GIRO DI NORVEGIA 2022, REMCO EVENEPOEL VINCE MAGLIA E TRE TAPPE
Remco Evenepoel porta a casa da dominatore la corsa norvegese vincendo ben tre frazioni. Completa il podio la coppia australiana Jay Vine e Lucas Plapp
Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl) si conferma ad un ottimo livello in questo 2022, dopo un periodo di tentennamento fisiologico nel recupero dal terribile infortunio. Nella kermesse in terra norvegese corre da campione mettendo subito in fila tutti gli avversari nella prima tappa, controllando a tratti e continuando ad attaccare nelle frazioni successive, riuscendo alla fine a portarne a casa tre.
D’autore è l’assolo nella prima tappa vallonata da Bergen a Boss, in cui conquista in solitaria tappa e maglia di leader della classifica generale che lascerà solo per un giorno, la tappa seguente, appannaggio di Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) con il vessillo del primato sulle spalle di Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team). La terza tappa, l’arrivo in salita più duro di Stavsro Gaustatoppen, vede di nuovo sugli scudi il giovane belga che vince e si riprende di forza la maglia di leader, questa volta conducendola fino al termine della corsa. Nella quarta frazione tutta pianeggiante infatti è Marco Haller (Bora – Hansgrohe) ad esultare, mentre nella quinta più vallonata sui fiordi norvegesi da Flekkefjord a Sandnes è ancora Evenepoel ad attaccare e portare a casa la tappa, accrescendo il vantaggio in classifica generale. La sesta ed ultima tappa infine è regolata in volata dal padrone di casa Alexander Kristoff (Intermarché – Wanty – Gobert), con passerella conclusiva per il talento belga in maglia Quick-Step Alpha Vinyl. Alle sue spalle in generale si piazza la coppia australiana Jay Vine (Alpecin-Fenix) e Luke Plapp (INEOS Grenadiers), confermando il periodo di grazia per il ciclismo down under.
Lorenzo Alessandri

Remco Evenepoel sul podio finale. Photo Credit: Tour of Norway
29-05-2022
maggio 29, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Matteo Sobrero (Team BikeExchange-Jayco) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, circuito a cronometro di Verona, percorrendo 17.4 Km in 22′24″, alla media di 46.607 Km/h. Ha preceduto di 23″ l’olandese Thymen Arensman (Team DSM) e di 40″ l’olandese Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix). L’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) si impone in classifica con 1′18″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) e 3′24″ sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 4° a 9′02″
TOUR OF NORWAY
Il norvegese Alexander Kristoff (Intermarché-Wanty-Gobert) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, circuito di Stavanger, percorrendo 149.3 Km in 3h28′52″, alla media di 42.889 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Ethan Vernon (Quick-Step Alpha Vinyl Team) e il danese Mads Pedersen (Trek-Segafredo). Miglior italiano Filippo Fiorelli (Bardiani CSF Faizan), 5°. Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si impone in classifica con 56″ sull’australiano Jay Vine (Alpecin-Fenix) e 1′30″ sull’australiano Lucas Plapp (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Fiorelli, 20° a 8′57″
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il colombiano Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Martigné-sur-Mayenne – Laval, percorrendo 180 Km in 4h10′09″, alla media di 43.174 Km/h. Ha preceduto allo sprint il venezuelano Orluis Aular (Caja Rural-Seguros RGA) e il francese Bryan Coquard (Cofidis). Miglior italiano Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB), 22°. Il francese Benjamin Thomas (Cofidis) si impone in classifica con 3″ sul connazionale Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team) e 6″ sullo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team). Miglior italiano Tizza, 5° a 10″
ALPES ISÈRE TOUR
L’australiano Sebastian Berwick (Israel Cycling Academy) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Entre-deux-Guiers – Allevard-les-Bains, percorrendo 133.1 Km in 3h59′39″, alla media di 33.324 Km/h. Ha preceduto di 20″ l’elvetico Yannis Voisard (Tudor Pro Cycling Team) e di 36″ il francese Romain Grégoire (Groupama-FDJ Conti). Due italiani rimasti in gara dopo il ritiro di Antonio Puppio (Israel Cycling Academy): Marco Frigo (Israel Cycling Academy) 9° a 2′11″, Lorenzo Milesi (Development Team DSM) 57° a 18′57″. Voisard si impone in classifica con 5″ su Grégoire e 11″ su Berwick. Frigo 9° a 1′57″, Milesi 53° a 28′59″
TOUR DE LA MIRABELLE
Il britannico Matthew Bostock (WiV SunGod) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Baccarat – Damelevières, percorrendo 165.8 Km in 4h02′48″, alla media di 40.972 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Florian Dauphin (V.C.Pays de Loudéac) e Théo Degache (Bourg-en-Bresse Ain Cyclisme). Miglior italiano Michael Belleri (Biesse-Carrera), 17°. Il britannico Robert Scott (WiV SunGod) si impone in classifica con 1″ su Bostock e 2″ sull’elvetico Simon Vitzthum (nazionale elvetico). Miglior italiano Belleri, 20° a 11″
GROTE PRIJS MARCEL KINT
Il belga Arnaud De Lie (Lotto Soudal) si è imposto nella corsa belga, Kortrijk – Zwevegem, percorrendo 199 Km in 4h38′49″, alla media di 42.824 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Luca Mozzato (B&B Hotels-KTM) e il connazionale Gerben Thijssen (Intermarché-Wanty-Gobert)
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il lussemburghese Arthur Kluckers (Leopard Pro Cycling) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Esch-sur-Alzett, percorrendo 140 Km in 3h13′02″, alla media di 43.516 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Lucas Janssen (BEAT Cycling) e il belga Jérôme Baugnies (Team Metalced). Miglior italiano Filippo Fortin (Maloja Pushbikers), 11°. Il belga Thibau Nys (Baloise Trek Lions) si impone in classifica con 2″ sul francese Thomas Bonnet (Vendée U) e 11″ sul tedesco Mika Heming (ATT Investments). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 44° a 13′51″
TOUR DE KUMANO (Giappone)
L’australiano Ryan Cavanagh (Victoire Hiroshima) si è imposto nella terza ed ultima tappa, circuito di Taiji, percorrendo 104.3 Km in 2h33′02″, alla media di 40.893 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Francisco Mancebo (Matrix Powertag) e il giapponese Tadaaki Nakai (Shimano Racing). Nessun italiano in gara. L’australiano Nathan Earle (Team UKYO) si impone in classifica con 4″ sul giapponese Shoi Matsuda (Team Bridgestone Cycling) e 6″ sul giapponese Marino Kobayashi (Matrix Powertag).
INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR
L’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco) si è imposta nella sesta ed ultima tappa, circuito di Altenburg, percorrendo 104.3 Km in 2h36′29″, alla media di 39.991 Km/h. Ha preceduto allo sprint la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e l’italiana Silvia Zanardi (BePink). La Manly si impone in classifica con 33″ sulla Lach e 51″ sull’olandese Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg). Miglior italiana la Zanardi, 4° a 55″
RIDELONDON CLASSIQUE (Gran Bretagna – Donne)
L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta anche nella terza ed ultima tappa, circuito di Londra, percorrendo 85.3 Km in 2h01′01″, alla media di 42.292 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) e la belga Lotte Kopecky (Team SD Worx). La Wiebes si impone in classifica con 19″ sulla Balsamo e 28″ sulla danese Emma Norsgaard (Movistar Team)
COPPA DELLA PACE – TROFEO FRATELLI ANELLI (U23)
L’italiano Federico Guzzo (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Sant’Ermete, percorrendo 172 Km in 3h59′12″, alla media di 43.143 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Pierre-Pascal Keup (Team Lotto-Kern Haus) e l’italiano Walter Calzoni (Gallina Ecotek Lucchini)
SIPARIO ROSA SULL’ARENA
Finale in Arena per il Giro d’Italia e sarà la settima volta nella storia che una frazione del Giro terminerà all’interno dell’anfiteatro veronese. In 17 Km e 400 metri sapremo se il tradizionale circuito delle Torricelle, erede di due edizioni dei mondiali disputate nel 1999 e nel 2004, riuscirà a scardinare la classifica determinata dalle frazioni di montagna affrontate nell’ultima settimana della Corsa Rosa.
Porta la data del 4 giugno del 1967 la prima volta del Giro in Arena. Fu una delle geniali invenzioni partorite dalla vulcanica mente di Vincenzo Torriani, la stessa che in quella stessa edizione aveva inventato il prologo, la stessa che una decina di anni dopo riuscì a portare la Corsa Rosa in un luogo che si pensava irraggiungibile, Piazza San Marco a Venezia, un approdo che sogna anche l’attuale direttore del Giro Mauro Vegni. Si dovevano percorrere 45 Km quel giorno e all’interno dell’anfiteatro scaligerò si festeggiò la vittoria per strettissima misura del danese Ole Ritter, che fece meglio per un solo secondo del tedesco Rudy Altig e anche i corridori arrivati subito dietro accusarano tempi molto vicini a quelli di Ritter, con Ferdinand Bracke terzo a 2 secondi e il favoritissimo Jacques Anquetil quarto a 6 secondi e nuova maglia rosa, tolta dalle spalle dello spagnolo José Pérez Francés. Dopo questo precedente l’Arena il Giro non la vedrà più per quattordici anni, fin quando Torriani decise di far terminare nuovamente una cronometro all’interno del celebrato monumento e stavolta in occasione della tappa finale del Giro del 1981, 42 Km con partenza dalla vicina Soave, località conosciuta per il vino che da essa prende il nome. Fu quello un finale di Giro degno dell’Arena perché alla partenza la classifica era ancora apertissima, avendo la maglia rosa Giovanni Battaglin soli 39” di vantaggio su Giuseppe Saronni e 50” sullo svedese Tommy Prim, decisamente più attrezzati a cronometro dello scalatore vicentino che, tra l’altro, pochi giorni prima della partenza della Corsa Rosa aveva vinto il Giro di Spagna, che all’epoca si disputava in primavera. C’erano anche gli abbuoni – quell’anno previsti anche nelle cronometro – a turbare i sonni di Battaglin che, invece, riuscì a difendersi egregiamente, prendendole solo da Prim e facendo meglio di Saronni, così che potè salvare la maglia rosa, definitivamente vestita con 38” sullo svedese e 50” sul piemontese. Il ribaltone sembrava, invece, improbabile il 10 giugno del 1984, quando la corsa terminò ancora con la Soave – Verona, partita con un Laurent Fignon saldamente in maglia rosa con 1’21” su vantaggio su Francesco Moser. Ma l’asso trentino, reduce dalla conquista del record dell’ora, stupì tutti rovesciando le carte in tavola e vincendo la crono a quasi 51 Km/h e distanziando il corridore francese di 2’24” (senza abbuoni, stavolta), che gli consentirono di imporsi in classifica con 1’03” di vantaggio. La conclusione del Giro fu così entusiasmante che si pensò di replicarla l’anno successo anche se a ruoli invertiti e così Lucca – nel 1984 sede del prologo – fu scelta come punto d’arrivo dell’edizione 1985, scattata con una crono lunga poco meno di 7 Km terminata dentro l’Arena, altro appuntamente al quale si fece ancora trovare in perfetto orario Moser, che iniziò in bellezza un Giro nel quale dovrà poi soccombere al francese Bernard Hinault, che così “vendicò” Fignon vincendo il Giro con un vantaggio sul trentino molto simile (1’08”) a quello accusato dodici mesi prima dal connazionale. Nel 2007 un’altra prova contro il tempo terminerà a Verona, ma stavolta l’Arena farà solo da spettatrice e bisognerà attendere altri tre anni per rivedere i “girini” pedalare sulla speciale passerella rosa installata all’interno dell’anfiteatro, quando questo tempio della lirica sarà ancora una volta scelto quale “location” della frazione conclusiva, disputata sul circuito delle Torricelle – quello dei mondiali del 1999 e del 2004 – e vinta dallo svedese Gustav Erik Larsson, mentre la maglia rosa Ivan Basso, forte alla partenza di un vantaggio di 1’15” sullo spagnolo David Arroyo e di un tracciato lungo appena una quindicina di chilometri, non ebbe particolare problemi e, anzi, riuscì anche a dilatare il proprio dominio. Nel 2019, 52 anni dopo la prima volta, l’Arena è tornata ad accogliere la crono finale del Giro, proposta su di un tracciato dalla distanza non molto dissimile da quella del 2009 ma percorso in senso inverso in senso inverso, affrontando la salita dal versante opposto. Contro il tempo si sono dovuti percorrere poco più di 17 Km al termine dei quali si è imposto lo statunitense Chad Haga mentre la maglia rosa Carapaz le “prendeva” dai diretti rivali di classifica senza troppe preoccupazione, forte di un vantaggio di quasi 2 minuti su Nibali alla partenza di 1′54″, vantaggio che verrà quasi dimezzato alle soglie dell’Arena.
53 anni dopo la prima volta, anche nel 2022 l’Arena sarà sede d’arrivo della frazione conclusiva, che si disputerà sul medesimo tracciato della crono di tre anni fa, con l’unica differenza dell’allungamento del tracciato di 400 metri per l’aggiunta di un appendice alla tradizione ascese delle Torricelle.
La rampa di lancio dell’ultima tappa del 105° Giro d’Italia sarà collocata fuori città, nel piazzale antistante l’ingresso della Fiera di Verona, terzo complesso fieristico per dimensioni d’Italia, conosciuto per manifestazioni come Vinitaly mentre gli appassionati di ciclismo lo frequentano per il CosmoBike Show, erede dello storico Salone del Ciclo di Milano. Scesi dalla pedana, tolte un paio di curve da affrontare nelle prime centinaia di metri, la cronometro inizierà con uno dei suoi tratti più snelli e veloci, percorrendo il rettifilo di Viale Piave che dalle campagne a sud di Verona punta dritto verso il centro. A circa 1500 metri dal via i “girini” arriveranno al cospetto di Porta Nuova, monumentale accesso alla città realizzato nel ‘500 dall’architetto Michele Sanmicheli, operà che colpì il suo più celebre collega aretino Giorgio Vasari che ne disse “già mai altr’opera di maggior grandezza né meglio intesa”. A questo punto il percorso costeggerà per un breve tratto le mura di Verona, uno dei più importanti complessi fortificati esistenti in Italia, costituito da ben cinque cinte innalzate in epoche differenti – dai tempi dell’Impero Romano sino al periodo della dominazione austriaca – e in gran parte giunto ai giorni nostri. Anche per la sua posizione strategica, dopo il 1815 la fortezza di Verona divenne uno dei capisaldi del celebre “Quadrilatero”, il principale sistema difensivo del Regno Lombardo-Veneto, lo stato dell’Impero Austriaco venutosi a costituire dopo la caduta di Napoleone e la successiva Restaurazione. Seguendo al contrario il tracciato dei due mondiali qui disputati, entrambi conquistati dallo spagnolo Óscar Freire, si andrà a superare per la prima volta il corso dell’Adige sul ponte intitolato al poeta romantico Aleardo Aleardi, costruito nel 1879 per collegare il centro di Verona al suo cimitero monumentale, uno dei primi eretti in Italia in ottemperanza all’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804), che stabiliva di trasferire i campisanti al di fuori delle mura cittadine onde evitare il rischio di contagi. La nuova normativa prevedeva anche tombe uguali per tutti, senza distinzione di classe sociale, e solo le salme illustri, previo benestare di una commissione di magistrati, potevano essere ricordate da epitaffi scolpiti: nel cimitero veronese oggi riposano, tra le altre, le spoglie del “papà” di Sandokan Emilio Salgari, del poeta Ippolito Pindemonte e di Umberto Boccioni, il maggior esponente dell’arte futurista italiana.
All’altezza del cimitero si ritroverà la cinta muraria, costeggiata all’altezza dei bastioni di Campo Marzo e delle Maddalene, il secondo dei quali pure realizzato dal Sammicheli anche se prenderà l’attuale forma dopo il 1839 su incarico del celebre feldmaresciallo Radetzky. Si sfreccerà quindi dinanzi ad un altro tra i più importanti accessi cittadini, Porta Vescovo, aperta in direzione di Venezia e attraverso la quale l’esercito italiano entrò in Verona il 16 ottobre 1866, giorno dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia dopo la cacciata degli austriaci in seguito alla vittoria nella Terza Guerra d’Indipendenza.
Imboccata Via Caroto, quando si saranno percorsi circa 5 Km dal via s’inizierà la salita delle Torricelle, 4.1 Km al 5.4% per giungere sino a quasi 300 metri di quota dopo aver sfiorato il Forte Biondella, una delle strutture del campo trincerato collinare voluto dal Radetzky e che comprendeva anche le due Torri Massimiliane, le “Torricelle” che s’incontreranno al vertice dell’ascesa e che ne hanno attribuito il tradizionale nome. Seguendo in discesa il versante dei mondiali (4.5 Km al 4.5%) si planerà sul quartiere di Valdonega, dove nel 1957 furono rinvenuti, durante i lavori di costruzione di un condominio, i resti di una villa romana risalente al primo secolo dopo Cristo. Terminata la discesa quando mancheranno poco più di 4 Km al traguardo si ritroveranno prima le mura (rondelle delle Boccare e di San Giorgio, oggi occupata delle serre comunali) e poi il corso dell’Adige, che sarà costeggiato per poche centinaia di metri tra Ponte Garibaldi e Ponte della Vittoria, sul quale s’incontrerà il pavè. Entrati nel centro storico i “sampietrini” accompagneranno la corsa anche dopo la svolta verso Corso Cavour, che si percorrerà in direzione di uno dei più visitati monumenti di Verona, il Castelvecchio, che fu la principale residenza della dinastia Scaligera e che si affianca al romano Arco dei Gavi, innalzato attorno alla metà del primo secolo in un punto che, all’epoca, si trovava al di fuori della cinta muraria, lungo l’antica Via Postumia. Tornati sull’asfalto e transitati di fronte alla barocca chiesa di Santa Teresa degli Scalzi, il cui convento fu trasformato in carcere durante l’epoca napolenica e tale rimase fino alla distruzione durante i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale, si ritroverà il porfido quando s’imboccherà il tratto finale di Corso di Porta Nuova, nel punto dov’erano fissati i traguardi mondiali, subito prima di varcare i Portoni della Brà, “doppio” accesso all’omonima piazza dove saranno presi come da tradizione i tempi di gara e conosceremo ufficialmente il nome del vincitore del Giro prima dell’ingresso sulla passerella che nel cuore dell’Arena, ancora per una volta prestata dalla lirica al mondo dello sport, anche in ricordo di una lunga tradizione d’eventi da sempre ospitati nell’anfiteatro costruito dai romani e che già nel ‘800 ospitava le prime gare velocipedistiche che fecero conoscere ai veronesi quel cavallo d’acciaio che oggi chiamiamo bicicletta.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Il piazzale della Fiera di Verona dal quale scatterà la cronometro
Porta Nuova
Ponte Aleardi e il Cimitero Monumentale
Tratto delle mura di Verona in direzione del Bastione delle Maddalene
Porta Vescovo
Il Forte Biondella lungo la salita delle Torricelle
Una delle “Torricelle”

Villa Romana di Valdonega (tripadvisor.com)
Rondella di San Giorgio
Il tratto di Lungadige percorso dalla crono (sullo sfondo Ponte della Vittoria)
Ponte della Vittoria in direzione del centro di Verona
Corso Cavour in direzione del Castelvecchio
Castelvecchio e Arco dei Gavi
Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi
Corso di Porta Nuova e i Portoni della Brà
L’ingresso dal quale I “girini” entreranno in Arena visto dall’esterno…
… e dall’interno

L’Arena di Verona vista dal cielo e, in trasparenza, l’altimetria della 22a ed ultima tappa del Giro 2022 (Google Maps)
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DELLA MARMOLADA
maggio 28, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)
SALA STAMPA
Italia
Covi trionfa sulla Marmolada. Hindley stacca Carapaz: è la nuova maglia rosa
Gazzetta dello Sport
Ungheria
Királydrámát hozott a Giro d’Italia királyetapja az utolsó előtti napon
Magyar Nemzet
GRAN BRETAGNA
Jai Hindley on verge of history as Australian takes Giro d’Italia lead after Richard Carapaz cracks
The Daily Telegraph
FRANCIA
Nouveau maillot rose, Hindley frappe un grand coup
L’Équipe
SPAGNA
El Giro es de Hindley
AS
PORTOGALLO
Jai Hindley é o novo líder a um dia do fim do Giro
Público
BELGIO
Richard Carapaz stort in en verliest roze trui aan ontketende Jai Hindley, Covi soleert naar Giro-ritzege
Het Nieuwsblad
PAESI BASSI
Jai Hindley lijkt Giro te beslissen op laatste col
De Telegraaf
GERMANIA
Covi siegt am Passo Fedaia – Hindley fährt jetzt in Rosa
Kicker
REPUBBLICA CECA
Hindley zaútočil a svlékl Carapaze z růžové, Hirt je na Giru stále šestý
Mladá fronta Dnes
COLOMBIA
Giro de Italia 2022: Jai Hindley destrona a Richard Carapaz
El Tiempo
ECUADOR
Giro de Italia es Jai Hindley
El Universo
AUSTRALIA
Jai Hindley poised for Giro d’Italia glory after overtaking Carapaz on stage 20
The Guardian
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Salirò (Daniele Silvestri)
METEOGIRO
Verona – partenza primo corridore: cielo coperto, 18.4°C, vento moderato da ENE (14-15 km/h), umidità al 53%
Verona – arrivo maglia rosa : cielo coperto, 18.7°C, vento moderato da ENE (12 km/h), umidità al 53%
GLI ORARI DEL GIRO
13.10: inizio diretta su RaiSport
13.30: inizio diretta su Eurosport 2
13.55: partenza del primo corridore dalla Fiera di Verona
14.00: inizio diretta su Rai2
14.20: arrivo del primo corridore all’Arena di Verona
16.45: partenza della maglia rosa dalla Fiera di Verona
17.10: arrivo della maglia rosa all’Arena di Verona
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Benincasa: “Il 4 settembre ci sarà il processo di beatificazione di Papa Giovanni Paolo I” (ci sarà la cerimonia di beatificazione, il processo è iniziato anni fa)
Petacchi: “Gestire l’alimentazione della tappa”
Saligari: “Il cielo non promette nulla di nuovo”
Saligari: “Siamo nelle prime case di Canazei” (quando si dice giocare in casa)
Rizzato: “Il pathos della penultima tappa del ciclismo”
Saligari: “Questa è una cima leader, la Cima Coppi”
Pancani: “Ha ripreso a perdere il Giro della maglia rosa”
Borgato: “Ha deciso di correre con due scarpe, una di un colore e una per un altro”
Pancani: “Vantaggio di Cova” (Covi)
Pancani: “Ha già guadagnato una trentina di secondi Jai Hindley” (erano trenta metri)
Pancani: “Ventiotto”
Fabretti: “La maglia rosa la vestì più volte in quella famosa tappa”
Televideo: “Assolo del piemontese” (Covi è lombardo)
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Belluno – Marmolada (Passo Fedaia)
1° Mark Cavendish
2° Bert Van Lerberghe s.t.
3° Mauro Schmid s.t.
4° Pieter Serry s.t.
5° Roger Kluge a 2″
Miglior italiano Simone Consonni, 12° a 1′27″
Classifica generale
1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 15′05″
3° Matthias Brändle a 21′47″
4° Bert Van Lerberghe a 25′19″
5° Mark Cavendish a 28′05″
Miglior italiano Filippo Tagliani, 7° a 44′45″
IL GIRO DI 60 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
20a tappa: SAINT VINCENT – SAINT-VINCENT (193 Km) – 8 GIUGNO 1962
BALMANION HA VINTO IL GIRO D’ITALIA – ASSIRELLI PRIMO A SAINT-VINCENT – DEFILIPPIS AMAREGGIATO: “UNA FORATURA MI HA IMPEDITO DI VINCERE LA TAPPA”
Ieri, sui tre alti colli della Balconata Valdostana – È mancata la battaglia sulle salite del Joux e della Tête d’Arpy – La folla ha “assalito” i corridori subito dopo il traguardo – Gioia e commozione a Nole Canavese attorno alla mamma di Balmamion
Il corridore canavesano è giunto quarto a Saint-Vincent, aumentando ancora il suo vantaggio in classifica – A meno di clamorose sorprese nell’odierna ultima tappa, che si conclude al Velodromo Vigorelli, la maglia rosa è definitivamente sua – Defilippis passato al terzo posto, alle spalle di Massignan – Meco si è ritirato – Lo spagnolo Soler solo in vetta ai due colli iniziali – La corsa è stata decisa da uno scatto in discesa di Carlesi, al quale si sono uniti De Rosso ed il vincitore – I migliori reagiscono nel finale – Il torinese fermato dall’incidente nell’ultimadiscesa dal Colle del Joux – Gli elogi di Balmamion al compagno di squadra – Taccone deluso: sperava in salite più dure – Conterno finisce la corsa malgrado due gravi cadute – La signora Giovanna ha allevato da sola i figli dopo la morte del marito, avvenuta quando Franco aveva appena tre anni – Entusiasmo nella cittadina piemontese

La chiesa di Rocca Pietore, ai piedi della Marmolada, illuminata di rosa in attesa del Giro d'Italia (www.giroditalia.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
15a tappa: Rivarolo Canavese – Cogne
16a tappa: Salò – Aprica
17a tappa: Ponte di Legno – Lavarone
18a tappa: Borgo Valsugana – Treviso
19a tappa: Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte
IMPRESA DI COVI SULLA MARMOLADA. HINDLEY: LE MANI SUL GIRO
Alessandro Covi vince il tappone dolomitico con un attacco solitario sulla Cima Coppi, dopo un tratto in fuga con altri uomini. Il portacolori UAE resiste nel finale al tentativo di ritorno di Novak e taglia il traguardo in solitaria. Hindley affonda il colpo e Carapaz va in crisi. Ora l’australiano ha un buon vantaggio in vista della prova contro il tempo di domani
Abbiamo aspettato moltissimo prima di vedere uno scontro frontale tra i big ed oggi lo scontro c’è stato. Durissimo e con conseguenze rilevanti. Ciò che è avvenuto oggi però non va a rimediare lo scandaloso attendismo delle precedenti dure tappe di montagna finite in nulla, ma va casomai a confermare l’impressione che nessuno dei big nelle scorse tappe di montagna abbia davvero provato ad affondare il colpo.
Gli uomini che lottavano per la classifica generale si sono punzecchiati con scattini brevi su salite dure come il Santa Cristina, il Menador o il Kolovrat, senza provare davvero una azione incisiva e decisa. Le differenze quindi non sono arrivate perché nessuno ha cercato davvero di provocarle.
La crisi che Carapaz ha patito oggi non è arrivata da sola, ma è stata provocata da una tirata a tutta di Kamna, durata un bel po’, e da un affondo di Hindley che è andato a tutta fino all’arrivo.
Se Hindley si fosse limitato a fare accenni di scatti come nelle scorse tappe, sarebbe andato a sprintare insieme a Carapaz. L’ecuadoriano poi, avendo solo tre secondi su Hindey, ha cercato di non mollarlo e ha fatto il classico fuori giri che ha pagato a carissimo prezzo.
L’ex maglia rosa poi ha pagato anche l’attendismo dei giorni passati, quando non ha mai davvero provato un attacco vero, forse pensando che tre secondi gli sarebbero stati sufficienti per vincere il Giro, considerato che Hindley potrebbe pagare qualcosa a cronometro rispetto a lui.
Ora, salvo imprevisti sfortunati che non auguriamo certo al forte australiano, il Giro è in cassaforte perché Hindley può permettersi di perdere fino a 5 secondi al chilometro nella crono di domani, il che pare francamente improbabile.
Landa non è più quello dei tempi migliori. Del resto, il capitano della Bahrein è uno votato all’attacco da lontano e il fatto che non abbia provato una delle sue azioni classiche è indice di condizione non ottimale e di età che comincia a non essere più verdissima.
Il ritmo impostato dalla sua squadra, specialmente oggi, è stato abbastanza imbarazzante, in quanto un uomo solo al comando continuava a guadagnare. Azione del tutto inutile. Se si voleva fare selezione in salita sarebbe stato necessario imporre un ritmo ben più alto mentre, se Landa puntava a non affaticarsi troppo, avrebbe dovuto lasciare l’iniziativa ad altre squadre.
La Bora ha, invece, corso bene perché hanno mandato un uomo in grande condizione come Kamna in avanscoperta e poi lo hanno fermato, in modo tale che Hindley se lo trovasse davanti nel tratto più duro della Marmolada. E’ stato proprio il fortissimo tedesco a imprimere il ritmo che ha provocato il fuori giri del vincitore del GIro 2019. Del resto Carapaz non era in crisi, Sivakov aveva fatto un grande ritmo e ridotto il gruppo maglia rosa ad uno sparuto drappello, lo stesso Carapaz aveva accennato il solito allungo dei cento metri e poi aveva risposto ad Hindley e, in un primo tempo, anche a Kamna. E’ stata proprio l’insistenza nell’azione ciò che ha mandato in crisi il corridore sudamericano, una cosa che era mancata nei giorni scorsi.
La tappa ha visto anche una grande impresa da parte di Alessandro Covi che, libero dai compiti di tutela dello sfortunato Joao Almeida, ha confezionato una grande impresa e ha regalato alla sua squadra quella vittoria di tappa che non era ancora arrivata.
Il giovane talento di Taino ha staccato tutti sulle rampe del Pordoi, salita che, per quanto mitica e paesaggisticamente splendida con i suoi affascinanti tornanti, presenta pendenze sulle quali non è semplice fare la differenza. Covi ha, invece, conquistato un grande vantaggio proprio sulla Cima Coppi e nella successiva discesa, grazie anche al mancato accordo nel gruppo dei contrattaccanti che lo inseguiva. Il vincitore di tappa è stato poi bravo a gestirsi sulla Marmolada e quando il suo vantaggio ha cominciato a calare sensibilmente non si è lasciato prendere dal panico e ha continuato al suo ritmo. Negli ultimi durissimi chilometri, anche lo sloveno Novak, il corridore all’inseguimento del varesino, ha iniziato ad accusare la fatica di una salita terribile con i suoi infiniti rettifili, su strada larga, che puntano dritti verso il cielo. Il distacco rimarrà intorno ai 30 secondi e Covi potrà celebrare una vittoria di grande prestigio.
La fuga era partita nelle prime fasi di gara dopo diversi tentativi andati a vuoto.
Sul primo strappo, verso San Gregorio delle Alpi, si era avvantaggiato un gruppetto per iniziativa di Giulio Ciccone (Trek – Segafredo), poi nei successivi chilometri ci sono altri movimenti e alla fine è venuta fuori una fuga con lo stesso Ciccone, Andrea Vendrame (Ag2r Citroën), Sam Oomen (Jumbo-Visma), Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Davide Formolo (UAE Team Emirates), Edoardo Zardini (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), Thymen Arensman (Team DSM), Antonio Pedrero (Movistar), Gijs Leemreize (Jumbo-Visma), Domen Novak (Bahrain Victorious), Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), Alessandro Covi (UAE Team Emirates), Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) e Davide Ballerini (Quick-Step Alpha Vinyl).
Il gruppo lascia subito sei minuti a questi atleti finché non si pone in testa la Bahrain, che ha anche un uomo in fuga, e si pensa subito ad un possibile attacco di Landa, anche da lontano, usando Novak come punto di riferimento da fermare al momento opportuno.
Anche la Bora ha in fuga Kamna, ma la squadra di Hindley non sembra avere intenzioni bellicose come era stato a Torino. Sul San Pellegrino non accade nulla mentre sul Pordoi, dopo un timido tentativo di Zardini, se ne va Covi, con il suo compagno di squadra Formolo che innervosisce gli altri andando a rompere i cambi.
Sulla Cima Coppi il corridore lombardo passa con oltre un minuto su un gruppetto di contrattaccanti, popolato da Arensman, Ciccone, Formolo, Kamna, Leemreize, Novak, Oomen e Pedrero, mentre il gruppo della maglia rosa, sempre guidato dagli uomini del terzo in classifica, passa con circa 6 minuti di ritardo.
Nella discesa e nel falsopiano che la spezza in due settori il distacco dei contrattaccanti dal battistrada si dilata enormemente, anche perchè tra gli inseguitori non c’è accordo; così Covi attacca la Marmolada con oltre 2 minuti sugli inseguitori.
A questo punto parte la girandola di scatti con Formolo che continua a rompere i cambi. Ben presto parte deciso all’attacco Novak, mentre dietro tentano di rispondere Ciccone a Arensman.
Nel gruppo maglia rosa, i Bahrain lasciano la testa agli Ineos. Il lavoro di Pavel Sivakov alza notevolmente il ritmo, polverizza il gruppo e lascia davanti solo i primi tre ed un ottimo Hugh Carthy (EF Education-EasyPost).
Terminato il lavoro di Sivakov, Carapaz accenna appena una accelerata ma è Hindley che rilancia e si porta dietro la maglia rosa, mentre Landa non risponde e pare piuttosto legnoso nella pedalata, con un rapporto troppo duro.
Nel tratto al 18% Hindley trova Kamna opportunamente utilizzato nella strategia di squadra. Il tedesco impone un ritmo impossibile che mette sulle ginocchia Carapaz, costretto a mollare. Non appena Hindley vede il leader della generale affaticato riparte a tutta e non mollerà fino all’arrivo, tentando di guadagnare il più possibile in vista della cronometro.
Carapaz va in netta crisi e nel finale viene ripreso e staccato anche da Landa e Carthy.
Kamna continua nel suo lavoro restando al fianco a Carapaz per smontarlo e, nel finale, lo stacca senza troppi problemi.
Oggi sono venute fuori differenze che in realtà ci sono sempre state, ma il timore reciproco aveva portato gli sfidanti a non provare mai ad affondare davvero il colpo.
La storia tuttavia insegna che è proprio questa la strada da seguire. Nel 1998 a Montecampione a Marco Pantani furono necessari ben 18 chilometri di allunghi continui per staccare Pavel Tonkov che, alla vigilia della cronometro, gli era molto vicino in classifica generale. Nel 1993 Piotr Ugrumov arrivò distrutto al traguardo di Oropoa, ma riuscì a staccare Miguel Indurain con un’azione di forza. Serve dare continuità all’azione di attacco per vedere se l’avversario è davvero inattaccabile o se, invece, può cedere se attaccato spesso.
Gli scattini dei cento metri andati in scena in tappe ben disegnate e con il terreno per attaccare come si deve non sono state un bello spettacolo.
Va detto anche che gli organizzatori hanno fatto il grave errore di non inserire una bella tappa a cronometro di 30 o 40 Km con terreno misto pianura e collina a metà Giro.
Una tappa del genere avrebbe certamente rimescolato le carte, creato distacchi e forse costretto gli scalatori ad essere un pochino più spregiudicati, invece che a sprintare in salita o a giocare a prendere abbuoni, come fatto da Carapaz nella tappa di Reggio Emilia.
Il povero Almeida, al netto del ritiro, era in ottima posizione, avendo resistito stoicamente sulle salite. Una prova contro il tempo a sua disposizione avrebbe certamente reso più interessanti le tappe di montagna.
Va infine espressa una considerazione sulla partecipazione al Giro.
Al via cerano come possibili contendenti per la generale come Miguel Angel Lopez, Wilco Kelderman, Simon Yates, Richard Carapaz, Joao Almedia, Mikel Landa e Romain Bardet. Insomma un buon gruppetto di uomini in grado di aspirare alla vittoria. Tra ritiri e crisi, molti di questi non sono stati della partita e non sapremo mai se con tutti questi uomini a lottare per la generale avremmo avuto più attacchi nelle tappe di montagna. L’unica cosa certa è che si avvia a vincere un atleta che nessuno aveva nominato tra i papabili alla vigilia e che era sembrata una meteora arrivata alla ribalta in era Covid, in uno scontro tra gregari.
A questo punto manca solo la crono di Verona e ovviamente a tutti torna in mente l’ultima tappa del Giro del 2020, quando Hindley affrontò la crono di Milano con la maglia rosa per perderla proprio quel giorno a favore di un uomo della Ineos, Tao Geoghegan Hart
Quest’anno però ci sono i presupposti perché le cose possano andare diversamente.
Benedetto Ciccarone

Hindley all'arrivo del tappone della Marmolada (Jai Hindley of Bora - Hansgrohe crosses the finish line taking the overall classification (foto Michael Steele/Getty Images)
28-05-2022
maggio 28, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Alessandro Covi (UAE Team Emirates) si è imposto nella ventesima tappa, Belluno – Marmolada (Passo Fedaia), percorrendo 168 Km in 4h36′34″, alla media di 35.175 Km/h. Ha preceduto di 32″ lo sloveno Domen Novak (Bahrain – Victorious) e di 37″ l’italiano Giulio Ciccone (Trek – Segafredo). L’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) è la nuova maglia rosa con 1′25″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) e 1′51″ sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 4° a 7′57″
TOUR OF NORWAY
Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si è imposto nella quinta tappa, Flekkefjord – Sandnes, percorrendo 181.8 Km in 4h53′33″, alla media di 37.138 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team) e l’australiano Lucas Plapp (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Filippo Fiorelli (Bardiani CSF Faizan), 10° a 5″. Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) è ancora leader della classifica con 56″ sull’australiano Jay Vine (Alpecin-Fenix) e 1′30″ su Plapp. Miglior italiano Fiorelli, 20° a 8′57″
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il belga Amaury Capiot (Team Arkéa-Samsic) si è imposto nella terza tappa, Saint-Berthevin – Château-Gontier-sur-Mayenne, percorrendo 188 Km in 4h06′48″, alla media di 45.705 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Kristoffer Halvorsen (Uno-X Pro Cycling Team) e lo spagnolo Juan Josè Lobato (Euskaltel-Euskadi). Miglior italiano Umberto Marengo (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 35°. Il francese Benjamin Thomas (Cofidis) è ancora leader della classifica con 3″ sul connazionale Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team) e 6″ sullo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team). Miglior italiano Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB), 5° a 10″
ALPES ISÈRE TOUR
Il francese Valentin Retailleau (AG2R Citroën U23 Team) si è imposto nella quarta tappa, Saint-Maurice-l’Exil -Beaurepaire, percorrendo 171.4 Km in 4h17′02″, alla media di 40.01 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Hartthijs De Vries (Metec-Solarwatt p/b Mantel) e il connazionale Romain Grégoire (Groupama-FDJ Conti). Due italiani rimasti in gara dopo il ritiro di Antonio Puppio (Israel Cycling Academy): Marco Frigo (Israel Cycling Academy) 31° con lo stesso tempo dei primi, Lorenzo Milesi (Development Team DSM) 49° a 7′38″. Il francese Quentin Jauregui (B&B Hotels-KTM) è ancora leader della classifica con 9″ sull’olandese Lars Boven (Jumbo-Visma Development Team) e 11″ sul ceco Jakub Otruba (Elkov-Kasper). Frigo 19° a 27″, Milesi 47° a 10′43″
TOUR DE LA MIRABELLE
Il britannico Robert Scott (WiV SunGod) si è imposto nella seconda tappa, Breuches – Saint-Amarin, percorrendo 155.7 Km in 3h48′43″, alla media di 40.845 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Matthew Bostock (WiV SunGod) e l’australiano Matthew Dinham (Team BridgeLane). Miglior italiano Michael Belleri (Biesse-Carrera), 28°. Scott è il nuovo leader della classifica con 1″ su Bostock e 2″ sull’elvetico Simon Vitzthum (nazionale elvetico). Miglior italiano Belleri, 21° a 11″
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il danese Kolze Changizi Sebastian (Team Coloquick) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Mondorf, percorrendo 165.4 Km in 3h43′47″, alla media di 44.346 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Emilien Jeannière (Vendée U) e il connazionale Matias Malmberg (Team Coloquick). Miglior italiano Filippo Fortin (Maloja Pushbikers), 58° a 1′41″. Il belga Thibau Nys (Baloise Trek Lions) è ancora leader della classifica con 2″ sul francese Thomas Bonnet (Vendée U) e 11″ sul tedesco Mika Heming (ATT Investments). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 45° a 13′51″
TOUR OF ESTONIA
L’estone Norman Vahtra (nazionale estone) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Tartu, percorrendo 164.8 Km in 3h51′07″, alla media di 42.784 Km/h. Ha preceduto allo sprint il lituano Evaldas Siskevicius (nazionale lituana) e di 36″ il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team). Unico italiano in gara Alexander Konychev (Team BikeExchange-Jayco), 44° a 3′12″. Siskevicius si impone in classifica con 2″ su Vahtra e 22″ sull’australiano Kaden Groves (Team BikeExchange-Jayco). Konychev 35° a 3′33″
TOUR DE KUMANO (Giappone)
Il venezuelano Leonel Quintero (Matrix Powertag) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Kushiyacho, percorrendo 104.5 Km in 2h38′50″, alla media di 39.475 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Nathan Earle (Team UKYO) e il giapponese Marino Kobayashi (Matrix Powertag). Nessun italiano in gara. Earle è il nuovo leader della classifica con 5″ su Kobayashi e 6″ su Quintero
INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR
L’ucraina Yuliia Biriukova (Arkéa Pro Cycling Team) si è imposta nella quinta tappa, circuito di Gotha, percorrendo 133.1 Km in 3h31′41″, alla media di 37.73 Km/h. Ha preceduto di 4″ la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e l’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco). Miglior italiana Silvia Zanardi (BePink), 7° a 7″. La Manly è ancora leader della classifica con 31″ sulla Lach e 43″ sull’olandese Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg). Miglior italiana la Zanardi, 4° a 47″
RIDELONDON CLASSIQUE (Gran Bretagna – Donne)
L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta anche nella seconda tappa, Chelmsford – Epping, percorrendo 141.7 Km in 3h39′13″, alla media di 38.784 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Marta Bastianelli (UAE Team ADQ) e la danese Emma Norsgaard (Movistar Team). La Wiebes è ancora leader della classifica con 18″ sull’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) e 19″ sulla Norsgaard
LADIES TOUR OF ESTONIA
La polacca Agnieszka Skalniak-Sójka (nazionale polacca) si è imposta nella corsa estone, circuito di Tartu, percorrendo 104.2 Km in 2h41′49″, alla media di 38.636 Km/h. Ha preceduto di 1′02″ l’estone Kristel Sandra Soonik (nazionale estone) e la connazionale Karolina Karasiewicz (nazionale polacca). Miglior italiana Lara Scarselli /Aromitalia Basso Bikes Vaiano), 20° a 1′42″
STRADE BIANCHE DI ROMAGNA (U23)
L’irlandese Darren Rafferty (Hagens Berman Axeon) si è imposto nella corsa italiana, San Clemente – Gradara, percorrendo 155.8 Km in 4h02′19″, alla media di 38.578 Km/h. Ha preceduto di 4″ il ceco Petr Kelemen (Tudor Pro Cycling Team) e di 7″ l’italiano Simone Raccani (Zalf Euromobil Désirée Fior)
E LA MARMOLADA PER DESSERT
Al penultimo giorno di gara il Giro propone maleficamente una delle salite più dure dell’edizione 2022. Stiamo parlando della Marmolada, la “regina delle Dolomiti”, in vetta alla quale terminerà un duro tappone che ha in serbo anche il mitico Pordoi e un’altra ascesa dotata di pendenzacce cattive, il San Pellegrino.
È come una sostanziosa porzione di tiramisù offerta al termine di un corposo banchetto, senza la possibilità – però – di digerire il tutto con un bel grappino. Anche senza gli ancora inagibili Serrai la salita della Marmolada rimane una delle più dure delle Dolomiti e proposta come arrivo dell’ultima tappa di un Giro di tre settimane è una vera e propria “botta calorica”, che potrebbe scardinare la classifica proprio all’ultimo giorno utile, anche perché difficilmente – considerate le salite finora affrontate – difficilmente i 17 Km della crono dell’ultimo dì riusciranno a cambiare le carte in tavola.
È una tappa voluta anche per ricucire lo “strappo” del Giro 2020, quando Vegni fu costretto a tagliare dal percorso del tappone di Cortina le salite ai passi Fedaia e Pordoi a causa del maltempo e ci fu chi si lamentò del fatto che le condizioni non erano così proibitive e si sarebbe potuto gareggiare sul tracciato originariamente prestabilito, “polemiche” che in parte furono tacitate dall’impresa di Egan Bernal, che riuscì a imprimere importanti distacchi sugli avversari grazie al solo Passo Giau.
I due storici passi non saranno le uniche difficoltà di una tappa che in precedenza proporrà anche il San Pellegrino a comporre un quadro complessivo che dipinge quasi 4700 metri di dislivello, tremila dei quali in corrispondenza delle tre ascese principali che, messe in fila, faranno oggi affrontare ai reduci del Giro 2022 una salita “globale” di 44.3 Km inclinata al 6.8% medio.
Lasciata Belluno, il tratto iniziale di questa tappa si snoderà in pianura nella valle del Piave, percorrendola in direzione di Feltre sino a Santa Giustina, dove il percorso volgerà in direzione delle Dolomiti Bellunesi andando ad affrontare l’unica salita inserita nel tracciato oltre a quelle conclusiva. Superati i 2.7 Km al 7.1% che condurranno nel paesino di San Gregorio nelle Alpi – dove è possibile ammirare una pala eseguita nel 1519 da Moretto da Brescia all’interno della chiesa parrocchiale – si cambierà aria puntando verso la valle del torrente Cordevole, che il gruppo raggiungerà dopo aver toccato Sospirolo, centro nel cui territorio ricade la Certosa di Vedana, fondata nel 1457 sul luogo di un antico ospizio per viandanti e fino al 2014 residenza di una piccola comunità religiosa, mentre nel periodo in cui fu vescovo di Vittorio Veneto (dal 1958 al 1969) vi dimorò per un mese intero il futuro papa Giovanni Paolo I.
Prendendo dolcemente quota il gruppo s’infilerà nella gola della Tagliata di San Martino, dove durante la Grande Guerra fu distrutto dall’esercito del Regno d’Italia un preesistente complesso di fortificazioni – si voleva impedire l’avanzata austriaca – che poi sarà ristrutturato da militari tedeschi in occasione del secondo conflitto mondiale. All’uscita dalla forra i corridori saranno sulle strade di Agordo, il principale centro della valle, dove presso i rustici di Villa Crotta – De Manzoni è possibile visitare un museo dedicato agli occhiali, voluto dall’imprenditore Leonardo Del Vecchio, fondatore della principale azienda mondiale del settore, Luxottica, che ha uno dei suoi quattro stabilimenti proprio ad Agordo.
Il passaggio da Cencenighe Agordino rappresenterà la fine del lungo preambolo al tappone dolomitico poiché è da questo comune che hanno inizio i 18.5 Km al 6.2% del Passo di San Pellegrino, delle tre di giornata la salita più dotata in chilometraggio e dislivello da superare. Si compone di due tratti d’ascesa distinti separati da un tratto centrale privo di pendenza di 2 Km che inizia alle porte della località di villeggiatura di Falcade, poco dopo aver sfiorato il centro di Canale d’Agordo, dove si trova la casa natale di Giovanni Paolo I, oggi sede di un museo recentemente inaugurato anche in vista della prossima beatificazione dell’indimenticato pontefice, prevista per domenica 4 settembre 2022. Tornando alla salita in oggetto, è la seconda parte quella fornita delle pendenze più cattive e in particolare negli ultimi 5.7 Km, che salgono all’8.9% medio, valore che sale all’11.5% se si prendono in considerazione i primi 2700 metri di quest’ultimo tratto. Lasciato temporaneamente il Veneto, il Giro farà ritorno sulle strade del Trentino proponendo ora ai “girini” la discesa verso Moena, località celebre tra gli appassionati di formaggi per il Puzzone DOP e tra quelli di ciclismo per la gran fondo di mountain bike “Val di Fassa Bike” (fino al 2007 nota come “Rampilonga”) e per i due tapponi del Giro che vi furono organizzati nel 1962 e nel 1963 sul medesimo tracciato e che Vincenzo Torriani ribattezzò “Cavalcata dei Monti Pallidi”. Solamente nel 1963 – quando s’impose Vito Taccone, alla sua quinta affermazione in quell’edizione della corsa rosa – si riuscì ad andare regolarmente al traguardo perché l’anno prima le estreme condizioni meteorologiche costrinsero l’organizzazione a interrompere la corsa in vetta al Passo Rolle, dove fu dichiarato vincitore un altro corridore abruzzese, Vincenzo Meco, evitando al gruppo le successive salite dirette ai passi Valles e San Pellegrino. Si giungerà quindi a Vigo di Fassa, una delle principali stazioni di villeggiatura della valle, situata ai piedi del Catinaccio e non distante dalle spettacolari Torri del Vajolet, ai cui piedi giunsero altre due difficilissime frazioni della corsa rosa, entrambe vinta da corridori spagnoli, Andrés Gandarias nel 1976 e Mikel Nieve nel 2011. Arrivati a Canazei terminerà la fase intermedia che separa il San Pellegrino dalle altre due storiche ascese di giornata perché è arrivato il momento d’inerpicarsi verso il mitico Passo Pordoi, Cima Coppi dell’edizione 2022 dall’alto dei suoi 2239 metri di quota e luogo di sfide belliche prima dell’avvento del ciclismo a queste latitudini (come ci ricorda l’ossario militare tedesco costruito lassù negli anni ’50 e nel quale riposano le spoglie di militari caduti durante entrambe le guerre mondiali). Per il Giro questa è la salita in assoluto più volte inserita nel percorso e quello di quest’anno sarà il quarantunesimo passaggio, che vedrà i corridori affrontare il versante occidentale, il meno impegnativo tra i due possibili ma il più frequentato dalla Corsa Rosa per la possibilità d’abbinarlo alla Marmolada e che raggiunge il passo in 11,8 Km e 28 tornanti, con una pendenza media del 6,7% e un picco massimo del 9%, raggiunto al secondo chilometro dell’ascesa.
Arrivati ad Arabba, forse l’unica stazione di sport invernali dell’area dolomitica concepita secondo gli schemi delle stazioni “sky-total” delle alpi francesi, si interromperà momentaneamente la discesa per percorrere 10 Km privi di difficoltà nella zona del Livinallongo, toponimo con il quale è identificata l’alta valle del Cordevole, terra che porta ancora oggi le “cicatrici” della Prima Guerra Mondiale, la più celebre delle quali è il cratere che sventrò il Col di Lana il 17 aprile del 1916, quando i militari dell’Arma del Genio “sventrarono” la montagna con 5 tonnellate di dinamite al fine d’impedire all’esercito austro-ungarico di conquistarne la vetta. Lo strappo di Cernadoi (1500 metri al 7.3%) anticipa la seconda e ultima parte della discesa dal Pordoi, che terminerà esattamente ai piedi dell’ascesa finale verso la Marmolada. È la “regina” delle Dolomiti, non certo una delle sovrane più magnanime, soprattutto per chi deve raggiungere il suo trono in sella a una bicicletta: gli aspri tratti all’interno della spettacolare gola dei Serrai di Sottoguda saranno evitati – la strada che li percorre è ancora in corso di ricostruzione dopo i danni provocati dalla tempesta Vaia nel 2018 – ma non si potrà fare a meno di percorrere il tremendo “drittone” dopo Malga Ciapela, rettilineo quasi perfetto di due chilometri e mezzo al 12% di pendenza media, “non plus ultra” di una salita di 14 Km al 7.6% che quasi al termine di quel tremendo propone il suo picco di pendenza massima, una stilettata al 18% che metterà in croce chi sarà giunto al suo cospetto in debito d’energie.
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo di San Pellegrino (1918 metri). Sella prativa aperta tra le catene di Cima Bocche e di Costabella (facente parte del gruppo della Marmolada). Vi si trovano un minuscolo laghetto, una chiesetta e una stazione di sport invernali, inclusa in ben tre comprensori (Dolomiti Stars, Tre Valli e Dolomitisuperski). È attraversato dalla Strada Statale 346 “del Passo di San Pellegrino” (riclassificata a strada provinciale sul versante veneto), che mette in comunicazione Moena con Falcade. Il Giro l’ha superato finora 11 volte, che sarebbero state 13 senza l’accorciamento della Belluno – Moena del 1962, il taglio di percorso della Selva di Valgardena – Passo Pordoi del 1991, quando il rischio di una frana dirottò la corsa sulla vicina Marmolada, e la totale modifica al tracciato della tappa della Silandro – Tre Cime di Lavaredo del 2013. Il primo a transitarvi in vetta è stato l’abruzzese Vito Taccone nel citato precedente del 1963, l’ultimo il colombiano Julián Arredondo durante la Belluno – Rifugio Panarotta nel 2014, vinta dallo stesso corridore. Oltre a Taccone il San Pellegrino finì in mani italiane anche nel 1978 (Gianbattista Baronchelli, tappa Treviso – Canazei), nel 2007 (Fortunato Baliani, tappa Trento – Tre Cime di Lavaredo) e nel 2008 (Emanuele Sella, Arabba – Marmolada). Nel 2006 ci fu, unico caso nella storia del Giro, un arrivo di tappa in cima al passo, dove s’impose lo spagnolo Juan Manuel Gárate.
Passo Pordoi (2239 metri). Chiamato anche Pordoijoch, Jouf de Pordoi e Jou de Pordou, è una larga sella prativa costituita dal Sasso Beccè e dal Sass Pordoi. Vi transita la Strada Statale 48 “delle Dolomiti” tra Canazei e Arabba, riclassificata in strada regionale sul versante veneto. Il Giro l’ha scalato 40 volte e, in alcune occasioni, con due passaggi nella stessa tappa. La prima volta, il 5 giugno del 1940, vi scollinò in testa Gino Bartali nel corso della tappa Pieve di Cadore – Ortisei, vinta dallo stesso corridore toscano; mentre l’ultima scalata risale al 2016, quando il piemontese Diego Rosa conquistò questo prestigioso GPM nel corso della tappa Moena – Ortisei, vinta dallo statunitense Tejay van Garderen. In quattro occasioni il passo ha ospitato l’arrivo di tappa, sempre salendo dal versante di Canazei in abbinamento con la Marmolada: nel 1990 si impose il francese Charly Mottet, nel 1991 il toscano Franco Chioccioli, nel 1996 il bresciano Enrico Zaina e nel 2001 il messicano Julio Alberto Pérez Cuapio. Le scalate sarebbero state 41 se lo scorso anno l’organizzazione non avesse modificato all’ultimo momento il tracciato della tappa diretta a Cortina d’Ampezzo. In tutto i corridori italiani che hanno conquistato questo prestigioso Gran Premio della Montagna sono stati 18: il citato Bartali nel 1940, ben 5 volte Fausto Coppi (1947, 1948, 1949, 1952 e 1954), Taccone nel 1961, il toscano Franco Bitossi nel 1966, l’emiliano Luciano Armani nel 1970, eccezionalmente il velocista veneto Marino Basso nel 1971, il lombardo Leonardo Natale nel 1979, il romagnolo Roberto Conti nel 1989, l’emiliano Maurizio Vandelli nel 1990, due volte il laziale Franco Vona (1991, 1992), Chioccioli nel 1991, il lombardo Claudio Chiappucci nel 1992, il trentino Mariano Piccoli nel 1996, Zaina sempre nel 1996, l’umbro Baliani nel 2006, il veneto Sella nel 2008, il suo corregionale Damiano Cunego nel 2016 e Rosa nel 2017.
Passo di Fedaia (2057 metri). Vi transita la Strada Statale 641 “del Passo Fedaia” tra Rocca Pietore e Canazei, riclassificata in strada provinciale sul versante veneto. È il nome ufficiale della salita che i ciclisti conoscono come Marmolada e che deriva da termine latino “feda”, significante pecora. Prima della guerra vi transitava il confine tra Italia e Austria. Il Giro ha affrontato in 15 occasioni quest’ascesa, ma la prima volta – correva l’anno 1970 – ci si fermò alla Malga Ciapela, dove all’epoca terminava la strada e dove giunse primo Michele Dancelli. Questo traguardo era già stato messo in programma l’anno precedente, ma la tappa Trento-Marmolada sarà interrotta e annullata a causa del maltempo. Il primo a scollinare in testa sul Fedaia è stato il marchigiano Giancarlo Polidori durante la Pordenone – Alleghe del Giro 1975, vinta dal belga Roger De Vlaeminck, l’ultimo il lombardo Stefano Garzelli in occasione della Conegliano – Gardeccia disputata nel 2011 e vinta dallo spagnolo Mikel Nieve.Solo tre volte un corridore straniero ha “domato” questa salita, sempre affrontata dal versante veneto: il primo è stato l’olandese Johan van der Velde nel finale della Sappada – Canazei del 1987 (vinta dallo stesso corridore, che il giorno prima già si era imposto nello storico tappone di Sappada, quello del tradimento dell’irlandese Stephen Roche ai danni di Roberto Visentini), il secondo il colombiano José Jaime González durante la Asiago – Selva di Val Gardena del Giro del 1998 (il giorno della conquista della maglia rosa da parte di Pantani) e il suo connazionale Carlos Alberto Contreras durante la Montebelluna – Passo Pordoi del 2001. Il Fedaia, inoltre, già vanta un arrivo di tappa della Corsa Rosa, conquistata nel 2008 dal veneto Emanuele Sella.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
Mauro Facoltosi

La Marmolada e l’altimetria della ventesima tappa (smartnation.it)
CIAK SI GIRO
Non sono moltissime le volte nelle quali il cinema ha scelto le Dolomiti come luogo per le riprese. Ancor più rare sono le scene d’azione che hanno come fondale i Monti Pallidi e c’è un luogo, poco distante dalla vetta del Passo Fedaia, che ne ha ospitata una. Correva l’anno 2003 quando una troupe cinematografica statunitense risalì le pendenze della Marmolada (ma dal più facile versante di Canazei) per girare una scena de “The Italian Job”, remake di una pellicola britannica del 1969, “Un colpo all’italiana”, filmata tra il Regno Unito, l’Irlanda e l’Italia, dove le riprese si svolsero tra Torino, la Valle d’Aosta e la strada a tornanti del Colle del Nivolet, qualche chilometro più in alto rispetto al Lago Serrù, sede d’arrivo della prima tappa alpina del Giro del 2019. Quando gli americani, 34 anni più tardi, decisero di rifare il film del 1969 spostarono l’ambientazione delle scene straniere dall’Europa alla California, mentre per i set italiani si scelsero location decisamente più spettacolari. Così il rocambolesco colpo che dà il via al film e che ha come bottino una cassaforte ricolma di lingotti d’oro avviene nella sempre affascinante Venezia, mentre per la scena dell’agguato al furgone sul quale i ladri viaggiano con la refurtiva e nella quale viene assassinato uno dei capi della banda (John Bridger, interpretato dall’attore canadese Donald Sutherland) fu scelta la diga del Lago di Fedaia. Nella finzione è in Austria e al confine con l’Italia era ambientata anche la scena precedente, con tanto di cartelli fasulli: ma anche in questo caso sono le Dolomiti e per la precisione quel che si vede nel film è il vicino Passo Sella, del quale viene anche mostrata una panoramica da lontano curiosamente ribaltato rispetto alla realtà.

Il lago di Fedaia, poco distante dall'omonimo passo, come appare nel film "The italian job": mancano pochi istanti alla drammatica scena dell'uccisione di uno dei protagonisti del colpo (www.davinotti.com)

Un innevato Passo Sella (ribaltato) come appare in un'altra scena de "The italian job" (www.davinotti.com)
Cliccate qui per scoprire le altre location dei film citati
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/the-italian-job/50004255
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/un-colpo-all-italiana/50000805
FOTOGALLERY
Il duomo di Belluno
San Gregorio nelle Alpi, Chiesa di San Gregorio Papa
Certosa di Vedana
La gola della Tagliata di San Martino
Agordo, Villa Crotta – De Manzoni
Canale d’Agordo, casa natale di Papa Giovanni Paolo I
Passo di San Pellegrino
Passo Pordoi
Sacrario militare tedesco del Pordoi
La cappella eretta sulla vetta del Col di Lana
Un tratto della strada dei Serrai di Sottoguda
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI CASTELMONTE
maggio 27, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)
SALA STAMPA
Italia
Bouwman concede il bis, è festa olandese al Santuario di Castelmonte
Gazzetta dello Sport
Ungheria
Valter Attila negyedik lett a Giro mai szakaszán, és nagyon mérges
Magyar Nemzet
GRAN BRETAGNA
Koen Bouwman wins penultimate mountain stage at Giro d’Italia as Richard Carapaz keeps narrow 3sec lead
The Daily Telegraph
FRANCIA
Le joli coup de Bouwman, Carapaz reste en rose
L’Équipe
SPAGNA
Calma antes de la tormenta
AS
PORTOGALLO
Koen Bouwman vence pela segunda vez no Giro
Público
BELGIO
Koen Bouwman wint zware bergrit in Giro en is zeker van blauwe trui
Het Nieuwsblad
PAESI BASSI
Bouwman wint opnieuw Giro-rit
De Telegraaf
GERMANIA
Der Kampf um den Giro bleibt spannend
Kicker
REPUBBLICA CECA
Favorité se na Giru hlídali. Carapaz dál růžový, Hirt drží šestou příčku
Mladá fronta Dnes
COLOMBIA
Giro de Italia 2022: abandona la mano derecha de Richard Carapaz – Santiago Buitrago: cerca de ser el mejor joven del Giro de Italia 2022
El Tiempo
ECUADOR
Carapaz salva la ‘maglia’ rosa en Castelmonte; Koen Bouwman gana la etapa 19
El Universo
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Luce (tramonti a nord est) (Elisa)
METEOGIRO
Belluno : pioggia modesta e schiarite (0.1 mm), 23.1°C, vento moderato da E (13-17 km/h), umidità al 60%
Cencenighe Agordino – traguardo volante e inizio salita Passo di San Pellegrino (55.8 Km) : temporale con pioggia consistente e schiarite (0.7 mm), 18.7°C, vento moderato da ESE (10 km/h), umidità al 75%
Passo San Pellegrino (GPM – 81.9 Km): pioggia modesta e schiarite (0.5 mm), 11.1°C, vento debole da SE (4-6 km/h), umidità al 68%
Passo Pordoi (GPM / Cima Coppi – 123.4 Km): temporale con pioggia consistente (0.7 mm), 10.4°C, vento debole da SSE (6-8 km/h), umidità al 73%
Malga Ciapela – traguardo volante (162.5 Km): temporale con pioggia consistente e schiarite (1.3 mm), 12.4°C, vento debole da SE (9-11 km/h), umidità al 82%
Marmolada (Passo Fedaia): temporale con pioggia consistente (0.8 mm), 9.8°C, vento debole da SE (6-8 km/h), umidità al 76%
GLI ORARI DEL GIRO
11.30: inizio diretta su RaiSport
12.05: inizio diretta su Eurosport 2
12.25: partenza da Belluno
13.50-14.00: traguardo volante di Cencenighe Agordino e inizio salita Passo di San Pellegrino
14.00: inizio diretta su Rai2
14.35-14.55: GPM di Passo di San Pellegrino
15.15-15.35: passaggio da Canazei e inizio salita Passo Pordoi
15.40-16.10: GPM di Passo Pordoi (Cima Coppi)
16.20-16.50: passaggio da Caprile e inizio salita Passo Fedaia
16.40-17.10: traguardo volante di Malga Ciapela
16.55-17.35: arrivo al Passo Fedaia
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Pancani: “Dovrebbe dare la mandata decisiva alla cassaforte”
Borgato: “Niboli”
Rizzato: “Qualche chilametro fa”
Pancani: “Marco Genovesi” (Fabio)
Petacchi: “Ha sempre fatto grandi cose nelle squadre che ha militato”
Saligari: “Storciono”
Petacchi: “C’è un chilometro falsopiano”
Borgato: “GPM di terzo categoria”
Rizzato: “Richard Porte” (Richie Porte)
Borgato: “La strada spinerà facilmente”
Pancani: “Un secondino di abbuoni”
Genovesi: “Oggi scolando il Kolovrat”
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della diciannovesima tappa, Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte
1° Ignatas Konovalovas
2° Arnaud Démare s.t.
3° Jacopo Guarnieri s.t.
4° Simone Consonni a 11″
5° Davide Cimolai s.t.
Classifica generale
1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 15′07″
3° Matthias Brändle a 20′13″
4° Bert Van Lerberghe a 25′21″
5° Mark Cavendish a 28′07″
Miglior italiano Filippo Tagliani, 7° a 43′11″
IL GIRO DI 60 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
19a TAPPA: FRABOSA SOPRANA – SAINT-VINCENT (193 Km) – 7 GIUGNO 1962
IL GIRO SI DECIDE OGGI SUI MONTI DELLA VAL D’AOSTA – PER LA CONQUISTA DELLA VITTORIA FINALE QUATTRO SONO I CORRIDORI PIÙ QUOTATI – IL GREGARIO SARTORE PRIMO A SAINT-VINCENT
Sui colli di Joux e Tête d’Arpy la grande lotta degli scalatori – Balmamion, Battistini, Perez Frances e Massignan – Una marcia di avvicinamento da Frabosa alla Vallée – Per seguire i corridori sulla Balconata Valdostana – Entusiasmo della folla al passaggio da Torino
La Maglia rosa ha circa due minuti di vantaggio sui suoi rivali, manca però d’una grande esperienza – Battistini e Massignan, che sono compagni di squadra, si comporteranno oggi da alleati o da “nemici”? – Possibilità dello spagnolo – Taccone in non buone condizioni – Il vincitore ha venticinque anni, ed è alla terza stagione da professionista – Ieri ha colto il primo successo – Rubato il portafogli allo zio della maglia rosa Balmamion – Sul colle del Joux, da scalare due volte, e sul colle di San Carlo (Tète d’Arpy) sì avranno gli episodi più interessanti – Le disposizioni per la circolazione – Ieri i ciclisti hanno attraversato la città – Lunga attesa per tre minuti di emozioni

Il santuario di Castelmonte illuminato di rosa (www.gazzetta.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
15a tappa: Rivarolo Canavese – Cogne
16a tappa: Salò – Aprica
17a tappa: Ponte di Legno – Lavarone
18a tappa: Borgo Valsugana – Treviso
27-05-2022
maggio 27, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’olandese Koen Bouwman (Jumbo-Visma) si è imposto nella diciannovesima tappa, Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte, percorrendo 178 Km in 4h32′55″, alla media di 39.133 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’elvetico Mauro Schmid (Quick-Step Alpha Vinyl Team) e di 3″ l’italiano Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè). L’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) è ancora maglia rosa con 3″ sull’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) e 1′05″ sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 4° a 5′53″
TOUR OF NORWAY
L’austriaco Marco Haller (BORA-hansgrohe) si è imposto nella quarta tappa, Hovden – Kristiansand, percorrendo 232.1 Km in 5h02′21″, alla media di 46.059 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Ethan Vernon (Quick-Step Alpha Vinyl Team) e il norvegese Alexander Kristoff (Intermarché-Wanty-Gobert). Miglior italiano Filippo Fiorelli (Bardiani CSF Faizan), 7°. Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) è ancora leader della classifica con 46″ sull’australiano Jay Vine (Alpecin-Fenix) e 1′24″ sull’australiano Lucas Plapp (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), 16° a 5′39″
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il francese Benjamin Thomas (Cofidis) si è imposto nella seconda tappa, Jublains›Pré-en-Pail-Saint-Samson, percorrendo 171 Km in 4h11′30″, alla media di 40.795 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team) e lo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team). Miglior italiano Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB), 6°. Thomas è il nuovo leader della classifica con 4″ su Cosnefroy e 6″ su Aranburu. Miglior italiano Tizza, 6° a 10″
ALPES ISÈRE TOUR
Il francese Victor Koretzky (B&B Hotels-KTM) si è imposto nella terza tappa, Saint-Exupéry – Toussieu, percorrendo 145.5 Km in 3h36′48″, alla media di 40.268 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Romain Grégoire (Groupama-FDJ Conti) e il neozelandese Laurence Pithie (Groupama-FDJ Conti). Due italiani rimasti in gara dopo il ritiro di Antonio Puppio (Israel Cycling Academy): Marco Frigo (Israel Cycling Academy) 35°, Lorenzo Milesi (Development Team DSM) 53° (entrambi con il tempo dei primi). Il francese Quentin Jauregui (B&B Hotels-KTM) è ancora leader della classifica con 9″ sull’olandese Lars Boven (Jumbo-Visma Development Team) e 11″ sul ceco Jakub Otruba (Elkov-Kasper). Frigo, 22° a 27″, Milesi 47° a 3′05″
TOUR DE LA MIRABELLE
Il francese Baptiste Vadic (nazionale francese U23) si è imposto nella prima tappa, Pont-à-Mousson – Pagny-sur-Moselle, percorrendo 175.4 Km in 4h04′35″, alla media di 43.028 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Florian Dauphin (V.C.Pays de Loudéac) e lo slovacco Adam Foltan (nazionale slovacca). Miglior italiano Andrea Garosio (Biesse-Carrera), 24°. Il francese Corentin Ermenault (A.V.C. Aix-en-Provence) è ancora leader della classifica con lo stesso tempo del britannico Robert Scott (WiV SunGod) e 1″ sul britannico Matthew Bostock (WiV SunGod). Miglior italiano Michael Belleri (Biesse-Carrera), 46° a 11″
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il belga Thibau Nys (Baloise Trek Lions) si è imposto nella terza tappa, circuito di Bourscheid, percorrendo 126.7 Km in 3h15′55″, alla media di 38.802 Km/h. Ha preceduto di 2″ il francese Thomas Bonnet (Vendée U) e l’austriaco Moran Vermeulen (Team Felbermayr Simplon Wels). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 35° a 1′35″. Nys è il nuovo leader della classifica con 2″ su Bonnet e 11″ sul tedesco Mika Heming (ATT Investments). Miglior italiano Masciarell, 27° a 1′35″
TOUR OF ESTONIA
L’estone Madis Mihkels (Team Ampler-Tartu2024) si è imposto nella prima tappa, Tallinn – Tartu, percorrendo 192.6 Km in 5′14″, alla media di 46.369 Km/h. Ha preceduto di 2″ l’australiano Kaden Groves (Team BikeExchange-Jayco) e di 3″ il ceco Tomas Barta (ATT Investments). Unico italiano in gara Alexander Konychev (Team BikeExchange-Jayco), 32° a 21″. Groves è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo di Mihkels e 9″ sul polacco Marceli Boguslawski (HRE Mazowsze Serce Polski). Konychev 23° a 35″
TOUR DE KUMANO (Giappone)
Il giapponese Kazushige Kuboki (Team Bridgestone Cycling) si è imposto nella prima tappa, circuito di Shingu, percorrendo 114 Km in 2h31′17″, alla media di 45.213 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Nathan Earle (Team UKYO) e il connazionale Hijiri Oda (EF Education-NIPPO Development). Nessun italiano in gara. Kuboki è il primo leader della classifica con 4″ su Earle e 6″ su Oda
INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR
L’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco) si è imposta anche nella quarta tappa, circuito di Schleiz, percorrendo 127 Km in 3h30′56″, alla media di 36.125 Km/h. Ha preceduto allo sprint la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e la tedesca Ricarda Bauernfeind (CANYON//SRAM Generation). Miglior italiana Silvia Zanardi (BePink), 8°. La Manly è ancora leader della classifica con 28″ sulla Lach e 33″ sull’olandese Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg). Miglior italiana Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit-WNT Pro Cycling), 4° a 34″
RIDELONDON CLASSIQUE (Gran Bretagna – Donne)
L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta nella prima tappa, circuito di Maldon, percorrendo 136.5 Km in 3h30′25″, alla media di 38.923 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) e la danese Emma Norsgaard (Movistar Team). La Wiebes è la prima leader della classifica con 5″ sulla Balsamo e 9″ sulla Norsgaard
BOUWMAN BIS AL GIRO. FUGA ANCORA PROTAGONISTA ED ENNESIMO NO CONTEST TRA I BIG
Sull’arrivo in salita del Santuario di Castelmonte, dopo la temutissima scalata del Kolovrat in territorio sloveno, la fuga ha ancora la meglio in un Giro contraddistinto dalle azioni a lunga gittata. E’ Koen Bouwman (Team Jumbo Visma) a conquistare la seconda tappa del Giro 2022 mentre l’attendismo tra i big di classifica è sempre più accentuato con Richard Carapaz (Team INEOS) che resta in maglia rosa. Vediamo se le cose cambieranno domani nel tappone della ventesima tappa.
Forse chissà, questa tappa era stata disegnata per Primoz Roglic o per Tadel Pogacar…fatto sta che lo sconfinamento in Slovenia della diciannovesima tappa del Giro riserverà ai ciclisti una delle salite più dure dell’edizione 2022. I ciclisti inizieranno la scalata della salita di Kolovrat, GPM di prima categoria, al km 122; è lunga 10 km e 300 metri e presenta una pendenza media del 9.2%, con punte del 15%. Lo scollinamento segna il confine che riporterà la corsa rosa in Italia. Ma da Marano Lagunare al Santuario di Castelmonte ci saranno anche altri tre GPM tutti collocati in territorio italiano. Villanova Grotte e Passo di Tanamea saranno affrontati al km 70 ed al km 83. L’ultima salita verso il Santuario di Castelmonte coincide con la linea del traguardo ed è comunque da non sottovalutare visto la lunghezza di 7 km a quasi l’8% di pendenza media. Una tappa complessivamente lunga 178 km che potrebbe riservare sorprese nella classifica generale. Richard Carapaz (Team INEOS) e Jai Hindley (Team BORA Hansgrohe) sono separati da 3 secondi ed il rischio di marcarsi a vicenda è elevato; ecco perciò che qualche seconda linea può cercare la gloria ed attaccare i primi posti della classifica generale. Del resto, in questo Giro abbiamo avuto già gli esempi di gente come Guillaume Martin (Team Cofidis), Thymen Arensman (Team DSM) e Hugh Carthy. I primi km dopo la partenza da Marano Lagunare, completamente pianeggianti, favorivano le alte velocità e il gruppo era molto allungato con diversi ciclisti che provavano ad andare in fuga. Dopo una decina di km si formava in testa un drappello di dodici uomini composto da Andrea Vendrame (AG2R Citroen), Tobias Bayer (Team Alpecin Fenix), Alessandro Tonelli (Team Bardiani CSF), Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost), Attila Valter e Clement Davy (Team Groupama FDJ), Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), Edward Theuns (Team Trek Segafredo), Edoardo Affini e Koen Bouwman(Team Jumbo Visma) e Davide Ballerini e Mauro Schmid (Team Quick Step Alpha Vinyl). Gli attaccanti guadagnavano una ventina di secondi sul gruppo maglia rosa, in testa al quale tiravano gli uomini del Team DSM, per adesso esclusi dalla fuga. I fuggitivi insistevano nella loro azione e il gruppo maglia rosa rallentava progressivamente, dando infine l’assenso per la fuga. Gaviria si aggiudicava il primo traguardo intermedio di Buja posto al km 55.8. I fuggitivi iniziavano la salita di Villanova Grotte con quasi 10 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Era a Bowman a scollinare per primo. L’olandese, che ormai ha praticamente ipotevato la maglia azzurra, scollinava per primo anche sul successivo GPM del Colle di Tanamea. La corsa entrava così in Slovenia e i fuggitivi iniziavano la scalata del Kolovrat con 9 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. La fuga iniziava a scomporsi a causa della difficile scalata, per lunghi tratti con pendenze in doppia cifra. Restavano in testa Bouwman, Tonelli, Attila e Schmid. Era ancora una volta Bouwman a scollinare in prima posizione. Uno scatenato Vendrame si buttava a capofitto in discesa e raggiungeva la testa della corsa. A 30 km dalla conclusione il quintetto di testa aveva oltre 1 minuto di vantaggio sul primo gruppo inseguitore ed oltre 7 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Tonelli vinceva il secondo traguardo volante di Cividale del Friuli posto al km 168.4. I cinque di testa iniziavano l’ultima ascesa verso il Santuario di Castelmonte con oltre 8 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa ridotto ad una ventina di unità. Nonostante qualche scattino di Bouwman e di Tonelli, i fuggitivi si giocavano la vittoria di tappa nella volata finale, approfittando anche degli ultimi 300 metri che spianavano. Un’insidiosa curva ad angolo retto a circa 150 metri dall’arrivo avvantaggiava Bouwman che vinceva davanti a Schmid e Tonelli. Valter e Vendrame chiudevano rispettivamente in quarta e quinta posizione, rispettivamente a 6 e 10 secondi da Bouwman. I primi tre della classifica generale, nonostante qualche timido attacco, arrivavano in parata con Richard Carapaz (Team INEOS) ottavo davanti a Jai Hindley (Team BORA Hansgrohe) e Mikel Landa (Team Bahrain Victorious) a quasi 4 minuti di ritardo da Bouwman. L’olandese ottiene la seconda vittoria del Giro 2022 e diventa di gran lunga il miglior ciclista della Jumbo Visma del Giro. In classifica generale resta ancora una volta tutto invariato nelle primissime posizioni con Carapaz davanti a Hindley e Landa. Domani è in programma la ventesima tappa da Belluno alla Marmolada di 168 km, il vero tappone alpino di questo Giro. Passo San Pellegrino, Passo Pordoi (Cima Coppi del Giro 2022 con i suoi 2239 metri d’altezza) e Passo Fedaia dicono tutto sulla durezza della tappa. Il Trentino quest’anno può decidere il vincitore del Giro 2022, a patto però che i big di classifica abbiano voglia di sfidarsi sul serio, senza aspettare l’ultima cronometro di Verona.
Giuseppe Scarfone

Koen Bouwman vince al Santuario di Castelmonte (foto: Sprint Cycling Agency)