POGACAR CALA IL POKER, SUPERIORITA’ IMPRESSIONANTE
Tadej Pogacar conquista per la quarta volta consecutiva la classica delle foglie morte ed eguaglia il record di Fausto Coppi. L’attacco sulla Colma di Sormano, dove tutti lo aspettavano, a poco meno di 50 Km dalla conclusione. Il vantaggio ha continuato a lievitare e all’arrivo un grande campione come Remco Evenepoel ha accusato un ritardo di oltre tre minuti. Anche l’Italia sul podio con un ottimo Giulio Ciccone, che rientra sul San Fermo e stacca tutti di slancio, resistendo negli ultimi 5 Km non adatti alle sue caratteristiche.
Il pronostico è stato rispettato pienamente, nessuno alla vigilia si aspettava qualcosa di diverso ma le vittorie di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), caratterizzate da lunghe cavalcate solitarie, sono sempre un grande spettacolo per gli appassionati. La classe cristallina di questo grande corridore sloveno permette di gustare grandi emozioni anche in presenza di una superiorità che toglie l’incertezza, che pure tante volte rappresenta il sale delle corse. Nessuno può lamentarsi di sapere già come va a finire, perché ammirare le imprese di questo fuoriclasse vale, per usare un espressione propria di altri sport, “il prezzo del biglietto”.
Il secondo classificato, Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), ha staccato tutti gli altri nella parte finale della salita verso la Colma di Sormano e alla fine ha inflitto un distacco di oltre 1′30″ a Giulio Ciccone (Lidl – Trek), giunto terzo, e a un Enric Mas (Movistar Team) entrato in condizione in questo finale di stagione.
Questo dimostra che Evenepoel si trovava in buona condizione oggi; ciononostante il ritardo pagato dal campione olimpico ha superato i 3 minuti, segno che molto semplicemente Pogacar è andato più forte su tutti i quasi 50 Km nei quali è stato in testa alla corsa, senza accusare mai passaggi a vuoto.
La squadra ha tenuto sotto controllo una corsa che è partita subito scoppiettante, con una girandola di attacchi e contrattacchi quasi tutti neutralizzati sul nascere.
Dopo la prima salita si forma un gruppetto con Rémy Rochas (Groupama-FDJ), Wilco Kelderman (Team Visma | Lease A Bike), Axel Laurance (Alpecin-Deceuninck), Matej Mohorič (Bahrain Victorious), Brandon Rivera (INEOS Grenadiers), Julien Bernard (Lidl-Trek) e Martijn Tusveld (Team dsm-firmenich PostNL), ma lungo le rampe verso Selvino si verifica un’altra girandola di attacchi.
Da questa fase molto confusa nasce l’attacco che caratterizzerà la corsa, fuga composta da 22 atleti: oltre ai citati Kelderman, Rochas, Bernard, Mohorič, Tusveld e Rivera ci sono Eddie Dunbar (Team Jayco AlUla), Einer Rubio (Movistar Team), Daniel Felipe Martinez (Red Bull – BORA – hansgrohe), Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), Harold Martín Lopez (Astana Qazaqstan Team), Matteo Fabbro (Team Polti Kometa), Bastien Tronchon (Decathlon Ag2R La Mondiale), Anders Halland Johannessen (Uno-X Mobility), Tiesj Benoot (Team Visma | Lease a Bike), Xandro Meurisse (Alpecin-Deceuninck), Damiano Caruso (Bahrain Victorious), Rudy Molard (Groupama-FDJ), Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), Gregor Mühlberger (Movistar Team), Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step) e Kevin Vermaerke (Team dsm-firmenich PostNL).
La UAE, in testa al gruppo, controlla la situazione e il vantaggio va un po’ a fasi alterne, toccando un massimo di poco più di tre minuti.
Il primo a perdere contatto dal gruppo di testa è Tiberi, che si stacca lungo le rampre di Valpiana e viene ripreso dal gruppo, staccandosi subito anche da esso.
Dopo il Ghisallo, affrontato senza sussulti, e un successivo tratto pianeggiante in riva al Lario i battistrada approcciano la colma di Sormano con circa un minutp sul gruppo. Come era prevedibile, salta l’accordo in seno ai fuggitivi e davanti rimane da solo Meurisse, che contrattacca su un tentativo promosso da Molard, al quale avevano aderito anche Rochas, Dunbar e Rubio.
Il gruppo, intanto, si assottiglia sensibilmente con l’azione dei pezzi da 90 Adam Yates (UAE Team Emirates) e Pavel Sivakov (UAE Team Emirates), che mirano a chiudere sugli attaccanti per lanciare Pogacar, cosa che avviene a 48,5 Km dalla conclusione.
Nessuno prova a seguire la terribile accelerazione del campione del mondo ma Evenepoel e Mas salgono del loro passo e con Lennert Van Eetvelt (Lotto Dstny) vanno a formare il primo gruppo inseguitore.
Pogacar ha un altro passo e scollina con oltre un minuto. Evenepoel, non avendo ricevuto cambi, decide di andare via da solo e stacca i compagni di avventura sulle ultime rampe della salita.
Nella discesa e nel successivo tratto il vantaggio di Pogacaer su Evenepoel continua ad aumentare, mentre dietro naufragano e vanno a formarsi e disunirsi in continuazione gruppetti nei quali è sempre presente un ottimo Sivakov, che pure si era speso per chiudere sulla fuga.
Sulla salita di San fermo della Battaglia Sivakov prova ad accelerare ma, da dietro, rientra Ciccone che rilancia e riesce a prendere un po’ di vantaggio, un gap che riuscirà a mantenere anche nel tratto finale, più favorevole agli inseguitori.
Sul traguardo di Como il campione del mondo precede quello olimpico di 3′16″ e il nostro Ciccone di 4′31″. Va sottolineata comunque la prestazione dell’abruzzese perché, dopo essere rimasto staccato, non è semplice trovare la forza per rientrare e staccare gli avversari in salita, dopo 250 Km di una corsa dura disputata a ritmi elevati.
La prima considerazione che viene spontanea è pensare a Evenepoel. Questo grande campione ha la sfortuna di aver trovato un avversario che nasce ogni 100 anni. Senza un corridore che rarissimamente si trova come avversario in questo sport, Evenepoel probabilmente avrebbe fatto man bassa tra classiche e mondiali. Pogacar lo sta facendo letteralmente impazzire e il belga le sta provando tutte per riuscire a contrastarlo, ma quando Tadej è in condizione non ce n’è per nessuno. Il problema è che il campione del mondo è in forma per tutta la stagione, aperta con la vittoria alla Strade Bianche con un attacco a 85 km dalla conclusione, continuata con le vittoria alla Liegi, al Giro d’Italia e al Tour de France e conclusa con le affermazioni al campionato del mondo e al Giro di Lombardia; così ad Evenepoel rimane la vittoria nelle corse che Pogacar non disputa, come ad esempio le Olimpiadi, conquistate dal belga sia in linea che a cronometro.
Una stagione come quella appena conclusa è probabilmente irripetibile, tuttavia Pogacar ha raggiunto la piena maturità atletica e pertanto continuerà anche nella prossima stagione a dare spettacolo per tutto l’arco di essa.
Benedetto Ciccarone
POWLESS RESISTE, IL GRAN PIEMONTE È A STELLE E STRISCE
Sembrava destinato ad essere riacciuffato a pochi passi dal traguardo. Invece lo statunitense Powless si è dimostrato più forte del suo cognome (letterlamente “impotente”), è riuscito a resistere al ritorno del gruppo inseguitore e far suo il Gran Piemonte.
C’era una volta il Giro del Piemonte, gara quasi leggendaria la cui prima edizione si è svolta nel 1906, ancora prima che nascesse il Giro d’Italia, e che ha dato origine al mito del “Diavolo Rosso”, quel Giovanni Gerbi cantato da Paolo Conte e che ha vinto le sue prime tre edizioni. Ma nel palmares di questa corsa compaiono nomi davvero illustri, il meglio del ciclismo italiano con la curiosa eccezione di Coppi (che pure era piemontese) e con Magni che l’ha vinta al primo ed ultimo anno da professionista, a ben 14 anni di distanza. Tra gli stranieri, oltre al solito Merckx, spiccano i nomi di Altig, De Vlaeminck, Adrie van der Poel (padre di Mathieu), Breukink, Virenque, Gilbert e Bernal. L’anno scorso ha vinto il nostro Andrea Bagioli, ormai più famoso per il suo tentativo di seguire Pogacar al Mondiale di Zurigo che per i suoi meriti ciclistici; tuttavia quest’anno Bagioli è assente e i nostri colori sono difesi da Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Alberto Bettiol (Astana Qazaqstan Team), Giulio Ciccone (Lidl – Trek) e Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che da oltre tre mesi, dal Giro d’Austria, non ottiene risultati di rilevo nelle prove su strada che non siano a cronometro. Tra gli stranieri che aspirano al successo da segnalare almeno il belga Stan Van Tricht (Alpecin – Deceuninck), che ha appena vinto la Coppa Bernocchi, lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain – Victorious, una Sanremo nel suo palmares), l’americano Neilson Powless (EF Education – EasyPost, quarto alla Coppa Bernocchi), l’inglese Thomas Pidcock (INEOS Grenadiers, grande passista e quest’anno vincitore dell’Amstel), lo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team, terzo alla Coppa Bernocchi), l’australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck, forte velocista e quest’anno vincitore della classifica a punti alla Vuelta), il giovane svizzero Jan Christen (UAE Team Emirates, quarto ai Mondiali U23) e l’eterno francese Romain Bardet (Team Dsm-Firmenich PostNL, due podi al Tour).
La corsa, che dal 2009 si chiama “Gran Piemonte” e quest’anno è lunga 182 chilometri, prende il via alle 12.25 dal paese di Valdengo, in provincia di Biella, per arrivare a Borgomanero, in provincia di Novara, dopo aver lambito le Alpi nei pressi del lago d’Orta: è in questa zona che si trova la salita che potrebbe decidere la gara, il Passo della Colma, quasi 9 chilometri con pendenza media del 5,5% e un tratto finale sopra il 12%. Il passo, situato a quasi 1000 metri sul livello del mare, è però molto lontano dal traguardo (62 Km) e difficilmente un corridore che non si chiami Tadej Pogacar avrebbe chance realistiche di resistere ad un lungo inseguimento, a meno che non succeda qualcosa anche sui due strappi successivi, peraltro non molto impegnativi, le salite della Cremosina (5 Km al 3%) e di Traversagna (3 Km al 4%). Ad ogni modo il tempo è – finalmente! – buono anche se freddo, e quindi parte la solita fuga da lontano, con quattro gregari di buone speranze tra cui il nostro Luca Colnaghi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), che dopo qualche buon risultato da dilettante non si è ancora fatto notare fra i professionisti (è al suo terzo anno). Il gruppo, come sempre in questi casi, sonnecchia e lascia che i fuggitivi prendano un vantaggio abissale, in certi momenti vicino ai 7 minuti. Dopo oltre due ore di gara a buona andatura inizia la salita della Colma e il vantaggio dei fuggitivi, che sulle prime rampe è ancora sui 4 minuti, si riduce rapidamente mentre il gruppo perde pezzi (fra questi Ganna, che presto abbandonerà). Anche il tempo inizia a guastarsi e i fuggitivi si frazionano finché in testa non rimangono i soli Nickolas Zukowsky (Team Dsm-Girmenich PostNL, campione canadese l’anno scorso) e Francisco Muñoz (Team Polti Kometa). In cima al passo i due mantengono un minuto circa di vantaggio sugli ex compagni di fuga, a loro volta tallonati dal gruppo che sulle ultime rampe della salita si è frazionato. Molti dei favoriti, e fra questi c’è il nostro Ciccone, sono nelle posizioni di testa. Nella discesa della Colma i migliori si avvantaggiano progressivamente sul resto del gruppo e sulla salita della Cremosina si riportano sui fuggitivi. Rimangono quindi al comando una ventina di corridori, fra cui Ciccone, Powless, Aranburu, Pidcock, Mohorič e Bardet. Verso la cima della Cremosina, col tempo che migliora nuovamente, parte deciso Powless, che sulla discesa successiva arriva a guadagnare una 30ina di secondi, mentre da dietro molti corridori rientrano alla spicciolata sul gruppo dei migliori, che a poco a poco si ingrossa sino a raggiungere una cinquantina di unità. Quando inizia l’ultima salita, quella di Traversagna, Powless ha raggiunto un vantaggio superiore ai 40 secondi e inizia coltivare sogni proibiti: in cima, a 24 chilometri dall’arrivo, il vantaggio è però sceso a 20 secondi. Gli inseguitori, paradossalmente troppi per riuscire a organizzarsi a dovere e portare a termine la rincorsa, iniziano a guardarsi in faccia e Powless torna a guadagnare nel tratto in pianura, sino ad arrivare ad avere 33 secondi di vantaggio al passaggio da Borgomanero, dove inizia un breve circuito prima del traguardo finale, al quale mancano 11 chilometri). Il nostro Ciccone, sino a quel momento sempre fra i primi, cade rovinosamente poco prima di entrare nel circuito e, pur rialzandosi, rimane tagliato fuori dalle prime posizioni, arrivando in coda al gruppo. A 7 chilometri dall’arrivo a Powless restano 15 secondi e l’americano pare spacciato; ma ai meno 5 nulla è cambiato e ai meno 4 il suo vantaggio è persino risalito a 18 secondi. La speranza cresce e a 3 chilometri dalla fine, col vantaggio immutato, il finale si annuncia al cardiopalmo. Ai meno 2 chilometri Powless ha ancora 16 secondi: è ormai impossibile non tifare per l’uomo solo al comando, anche quando non è Pogacar! All’ultimo chilometro, incredibile ma vero, i secondi di vantaggio sono tornati18, ai meno 500 metri sono ancora una quindicina con l’americano, stremato dallo sforzo disperato, che sembra rallentare mentre dietro il gruppo aumenta la velocità. Ai 200 metri si rialza, sembra quasi fermarsi, e invece esulta e vince, con l’inerzia che lo porta oltre la linea di arrivo con appena 5 secondi di vantaggio; alle sue spalle l’inutile volata viene vinta dal giovane neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) mentre terzo arriva, come nella Coppa Bernocchi, Aranburu. Powless non sarà Pogacar e questa è solo la sua quinta vittoria da professionista, ma è senza dubbio la più bella e la più esaltante della sua carriera. Degnamente, ormai possiamo dirlo, scrive il suo nome accanto ai grandi del passato. Peccato per i nostri, ancora una volta assenti e con Ciccone caduto quando sembrava avere buone chance; il migliore italiano è stato Filippo Magli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), quarto. Van Tricht arriva tra gli ultimi; tra i ritirati più illustri, insieme a Ganna, c’è da segnalare anche Christen.
Andrea Carta
STAN VAN TRICHT VINCE LA COPPA BERNOCCHI 2024
Nel secondo atto del Trittico Lombardo spazio alle seconde linee, nonostante la presenza ai nastri di partenza di nomi altisonanti come Roglic, Evenepoel ed Hirschi. Vince in una volata ristretta Stan van Tricht (Team Alpecin Deceuninck) che si impone su Alex Baudin (Team Decathlon AG2R LA Mondiale) e Roger Adrià (Team Red Bull – Bora Hansgrohe)
La Coppa Bernocchi, secondo atto del Trittico Lombardo, parte e termina a Legnano e vede nella parte centrale del tracciato le maggiori insidie altimetriche con il circuito del Piccolo Stelvio che verrà affrontato per sette volte. Oltre alla salita citata di 1 km e 600 metri al 6.2%, i ciclisti dovranno scalare anche la breve salita di San Pancrazio, lunga poco più di 500 metri ma con una pendenza superiore all’8%. Dopo lo scollinamento dell’ultimo Piccolo Stelvio mancheranno una trentina di km alla conclusione, inframmezzati dal breve tratto il salita di Ceppine con pendenze che arrivano al 10%. Marc Hirschi (UAE Team Emirates) parte come uomo da battere dopo la vittoria di ieri alla Coppa Agostoni ma il ciclista svizzero dovrà fare i conti con avversari temibili, primo tra tutti Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step), vincitore della Coppa Bernocchi nel 2021. Dopo 15 km dalla partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Bart Lemmen (Team Visma Lease a Bike), Stan Van Tricht (Team Alpecin Deceuninck), Anthony Perez (Team Cofidis), Pierre Latour (Team Total Energies) ed Alessandro Pinarello (Team VF Bardiani CSF Faizanè). Al termine dei primi due giri del circuito, la fuga aveva un vantaggio di circa 4 minuti e mezzo sul gruppo tirato dagli uomini della Soudal Quick Step. Sul quarto passaggio sul Piccolo Stelvio Remco Evenepoel tentava l’attacco insieme al compagno di squadra Mauri Vansevenant. Alle loro spalle si portavano Marc Hirschi e Pavel Sivakov (UAE Team Emirates). Il primo gruppo inseguitore si avvantaggiava sul gruppo principale si una ventina di secondi salvo poi essere ripreso ad una quarantina di m dalla conclusione. A questo punto scattavano Roger Adria (Team Red Bull Bora Hansgrohe), Neilson Powless (Team EF Education EasyPost), Alex Baudin (Team Decathlon AG2R LA Mondiale) e lo stesso Sivakov. Nel frattempo Bart Lemmen si avvantaggiava sui compagni di fuga e scollinava tutto solo sull’ultimo Piccolo Stelvio quando mancavano una trentina di km alla conclusione. Il ciclista della Visma Lease a Bike doveva gestire una ventina di secondi di vantaggio sul primo gruppo inseguitore di cui facevano parte anche Pinarello e Van Tricht, staccatisi precedentemente dalla testa della corsa. Lemmen veniva ripreso a 1 km dalla conclusione e nella volata a sette ad avere la meglio era Van Tricht che si imponeva su Baudin e Adrià. Chiudevano la top five Powless in quarta posizione e Lemmen in quinta posizione mentre il gruppo giungeva con un ritardo di 1 minuto e 27 secondi regolato da Dorian Godon (Team Decathlon AG2R LA Mondiale). Per Van Tricht è la prima vittoria in carriera dopo essere salito sul podio in qualche corsa minore. Inoltre per la prima volta nella storia, la Coppa Bernocchi non vede un ciclista italiano sul podio. Domani il Trittico Lombatdo si conclude con la Tre Valli Varesine, nobilitata dalla presenza di Tadej Pogacar che dopo la vittoria di Mondiali e Giro dell’Emilia preparerà al meglio l’assalto al Giro di Lombardia.
Antonio Scarfone
CRO RACE 2024: L’ULTIMA TAPPA È DI KOGUT, MCNULTY SI IMPONE IN CLASSIFICA
Successo israeliano nell’ultima tappa della CRO Race. Kogut ha regolato il gruppo davanti ai due norvegesi Kristoff e Gudmestad. Primo italiano Bruttomesso, quinto. La corsa a tappe è andata allo statunitense McNulty davanti a Lund Andresen e Wright, che ha scavalcato il compagno di squadra Zambanini
La sesta ed ultima tappa della CRO Race 2024 ha visto il successo in una volata a ranghi compatti di Oded Kogut (Israel – Premier Tech). L’israeliano ha colto il successo rimontando Alexander Kristoff (Uno-X Mobility), terza piazza per Tord Gudmestad (Uno-X Mobility). A seguire si sono piazzati Ben Turner (INEOS Grenadiers), Alberto Bruttomesso (Bahrain – Victorious), Orluis Aular (Caja Rural – Seguros RGA), Jakub Kaczmarek (Mazowsze Serce Polski), Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates), Sam Welsford (Red Bull – BORA – hansgrohe) e Robin Froidevaux (Tudor Pro Cycling Team).
Con l’arrivo della tappa sul tragardo di Zagabria si è conclusa questa CRO Race 2024 che è andata per 8″ allo statunitense Brandon McNulty (UAE Team Emirates), nonostante il danese Tobias Lund Andresen (Team Dsm-Firmenich PostNL) gli abbia rosicchiato 6″ raccogliendo abbuoni lungo la strada. Gli abbuoni sono, invece, risultati decisivi per la terza piazza dove il londinese Fred Wright (Bahrain – Victorious), grazie allla bonificazione di un secondo conquistata ad un traguardo volante, ha scavalcato il compagno di squadra Edoardo Zambanini.
Per quanto riguarda le altre classifiche, Lund Andresen si consola ampiamente con il primato in quella a punti e quella dei giovani. Quella dei GPM è andata all’olandese Axel van der Tuuk (Metec – SOLARWATT p/b Mantel), mentre quella a squadre se l’è aggiudicata il Team Dsm-Firmenich PostNL.
Per quanto riguarda i corridori italiani i migliori piazzamenti, oltre al 4° posto di Zambanini in classiica, troviamo Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa) secondo nella Classifica a punti e di nuovo Zambanini 4° nella classifica dei GPM. L’unico squadra italiana al via, il Team Polti Kometa, ha chiuso in settima posizione su venti squadre partecipanti.
Mario Prato
LAPORTE TRIONFA NEL FANGO E SOTTO LA PIOGGIA. E’ SUA LA PARIGI – TOURS 2024
La Parigi – Tours si trasforma sotto la pioggia in una Parigi – Roubaix ed ha vincere tra gli sterrati infangati della Loira è Christophe Laporte (Team Visma Lease a Bike) che ha la meglio su Mathias Vacek (Team Lidl Trek) mentre Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck) chiude in terza posizione
La 118° edizione della Parigi Tours è lunga 213.8 km, parte da Chartres e termina sulla mitica Avenue de Grammont di Tours. La corsa si deciderà negli ultimi 60 km quando si affronteranno gli sterrati e le cotes tra i vigneti della Loira. Alla partenza sono davvero tanti i ciclisti che possono ambire al successo, dai velocisti, ai passisti veloci, agli attaccanti più o meno nati. Ai nastri di partenza è presente anche Riley Sheehan (Team Israel Premier Tech), vincitore lo scorso anno in un finale pieno di colpi di scena. L’edizione di quest’anno sarà indurita dal meteo, visto che è prevista pioggia lungo tutto il percorso. La fuga di giornata si concretizzava dopo una decina di km grazie all’azione di Edoardo Affini (Team Visma Lease a Bike), Mikel Retegi (Team Kern Pharma), Ceriel Desal (Team Bingoal WB) ed Enzo Boulet (Team CIC U Nantes Atlantique). La fuga raggiungeva un vantaggio massimo di 5 minuti e 30 secondi dopo 40 km. Il fondo scivoloso a causa della pioggia provocava diverse cadute tra cui quelle di Arnaud De Lie (Team Lotto Dstny), Paul Penhoet (Team Gruopama FDJ), Ethan Vernon (Team Israel Premier Tech), Thomas Gachignard (Team TotalEnergies), Per Strand Hagenes (Team Visma Lease a Bike) e Sander De Pestel (Team Decathlon AG2R La Mondiale). A circa 50 km dalla conclusione Mads Pedersen (Team Lidl Trek) raggiungeva Affini in testa alla corsa. Il ciclista italiano era l’ultimo fuggitivo rimasto in avanscoperta. La coppia di testa pur cercando di collaborare, non guadagnava terreno rispetto al gruppo inseguitore, a sua volta molto spezzettato. A poco meno di 30 km dalla conclusione un’improvvisa accelerazione di Christophe Laporte (Team Visma Lease a Bike) e Mathias Vacek (Team Lidl Trek), raggiungevano Affini e Pedersen che quasi come in una staffetta si facevano da parte per i nuovi compagni di squadra. Questa volta Vacek e Laporte guadagnavano sul resto del gruppo fino ad una quarantina di secondi. Il ceco ed il francese si sarebbero giocati la vittoria sull’Avenue de Grammont. Era La porte ad avere la meglio su Vacek mentre Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck) regolava il gruppetto dei ritardatari a 21 secondi di ritardo. Chiudevano la top five Mike Teunissen (Team Intermarchè Wanty) ed Alexis Renard (Team Cofidis), rispettivamente in quarta ed in quinta posizione. Il primo italiano all’arrivo era Matteo Trentin (Team Tudor Pro Cycling), che si classificava in undicesima posizione. Per Laporte, dopo alcune top five spalmate tra le corse di primavera (Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne . Bruxelles – Kuurne) e quelle estive, dove ha comunque raccolto una medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici, quella di oggi è la prima vittoria stagionale.
Antonio Scarfone
COPPA AGOSTONI, ANCHE LA CORSA BRIANZOLA FINISCE NEL CARNIERE DI HIRSCHI
È un vero e proprio autunno d’oro quello dello scatenato corridore elvetico, che nel giro di un mese ha fatto incetta di vittorie in semiclassiche italiane. Dopo il GP di Larciano, la Coppa Sabatini e il Memorial Pantani è arrivata la Coppa Agostoni, sempre a firma di Marc Hirschi.
La Coppa Agostoni è una gara di altri tempi, di quelle che una volta scandivano le settimane tra la fine del Tour e le corse importanti di fine stagione, Mondiale e Giro di Lombardia in particolare, e che per questo motivo erano spesso frequentate da campioni desiderosi di arrotondare i loro guadagni e i loro palmares. Ai suoi tempi d’oro, che iniziano negli anni ’60 (esiste dal 1946), questa corsa è stata vinta da tutti i grandi nomi del ciclismo italiano (Gimondi, Bitossi, Moser, Saronni e Bugno) e anche da alcuni stranieri di grande fama, fra cui l’onnipresente Merckx, De Vlaeminck, Ullrich e Jalabert.
Relegata a ottobre dopo il terremoto causato dallo spostamento della Vuelta a fine Agosto, la Coppa Agostoni fa oggi parte di quello che chiamano “trittico lombardo” insieme ad altre due gare che hanno subito la stessa sorte: la Coppa Bernocchi, in programma domani, e la Tre Valli Varesine, che si correrà martedì. La gara odierna si corre come sempre nei dintorni di Lissone, importante città della Brianza: dei suoi 167 chilometri due terzi circa saranno disputati in un circuito di 28 chilometri (da percorrere 4 volte) sulle Prealpi, dove si affronteranno le uniche salite di qualche importanza: il “Sirtori” (1,5 km. al 5,5%), il “Colle Brianza” (quasi 4 km al 6.3%) e il “Lissolo” (2 km al 6,6%), quanto basta per sperare in un esito diverso dalla volata di gruppo, che negli anni ’10 stava diventando abbastanza frequente.
La partenza è data alle ore 12.30, con tempo finalmente sereno ma piuttosto freddo; il favorito è di gran lunga lo svizzero Marc Hirschi (UAE Team Emirates), che nelle ultime settimane ha vinto molte gare in linea di media importanza, fra cui la Classica di San Sebastian, la Coppa Sabatini e il memorial Pantani, e si è piazzato sesto in un Mondiale molto duro e selettivo. Quest’anno vanta 9 vittorie, bilancio che farebbe gola a molti corridori, e certamente spera di fare cifra tonda. A contendergli il successo il compagno di squadra Tim Wellens, recente vincitore del Renewi Tour, il britannico Simon Yates (Team Jayco AlUla), ben piazzato ieri al Giro dell’Emilia, e il nostro Alberto Bettiol (Astana Qazaqstan Team), che dopo un buon avvio di stagione (culminato nella vittoria al Campionato italiano) non è più riuscito a cogliere risultati di rilievo e sta cercando di ritrovare una forma almeno decente.
Dopo un avvio sonnolento (neanche movimentato dalla consueta fuga dalla lunga distanza) i corridori entrano nel circuito prealpino dopo 24 chilometri di corsa e iniziano a frazionarsi già sulla prima salita, nonostante non parta nessuna fuga. Alla fine del primo giro si ritrovano al comando una trentina di corridori, con i migliori in un secondo gruppetto ad un minuto circa; la UAE, in questa occasione, non può tirare a tutta, dato che nel primo gruppo vi sono due gregari di lusso come il giovane svizzero Jan Christen e il navigato Rafal Majka (quest’ultimo a sua volta reduce dal Giro dell’Emilia) che potrebbero giocarsi la vittoria. La situazione sembra stabilizzarsi, ma nel corso del terzo giro il nostro Filippo Conca, modesto gregario della Q36.5 Pro Cycling Team il cui palmares è praticamente vuoto, si lancia in un’azione solitaria e raggiunge a sua volta un minuto di vantaggio. Verso la fine di questo giro i gruppi si ricongiungono e Conca si ritrova da solo, a cercare gloria effimera in un’azione coraggiosa ma senza speranza: all’inizio del quarto giro, sulla salita di Sirtori, viene raggiunto da cinque corridori usciti dal gruppo. Tra questi ci sono il francese Guillaume Martin (Cofidis), che quest’anno ha corso Tour e Vuelta piazzandosi a ridosso dei primi 10 in entrambe le corse, e l’altro transalpino Aurélien Paret-Peintre (Decathlon AG2R La Mondiale Team), vincitore di una tappa al Giro 2023. Dietro di loro il gruppo si sfilaccia nuovamente, riducendosi a una ventina di corridori, fra i quali stavolta sono presenti molti dei favoriti. Finalmente, sulla salita di Colle Brianza, unica del percorso lunga e impegnativa, si muove Hirschi, che in pochi minuti si riporta sui battistrada: con lui altri 5 corridori, fra cui lo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team), campione nazionale in carica, e il francese Romain Grégoire (Groupama – FDJ). In discesa l’azione di Hirschi si affievolisce e il gruppo dei migliori si ricompatta. Tra questi sono presenti Majka, Bettiol e il francese Clément Champoussin (Arkéa – B&B Hotels), che meno di un mese fa ha vinto a sorpresa il Giro di Toscana. Dispersi Wellens, Yates, Christen, segnalati a 2 minuti. Sul Lissolo, ultima salita della giornata, ci riprovano Hirschi, Aranburu e Gregoire; con loro anche il giovane francese Paul Lapeira (Decathlon AG2R La Mondiale Team). In cima alla salita il loro vantaggio è di 30 secondi: sarà questa l’azione decisiva? A lungo la risposta rimane incerta. Alla fine del circuito, quando il percorso torna a dirigersi verso il traguardo di Lissone, il vantaggio dei quattro è salito ad un minuto sul gruppo principale (ora composto da una ventina di corridori) e, nonostante la loro collaborazione non sia sempre quella ideale, da dietro non riescono più a rientrare. Ma ben presto partono una serie di attacchi e contrattacchi, da parte di corridori che sperano di riportarsi sui battistrada, e il distacco scende a 30 secondi, a volte anche meno. Avvertiti del pericolo, Hirschi e i compagni di fuga iniziano a collaborare seriamente e a 10 chilometri dall’arrivo mantengono una ventina di secondi sui primi inseguitori, tra i quali vi sono Martin, Conca e il nostro Andrea Vendrame (Decathlon AG2R La Mondiale Team), che al Giro di quest’anno ha vinto la tappa di Sappada. A 6 chilometri il loro vantaggio è sceso a 17 secondi ed ai meno 4, dopo un velleitario scatto di Gregoire che pone fine alla ritrovata collaborazione, sembrano fermarsi: Aranburu ne approfitta con uno scatto più energico di quello del francese, ma anche il suo tentativo fallisce quando mancano 2 chilometri. Gli inseguitori, forse stanchi dopo una rincorsa che dura da 30 chilometri, non sanno sfruttare il momento favorevole e i fuggitivi, che sembravano quasi spacciati, arrivano a giocarsi la vittoria in volata. Gregoire è nuovamente il primo a scattare, ma alla fine è proprio Hirschi, ben più esperto e veloce, a spuntarla nettamente dopo aver preso la sua ruota: e cifra tonda sia! Gregoire è secondo, Lapeira è terzo, Aranburu arriva quarto, un po’ staccato. A 32 secondi il nostro Vincenzo Albanese (Arkéa – B&B Hotels), primo degli italiani, regola il gruppetto degli inseguitori. Conca è nono, Vendrame 11esimo, un discreto Bettiol 15esimo. Arrivano in 70. Unico nome importante fra i ritirati, Jan Christen, che sembra aver perso l’ottima forma mostrata ai mondiali.
Andrea Carta
CRO RACE 2024: KRISTOFF È NUOVAMENTE IL PIÙ VELOCE
Nonostante l’accorciamento per problemi viari, la quinta tappa non ha perso le sue caratteristiche di tappa adatta alle ruote veloci. La vittoria è, infatti, andata ad Alexander Kristoff che si è imposto su Oded Kogut, Giovanni Lonardi e il resto del plotone. In classifica Brandon McNulty è ancora leader inseguito da Tobias Lund Andresen, che grazie agli abbuoni raccolti per strada ha ridotto il suo ritardo.
La quinta tappa doveva essere la più lunga tra le sei in programma. Giove Pluvio però ci ha messo lo zampino, costringendo gli organizzatori a prendere provvedimenti. Alcune strade allagate nella prima parte di percorso hanno fatto si che la partenza venisse spostata da Ozalj a Bosiljevo portando il chilometraggio da 167 ad un centinaio di chilometri senza snaturare le caratteristiche della frazione, dedicata alle ruote veloci.
La vittoria è così andata a colui che già si era imposto nella prima frazione, ovvero Alexander Kristoff. L’esperto norvegese della Uno-X Mobility si è imposto su Oded Kogut (Israel – Premier Tech) e Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa), saliti con il norvegese sul podio di giornata. Interessante quarta posizione per Tobias Lund Andresen (Team dsm-firmenich PostNL, capace di raggranellare strada facendo 8″ di abbuono utilissimi in chiave classifica generale. A seguire completano la TopTen Ben Turner (INEOS Grenadiers), Tord Gudmestad (Uno-X Mobility), Mirco Maestri (Team Polti Kometa), Sam Welsford (Red Bull – BORA – hansgrohe), Campbell Stewart (Team Jayco AlUla) e Alberto Bruttomesso (Bahrain – Victorious).
Nonostante il danese cominci ad insediarne la leadership, lo statunitense Brandon McNulty (UAE Team Emirates) a una tappa al termine continua a guidare la classifica con 14″ sul rivale e 28″ sull’italiano Edoardo Zambanini (Bahrain – Victorious).
Oggi sarà il giorno decisivo anche se la Sveta Nedelja – Zagabria di 157.5 Km non presenta difficoltà altimetriche. La classifica generale potrebbe essere quindi decisa dagli abbuoni distribuiti lungo il percorso più che da quelli sul traguardo, che – salvo sorprese – saranno appannaggio dei velocisti.
Mario Prato
POGACAR TINGE D’IRIDE L’EMILIA. PRIMA VITTORIA DELLO SLOVENO IN MAGLIA DI CAMPIONE DEL MONDO
Il fenomeno sloveno scatta a una quarantina di km dalla conclusione e fa subito il vuoto. Vane le speranze di inseguimento prima da parte di Matteo Jorgenson e poi di Florian Lipowitz. Pogacar vince con quasi 2 minuti di vantaggio su Pidcock e Piganzoli
Il Giro dell’Emilia giunge alla sua 107° edizione con la scalata del San Luca consueto momento clou della corsa, da percorrere anche quest’anno cinque volte. Prima di entrare nel circuito cittadino di Bologna e dopo la partenza da Vignola, le altre insidie altimetriche saranno le salite di Zocca al km 80.3, di Casa Giorgio Morandi al km 113.8 e di Montechiaro al km 151.9. Sono 15 le squadre WT alla partenza su un totale di 24 squadre. Il resto comprende 8 squadre Professional ed una Continental. Tutti gli occhi saranno puntati su Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che sfoggerà la maglia di campione mondiale conquistata domenica scorsa a Zurigo. Il fenomeno sloveno parte ovviamente con i favori del pronostico anche se il suo grande obbiettivo di fine stagione sarà il Giro di Lombardia di sabato 12 Ottobre. Dopo i secondi posti del 2022 e del 2023 Pogacar vorrà comunque dire la sua anche se troverà un avversario tosto come Primoz Roglic (Team Red Bull Bora Hansgrohe) che sogna la quarta vittoria sul San Luca dopo aver vinto nel 2019, nel 2021 e nel 2023. Altri ciclisti da tenere in considerazione sono Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step), Enric Mas (Team Movistar), Tom Pidcock (Team INEOS Grenadiers), Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike), David Gaudu (Team Groupama FDJ), Ben Healy (Team EF Education EasyPost), mentre tra i ciclisti italiani citiamo Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious) e l’inossidabile Domenico Pozzovivo (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Dopo la partenza da Vignola si formava la fuga intorno al km 10 grazie all’azione di sei ciclisti ovvero Benjamin Thomas (Team Cofidis), Dimitri Peyskens (Team Bingoal WB), Roberto Carlos Gonzalez (Team Corratec Vini Fantini), Ander Ganzabal (Team Euskaltel Euskadi), Alessio Martinelli (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) e José Ramon Muniz (Team Petrolike). Dopo una trentina di km il vantaggio della fuga era di poco inferiore ai 6 minuti. Sulla prima salita di Zocca, Peyskens perdeva terreno sui compagni di fuga mentre il gruppo inseguitore era segnalato a 6 minuti e 20 secondi di ritardo. I fuggitivi trovavano un intoppo sul percorso poco prima dell’inizio della salita di Grizzana Morandi, quando erano costeetti a fermarsi ad un passaggio a livello chiuso a causa del passaggio di un treno. Una volta ripartiti, il gruppo inseguitore era segnalato adesso a 2 minuti e 45 secondi di ritardo. Fra le squadre più impegnate all’inseguimento si segnalavano UAE Team Emirates e Team Lidl Trek. La giornata uggiosa ed il freddo condizionavano i fuggitivi che iniziavano a sentire la fatica finchè il gruppo annullava la loro azione quando mancavano 47 km all’arrivo. La prima decisa accelerazione, una volta entrati sul circuito finale, era di Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) a cui rispondeva dopo un paio di km Pogacar. Lo sloveno scattava a 38 km dall’arrivo, quando mancavano 4 giri alla conclusione. Matteo Jorgenson era l’unico ciclista a provare l’inseguimento ma doveva cedere dopo un paio di km venendo riassorbito dal primo gruppo inseguitore. A 28 km dalla conclusione Florian Lipowitz (Team Red Bull Bora Hansgrohe) attaccava a sua volta portandosi all’inseguimento di Pogacar mentre Evenepoel si ritirava a 20 km dalla conclusione. All’inizio del penultimo San Luca Pogacar aveva 1 minuto e 49 secondi di vantaggio su Lipowitz e 2 minuti e 19 secondi di vantaggio sul secondo gruppo inseguitore formato da una quindicina di ciclisti tra cui gli italiani Davide Piganzoli (Team Polti Kometa), Giulio Pellizzari e Domenico Pozzovivo (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Pogacar andava a trionfare in maglia iridata mentre, una volta ripreso Lipowitz, Thomas Pidcock (Team INEOS Grenadiers) chiudeva in seconda posizione a 1 minuto e 55 secondi di ritardo da Pogacar. Terzo era Davide Piganzoli mentre chiudevano la top five Michael Woods (Team Israel Premier Tech) in quarta posizione e Simon Yates (Team Jayco AlUla) in quinta posizione. Pogacar chiude la stagione in crescendo e dopo aver vinto nel giro di venti giorni GP di Montreal, Campionati del Mondo e Giro dell’Emilia, punta forte al poker nel Giro di Lombardia di sabato prossimo, anche se è prevista la sua partecipazione alla Tre Valle Varesine di martedì 8 Ottobre e da buon cannibale ci farà sicuramente un pensiero.
Antonio Scarfone
CRO RACE 2024: LUND ANDRESEN SU ZAMBANINI NELLA QUARTA TAPPA, MCNULTY ANCORA LEADER
Successo del danese Tobias Lund Andresen che sullo strappo finale in pavé ha avuto la meglio su Edoardo Zambanini. Terza posizione per il norvegese Odd Christian Eiking, staccato di 3″. L’americano Brandon McNulty resta in testa alla classifica generale con 25 secondi di vantaggio su Andresen e 31 secondi su Zambanini, che è salito al terzo posto
Si è svolta ieri la quarta tappa della CRO Race. I ciclisti impegnati nella breve corsa a tappe che si concluderà domani si sono dati battaglia lungo i 160,5 Km della Veglia – Albona.
Fin dalle prime battute si è capito che la giornata sarebbe stata battagliata e impegnativa, oltretutto anche il meteo non prometteva nulla di buono. Nei primi 30 km si sono susseguiti attacchi e contrattacchi che non hanno avuto fortuna, ma che hanno comunque tenuta alte la tensione e la velocità in gruppo.
Meglio è andata a Hugo Aznar (Equipo Kern Pharma), Andreas Leknessund (Uno-X Mobility), Tim Marsmann (Metec – SOLARWATT p/b Mantel), Ryan Mullen (Red Bull-Bora-hansgrohe) e Robert Stannard (Bahrain-Victorious), che sono riusciti ad involarsi e a raggiungere anche un vantaggio di 4′. Il tutto finchè la UAE Team Emirates non ha deciso che era meglio tenere d’occhio i fuggitivi. La salita verso il Gpm di Poklon risulta troppo impegnativa per Marsmann e Mullen che si staccano dai battistrada, rimasti così in tre.
La stessa salita alimenta le velleità del gruppo inseguitore che, pur riducendosi nel numero dei componenti, a seguito del lavoro dell’Equipo Kern Pharma riduce drasticamente il vantaggio dei fuggitivi. Dopo lo scollinamento, con il vantaggio dei tre davanti ridotto drasticamente, c’è stata la caduta di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), capace di tenere le ruote dei migliori anche sull’impegnativo Gpm, ma poi costretto al ritiro. Il vantaggio dei battistrada ormai ridotti ai soli Leknessund e Stannard è di una ventina di secondi e il loro destino sembra ormai segnato
Ai meno 23 la loro avventura finisce e l’ingresso nel circuito finale fa iniziare le grandi manovre finalizzate alla vittoria finale. Il primo passaggio sullo strappo che porterà dopo 11 km al traguardo vede l’allungo di Alexander Hajek (RedBull-Bora-hansgrohe). Si rivela un attacco senza fortuna, ma che sembra dare le mosse a coloro che ambiscono ad anticipare un arrivo di gruppo. La situazione rimane così per circa tutto l’ultimo giro, anche perchè è l’erta finale a essere considerata il terreno ideale per l’attacco decisivo. L’attacco viene portato dal leader della classifica Brandon McNulty (UAE Team Emirates), superato poco dopo da Fred Wright e da Edoardo Zambanini, entrambi della Bahrain-Victorious. È però Tobias Lund Andresen (Dsm-Firmenich PostNL) ad avere la meglio e ad andare a cogliere il successo di tappa davanti all’italiano, capace di tenere le sue ruote. Staccato di 3″, Odd Christian Eiking (Uno-X Mobility) regola nell’ordine Fred Wright (Bahrain – Victorious), Pablo Castrillo (Equipo Kern Pharma), Brandon McNulty (UAE Team Emirates), Warren Barguil (Team dsm-firmenich PostNL), Frederik Wandahl (Red Bull – BORA – hansgrohe) e Anders Foldager (Team Jayco AlUla). Staccato di 7″ si è piazzato in undicesima posizione Mattia Bais (Team Polti Kometa).
Questa tappa ha apportato piccole modifiche alla classifica generale, dove in prima posizione si trova sempre McNulty con un vantaggio di 25” su Lund Andresen, che fa un salto in avanti di 3 posizioni. Terzo a 31″ Edoardo Zambanini che ha, invece, guadagnato 10 posizioni.
Oggi era prevista la tappa più lunga del programma, ma a causa di alcune strade allagate nella prima parte di gara gli organizzatori sono stati costretti a spostare la partenza da Ozalj a Bosiljevo. Rimane immutato l’arrivo a Karlovac, anche se il taglio ha prodotto una concreta riduzione del chilometraggio, passato dai previsti 167 a 100,5. Rimangono immutate le caratteristiche del tracciato che dovrebbe premiare le ruote veloci.
Mario Prato
JASPER PHILIPSEN VINCE LO SPARKASSEN MUNSTERLAND GIRO
La semiclassica tedesca, giunta alla sua 18° edizione, vede la vittoria del velocista belga che batte in volata Jordi Meeus (Team Red Bull Bora Hansgrohe) e Milan Fretin (Team Cofidis). Matteo Trentin (Team Q36.5 Pro Cycling), primo degli italiani, non fa meglio dell’undicesimo posto
Lo Sparkassen Münsterland Giro giunge alla sua 18° edizione e vede nell’albo d’oro alcuni dei velocisti più forti dell’ultimo decennio come Marcel Kittel, Andre Greipel, Tom Boonen, John Degenkolb, Sam Bennett, Mark Cavendish ed Olav Kooij. La volata sembra anche quest’anno più che probabile ed a darsi battaglia saranno, tra gli altri, Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck), Arnaud De Lie (Team Lorro Dstny), Pascal Ackermann (Team Israel Premier Tech), Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty), Jordi Meeus (Team Red Bull Bora Hansgrohe), Fabio Jakobsen (Team DSM – Firmenich PostNL), Milan Fretin (Team Cofidis), ecc. ecc. Si parte da Haltern Am See e si arriva a Münster dopo 202 km su un percorso quasi completamente pianeggiante. Soltanto la parte centrale è un po’ movimentata con le doppie scalate del Coesfelder Berg e del Daruper Berg, due salitelle che misurano poco meno di 1 km. La corsa è stata caratterizzata dalla fuga di sette ciclisti ovvero Jannik Steimle (Team Q36.5 Pro Cycling), Tosh van der Sande (Team Visma Lease a Bike), Arno Claeys (Team Flanders Baloise), Luca Dreßler (Team Lotto Kern-Haus PSD Bank), Sebastian Niehues (REMBE Pro Cycling Team Sauerland), Jarno Grixa (Team P&S Metalltechnik Benotti) ed Adrien Marie (TDT Unibet Cycling Team). Il vantaggio massimo della fuga si registrava intorno al km 30, quanto i sette battistrada avevano circa 3 minuti di vantaggio sul gruppo inseguitore, tirato dagli uomini dell’Alpecin Deceuninck, dell’Intermarchè Wanty e della DSM Firmenich PostNL. La fuga iniziava a perdere terreno sul gruppo inseguitore dopo la parte centrale vallonata, nella quale si staccavano Grixa, Claeys e Niehues. Il gruppo riprendeva la fuga a poco più di 20 km dalla conclusione. Era ormai scontata la volata che però non avrebbe visto tra i partecipanti Jakobsen, staccatosi a circa 30 km dall’arrivo e la cui stagione non può che definirsi deludente. Philipsen, ben assistito dai suoi compagni, lanciava lo sprint e l’unico a tenergli testa era Meeus il quale però doveva arrendersi alla progressione finale del ciclista belga che otteneva la sua prima vittoria nella semiclassica tedesca. In terza posizione si piazzava Fretin mentre chiudevano la top five Girmay in quarta posizione e Max Walscheid (Team Jayco AlUla) in quinta posizione. Matteo Trentin (Team Q36.5 Pro Cycling) era il primo ciclista italiano all’arrivo e chiudeva in undicesima posizione. Philipsen torna alla vittoria dopo più di un mese e precisamente dalla quarta tappa del Renewi Tour che si aggiudicò lo scorso 31 Agosto. Il ciclista belga chiuderà la stagione, a meno di cambiamenti di programma, domenica 6 Ottobre quando disputerà la Parigi – Tours, altra corsa che si adatta alle sue caratteristiche.
Antonio Scarfone