UNA STAGIONE UAE – 23 APRILE 2025: FRECCIA VALLONE
Dopo il bis al Giro delle Fiandre, l’inafferrabile Pogacar conquista per la seconda volta in carriera anche la Freccia Vallone, sempre in solitaria, complice anche avversari non alla sua altezza
TADEJ POGACAR VINCE LA SUA SECONDA FRECCIA VALLONE. SCHIANTATA LA (POCA) CONCORRENZA
A 500 metri dall’arrivo Tadej Pogacar (UAE Team Emirates XRG) sferra l’attacco decisivo a cui nessuno riesce a rispondere e va a vincere di potenza e di prepotenza, dopo aver perso un’Amstel Gold Race che sembrava già sua, la sua seconda Freccia Vallone
Anche se Tadej Pogacar (UAE Team Emirates XRG) sembra essere ancora una volta il favorito principale di una corsa, in questo caso la Freccia Vallone 2025, quest’anno l’edizione 89 di una delle corse più caratteristiche del panorama ciclisti internazionale può riservare alcune sorprese. Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) ha dichiarato infatti che ha intenzione di attaccare ed animare quanto più possibile la corsa, evitando di arrivare ai piedi del terzo ed ultimo muro di Huy con il gruppo compatto, un classico degli ultimi anni. Oltre al ciclista belga, ad impensierire Pogacar ci sono molti altri ciclisti tra cui la coppia del Team Lidl Trek formata da Mattias Skjelmose Jensen e Thibau Nys. Altri nomi papabili per un buon risultato sono Santiago Buitrago e Lenny Martinez (Team Bahrain Victorious), Guillauma Martin e Romain Gregoire (Team Groupama FDJ), Ben Healy (Team EF Eduaction EasyPost), Tom Pidcock (Team Q36,5 Pro Cycling), Kevin Vauquelin (Team Arkea B&B Hotels), Lennert van Eetvelt (Team Lotto), Maxim van Gils (Team Redbull BORA Hansgrohe), Julian Alaphilippe e Marc Hirschi (Tea Tudor Pro Cycling), per dirne alcuni. Dopo la partenza dalla nuova località Ciney, i primi ad attaccare dopo già 2 km erano Artem Shmidt (Team INEOS Grenadiers), Ceriel Desal (Team Wagner Bazin WB), Simon Guglielmi (Team Arkea B&B Hotels), Tom Paquot (Team Intermarchè Wanty) e Siebe Deveirdt (Team Flanders Baloise). Dopo una sessantina di km evadevano dal gruppo Tobias Foss (Team INEOS Grenadiers) e Robert Stannard (Team Bahrain Victorious) i quali raggiungevano i cinque battistrada. Deweirdt era il primo a rialzarsi e ad essere ripreso dal gruppo, da dove attaccavano a loro volta Fredrik Dversnes ed Andreas Leknessund, abili a rientrare sui battistrada. La prima delle tre ascese del muro di Huy vedeva Evenepoel e Pogacar marcarsi a vicenda mentre nel gruppetto dei fuggitivi si rialzava Paquot. A 50 km dalla conclusione i sei battistrada avevano ancora 40 secondi di vantaggio su un gruppo in forte recupero con UAE Team Emirates XRG e Soudal Quick Step a condurre l’inseguimento in avvicinamento alla seconda scalata del muro di Huy. Alla fine della discesa della seconda Côte de Cherave una caduta sull’asfalto bagnato tagliava fuori dai giochi prima Desal tra i fuggitivi e poi, nel gruppo dei migliori, Mattias Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek) ed Ilan van Wilder (Team Soudal Quick Step). Nella seconda ascesa del muro di Huy restavano in testa Foss, August e Dversnes con il gruppo che li teneva ormai nel mirino. I fuggitivi venivano ripresi a 7 km dalla conclusione. Dopo un’accelerazione congiunta da parte di Soudal Quick Step e UAE Team Emirates il terzo ed ultimo muro di Huy veniva affronatto da una cinquantina circa di ciclisti. Dopo un primo allungo di Ben Healy a 500 metri dall’arrivo, Pogacar accelerava a sua volta affiancando l’irlandese e superandolo in pochi secondi, e facendo il vuoto pedalata dopo pedalata. Lo sloveno trionfava in solitaria vincendo la sua seconda Freccia Vallone dopo quella del 2023. Secondo a 10 secondi di ritardo era Kevin Vauquelin, al secondo podio consecutivo dopo quello del 2024. Terzo a 12 secondi si piazzava Pidcock mentre chiudevano la top five Lenny Martinez in quarta posizione a 13 secondi di ritardo ed Healy in quinta posizione con lo stesso tempo di Martinez. Delusione in casa Soudal Quick Step dove Nys ed Evenepoel non facevano meglio dell’ottava e della nona posizione. L’ultimo atto del trittico ardennese si disputerà domenica con la Liegi-Bastogne-Liegi in cui Pogacar sarà ancora il favorito da battere, come (quasi) sempre.
Antonio Scarfone

Tadej Pogacar vince la Freccia Vallone (foto:Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 14-18 APRILE 2025: GIRO D’ABRUZZO
Ricordere certamente l’autentica scorpacciata di vittorie della quale i corridori in maglia UAE erano stati protagonisti all’ultimo Giro di Spagna, capaci di imporsi in ben 6 tappa su 21, un terzo dell’intera corsa. Un’anteprima di quanto accaduto in Spagna si era visto in aprile al Giro d’Abruzzo, una delle corse preparatorie del Giro d’Italia: qui la percentuale di vittorie era stata ancora su alta per su quattro tappe a disposizione ben tre sono finite nel palmares della squadra emiratina, anche se non sarà loro appannaggio la vittoria finale, conquistata dal tedesco della Intermarché Georg Zimmermann
COVI SI RIVEDE A CRECCHIO. TAPPA E MAGLIA PER IL CICLISTA LOMBARDO AL GIRO D’ABRUZZO
Dopo tre anni di anonimato e, probabilmente, di gregariato in una delle squadre più vincenti degli ultimi anni, Alessandro Covi (UAE Team Emirates XRG) torna alla ribalta nella prima tappa del Giro d’Abruzzo, mostrando quelle qualità che lo avevano messo in luce in precedenza. Il ciclista lombardo vince con autorità a Crecchio ed è il primo leader del Giro d’Abruzzo 2025
Il Giro d’Abruzzo 2025 si compone di quattro tappe in linea complessivamente omogenee, in cui la tendenza alle salite è abbastanza elevata. Già la prima tappa da Scerni a Crecchio di 151 km, pur avendo un solo gpm categorizzato, presenta diversi saliscendi ed anche il finale con l’ultimo km in costante ascesa può già scremare il gruppo rivelando i ciclisti che possono dire la loro in classifica generale. La fuga di giornata vedeva protagonisti tre ciclisti ovvero Cristian Remelli (Team General Store – Essegibi – F.lli Curia), Diego Bracalente (Team MBH Bank Ballan CSB) e Matteo Zurlo (Team S.C. Padovani Polo Cherry Bank). Zurlo scollinava in prima posizione sul gpm di Bocca di Valle posto al km 69.3. A 66 km dalla conclusione Remelli era vittima di una caduta e non rientrava più sulla testa della corsa, mentre la coppia Bracalente – Zurlo continuava nella propria azione anche se il gruppo aveva iniziato a fare sul serio. A tirare erano in particolar modo il Team Q36.5 Pro Cycling, il Team Intermarchè Wanty ed il Team Israel Pro Cycling. Bracalente vinceva il traguardo volante di Ripa Teatina posto al km 102.5. Il gruppo riprendeva i fuggitivi a 33 km dalla conclusione. Era l’UAE Team Emirates a fare l’andatura. Sotto l’impulso di Ludovico Crescioli (Team Polti VisitMalta), si avvantaggiava un drappello di otto ciclisti formato anche da Louis Meintjes (Team Intermarchè Wanty), Luca Cretti (Team MBH Bank Ballan CSB), Damien Howson ed Harm Vanhoucke (Q36.5 Pro Cycling Team), Martin Marcellusi (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), Alessandro Tonelli (Team Polti VisitMalta) ed Ivo Oliveira (UAE Team Emirates XRG). A 13 km dalla conclusione il vantaggio del drappello di testa sul primo gruppo inseguitore era di 26 secondi. Gli attaccanti venivano infine ripresi a poco meno di 7 km dalla conclusione. Era ancora una volta l’UAE Team Emirates a dettare il ritmo nei km finali. Nell’ultimo km in costante ascesa, anche con punte che arrivavano al 9%, Alessando Covi (UAE Team Emirates) trovava il momento giusto per la stoccata vincente ed andava a vincere davanti a Filippo Fiorelli (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) ed Alessandro Fancellu (Team JCL Team UKYO). Completavano la top five George Bennett (Team Israel Pro Cycling) in quarta posizione e Marco Brenner (Team Tudor Pro Cycling) in quinta posizione. Covi torna alla vittoria dopo tre anni visto che ad alzare le braccia sul traguardo l’ultima volta fu nella ventesima tappa del Giro d’Italia 2022. Il ciclista di Borgomanero è anche primo in classifica generale con 4 secondi di vantaggio su Fiorelli e 6 secondi di vantaggio su Fancellu. Domani è in programma la seconda tappa da Tocco da Casauria a Penne di 138 km, in cui le difficoltà aumenteranno visto che sono presenti tre gpm, l’ultimo dei quali coincide con la linea d’arrivo. Covi può rafforzare il primo posto in classifica generale in una tappa ancora favorevole alle sue caratteristiche.
Antonio Scarfone

Alessandro Covi vince a Crecchio (www.ilgirodabruzzo.it)
IVO OLIVEIRA VINCE A PENNE E AGGIUNGE UN ALTRO MATTONE ALLO STRAPOTERE DELL’UAE TEAM EMIRATES
Nella seconda tappa del Giro dell’Abruzzo Ivo Oliveira (UAE Team Emirates) sceglie il momento giusto per attaccare sulla salita finale di Penne e coglie l’ennesima vittoria stagionale per la formazione emiratina. Filippo Fiorelli (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) è il nuovo leader della classifica generale
La seconda tappa del Giro dell’Abruzzo da Tocco da Casauria a Penne è lunga 138 km e rispetto alla prima tappa aumentano i metri di dislivello e soprattutto i gpm da affrontare, ovvero tre: la Forcella di Acciano, la Forca di Penne e Penne, quest’ultimo posto sulla linea del traguardo. Alessandro Covi (UAE Team Emirates XRG) dovrà difendere la maglia di leader della classifica generale. Il primo attacco concreto per formare la fuga di giornata era portato da sei ciclisti dopo una trentina di km dalla partenza: Filippo Agostinacchio (Team Biesse – Carrera – Premac), Tommaso Bosio(Team General Store – Essegibi – F.Lli Curia), Matthew Kingston (Team Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente), Matteo Zurlo (Team S.C. Padovani Polo Cherry Bank), Alexandre BAlmer (Team Solution Tech – Vini Fantini) e Luca Paletti (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Ma il gruppo reagiva annullando questo tentativo. Dopo circa cinque km ci riprovavano Simone Petilli (Team Intermarchè Wanty) e Samuele Zoccarato (Team Polti VisitMalta). Questa volta il gruppo lasciava fare e i due battistrada aumentavano il loro vantaggio. Zoccarato scollinava in prima posizione sul primo gpm di Forcella di Acciano posto al km 42.5. All’inizio del secondo gpm di Forca di Penne la coppia di testa aveva poco più di un minuto di vantaggio sul gruppo inseguitore tirato dagli uomini dell’UAE Team Emirates XRG. Petilli vinceva il traguardo volante di Ofena posto al km 89.1, dopo dichè si rialzava e veniva ripreso dal gruppo in forte rimonta. Zoccarato riusciva a transitare in prima posizione sul gpm di Forca di Penne posto al km 98. Il gruppo tornava compatto a 15 km dalla conclusione. Ivo Oliveira (UAE Team Emirates XRG) scattava a poco meno di 2 km dalla conclusione e sfruttando le sue buone doti di passista si avvantaggiava sul gruppo inseguitore. Il portoghese riusciva a mantenere la testa della corsa fino al traguardo che tagliava in prima posizione con 4 secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore regolato da Filippo Fiorelli (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Terzo era Marco Brenner (Tudor Pro Cycling Team) mentre chiudevano la top five Alessandro Covi (UAE Team Emirates XRG) in quarta posizione e George Bennett (Team Israel Premier Tech) in quinta posizione. Per Oliveira è la prima vittoria stagionale ed anche lui contribuisce all’ennesima vittoria dell’UAE Team Emirates XRG, sulla buona strada per superare il record di vittorie del 2024. Grazie all’abbuono ottenuto al traguardo, sommato anche a quello di ieri, Fiorelli è il nuovo leader della classifica generale con 2 secondi di vantaggio su Covi e 8 secondi di vantaggio su Brenner. Domani la terza tappa da San Demetrio ne’ Vestini a Roccaraso di 160 km sarà decisiva per le sorti della classifica generale. Sono tre i gpm in programma di cui due hors categorie. L’ultimo, in particolare, seppur presenti alcuni tratti in pianura e in discesa, è lungo oltre 16 km e saranno gli scalatori a fare la voce grossa. Considerando che i primi 31 ciclisti in classifica generale sono racchiusi in 49 secondi ne vedremo sicuramente delle belle.
Antonio Scarfone

Ivo Oliveira vince a Penne (Eurosport)
IVO OLIVEIRA CI PRENDE GUSTO. VITTORIA BIS AL GIRO DELL’ABRUZZO VINTO DA GEORG ZIMMERMANN
Ivo Oliveira (UAE Team Emirates) vince la sua seconda tappa al Giro dell’Abruzzo e incrementa ulteriormente il bottino delle vittorie stagionali della squadra emiratina. Il portoghese batte in una volata a due Sjoerd Bax (Q36.5 Pro Cycling Team). Georg Zimmermann (Team Intermarchè Wanty) vince il Giro dell’Abruzzo 2025
La quarta ed ultima tappa del Giro dell’Abruzzo 2025 è probabilmente quella più facile dal punto di vista altimetrico ma comunque i ciclisti, specialmente quelli che si giocano la vittoria in classifica generale, dovranno stare con gli occhi ben aperti. Primo di tutti Georg Zimmermann (Team Intermarchè Wanty) che parte in pole position per la vittoria delle breve corsa abruzzese. La partenza è fissata a Corropoli mentre l’arrivo è a Isola del Gran Sasso dopo 167 km; in mezzo, il doppio passaggio sul gpm di Sparazzano al km 82.9 ed al km 139.3. Dopo la partenza da Corropoli il gruppo restava compatto nonostante qualche timido tentativo di fuga. Filippo Fiorelli (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) vinceva il traguardo volante di Bellante posto al km 26. Subito dopo si formava una fuga di otto ciclisti ovvero George Bennett (Team Israel Premier Tech), Sjoerd Bax (Q36.5 Pro Cycling Team), Federico Guzzo (Team S.C. Padovani Polo Cherry Bank), Alexandre Balmer (Team Solution Tech Vini Fantini), Joel Suter (Tudor Pro Cycling Team), Ivo Oliveira (UAE Team Emirates XRG), Alessandro Tonelli (Team Polti VisitMalta) e Martin Marcellusi (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Guzzo scollinava in prima posizione sul primo gpm di Sparazzano posto al km 83.4. A 55 km dalla conclusione la fuga aveva 1 minuto di vantaggio sul gruppo tirato dagli uomini dell’Intermarchè Wanty. Tonelli scollinava in prima posizione sul secondo gpm di Sparazzano posto al km 141.6. A 17 km dalla conclusione dal gruppo di testa evadevano Bax e Oliveira che guadagnavano una decina di secondi sul primo gruppo inseguitore. Il gruppo con i leader di classifica era invece segnalato ad un minuto di ritardo dai due battistrada. Bax e Oliveira transitavano sotto lo striscione dell’ultimo km con 19 secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore. Era ormai una lotta a due per decidere la vittoria di tappa. Nella volata in leggera salita, per di più con un tratto in pavè, Oliveira vinceva davanti a Bax mentre Giovanni Bortoluzzi (Team General Store Essegibi F,lli Curia) era terzo a 12 secondi di ritardo. Completavano la top five Filippo Fiorelli in quarta posizione e Ludovico Crescioli (Team Polti VisitMalta) in quinta posizione. Per Oliveira è la seconda vittoria di tappa al Giro dell’Abruzzo che si aggiudica invece Georg Zimmermann (Team Intermarchè Wanty) davanti a David De La Cruz (Q36.5 Pro Cycling Team) e Pablo Torres (UAE Team Emirates XRG). Per quanto riguarda le altre classifiche Fiorelli vince quella a punti, Guzzo quella dei gpm, Pablo Torres (UAE Team Emirates) quella dei giovani ed infine il Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè vince la classifica a squadre.
Antonio Scarfone

ll portoghese Oliveira vince l'ultima tappa del Giro d'Abruzzo (Eurosport)
UNA STAGIONE UAE – 12 APRILE 2025: 6a TAPPA GIRO DEI PAESI BASCHI
João Almeida chiude in bellezza la 64a edizione del Giro dei Paesi Baschi. Dopo essersi issato al vertice della classifica al termina della quarta tappa, il corridore lusitano fa sua anche la conclusione frazione regina della corsa spagnola. Sul traguardo di Eibar resiste alle sue spalle il solo Enric Mas, mentre gli altri avversari ancora una volta terminano distaccati. E l’UAE incassa l’ennesima vittoria
JOAO ALMEIDA VINCE ANCHE AD EIBAR E SIGILLA LA VITTORIA DEL GIRO DEI PAESI BASCHI 2025
Seconda vittoria di tappa per Joao Almeida (UAE Team Emirates XRG) che mette alle corde tutti gli avversari diretti nell’ultima tappa di Eibar, grazie anche all’aiuto di una squadra superlativa. Soltanto Enric Mas (Team Movistar) resiste al ciclista portoghese che vince la sua prima corsa a tappe del 2025
L’ultima tappa del Giro dei Paesi Baschi da Eibar a Eibar è un concentrato delle difficoltà altimetriche di quel territorio. Salite ripide su strade strette con i ciclisti pronti a darsi battaglia già da subito, visto che nei primi 30m km svetta il gpm di Azurki – preceduto da quello meno impegnativo di Elkorrieta – che già potrebbe fare una certa selezione se il gruppo decidesse di iniziare la tappa a tutta velocità. La partenza questa volta era abbastanza tranquilla ed il gruppo affrontava compatto il primo gpm di Elkorrieta sul quale scollinava in prima posizione Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale Team). Era invece sul successivo gpm di Azurki che provava ad evadere una fuga abbastanza numerosa composta da ventidue ciclisti ovvero Axel Laurance (Team INEOS Grenadiers), Bauke Mollema (Team Lidl Trek), Finlay Pickering (Team Bahrain Victorious), Ion Izagirre e Sergio Samitier (Team Cofidis), Callum Scotson e Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Daniel Martinez (Team Redbull BORA Hansgrohe), Pablo Castrillo e Gregor Muhlberger (Team Movistar), Ben Healy (Team EF Education EasyPost), Jordan Jegat (Team TotalEnergies), Warren Barguil e Guillermo Martinez (Team Picnic PostNL), Romani Gregoire (Team Groupama FDJ), Txomin Juaristi (Team Euskaltel Euskadi), Louis Vervaeke (Team Soudal Quick Step), Unai Iribar (Team Kern Pharma), Davide De Pretto e Christopher Juul-Jensen (Team Jayco AlUla), Sepp Kuss (Team Visma Lease a Bike) e Marc Hirschi (Team Tudor Pro Cycling). Armirail scollinava in prima posizione sul gpm di Azurki posto al km 24.9. Il ciclista francese scollinava in prima posizione anche sul successivo gpm di Krabelin posto al km 46.7. Armirail continuava nella sua azione e restava a lungo in testa da solo e scollinava iin prima posizione anche sul gpm di Trabakua posto al km 69.4. Il francese veniva ripreso da dieci ex compagni di fuga prima della scalata verso il successivo gpm di Karabieta, sul quale era ancora lui a scollinare per primo. Jegat si aggiudicava il primo traguardo volante di Eibar posto al km 109.1. Sulla salita di Izua la corsa esplodeva, complice anche una scivolata nel gruppo maglia gialla che coinvolgeva tra gli altri Wilco Kerderman (Team Visma Lease a Bike) e Florian Lipowitz (Team Redbull BORA Hansgrohe). Healy restava da solo in testa e scollinava in prima posizione. Il gruppo di testa che iniziava l’ascesa dell’ultimo gpm di Trabakua era formato da Ben Healy (Team EF Education EasyPost), Joao Almeida, Marc Soler, Isaac del Toro (UAE Team Emirates XRG), Thibau Nis e Mattia Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek), Enric Mas (Team Movistar) e Jordan Jegat (Team Total Energies). Nella discesa successiva Skjelmose era vittima di una scivolata a causa della strada viscida e veniva ripreso, dopo essersi rimesso in sella, dal primo gruppo inseguitore con Schachmann e Lipowitz. Nei km finali la strada presentava alcuni saliscendi e Mas ed Almeida si avvantaggiavano ulteriormente, lasciandosi alle spalle Jegat ed Healy. Era una volata a due che premiava Almeida davanti a Mas con Healy terzo a 13 secondi di ritardo. Del Toro era quarto a 28 secondi di ritardo mentre chiudeva la top five Alex Aranburu (Team Movistar) a 58 secondi di ritardo. Simone Velasco (Team XDS Astana) regolava il gruppetto dei ritardatari a 1 minuto e 19 secondi di ritardo da Almeida che vince la seconda tappa del Giro dei Paesi Baschi 2025 sigillando così una meritata vittoria in classifica generale. Il portognese vince la maglia gialla con 1 minuto e 52 secondi di vantaggio su Mas ed 1 minuto e 59 secondi su Schachman, che sale sul gradino più basso del podio. Per quanto riguarda le altre classifiche Almeida vince anche quella a punti, Armirail vince la classifica dei gpm, Isaac del Toro la classifica dei giovani e la Soudal Quick Step vince in fine la classifica a squadre. Ritroveremo molti protagonisti del Giro dei Paesi Baschi sulle Ardenne nella terza settimana di aprile.
Antonio Scarfone

Joao Almeida vince ad Eibar (foto: Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 10 APRILE 2025: 4a TAPPA GIRO DEI PAESI BASCHI
Il mese di aprile non è soltanto il periodo di svolgimento delle grandi classiche. In parallelo alla “Campagna del nord” si disputano una serie di brevi ma interessanti corse a tappe che tirano idealmente la volata al Giro d’Italia e che vengono scelte dai più attesi protagonisti della Corsa Rosa per affinare le armi. In ordine di tempo la prima di queste gare è il Giro dei Paesi Baschi, altra corsa nella quale l’UAE ci lascia lo zampino. Ad imporsi nella classifica finale sarà il portoghese della formazione emiratina João Almeida, vincitore delle due frazioni più impegnativa della competizione basca. La prima lo vede tagliare in solitaria, con una trentina di vantaggio sugli più immediati inseguitori, il traguardo di Markina-Xemein
ALMEIDA, ATTO DI FORZA A MARKINA-XEMEIN. IL PORTOGHESE SPIANA IL GPM DI IZUA ED E’ LA NUOVA MAGLIA GIALLA
Nella quarta tappa Joao Almeida (UAE Team Emirates) compie un vero e proprio capolavoro sul durissimo GPM di Izua, distanziando i diretti rivali pedalata dopo pedalata su pendenze con tratti al 20% e si invola in solitaria andando a vincere sul traguardo di Markina-Xemein. Il portoghese è la nuova maglia gialla e mette una seria ipoteca sulla vittoria del Giro dei Paesi Baschi 2025
Dopo la frizzante terza tappa di ieri, la quarta tappa del Giro dei Paesi Baschi da Beasain a Markina-Xemein di 169.6 km metterà altra carne a cuocere tra i pretendenti alla vittoria finale. Anche oggi sono ben sette i GPM che i ciclisti dovranno scalare ma l’ultimo di questi, l’Alto di Izua a poco più di 10 km dalla conclusione, promette di essere decisivo non solo per la vittoria di tappa ma anche per la lotta tra i big di classifica. Basti pensare che nei primi 2 km e mezzo di salita, che misura in totale 3 km e mezzo, non si scenderà mai sotto il 10% e saranno frequenti i tratti vicini al 20%. Ieri Michael Schachmann (Team Soudal Quick Step) ha dimostrato di essere a suo agio su queste pendenze ed ha conservato meritatamente la maglia gialla, ma oggi, per parafrasare Via col vento, è un altro giorno. Dopo la partenza da Beasain il primo tentativo di fuga era portato ada Julian Alaphilippe (Team Tudor Pro Cycling) e Simon Guglielmi (Team Arkéa B&B Hotels) intorno al km 15. AI due uomini in avanscoperta si univano qualche km più tardi anche Mauro Schmid (Team Jayco AlUla) e Juri Hollmann (Team Alpecin Deceuninck). Sul primo gpm di Asentzio la fuga veniva ripresa e Marc Soler (UAE Team Emirates XRG) scollinava in prima posizione. Verso il km 50 ci riprovavano in tre: Quinn Simmons (Team Lidl Trek), Ben Healy (Team EF Education EasyPost) e ancora Schmid. Ad essi si aggregavano Sepp Kuss (Team Visma Lease a Bike), Ander Okamika (Team Burgoa Burpellet BH), Txomin Juaristi (Team Euskaltel Euskadi), Alex Baudin (Team EF Education EasyPost), Finn Fisher-Black (Team Redbull BORA Hansgrohe), Leo Bisiaux (Decathlon AG2R La Mondiale Team ) ed Andrea Bagioli (Team Lidl Trek). Healy si aggiudicava il gpm di Muniketagane posto al km 72.3. Il ciclista irlandese si ripeteva sul successivo gpm di Bizkaiako begiratokia posto al km 80.9. Era invece Soler a imporsi sui gpm di Gontzagaraigane, di Lekoitzegane e di Milloi posti rispettivamente al km 87.8, al km 98.9 ed al km 117.4. Prima dell’ascesa decisiva di Izua, Bagioli si aggiudicava il traguardo volante di Mijoa Auzoa e di Elgoibar Sigma posti rispettivamente al km 129.6 ed al km. Il gruppo riprendeva la fuga a circa 3 km dall’inizio della salita di Izua. A fare l’andatura erano in un primo momento gli uomini della Lidl Trez ma dopo qualche decina di metri gli subentravano quelli della Bahrain Victorious. Era Santiago Buitrago (Team Bahrain Victorious) che aumentava l’andatura e prendeva un po’ di margine sui diretti inseguitori. Il colombiano veniva raggiunto e superato da Joao Almeida (UAE Team Emirates) che a sua volta si avvantaggiava di qualche metro sui diretti avversari. Almeida allungava ed alle sue spalle si formava un terzetto con Florian Lipowitz (Team Redbull BORA Hansgrohe), Clement Champoussin (Decathlon AG2R La Mondiale) ed Alex Aranburu (Team Movistar). Almeida scollinava da solo con circa 30 secondi di vantaggio sul primo gruppo inseguitore, al quale si erano aggregati un’altra decina di ciclisti tra cui la maglia gialla Maximilian Schachmann (Team Soudal Quick Step). Almeida andava a trionfare in solitaria sul traguardo di Markina-Xemein. A 28 secondi di ritardo il gruppo inseguitore veniva regolato da Isaac del Toro (UAE Team Emirates) che precedeva Schachmann. Chiudevano la top five Champoussin in quarta posizione ed Aranburu in quinta posizione. Da segnalare il sesto posto di Simone Velasco (Team XDS Astana) nella top ten. Per Almeida è la seconda vittoria stagionale dopo quella nella quarta tappa della Parigi – Nizza. Il portoghese è anche la nuova maglia gialla con 30 secondi di vantaggio su Schachmann e 38 secondi di vantaggio su Lipowitz. Domani è in programma la quinta tappa da Urduña a Gernika-Lumo di 172.3km. I quattro gpm categorizzati che la caratterizzano saranno affrontati tutti entro i primi 100 km ma il finale è comunque impegnativo visto che dopo il secondo traguardo volante di Forua è presente una salita con pendenze interessanti. Se i big di classifica hanno in tenzione di scatenare un’altra bagarre, il terreno per farlo ci sta.
Antonio Scarfone

Joao Almeida vince a Markina-Xemein (foto: Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 6 APRILE 2025: GIRO DELLE FIANDRE
Dopo le prime corse a marzo si entra nel vivo della stagione della grandi classiche del nord con le prestigiose gare che da sempre imperlano il calendario del mese di aprile. Si inizia con il Giro delle Fiandre dove l’atteso Tadej Pogar collezione un prestigioso bis nella corsa fiamminga, 24 mesi dopo il successo conseguito nel 2023
POGACAR – VAN DER POEL 1 – 1, LO SLOVENO STACCA TUTTI SUL VECCHIO KWAREMONT
Dopo la sconfitta alla Sanremo Pogacar rende pan per focaccia al rivale olandese e stavolta, dopo molti tentativi, riesce a levarsi di ruota il più temibile avversario delle classiche di primavera. Neppure il lavoro di un fuoriclasse come Van Aert consente al gruppo inseguitore di avvicinarsi al campione del mondo, che mette in bacheca l’ottava monumento della carriera.
La sfida a a due che sta caratterizzando la stagione della classiche di primavera si ripeterà domenica prossima sui tratti di pavè della edizione 2025 della Parigi-Roubaix, alla quale Tadej Pogacar (UAE Team Emirates – XRG) parteciperà per la prima volta.
L’Inferno del Nord non presenta un percorso adatto alla caratteristiche dell’iridato ma, si sa, quando Pogacar decide di partecipare ad una corsa non lo fa per andare a fare esperienza ma punta sempre e comunque alla vittoria.
Pogacar si presenterà sulle pietre dopo aver pareggiato i conti al Giro delle Fiandre con il vincitore delle ultime due edizioni Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck), che lo aveva sconfitto due settimane fa alla Milano-Sanremo dopo essere riuscito a resistere agli attacchi portati dallo sloveno sulla Cipressa e sul Poggio.
La “classicissima”, però, non presenta pendenze sulle quali fare agevolmente la differenza ed è quindi difficile, anche per un fuoriclasse come Pogacar, riuscire a fare la differenza; al contrario, sui muri delle Fiandre i continui attacchi hanno alla fine sfiancato tutti e, una volta che Pogacar si è levato di ruota i più pericolosi rivali, lo sloveno si è involato verso il traguardo nonostante l’inseguimento condotto da un altro pezzo da 90 come Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike)
La sfida, dunque, continua, ma oggi si è avuta una chiara dimostrazione che lo stato di forma del capitano della UAE non è, fino a questo momento, inferiore a quello dello scorso anno; anzi, il campione del mondo si sta dimostrando anche più maturo e pronto alla sfida più difficile sulle pietre.
Oggi, in corsa, Pogacar ha perso diversi compagni coinvolti in cadute ma, una volta chiuso sui tentativi di attacco da lontano, ha iniziato una girandola di scatti tutti rintuzzati da Van der Poel, fino al terzo passaggio sul vecchio Kwaremont, dove è partito in contropiede su un attacco di Van Aert, riuscendo a levarsi di ruota anche l’olandese.
A quel punto gli avversari, che si erano un po’ sfilacciati, si sono ricompattati in un quartetto che contemplava anche Jasper Stuyven e Mads Pedersen (Lidl – Trek), ma non sono riusciti a trovare un accordo e così l’inseguimento è stato condotto soprattutto da Van Aert, che ha dato l’impressione di averne di più rispetto a Van der Poel (comunque alla fine arrivato sul podio alla spalle di Stuyven, precedendo proprio il belga).
Dopo i primi cinque sono giunti al traguardo Tiesj Benoot (Team Visma | Lease a Bike) e Stefan Kung (Groupama – FDJ), ultimi superstiti del primo contrattacco, mentre Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che era stato riassorbito dal gruppo, ha conquistando l’ottava posizione; la top ten che è stata chiusa dallo spagnolo Iván García (Movistar) e dal nostro Davide Ballerini (XDS Astana Team)
Subito dopo la partenza di Bruges sono in molti a provarci, ma il tentativo buono è quello animato da Elmar Reinders (Jayco AlUla), Alessandro Romele (Astana), Connor Swift (INEOS), Rory Townsend (Q36.5), Marco Haller (Tudor), Victor Vercouille (Team Flanders), Sean Flynn e Timo Roosen (Picnic).
La UAE e la Alpecin mettono in testa i loro uomini per tenere la fuga sotto controllo. Dopo il primo muro si verifica una caduta a centrogruppo in cui resta coinvolto senza conseguenze anche Van der Poel, mentre due uomini di Pogacar (Wellens e Narvaez) escono malconci dal capitombolo andando a complicare i piani dell’iridato.
Sul Molenberg nasce un tentativo di contrattacco promosso da Ballerini al quale aderiscono anche Vito Braet (Intermarché – Wanty), Küng e Benoot. Intorno ai -100 sul terzetto si riportano Ganna, Matteo Trentin (Tudor), Daan Hoole (Lidl Trek) e Quinten Hermans (Alpecin), mentre i battistrada, che conservano solo 25 secondi di margine, vedono la loro sorte inesorabilmente segnata.
La presenza di un uomo dell’Alpecin tra i contrattaccanti fa ricadere il peso dell’inseguimento sulla UAE. Pogacar a questo punto decide si aprire le danze lungo la seconda ascesa al vecchio Kwaremont e sulle sue ruote saltano senza indugio Matteo Jorgenson (Team Visma | Lease a Bike), Van Aert, Pedersen e Van der Poel.
Mentre davanti resistono Ganna, Ballerini, Trentin, Benoot, Hoole e Küng, tra i più immediati inseguitori infuria la battaglia sul Paterberg e sul Koppenberg, con Pogacar e Van der Poel che se le danno di santa ragione e sembrano i più brillanti.
Dopo il Koppenberg gli inseguitori si ricompattano e ai -40 raggiungono la testa della corsa, andando a formare un drappello di tredici uomini Van der Poel, Pogacar, van Aert, Ganna, Küng, Pedersen, Hoole, Stuyven, Trentin, Benoot, Jorgenson, Haller e Ballerini.
Sui successivi muri – Steenbeekdries, Taaienberg e Oude Kruisberg – Pogacar attacca a testa bassa ma trova sempre qualcuno in grado di rispondere; in particolare Van der Poel rimane da solo con lui per qualche chilometro, prima del rientro di Stuyven, Pedersen e Van Aert in vista dell’ultimo passaggio sul vecchio Kwaremont.
Il primo ad attaccare è Van Aert, ma Pogacar parte per la quinta volta e passa il belga a doppia velocità e stavolta anche Van der Poel, che pure aveva provato a rispondere, deve cedere e paga lo sforzo perché da qui in avanti non riuscirà a dar linfa al tentativo di rientro.
L’inseguimento è vano perché lo sloveno continua ad incrementare il vantaggio e va a vincere la Ronde edizione 2025 con un minuto su Stuyven, che riesce a conquistare la piazza d’onore anticipando lo sprint. Van der Poel si consola con gradino più basso del podio, come aveva fatto il suo rivale sul traguardo di Sanremo.
La sfida è di nuovo in parità e la prossima puntata sarà sulle pietre della Roubiax, dove il grande favorito sarà l’olandese vincitore delle ultime due edizioni.
Benedetto Ciccarone
Pogacar aggiunge un'altra perla alla sua carriera vincento il Giro delle Fiandre 2025 (Getty Images)
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UNA STAGIONE UAE – 27 E 29 MARZO 2025: 3a E 5a TAPPA SETTIMANA COPPI E BARTALI
Negli stessi giorni del Giro di Catalogna si corre in Italia una corsa a tappe “minore”, la Settimana Internazionale Coppi e Bartali. Nonostante militi in una categoria bassa, lontana da fasti delle gare WorldTour e ProSeries, è una corsa che in passato è stata “visitata” anche da squadre appartenti ai circuiti maggiori e anche la UAE – in queste ore impegnata non solo in Spagna ma anche in Belgio – che ci manda tra gli altri Jay Vine, l’australiano che nei primi 4 anni da professionista 2 tappe di montagna alla Vuelta del 2024, corsa nella quale si è imposto nella classifica degli scalatori. E’ lui, infatti, uno dei corridori più qualificati al via della corsa emiliana, nella quale si imporrà in due delle frazioni più impegnative, pur non riuscendo a fare sua la classifica finale a causa dei distacchi patiti nelle altre tappe
TERZA TAPPA
VINE BRINDA A CESENA, SHEFFIELD NUOVO LEADER DELLA COPPI E BARTALI
Il maltempo stravolge la classifica della Settimana Coppi e Bartali, con il leader della classifica generale “sprofondato” a quasi 10 minuti dal nuovo padrone della corsa, lo statunitense Magnus Sheffield. Vittoria di tappa per l’australiano Jay Vine
La terza tappa della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali parte, come la seconda, da Riccione e segue un percorso non troppo diverso, dirigendosi subito verso l’entroterra appenninico – dove non mancano i saliscendi, per concludersi a Cesena dopo 142 chilometri. Nei pressi dell’arrivo si trova un circuito di 15 chilometri, da ripetere tre volte, che presenta una salita molto impegnativa verso il borgo di Sorrivoli: 1,3 chilometri all’11% con un tratto finale al 15%, un vero “muro” che in una classica potrebbe fare la selezione decisiva e che verrà affrontato per l’ultima volta a 33 chilometri dal traguardo. A questo punto i corridori scenderanno una prima volta a Cesena, per poi affrontare un’altra salita, lunga ma non impegnativa, diretta al paese di Diolaguardia, 8 chilometri al 3,5%. Solo dopo i successivi 14 chilometri, quasi tutti in discesa, i corridori arriveranno, per la seconda e ultima volta, al traguardo di Cesena dove la tappa si concluderà: la lunga discesa, se le salite non avranno fatto una selezione importante, potrebbero favorire i ricongiungimenti, forse anche un arrivo in volata.
Si parte alle 12.30 con la pioggia, che tormenterà i corridori sino al traguardo, e con l’inglese Paul Double (Team Jayco AlUla), vincitore della tappa di ieri, al comando della classifica generale. Secondo è il giovanissimo talento belga Jarno Widar (Lotto Development Team»Team Jayco AlUla), l’anno scorso vincitore del Giro “Next Gen” (una volta Giro d’Italia per dilettanti), terzo il nostro esperto Diego Ulissi (XDS Astana Team), corridore ormai al tramonto di una buona carriera ma pur sempre tra i favoriti di una corsa non troppo impegnativa come è appunto questa breve gara a tappe. La fuga di giornata parte dopo una decina di chilometri e include tre corridori semisconosciuti, tranne forse l’italiano Alexander Konychev (Team Vorarlberg), figlio del celebre Dmitri Konychev (del quale non ha, almeno sinora, rinverdito i fasti). Dopo un po’ di bagarre il gruppetto di fuggitivi aumenta a quattro unità, mentre il loro vantaggio cresce progressivamente sino a raggiungere i tre minuti. La situazione resta tranquilla sino all’ingresso nel circuito di Sorrivoli, quando il percorso si fa più duro e il vantaggio si dimezza. Nel corso del primo giro poco cambia: uno dei quattro, il francese Alex Baudin (EF Education – EasyPost), cede sulla salita e viene riassorbito dal gruppo, che intanto riduce il distacco a circa un minuto. Il secondo passaggio sul “muro” di Sorrivoli vede transitare in solitaria l’olandese Pascal Eenkhoorn (Soudal Quick-Step), seguito a mezzo minuto dai rimanenti due compagni di fuga, prima lo spagnolo Marcel Camprubí (Q36.5 Pro Cycling Team) e poi Konychev, in difficoltà sulle ultime rampe della salita. Il gruppo passa a un minuto e riassorbe ben presto Konychev; nel corso del terzo giro, almeno sino all’inizio del “muro”, la situazione non cambia. La terza salita a Sorrivoli, tuttavia, si rivela fatale ai due superstiti della fuga, che vengono ripresi ben prima di arrivare in cima. Di conseguenza il gruppo, o meglio quei trenta di corridori che hanno tenuto duro senza farsi scoraggiare dalla pioggia, dal freddo e dalle salite, transita compatto in cima, con lo sprint che viene vinto da uno degli uomini di punta della UAE Team Emirates – XRG, l’australiano Jay Vine. Sulla successiva salita di Diolaguardia Vine insiste nel forcing e riesce ad avvantaggiarsi in compagnia del belga Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step); si viene a sapere che nel gruppo, che continua ad assottigliarsi, non è presente il leader della classifica, ma non è chiaro chi sia destinato a prenderne il posto. La coppia di testa percorre la salita a buona andatura, ma in prossimità della cima Vansevenant cede e viene riassorbito dal gruppo; Vine passa quindi da solo e transita con una quindicina di secondi di vantaggio, che poi mantiene nel corso della lunga discesa successiva. Il gruppo, ormai ridotto a una quindicina di corridori, decide di non correre troppi rischi sull’asfalto scivoloso e così Vine, nonostante sia a sua volta molto prudente, può avvantaggiarsi ulteriormente, finendo per vincere con tutta tranquillità e con 25 secondi di vantaggio sugli inseguitori, regolati in volata dall’americano Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers) davanti al nostro Simone Velasco (XDS Astana Team). Per riuscire a stilare l’ordine di arrivo e la nuova classifica generale bisogna aspettare ben due ore: il maltempo, oltre ad aver condizionato lo svolgimento della tappa, poco movimentata, sembra aver confuso le idee anche a giudici e cronometristi. Alla fine si scopre che proprio Sheffield diventa il nuovo leader della classifica, dal momento che Ulissi è arrivato a ridosso del gruppo dei primi, ma staccato di 18 secondi, e Widar è sprofondato, in compagnia di Double, a oltre 10 minuti. Ben 20 corridori finiscono fuori tempo massimo – tra questi Baudin – e un’altra dozzina è costretta al ritiro, a riprova delle condizioni davvero difficili in cui si è corso oggi. Domani altra tappa difficile, con arrivo e partenza nel paese di Brisighella, ai piedi dell’Appennino, e molte salite lungo il percorso: la classifica generale cortissima con i primi 13 racchiusi in 20 secondi e con gli abbuoni che valgono 10, 6 e 4 secondi ai primi tre piazzati, potrebbe cambiare nuovamente.
Andrea Carta
QUINTA TAPPA
SETTIMANA COPPI & BARTALI: BIS DI VINE NEL GIORNO DELLA CONSACRAZIONE DI TULETT
Il britannico Ben Tulett vince la 40a edizione della Settimana Coppi & Bartali e parla inglese anche il gradino più alto del podio della conclusiva frazione di Forlì, vinta dall’australiano Jay Vine (già primo un paio di giorni fa a Cesena)
La quinta e ultima tappa della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali mostra nuovamente l’abilità degli organizzatori di questa corsa nell’inventare percorsi sempre diversi e impegnativi. Questa volta i corridori dovranno percorrere una specie di flipper, nei 133 chilometri dalla partenza nel paese appenninico di Brisighella sino al traguardo di Forlì. Da Brisighella si scende rapidamente sulla via Emilia, che viene percorsa in direzione di Forlì ma poi, dopo neanche 10 chilometri, si torna a salire per entrare in un circuito sull’Appennino caratterizzato dalla salita al castello di Rocca delle Caminate (8 chilometri al 4%), da affrontare due volte. Si esce poi da questo circuito per raggiungerne ben presto un secondo, dove si affronta la salita al borgo di Polenta (solo 2,3 chilometri, ma all’8,5%). Terminato questo anello si ritorna nel precedente, ma stavolta la salita di Rocca delle Caminate viene affrontata da un versante più corto, già percorso in discesa dopo il primo passaggio (6,5 chilometri al 4.3%, con tratti al 10%); infine, dopo essere nuovamente usciti dal primo circuito, stavolta in direzione di Forlì, si scende rapidamente sino a tornare sulla via Emilia e finalmente raggiungere l’agognato traguardo, posto a circa 16 chilometri dall’ultimo GPM.
Sperando che anche oggi nessuno si perda all’interno del “flipper”, si parte alle 12.50 con l’ormai consueto brutto tempo (pioggerella inclusa) e con l’inglese Ben Tulett (Team Visma | Lease a Bike) al comando della classifica con 18 secondi sull’altro inglese Mark Donovan (Q36.5 Pro Cycling Team) e 23 sullo spagnolo Igor Arrieta (UAE Team Emirates – XR). Dopo una ventina di chilometri, quando la strada torna a salire, parte una prima fuga con nove corridori di secondo piano, che vengono ripresi non appena inizia la salita verso Rocca delle Caminate; abbandona la corsa, in questa fase, il nostro Alberto Bettiol (XDS Astana Team), campione italiano in carica che ben poco aveva combinato nei giorni scorsi. Lungo la discesa il gruppo si divide in due tronconi, mentre abbandona anche l’australiano Caleb Ewan (INEOS Grenadier), che aveva vinto in volata la prima tappa. Il secondo passaggio dalla Rocca delle Caminate prevede un GPM viene vinto allo sprint dal giovanissimo Enea Sambinello (UAE Team Emirates Gen Z). Si entra quindi nel secondo circuito con un primo gruppo composto da una trentina di corridori che procede ad un buon ritmo e impedisce ogni tentativo di fuga: a Polenta vince la volata un altro giovane, il nostro Alessandro Fancellu (JCL Team UKYO). Lungo la discesa il gruppo si riunisce e procede compatto per qualche chilometro; una nuova e decisiva frattura avviene lungo la salita del paese di Bertinoro, non classificata come GPM. Rimangono quindi in testa circa 25 corridori, fra cui tutti i primi della classifica generale, che si portano ben presto all’attacco dell’ultima salita di questa corsa, il terzo passaggio alla Rocca delle Caminate. Prima ancora di iniziare l’ascesa tenta la fuga il nostro Lorenzo Nespoli (MBH Bank Ballan CSB); dopo un paio di chilometri dal gruppo escono dapprima l’italiano Filippo D’Aiuto (Petrolike) e poi l’australiano Jay Vine (UAE Team Emirates – XRG), vincitore l’altroieri. Verso la cima della salita tenta la fuga anche l’americano Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers), oggi dodicesimo in classifica dopo aver perso ieri il primato, ma Tulett è lesto ad accordarsi alla sua ruota. Nel frattempo Vine e D’Aiuto si riportano su Nespoli, poi l’australiano prosegue da solo transitando primo al GPM. Al suo inseguimento vi sono ora due coppie, Nespoli-D’Aiuto e più indietro Sheffield-Tulett. Lungo la discesa il gruppo finisce per riassorbire a poco a poco tutti i fuggitivi tranne Vine che, con un’azione molto potente, simile a quella compiuta da lui stesso due giorni prima, arriva a guadagnare quasi un minuto. Nel finale il giovane talento belga Jarno Widar (Lotto Development Team) tenta di uscire a sua volta dal gruppo, ma viene ripreso, senza essere riuscito a riportarsi su Vine, a un centinaio di metri dal traguardo. L’australiano intanto è andato a vincere in tranquiliità, con 33 secondi sul gruppo regolato in volata dal nostro Davide Donati (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies) davanti al kazako Alexey Lutsenko (Israel – Premier Tech).
Resta immutata la classifica generale: Ben Tulett vince dunque la Settimana Coppi & Bartali con 18 secondi su Donovan e 23 su Arrieta (primo nella classifica dei giovani). Per Tulett, già secondo in questa corsa tre anni fa, si tratta certamente della vittoria di maggior prestigio della sua carriera, ancora acerba. Jay Vine, grazie alle due vittorie di tappa, vince la classifica a punti, mentre quella degli scalatori va allo spagnolo Marc Cabedo (JCL Team UKYO). Migliore degli italiani è Simone Velasco (XDS Astana Team), quinto. Ha pesato molto l’assenza di Christian Scaroni (XDS Astana Team), che sarebbe stato il naturale favorito di questa corsa e che, dopo una rovinosa caduta alle Strade Bianche, è stato sostituito dal compagno di squadra Diego Ulissi, che dopo un podio nella seconda tappa aveva fatto sperare i suoi tifosi, ma alla fine non è andato oltre il 15esimo posto. Delusione anche il per il campione italiano Bettiol, addirittura ritirato e che da tempo sembra aver smarrito il suo talento: il suo miglior risultato, dallo scorso mese di giugno, è stato un settimo posto al recente Trofeo Laigueglia.
Andrea Carta

Jay Vine bissa il successo di Cesena nella conclusiva frazione della corsa emiliana (foto Dario Belingheri/Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 26 MARZO 2025: CLASSIC BRUGGE – DE PANNE
Il primo marzo è iniziata ufficialmente con la Omloop Nieuwsblad la “Campagna del Nord” e anche le classiche del Belgio sono ufficialmente nel mirino della UAE e soprattutto di Tadej Pogacar, che non ha fatto mistero di puntare su corse come il Giro delle Fiandre, la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi, prede che – come vedremo nei prossimi giorni – finiranno dritte nel carniere dello sloveno. Nell’attesa del Fiandre, programmato per il 6 aprile, la formazione emiratina si “concede” la Classic Brugge – De Panne, corsa erede della defunta “Tre giorni di La Panne” che fa gola ai velocisti e che vede filare più veloce di tutti il colombiano Juan Sebastián Molano, vincitore davanti al nostro Jonathan Milan. Per la UAE è festa doppia, perchè nelle stesso ore Juan Ayuso si impone nella prima tappa di montagna del Giro di Catalogna
ALLA BRUGGE – DE PANNE MOLANO BEFFA MILAN, MA QUANTE CADUTE!
Il colombiano dell’UAE Team Emirates – XRG anticipa tutti e fa il buco nella volata della semiclassica per velocisti in Belgio, con il friulano della Lidl-Trek che prova invano una rimonta. Tanti incidenti negli ultimi dieci chilometri, con tantissimi dei favoriti rimasti coinvolti: tra questi il campione europeo Tim Merlier, il connazionale Arnaud De Lie, campione nazionale belga, e l’olandese Olaf Kooij.
Alla Classic Brugge – De Panne 2025 va in scena il festival degli sprinter, ma le cadute nella fase finale di corsa hanno messo fuori causa molti di loro. Alla fine è Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) ad avere la meglio anticipando al momento giusto il resto dei corridori rimasti a giocarsi lo sprint, primo fra tutti Jonathan Milan (Lidl-Trek), secondo classificato e in fortissima rimonta.
Sulle strade vicine alla costa belga è il vento a fare da padrone di casa: niente muri o tratti di pavè, tutta pianura negli oltre 200 chilometri di corsa, ma un tortuoso circuito conclusivo che include il complicato rettilineo di De Moeren a rendere tosto il finale. Michel Lambrecht (Wagner Bazin WB), Antonio Morgado (UAE Team Emirates – XRG), Victor Vercouille (Flanders – Baloise), Joren Boem ed Harthijs De Vries (Unibet-Tietema Rockets) sono stati i componenti della fuga, con De Vries ultimo a mollare, provando l’azione solitaria negli ultimi quindici chilometri prima di essere ripreso a 2.500 metri dalla linea di arrivo.
Negli ultimi dieci chilometri comincia la serie di cadute che determinerà l’esito della corsa: nella prima resta coinvolto Alberto Dainese (Tudor Pro Cycling Team) e in seguito finiscono a terra Adrien Petit e Gerben Thijssen (Intermarchè-Wanty). Successivamente in una caduta che coinvolge mezzo gruppo finiscono tra gli altri a terra alcuni dei grandi favoriti per il successo, Olaf Kooij (Visma-Lease a Bike), Tim Merlier (Soudal Quickstep), Arnaud De Lie (Lotto)
Restano così in venti a giocarsi la volata e con grande furbizia Molano compie un’azione da finisseur nei 500 metri finali e a nulla vale il recupero potentissimo di Milan, che giunge secondo per una manciata di metri. Terzo posto per l’estone Madis Mihkels (EF Education – Easy Post).
Da segnalare anche la presenza al via da parte di Fabio Jakobsen, ma l’olandese del Team Picnic – PostNL è stato costretto al ritiro a causa di una condizione di forma ancora insufficiente, problema che l’ex campione europeo si porta dietro ormai da alcune stagioni e che è ancora senza soluzione migliorativa.
La settimana di gare World Tour in Belgio prosegue venerdì con il Gran Premio di Harelbeke (E3 Saxo Classic) e con la Gand – Wevelgem di domenica, le prime vere Classiche del Nord in avvicinamento al Giro delle Fiandre, in programma domenica 6 aprile.
Andrea Giorgini

Dopo un finale tormentato dalle cadute Molano vince in volata la semiclassica belga (Getty Images)
UNA STAGIONE UAE – 26 MARZO 2025: 3a TAPPA GIRO DI CATALOGNA
Dopo la Sanremo le attenzione dei media ciclistici si spostano verso la Spagna, dove va in scena la 104a edizione del Giro della Catalogna. Nella lista dei favoriti compare ancora Juan Ayuso che, fresco vincitore della Tirreno-Adriatico, non si smentisce e si impone subito nella prima tappa di montagna, sul tradizionale traguardo della Molina. Stavolta, però, le cose non andranno bene come in Italia poichè già il giorno successivo dovrà cedere le insegne del primato a Primoz Roglic e alla fine sarà proprio lo sloveno a conquistare la corsa catalana, con soli 28 secondi vantaggio su Ayuso
AYUSO, TAPPA E MAGLIA A LA MOLINA. BATTUTO ROGLIC PER UNA QUESTIONE DI CENTIMETRI
Sull’arrivo in salita di La Molina, Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG) vince di pochi centimetri davanti a Primoz Roglic (Team Red Bull BORA Hansgrohe), mentre alle loro spalle si piazza Mikel Landa (Team Soudal Quick Step). Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana) si fa notare nel finale. Ayuso è la nuova maglia biancoverde
Al Giro di Catalogna si inizia a fare sul serio con la terza tappa da Viladecans a La Molina, che oltre ad essere la tappa più lunga della breve corsa catalana con oltre 218 km da percorrere, vede un finale davvero esigente con tre gpm che possono fare la differenza e scavare i primi veri distacchi in classifica generale. Al 99% Matthew Brennan (Team Visma Lease a Bike), attuale maglia biancoverde, cederà il simbolo del primato sulle spalle di un ciclista che punterà alla vittoria finale, anche perchè l’ultima salita si conclude sulla linea del traguardo. Sono perciò attesi i big, a cominciare da Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG) che ieri ha già guadagnato tre secondi d’abbuono sull’ultimo traguardo volante. La partenza era subito veloce ed il gruppo si allungava parecchio. Mats Wenzel (Team Kern Pharma) vinceva il primo traguardo volante di Molins de Rey posto al km 13.5. Il giovane olandese era affiancato, in questo tentativo d’attacco, da Geoffrey Bouchard (Decathlon AG2R La Mondiale Team) ed Edward Planckaert (Team Alpecin Deceuninck). I tre attaccanti erano ripresi dal gruppo dopo una ventina di km. Poco prima di affrontare il primo gpm del Coll d’Estenalles si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Lorenzo Germani (Team Groupama FDJ), Alex Molenaar (Team Caja Rural Seguros RGA) e Mats Wenzel, che ci riprovava con successo. Proprio Wenzel scollinava in prima posizione sul Coll d’Estenalles posto al km 57.7. Il ciclista olandese vinceva anche il successivo traguardo volante di Horta d’Avinyó posto al km 89.3. Seguiva una lunga fase interlocutoria dove il gruppo iniziava ad organizzarsi per rientrare sulla fuga, che al km 100 aveva ancora 5 minuti e 40 secondi di vantaggio. Wenzel scollinava in prima posizione sul gpm del Col de la Batalolla posto al km 154.5. All’inizio del successivo Coll de la Creueta il vantaggio dei quattro battistrada era di 2 minuti sul gruppo inseguitore. Armirail aumentava la cadenza delle pedalate e staccava i compagni di fuga mentre nel gruppo inseguitore tiravano gli uomini dell’UAE Team Emirates XRG e del Team Lotto. Il ciclista francese scollinava in prima posizione sul Coll de la Creueta posto al km 184. Proprio prima dello scollinamento da parte del gruppo, Lenny Martinez (Team Bahrain Victorious) era vittima di una caduta apparentemente senza conseguenze. Il francese rientrava in gruppo all’inizio della successiva discesa. Armirail veniva ripreso a circa 10 km dall’arrivo, quando la salita finale de La Monina era già iniziata da un paio di km. A circa 6 km dall’arrivo si avvantaggiavano Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), George Bennett (Team Israel Premier Tech) e Marc Soler (UAE Team Emirates XRG). Una violenta accelerazione del Team Lotto riportava il gruppetto degli inseguitori sui tre battistrada a circa 600 metri dall’arrivo. Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe) partiva ai meno 200 metri ma Juan Ayuso (UAE Team Emirates) restava attaccato alla sua ruota, affiancandolo e battendolo sulla linea del traguardo per una questione di centimetri. A 2 secondi di ritardo Mikel Landa (Team Soudal Quick Step) si piazzava in terza posizione mentre chiudevano la top five, a 4 secondi di ritardo da Ayuso, Lenny Martinez in quarta posizione ed Enric Mas (Team Movistar) in quinta posizione. Ayuso, oltre ad ottenere la quarta vittoria stagionale, balza al comando della classifica generale con 6 secondi di vantaggio su Roglic e 11 secondi di vantaggio su Landa. Domani è in programma la quarta tappa da Sant Vicenç de Castellet a Montserrat Mil·lenari di 188.7 km. Il percorso è molto vallonato e spicca la salita finale di Montserrat lunga 8.8 km al 6.5% di pendenza media. Sarà un nuovo banco di prova per i big di classifica che proveranno ad attaccare Ayuso.
Antonio Scarfone

Juan Ayuso vince a La Molina (foto: Getty Images)
TOUR DE FRANCE 2026: MOLTE SALITE, MOLTI DUBBI
Il percorso della Grande Boucle, presentato il 23 ottobre scorso, si differenzia da quello dell’ultima edizione. Le salite inizieranno già dalla prime tappe, si affronteranno ben 5 catene montuose (Pirenei, Massiccio Centrale, Vosgi, Giura e Alpi) con moltissime tappe di montagna ma solo due autentici tapponi. Cronometro individuale interessante ma insufficiente, mentre in apertura è stata riproposta una scandalosa cronosquadre.
Di aspetti problematici il Tour de France 2026 ne presenta molti, anche se va apprezzato il fatto che, anche quest’anno, gli organizzatori abbiano voluto ridurre al minimo le tappe completamente pianeggianti e abbiano cercato di inserire quasi sempre delle difficoltà anche nelle tappe intermedie. Del resto, lo scorso anno, i primi 10 giorni, pur privi di tappe di montagna, hanno regalato grande spettacolo e battaglia tra gli uomini di classifica.
Le note dolenti sono invece le scelte sulle tappe di montagna.
Sono molto numerose (addirittura sette) ma solo 2 sono veri tapponi; inoltre alcune di esse si presentano scialbe e mal disegnate.
Si avranno solo una cronometro individuale di appena 26 chilometri alla sedicesima tappa, una sola tappa oltre i 200 Km e, soprattutto, una orrenda cronosquadre di apertura anche se parzialmente temperata dal fatto che ogni corridore sarà accreditato con il proprio tempo, circostanza che non toglie il fatto che sarà avvantaggiato comunque chi avrà gli uomini migliori per tirare nel tratto pianeggiante, ossia un ennesimo favore alle squadre economicamente più forti che già sono di per sé favorite dalle maggiori possibilità.
Come si diceva, la grande partenza vedrà una cronosquadre di 20 Km nel centro di Barcellona. Lo spettacolo del capoluogo catalano potrà ricompensare gli appassionati dello scempio di una cronosquadre. Nel finale ci sono due strappi ed è verosimile che la regola per cui ogni corridore sarà accreditato col proprio tempo porterà i gregari a sfinirsi sino ai piedi delle salite per permettere poi ai capitani di dare tutto nel finale: in concreto, ci saranno già dei distacchi significativi.
La seconda tappa che da Tarragona riporterà la corsa a Barcellona in 178 Km, si presenta molto interessante con un dislivello importante e un finale in circuito adatto a finisseur e a corridori coraggiosi. Il finale prevede per tre volte l’ascesa del Montjuic, uno strappo di 1,6 Km al 7,8% con punte del 19% e per due volte la Côte du Estadi Olimpic (600 mt al 5,5%). L’arrivo sarà posto soli 2 Km dopo l’ultimo passaggio sulla salita del Montjuc. Visto ciò che è andato in scena negli ultimi anni, non si possono escludere tentativi di colpi di mano nel finale, anche da parte di uomini di classifica.
L’ultimo atto della grande partenza (Granollers – Les Angles di 195 Km) porterà la carovana in Francia e i corridori sui Pirenei catalani. La salita principale è rappresentata dal Col de Toses (9 Km al 6,5% con 4 km al 9% medio) ma è posta molto lontano dal traguardo, mentre il finale vedrà in rapida successione il Col du Calvaire, salita lunga 15 Km ma molto dolce (4%), seguita da uno strappo di 2 Km al 4% non classificato come GPM e infine 1.7 Km al 7,6% per arrivare ai 1793 metri di Le Angles. Si tratta di una tappa da fughe, le salite non sono adatte a fare la differenza e al limite gli uomini di classifica potranno provare la sparata nell’ultimo chilometro.
Si continuerà con con una tappa da fughe da Carcassonne a Foix di 182 Km. Il percorso è decisamente accidentato e interessante. Dopo una prima parte con salite a quote collinari, si toccheranno gli 872 metri del Col de Coudons, che è comunque posto al termine di una salita di 19 Km, e soprattutto i 1047 metri del Col de Montségur (5,6 Km al 6.8). Dalla cima mancheranno 36 chilometri dall’arrivo e, considerata la collocazione alla quarta tappa, la non eccessiva durezza dell’ultima salita e la distanza dal traguardo, è da escludere un movimento dei big.
La quinta tappa da Lannemezan a Pau (158 km) dovrebbere essere la prima chance per i velocistim ma attenzione a tre brevi ascese, da affrontare una dietro l’altra, una fase che terminerà a 26 Km dall’arrivo.
La sesta tappa Pau – Gavarnie di 186 chilometri sarà una tappa pirenaica in piena regola, certamente più dura di quella con arrivo a Les Angles; tuttavia, dopo Aspin e Tourmalet il tracciato prevede una salita di 18 Km al 3,7% che scoraggerà certamente gli scalatori a provarci. Ovviamente, corridori completi come Pogacar potrebbero anche attaccare ma, anche in questo caso, siamo solo alla sesta tappa e per portare a buon esito un attacco del genere sarebbe necessario un grosso dispendio di energie.
Certamente per velocisti è, invece, la frazione successiva da Hagetmau a Bordeaux di 175 Km completamente pianeggiante ma, come di consueto, sarà necessario fare attenzione in caso di vento.
L’ottava tappa si affronterà tra Périgueux e Bergerac, compiendo un giro tortuoso e percorrendo 182 Km. La zona che ha spesso ospitato prove contro il tempo è vallonata ma non tanto da poter sottrarre la frazione allo sprint di gruppo.
La prima settimana si concluderà con la prima delle due tappe disegnate sul Massiccio Centrale, la Malemort – Ussel, 185 km adattI alle fughe e agli uomini coraggiosi. Si tratta di una frazione movimentata da con strappi continui e senza un metro di pianura. Non ci sono salite dure ma si tratta di una di quelle tappe in cui bisogna tenere gli occhi spalancati.
La seconda settimana si aprirà nel giorno dell’anniversario della presa della Bastiglia ed ecco una tappa che potrebbe provocare movimenti anche rilevanti in generale. Si sa che molti atleti, dopo il giorno di riposo, si trovano con le polveri bagnate ma la seconda giornata sul Massiccio Centrale potrebbe lasciare il segno. Numerose le salite in successione e senza tratti intermedi per rifiatare, anche se si inizierà tuttavia a fare sul serio solo negli ultimi 2 Km e mezzo del Puy Mary al 9% di pendenza media, che porteranno a scollinare i 1577 metri di quota. Subito dopo, si scalerà il Col de Pertus, soli 4,5 Km con una pendenza media superiore all’8%. L’ultima salita sarà quella verso i 1295 metri del Col de la Font de Cère, più facile delle precedenti (3,5 Km al 5,5%) ma collocata ad appena 3 Km dal traguardo di Le Lioran. Dal Puy Mary in avanti può succedere di tutto; gli appassionati ricorderanno l’attacco di Pogacar nel 2024 in una tappa con identico finale. Lo sloveno riuscì a staccare tutti ma andò in difficoltà e fu raggiunto da Jonas Vingegaard, che riuscì addirittura a batterlo in volata, conquistando la vittoria di tappa.
Spazio ai velocisti il giorno successivo con la Vichy – Nevers (161 Km). La musica non cambierà neppure il giorno successivo, con la tappa che porterà gli atleti dal circuito automobilistico di Magny Cours a Chalon-sur-Saône dopo 180 Km di corsa.
Le difficoltà riprenderanno con la tappa numero 13 che porterà il Tour sui Vosgi e farà da preludio al tappone disegnato su questa stessa catena montuosa. La Dole – Belfort, inoltre sarà la tappa più lunga del Tour e l’unica che supererà, seppur di poco, i 200 Km. Il finale sarà caratterizzato dal Col des Croix, salita abbordabilissima, seguita dall’iconico Ballon d’Alsace (1171 metri di quota 9 Km al 6,8%). Le pendenze sono regolari sempre tra il 6% e l’8%, ma si tratta di una salita vera oltre che storica. Dalla cima mancheranno 30 Km dal traguardo ed è chiaro che non si tratterà né di un tappone, né dell’occasione più ghiotta per attaccare, ma non si può escludere qualche tentativo a sorpresa.
Il tappone su Vosgi, anche se di ridotto chilometraggio, è in programma il giorno successivo e proporrà 3800 metri di dislivello nei 155 Km da percorrere tra Mulhouse e Le Markstein. Si inizierà con la lunghissima salita del Grand Ballon, nettamente divisa in due spezzoni da un tratto interlocutorio di circa 5 km, quindi il Col du Page, di nuovo il Ballon d’Alsace e a seguiree l’accoppiata Col du Schirm – Col du Hundsruck che sono in realtà due spezzoni della stessa salita separati da un brevissimo tratto intermedio. In due parti è divisa anche l’ultima inedita ascesa, la più dura, sulla quale presumibilmente esploderà la battaglia. Il Col du Haag sarà raggiunto dopo una ascesa di 11 Km al 7,6 con un primo tratto di 3,6 Km al 9% e gli ultimi 1600 metri al 10,3%. Su questa salita, che poi altro non è che un versante secondario del già citato Grand Ballon, è possibile fare la differenza, considerato che il traguardo dista soli 5 Km dalla cima.
La seconda settimana si chiuderà con una frazione disegnata tra il massiccio del Giura e la catena alpina, la Champagnole – Plateau de Solaisol di 183 Km. Si tratta di un arrivo in salita inedito e molto duro (11 Km al 9% medio) preceduto da continui saliscendi e in particolare dal Mont Salève (7,6 Km al 8,8%). Una tappa corsa a ritmi elevati si farà sentire sulla salita finale, che sarà certamente il punto per dare battaglia.
Dopo il secondo giorno di riposo, andrà in scena l’unica cronometro individuale di questo Tour, 26 Km da Évian-les-Bains a Thonon les Bains. Il percorso è molto bello, con una salita di 9 Km al 4,2% all’inizio poi discesa infine pianura con spettacolare finale sul lago Lemano, ma il chilometraggio è troppo ridotto per rappresentare una vera arma per i passisti. Potrebbe, tuttavia, influire la collocazione dopo il giorno di riposo anche perché, essendo una cronometro, non si potrà nemmeno cercare di sciogliersi nella prima parte di gara, ma si dovrà dare tutto sin da subito.
Ci si allonterà temporaneamente dalle Alpi con la Chambéry – Voiron di 180 Km, altra tappa da fughe con il Col des Prés nella parte iniziale a fare da trampolino di lancio e poi un percorso nervoso con uno strappo di 2,5 Km a 3 Km dall’arrivo, anche se la pendenza del 3,5% non potrà certo essere determinante.
Si tornerà sulle Alpi con la tappa numero 18 che sarà il primo atto del trittico finale, 185 Km da Voiron alla stazione invernale di Orcières-Merlette, posta a oltre 1800 metri di altitudine. Il percorso è nervoso ma senza grandi difficoltà e, verosimilmente, gli attacchi arriveranno sulla salita finale che misura 7 Km e presenta una pendenza media del 6,8%, quindi certamente non impossibile. I big potrebbero decidere di lasciar andare la fuga anche in considerazione dell’impegno che sarà richiesto dalle due tappe successive.
La Gap – Alp d’Huez misurerà solo 129 chilometri ma promette scintille con il Col de Noyer (7,3 Km all’8,2%) nella prima parte e il Col d’Ornon (5,6 Km al 6,2%) subito prima della ascesa alla mitica cima dei 21 tornanti. I numeri sono arcinoti ma vanno ripetuti, 14 Km all’8% medio per raggiungere i 1840 metri. Certamente ci saranno scintille su questa salita. Non si potrà bluffare, anche perché le energie a fine Tour cominceranno a scarseggiare e chissà che gli organizzatori, vedendo quest’anno un Pogacar meno pimpante nel finale, non abbiano deciso di concentrare le vere difficoltà nelle ultime due frazioni.
In effetti, la frazione numero 20 è il vero tappone di questo tour. 172 chilometri per tornare sull’Alpe d’Huez partendo da Le Bourg-d’Oisans, stavolta percorrendo un versante alternativo.
Si inizierà con la scalata alla Croix-de-Fer, salita interminabile di 25 Km divisa in tre tronconi separati da tratti in contropendenza che influiscono sulla pendenza media del 5,2%; successivamente si incontrerà la tradizionale accoppiata Télégraphe-Galibier, spesso teatro di grandi attacchi, quindi il Col de Sarenne, inserito anche nel Tour de France del 2013 (quando fu però percorso in discesa). Si tratta di una strada molto stretta e ripida, senza protezioni laterali, che si snoda in uno scenario di montagna arido e del tutto aperto fino ad arrivare ai 2000 metri del colle. Le pendenze sono severe ma non estreme, gli ultimi 4 chilometri sono però tutti intorno al 10% quindi, tenendo conto che siamo anche a fine Tour, le crisi saranno dietro l’angolo. Dopo lo scollinamento la strada continuerà a scorrere in alta quota con vari saliscendi fino ad andare a imboccare gli ultimi i 3,5 Km del versante classico. Il primo chilometro e mezzo di salita è al 9%, mentre i successivi 2 al 5%. Dal Col de Sarenne all’arrivo ci sono circa 14 chilometri che potrebbero dilatare non poco i distacchi eventualmente creatisi in salita.
La ventunesima tappa ed ultima tappa prima dell’arrivo a Parigi vedrà nuovamente i reduci della Grande Boucle affrontare la triplice ascesa a Montmartre, che lo nell’ultima frazione del 2025 ha dato risposte positive, anche se stavolta la cima dell’ultimo scollinamento si troverà molto più distante dal traguardo, per offrire qualche speranza in più ai velocisti.
Con la collocazione della tappa più dura al penultimo giorno e i Pirenei soft, sembra che gli organizzatori abbiano voluto proporre un Tour più aperto, tuttavia arrivi in salita come il Plateau de Solaisol potrebbero avere lo stesso copione di quanto visto quest’anno ad Hautacam. Va però anche detto che con un Tadej Pogacar al 100% non c’è percorso che tenga e che comunque la varietà di tappe mosse, da fuga o comunque adatte a imboscate, rende comunque la corsa interessante nonostante i vari punti oscuri illustrati.
Benedetto Ciccarone

La mitica salita dell'Alpe d'Huez vista dall'alto (www.detoursenfrance.fr)
UNA STAGIONE UAE – 19 MARZO 2025: MILANO – TORINO
Tira aria di Sanremo, la “Classicissima” sulla quale Tadej Pogacar ha messo gli occhi ma nella quale lo sloveno fallirà l’obiettivo piazzandosi terzo alle spalle di Mathieu van der Poel e Filippo Ganna. In attesa della prima prova monumento, calendarizzata il 22 marzo, tre giorni prima si disputa la più antica corsa del calendario italiano, quella Milano-Torino che nel 2025 ha ricollocato il traguardo in vetta all’aspra collina di Superga, sulla quale non si arrivava dal 2021. E qui gli UAE non deludono le attese dei tifosi della squadra emiratina, che va a segno con l’astro nascente messicano Isaac Del Toro, corridore del quale nel corso della stagione sentiremo spesso parlare…
IN CIMA A SUPERGA INFURIA DEL TORO. PRIMA VITTORIA MESSICANA ALLA MILANO – TORINO
Isaac del Toro vince di testa e di cuore una Milano – Torino molto selettiva, che ritorna a Superga dopo quattro anni. Il ciclista messicano è abile a superare nell’ultimo km prima Tobias Halland Johannessen (Team Uno X Mobility) e poi Ben Tulett (Team Visma Lease a Bike)
Dopo quattro anni la Milano – Torino torna al vecchio percorso con la doppia ascesa finale verso la Basilica di Superga. L’ultima volta, nel 2021, a vincere fu Primoz Roglic (Team Jumbo Visma). Quest’anno Alberto Bettiol (Team XDS Astana) parte con il dorsale numero 1 e prova a difendere la vittoria ottenuta nel 2024 su un percorso completamente diverso. La squadra punto di riferimento della corsa sarà come al solito l’UAE Team Emirates XRG che ha il Isaac del Toro e Adam Yates i due ciclisti più adatti alle pendenze della salita finale. Da segnalare che ai nastri di partenza, oltre a Bettiol, erano presenti altri due vincitori della Milano – Torino: Diego Ulissi (Team XDS Astana) vincitore nel 2013 e Michael Woods (Team Israel Premier Tech) vincitore nel 2019. Dopo una trentina di km dalla partenza di Rho si formava la fuga di giornata grazie all’azione di cinque ciclisti ovvero Jonas Rutsch (Team Intermarché Wanty), Nariyuki Masuda (JCL Team UKYO), Mattia Bais (Team Polti VisitMalta), Davide Baldaccini e Kristian Sbaragli (Team Solution Tech – Vini Fantini). Le squadre più impegnate all’inseguimento erano l’UAE Team Emirates XRG ed la Tudor Pro Cycling Team. Una caduta a 114 costringeva al ritiro Michael Woods. Il ritmo impetuoso impresso dall’UAE Team XRG nella prima scalata verso Superga si faceva sentire nelle gambe del gruppo che affrontava l’ascesa finale forte di una trentina scarsa di unità, mentre la fuga perdeva pezzi irrimediabilmente. Rutsch era l’ultimo fuggitivo ad essere ripreso dal gruppo a circa 5 km dalla conclusione. Il primo attacco vero e proprio lo portava Anders Halland Johannessen (Team Uno X Mobility) a 4 km dall’arrivo. Rispondevano all’attacco del ciclista norvegese prima Adam Yates (UAE Team Emirates) e poi Ben Tulett (Team Visma Lease a Bike). Tobias Halland Johannessen (Team Uno x Mobility) prendeva il posto del fratello nelle prime posizioni del gruppo quando mancavano circa 3 km alla fine. Anche Isaac del Toro (UAE Team Emirates) recuperava posizioni e si faceva vedere nelle primissime posizioni del gruppo. Sotto lo striscione dell’ultimo km attaccava con decisione ma forse troppo presto Halland Johannessen che si faceva superare nel giro di un centinaio di metri da Tulett il quale a sua volta non riusciva a fare il vuoto e veniva anzi prima affiancato e poi superato da Del Toro negli ultimi metri, Il ciclista messicano andava così a vincere la sua prima Milano – Torino, che coincideva anche con la prima vittoria di un ciclista messicano in 106 edizioni. A un secondo di ritardo Tules si piazzava in seconda posizione mentre Halland Johannessen era terzo a 9 secondi di ritardo da Del Toro. Chiudevano la top five Adam Yates a 24 secondi di ritardo da Del Toro ed Einer Rubio (Team Movistar) a 27 secondi di ritardo da Del Toro. L’unico italiano nella top ten era Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), ottavo a 38 secondi di ritardo da Del Toro, alla prima vittoria stagionale. Adesso tutte le attenzioni degli appassionati si concentreranno nel week end quando la Milano – Sanremo, prima Monumento del 2025, infiammerà la riviera ligure.
Antonio Scarfone

Isaac del Toro vince la Milano - Torino 2025 (foto: Getty Images)

