GP DI VALLONIA 2025, SPRINT IRRESISTIBILE DI ARNAUD DE LIE

settembre 18, 2025 by Redazione  
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Il “Toro di Lescheret” trionfa davanti al pubblico di casa a Namur. Sul podio Jeannière e Girmay, quinto posto per Matteo Trentin

Arnaud De Lie si conferma uno degli uomini più in forma del panorama internazionale conquistando il GP di Vallonia 2025. Sulla salita finale che porta alla Cittadella di Namur il corridore della Lotto ha sfoderato tutta la sua potenza, anticipando la volata a 250 metri dal traguardo e resistendo al ritorno degli avversari. Per lui è il 31° successo in carriera, il quinto stagionale, festeggiato davanti al pubblico di casa.

La corsa, giunta alla sua 65ª edizione, ha visto i primi scatti andare a buon fine con un quintetto in fuga composto da Edoardo Zamperini (Arkéa – B&B Hotels), Kamil Gradek ( Bahrain – Victorious), Martin Urianstad Bugge (Uno-X Mobility), Bram Dissel (BEAT Cycling Club) e Kenny Molly (Van Rysel Roubaix). Il gruppo ha sempre mantenuto il controllo della situazione, non lasciando mai troppo spazio. L’azione dei battistrada si è esaurita ai -15 km, proprio quando iniziava la salita della Tienne aux Pierres, preludio al gran finale.
Nel tratto conclusivo è stato Victor Lafay (Decathlon AG2R La Mondiale) a tentare l’allungo decisivo ai piedi della Cittadella, guadagnando pochi secondi che hanno fatto tremare il gruppo. Il francese, però, è stato ripreso a 300 metri dall’arrivo, dove De Lie ha lanciato la sua progressione devastante, tenendo a bada Emilien Jeannière (TotalEnergies), ancora una volta brillante ma costretto al secondo posto, e l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché-Wanty), terzo.
Ai piedi del podio si è piazzato il vincitore della scorsa edizione Roger Adrià (Red Bull-Bora-hansgrohe), mentre Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team) ha centrato un buon quinto posto, unico italiano nella top ten.
De Lie, accolto dall’ovazione del pubblico belga, ha così aperto nel migliore dei modi la fase finale della stagione, confermandosi come uno dei corridori più attesi nelle classiche di settembre.

Mario Prato

Arnaud De Lie vince il Grand Prix de Wallonie (foto Luc Claessen/Getty Images)

Arnaud De Lie vince il Grand Prix de Wallonie (foto Luc Claessen/Getty Images)

ROMAIN GREGOIRE VINCE A LUSSEMBURGO ED E SUBITO MAGLIA GIALLA

settembre 17, 2025 by Redazione  
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Romain Grégoire (Team Groupama FDJ) doma le pendenze in doppia cifra delle ultime centinaia di metri del traguardo di Lussemburgo e vince la prima tappa del Giro del Granducato davanti a Marijn van den Berg (Team EF Education EasyPost) e Marc Hirschi (Tudor Pro Cycling Team)

Nella settimana tra la fine della Vuelta e l’inizio dei Campionati del Mondo in Ruanda il calendario ciclistico presenta comunque corse di un giorno (GP de Wallonie, Kampioenschap van Vlaanderen e Super 8 Classic) ma anche un interessante Giro del Lussemburgo, corsa a tappe di cinque giorni che quest’anno offre un percorso davvero interessante con quattro tappe in linea mosse ed una cronometro di oltre 26 km che può incidere molto sul risultato finale. Assente Antonio Tiberi, vincitore nel 2024, la battaglia per la vittoria finale è molto aperta. Tra i ciclisti che partono in pole position segnaliamo Romain Gregoire (Team Groupama FDJ), fresco vincitore del Tour of Britain davanti nientepopodimeno che a Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step). Altri avversari degni di nota saranno, in ordine sparso, Mattias Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek), Richard Carapaz e Ben Healy (Team EF Education EasyPost), Nicolas Prodhomme ed Aurelien Paret-Peintre (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Brandon McNulty (UAE Team Emirates), Marc Hirschi (udor Pro Cycling Team). Si parte con la prima tappa da Lussemburgo a Lussemburgo di 152.8 km con quattro gpm che non superano i 3 km e mezzo ma che hanno tutti pendenze in doppia cifra in alcuni tratti. In particolare l’ultimo gpm di giornata, la Côte de Stafelter, ha il km iniziale che sale all’11% ed anche il finale di tappe prevede l’arrivo in costate salita con oltre 500 m a quasi il 9% di pendenza media. Insomma i velocisti avranno una bella gatta da pelare per competere per la vittoria ed indossare la prima maglia gialla. Dopo la partenza da Lussemburgo la fuga di giornata si concretizzava soltanto dopo una ventina di km grazie all’azione di sei ciclisti ovvero Andrea Pietrobon (Team Polti Visit Malta), Quentin Bezza (Team Wagner Bazin WB), André Carvalho (Team Efapel Cycling), Malte Hellerup (Team ColoQuick), Mats Berns e Mil Morang (Nazionale Lussemburghese), Ellerup scollinava in prima posizione sul gpm della Montée de Putscheid posto al km 53 e sul gpm della Côte de Bourscheid posto al km 66.4. Era invece Morang a scollinare per primo sul successivo gpm della Côte de Eschdorf posto al km 89.3. A 50 km dalla conclusione il vantaggio della fuga sul gruppo inseguitore era di poco superiore ai 2 minuti. Pietrobon si aggiudicava il primo traguardo volante di Mertzig posto al km 101.8. Il ciclista italiano si ripeteva qualche km più in là vincendo anche il secondo traguardo volante di Mersch posto al km 128.9. La fuga veniva definitivamente ripresa a 12 km dall’arrivo. Negli ultimi 10 km si segnalavano alcuni attacchi isolati tra cui quello di Richard Carapaz (Team EF Education EasyPost) che però venivano tutti annullati dal gruppo che si accingeva a lanciare la volata dei propri uomini veloci visto che era ancora abbastanza compatto. A fare la differenza però erano gli ultimi 200 metri in doppia cifra nei quali un perentorio attacco di Romain Grégoire (Team Groupama FDJ) consentiva al francese di tagliare per primo il traguardo davanti a Marijn van den Berg (Team EF Education EasyPost) e Marc Hirschi (Tudor Pro Cycling Team). Chiudevano la top five Andrea Vedrame (Decathlon AG2R La Mondiale) in quarta posizione e Tibor Del Grosso (Team Alpecin Deceuninck) in quinta posizione. Dopo la vittoria del Tour of Britain Grégoire conferma di avere un’ottima gamba e veste la prima maglia gialal del Giro del Lussemburgo. Domani è in programma la seconda tappa da Remich a Mamr di 168.4 km. Il gruppo dovrà affrontare tre facili gpm che non superano i 2 km di altezza, l’ultimo dei quali posto a circa 50 km dalla conclusione, per cui la tappa sembra favorire i velocisti.

Antonio Scarfone

Romain Grégoire vince la prima tappa del Giro del Lussemburgo (foto: Getty Image)

Romain Grégoire vince la prima tappa del Giro del Lussemburgo (foto: Getty Image)

VINGEGAARD IL PIU’ FORTE, PEDERSEN IL PIU’ COMPLETO, TIBERI IL PIU’ DELUDENTE: LE NOSTRE PAGELLE ALLA VUELTA 2025

settembre 16, 2025 by Redazione  
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Ecco le pagelle della Vuelta terminata domenica scorsa

JONAS VINGEGAARD. Il danese vince meritatamente la Vuelta 2025 e le tre vittorie di tappa ne suggellano la superiorità. Ma chissà se la cronometro di Valladolid non fosse stata accorciata… Era comunque l’uomo da battere e non è stato battuto.

JOÃO ALMEIDA . A conti fatti va davvero vicino alla clamorosa sorpresa e l’accorciamento della cronometro di Valladolid pesa come un macigno su quello che poteva essere e non è stato. Il portoghese conferma di avere una scorza durissima e la bella vittoria sull’Angliru è una testimonianza visibile. VOTO: 8.5

MADS PEDERSEN . Un gigante del ciclismo attuale. Dopo la vittoria della maglia verde al Giro, si riconferma in Spagna vincendo anche la tappa di Monforte de Lemos. VOTO: 8.5

TOM PIDCOCK . Il britannico parte con i fari spenti ma nel corso delle tre settimane dimostra di poter essere uomo da GT e addirittura alla fine sale sul gradino più basso del podio. Una bella iniezione di fiducia per un ciclista che è sempre stato considerato uomo da classiche. VOTO: 8

JAI HINDLEY . Anche l’australiano merita un voto molto alto perchè dopo la vittoria al Giro del 2022 era uscito un po’ dai radar. Il quarto posto della Vuelta gli potrà dar la fiducia necessaria per riprendere il discorso con i GT. VOTO: 8

MATTHEW RICCITELLO. Vince nella sorpresa generale la classifica di miglior giovane e dimostra di avere i numeri per diventare un ciclista di ottimo livello. VOTO: 8

JAY VINE Vince la classifica dei GPM con fughe dalla lunga distanza che sono ormai diventate un suo marchio di fabbrica. Ma quando c’è da spremersi per la squadra aiuta Almeida dimostrando di essere anche un validissimo gregario. Le vittorie a Pal e a Larra Belagua incorniciano una prestazione complessiva di alto livello. VOTO: 8

GIULIO PELLIZZARI. Il sogno della maglia bianca si infrange sulle durissime pendenze della Bola del Mundo ma il ciclista marchigiano ha le carte in regola per diventare uno dei migliori ciclisti italiani da GT. La vittoria sull’Alto de El Morredero potrà raccontarla ai suoi nipoti. VOTO: 7.5

JASPER PHILIPSEN. Dimostra di essere il velocista più forte della Vuelta con la vittoria in tre tappe, tutte in volata. Ma per la classifica della maglia verde deve arrendersi a Pedersen e a Vingegaard, terminando in terza posizione. VOTO: 7.5

FILIPPO GANNA. Una Vuelta in cui l’unico acuto del piemontese è la vittoria nella cronometro accorciata di Valladolid che comunque gli vale una sufficienza piena. Per il resto qualche tentativo di fuga e qualche accelerazione in testa al gruppo a protezione di Bernal. VOTO: 7

DAVID GAUDU. Vince a Ceres battendo in una volata ristretta e in salita nientepopodimenoché Mads Pedersen e Jonas Vingegaard. Indossa la maglia rossa il giorno dopo al termine della tappa di Voiron togliendola proprio a Vingegaard. VOTO: 7

TORSTEIN TRÆEN. Il norvegese va in fuga nella tappa di Pal e si prende la maglia rossa, portandola sulle spalle per altre quattro tappe. VOTO: 7

BEN TURNER Il britannico vince la tappa di Voiron dimostrando di avere buoni numeri da velocista. VOTO: 6.5

JUAN AYUSO Esce subito fuori dalla classifica generale e si concentra sulla vittorie di tappa. Riesce a vincere la settima tappa a Cerler dopo una fuga a lunga gittata; per il resto una Vuelta abbastanza tranquilla in vista dell’addio all’UAE Team Emirates XRG VOTO: 6

EGAN BERNAL La vittoria nella tappa di Castro de Erville è sufficiente, appunto, per prendere un voto sufficiente, ma il colombiano doveva essere – almeno nelle previsioni della vigilia – uno dei principali avversari di Vingegaard. Continuiamo ad aspettarlo. VOTO: 6

MARC SOLER. Vince la tappa dei laghi di Somiedo e contribuisce a portare l’ennesima vittoria stagionale nel carniere dell’UAE Team Emirates XRG. VOTO: 6

GIULIO CICCONE. Dopo i primi 10 giorni molto positivi cala alla distanza e nella terza settimana resta solo un vago ricordo di ciò che aveva fatto vedere. Dopo la vittoria alla Classica di San Sebastian si pensava addirittura che potesse fare classifica e competere per la maglia rossa, ma evidentemente non è così. Adesso vediamo cosa farà ai Campionati Mondiali dove sarà uno dei capitani dell’Italia, ma l’abruzzese a nostro avviso va in Africa portandosi più dubbi che certezze. VOTO: 5

ANTONO TIBERI. La Vuelta di Tiberi è lo specchio della sua stagione, fatta di grandi attese ma senza nessun acuto degno di nota. Il terzo posto della Tirreno Adriatico e il secondo posto del Giro di Polonia sono i migliori risultati stagionali di un ciclista che deve ancora capire cosa vuol diventare, al di là dei problemi fisici che ha accusato nel 2025. VOTO: 4

Antonio Scarfone

QUESTA È LA VUELTA BUONA: MA NON QUELLA (BRUTTA) DI VINGO

settembre 15, 2025 by Redazione  
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Questa volta, lo sport sta a zero. Giusto così.

Cronaca della tappa finale in due parole: corsa cancellata. Corridori fermati alle porte del circuito conclusivo di Madrid dopo difficoltà assortite già nell’avvicinamento. Ma nella capitale almeno centomila persone (centomila “secondo la Questura”, diciamo) si sono riunite in un reticolo di focolai che coagulano il fitto e variegato associazionismo – non personalista, non partitico, non verticistico – attraverso il quale la società civile spagnola è abituata a esprimersi.
E ciò che centinaia di migliaia di persone hanno ritenuto di esprimere lungo il corso di tutta questa Vuelta (ovviamente nei “rivoltosi” Paesi Baschi: ma così pure nella Galizia destrorsa e parimenti nell’ultraconservatrice Valladolid) è stato un messaggio semplice, uno slogan che proprio a Madrid trova le sue più profonde risonanze storiche: “NO PASARÁN”. L’insurrezione militare fascista guidata dal generale Franco, spinta dagli altri regimi europei affini, a Madrid sarebbe passata eccome, e così la dittatura avrebbe occupato lo Stato spagnolo per i successivi quarant’anni. Ma tutto passa – passa e trapassa – anche un dittatore mummificato in semivita, anche un regime quarantennale; mentre quel che resta, riemerge, rivive è la resistenza umana di chi non può accettare l’abominio e contro di esso si mobilita. Pur senza reali speranze di vittoria. Pur senza grandi risultati a cui aspirare. Non si ferma il genocidio fermando la Vuelta. Ma se si può, la si ferma. Non si ferma il genocidio ritirando il nome dello Stato genocida dal marchio di un team. Ma se si riesce, lo si fa ritirare. Non si sarebbe fermato il genocidio nemmeno ritirando tutto il team, ma se c’è chi sbandiera a chiare lettere di star finanziando quel team affinché la presenza dello stesso (con tanto di brand) nei grandi scenari sportivi internazionali possa essere ambasciatrice della cosiddetta NORMALIZZAZIONE rispetto a quanto accade in Israele e, di conseguenza, in Palestina, allora la risposta della società civile spagnola è stata altrettanto chiara: per dirla con un francesismo ciclistico, “PAS NORMAL”. Questa non è una guerra, questo è un genocidio, la cui eccezionalità storica e la cui incommensurabilità filosofica sono ormai tragicamente certificati da ogni sorta di dato o considerazione, anzitutto dalle prassi e dalle dichiarazioni stesse di chi lo mette in atto. L’imposizione graduale ma violenta di ciò che siamo costretti ad accettare (per l’impotenza delle società civili di fronte alla potenza degli Stati geopoliticamente privilegiati) si è scontrata con l’opposizione sostanzialmente non violenta di chi, altrettanto progressivamente, comincia a sentire di non poter accettare oltre.

E così questa volta è la povera Vuelta a España di ciclismo che, in effetti, non riuscirà proprio a passare. Podio finale di premiazione per pochi intimi, in un parcheggio di periferia, con gli atleti a raccogliere gli allori in piedi su dei frigobar.
La sensazione è di smacco, o di scacco matto. Probabilmente è stato meglio così, visto che sul podio finale come miglior giovane sarebbe salito – teoricamente faccia a faccia con la folla madrilena – anche lo statunitense Riccitello, portacolori proprio del team israeliano Premier Tech. Come anticipato, la squadra (dopo svariati dinieghi) ha rimosso in corsa la prima parola del proprio nome, “Israel”, senza tuttavia far lo stesso con le corrispondenti stelle di David. Il giovane talento americano ha conquistato sia la top 5 in generale sia, come detto, la classifica dei giovani, ambedue a discapito dell’italiano Pellizzari, andato in crisi proprio nell’ultima tappa di montagna. Dall’anno prossimo Riccitello s’imbarcherà nell’ambiziosa Decathlon e abbandonerà il team israeliano, già oggetto di un certo esodo da parte di altri atleti più o meno di punta (fra cui il capitano Derek Gee, che ha alluso proprio a ragioni d’insopportabilità etica). È evidente che la rimozione di Riccitello dalla competizione, qualora fosse stata ritirata l’intera squadra, avrebbe alterato molto significativamente il risultato sportivo, così come è comunque avvenuto in qualche misura per le tappe accorciate, forse non in modo così drastico a Bilbao, ma sicuramente in Galizia, dove è stata cassata l’ultima ascesa, e pure a Valladolid, dove la crono è stata ridotta a meno della metà del chilometraggio.

Aiuta certamente a far passare in cavalleria la dimensione sportiva il fatto che questa Vuelta avesse fin dalle premesse un valore tecnico modesto, che poi sarebbe ulteriormente scemato su strada. Un percorso senza insidie né sorprese né ambivalenze tecniche, disegnato con l’unica finalità di attrarre Pogacar, tradendo così la bella evoluzione cui la gara spagnola era andata incontro dalla fine degli anni ’10 ai primi anni ’20. Insomma, un deja-vu del Giro 2024, ma chiaramente senza Pogacar a insaporire il tutto con una spruzzata di spettacolo, pazzia ed esagerazione. Ecco, casomai qualcuno covasse dei dubbi, ebbene, stante questo ciclismo, per fortuna che Pogi c’è… quando c’è. La lotta fra un Vingegaard nettamente superiore come dotazione atletica, supportato da un team solido, e il primo gregario di Pogi, cioè il portoghese Almeida, circondato da un nugolo di co-capitani o co-gregari egoisti, tutti in cerca di spazietti e soddisfazioni personali, non ha proprio storia. Si direbbe quasi che non c’è lotta, complice lo stile pedissequo che caratterizza il solidissimo Almeida. Il resto della classifica generale, come al Tour, rasenta l’inesistente, fra giovani di bellissime speranze che accarezzano la top 5 pur essendo al secondo Grande Giro in un anno come il 21enne Pellizzari, o il suo già citato rivale Riccitello; e poi campioni in cerca di autore come Pidcock (straordinario comunque nel far podio in una squadretta di seconda fascia seppur seria come la Q36.5) o un ondivago Ciccone, che vede evaporare fra fastidi fisici vari la forma della vita; e ancora personaggi ormai attempati come Jai Hindley, miracolato quando capita da concorrenze leggerine, come stavolta, o il norvegese Traen, miracolato da un fugone. Due dico due gregari di Vingegaard, in aggiunta appunto a Vingegaard stesso. Vingegaard peraltro non si capisce mai se sia proprio stracotto o semplicemente si atteggi a tale per giustificare i pesanti forfait annunciati per fine stagione. Certo è che se in altri momenti era apparso far mondo a sé assieme al superuranio Pogi, o per lo meno degno pianeta di orbita prossima al Re Sole, questa volta invece la sensazione è quella dell’orbo sovrano in un regno di ciechi. Primus inter pares, fra l’altro, dato che spesso si accontenta di stare lungamente a ruota, riuscendo (o meno!) a prodursi soltanto in una o due stoccatine finali da pochi secondi. Unica eccezione, la bella mossa a sorpresa su una delle ascese più facili, Valdezcaray, nell’anonima nona tappa, che avrebbe fruttato coi suoi 24” conquistati su strada il 50% o più di tutto il vantaggio finale accumulato, al netto degli abbuoni. Più viva, come al Tour, la lotta per le tappe, con specialisti di peso a valorizzarle, Ganna a crono, Philipsen e Pedersen negli sprint, Bernal che si riscatta e torna a vincere una gara World Tour proprio sul tracciato della tappa trappola in Galizia che segnò negativamente la sua classifica generale nel 2021. E poi, appunto, bei gesti tecnici all’insù di Gaudu o Pellizzari, e ancora, piaccia o non piaccia (certamente suscita dubbi quantomeno strategici) la pioggia di tappe dell’armata UAE, anche se non si può certo dire né di Vine né di Ayuso né di Soler che abbiano fatto di più rispetto al proprio, in ogni senso. Per fortuna dello sport e per sfortuna di Almeida.

Ma la parentesi sportiva vale proprio la pena di chiuderla a fronte di altre considerazioni. Le più cruciali sono state espresse in apertura, ma ve ne sono altre di doverose. Da questa Vuelta emerge un’altra fondamentale lezione: il ciclismo è sport popolare in quanto sport di tutti e tutte, includendo coloro che del ciclismo sanno poco o nulla. Abbiamo ascoltato fino alla noia il ritornello del ciclismo “sport vulnerabile” o altre banalità quali “scindere lo sport dalla politica”. Ma compiacendosi in questi truismi sconcertanti si perde l’essenziale: anzitutto il fatto che la cosiddetta vulnerabilità sia una caratteristica intrinseca del ciclismo su strada, nonostante negli ultimi anni si vada affermando una retorica, proveniente non a caso da culture a lungo aliene a questo sport, secondo la quale il ciclismo deve assimilarsi al paradigma degli altri sport. Nel ciclismo le contingenze sono un elemento fondamentale della competizione. Il meteo mutevole e perfino inclemente. Le velocità e durate variabili, pressoché incontrollabili, frutto di un comportamento collettivo. L’improvvisa comparsa della malattia o del semplice malessere fisico. Gli animali in strada. Gli errori di percorso. Le forature. L’ammiraglia lontana. Finire nel gruppetto tatticamente “sbagliato” in un rimescolamento di carte tendenzialmente imprevedibile e incontrollabile. Essere ciclista vuol dire confrontarsi con se stessi e se stesse. Con ogni sorta di rivali. E, più di tutto, con le circostanze. Per quanto estranee o assurde. Le interruzioni sono state, come detto, sportivamente significative ma, in questo caso, in ultima analisi del tutto irrilevanti per il risultato. Bene. Ma anche se così non fosse stato, ebbene, la natura profonda di questo sport, fra tanti altri, pretende e comprende l’accettazione profonda di codesto stato di cose: cioè che praticare ciclismo su strada equivale a immischiarsi con una realtà fattuale densa, potente, pressante, ingombrante, invadente, incontrollabile. La STRADA ne è in effetti la metafora principe nella nostra cultura (dopo che a lungo lo è stato il mare, ora purtroppo al centro di metafore altre). La strada come “il Reale” con la R maiuscola, in ogni sua forma, manifestanti compresi. Ciò, e in certa misura possiamo soggiungere “purtroppo”, comprende anche l’aspetto più duro da digerire, cioè le cadute serie degli atleti, in questo caso due in totale, prodotte in un caso direttamente e nell’altro indirettamente dall’azione goffa o inappropriata di un manifestante. Atleti peraltro che nulla avevano a che vedere con il team Israel, ma questo è finanche secondario. Semmai andrebbe rovesciato il cannocchiale per rendersi conto di come, a fronte della magnitudine delle proteste popolari, il tasso di incidenti o episodi caratterizzabili lato sensu come violenti sia stato minimo. Per esperire la caoticità o semplice stupidità dell’essere umano in massa, ben intenzionato o meno, basta mettersi nel traffico motorizzato in una città qualsiasi in una giornata qualsiasi.

Questo ci riconduce al primo aspetto accennato sopra: il ciclismo è sport pubblico a livelli estremi. Quanto è accaduto in Spagna si deve – oltreché alla volontà popolare di una cittadinanza le cui porte e finestre si affacciano sulle strade e sulle piazze che la Vuelta attraversa – anche alla volontà politica di un governo con una visione chiara sul tema palestinese. Da questa visione è discesa una politica netta: consentire le manifestazioni. Non fomentarle né scatenarle: per mettere in sicurezza l’ultima tappa di Madrid è stato disposto un effettivo di polizia pari al doppio (!) di quello che venne attuato, per dire, allo scopo di garantire il vertice NATO ivi tenutosi. Al contempo si è deciso di NON usare ogni mezzo lecito o illecito per frenare le manifestazioni stesse, anche qualora esse dovessero arrivare al punto di bloccare… beh, una gara di ciclismo. Le priorità sono perfettamente chiare e francamente condivisibili. Sono le istituzioni pubbliche che rendono fisicamente possibile il ciclismo su strada, e dunque lo rendono possibile nella misura in cui esso è in linea con le priorità di tali istituzioni. La Vuelta è divenuta l’altoparlante con cui il governo spagnolo ha collocato nella notiziabilità mondiale (tranne che in Italia, praticamente) la voce della propria popolazione, su tutti i principali mezzi a stampa dei maggiori paesi occidentali, come minimo. Il New York Times, Le Monde, Le Figaro, The Guardian, Die Zeit e così via hanno messo in pagina un evento che normalmente avrebbero trascurato se non come una noticina in una sottosezione. Va a sé che la televisione pubblica spagnola è fondamentale per la Vuelta come la RAI lo è per il Giro, e ha dato visibilità alle proteste, senza incentivarle al di là della visibilità stessa (che già è moltissimo) ma anche senza stigmatizzarle. Tutto ciò non è stato un abuso né un’intromissione. Non si corre ciclismo su strada se non così. E va benissimo. Va benissimo che il ciclismo debba scendere a patti con le persone che vivono nelle case e lavorano nelle fabbriche attorno ai suoi percorsi, ai suoi villaggi di partenza e ai suoi traguardi. Va benissimo che il ciclismo ci ricordi l’esistenza di una dimensione pubblica e collettiva che non si amministra e gestisce se non pubblicamente e collettivamente, come spazio di negoziazione e dialogo continui.
Gli organizzatori si trovano, ahiloro, incastrati fra molteplici fedeltà e molteplici imbarazzi. Le imprese degli sponsor, che pure mettono soldi. Le autorità locali che magari, come nel caso di Madrid, pure mettono soldi e sono di orientamento politico opposto rispetto al governo centrale. In qualche modo la soluzione scelta in questo caso è “andiamo avanti comunque”, “riduciamo il danno”, facciamo quanto più possibile finta di niente, scarichiamo il barile, la nostra forza starà nel non fermarci, nel non farci imporre (quasi) niente da nessun manifestante, nel giocare al gatto col topo spostando i traguardi. Delle istituzioni sportive e relative ipocrisie non parliamo neppure perché ci sarebbe di che intristirsi. Ecco, stavolta lo sport come “semplice lavoro”, ma soprattutto lo sport come “potere autonomo” ha proprio perso. Ed è un’ottima notizia. Per vincere, come quando si è in fuga, avrebbe dovuto parlare, collaborare, fronteggiare le circostanze aprendosi ad accordi trasversali sia pure con apparenti controparti. Ma lo sport non ne è all’altezza oggi come non lo è quasi mai stato, e come non lo fu, per dire, nelle Olimpiadi del 1968.

Gabriele Bugada

Il podio della Vuelta 2025 (foto Bram Berkien/Team Visma Lease a Bike)

Il podio della Vuelta 2025 (foto Bram Berkien/Team Visma Lease a Bike)

POGACAR E MC NULTY SHOW: DOMINIO UAE, VITTORIA DELLO STATUTINENSE

settembre 15, 2025 by Redazione  
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Tadej Pogačar e Brandon McNulty dominano il GP di Montréal, dopo una corsa ricca di attacchi e selezione, i due uomini UAE hanno fatto il vuoto nell’ultimo giro: lo sloveno ha gestito la situazione e con grande generosità ha lasciato il successo al compagno di squadra statunitense. Terzo posto per Quinn Simmons, staccato di oltre un minuto.

La corsa si apre subito con grande vivacità: sette corridori provano a prendere il largo, tra cui Andrew August, Artem Shmidt e Jørgen Nordhagen. Dopo una sessantina di chilometri, però, gli attacchi si moltiplicano e un nuovo drappello di inseguitori si porta davanti, fino a formare un gruppo più folto con nomi come Alex Baudin, Mauro Schmid e Jan Tratnik. La UAE Team Emirates prende in mano la situazione e inizia a dettare un ritmo severo, riducendo progressivamente il margine degli attaccanti. Diversi protagonisti si arrendono, tra cui Victor Lafay e Lewis Askey, finché restano solo sei uomini in testa. La corsa si accende ulteriormente sulla Côte Camillien-Houde: qui si staccano corridori di rilievo come Wout van Aert e Michael Matthews, mentre Baudin tenta un allungo solitario, presto neutralizzato. Con Tim Wellens e Pavel Sivakov a guidare il forcing, il gruppo si assottiglia giro dopo giro. Persino Julian Alaphilippe deve alzare bandiera bianca. A 36 km dall’arrivo è Brandon McNulty a rompere gli equilibri: con lui si muovono Quinn Simmons, Louis Barrè e Tadej Pogačar, che rapidamente si porta al comando. Il quartetto guadagna mezzo minuto, ma Barrè non regge il passo. A 23 km dal traguardo Pogačar cambia marcia e si invola, salvo poi rallentare per attendere McNulty. I due proseguono insieme, mentre Simmons resta staccato. Il vantaggio cresce fino a superare il minuto nell’ultimo giro. Gli ultimi chilometri diventano una passerella per la coppia UAE, con lo sloveno che lascia generosamente la vittoria al compagno. Brandon McNulty taglia così il traguardo a braccia alzate, abbracciato dal campione del mondo. Simmons completa il podio, terzo a poco più di un minuto.

Antonio Scarfone

Pogacar lascia la vittoria a Mc Nulty (Photo credit: Getty Images)

Pogacar lascia la vittoria a Mc Nulty (Photo credit: Getty Images)

LA VUELTA CHE VERRÀ (e altro ancora): VUELTA A ESPAÑA 2026

settembre 15, 2025 by Redazione  
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Partenza dal Principato di Monaco e gran finale alle Canarie, questi gli estremi dell’edizione 2026 del Giro di Spagna

Come al solito quando termina un grande giro rimane sempre un po’ di amaro in bocca. Gli appassionati italiani vorrebbero che il Giro non finisse mai e lo stesso pensano i francesi con il Tour e gli spagnoli con la Vuelta. Ovviamente ciò non è possibile e così gli appassionati più irriducibili si accontentano, appena terminata la loro “corsa del cuore”, di andare a spulciare nel web i rumors sull’edizione successiva per cominciare a pregustare lo scenario che sarà proposto dodici mesi più tardi. E per quel che riguarda la “grande partenza” e il “gran finale” dell’edizione 2026 per la Vuelta gli scenari si annunciano spettacolari. L’anno prossimo il Giro di Spagna scatterà immerso nel “lusso” del Principato di Monaco, che così potrà vantarsi – assieme ai Paesi Bassi – di esser stato l’unico stato al mondo ad aver ospitato la partenza di tutti e tre i grandi giri. Il Giro d’Italia vi partì nel 1966, anche se in quell’occasione non si effettuò il traguardo, previsto a Diano Marina dove s’impose il “Camoscio d’Abruzzo” Vito Taccone. Il Tour salpò da questo lido nel 2009 con una cronometro di 15 Km vinta dalla “Locomotiva di Berna” Fabian Cancellara e una prova contro il tempo costituirà la tappa d’apertura anche dell’81° Vuelta di Spagna, il cui tracciato ricalcherà in parte il circuito del Gran Premio di Monaco di Formula 1. E la Formula 1 costituirà il motivo per il quale l’anno prossimo la Vuelta non terminerà a Madrid, essendo l’ultima tappa prevista il 23 settembre, lo stesso giorno nel quale la capitale spagnola ospiterà per la prima volta il Gran Premio di Spagna, quando le monoposto gareggeranno sul Madring, circuito automobilistico attualmente in fase di costruzione che in parte sfrutterà la normale viabilità, esattamente come accade a Monaco. Due eventi del genere – Gran Premio e ultima tappa della Vuelta – sono inconcialibili nelle medesime ore e nella medesima città e così, per evitare disagi al traffico e plus lavoro per le forze dell’ordine, il Giro di Spagna sarà costretto ad emigrare altrove, per la precisione alle Canarie. Era da anni che le autorità dell’arcipelago richiedevano periodicamente di avere partenza o arrivo della Vuelta, ma finora gli organizzatori avevano tergiversato, consapevoli degli alti costi che avrebbe comportato il trasferimento dell’intera carovana. Adesso, però, ci sarà da fare necessità virtù e – nonostante non ci siano comunicazioni ufficiali – pare che ci sia un progetto già ben avviato che prevede ben quattro tappe alla Canarie, le ultime di una Vuelta che dovrebbe lasciare la Spagna “continentale” con un secondo giorno di riposo posticipato dal tradizionale lunedì di sosta al mercoledì. A essere coinvolte dal percorso saranno le isole di Gran Canaria e di Tenerife, con la prima che – stando alle voci trapelate mezzo stampa – ospiterà un arrivo in salita presso il Pico de las Nieves, ascesa che presenza picchi di pendenze fino al 20%. A Tenerife, invece, i partecipanti alla Vuelta dovrebbero arrampicarsi fino ai quasi 2400 metri del Teide, affrontando una salita molto nota tra i corridori perchè l’isola è la meta preferita dalle squadre in occasione dei raduni in altura invernali. E il resto del tracciato? Lo scopriremo a dicembre, verosimilmente qualche giorno prima di Natale.

Il Teide a Tenerife (GettyImages)

Il Teide a Tenerife (GettyImages)

RASSEGNA STAMPA

Italia

Vuelta, i pro-Pal invadono il percorso, cancellata l’ultima tappa. Vingegaard, vittoria senza festa

Gazzetta dello Sport

Danimarca

Vingegaard skriver dansk idrætshistorie i La Vuelta, der ender i kaos og håndgemæng (Vingegaard scrive la storia dello sport danese nella Vuelta, che finisce nel caos e nella rissa)

Politiken

Spagna

La Vuelta termina sumida en el caos por los graves incidentes (La Vuelta si conclude nel caos a causa di gravi incidenti

AS

Portogallo

Protestos pró-Palestina anulam etapa final da Vuelta em Madrid (Le proteste pro-Palestina annullano la tappa finale della Vuelta a Madrid)

Público

Regno Unito

Vingegaard wins Vuelta after final stage cancelled amid pro-Palestinian protests in Madrid (Vingegaard vince la Vuelta dopo l’annullamento della tappa finale a causa delle proteste pro-palestinesi a Madrid)

The Guardian

Francia

La dernière étape stoppée par des manifestations, Vingegaard sacré (La fase finale interrotta dalle proteste, Vingegaard incoronato)

L’Équipe

Belgio

Laatste etappe definitief stilgelegd: duizenden pro-Palestijnse demonstranten in Madrid zorgen voor vroegtijdig einde van de Vuelta (Tappa finale definitivamente interrotta: migliaia di manifestanti filo-palestinesi a Madrid interrompono prematuramente la Vuelta)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Ook laatste etappe Vuelta stilgelegd door pro-Palestijnse demonstranten: Jonas Vingegaard winnaar van zijn derde grote ronde (Anche l’ultima tappa della Vuelta è stata interrotta dai manifestanti filo-palestinesi: Jonas Vingegaard ha vinto il suo terzo Grande Giro)

De Telegraaf

Germania

Vuelta endet mit Abbruch – Keine Triumphfahrt für Vingegaard (La Vuelta si conclude con l’abbandono – Nessun trionfo per Vingegaard)

Kicker

USA

Pro-Palestinian protests cause early end to major Spanish cycling race (Le proteste pro-palestinesi causano la fine anticipata della principale gare ciclistica spagnola)

The Washington Post

Colombia

Caos total en la Vuelta a España: manifestantes propalestina se enfrentan a la Policía y la última etapa en Madrid es cancelada – Jonas Vingegaard se coronó campeón de la Vuelta a España tras una carrera llena de drama y tensión: Harold Tejada, el mejor colombiano (Caos totale alla Vuelta a España: scontri tra manifestanti filo-palestinesi e polizia e l’ultima tappa a Madrid annullata – Jonas Vingegaard è stato incoronato campione della Vuelta a España dopo una gara piena di drammaticità e tensione: Harold Tejada, il miglior colombiano)

El Tiempo

Australia

Vingegaard wins Vuelta after race stopped by protests (Vingegaard vince la Vuelta dopo che la corsa è stata interrotta dalle proteste)

The West Australian

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ventunesima ed ultima tappa annullata

Classifica generale finale

1° Oscar Riesebeek
2° Stanisław Aniołkowski a 11′35″
3° Patrick Eddy a 14′30″
4° Elia Viviani a 24′05″
5° Daan Hoole a 24′25″

Maglia nera: Jonas Vingegaard, 153° a 5h08′37″

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): ALALPARDO – MADRID

settembre 14, 2025 by Redazione  
Filed under Approfondimenti, Copertina

Passerella finale quasi interamente tracciata sulle strade di Madrid. Oggi si assegna ufficialmente il trofeo al vincitore dell’80a edizione della Vuelta, ma i giochi di classifica si sono definitivamente chiusi ieri pomeriggio agli oltre 2000 metri della Bola del Mundo.

La Vuelta n°80 è giunta all’ultimo dei suoi ventuno capitoli, quello della passerella finale. Stasera sarà consegnato al danese Jonas Vingegaard il trofeo destinato al vincitore, dopo che la lotta per la classifica generale – differentemente da quanto capitato lo scorso anno, quando l’ultima tappa si disputò a cronometro – si è conclusa ieri pomeriggio sull’ascesa della Bola del Mundo. Oggi nulla – eventuale proteste pro Palestina a parte – potrà turbare il naturale svolgimento di una classica passerella di fine corsa, votata all’arrivo in volata. Con l’esclusione dei primi 20 Km, il tracciato si snoderà interamente all’interno della città di Madrid dove, percorso un tratto in linea iniziale di 56 Km, si dovrà ripetere per nove volte il tradizionale circuito cittadino che da diversi anni viene proposto come atto finale della corsa iberica. Ciascuna tornata, della lunghezza di 5.8 Km a giro, prevede tratti in leggero falsopiano e tre insidiose curve a “U” che mai sono state d’impiccio alla volata finale, l’ultima volta conquistata dall’australiano Kaden Groves. La prossima, invece, con tutta probabilità sarà nel 2027 perchè l’anno venturo la Vuelta sarà costretta a migrare altrove (ma ve ne parleremo più diffusamente domani, nel conclusivo capitolo della nostra rubrica giornaliera sul Giro di Spagna)

La Puerta de Alcalá a Madrid e l’altimetria della ventunesima tappa (excursionmania.com)

La Puerta de Alcalá a Madrid e l’altimetria della ventunesima tappa (excursionmania.com)

METEO VUELTA

Alalpardo: cielo sereno, 31°C (percepiti 29°C), vento debole da O (2-18 Km/h), umidità al 22%
Madrid – 1° passaggio dal traguardo (Km 55.9): cielo sereno, 31°C (percepiti 29°C), vento debole da S (5-18 Km/h), umidità al 18%
Madrid – arrivo: cielo sereno, 31°C (percepiti 29°C), vento debole da S (6-19 Km/h), umidità al 19%

GLI ORARI DELLA VUELTA

16.30: inizio diretta su Eurosport
16.45: partenza da Alalpardo
18.05-18.15: primo passaggio dal traguardo di Madrid
18.10-18.25: traguardo volante al secondo passaggio dal traguardo (con abbuoni)
16.05-16.20: traguardo volante di Salamanca (con abbuoni)
19.20-19.40: arrivo a Madrid

RASSEGNA STAMPA

Italia

L’urlo di Vingegaard sulla Bola del Mundo: la Vuelta è sua. Pellizzari perde la maglia bianca

Gazzetta dello Sport

Danimarca

Jonas Vingegaard tager etapesejren efter angreb kort før mål (Jonas Vingegaard conquista la vittoria di tappa dopo l’attacco poco prima del traguardo)

Jyllands-Posten

Spagna

Vingegaard remata a lo campeón (Vingegaard conclude da campione)

AS

Portogallo

Vingegaard ficou com a Vuelta na Bola del Mundo (Vingegaard ha vinto la Vuelta sulla Bola del Mundo)

Público

Regno Unito

Pidcock ready for podium as Vingegaard all but guarantees Vuelta triumph (Pidcock pronto per il podio mentre Vingegaard si garantisce il trionfo alla Vuelta)

The Guardian

Francia

Vingegaard roi de la Vuelta (Vingegaard re della Vuelta)

L’Équipe

Belgio

Jonas Vingegaard zet puntjes op de i en pakt derde ritzege in Vuelta: eindzege kan hem niet meer ontglippen (Jonas Vingegaard mette a punto gli ultimi dettagli della sua vittoria e conquista la terza vittoria di tappa alla Vuelta: la vittoria finale è ora alla sua portata)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Jonas Vingegaard (Visma) kan eerste eindzege in Vuelta bijna niet meer ontgaan na ritwinst in laatste bergetappe (Jonas Vingegaard (Visma) non può certo lasciarsi sfuggire la sua prima vittoria assoluta alla Vuelta dopo aver vinto l’ultima tappa di montagna)

De Telegraaf

Germania

Triumph auf dem Bola del Mundo: Vingegaard vor Vuelta-Sieg (Trionfo sulla Bola del Mundo: Vingegaard a un passo dalla vittoria alla Vuelta)

Kicker

Slovenia

Vingegaard v kali zatrl še zadnji poskus napada ekipe UAE Emirates (Vingegaard stronca sul nascere l’ultimo tentativo di attacco degli UAE Emirates)

Delo

USA

Vingegaard closes in on Vuelta title by winning penultimate stage after another anti-Israel protest (Vingegaard si avvicina al titolo della Vuelta vincendo la penultima tappa dopo un’altra protesta anti-Israele)

The Washington Post

Colombia

Egan Bernal le puso picante a la etapa 20 y luchó en una jornada demoledora: Jonas Vingegaard ganó y acaricia el título de la Vuelta a España (Egan Bernal ha dato un po’ di pepe alla tappa 20 e ha combattuto in una giornata devastante: Jonas Vingegaard ha vinto ed è vicino al titolo della Vuelta a España)

El Tiempo

Australia

Vingegaard wins stage and set for Vuelta win (Vingegaard vince la tappa e si prepara alla vittoria della Vuelta)

The West Australian

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventesima tappa

1° Bryan Coquard
2° Stanislaw Aniolkowski a 31″
3° Mikkel Bjerg a 53″
4° Nico Denz s.t.
5° Remi Cavagna s.t.

Miglior italiano Elia Viviani, 25° a 2′48″

Classifica generale

1° Oscar Riesebeek
2° Stanisław Aniołkowski a 11′35″
3° Patrick Eddy a 14′30″
4° Elia Viviani a 24′05″
5° Daan Hoole a 24′25″

VINGEGAARD DOMA LA BOLA DEL MUNDO E BLINDA LA VUELTA A ESPANA 2025

settembre 14, 2025 by Redazione  
Filed under Copertina, News

Jonas Vingegaard mette il suo sigillo sulla Vuelta a España 2025. Sulle dure rampe della Bola del Mundo, il danese della Visma | Lease a Bike ha risposto senza esitazioni agli scatti di Joao Almeida e Jai Hindley, per poi piazzare l’affondo decisivo a un chilometro e mezzo dall’arrivo. Nessuno è stato in grado di resistergli: la Maglia Rossa ha allungato con decisione e si è presentata in solitaria sul traguardo, consolidando così il trionfo finale nella classifica generale. Alle sue spalle, la festa della Visma è stata doppia grazie al secondo posto di Sepp Kuss, bravo a regolare i rivali nel tratto conclusivo e a tagliare il traguardo con appena 11 secondi di ritardo dal capitano. A completare il podio di giornata Hindley, seguito da Tom Pidcock, autore di una prova di resistenza che gli consente di blindare la sua terza posizione nella graduatoria complessiva. A una sola giornata dalla fine, la classifica assume ormai contorni definitivi. Vingegaard guida con 1’16’’ di vantaggio su Almeida, mentre Pidcock occupa il terzo gradino del podio a 3’11’’. Hindley resta quarto a 3’41’’. Più movimentata la lotta per la quinta piazza: Giulio Pellizzari, staccato già nelle prime rampe della salita finale, ha dovuto salutare non solo la Top 5 ma anche la Maglia Bianca. Il giovane marchigiano è scivolato al sesto posto a 7’23’’, lasciando via libera a Matthew Riccitello, capace di concludere con i migliori e guadagnarsi così il primato tra i giovani. Alle spalle dell’azzurro restano staccati di poco Kuss e Felix Gall, anche lui in difficoltà.

La giornata era partita con qualche contrattempo: una caduta senza conseguenze durante il trasferimento, che ha coinvolto anche Elia Viviani e Mikkel Bjerg, e alcuni guai meccanici. Il via reale è scattato di fatto sulle prime rampe dell’Alto de La Escondida, dove non sono mancati gli scatti. Tra i più attivi Filippo Ganna, raggiunto poco dopo da Egan Bernal e da altri corridori, ma il gruppo non ha concesso grande margine. A quel punto ci ha provato Giulio Ciccone, seguito da Brandon Rivera, ma anche questo tentativo è stato riassorbito. La prima vera fuga ha preso corpo poco prima del GPM, con un drappello di circa 30 corridori, poi cresciuto fino a 38 uomini. Dentro c’erano nomi di spessore come Ciccone, Mads Pedersen, Mikel Landa, Egan Bernal, Antonio Tiberi, Lorenzo Fortunato, Rudy Molard, Jan Hirt e tanti altri. Il gruppo di testa ha mantenuto per lunghi tratti oltre un minuto di margine, mentre alle spalle la UAE Team Emirates XRG tirava per proteggere Almeida. Col passare dei chilometri, però, la selezione è diventata inevitabile: prima sul Puerto de Navacerrada, poi nella successiva discesa, fino a quando davanti sono rimasti in pochi a contendersi la gloria parziale. La corsa ha vissuto momenti di tensione quando, a circa 19 km dall’arrivo, un gruppo di manifestanti ha cercato di bloccare la strada: i fuggitivi sono riusciti a passare tra striscioni e bandiere, e anche il gruppo ha superato l’ostacolo senza conseguenze rilevanti, se non una caduta di Carlos Canal.
La resa dei conti è arrivata sull’ascesa finale. Prima hanno provato Landa e Ciccone, poi il forcing della UAE ha fatto rientrare il gruppo dei big. A quel punto Almeida ha preso in mano la situazione, con Hindley pronto a rilanciare. Il britannico Pidcock ha perso qualche metro ma si è difeso con grinta, mentre Vingegaard non ha lasciato nulla al caso: seguito per qualche centinaio di metri, ha poi piazzato la progressione che gli ha permesso di salutare tutti. Il danese ha così conquistato la sua terza vittoria in un Grande Giro, dopo i due Tour de France del 2022 e 2023, e si prepara a sollevare il trofeo della Vuelta 2025. Per la Visma | Lease a Bike una giornata indimenticabile, con doppietta sul traguardo e la certezza di aver dominato la corsa.

Antonio Scarfone

Jonas Vingegaard vince alla Bola del Mundo (Photo credit: Getty Images)

Jonas Vingegaard vince alla Bola del Mundo (Photo credit: Getty Images)

MEMORIAL PANTANI 2025, MICHAEL STORER TRIONFA A CESENATICO

settembre 14, 2025 by Redazione  
Filed under Copertina, News

L’australiano del Tudor Pro Cycling Team conquista il successo in solitaria: dietro di lui Delettre e Tesfatsion, Albanese chiude al quarto posto

Michael Storer ha firmato l’edizione 2025 del Memorial Marco Pantani con una splendida vittoria in solitaria sulle strade di Cesenatico. L’australiano del Tudor Pro Cycling Team ha colto il momento giusto sull’ultima salita, staccando il compagno di fuga Natnael Tesfatsion (Movistar Team) e mantenendo il vantaggio fino al traguardo, posto proprio davanti al monumento dedicato al “Pirata”.
La corsa si è accesa dopo metà gara, con un susseguirsi di scatti che hanno visto protagonisti uomini di spessore come Richard Carapaz (EF Education – EasyPost), Lorenzo Milesi (Movistar Team), Davide Formolo (Movistar Team) e Diego Ulissi (XDS Astana Team). L’azione decisiva è nata sul GPM di Longiano, quando Storer e Tesfatsion hanno allungato approfittando anche del lavoro tattico delle loro squadre. Il loro vantaggio ha raggiunto quasi i due minuti, ma nel finale il francese Alexandre Delettre (Team TotalEnergies) ha provato una rimonta in solitaria. Ai meno quattro chilometri, tuttavia, Storer ha sferrato l’attacco decisivo, staccando l’eritreo e volando verso il successo.
Alle sue spalle, Delettre ha completato la rimonta raggiungendo e superando Tesfatsion per la seconda piazza. A 50 secondi è arrivato il gruppetto dei migliori, regolato da un generoso Vincenzo Albanese (EF Education – EasyPost) davanti a Milesi e Ulissi, con Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta) ottavo.
Per Storer si tratta del terzo successo stagionale in Italia dopo il Tour of the Alps, confermando il suo feeling speciale con il nostro Paese: «L’Italia mi porta fortuna. Oggi volevamo trovare una tattica per contrastare la UAE di Del Toro, ci siamo riusciti e sono felice per me e per tutta la squadra».

Mario Prato

Stoter vince la 22a edizione della gara intitolata a Marco Pantani (foto Luc Claessen/Getty Images)

Stoter vince la 22a edizione della gara intitolata a Marco Pantani (foto Luc Claessen/Getty Images)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): ROBLEDO DE CHAVELA – BOLA DEL MUNDO

settembre 13, 2025 by Redazione  
Filed under Approfondimenti, Copertina

Ecco l’ultima chanches per una conferma dei valori in campo o per un clamoroso ribaltone a sole 24 ore dalla conclusione della Vuelta

Siamo arrivati alla resa dei conti di una Vuelta ancora incerta per quel che riguarda il vincitore finale. Mancano due sole tappe al termine e appena 44 secondi separano il leader della classifica, il danese Jonas Vingegaard, dal portoghese João Almeida. Anche per il gradino più basso del podio i giochi sono apertissimi in quanto il britannico Thomas Pidcock, molto distante dai primi due, ha 39 secondi di vantaggio sull’australiano Jai Hindley e a circa un minuto e mezzo è classificato l’italiano Giacomo Pellizzari, recentemente vincitore della penultima tappa di montagna e compagno di squadra di Hindley. Oggi sarà offerta loro l’estrema possibilità di ribaltare i verdetti fin qui decretati dalla strada con l’impegnativo arrivo in salita alla Bola del Mundo, che porterà i corridori fino a 2250 metri sul livello del mare. I 12.4 Km finali all’8.6% di pendenza media sono, di fatto, il prolungamento di una storica ascesa della Vuelta, il Puerto de Navacerrada, che in questa tappa sarà affrontata due volte. Il primo passaggio avverà a una cinquantina di chilometri dall’epilogo, dopo esservi saliti dal versante settentrionale, 7 Km al 7.5% che i corridori affronteranno dopo aver sfiorato il Palazzo Reale della Granja de San Ildefonso, monumento soprannominato la “piccola Versailles di Spagna”. La discesa avverrà tramite il versante meridionale (7 Km al 7.3%) che, dopo un lungo intermezzo quasi del tutto privo di difficoltà, verrà nuovamente percorso in senso inverso per ritornare al Puerto de Navacerrada, dove si andranno ad imboccare gli ultimi 3 Km, i più duri della scalata finale. In quegli ultimi 3000 metri la pendenza media si attesterà oltre il 12%, raggiungendo in un paio di occasioni picchi fino al 20%. A rendere il tutto ancora più selettivo enterà in gioco anche la ruvidità del fondo stradale perchè negli ultimi 3 Km l’asfalto lascerà il posto al cemento.

La cima della Bola del Mundo e l’altimetria della ventesima tappa (wikipedia)

La cima della Bola del Mundo e l’altimetria della ventesima tappa (wikipedia)

METEO VUELTA

Robledo de Chavela: nubi sparse, 26°C, vento moderato da O (8-24 Km/h), umidità al 28%
San Lorenzo de El Escorial (Km 39): nubi sparse, 27°C (percepiti 26°C), vento moderato da O (10-30 Km/h), umidità al 19%
Los Ángeles de San Rafael (Km 73): nubi sparse, 23°C (percepiti 24°C), vento moderato da NO (13-34 Km/h), umidità al 24%
Puerto de Navacerrada (GPM – Km 115.8): nubi sparse, 18°C, vento moderato da NO (14-43 Km/h), umidità al 34%
Puerto de Navacerrada – inizio ultimi 4 Km: nubi sparse, 18°C, vento moderato da NO (14-44 Km/h), umidità al 34%

GLI ORARI DELLA VUELTA

12.45: inizio diretta su Eurosport
13.10: partenza da Robledo de Chavela
13.30-13.35: GPM dell’Alto de la Escondida
13.45-13.55: GPM del Puerto de la Paradilla
14.35-14.40: GPM dell’Alto del León
16.00-16.25: GPM del Puerto de Navacerrada (con abbuoni)
16.20-16.45: traguardo volante di Cercedilla
16.5-17.25: inizio salita finale
17.15-17.45: arrivo sulla Bola del Mundo

RASSEGNA STAMPA

Italia

Vuelta, se c’è volata vince Philipsen. Tris del belga, sabato la tappa decisiva

Gazzetta dello Sport

Danimarca

Mads Pedersen bliver slået af belgier i sjælden Vuelta-spurt, men sikrer sig definitivt point­trøjen (Mads Pedersen viene battuto dal belga in una rara volata alla Vuelta, ma si assicura sicuramente la maglia a punti)

Politiken

Spagna

Arañazo de Vingegaard (Graffio di Vingegaard)

AS

Portogallo

O tempo que João Almeida ganhou sozinho ontem, a sua equipa desperdiçou hoje (Il tempo che João Almeida ha guadagnato ieri da solo, oggi lo ha sprecato la sua squadra)

Público

Regno Unito

Philipsen vola verso la vittoria nella 19a tappa e completa la tripletta alla Vuelta

The Guardian

Francia

Philipsen plus fort que Pedersen (Philipsen più forte di Pedersen)

L’Équipe

Belgio

De hattrick is compleet! Jasper Philipsen sprint naar derde ritzege in Vuelta na heerlijk voorbereidend werk van Alpecin-Deceuninck (La tripletta è completa! Jasper Philipsen vola verso la sua terza vittoria di tappa alla Vuelta dopo l’eccellente lavoro preparatorio dell’Alpecin-Deceuninck)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Hattrick voor Jasper Philipsen in Vuelta, leider Jonas Vingegaard pakt tijd op belager Joao Almeida (Tripletta per Jasper Philipsen alla Vuelta, il leader Jonas Vingegaard guadagna tempo sull’inseguitore Joao Almeida)

De Telegraaf

Germania

Massensprint in Guijuelo: Spezialist Philipsen hat die Nase vorne (Sprint di massa a Guijuelo: lo specialista Philipsen ha la meglio)

Kicker

USA

Philipsen wins his third stage at Vuelta and Vingegaard leads before decisive day (Philipsen vince la sua terza tappa alla Vuelta e Vingegaard è in testa prima del giorno decisivo)

The Washington Post

Colombia

Egan Bernal libraron una complicada etapa 19 de fuertes vientos en la caótica Vuelta a España: listos para la montaña (Egan Bernal ha affrontato la difficile tappa 19 della caotica Vuelta a España, complicata dal forte vento: è pronto per le montagne)

El Tiempo

Australia

Philipsen hat-trick as Aussies brace for Vuelta finale (Tripletta di Philipsen mentre gli australiani si preparano per la finale della Vuelta)

The West Australian

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della diciannovesima tappa

1° Anders Foldager
2° Sean Quinn a 3′58″
3° Domen Novak a s.t.
4° Jay Vine s.t.
5° Jardi Christiaan van der Lee a 4′56″

Miglior italiano Lorenzo Fortunato, 15° a 7′15″

Classifica generale

1° Oscar Riesebeek
2° Stanisław Aniołkowski a 12′06″
3° Patrick Eddy a 14′39″
4° Elia Viviani a 22′19″
5° Anders Foldager a 22′50″

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