YORKSHIRE 2019: SIMMONS PIÙ FORTE DEL MALTEMPO

settembre 26, 2019 by Redazione  
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Impresa statunitense con il diciottenne Quinn Simmon che ha centrato l’oro e con l’esordiente Magnus Sheffield salito sul terzo gradino del podio. Parziale soddisfazione italiana con l’argento di Alessio Martinelli.

L’inno nazionale a stelle e strisce ha aleggiato nel cielo di Harrogate grazie all’impresa di un diciottenne statunitense, che aveva mancato il podio lunedì scorso nella prova a cronometro per soli 7” piazzandosi in quarta posizione.
In una giornata dove il maltempo l’ha fatta da padrone, la nazionale USA ha dimostrato fin da subito le proprie intenzioni. Dopo essersi fatto carico di buona parte del lavoro fin dalle prime battute, quando mancava poco più di 50 km al termine ha fatto nascere la fuga “buona”, dalla quale ai meno 33 si è involato Quinn Simmons, rendendosi irraggiungibile agli altri nonostante la tardiva reazione del plotone, guidato spesso dai ragazzi in maglia azzurra. Una nazionale, quella nostrana, che forse sperava in un aiuto dalle altre, ma che ha dovuto togliersi la castagne dal fuoco da sola, cogliendo comunque una medaglia d’argento che, al netto delle inevitabili recriminazioni, ha il suo peso e il suo valore. La terza piazza è andata e con merito ad un altro statunitense e non uno qualunque. Magnus Sheffield, che era stato protagonista nella fuga nata intorno ai meno 50 e che è stato capace, una volta ripreso, di tenere le ruote e di andare a giocarsi con successo una medaglia.
Che gli americani fossero partiti con ambizioni di vittoria, lo si era capito fin dalle prime battute, facendo però aumentare i dubbi sulla loro tenuta. I fatti hanno poi dimostrato ampiamente il contrario. Sono stati infatti gli statunitensi ad andare in caccia della prima fuga di giornata, quella portata avanti dall’italiano Gianmarco Garofoli, dal belga Alex Vandenbulcke, dal tedesco Michel Hessmann, dal norvegese Sakarias Koller Loland e dal britannico Max Walker. In seguito gli americano hanno preso quelll’iniziativa che gli ha portati a cogliere due medaglie sulle tre disponibili.
La presenza di Garofoli nella fuga faceva ben sperare in una condotta di gara degli azzurri determinata e concreta, ma la sfortuna ci ha messo lo zampino con le cadute di Andrea Piccolo e di Edoardo Zambanini. La nazionale italiana ha comunque centrato il secondo gradino del podio grazie alla determinazione del valtellinese Alessio Martinelli, che è stato capace di leggere e interpretare bene il finale di gara, quando il fuggitivo era ormai irraggiungibile e nessuno sembrava intenzionato a chiudere il gap. La sua azione gli ha così permesso di arrivare in solitaria e di non rischiare di perdere il podio nella volata del gruppetto che lo seguiva ad una quarantina di secondi.
Domani doppio appuntamento. In mattinata scenderanno sul tracciato iridato le donne juniores mentre nel pomeriggio l’attenzione sarà tutta per gli Under23 che si giocheranno il titolo mondiale sui 173 Km del tracciato che partirà da Doncaster ed entrerà nel circuito di Harrogate dopo 151 km.

Mario Prato

Quinn Simmons vince il mondiale su strada riservato alla categoria juniores (Getty Images Sport)

Quinn Simmons vince il mondiale su strada riservato alla categoria juniores (Getty Images Sport)

DENNIS, BIS MONDIALE AD HARROGATE. EVENEPOEL ARGENTO, GANNA BELLISSIMO BRONZO

settembre 25, 2019 by Redazione  
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Nella cronometro mondiale di Harrogate Rohan Dennis, dopo un’assenza dalle corse di oltre due mesi, è artefice di una prova sensazionale e non dà scampo ad un volitivo Remco Evenepoel. Se Australia e Belgio salgono sui gradini più alti del podio, è l’Italia con Filippo Ganna a prendersi il bronzo iridato, che mancava da quattro anni. Delusione per Primož Roglič che, dopo gli sforzi della Vuelta, conclude addirittura in dodicesima posizione.

La prova a cronometro individuale del Mondiale 2019 misura 54 km e presenta un tracciato piuttosto nervoso, tipico della campagna inglese mai completamente piatta. La partenza è a Northallerton e si arriva ad Harrogate. Anche le condizioni meteo avranno la loro importanza, visto che con il clima inglese tutto può succedere e si passa dal sole alla pioggia con estrema facilità; in questo modo c’è il rischio che i ciclisti non correranno tutti con le stesse condizioni. Come se non bastasse, lo sforzo atletico si distribuirà nell’arco di un’ora abbondante e quindi il vincitore dovrà per forza di cose emergere alla distanza. L’australiano Rohan Dennis, detentore del titolo, sulla carta sarebbe il favorito ma la sua condizione fisica è un mistero visto che non corre dal Tour de France, dal quale peraltro si ritirò durante la dodicesima tappa. C’è, invece, molta attesa per il talento belga Remco Evenepoel, già campione europeo della specialità nonostante i 19 anni compiuti, che lo rende il più giovane dei 57 partenti. C’è curiosità anche per l’Italia, che schiera la coppia di belle speranze formata da Filippo Ganna ed Edoardo Affini. Il primo risultato di un certo livello era ottenuto dall’inglese John Archibald, partito per decimo, che faceva fermare il cronometro dopo 1 ora, 8 minuti e 16 secondi. Era l’australiano Luke Durbridge a fare meglio di lui di 10 secondi, ma era come sempre nella seconda metà di gara che si vedevano i risultati migliori e la classifica si definiva meglio. Infatti, successivamente era l’inglese Alex Dowsett che si andava a prendere il primo posto con il tempo di 1 ora 7 minuti e 7 secondi, ma Filippo Ganna gli rispondeva per le rime facendo meglio con il tempo di 1 ora e 7 minuti netti. Il talento belga Remco Evenepoel non tradiva le aspettative e faceva meglio dell’italiano di 46 secondi, restando a lungo in vetta. Tra i più attesi si segnalava la prova deludente di Tony Martin, che chiudeva in un’anonima nona posizione, ed anche la sfortuna di Victor Campenaerts, a lunghi tratti in lizza per un posto sul podio ma frenato prima da una scivolata e poi dal cambio di bici. Ancora più clamorosa era, però, la prova di Primož Roglič, dato da molti per favorito. Lo sloveno, a causa probabilmente degli sforzi profusi alla recente Vuelta, non dava mai l’impressione di poter impensierire le prime posizioni, anche in considerazione dei progressivi ritardi accumulati agl intertempi, e concludeva mestamente in dodicesima posizione a 3 minuti tondi tondi da Rohan Dennis, che nel frattempo tagliava il traguardo con 1 minuto e 9 secondi di vantaggio su Evenepoel. Una prova stratosferica da parte dell’australiano, che si conferma campione del mondo della specialità e cancella un’annata finora deludente, con in più il caso del già citato ritiro al Tour e la successiva polemica intercorsa con il Team Bahrain Merida. Da segnalare che Dennis è stato l’unico ciclista a percorrere i 54 km del percorso ad una media superiore ai 49 km/h. Evenepoel è così argento dopo l’oro conquistato agli Europei ad Agosto, mentre l’Italia ritrova il podio con Ganna dopo un’assenza di quattro anni, da quando Adriano Malori aveva conquistato l’argento iridato ai Mondiali di Richmond nel 2015. Oltre ai nomi già citati, Ganna è stato capace di lasciarsi alle sue spalle gente del calibro di Patrick Bevin, di Nelson Oliveira, di Stefan Küng Stefan e di Kasper Asgreen, dando lustro all’Italia e confermando che almeno negli ultimi 10 anni ai Mondiale le gioie da parte dei professionisti maschili sono venute più nella prova a cronometro (2 medaglie vinte) che in quelle su strada. Adesso si darà spazio alle prove su strada con gli eventi clou previsti per sabato 28 e domenica 29 Settembre, quando si disputeranni la prova femminile e quella maschile. In quest’ultima Olanda e Belgio partono con i favori del pronostico e non escludiamo che la nouvelle vague del ciclismo giovane possa avere un’altra puntata con la sfida tra Mathieu van der Poel e Remco Evenepoel.

Giuseppe Scarfone

Rohan Dennis (Getty Images)

Rohan Dennis (Getty Images)

NELLA PIOGGIA INGLESE TRIPLETTA DI MIKKEL BJERG E “FULMINE” DI CHLOÉ DYGERT OWEN

settembre 24, 2019 by Redazione  
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In una gara falsata in parte dalla pioggia il più forte del lotto dei partenti, il danese Mikkel Bjerg, ha firmato il suo terzo successo mondiale consecutivo. Tra le donne è nata una stella, l’americana Chloé Dygert, che ha strapazzato la concorrenza.

Pioggia, pioggia e ancora pioggia. Le prove contro il tempo in programma oggi, quella degli Under23 e quella riservata alle Donne Elitem, si sono disputate sotto un nubifragio incessante che ha messo in difficoltà anche la macchina organizzativa, oltre che ostacolare il regolare svolgimento delle gare iridate.

In mattinata la prova maschile è stata ampiamente falsata dalla presenze di tratti letteralmente allagati che rendevano quasi impossibile il transitare degli atleti. Prova ne è stata la caduta di due ottimi rappresentanti della specialità, l’ungherese Attila Valter e il danese, Johann Price Pejtersen, campione europeo di categoria, caduti dopo aver perso il controllo della bicicletta in uno dei tanti guadi che ingombravano la strada.
Nonostante il maltempo e alcune pecche organizzative il vincitore è risultato comunque il più forte, il danese Mikkel Bjerg, partito quando la pioggia era diventata meno forte. Grazie a quello odierno il futuro portacolori dell’UAE-Team Emirates ha così portato a tre i suoi successi mondiali nella specialità, ottenuti consecutivamente.
La medaglia d’argento è andata allo statunitense Ian Garrison, che ha corso nelle ore del nubifragio e ha accusato al traguardo 26″ di ritardo; il suo connazionale Brandon McNulty, tra gli ultim a partirei, ha invece conquistato la medaglia di bronzo piazzando in terza posizione a 27″ da Bjerg.
Da dimenticare la prova della nazionale italiana, oggi in cara con Antonio Puppio e Matteo Sobrero: il primo ha concluso la sua prova in 22a posizione a 2’25” dal vincitore mentre Sobrero, che ha patito anche una foratura, ha concluso ventottesimo a 2’48” dal danese tricampione del mondo.

Dopo quanto accaduto al mattino, prima di far partire la prova femminile si è preferito attendere che migliorasse la situazione meteo, rinviando la gara di quasi un’ora.
L’esito della prova è stato letteralmente inaspettato poichè la già due volte campionessa iridata Annemiek van Vleuten ha incontrato sulla sua strada la statunitense Chloé Dygert Owen, autrice di una prova “monstre”. Sui 30,3 km di gara la statunitense ha letteralmente polverizzato la concorrenza distribuendo a mani basse distacchi mostruosi: 1’32” ad Anna van der Breggen, 1’53” alla Van Vleuten, 2’38” ad Amber Neben, 2’41” a Lisa Klein, 3’02” ad Elisa Reusser, 3’13″ a Leah Thomas, 3’16” a Lucinda Brand, 3’18” ad Alena Amialiusik e 3’20” a Lisa Brennauer.
Basti aggiungere che il tempo della vincitrice, 42’11”, gli sarebbe valso un più che onorevole 11° posto prova degli under23.
Giornata opaca anche in questa corsa per le italiane con Elisa Longo Borghini diciassettesima a 4’35” e Vittoria Bussi trentacinquesima a 6’28”.

Domani nell’ultimo giorno di prove contro il tempo il programma prevede la prova degli uomini Elite, che dovrebbero gareggiare con condizioni meteo decisamente più gradevoli e che tali dovrebbero confermarsi fino a sabato, mentre è previsto il ritorno della pioggia in “grande stile” per la gara più attesa, la prova su strada riservata ai professionisti in programma domenica prossima.

Mario Prato

Chloé Dygert Owen fulmine sotto la pioggia nella cronometro riservata alle donne (foto Bettini)

Chloé Dygert Owen fulmine sotto la pioggia nella cronometro riservata alle donne (foto Bettini)

TIBERI IMPERATORE NELLO YORKSHIRE (SCHERZI DEL DESTINO A PARTE)

settembre 23, 2019 by Redazione  
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Le prime prove contro il tempo vedono il quarto posto per Camilla Alessio nella gara femminile, che manca il terzo gradino del podio per soli 4”. Antonio Tiberi, invece, si dimostra più forte della sfortuna e degli inconvenienti e fa risuonare l’inno di Mameli nel cielo dello Yorkshire.

Dopo l’esordio mondiale della prova a staffetta contro il tempo di ieri, la rassegna iridata è tornata alla tradizione con le consuete prove contro il tempo dedicate alla categoria juniores.
In mattinata sono scese sul percorso iridato le ragazze, impegnate su un solo giro dello stesso percorso che ospiterà tutte le prove contro il tempo. Ad imporsi è stata la russa Aigul Gareeva, nonostante negli ultimi 500 metri abbia imboccato la deviazione riservata alle ammiraglie. Per sua fortuna il suo vantaggio era cosi cospicuo che le ha permesso di centrare il successo mondiale, dopo la medaglia d’argento a cronometro conquistata agli ultimi europei e il successo, sempre europeo, nella prova in linea lo scorso anno. I restanti gradini del podio sono stati occupati dalla campionessa europea di specialità, l’olandese Shirin van Anrooij, che ha terminato la prova con 4″ di ritardo, e dalla figlia d’arte Elynor Bäckstedt (suo padre è l’ex professionista Magnus), che ha rischiato di veder vanificati i suoi sforzi evitando d’un soffio una caduta e che al traguardo ha accusato un passivo di 11″.
Le ragazze azzurre impegnate oggi rispondevano ai nomi di Camilla Alessio e di Sofia Collinelli: la prima non è riuscita a confermare l’argento dello scorso anno per una manciata di secondi e si è piazzata ai piedi del podio, a 15″ dalla Gareeva, dopo una prova che l’aveva vista passare in settima posizione all’intertempo e poi recuperare decisamente terreno nella parte conclusiva della gara; la figlia del campione olimpico di Atlanta ’96 Andrea Collinelli è stata, invece, protagonista di una gara opposto a quella della Alessio e, dopo esser transitata in quarta posizione al rilevamento intermedio posto a metà gara, è calata nel finale e ha chiuso in ottava posizione con 36″ di ritardo.
La Alessio al termine della gara non è riuscita stemperare la delusione è ha così commentato: “È una stagione in cui tutto è andato storto. Ho avuto problemi sin dall’inizio e nel corso dell’anno non sono mai riuscita ad entrare in condizione veramente. Oggi ho dato tutti quello che avevo, ma evidentemente non era sufficiente. Complimenti alle avversarie, che sono state più forti. Mi dispiace chiudere qui l’esperienza con le juniores, in una categoria che mi ha regalato tanto. La medaglia dello scorso anno è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Oggi invece..”

Successo azzurro, invece, tra i pari età maschili, dove il laziale Antonio Tiberi si è dimostrato più forte non solo del lotto dei partecipanti ma anche di un incidente tecnico accadutogli appena sceso dalla rampa d’avvio e che lo ha costretto a cambiare bici. Non è stato l’unico problema che ha avversato la gara dell’azzurro perchè Tiberi, al termine del primo giro di gara, è anche rimasto “imbottigliato” in mezzo alle ammiraglie che seguivano gli atleti partiti prima di lui. Nonostante tutte questi intoppi degni del miglior Paperino, il ragazzo che corre per il Team Franco Ballerini ha recuperato il terreno perso pedalata dopo pedalata e ha fatto fermare il cronometro in 38′28″, un tempo migliore di tutti quelli che lo avevano preceduto e che si è rilevato irraggiungibile per quelli che lo hanno seguito, a cominciare dai corridori che gli hanno fatto da corona sul palco, l’olandese Enzo Leijnse e il tedesco Marco Brenner, rispettivamente secondo a 8″ e terzo a 13″. Della partita erano anche il campione eyropeo Andrea Piccolo, che ha chiuso 6°, a 29” e Andrea Piras, 23° a 2′19″ ma con un bagaglio d’esperienza che gli tornerà utile per il prosieguo della carriera, essendo al primo anno nella categoria juniores.
Dopo la conclusione della tormentata ma vittoriosa gara il neocampione del mondo ha commentato: “Quando ho dovuto cambiare la bici ho pensato di aver perso questa occasione. Poi, però, gli intertempi mi dicevano che stavo recuperando e la cosa mi ha dato nuove energie. Alla fine del primo giro ho trovato un po’ di traffico sotto lo striscione, con alcune ammiraglie e macchine dell’organizzazione che mi hanno costretto a frenare. Per fortuna che non ho perso molto” . Tiberi ha avuto un pensiero anche per chi non può essere presente in questa edizione Mondiale, dedicandogli la vittoria: “La voglio dedicare a Samuele Manfredi. Noi siamo tutti al suo fianco. Questa vittoria è per lui!”.

Domani il programma prevede le gare a cronometro U23 uomini e donne Elite, da disputare sul medesimo tracciato di 30.3 Km con partenza da Ripon e arrivo sempre fissato ad Harrogate. Si comincia alle 10,20 con il primo Under23 al via: Antonio Puppio partirà alle 10,44 (11,44 in Italia); Matteo Sobrero alle 11,41 (12,41). Le donne gareggeranno nel pomeriggio con il via della loro gara alle 14,50 (15,50): Vittoria Bussi partirà alle 15,05 (16,05), Elisa Longo Borghini alle 15,53 (16,53).

Mario Prato

Antonio Tiberi vola a prendersi la maglia iridata nella cronometro riservata agli juniores (foto Bettini)

Antonio Tiberi vola a prendersi la maglia iridata nella cronometro riservata agli juniores (foto Bettini)

TRENTIN, SEGNALI DI MONDIALE: IL VENETO FA SUO IL TROFEO MATTEOTTI

settembre 22, 2019 by Redazione  
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Partito insieme a quattro coraggiosi dopo circa 40 km dalla partenza, Matteo Trentin (nazionale italiana) e compagni d’avventura reggono al ritorno del gruppo. Proprio il capitano designato della nazionale ai prossimi mondiali di Harrogate si impone in uno sprint ristretto su Andrey Amador (Movistar) e Daniel Savini (Bardiani CSF).

Il Trofeo Matteotti giunge quest’anno alla sua 72° edizione e, complice l’inserimento in calendario – ormai da qualche anno – all’inizio dell’autunno, rappresenta una corsa di sicuro interesse anche come ‘riscaldamento’ premondiale. La corsa offre un parterre di sicuro interesse, con la presenza di quattro squadre WT delle ventitré complessive. È presente anche la nazionale italiana, che schiera due punte di diamante come Matteo Trentin e Sonny Colbrelli, da cui ci aspettiamo molto domenica prossima nello Yorkshire. Il percorso è lungo complessivamente 195 km, distribuiti su un circuito di 15 km da ripetere 13 volte. Pescara e i suoi dintorni faranno da sfondo alla lotta per la vittoria, in quella che è ormai è la semiclassica abruzzese più importante nel panorama ciclistico italiano. Dopo la partenza da Pescara iniziavano i tentativi per riuscire a portar via la fuga di giornata. Nonostante gli sforzi di alcuni ciclisti – tra i quali Danilo Celano (Amore & Vita – Prodir), Simone Sterbini (Giotti Victoria) e Federico Burchio (D’Amico – UM Tools), il primo giro del circuito vedeva il gruppo ancora compatto. Soltanto al km 38 la fuga riusciva ad evadere grazie all’azione di cinque uomini: Matteo Trentin e Matteo Fabbro (nazionale italiana), Andrey Amador (Movistar), Daniel Savini (Bardiani CSF) e Fabien Doubey (Wanty Gobert). Dopo 60 km la fuga aveva poco più di 4 minuti di vantaggio. Dopo 75 km, al termine del quinto giro, il vantaggio della fuga era ancora stabile intorno ai 4 minuti. Savini, a causa di una scivolata sull’asfalto bagnato, era costretto ad abbandonare momentaneamente la fuga, che non demordeva e a 50 km dal termine aveva ancora un vantaggio superiore ai 4 minuti. Savini riusciva a rientarre sul quartetto di testa mentre nel gruppo inseguitore gli sforzi di EF Education First e Dimension Data si andare a riprendere i fuggitivi. L’Astana provava a dare una scossa alla corsa e riusciva a 5 giri dal termine a portare il ritardo dalla fuga sotto i 4 minuti. A 20 km dal termine – dopo alcuni contrattacchi di alcuni uomini dal gruppo degli inseguitori, tra i quali si segnalavano Francesco Gavazzi (Androni Giocattoli) e Simon Clarke (EF Education First) – il vantaggio del quintetto in testa alla corsa era sceso a 2 minuti. I cinque fuggitivi si davano cambi regolari ed era soprattutto Fabbro a lavorare alla perfezione per Trentin. In questo modo il quintetto di testa riusciva a giocarsi la vittoria. Era Matteo Trentin a prevalere su Amador e Savini. Chiudevano la top five Doubey e Fabbro, mentre era Sep Vanmarcke (EF Education First) a regolare la volata del gruppo. Bella e promettente la prova del capitano della nazionale ai prossimi Campionati Mondiali; Trentin dimostra di essere in forma e potrà certamente dire la sua domenica prossima ad Harrogate, anche se la concorrenza sarà di livello altissimo. Con il Trofeo Matteotti, come detto all’inizio, finiscono le corse di preparazione al Mondiale 2019 e adesso l’interesse si sposterà per una settimana intera nello Yorkshire, dove oggi sono iniziale le prove iridate con la cronostaffetta mista di 28 km sul circuito di Harrogate.

Giuseppe Scarfone

Matteo Trentin vince il Trofeo Matteotti (foto Bettini)

Matteo Trentin vince il Trofeo Matteotti (foto Bettini)

YORKSHIRE 2019, STAFFETTA MISTA: SUCCESSO MONDIALE OLANDESE, DELUSIONE ITALIA

settembre 22, 2019 by Redazione  
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Le prime medaglie dei Mondiali vanno nell’ordine a Olanda, Germania e ai padroni di casa della Gran Bretagna. Medaglia di legno alla nazionale italiana, penalizzata da una foratura di Elisa Longo Borghini.

Con l’inedita, per la rassegna iridata, prova a staffetta mista ha preso il via l’appuntamento clou del calendario ciclistico 2019, i Mondiali strada che si disputano ad Harrogate, nella contea inglese dello Yorkshire.
La prova a staffetta che ha visto impegnati prima un terzetto maschile e poi quello femminile alla ricerca del tempo totale migliore, per ovvie ragioni di traffico sul percorso ha visto le undici compagini presenti partire in tre gruppi ben distinti.
Il primo gruppo comprendeva una selezione U.C.I. e le nazionali di Spagna, Belgio e Gran Bretagna, con quest’ultima chiara dominatrice di questa porzione di partecipanti.
Il secondo gruppo comprendeva le nazionali di Repubblica Slovacca, Svizzera, Francia e Danimarca ed era la formazione confederata l’autrice del miglior tempo al primo intertempo; successivamente gli elvetici si sono dovutu inchinare ai padroni di casa, anche a causa della sfortuna che ha colpito Elise Chabbey, prima vittima di una foratura e poi appoggiatasi, con conseguente rallentamento, alle transenne all’uscita di una delle ultime curve.
Il terzo e decisivo gruppo ha visto impegnata, oltre alle rimanenti squadre, la nazionale italiana che schierava Edoardo Affini, Davide Martinelli ed Elia Viviani per il terzetto maschile, Elena Cecchini, Tatiana Guderzo ed Elisa Longo Borghini.
Fin dalle prime battute si è capito che gli azzurri erano partiti con intenzioni bellicose. Il loro primo passaggio all’intertempo ha fatto segnare il miglior tempo, corretto successivamente da un’Olanda in condizione super. La prova degli azzurri è comunque proseguita in maniera lineare, rimanendo sempre ai piani nobili della classifica provvisoria. Altro miglior tempo provvisorio è stato quello fatto segnare dalle ragazze al loro passaggio all’intertempo, corretto anche questo dalle solite olandesi. Il “fattaccio” che è costato il debutto con medaglia alle ragazze e ai ragazzi in maglia azzurra ha visto protagonista Elisa Longo Borghini, vittima di una foratura quando mancavano meno di 6 km al termine della prova, quando più che concrete erano le possibilità di salire sul podio. Successivamente la piemontese ha messo in mostra tutto il suo stato di forma riuscendo a riportarsi sulle compagne e riuscendo a dare ancora il suo apporto nelle ultimissime fasi finali.
La lotta per il podio ha visto così tornare in lizza le padroni di casa che, dopo essere rimaste sempre in testa alla classifica provvisoria, sono comunque salite sul terzo gradino del podio in questa gara al debutto mondiale. L’oro è andato alla selezione olandese che ha firmato tutti e quattro i migliori tempi nei rilevamenti sul percorso. Medaglia d’argento alla Germania che, nonostante abbia perso per strada un certo Tony Martin, ha centrato il secondo posto.
Dopo questo esordio di una prova già conosciuta nel Mondo della mountain-bike e che aveva visto il suo esordio su strada ai recenti Campionati Europei, la rassegna iridata proseguirà con le prove individuali contro il tempo. Le prime a gareggiare domani saranno le donne della categoria juniores, impegnate in mattinata ad Harrogate sui 13,7 km; la distanza sarà doppia, invece, per gli uomini juniores che correranno nel pomeriggio. Martedì sarà la volta della Donne Elite e degli Under23 maschili, mentre mercoledì la gara degli Elite Maschili metterà fine alla serie dedicata alle cronometro e lascerà la scena alle prove in linea.

Mario Prato

La nazionale olandese è la prima formazione al mondo a imporsi ai mondiali nella neonata staffetta mista (foto Bettini)

La nazionale olandese è la prima formazione al mondo a imporsi ai mondiali nella "neonata" staffetta mista (foto Bettini)

PRIMUS CLASSIC: IL BELGA THEUNS OFFRE 1000 BIRRE GRATIS

settembre 22, 2019 by Redazione  
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Nella nona edizione della Primus Classic la vittoria va al belga Theuns (Trek-Segafredo) e così, come da promessa, il birrificio Haacht che organizza la gara ha dovuto offrire 1000 birre Primus ad alcuni fortunati tifosi.

Nonostante il parco dei corridori sia folto di grandi nomi in piena preparazione mondiale – citiamo Petes Sagan (Bora-Hansgrohe), Greg Van Avermaet (CCC Team) e Mathieu Van der Poel (Coredon-Circus), a spuntarla è il belga Dylan Theuns, che corona l’ottima tattica della Trek-Segafredo per anticipare la volata.
La corsa è stata caratterizzata dalla lunga fuga di due corridori, Michael Schär e Nathan Van Hooydonck, compagni di squadra al CCC Team che procedono con ottimo accordo fino ai meno 7 dal traguardo, nonostante un tentativo dei migliori elementi del gruppo quando al traguardo mancavano poco meno di 50 chilometri.

Ripresi i due la volata sembra scontata, ma la tattica vincente della Trek-Segafredo prevede prima un attacco di Jasper Stuyven e, ripreso questo, è il turno di Theuns. L’attacco sfalda il gruppo e l’inseguimento, vano, è lanciato da Sagan al servizio di Pascal Ackermann. Proprio il tedesco si vedrà beffato per non più di una quindicina di metri sul traguardo e dovrà accontentarsi del secondo posto, con buona pace del birrificio che dovrà elargire le 1000 birre gratis.

Jasper De Buyst (Lotto Soudal) giunge terzo, rimanendo in scia ad Ackermann mentre più staccati transitano sulla linea d’arrivo Dylan Groenewegen (Jumbo Visma), Timothy Dupont (Wanty – Gobert Cycling Team), Jakub Mareczko (CCC Team), Van Avermaet, Giacomo Nizzolo (Dimension Data), Mike Teunissen (Jumbo Visma) e Cyril Lemoine (Cofidis).

Andrea Mastrangelo

Primus Classic, ledizione 2019 è di Dylan Teuns (foto Bettini)

Primus Classic, l'edizione 2019 è di Dylan Teuns (foto Bettini)

MEMORIAL PANTANI, LUTSENKO ALLUNGA E RADDOPIA

settembre 21, 2019 by Redazione  
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Dopo la Coppa Sabatini conquistata l’altro ieri, il kazako Alexey Lutsenko fa suo anche il Memoria lMarco Pantani.

Alexey Lutsenko (Astana), dopo aver vinto la Coppa Sabatini giovedì conquista anche la sedicesima edizione del Memorial Marco Pantani, corsa di 200 Km chilometri dall’alto valore affettivo dedicata al fuoriclasse di Cesenatico, come sempre città dove è posta la sede d’arrivo. Era anche la corsa nella qaule il CT della Nazionale Italiana Davide Cassani scioglieva le ultime riserve per scegliere i corridori che difenderanno i colori azzurri nel Mondiale in programma da domani a domenica 29 nello Yorkshire. La startlist al via era d’alto livello e, oltre ad Lutsenko, in grande forma e uno dei protagonisti più attesi domenica prossima, si schieravano ai nastri di partenza Vincenzo Nibali e Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida), Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) e gli ultimi vincitori del Tour de France Egan Bernal (Team Ineos) e del Giro delle Fiande Alberto Bettiol (EF Education First). Presente anche Giovanni Visconti (Neri Sottoli – Selle Italia), vincitore del Giro della Toscana qualche gorno fa. Tra le squadre alla partenza la selezione italiana scelta per l’occassione da Cassani era composta da sette elementi tra i quali spiccavano Davide Formolo, Kristian Sbaragli, Fabio Felline e Davide Cimolai. Era, invece assente Davide Ballerini (Astana), vincitore l’anno scorso in maglia di questa gara, quando ancora vestiva le insegne dell’Androni Giocattoli-Sidermec.
Partenza come da programma alle ore 11,15 dalla centralissima Via Roma a Castrocaro Terme, dove si percorreva un circuito cittadino di 3,8 km da ripetere 5 volte. Nelle prime fasi non si registrava nessun tentativo di fuga, anche per il fatto che il gruppo procedeva ritmo molto sostenuto. Appena il gruppo lasciava Castrocaro e il tracciato e iniziava ad incontrare le colline romagnole, partiva la prima fuga di giornata grazie ad una bella azione di Diego Rosa (Team Ineos). Seguivano il corridore piemontese altri sette ciclisti e così al chilometro 20 si forma un gruppo di otto attaccanti: Rosa, Simone Consonni (UAE-Team Emirates), Mattia Bais (Androni Giocattoli), Quentin Pacher (Vital Concept), Romain Sicard (Total Direct Énergie), Guillame Martin (Wanty-Gobert), Romain Le Roux (Arkéa-Samsic) e Filippo Zana (Sangemini – Trevigiani – MG.Kvis). Il gruppo controllato da Bahrain-Merida e Nippo Vini Fantini Faizanè, controllava a debita distanza. Era un buon segnale di riscatto per Diego Rosa, che dal prossimo anno vestirà la maglia dellìArkéa Samsic, fautore della prima fuga della corsa. Il corridore originario di Corneliano d’Alba veniva da una stagione anonima, nella quale i risultati sulla strada non rappresentavano il suo vero valore.
Affrontate le salite di Teodorano e di Monte Cavallo si entrava nell’ampio circuito di Montevecchio, 35,6 chilometri da percorrere 3 volte caratterizzato da una salita di 5 chilometri con pendenza media del 6%. Bais, oggi anche il suo onomastico, a sorpresa era il primo dei fuggitivi a transitare sul GPM di Montevecchio, sia al primo, sia al secondo passaggio. Il gruppo, sfilacciato a 4′30” di ritardo, era tirato dalla Neri Sottoli e già faceva registrare numerosi ritiri (il nome più eccellenti era quello di Sacha Modolo (EF Education First), protagonista di una stagione negativa). Nel terzo giro di circuito Pacher perdeva le ruote dei fuggitivi e veniva ripreso dal gruppo, Martin passava per primo all’ultimo scollinamento e, seguito da Diego Rosa, allungava sugli ex compagni di fuga. Nel gruppo iniziavano le varie scaramucce, con Formolo, Ulissi, Lutsenko e Carlos Betancur (Movistar) che provavano senza successo ad evadere. La media della corsa dopo 3 ore di gara era di 38,700 km/h, segno dell’intensità e della fame di vittoria che ci stavano mettendo i protagonisti odierni. A meno di 50 chilometri dall’arrivo Rosa e Martin conservavano 55” di vantaggio sul gruppo, ora tirato in prima persona da Vincenzo Nibali, che si era tagliato fuori dal mondiale e che oggi con molta umiltà si era messo a disposizione del compagno di squadra, nonché capitano odierno, Sonny Colbrelli. Successivamente aii due in testa alla corsa si aggiungeva Alexis Guérin della Delko Marseille e si costituiva un terzetto che entrava nel circuito finale di Cesenatico, 5 chilometri da ripetere 4 volte, con un vantaggio di 13” sugli inseguitori. Tale gap scendeva a 8” al termine del secondo giro di circuito, ancora una volta grazie al lavoro della Bahrain-Merida; ma quando il team arabo allentava la corda e nessun altro prendeva in mano le redini dell’inseguimento, il distacco ritornava a salire vertiginosamente, tanto si arrivavano a toccare i 40”. Il rerzetto all’attacco era ben motivato, con Rosa che dava il tutto per tutto, Martin che voleva ripetersi anche in Romagna dopo aver vinto ad aprile una tappa del Giro di Sicilia e Guérin che era ancora alla caccia del primo successo stagionale
All’ultimo giro di circuito il vantaggio toccava i 25”, mentre il gruppo vedeva in testa alternarsi Bahrain-Merida, Astana e nazionale italiana e sembrava tutto pronto per un finale nel segno dei fuggitivi. A tre chilometri dalla linea d’arrivo, quando il lorovantaggio era ancora di 20”, nel gruppo attaccava con decisione Lutsenko. Il kazako che solo due giorni fa aveva vinto la Coppa Sabatini, capendo che per provare ad aggiudicarsi la corsa doveva contare solo sulle proprie capacità e che nessun gregario ce l’avrebbe fatta ad agguantare i fuggitivi, attaccava con decisione staccando tutti. A 2 chilometri dall’arrivo Rosa e compagni conservavano 13” di vantaggio, ma la stanchezza da un lato e la grandissima forma di Lutsenko dall’altra facevano in modo che a 500 metri dal traguardo venissero ripresi dal già vincitore del Tour of Oman e dell’Arctic Race. In volata Lutsenko aveva la meglio sui diretti rivali, mentre Rosa si doveva accontentare solo del secondo posto. Il terzo posto andava a Martin mentre Consonni, quarto, precedeva allo sprint Colbrelli. Sesto posto per Visconti, mentre Sbaragli al nono posto era il primo all’arrivo della selezione italiana. Grande vittoria di Lutsenko che dimostrava ancora una volta di avere una condizione straordinaria, kazako che sarà uno dei favoriti per il mondiale nello Yorkshire,e che ai microfoni della stampa a fine corsa ringraziava il proprio DS Giuseppe Martinelli per averlo spronato e invitato ad attaccare a quasi 2 chilometri dall’arrivo, quando lui stesso aveva perso le speranze.

Luigi Giglio

Due giorni dopo la vittoria alla Coppa Sabatini Alexey Lutsenko vince anche il Memorial Pantani (foto Bettini)

Due giorni dopo la vittoria alla Coppa Sabatini Alexey Lutsenko vince anche il Memorial Pantani (foto Bettini)

COPPA SABATINI, ASSOLO DI LUTSENKO

settembre 19, 2019 by Redazione  
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Alexey Lutsenko vince in solitaria la classica toscana. Alle sue spalle Sonny Colbrelli regola la volata per il secondo posto davanti a Simone Velasco

La corsa toscana si snoda in un circuito disegnato intorno al borgo di Peccioli e anche quest’anno vede un parco partenti di tutto rispetto. A dimostrarlo è la fuga di giornata, perchè ci sono corridori del calibro di Davide Formolo (nazionale italiana) ed Egan Bernal (Team Ineos) nel nutrito drappello che si forma al comando, composto anche da Sho Hatsuyama (Nippo-Fantini-Faizanè), Dmitri Grudzev e Alexey Lutsenko (Astana), Antonio Nibali (Bahrain-Merida), Simone Petilli (UAE-Team Emirates), Stefan Bissegger (nazionale elvetica), Simone Ravanelli (Androni-Sidermec), Lorenzo Fortunato (Neri – Selle Italia – KTM), Anthony Delaplace (Arkéa-Samsic), Alessandro Fedeli (Delko Marseille Provence), Evgeny Shalunov (Gazprom-RusVelo), Natnael Berhane (Cofidis), Fabien Doubey (Wanty-Gobert), Simon Pellaud e Anthony Rappo (IAM Excelsior).
Il gruppo, però, non lascia loro troppo spazio, controllando il vantaggio nell’ordine massimo dei 2 minuti. Quando il ritmo imposto dalla Bahrain – Merida sembra condurre al ricongiungimento ecco che davanti Lutsenko si gioca le sue carte in salita, facendo il vuoto. Alle sue spalle resistono soltanto Bernal, Bisseger, Doubey, Fedeli, Formolo, Nibali, Petilli e Ravanelli, i quali non trovano l’accordo e finiscono ben presto a quasi un minuto di distanza dal portacolori dell’Astana.
Dietro, intanto, c’è fermento in testa al plotone, causato dall’attacco a 3 giri dalla fine di un ispirato Alberto Bettiol (EF Education First): il suo tentativo porta via Jhonatan Narváez (Team Ineos), Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida), Michael Albasini (nazionale elvetica), Andrea Vendrame (Androni-Sidermec), Mauro Finetto (Delko Marseille Provence), Nikolai Cherkasov (Gazprom-Rusvelo), Davide Cimolai e Kristian Sbaragli (Israel Cycling Academy), Simone Velasco e Giovanni Visconti (Neri-Selle-Italia).
Lutsenko, dal canto suo, continua a pedalare con un gran colpo di pedale e alle sue spalle i 2 gruppi inseguitori vivono di scatti e controscatti che ne favoriscono la fuga.
Nel corso dell’ultima tornata il suo vantaggio sui più immediati inseguitori è ancora oltre il minuto, margine sufficiente per permettergli di transitare in solitaria a braccia alzate alla bandiera a scacchi.
Alle sue spalle il drappello fuoriuscito dal plotone riesce a chiudere sul gruppetto di Bernal ed è un gioco da ragazzi per Colbrelli regolare la volata per il secondo posto, stesso risultato delle ultime tre edizioni dopo la vittoria nel 2014. Chiude il podio Simone Velasco.

Lorenzo Alessandri

Lutsenko vince la Coppa Sabatini (foto Bettini)

Lutsenko vince la Coppa Sabatini (foto Bettini)

VISCONTI, IL “VECCHIETTO” LASCIA IL SEGNO IN TOSCANA

settembre 18, 2019 by Redazione  
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Giovanni Visconti vince la corsa toscana davanti ad Egan Bernal e Nikolay Cherkasov.

Settembre storicamente è mese di corse di avvicinamento a quelle ben più importanti di autunno, che chiudono la stagione. Una di queste è il comunque prestigioso Giro di Toscana, che ogni anno vede la partecipazione di nomi illustri.
Nell’edizione 2019 evade nelle battute iniziali una fuga composta da Zhandos Bizhigitov (Astana), Edoardo Zardini (Neri Sottoli – Selle Italia – KTM), Alexis Guérin (Delko Marseille Provence), Simon Pellaud (IAM Excelsior) e Filippo Zana (Sangemini – Trevigiani), nonostante una prima ora di corsa a ritmi forsennati.
Dietro il gruppo lascia e i cinque in avanscoperta guadagnano fino 6 minuti, mentre dietro controlla la Neri Sottoli Nel corso della seconda ascesa al Monte Serra il ritmo sale in modo violento e il vantaggio si sgretola fino a soli 2 minuti, grazie anche all’importante aiuto messo in atto dal Team Ineos.
All’ultimo giro il gruppo inizia l’ascesa al Serra con meno di un minuto di distacco dalla testa della corsa. Prima dello scollinamento il lavoro viene concretizzato da un attacco di Diego Rosa (Team Ineos) che apre le porte a quello del suo capitano Egan Bernal, che se ne va portandosi dietro, in un primo momento, il solo Nikolay Cherkasov (Gazprom-RusVelo).
Sui due al comando riescono a rientrare in discesa Giovanni Visconti (Neri Sottoli-Selle Italia-KTM) e Pierpaolo Ficara (nazionale italiana). Ai -20 Km si forma dunque un quartetto al comando che viaggia con circa 30” sugli immediati inseguitori, un plotoncino di una quindicina di unità che non riesce a trovare l’intesa.
È volata a quattro per la vittoria: il vincitore dell’ultimo Tour de Franxce parte lungo per provare ad anticipare gli avversari, ma Visconti è bravo a prendergli la ruota e saltarlo ai -50 metri, mentre alle loro spalle chiude il podio un arreso Cherkasov.
Per il “vecchietto” – come si è autodefinito il vincitore di giornata nel dopo gara – Giovanni Visconti si tratta di segnali incoraggianti anche in vista di una possibile convocazione ai mondiali di fine mese.

Lorenzo Alessandri

Giovannu Visconti vince il Giro di Toscana - Memorial Alfredo Martini 2019 (foto Bettini)

Giovannu Visconti vince il Giro di Toscana - Memorial Alfredo Martini 2019 (foto Bettini)

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