984 hanno girato – con il primo nel doppio ruolo di regista e attore – diverse scene de “I due carabinieri”, pellicola nella quale i due esponenti dell’arma protagonisti del film sono trasferiti da Roma a un imprecisato borgo del Piemonte: alcune scene furono girate a Torino, ma uno dei set principali, la caserma nella quale i due si ritrovano, è Palazzo Gromo di Ternengo, che si trova proprio nel cuore del Piazzo. Diciassette anni più tardi ad altri due campioni della risata si sono ritrovati lassù, i “toscanacci” Leonardo Pieraccioni e Massimo Ceccherini e anche in quel caso c’è in ballo una caserma dei carabinieri, stavolta inventata dalla produzione in Piazza Cisterna: il film è “Il principe e il pirata”, la cui trama racconta del viaggio di due fratelli (uno dei quali è un pregiudicato curiosamente soprannominato “Gimondi”) dalla Sicilia alla Valle d’Aosta per intascare l’eredità lasciata loro dal defunto padre.

In collaborazione con www.davinotti.com

Palazzo Gromo di Ternengo a Biella set de “I due carabinieri” (www.davinotti.com)

Palazzo Gromo di Ternengo a Biella set de “I due carabinieri” (www.davinotti.com)

Le altre location dei due film citati

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/i-due-carabinieri/50002208

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-principe-e-il-pirata/50004048

FOTOGALLERY

San Francesco al Campo, Velodromo Francone

Favria, chiesa di San Pietro Vecchio

Castello di San Giorgio Canavese

Castello di Mazzè

Santhià, Collegiata di Sant’Agata

Un cicloturista ammira lo scenario offerto dalla Riserva Naturale Orientata delle Baragge

Trivero, la storica sede della Ermenegildo Zegna SpA

Una delle spettacolari viste concesse dall’Oasi Zegna

Viadotto della Pistolesa

Piazza della Cisterna, cuore del borgo del Piazzo a Biella