LIEGI 2024 – LE PAGELLE

Le pagelle della Liegi-Bastogne-Liegi 2024

TADEJ POGACAR: Non ci sono più aggettivi per questo corridore straordinario. Era il favorito della Liegi-Bastogne-Liegi e correva contro tutti ma per lui nessun problema. Il corridore della UAE Team Emirates corre con attenzione e intelligenza non facendosi sorprendere dalle cadute del gruppo. Tadej fa lavorare bene la squadra e a meno 35 chilometri dalla fine piazza la stoccata vincente che lascia tutti di sasso. Fenomenale. VOTO: 10

ROMAIN BARDET: Il 33enne transalpino coglie in questa edizione il piazzamento più alto in carriera in una Classica Monumento. Non prova a tenere le ruote di Pogacar, sapendo che sarebbe stato un azzardo, e attacca con astuzia nel gruppetto degli inseguitori, andandosi a prendere un ottimo secondo posto. VOTO: 7,5

MATHIEU VAN DER POEL: Il Campione del Mondo dopo aver vinto in meno di un mese Parigi-Roubaix e Giro delle Fiandre arrivava alla Liegi nei panni di uno dei principali favoriti. Rimane coinvolto in una caduta di gruppo che gli fa spendere molte energie per rientrare e per questo soffre sulle pendenze delle “côtes” valloni. Nonostante una condizione atletica in calo e una giornata sfortunata riesce a vincere lo sprint del gruppo degli inseguitori e prendersi un meritato terzo posto. VOTO: 7

MAXIM VAN GILS: Il giovane belga della Lotto Dnsty è una delle belle realtà di questo 2024. Corridore che onora tutte le corse a cui partecipa con piazzamenti molto interessanti, come il quarto posto di giornata. VOTO: 6,5

AURELIEN PARET-PEINTRE: Il corridore della Decathlon AG2R La Mondiale Team raccoglie un buon quinto posto col minimo sforzo. Corre per il piazzamento cetellinando al minimo gli sforzi e raggiunge il suo obiettivo. VOTO: 6,5

DIEGO ULISSI: Il toscanaccio dela UAE Emirates fa la solita corsa di sacrificio per il suo capitano. Quando c’è da menare e fare l’andatura in testa al gruppo non si tira mai indietro. VOTO: 6,5

EGAN BERNAL: Vedere il corridore colombiano attaccare sulla Rouche-aux-Faucons dopo gli anni difficili post-infortuni è un inno alla gioia per tutti gli appassionati di ciclismo. Termina al diciannovesimo posto nel gruppo regolato da Van der Poel. VOTO: 6,5

ANTONIO TIBERI: Il giovane ciclista della Bahrain-Victorious è il primo degli italiani al traguardo. Si fa notare negli ultimi 20 chilometri, quando cerca di avvantaggiarsi con altri inseguitori dal gruppetto Van der Poel. VOTO: 6

BEN HEALY: Solita corsa generosa del corridore irlandese della EF Education-EasyPost. Tanta grinta ma purtroppo per lui non basta. VOTO: 6

ROMAIN GREGOIRE: Seconda punta della Groupama-FDJ che riesce ad entrare nel gruppetto Bardet a 15 chilometri dal traguardo. Pogacar era già lontano ma l’azione per il podio viene sfruttata solo dal corridore del Team DSM. Nel complesso buona gara per il giovane francese. VOTO: 6

LUCA VERGALLITO: Quando Van der Poel rimane coinvolto nella caduta il nostro connazionale si mette in testa al gruppo a tirare per il suo capitano. Le sue fatiche sono state ripagate con il podio del Campione del Mondo. VOTO: 6

BENOIT COSNEFROY: Solita corsa di cuore per il ciclista francese. Entra nell’azione che lancia Bardet al secondo posto, ma purtroppo non riesce a tenergli le ruote. VOTO: 6

RICHARD CARAPAZ: Lo scalatore ecuadoriano è l’unico che prova a tenere le ruote di Pogacar quando scatta. Stringe i denti ma molla le ruote dello sloveno dopo qualche metro e i fuorigiri gli precludono la lotta al podio. VOTO: 5,5

THOMAS PIDCOCK: La sfortuna lo colpisce con un problema meccanico nel bel mezzo della corsa. Recupera e rientra nel gruppo dei migliori, ma si nasconde non riuscendo a trovare il guizzo giusto per un buon piazzamento. Nonostante un settimo posto, da un ciclista con le sue qualità e fresco vincitore dell’Amstel ci aspettavamo di più. VOTO: 5

SANTIAGO BUITRAGO: La maxi-caduta ad inizio corsa coinvolge anche lui, oltre che a Van der Poel. Corre sempre di rimessa ma le energie finiscono subito. VOTO: 5

ALEKSANDR VLASOV: Il corridore della Bora-Hansgrohe non riesce a fare il salto di qualità che ci aspettiamo da anni. Che sia un Grande Giro o una corsa di un giorno il risultato non cambia. VOTO: 4,5

STEPHEN WILLIAMS: Il vincitore della Freccia Vallone 2024 esce subito dai giochi arrivando al traguardo con oltre quindici minuti di ritardo da Pogacar. VOTO: 4

Luigi Giglio

LIEGI-BASTOGNE-LIEGI SENZA STORIA. POGACAR VINCE DOMINANDO

aprile 21, 2024 by Redazione  
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News

L’attacco sulla Côte de la Redoute era una delle mosse più pronosticate degli ultimi eventi ciclistici e così è stato per Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che allunga e in pochi km otterrà un vantaggio che si dilaterà fino al termine della corsa con Romain Bardet (Team DSM – Firmenich PostNL) che si guadagna il secondo posto mentre un comunque discreto Mathieu van Der Poel chiude in terza posizione

Dopo la vittoria nel 2021 Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) si presenta alla Liegi-Bastogne-Liegi come grande favorito anche in considerazione del fatto che Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step), vincitore nel 2022 e nel 2023, è ai box dopo la caduta patita al Giro dei Paesi Baschi. L’avversario più temibile per lo sloveno sembra essere il campione del mondo Mathieu van der Poel (Team Alpecin Fenix) ma non mancano altri ciclisti che palesano una buona condizione come Santiago Buitrago e Wour Poels (Team Bahrain Victorious), Tom Pidcock (Team INEOS Grenadiers), Mattias Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek), Stephen Williams (Team Israel Premier Tech) e Maxim van Gils (Teal Lotto Dstny). Negli oltre 254 km da Liegi a Liegi si dovranno affrontare 11 cotes e come di consueto saranno quelle finali a decidere la gara, ovvero il trittico formato dal Col du Rosier, dalla Côte de la Redoute e dalla Côte de la Roche-aux-Faucons. La fuga partiva dopo pochi km grazie all’azione di nove ciclisti: Gil Gelders (Team Soudal Quick Step), Remy Rochas (Team Groupama FDJ), Enzo Leijnse (Team DSM – Firmenich PostNL), Christian Scaroni (Team Astana Qazaqstan), Lilian Calmejane (Team Intermarchè Wanty), Ivan Romeo (Team Movistar), Loic Vliegen (Team Bingoal WB), Fabien Doubey e Paul Orselin (Team TotalEnergies). Il gruppo lasciava andare i nove attaccanti che dopo 30 km avevano un vantaggio di 3 minuti e 30 secondi. Dopo la Côte de Bellerue e la Côte de Saint-Roch, le due prime asperità categorizzate che i ciclisti avevano affrontato, il vantaggio della fuga sul gruppo inseguitore tirato dall’UAE Team Emirates era di 4 minuti e 40 secondi. Le cose iniziavano a cambiare ritornando verso Liegi visto che ai piedi della Côte de Mont-le_soie il vantaggio della fuga sul gruppo inseguitore era sceso a minuto. La prima caduta di una certa rilevanza veniva registrata a 99 km dall’arrivo e vi erano coinvolti William Junior Lecerf (Team Soudal Quick Step), Chris Hamilton (Team DSM – Firmenich PostNL) e Toon Clynhens (Team Flanders Baloise). Poco dopo un rallentamento a causa di un restringimento della carreggiata causava una sensibile frattura nel gruppo. Tra gli altri restava invischiato nelle retrovie Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck). La seconda parte del gruppo doveva recuperare una cinquantina di secondi sulla prima parte del gruppo. Il forcing dell’Israel Premier Tech allungava il primo gruppo inseguitore che annullava la fuga a 88 km dall’arrivo. Nel gruppo inseguitore oltre a Van der Poel erano presenti anche Valentin Madouas (Team Groupama FDJ), Jesus Herrada (Team Cofidis), Aleksandr Vlasov (Team BORA Hansgrohe), Simon Yates (Team Jayco AlUla) e Tom Pidcock (Team INEOS Grenadiers). A 83 km dalla conclusione il ritardo del gruppo Van der Poel era di 1 minuto e mezzo. Israel Premier Tech e UAE Team Emirates continuavano a darsi cambi regolari in testa al gruppo. Grazie al’impegno di INEOS Grenadiers e Bahrain Victorious, il gruppo Van der Poel rientrava sul gruppo principale a 70 km dalla conclusione. Sul Col du Rosier, uno dei punti più alti di tutta la Liegi-Bastogne-Liegi, scollinavano una sessantina di ciclisti. Domen Novak (UAE Team Emirates) trainava il gruppo anche sulla successiva Côte de Desniè. IL gruppo prendeva a tutta velocità la Côte de la Redoute, questa volta tirato da EF Education EasyPost e Lidl Trek. Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) dava una prima bottarella accelerando e mettendo in fila il gruppo. Alla sua accelerazione resisteva in un primo momento Richard Carapaz (Team EF Education EasyPost) ma poco dopo lo sloveno si avvantaggiava e scollinava con 8 secondi di vantaggio sul ciclista ecuadoriano. Pogacar aumentava il vantaggio sugli avversari. AI piedi della Côte des Forgues era già di un minuto abbondante. Alle sue spalle si era formato un primo quartetto di inseguitori che comprendeva Benoit Cosnefroy (Team Decathlon AG2R La Mondiale), Ben Healy (Team EF Education EasyPost), Romain Gregoire (Team Groupama FDJ) e Romain Bardet (Team DSM – Firmenich PostNL). Allo scollinamento della Côte de la Roche aux Façons il vantaggio di Pogacar era di 1 minuto e 30 secondi su Bardet mentre più dietro inseguiva un drappello formato da una ventina di ciclisti. Pogacar gestiva tranquillamente il suo vantaggio sugli inseguitori ed andava a vincere tra il tripudio della folla la sua seconda Liegi-Bastogne-Liegi. Piazza d’onore per Bardet che tagliava il traguardo con 1 minuto e 39 secondi di ritardo mentre Van der Poel saliva sul gradino più basso del podio regolando il gruppetto dei ritardatari. Maxim van Gils (Team Lotto Dstny) era quarto mentre Aurelien Paret-Peintre (Team Decathlon AG2R La Mondiale) chiudeva la top five. Il primo degli italiani era Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious), ventiduesimo nel gruppo Van der Poel. Pogacar è già bello carico dopo il ritiro in altura e vince una Monumento come se fosse un semplice allenamento. Adesso vedremo quali e quante briciole concederà al prossimo Giro d’Italia.

Antonio Scarfone

Tadej Pogacar vince la Liegi-Bastogne-Liegi 2024

Tadej Pogacar vince la Liegi-Bastogne-Liegi 2024

STEPHEN WILLIAMS DOMINA FREDDO, PIOGGIA E AVVERSARI; SUA LA FRECCIA VALLONE

aprile 17, 2024 by Redazione  
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News

La Freccia Vallone 2024 verrà ricordata soprattutto per la pioggia ed il freddo che ne ha condizionato non poco l’esito; dopo i tantissimi i ritiri, tra i superstiti spunta Stephen Williams (Israel-Premier Tech) che nell’ultimo passaggio sul Mur de Huy sorprende tutti e vince la corsa mentre Kevin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels) è secondo e chiude il podio Maxim Van Gils (Lotto Dstny)

Condizioni meteo inclementi si abbattono sulla Freccia Vallone 2024, tanta pioggia e temperature pressochè invernali segnano la corsa fin dal suo avvio. La fuga si forma subito grazie al primo scatto di Txomin Juaristi (Euskaltel – Euskadi) a cui successivamente si accodano Lilian Calmejane (Intermarché-Wanty), Alan Jousseaume (TotalEnergies), James Whelan (Q36.5 Pro Cycling Team), Igor Chzhan (Astana Qazaqstan Team) e Johan Meens (Bingoal WB). In gruppo tutti i ciclisti indossano gambali e mantelline procedendo con cautela, lasciando così ben volentieri andare il sestetto di testa. In vista della prima ascesa, la Côte d’Yvoir, in testa al gruppo si portano la Lidl-Trek e la Ineos Grenadiers per limare il ritardo che si attesta intorno ai 5’; allo scollinamento il gruppo recupera qualcosa passando a 4’:30”. Questo gap resta sostanzialmente invariato fino alla Côte d’Ereffe che di fatto introduce i corridori nel circuito finale caratterizzato dai quattro passaggi su Mur de Huy. La pioggia, intanto, diventa più intensa e davanti a dare un aiuto si portano anche gli uomini della UAE Team Emirates. Gli emiratini imprimono un cambio di ritmo che fa male a tanti ed uno dei primi a farne le spese tra i grandi nomi è Michael Matthews (Team Jayco AlUla). In testa si porta anche la EF Education – EasyPost ed il vantaggio dei sei in fuga a questo punto della corsa si riduce drasticamente arrivando dopo il primo passaggio da Huy a 2’. In testa Jousseaume accusa una crisi di freddo e alza bandiera bianca, la testa della corsa resta in cinque unità, ma non è il solo perchè in gruppo si ritirano Dylan Teuns (Israel-Premier Tech) e Pello Bilbao (Bahrain Victorious). Grazie all’apporto della Groupama – FDJ i fuggitivi vengono ripresi e nello stesso tempo il gruppo si fraziona in due tronconi, dietro restano Mattias Skjelmose (Lidl-Trek) e Marc Hirschi (UAE Team Emirates) che poco dopo decidono, anche loro, di ritirarsi, siamo al secondo passaggio da Huy. Dopo il terzo passaggio sul Mur de Huy mettono piede a terra anche Tom Pidcock (Ineos Grenadiers) e Tiesj Benoot (Visma | Lease a Bike), poco dopo a 60 chilometri dall’arrivo Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck) piazza uno scatto a cui cercano di agganciarsi Nicholas Prodhomme (Decathlon Ag2r La Mondiale) e Valentin Madouas (Groupama-FDJ), seguiti sulla Côte d’Ereffe da Markus Hoelgaard (Uno-X Mobility). Il danese riesce a prendere un po’ di margine ed il vantaggio sale a 1’20” in vista della terza ascesa al Mur de Huy. Nel gruppo invece prova un allungo Stephen Williams (Israel-Premier Tech) seguito da Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) e Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), a loro volta seguiti a breve distanza da Kevin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels) e Maxim Van Gils (Lotto Dstny). I quattro si compattano andando a riprendere Williams, i cinque immediati inseguitori con cambi regolari si portano a 35” da Kragh Andersen mentre dietro ciò che resta del gruppo è tirato dagli uomini della Uno-X. I cinque uomini della Uno-X vanno prima, ai meno 17 chilometri dall’arrivo, a riprendere il gruppetto davanti e poi Kragh Andersen che ha terminato le energie non appena inizia la Côte d’Ereffe. In cima ci prova Andreas Leknessund (Uno-X Mobility) ma viene ripreso da Tim Van Dijke (Visma | Lease a Bike) che per diversi chilometri si mette a tirare il gruppo. Il gruppo dei migliori rimasti arriva appaiato all’ultimo passaggio sul Mur de Huy preso in testa dalla Uno-X e dalla Decathlon Ag2r La Mondiale, poco dietro Carapaz (EF Education – EasyPost), Benoot (Visma | Lease a Bike) e Buitrago (Bahrain Victorius) sembrano poter partire ma, invece non ne hanno, a sorpresa dalla sinistra della strada, da dietro, scatta Stephen Williams (Israel-Premier Tech), la sua è una accellerazione che produce subito un buon margine. Nessuno riesce a rispondere, tardiva è la reazione sia di Benoit Cosnefroy (Decathlon Ag2r La Mondiale) sia di Kevin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels) nonchè di Van Gils (Arkéa-B&B Hotels), infatti Williams nonostante abbia pagato un pò lo sforzo va comunque a vincere, secondo Vanquelin e terzo Van Gils che ha la meglio su Cosnefroy. Tra gli italiani il miglior risultato è di Davide Formolo (UAE Team Emirate) che arriva in 24ma posizione.

Antonio Scarfone

Stephen Williams vince la Freccia Vallone 2024

Stephen Williams vince la Freccia Vallone 2024

I VOTI DELL’AMSTEL GOLD RACE 2024

aprile 14, 2024 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, Approfondimenti

Promossi e bocciati dell’Almstel Gold Race, prima di tre corse che vede le Ardenne protagoniste. Tom Pidcock vince e convince mentre Van der Poel è tra le maggiori delusioni

TOM PIDCOCK . Dopo due podi (2021 e 2022) vince con merito dimostrando di avere la gamba migliore e regalando alla Gran Bretagna la prima Classica della Birra. La brutta caduta e il ritiro al Giro dei Paesi Baschi è solo un brutto ricordo e tra Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi sarà di nuovo tra i protagonisti. Voto: 9

MARC HIRSCHI . L’UAE Team Emirates era sulla carta una delle squadre più forti giunte in Olanda e alla fine a giocarsi la vittoria è stato Marc Hirschi, che però si è dovuto accontentare della piazza d’onore pur riportando sul podio dell’Amstel la Svizzera dopo sette anni (l’ultimo fu Marc Albasini, terzo nel 2017). VOTO: 8

TIESJ BENOOT . Il belga era il capitano di una Visma rattoppata ma è stato sempre nel vivo della corsa. Proprio le sue continue accelerazioni hanno scremato il gruppo nei chilometri finali e il terzo posto finale è tutto sommato un buon risultato. VOTO: 7.5

MAURI VANSEVENANT. Dopo il forfait di Alaphilippe a causa della frattura al perone, la Soudal Quick Step ha recitato a soggetto non avendo un vero e proprio capitano su cui puntare. Vansevenant è stato abile a prendere il comando della corsa insieme a Pidcock, Hirschi e Benoot, ma dei quattro era quello che soffriva di più le accelerazioni degli altri. Alla fine chiude in quarta posizione, ottenendo anche il suo miglior risultato stagionale. VOTO: 7

PAUL LAPEIRA. Aveva palesato una buona condizione vincendo tre corse tra metà marzo e inizio aprile. Il francese della Decathlon AG2R La Mondiale perde probabilmente il treno giusto all’ultimo passaggio sul Cauberg e vince la volata dei battuti. VOTO: 6.5

MICHAEL MATTHEWS Dopo il secondo posto alla Milano – Sanremo il ciclista australiano ha inanellato una serie di prestazioni discrete, ma il decimo posto di oggi non può bastare per raggiungere la sufficienza. VOTO: 5.5

BENOIT COSNEFROY . Quattro giorni fa aveva vinto con grande autorevolezza la Freccia del Brabante. Oggi appariva uno dei grandi favoriti per la vittoria, ma alla fine ottiene soltanto un anonimo sedicesimo posto. VOTO: 5

MATHIEU VAN DER POEL . Il campione del mondo partiva come l’uomo da battere ma si è visto davvero poco e anche l’Apecin Deceuninck è sembrata un po’ svagata durante lo svolgimento della corsa. Chissà, forse il campione del mondo era un po’ distratto e stava pensando al duello con Pogacar alla Liegi-Bastogne-Liegi. VOTO: 5

SIMONE VELASCO. Diciottesimo e primo italiano all’arrivo. Prosegue mestamente la crisi del ciclismo italiano. VOTO: 5

Antonio Scarfone

PIDCOCK, STAVOLTA LO SPRINT E’ VINCENTE. IL BRITANNICO TRIONFA ALL’AMSTEL

aprile 14, 2024 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News

Il finale dell’Amstel 2021 lo aveva visto sconfitto per una questioni di millimetri e tra le polemiche di chi contestava l’esito di un incertissimo fotofinish. Stavolta non c’è neanche stato il bisogno di ricorrere al replay perchè la volata con cui Thomas Pidcock (Ineos Grendadiers) è riuscito ad imporsi nella corsa più importante dei Paesi Bassi ha avuto un esito ben più netto. E così, dopo averla rincorsa per per diversi anni (fu terzo la passata stagione), il britannico è riuscito ad imporsi superando i tre compagni di fuga con cui si era avvantaggiato nel finale. Alle sue spalle Marc Hirschi (UAE Team Emirates), Tiesj Benoot (Visma | Lease a Bike) e Mauri Vansevenant (Soudal-Quick Step). Non pervenuto Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck), evidentemente a corto di energie dopo la fragorosa doppietta Fiandre-Roubaix.

La 58sima edizione della corsa organizzata dalla famosa birra Olandese presenteva un percorso uguale a quello dello scorso anno, con partenza a Maastricht e arrivo a Berg en Terbljit, nei pressi di Valkeburg, dopo 253 km costellati dagli ormai classici “berg” del Limburgo. Il menu prevedeva ben 33 strappetti, gli ultimi dei quali componevano l’ormai classica sequenza:Cauberg (0.6 km à 8.3%), Geulhemmerberg (1 km à 5.9%) e Bemelerberg (0.7 km à 5.9%).
Da segnalare un ininfluente cambio di percorso causato da un incidente occorso ad un poliziotto al seguito della corsa che ha costretto gli organizzatori a fermare momentamente la corsa e a deviare la gara sul Korenweg (al posto del Bergseweg).

La fuga di giornata ha preso corpo dopo circa 35 km per merito di 4 corridori: Tosh van der Sande (Visma | Lease a Bike), Enzo Leijnse (Team DSM-Firmenich-PostNL), Alexander Hajek (Bora-Hansgrohe) e Zeb Kyffin (TDT-Unibet Cycling Team). Il quartetto non ha però mai preso il largo, tanto che il suo vantaggio sul gruppo non ha mai superato i 2 minuti in particolare per merito del lavoro profuso dagli uomini di Alpecin-Deceuninck, Ineos-Grenadiers, Groupama-FDJ e Lidl-Trek. La corsa ha proseguito senza nessun particolare sussulto (qualche caduta a parte) fino ai -80, quando sono iniziate le scaramucce in testa al gruppo. Il primo a muoversi è stato Bob Jungels (Bora-Hansgrohe) che ha cercato invano di portare via un gruppetto di inseguitori. Poco dopo, ai -74, Kyffin e Leijnse sono stati ripresi dal gruppo, stesso destino toccato poco dopo anche ad Hajek e Van der Sande. Ai -70, nel tratto di avvicinamento al primo passaggio sul Bemelerberg, una caduta ha coinvolto Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck), Arthur Kluckers (Tudor) e il duo della Lotto-Dstny formato da Pascal Eenkhoorn e Jonas Gregaard.

Poco prima del Loorberg (-63) la corsa si è nuovamente accesa grazie all’azione di Louis Vervaeke (Soudal Quick-Step), Mikkel Frølich Honoré (EF Education-EasyPost) e Paul Lapeira (Decathlon AG2R La Mondiale) che sono riusciti ad avvantaggiarsi guadagnando una ventina di secondi sul gruppo. Nella fase successiva il nuovo terzetto di testa è riuscito a mantenere un minimo vantaggio sul plotone che però inseguiva con un distacco minimo. E così ai -44 Michal Kwiatkowski (Ineos-Grenadiers) ha provato ad uscire dal plotone nel tentativo di ricucire il gap coi battistrada. Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck) ha però immediatamente reagito, vanificando l’azione del Polacco. Qualche chilometro più in là (-36) Vervaeke ha perso contatto da Honoré e Lapeira venendo ripreso dal gruppo in testa al quale stava scandendo il ritmo Richard Carapaz (EF Education-EasyPost) di ritorno alle corse dopo l’infortunio patito alla Tirreno-Adriatico.

La situazione è nuovamente esplosa ai -35 quando sul Fromberg Marc Hirschi è riuscito ad andare via dal gruppo imitato poco dopo da Roger Adrià (Bora-Hansgrohe) e Valentin Madouas (Groupama-FDJ) e quindi dal ‘vecchio’ Bauke Mollema (Lidl-Trek). L’attacco di Hirschi ha letteralmente dato il via alle danze perchè alle spalle del quartetto appena citato molti altri corridori hanno provato ad evadere dal gruppo: per primo trovavamo un terzetto formato Andreas Kron (Lotto Dstny), Matteo Jorgenson (Visma | Lease a Bike)e Pello Bilbao (Bahrain – Victorious), quindi vi erano Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step), Quentin Pacher (Groupama-FDJ) e poi anche Thomas Pidcock (INEOS Grenadiers) e Tiesj Benoot (Visma | Lease a Bike). Nel giro di poco più di 5 km i vari gruppetti di attaccanti si sono rincongiunti andando a formare un drappello di testa forte di ben 12 uomini: Adrià, Benoot, Bilbao, Lapeira, Honoré, Hirschi,
Madouas, Mollema, Pacher, Pidcock,Vansevenant e Kevin Vauquelin (Arkea – B&B Hotels).
I battistrada hanno rapidamente guadagnato un margine interessante (circa 1′ ai -22) su quel che rimaneva di un gruppo che non sembrava avere le forze necessarie per imbastire un inseguimento adatto alla situazione. In particolare, l’Alpecin-Decuninck del favorito Van der Poel era rimasta col solo Quentin Hermans a disposizione, troppo poco per poter pensare di andare a riprendere i 12 scatenati fuggitivi. Sull’ultimo passaggio sul Cauberg (-18) si sono così consumati gli ultimi tentativi di contrattacco con Matthias Skjelmose (Lidl-Trek) prima e Andreas Kron in compagnia di Michael Matthews (Team Jayco-Alula) poi. Nessuno di loro è però riuscito a guadagnare abbastanza. Il plotone, con un Van der Poel apparso decisamente sottotono, ha quindi alzato bandiera bianca.

Davanti invece la situazione è tornata ad essere decisamente frizzante: sul penultimo strappo, il Geulhemmerberg, Bilbao ha provato a salutare la compagnia degli altri fuggitivi, ma il suo tentativo è stato neutralizzato da Pidcock, Hirschi e Vansevenant. Proprio al termine della salita è partito in maniera molto decisa Hirschi portandosi dietro Vansevenant, Benoot e Pidcock. Gli altri 6 fuggitivi superstiti (Lapeira, Adrià, Madouas, Pacher, Mollema e Bilbao) hanno provato a più riprese senza successo a rientrare sul nuovo quartetto di testa che si è così presentato all’ultimo km in testa con una ventina di secondi di vantaggio sui 6 inseguitori e poco più di mezzo minutio sul gruppo principale. Lo sprint è stato lanciato dal meno veloce dei battistrada ovvero Vansevenant che è partito lungo ai -300. Ai 150 metri dall’arrivo dalla sua ruota è uscito però Pidcock con Hirschi che ha provato a superare il britannico spuntando fuori alla sua sinistra. Stavolta però Pidcock ha saputo resistere al ritorno dell’avversario, tagliando il traguardo davanti allo svizzero e a Benoot che si è così dovuto accontentare del terzo gradino del podio. Quarta posizione per il bravo Vansevenant che ha provato a salvare la disastrosa primavera del Wolfpack. Subito dietro il giovane Lapeira seguito da Madouas, Mollema, Pacher e Bilbao. La volata del gruppo, giunto ad 11″, è stata vinta da Matthews che ha così chiuso in decima posizione. Il campione del mondo Van der Poel ha chiuso con un anonimo 22° posto.

Prossimo appuntamento con le classiche del nord mercoledì 17 Aprile con la Fleche Wallonne e l’arrivo sul famigerato Mur d’Huy.

Pierpaolo Gnisci

Pidcock, finalmente lAmstel (fonte: GettyImages)

Pidcock, finalmente l'Amstel (fonte: GettyImages)

VAN DER POEL E IL RESTO. I VOTI DELLA PARIGI – ROUBAIX

aprile 7, 2024 by Redazione  
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, Approfondimenti

I promossi e i bocciati della Parigi – Roubaix. Da una parte il dominatore indiscusso Mathieu van der Poel, dall’altra tutti gli altri ciclisti che hanno provato a impensierirlo, se così si può dire…

MATHIEU VAN DER POEL. Vince da favorito nello stesso modo in cui ha vinto il Giro delle Fiandre. Un assolo senza eguali sul pavè per il quale ad ogni pedalata aumentava il vantaggio sugli inseguitori. La sua seconda Parigi – Roubaix di fila è un inno al ciclismo e alle emozioni che offre. VOTO: 9.5

JASPER PHILIPSEN. Secondo l’anno scorso e secondo quest’anno, conferma il suo feeling col pavè e durante tutta la corsa è uno dei più brillanti. Oltre a proteggere Van der Poel, nelle fasi calde della corsa riesce anche a tornare agevolmente nel gruppo di testa dopo un inconveniente meccanico. Dopo l’irresistibile allungo di Van der Poel, fa lavorare Pedersen, Politt e Kung senza dare quasi mai il cambio, come impone la tattica. Vince la volata dei battuti e sale sul podio per la nuova doppietta Alpecin. VOTO: 8.5

MADS PEDERSEN. La forma c’è e lo dimostra per tre quarti di corsa. E’ tra i più brillanti nella Foresta dell’Arenberg e nei tratti in pavè resta attaccato alla ruota di Van der Poel finchè può. Alla fine migliora di una posizione il risultato dello scorso anno salendo sul gradino più basso del podio. VOTO: 8

NILS POLITT. Col passare della corsa si capisce che è lui il capitano dell’UAE Team Emirates. Dopo il terzo posto al Giro delle Fiandre il tedesco conferma di avere un’ottima forma e a un certo punto prende anche l’iniziativa, tant’è vero che resta in avanscoperta con Kung e Vermeersch per una decina di chilometri buoni dello show di Van der Poel. VOTO: 7.5

STEFAN KUNG. Lo svizzero ottiene la terza top five consecutiva (terzo posto nel 2022, quinto posto nel 2023 e nel 2024) e conferma di essere uno dei ciclisti a più agio col pavè. Peccato che ci siano altri un po’ più bravi di lui. VOTO: 7

GIANNI VERMEERSCH. Fondamentale uomo d’ordine nel gruppo per Van der Poel, detta i tempi della corsa spesso e volentieri, contribuendo all’exploit del compagno non dando cambi a Kung e Politt una volta trovatosi in testa. Alla fine chiude in sesta posizione dimostrando di avere anche lui un’ottima gamba. VOTO: 7

LAURENCE PITHIE. A 21 anni corre la Parigi Roubaix come fosse un veterano esperto ed è di grande aiuto a Kung, almeno fino a quella curva verso sinistra nella quale cui cade e dove perde la possibilità di lottare per il podio. Il neozelandese recupera come può e chiude in settima posizione. VOTO: 7

TIMO KIELICH. Altro uomo d’ordine dell’Alpecin Deceuninck. Il ciclista tedesco si vede spesso davanti a tirare il gruppo ed è tra gli artefici della selezione creata prima dell’ingresso nella Foresta dell’Arenberg. VOTO: 6.5

TOM PIDCOCK - Nonostante gli strascichi della caduta avvenuta durante la ricognizione della prima tappa del Giro dei Paesi Baschi, prende coraggiosamente il via da Compiègne e nei primi tratti in pavè sembra a proprio agio. Si perdono le sue tracce dopo il passaggio nella Foresta dell’Arenberg e conclude con un anonimo diciassettesimo posto, ad oltre 6 minuti da Van der Poel. VOTO: 6

CHRISTOPHE LAPORTE . Dopo il forfait dell’ultima ora di Dylan van Baarle, doveva essere il capitano della Visma, ma non si fa mai vedere (se non per una foratura che lo mette fuori gioco quasi subito). Termirerà in venticinquesima posizione. E comunque è il primo ciclista francese all’arrivo. VOTO: 5.5

ANDREA PASQUALON. È Il primo italiano all’arrivo, cinquantesimo a oltre 9 minuti di ritardo da Van der Poel. La segnalazione è dovuta ma si sapeva che i ciclisti italiani oggi non avrebbero avuto molte chance. VOTO: 5

KASPER ASGREEN. La Soudal Quick Step attraversa un momento difficile e Asgreen prova a inventarsi uomo da fuga ma con scarsi risultati. Una volta ripreso, resta nel gruppo di testa fino alla Foresta dell’Arenberg, nella quale alza definitivamente bandiera bianca. VOTO: 5

ALBERTO BETTIOL. Probabilmente era il ciclista italiano con più ambizioni., ma prima della partenza aveva dichiarato di non essere al 100%. Il problema è che la Parigi – Roubaix è una delle corse più massacranti in circolazione e chi non ha una condizione sufficiente rischia di ritirarsi. Proprio come è successo al toscano. VOTO: 4.5

JOSHUA TARLING Viene squalificato per traino irregolare. Il VAR è inflessibile e il giovane inglese perde la possibilità di essere uno degli uomini più pericolosi dell’INEOS Grenadiers. VOTO: 4.

JONATHAN MILAN. Resta l’amaro in bocca per il ventitreenne di Tolmezzo, che si arrende per i postumi di una caduta e si ritira prima dell’imbocco del primo tratto in pavè. Tornerà più forte. SENZA VOTO

Antonio Scarfone

VAN DER POEL, LECTIO MAGISTRALIS DI PAVÈ: IMPRESA DELL’OLANDESE NELLA CLASSICA DELLE PIETRE

aprile 7, 2024 by Redazione  
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Van der Poel vince la Parigi-Roubaix 2024 con un attacco a 60 Km dell’arrivo, anticipando un’azione che tutti si aspettavano sul difficile settore di Mons-en-Pévèle e andando ad incrementare il vantaggio chilometro dopo chilometro grazie anche al lavoro dei suoi compagni di squadra che hanno rotto i cambi e che, alla fine, sono riusciti a piazzare un altro Alpecin sul secondo gradino del podio.

In questi ultimi anni ci sono atleti che danno la sensazione di fare un altro sport.
E’ quello che si prova quando si vede Tadej Pogacar attaccare a 80 Km dall’arrivo alla Strade Bianche o appunto il campione del mondo andare via da solo a 45 chilometri dall’arrivo nell’ultimo Giro delle Fiandre.
Anche oggi la scena andata in onda non si è discostata molto da quello che ci si aspettava, anche se, in questa edizione della Parigi-Roubaix, ci sono stati anche temi tattici interessanti che hanno mostrato la meticolosità con la quale la Alpecin ha preparato questa corsa, meticolosità che è stata premiata, oltre che dalla vittoria, in verità ampiamente prevista, di Mathieu van der Poel, anche dal secondo posto di Jasper Philipsen che, in volata, avuto ragione di un Mad Pedersen (Lidl – Trek), che ovviamente aveva dovuto lavorare molto di più, e di un Nils Politt (UAE Team Emirates) bravo a restare tra i primi inseguitori di Van der Poel.
La squadra del campione del mondo ha lavorato alacremente per tenere la corsa sotto controllo e poi per fare selezione nel settore della foresta di Arenberg, ma è uscita dalla bagarre in netta superiorità numerica rispetto alle altre formazioni. Quando Van der Poel è partito all’attacco, distanziando con disarmante facilità tutti gli avversari, gli uomini del suo team sono stati bravissimi ad interpretare il ruolo di stopper, non solo andando a chiudere su ogni tentativo di contrattacco, ma anche rompendo i cambi, piazzandosi subito alle spalle del corridore che cercava di tirare e causando un rallentamento ogni volta che questi cercava un cambio.
Il più temibile avversario del campione del mondo, vale a dire Pedersen, si è trovato stretto in questa morsa e ha dovuto cedere anche la seconda posizione nella volata finale, vinta da Philipsen, che si era limitato a stare a ruota (salvo tentare una sortita offensiva nel tratto finale del Carrefour de l’Arbre).
Se tutto questo è vero e innegabile, è però altrettanto vero che, sin dall’allungo di Van der Poel nel settore di Orchies, è apparso subito evidente come dietro non ne avessero proprio né per provare a seguire l’olandese, né per provare a limitare il distacco, che infatti ha continuato a salire sino ad arrivare a 3 minuti tondi tondi nel velodromo di Roubaix.
Appare quindi forse più corretto dire che il gioco di squadra della Alpecin ha favorito il secondo posto di Philipsen più che la vittoria di Van der Poel che, vista la superiorità dimostrata, non è mai stata seriamente in dubbio.
La verità è che quando ci sono atleti come Pogacar e Van der Poel su certi percorsi non ce n’è per nessuno e ci vogliono corse tradizionalmente incerte come la Sanremo, nelle quali è difficilissimo fare la differenza, per impedire a questi atleti di dilagare, mettendo in campo tutta la loro superiorità rispetto ai rivali.
Ciononostante, di fronte a certi numeri di classe sopraffina, l’appassionato non può far altro che assaporare ogni minuto il gesto atletic e non conta il fatto che, a 60 o 80 km dall’arrivo, la corsa appaia già segnata, conta invece lo spettacolo dell’azione del grande campione e anche quello che offrono gli inseguitori che si danno battaglia per il podio.
Oggi, infatti, oltre all’azione di Van der Poel grande emozione l’hanno offerta anche gli uomini che hanno lottato per i piazzamenti.
La corsa ha visto partire una fuga con Per Strand Hagenes (Team Visma), Rasmus Tiller (Uno-X Mobility), Kasper Asgreen (Soudal Quick-Step), Marco Haller (BORA – hansgrohe), Liam Slock (Lotto Dstny), Gleb Syritsa (AST) e Kamil Malecki (Q36.5) dopo 20 Km di gara. I sette uomini vengono seguiti da Dusan Rajovic (Bahrain Victorious) e Dries de Bondt (Decathlon Ag2r La Mondiale), che però riescono ad accordarsi solo al Km 80. In questa fase va menzionata una caduta in esito alla quale si dovranno ritirare Jonathan Milan (Lidl – Trek) ed Elia Viviani (INEOS Grenadiers).
La fuga non riesce, però, a prendere il largo perché l’Alpecin non lo permette ed anzi il ritmo della formazione belga spezza il gruppo in vari tronconi, azione resa ancor più insidiosa dal vento laterale
All’ingresso della foresta di Arenberg il gruppo dei big è già composto da una trentina di unità, con Pedersen che esce in testa dalla orribile chicane che lo stesso campione del mondo aveva definito uno scherzo e che si spera verrà eliminata dal percorso, in quanto il rimedio è peggiore del pericolo che si propone di scongiurare.
Il pavè della forrsta opera una spietata selezione e il gruppo dei big si riduce a Van del Poel, Philipsen, Pedersen e Mick van Dijke (Team Visma), mentre dietro ad inseguire ci sono Stefan Küng (Groupama-FDJ) e Laurence Pithie (Groupama – FDJ). In questa fase Philpsen fora e questa circostanza permette un rimescolamento delle carte con il rientro di vari corridori, mentre il corridore belga è costretto a spendere energie preziose per rientrare, cosa che toccherà anche a Pedersen, sempre a causa di una foratura.
Subito dopo il settore di Hélesmes c’è l’attacco a sorpresa di Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), compagno di squadra di Van der Poel, che viene prontamente seguito da Kung e Politt. L’attacco portato da un Alpecin è un po’ da decifrare, ma il risultato concreto sarà quello di costringere altre squadre, in particolare la Lidl del temibile Pedersen, a lavorare per chiudere il buco.
Dopo il ricongiungimento c’è una fase di bagarre con vari tentativi di attacco ma, nel settore di Orchies, è l’iridato a muoversi in prima persona un po’ a sorpresa, perché quel tratto di pavè è classificato con 3 stelle, non è tra i più difficili e temuti e arrivava poco prima di quello storico di Mons-en-Pévèle, molto più difficile e selettivo, nel quale tutti si aspettavano l’attacco del campione del mondo.
Non è, però, la sorpresa che impedisce a Pedersen e compagnia di seguire Van der Poel, bensì semplicemente la velocità che l’olandese riesce a sviluppare, superiore rispetto a quella degli avversari.
I pochi secondi di vantaggio aumenteranno costantemente sino a diventare minuti e, mentre il capitano dell’Alpecin si lancia nella sua cavalcata vincente, dietro si fiuta subito la mala parata, sia per l’ingombrante presenza dei compagni dell’iridato che impediscono di organizzare un serio inseguimento, sia per l’oggettiva superiorità dell’uomo al comando da solo.
A questo punto, non resta che organizzarsi per le posizioni sul podio.
Su una prima accelerazione di Pedersen, all’inseguimento rimangono oltre al danese anche Kung, Pithie, Politt e Philipsen.
Pithie sarà fuori dai giochi a causa di una caduta, mentre un attacco a sorpresa di Philipsen nel settore a 5 stelle del Carrefour de l’Arbre fa fuori anche Kung e così restano in tre all’inseguimento.
Per il vincitore l’entrata nel velodromo con la più grande tranquillità gli permetterà di assaporare la vittoria metro per metro, mentre la volata dei battuti viene vinta da Philipsen, che va a completare il successo dell’Alpecin, con Pedersen che deve accontentarsi del gradino più basso del podio.
La prossima classica in programma è l’Amstel Gold Race, ma i riflettori sono tutti puntati sulla Liegi- Bastogne – Liegi che andrà in scena in 21 aprile ed alla quale parteciperanno sia Tadej Pogacar, che questa corsa l’ha già vinta, sia il campione del mondo, che invece ha partecipato solo in una occasione, concludendo la corsa in sesta posizione.
Non sarà, invece, della partita il vincitore della ultime due edizioni, Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), che la recente caduta al Giro dei Paesi Baschi ha messo fuori gioco.

Benedetto Ciccarone

Van der Poel allattacco solitario sul pavè della Parigi-Roubaix (Getty Images)

Van der Poel all'attacco solitario sul pavè della Parigi-Roubaix (Getty Images)

PEDERSEN SONTUOSO. IL DANESE BATTE VAN DER POEL E CONQUISTA LA SUA SECONDA GAND-WEVELGEM

marzo 24, 2024 by Redazione  
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Con una prestazione sontuosa Mads Pedersen (Lidl-Trek) porta a casa un’edizione spettacolare della Gand-Wevelgem battendo in una volata a due nientepopodimenoche il Campione del Mondo in carica, Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck) al termine di una corsa vibrante e combattuta sin dalle sue fasi inziali. L’alfiere della Lidl-Trek ha approfittato del gioco di squadra per mettere in difficoltà Van der Poel che, al contrario di quanto avvenuto venerdì ad Harelbeke, non è riuscito a fare la differenza sui muri. Terzo posto per Jordi Meeus (Bora-Hansgrohe) bravo a vincere lo sprint dei battuti davanti a Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) e ad un fantastico Jonathan Milan (Lidl-Trek) già protogonista dell’azione decisiva.

Il percorso proposto dalla prestigiosa classica fiamminga ricalcava in buona sostanza quello dello scorso anno, anche se con qualche chilometro in meno (253 contro i 261 del 2023). I primi 100 km erano quasi completamente piatti e presentavano come unica ipotetica difficoltà il famigerato passaggio di De Moeren, spesso battuto dal vento proveniente dal vicino Mare del Nord. Pochi chilometri più avanti i corridori erano attesi da due tratti in pavè non troppo difficoltosi, vale a dire il Beauvoordestraat (km 108) e il Veurnestraat (km 112). Quindi vi erano altri 40 km pianeggianti a fare da prologo alla prima rapida sequenza di muri composta da Scherpenberg (km 154), Baneberg (km 159), Monteberg (km 165) e dal primo passaggio sul Kemmelberg, versante Belvedere (km 167). Terminato il primo passaggio sui muri, vi erano i tre tratti di Plugstreets posti tra i km 181 e 185: Hill 63, Christmas Truce e The Catacombs. Pochi chilometri di terreno prevalmentemente piatto e si ritornava a scalare nuovamente i muri con la sequenza composta da Monteberg (km 198), Kemmelberg (sempe dal Belvedere, km 200), Scherpenberg (km 207), Baneberg (km 212) e dal terzo ed ultimo passaggio sul Kemmeberg, questa volta dal versante dell’Ossario (km 217). Gli ultimi 35 km erano formati da un lungo ‘piattone’ che portava i corridori nella cittadina di Wevelgem.

La corsa si è accesa non appena dopo il via ufficiale ed ha visto consumarsi diversi attacchi prima che, poco dopo il km 15, iniziasse a prender forma la fuga di giornata promossa da 6 corridori: Michael Morkov (Astana Qazaqstan Team), Johan Jacobs (Movistar Team), Kelland O’Brien (Team Jayco-Alula), Hugo Houle (Israel-Premier Tech), William Blume Levy (Uno-X Mobility), Cyrus Monk (Q36.5 Pro Cycling Team). Poco dopo (intorno km 30) dal gruppo sono evasi prima Dries De Bondt (Decathlon Ag2r La Mondiale) e quindi Mathis Le Berre (Arkea – B&B Hotels). Nel giro di qualche centinaia di metri il francese ha ripreso il fiammingo e si è così formata una coppia di inseguitori che ha poi raggiunto gli altri 6 fuggitivi poco dopo il km 40. Il vantaggio degli 8 battistrada ha rapidamente superato i 4 minuti e ha continuato poi lentamente a salire (5′30″ ai -160).

La situazione è improvvisamente mutata di lì a poco: in prossimità dell’attraversamento di De Moeren, i corridori hanno trovato vento a 35 km/h e come conseguenza sono iniziate le cadute (tra i coinvolti Jan Tratnik poi costretto al ritiro) e i ventagli. Nel giro di pochi chilometri all’inseguiemento degli otto fuggitivi è rimasto un gruppo di una trentina di corridori che vedeva la presenza di molti dei grandi favoriti della vigilia: Olav Kooij, Tosh Van der Sande e Mick Van Dijke (Visma-Lease a Bike), Mathieu Van der Poel, Gianni Vermeesrch e Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), Madis Mihkels, Laurenz Rex, Adrien Petit e Mike Teunissen (Intermarchè-Wanty), Tim Merlier (Soudal-Quick Step), Luca Mozzato (Arkea-B&B Hotels), Jordi Meus e Danny Van Poppel (Bora-Hansgrohe), Alexis Renard (Cofidis), Stefan Bisseggen (EF Education-EasyPost), Stefan Kung e Lewis Askey (Groupama-FDJ), Ben Turner (Ineos Grenadiers), Mads Pedersen, Jonathan Milan e Jasper Stuyven (Lidl-Trek), Fernando Gaviria e Davide Cimolai (Movistar Team), John Degenkold e Nils Eekhoff (Team DSM-Firmenich – PostNL), Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), Max Walscheid (Team Jayco-Alula) e Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team). Il gap dai fuggitivi del mattino è rapidamente crollato (2′10″ ai -145; 50″ ai -130) fino ad arrivare al prevedibile ricongiungimento avvenuto quando mancavano 120 km al traguardo. A quel punto il folto drappello di testa formato da 36 corridori (si era nel frattempo staccato Rex vittima di un guaio meccanico) vantava circa 50″ di vantaggio sul gruppo principale.
Nel gruppo di testa però non si è mai trovato un vero accordo e nei chilometri successivi si sono alternati diversi attacchi, il più significativo dei quali quello di Max Walscheid partito tutto solo ai -95, poco dopo il primo passaggio sul Scherpenberg. Il tedesco ha rapidamente guadagnato una quindicina di secondi sul gruppetto dei migliori che a quel punto era stato notevolmente avvicinato dal gruppo principale. Sul successivo muro, il Baneberg, Walscheid è stato ripreso da Jacobs mentre alle loro spalle si consumava il ricongiungimento tra i due gruppi. La nuova coppia di testa ha così scollinato con appena una dozzina di secondi su un plotone decisamente allungato e che di lì a poco si sarebbe rientrato sui due nuovi battistrada.

La corsa è nuovamente scoppiata al primo passaggio sul Kemmelberg (-84), quando Mathieu Van der Poel ha piazzato la sua accelerazione proprio nel tratto in pavè. Gli unici a resistergli a ruota sono stati i due della Lidl-Trek, Pedersen e Milan, mentre poco dietro c’era un quartetto formato da Stuyven, Tim Van Dijke (Visma-Lease a Bike), Laurence Pithie (Groupama-FDJ) e Rasmus Tiller (Uno-X Mobility). Lungo la successiva discesa i due grupetti si sono ricongiunti, ma subito dopo è parito in contropiede Jonathan Milan. Alle sue spalle i due compagni di squadra, Stuyven e Pedersen, insieme a Van der Poel, Van Dijke, Pithie e Tiller inseguivano a circa 10″ mentre il grosso del gruppo pagava oltre 35″.
Il vantaggio del giovane friulano è cresciuto nei successivi chilometri grazie anche alla presenza passiva dei due compagni di squadra nel sestetto inseguitore: ai -75 Milan vantava 25″ sul drappello dei 6 tirato principalmente da Van der Poel, mentre il primo gruppo inseuguitore tirato da Kasper Asgreen (Soudal-Quick Step) era scivolato a 50″. Lungo il primo tratto di plugstreet, Van der Poel ha dato vita all’ennesima accelerazione che ha messo in difficoltà Tiller e Tim Van Dijke, subito staccati. Stessa sorte è poi toccata a Stuyven vittima di una foratura in un momento molto delicato della corsa. All’uscita del terzo ed ultimo tratto di sterrato Milan aveva circa 20″ sul terzetto Van der Poel-Pedersen-Pithie mentre il gruppo, formato da una trentina di corridori e che nel frattempo avveva riassorbito Stuyven, Tiller e Van Dijke, era scivolato a 45″. Le trenate di Van der Poel hanno man mano riavvicinato Milan che è stato poi ripreso ai -63. Subito in contropiede è ripartito Pedersen, ma stavolta il campione del mondo ha immediatamente chiuso.

Nei chilometri successivi il vari gruppi inseguitori si sono ricompattati organizzando l’inseguimento. Ai -55 il gap era sceso sotto i 30″ e così davanti sono ricominciati gli attacchi della coppia Lidl-Trek: prima Pedersen (-55) e poi Milan (-54) hanno provato l’allungo. Al secondo passaggio sul Kemmelberg (-52) è partito nuovamente Pedersen. L’attacco del campione del mondo del 2019 ha messo in difficoltà il compagno Milan, poi ripreso dal gruppo inseguitore ormai molto vicino alla testa della corsa, mentre Van der Poel pur resistendo insieme a Pithie ha dato i primi segnali di stanchezza. Proprio dopo il Kemmelberg, dal gruppo è partito tutto solo Matteo Trentin evidentemente intenzionato a rientrare in solitaria sul trio di testa, ma ha poi desistito.
Sul penultimo muro, il Baneberg, è stato il turno di Hugo Page (Intermarché-Wanty) e Ben Turner (Ineos Grenadiers) che hanno approfittato del rallentamente del gruppo per evadere e andare in caccia del terzetto di testa. All’imbocco dell’ultimo passaggio sul Kemmelberg (-35) Pedersen, Pithie e Van der Poel avevano 40″ sui due inseguitori e 55″ su quel che rimaneva del gruppo. Giunti sul muro Pedersen ha forzato, mandando in difficoltà Pithie mentre Van der Poel ha resistito a ruota del danese. In testa alla corsa sono così rimasti i due favoriti, mentre il neozelandese ha dovuto alzare bandiera bianca.
Ai -30 il nuovo duo battistrada aveva una ventina di secondi sul neozelandese, circa un minuto su Page, Turner e Anthony Turgis (TotalEnergies) che nel frattempo era uscito dal gruppo, mentre il plotone ormai quasi rassegnato inseguiva invece ad 1′30″.

Finite le asperità, Pedersen e Van der Poel hanno proseguito di comune accordo aumentando ulteriormente il gap su tutti gli inseguitori. Pithie, resosi conto di non poter più raggiungere i primi due, ai -25 si è rialzato facendosi riprendere dagli altri 3 contrattaccanti che a quel punto avevano 1′05″ di ritardo. Il gruppo, tirato in maniera più convinta dagli uomoni della Soudal-Quick Step, si era nel frattempo riavvicinato (1′20″) e qualche chilometro più in là (-15) è riuscito a rinvenire sul quartetto inseguitore. Le trenate di Asgreen e Lampaert, coadivuati a questo punto anche dagli uomini della Visma, non erano però sufficienti per andare a riprendere i due scatenati battistrada.
Pedersen e Van der Poel hanno continuato a darsi cambi regolari fino all’ultimo km imboccato in testa da Pedersen con Van der Poel a ruota. Il danese ha lanciato la sua lunghissima volata ai 200 metri, Van der Poel gli ha preso la scia ed ha provato ad uscire dalla ruota del rivale ai -100, ma non è riuscito a superarlo finendo per rialzarsi negli ultimi metri. Pedersen ha così colto la sua seconda vittoria nella Gand-Wevelgem dopo il successo del 2020, relegando il campione del mondo al secondo posto. Terzo posto per Jordi Meeus che ha regolato il gruppo inseguitore (arrivato a 16″) superando allo sprint Jasper Philipsen, uno splendido Jonathan Milan e Olav Kooij. Completano la top ten Biniam Girmay (Intermarchè-Wanty), Tim Merlier, Dylan Groenewegen (Team Jayco-Alula) e Matteo Trentin.

Per Pedersen una vittoria assai convincente al cospetto del fuoriclasse neerlandese. Una vittoria che rilancia le quotazioni del danese in vista del Giro delle Fiandre di domenica prossima. Van der Poel, pur dimostrando di avere una gran gamba, ha palesato qualche piccola crepa che lascia qualche speranza agli avversari.

Pierpaolo Gnisci

Pedersen sontuoso, bis alla Gand (fonte: Getty Images)

Pedersen sontuoso, bis alla Gand (fonte: Getty Images)

MILANO – SANREMO 2024: LE PAGELLE

marzo 16, 2024 by Redazione  
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I voti de Ilciclismo.it ai protagonisti nella Milano – Sanremo 2024. Tante ‘promozioni’ ma anche alcune delusioni

JASPER PHILIPSEN. Non si vede per tutta la corsa ma resta sempre attaccato al gruppo dei migliori nel convulso finale. Van der Poel lo guida con sapienza nella preparazione della volata e quando fiuta l’occasione della vita non se la fa scappare. Vince così la sua prima corsa Monumento della sua carriera. VOTO: 9.

MATHIEU VAN DER POEL. Sempre presente nelle prime posizioni del gruppo sui Capi e sulla Cipressa, non batte ciglio sul doppio attacco di Pogacar sul Poggio, andando a chiudere senza problemi. Resta passivo in discesa alla ruota dello sloveno salvo poi tirare la volata a Philipsen. Una conduzione di corsa perfetta sia tatticamente che atleticamente. Se questi sono i presupposti alla prima apparizione stagionale su strada, tornerà presto a vincere. VOTO: 8.5

TADEJ POGACAR.. Dopo il grande lavoro dell’UAE Team Emirates che ha scremato il gruppo tra Capi, Cipressa e prima parte del Poggio, sferra due attacchi prima della discesa verso Sanremo che però non gli fanno fare la differenza. Alla fine deve accontentarsi del terzo posto ma da buon fuoriclasse tornerà a Sanremo per vincere. VOTO: 8

MICHAEL MATTHEWS. Dopo il terzo posto del 2020 si migliora a 33 anni chiudendo in seconda posizione dimostrando di avere le gambe per fare ottime volate e soprattutto per tenere su salite non impossibili. VOTO: 7.5

ALBERTO BETTIOL. Con la recente vittoria nella Milano – Torino aveva dimostrato di essere in buona forma. Rimane in alcune circostante alla ruota di Van der Poel tra salita sul Poggio e nella successiva discesa. In volata fa quello che può e conclude con un quinto posto dignitoso. VOTO: 7

MADS PEDERSEN. Tra i velocisti era quello che alla vigilia aveva le chance maggiori di ben figurare. Jasper Stuyven e Jonathan Milan gli sono vicini fin quando possono ma la fatica si fa sentire nelle gambe e non fa meglio del quarto posto. VOTO: 6.5

JULIAN ALAPHILIPPE. Non è più il ciclista del quadriennio 2017 – 2020, quando vinse una Sanremo e fece due podi, ma il suo nono posto nonostante una condizione fisica non perfetta gli assicura una ampia sufficienza. VOTO: 6.5

MAXIM VAN GILS. Alla vigilia aveva dichiarato di avere le gambe per provare a entrare nella top ten. Detto, fatto. Il 24enne ciclista belga in tutte le corse disputate nel 2024 ha dimostrato di avere un’ottina gamba sia nelle corse a tappe che in quelle di un giorno. VOTO: 6.5

MATEJ MOHORIC. Pur restando con i primi sul Poggio e pur provando a dare tutto al termine della discesa, non fa la differenza che aveva fatto nel 2022 e deve accontentarsi del sesto posto. VOTO: 6

FILIPPO GANNA. Conduce una corsa impeccabile fino alla discesa dal Poggio verso il traguardo finale, quando un problema al cambio lo estromette dalla possibilità di giocarsi le sue carte. VOTO: 6

THOMAS PIDCOCK. Dopo il problema occorso a Ganna, diventa lui il capitano dell’INEOS Grenadiers ma non può fare più di tanto nella volata finale. VOTO: 6

CHRISTOPHE LAPORTE. Doveva essere il capitano del Team Jumbo Visma Lease a Bike ma soffre già durante il passaggio sui Capi, abbandonando addirittura la corsa. VOTO: 4

Antonio Scarfone

LA SANREMO TORNA A UNO SPRINTER, PHILIPSEN TRIONFA IN VIA ROMA

marzo 16, 2024 by Redazione  
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Battuto il record di velocità media di Bugno, la Sanremo è volata via ad oltre 46 di media, la fuga non ha mai avuto spazio e, nel finale, i tentativi di anticipare la volata, comunque ristretta, sono naufragati. Il vincitore uscente si è sacrificato per permettere all’uomo più adatto ad un finale del genere di giocare le proprie carte al meglio.

Sarebbe stata la prima volta per entrambi. Per i due grandi favororiti della vigilia. Per Pogacar una prima volta personale, la prima vittoria alla Classicissima; per Van der Poel, che la Sanremo l’ha vinta lo scorso anno, sarebbe stata la prima vittoria della Sanremo da parte di un corridore all’esordio stagionale, traguardo che anche quest’anno è rimasto ancora inviolato.
Pogacar ha provato due volte e la prima non ha sortito grandi effetti, nonostante abbia provato uno scatto violento, ma troppo era il controllo degli avversari e troppo breve era il tratto con una pendenza di un certo rilievo. Più efficace è stato il secondo allungo, avvenuto un po’ a sorpresa da dietro, con un Van der Poel che però è riuscito molto bene a chiudere il buco e ad accodarsi allo sloveno nella discesa.
La Sanremo, si sa, è difficilissima da interpretare, aperta a tantissimi scenari, vinta da corridori con le caratteristiche più diverse, da un velocista puro come Mario Cipollini ad uno scalatore specialista degli attacchi da lontano come Claudio Chiappucci.
Quest’anno purtroppo, con una decisione scellerata, la corsa non è partita dalla città di Milano bensì da Pavia, con una riduzione del chilometraggio.
Vegni si è giustificato accusando l’amministrazione di Milano di non aver particolare interesse ad una corsa, pur così importante, come la Classicissima e probabilmente ha ragione. Questa circostanza però deve far riflettere su una situazione in cui – nonostante si promuova una mobilità dolce, della quale la bicicletta è non solo l’antesignana, ma anche la protagonista e nonostante Milano voglia proporsi come città in prima linea in questa battaglia – l’amministrazione preferisce non dar fastidio agli automobilisti e allontanare la corsa dalla città che l’ha resa grande.
Come si diceva, le medie sono state molto alte e la fuga di 10 uomini (Davide Baldaccini, Valerio Conti e Kyrylo Tsarenko del Team Corratec – Vini Fantini, Sergio Samitier del Movistar Team, Romain Combaud del Team Dsm-Firmenich PostNL, Davide Bais, Mirco Maestri e Andrea Pietrobon del (Team Polti-Kometa), Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato del VF Group-Bardiani CSF- Faizanè) che ha caratterizzato la corsa non ha mai avuto un grande spazio, raggiungendo un vantaggio massimo di 3 minuti
C’è stata, invece, grande attenzione da parte dei più attesi protagonisti che, sin dai tre storici capi dell’Aurelia hanno controllato, cercando di rimanere nelle prime posizioni e mantenendo la squadra sugli scudi. In questa fase si staccano due grossi nomi del calibro di Alexander Kristoff (Uno-X Mobility) e Christophe Laporte (Team Visma)
Come era prevedibile, sulla Cipressa sono stati gli uomini della UAE ad imporre un ritmo in grado di assottigliare il gruppo, ma anche gli uomini della Ineos e della EF Education si sono dimostrati attivi. Diversi commentatori avevano previsto un tentativo di attacco di Tadej Pogacar (UAE) sulla Cipressa, attacco che non c’è stato.
Indubbiamente la Cipressa è molto più adatta rispetto al Poggio per provare a fare la differenza, però non si può non considerare che i chilometri da percorrere sull’Aurelia prima di andare a prendere il Poggio sono un suicidio sportivo se percorsi da soli ed anche lo stesso Poggio presenta pendenze che favoriscono l’inseguimento di un gruppo, con la sola eccezione del breve passaggio all’8%.
Il lavoro dei compagni di squadra del campione sloveno ha effettivamente assottigliato il gruppo, ma nei chilometri pianeggianti per andare a prendere il Poggio è rientrato un folto gruppo guidato da Jonathan Milan (Lidl – Trek), che poi è andato subito in testa al servizio del capitano Mads Pedersen. Nel frattempo lungo le rampe della Cipressa il gruppo di testa si è sgretolato e davanti sono rimasti solo Samitier, Maestri e Bais, con i primi due messi fuori gioco da una caduta nella successiva discesa. Bais non si è arreso e una volta ripreso dal gruppo è ripartito all’attacco, riuscendo a fare qualche chilometro allo scoperto.
Sul Poggio le prime squadre a condurre le operazioni sono Ineos e Lidl, ma è l’accelerazione di Tim Wellens (UAE) ad annunciare il primo vero attacco, quello di Pogacar. Lo scatto è violento ma non fa male sia perché a resistere sono in tanti, sia perché lo sloveno si è rialzato dopo aver visto che non era riuscito a fare il vuoto e che Mathieu Van der Poel (Alpecin – Deceuninck) non era interessato a dargli il cambio, si è rialzato.
Si è quindi formato un drappello di testa, con tutti i migliori: Pogacar, Van Der Poel, Alberto Bettiol (EF Education – EasyPost), Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), Pedersen, Michael Matthews (Team Jayco-AlUla), Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), Jasper Stuyven (Lidl-Trek), Matteo Sobrero (Bora-hansgrohe), Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep) e Maxim Van Gils (Lotto Dstny).
Per il secondo attacco Pogacar decide di provare a sorprendere gli avversari e parte secco da dietro. Stavolta riesce a guadagnare qualche metro, ma Van der Poel è lesto a chiudere e gli si accoda in discesa. Philipsen è molto vicino e a quel punto, diviene lui il favorito per la vittoria, viste le sue doti di velocista.
Il campione del mondo, infatti, non collabora con lo sloveno, consentendo il rientro di diversi corridori, tra cui non solo Philipsen, ma anche Matej Mohoric (Bahrain – Victorious), che proprio alla fine della discesa parte secco. Ganna, invece, sembra pedalare bene, ma viene bloccato lungo la discesa da un incidente meccanico che gli fa perdere la scia dei migliori.
Mohoric prova l’azione da finisseur, ma gli avversari sono troppo vicini e Van der Poel chiude poco prima del triangolo rosso dell’ultimo chilometro. L’ultimo tentativo è di Sobrero, sulla cui ruota salta Pidcock che prova ad anticipare lo sprint.
Stavolta è Stuyven, vincitore nel 2021, a chiudere per lanciare lo sprint di Pedersen che però non è brillante. Sono Matthews e Philipsen che se la giocano al fotofinish con la vittoria del secondo, ma un ottimo Tadej Pogacar partecipa alla volata e coglie il terzo gradino del podio.
Nelle interviste del post gara, il capitano della UAE sembra molto contrariato, ma in realtà un terzo posto in uno sprint pure ristretto, ma popolato da uomini molto più veloci di lui, dimostra che, dopo 290 chilometri di gara, serve una brillantezza che in pochi riescono a conservare per disputare uno sprint all’altezza della situazione.
Stavolta il Poggio non ha fatto la differenza, ma un significativo ruolo nella vicenda lo ha avuto il campione del mondo. Decidendo giustamente di non collaborare con Pogacar, ha permesso il rientro del compagno di squadra velocista e di altri atleti che probabilmente non sarebbero rientrati in caso di una collaborazione per andare a tutta fino al traguardo.
In questo caso Van der Poel ha sacrificato una buona occasione perché, sulla carta, sarebbe arrivato avvantaggiato in una volata a due con Pogacar; tuttavia, come si diceva poc’anzi, in una volata dopo 290 km di corsa un corridore all’esordio stagionale potrebbe anche non avere il colpo di pedale adatto per affrontare un avversario che, sebbene meno veloce, è sempre tra i più temibili su ogni terreno.
La Classicissima non ha tradito le attese, il fascino intramontabile di questa corsa sta nella sua imprevedibilità, nella difficoltà di lettura per scegliere la strategia migliore, nello spettacolo offerto dal caos totale e convulso che il finale offre sempre. Una corsa sempre da gustare fino in fondo e che si spera tornerà presto a partire dalla sua naturale sede di partenza.

Benedetto Ciccarone

Philipsen vince allo sprint la Milano-Sanremo 2024 (Getty Images)

Philipsen vince allo sprint la Milano-Sanremo 2024 (Getty Images)

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