UNA STAGIONE UAE – 6 APRILE 2025: GIRO DELLE FIANDRE

novembre 5, 2025 by Redazione  
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Dopo le prime corse a marzo si entra nel vivo della stagione della grandi classiche del nord con le prestigiose gare che da sempre imperlano il calendario del mese di aprile. Si inizia con il Giro delle Fiandre dove l’atteso Tadej Pogar collezione un prestigioso bis nella corsa fiamminga, 24 mesi dopo il successo conseguito nel 2023

POGACAR – VAN DER POEL 1 – 1, LO SLOVENO STACCA TUTTI SUL VECCHIO KWAREMONT

Dopo la sconfitta alla Sanremo Pogacar rende pan per focaccia al rivale olandese e stavolta, dopo molti tentativi, riesce a levarsi di ruota il più temibile avversario delle classiche di primavera. Neppure il lavoro di un fuoriclasse come Van Aert consente al gruppo inseguitore di avvicinarsi al campione del mondo, che mette in bacheca l’ottava monumento della carriera.

La sfida a a due che sta caratterizzando la stagione della classiche di primavera si ripeterà domenica prossima sui tratti di pavè della edizione 2025 della Parigi-Roubaix, alla quale Tadej Pogacar (UAE Team Emirates – XRG) parteciperà per la prima volta.
L’Inferno del Nord non presenta un percorso adatto alla caratteristiche dell’iridato ma, si sa, quando Pogacar decide di partecipare ad una corsa non lo fa per andare a fare esperienza ma punta sempre e comunque alla vittoria.
Pogacar si presenterà sulle pietre dopo aver pareggiato i conti al Giro delle Fiandre con il vincitore delle ultime due edizioni Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck), che lo aveva sconfitto due settimane fa alla Milano-Sanremo dopo essere riuscito a resistere agli attacchi portati dallo sloveno sulla Cipressa e sul Poggio.
La “classicissima”, però, non presenta pendenze sulle quali fare agevolmente la differenza ed è quindi difficile, anche per un fuoriclasse come Pogacar, riuscire a fare la differenza; al contrario, sui muri delle Fiandre i continui attacchi hanno alla fine sfiancato tutti e, una volta che Pogacar si è levato di ruota i più pericolosi rivali, lo sloveno si è involato verso il traguardo nonostante l’inseguimento condotto da un altro pezzo da 90 come Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike)
La sfida, dunque, continua, ma oggi si è avuta una chiara dimostrazione che lo stato di forma del capitano della UAE non è, fino a questo momento, inferiore a quello dello scorso anno; anzi, il campione del mondo si sta dimostrando anche più maturo e pronto alla sfida più difficile sulle pietre.
Oggi, in corsa, Pogacar ha perso diversi compagni coinvolti in cadute ma, una volta chiuso sui tentativi di attacco da lontano, ha iniziato una girandola di scatti tutti rintuzzati da Van der Poel, fino al terzo passaggio sul vecchio Kwaremont, dove è partito in contropiede su un attacco di Van Aert, riuscendo a levarsi di ruota anche l’olandese.
A quel punto gli avversari, che si erano un po’ sfilacciati, si sono ricompattati in un quartetto che contemplava anche Jasper Stuyven e Mads Pedersen (Lidl – Trek), ma non sono riusciti a trovare un accordo e così l’inseguimento è stato condotto soprattutto da Van Aert, che ha dato l’impressione di averne di più rispetto a Van der Poel (comunque alla fine arrivato sul podio alla spalle di Stuyven, precedendo proprio il belga).
Dopo i primi cinque sono giunti al traguardo Tiesj Benoot (Team Visma | Lease a Bike) e Stefan Kung (Groupama – FDJ), ultimi superstiti del primo contrattacco, mentre Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che era stato riassorbito dal gruppo, ha conquistando l’ottava posizione; la top ten che è stata chiusa dallo spagnolo Iván García (Movistar) e dal nostro Davide Ballerini (XDS Astana Team)
Subito dopo la partenza di Bruges sono in molti a provarci, ma il tentativo buono è quello animato da Elmar Reinders (Jayco AlUla), Alessandro Romele (Astana), Connor Swift (INEOS), Rory Townsend (Q36.5), Marco Haller (Tudor), Victor Vercouille (Team Flanders), Sean Flynn e Timo Roosen (Picnic).
La UAE e la Alpecin mettono in testa i loro uomini per tenere la fuga sotto controllo. Dopo il primo muro si verifica una caduta a centrogruppo in cui resta coinvolto senza conseguenze anche Van der Poel, mentre due uomini di Pogacar (Wellens e Narvaez) escono malconci dal capitombolo andando a complicare i piani dell’iridato.
Sul Molenberg nasce un tentativo di contrattacco promosso da Ballerini al quale aderiscono anche Vito Braet (Intermarché – Wanty), Küng e Benoot. Intorno ai -100 sul terzetto si riportano Ganna, Matteo Trentin (Tudor), Daan Hoole (Lidl Trek) e Quinten Hermans (Alpecin), mentre i battistrada, che conservano solo 25 secondi di margine, vedono la loro sorte inesorabilmente segnata.
La presenza di un uomo dell’Alpecin tra i contrattaccanti fa ricadere il peso dell’inseguimento sulla UAE. Pogacar a questo punto decide si aprire le danze lungo la seconda ascesa al vecchio Kwaremont e sulle sue ruote saltano senza indugio Matteo Jorgenson (Team Visma | Lease a Bike), Van Aert, Pedersen e Van der Poel.
Mentre davanti resistono Ganna, Ballerini, Trentin, Benoot, Hoole e Küng, tra i più immediati inseguitori infuria la battaglia sul Paterberg e sul Koppenberg, con Pogacar e Van der Poel che se le danno di santa ragione e sembrano i più brillanti.
Dopo il Koppenberg gli inseguitori si ricompattano e ai -40 raggiungono la testa della corsa, andando a formare un drappello di tredici uomini Van der Poel, Pogacar, van Aert, Ganna, Küng, Pedersen, Hoole, Stuyven, Trentin, Benoot, Jorgenson, Haller e Ballerini.
Sui successivi muri – Steenbeekdries, Taaienberg e Oude Kruisberg – Pogacar attacca a testa bassa ma trova sempre qualcuno in grado di rispondere; in particolare Van der Poel rimane da solo con lui per qualche chilometro, prima del rientro di Stuyven, Pedersen e Van Aert in vista dell’ultimo passaggio sul vecchio Kwaremont.
Il primo ad attaccare è Van Aert, ma Pogacar parte per la quinta volta e passa il belga a doppia velocità e stavolta anche Van der Poel, che pure aveva provato a rispondere, deve cedere e paga lo sforzo perché da qui in avanti non riuscirà a dar linfa al tentativo di rientro.
L’inseguimento è vano perché lo sloveno continua ad incrementare il vantaggio e va a vincere la Ronde edizione 2025 con un minuto su Stuyven, che riesce a conquistare la piazza d’onore anticipando lo sprint. Van der Poel si consola con gradino più basso del podio, come aveva fatto il suo rivale sul traguardo di Sanremo.
La sfida è di nuovo in parità e la prossima puntata sarà sulle pietre della Roubiax, dove il grande favorito sarà l’olandese vincitore delle ultime due edizioni.

Benedetto Ciccarone

Pogacar aggiunge un'altra perla alla sua carriera vincento il Giro delle Fiandre 2025 (Getty Images)

Pogacar aggiunge unaltra perla alla sua carriera vincento il Giro delle Fiandre 2025 (Getty Images)[/caption

UNA STAGIONE UAE – 27 E 29 MARZO 2025: 3a E 5a TAPPA SETTIMANA COPPI E BARTALI

novembre 4, 2025 by Redazione  
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Negli stessi giorni del Giro di Catalogna si corre in Italia una corsa a tappe “minore”, la Settimana Internazionale Coppi e Bartali. Nonostante militi in una categoria bassa, lontana da fasti delle gare WorldTour e ProSeries, è una corsa che in passato è stata “visitata” anche da squadre appartenti ai circuiti maggiori e anche la UAE – in queste ore impegnata non solo in Spagna ma anche in Belgio – che ci manda tra gli altri Jay Vine, l’australiano che nei primi 4 anni da professionista 2 tappe di montagna alla Vuelta del 2024, corsa nella quale si è imposto nella classifica degli scalatori. E’ lui, infatti, uno dei corridori più qualificati al via della corsa emiliana, nella quale si imporrà in due delle frazioni più impegnative, pur non riuscendo a fare sua la classifica finale a causa dei distacchi patiti nelle altre tappe

TERZA TAPPA

VINE BRINDA A CESENA, SHEFFIELD NUOVO LEADER DELLA COPPI E BARTALI

Il maltempo stravolge la classifica della Settimana Coppi e Bartali, con il leader della classifica generale “sprofondato” a quasi 10 minuti dal nuovo padrone della corsa, lo statunitense Magnus Sheffield. Vittoria di tappa per l’australiano Jay Vine

La terza tappa della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali parte, come la seconda, da Riccione e segue un percorso non troppo diverso, dirigendosi subito verso l’entroterra appenninico – dove non mancano i saliscendi, per concludersi a Cesena dopo 142 chilometri. Nei pressi dell’arrivo si trova un circuito di 15 chilometri, da ripetere tre volte, che presenta una salita molto impegnativa verso il borgo di Sorrivoli: 1,3 chilometri all’11% con un tratto finale al 15%, un vero “muro” che in una classica potrebbe fare la selezione decisiva e che verrà affrontato per l’ultima volta a 33 chilometri dal traguardo. A questo punto i corridori scenderanno una prima volta a Cesena, per poi affrontare un’altra salita, lunga ma non impegnativa, diretta al paese di Diolaguardia, 8 chilometri al 3,5%. Solo dopo i successivi 14 chilometri, quasi tutti in discesa, i corridori arriveranno, per la seconda e ultima volta, al traguardo di Cesena dove la tappa si concluderà: la lunga discesa, se le salite non avranno fatto una selezione importante, potrebbero favorire i ricongiungimenti, forse anche un arrivo in volata.
Si parte alle 12.30 con la pioggia, che tormenterà i corridori sino al traguardo, e con l’inglese Paul Double (Team Jayco AlUla), vincitore della tappa di ieri, al comando della classifica generale. Secondo è il giovanissimo talento belga Jarno Widar (Lotto Development Team»Team Jayco AlUla), l’anno scorso vincitore del Giro “Next Gen” (una volta Giro d’Italia per dilettanti), terzo il nostro esperto Diego Ulissi (XDS Astana Team), corridore ormai al tramonto di una buona carriera ma pur sempre tra i favoriti di una corsa non troppo impegnativa come è appunto questa breve gara a tappe. La fuga di giornata parte dopo una decina di chilometri e include tre corridori semisconosciuti, tranne forse l’italiano Alexander Konychev (Team Vorarlberg), figlio del celebre Dmitri Konychev (del quale non ha, almeno sinora, rinverdito i fasti). Dopo un po’ di bagarre il gruppetto di fuggitivi aumenta a quattro unità, mentre il loro vantaggio cresce progressivamente sino a raggiungere i tre minuti. La situazione resta tranquilla sino all’ingresso nel circuito di Sorrivoli, quando il percorso si fa più duro e il vantaggio si dimezza. Nel corso del primo giro poco cambia: uno dei quattro, il francese Alex Baudin (EF Education – EasyPost), cede sulla salita e viene riassorbito dal gruppo, che intanto riduce il distacco a circa un minuto. Il secondo passaggio sul “muro” di Sorrivoli vede transitare in solitaria l’olandese Pascal Eenkhoorn (Soudal Quick-Step), seguito a mezzo minuto dai rimanenti due compagni di fuga, prima lo spagnolo Marcel Camprubí (Q36.5 Pro Cycling Team) e poi Konychev, in difficoltà sulle ultime rampe della salita. Il gruppo passa a un minuto e riassorbe ben presto Konychev; nel corso del terzo giro, almeno sino all’inizio del “muro”, la situazione non cambia. La terza salita a Sorrivoli, tuttavia, si rivela fatale ai due superstiti della fuga, che vengono ripresi ben prima di arrivare in cima. Di conseguenza il gruppo, o meglio quei trenta di corridori che hanno tenuto duro senza farsi scoraggiare dalla pioggia, dal freddo e dalle salite, transita compatto in cima, con lo sprint che viene vinto da uno degli uomini di punta della UAE Team Emirates – XRG, l’australiano Jay Vine. Sulla successiva salita di Diolaguardia Vine insiste nel forcing e riesce ad avvantaggiarsi in compagnia del belga Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step); si viene a sapere che nel gruppo, che continua ad assottigliarsi, non è presente il leader della classifica, ma non è chiaro chi sia destinato a prenderne il posto. La coppia di testa percorre la salita a buona andatura, ma in prossimità della cima Vansevenant cede e viene riassorbito dal gruppo; Vine passa quindi da solo e transita con una quindicina di secondi di vantaggio, che poi mantiene nel corso della lunga discesa successiva. Il gruppo, ormai ridotto a una quindicina di corridori, decide di non correre troppi rischi sull’asfalto scivoloso e così Vine, nonostante sia a sua volta molto prudente, può avvantaggiarsi ulteriormente, finendo per vincere con tutta tranquillità e con 25 secondi di vantaggio sugli inseguitori, regolati in volata dall’americano Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers) davanti al nostro Simone Velasco (XDS Astana Team). Per riuscire a stilare l’ordine di arrivo e la nuova classifica generale bisogna aspettare ben due ore: il maltempo, oltre ad aver condizionato lo svolgimento della tappa, poco movimentata, sembra aver confuso le idee anche a giudici e cronometristi. Alla fine si scopre che proprio Sheffield diventa il nuovo leader della classifica, dal momento che Ulissi è arrivato a ridosso del gruppo dei primi, ma staccato di 18 secondi, e Widar è sprofondato, in compagnia di Double, a oltre 10 minuti. Ben 20 corridori finiscono fuori tempo massimo – tra questi Baudin – e un’altra dozzina è costretta al ritiro, a riprova delle condizioni davvero difficili in cui si è corso oggi. Domani altra tappa difficile, con arrivo e partenza nel paese di Brisighella, ai piedi dell’Appennino, e molte salite lungo il percorso: la classifica generale cortissima con i primi 13 racchiusi in 20 secondi e con gli abbuoni che valgono 10, 6 e 4 secondi ai primi tre piazzati, potrebbe cambiare nuovamente.

Andrea Carta

QUINTA TAPPA

SETTIMANA COPPI & BARTALI: BIS DI VINE NEL GIORNO DELLA CONSACRAZIONE DI TULETT

Il britannico Ben Tulett vince la 40a edizione della Settimana Coppi & Bartali e parla inglese anche il gradino più alto del podio della conclusiva frazione di Forlì, vinta dall’australiano Jay Vine (già primo un paio di giorni fa a Cesena)

La quinta e ultima tappa della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali mostra nuovamente l’abilità degli organizzatori di questa corsa nell’inventare percorsi sempre diversi e impegnativi. Questa volta i corridori dovranno percorrere una specie di flipper, nei 133 chilometri dalla partenza nel paese appenninico di Brisighella sino al traguardo di Forlì. Da Brisighella si scende rapidamente sulla via Emilia, che viene percorsa in direzione di Forlì ma poi, dopo neanche 10 chilometri, si torna a salire per entrare in un circuito sull’Appennino caratterizzato dalla salita al castello di Rocca delle Caminate (8 chilometri al 4%), da affrontare due volte. Si esce poi da questo circuito per raggiungerne ben presto un secondo, dove si affronta la salita al borgo di Polenta (solo 2,3 chilometri, ma all’8,5%). Terminato questo anello si ritorna nel precedente, ma stavolta la salita di Rocca delle Caminate viene affrontata da un versante più corto, già percorso in discesa dopo il primo passaggio (6,5 chilometri al 4.3%, con tratti al 10%); infine, dopo essere nuovamente usciti dal primo circuito, stavolta in direzione di Forlì, si scende rapidamente sino a tornare sulla via Emilia e finalmente raggiungere l’agognato traguardo, posto a circa 16 chilometri dall’ultimo GPM.
Sperando che anche oggi nessuno si perda all’interno del “flipper”, si parte alle 12.50 con l’ormai consueto brutto tempo (pioggerella inclusa) e con l’inglese Ben Tulett (Team Visma | Lease a Bike) al comando della classifica con 18 secondi sull’altro inglese Mark Donovan (Q36.5 Pro Cycling Team) e 23 sullo spagnolo Igor Arrieta (UAE Team Emirates – XR). Dopo una ventina di chilometri, quando la strada torna a salire, parte una prima fuga con nove corridori di secondo piano, che vengono ripresi non appena inizia la salita verso Rocca delle Caminate; abbandona la corsa, in questa fase, il nostro Alberto Bettiol (XDS Astana Team), campione italiano in carica che ben poco aveva combinato nei giorni scorsi. Lungo la discesa il gruppo si divide in due tronconi, mentre abbandona anche l’australiano Caleb Ewan (INEOS Grenadier), che aveva vinto in volata la prima tappa. Il secondo passaggio dalla Rocca delle Caminate prevede un GPM viene vinto allo sprint dal giovanissimo Enea Sambinello (UAE Team Emirates Gen Z). Si entra quindi nel secondo circuito con un primo gruppo composto da una trentina di corridori che procede ad un buon ritmo e impedisce ogni tentativo di fuga: a Polenta vince la volata un altro giovane, il nostro Alessandro Fancellu (JCL Team UKYO). Lungo la discesa il gruppo si riunisce e procede compatto per qualche chilometro; una nuova e decisiva frattura avviene lungo la salita del paese di Bertinoro, non classificata come GPM. Rimangono quindi in testa circa 25 corridori, fra cui tutti i primi della classifica generale, che si portano ben presto all’attacco dell’ultima salita di questa corsa, il terzo passaggio alla Rocca delle Caminate. Prima ancora di iniziare l’ascesa tenta la fuga il nostro Lorenzo Nespoli (MBH Bank Ballan CSB); dopo un paio di chilometri dal gruppo escono dapprima l’italiano Filippo D’Aiuto (Petrolike) e poi l’australiano Jay Vine (UAE Team Emirates – XRG), vincitore l’altroieri. Verso la cima della salita tenta la fuga anche l’americano Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers), oggi dodicesimo in classifica dopo aver perso ieri il primato, ma Tulett è lesto ad accordarsi alla sua ruota. Nel frattempo Vine e D’Aiuto si riportano su Nespoli, poi l’australiano prosegue da solo transitando primo al GPM. Al suo inseguimento vi sono ora due coppie, Nespoli-D’Aiuto e più indietro Sheffield-Tulett. Lungo la discesa il gruppo finisce per riassorbire a poco a poco tutti i fuggitivi tranne Vine che, con un’azione molto potente, simile a quella compiuta da lui stesso due giorni prima, arriva a guadagnare quasi un minuto. Nel finale il giovane talento belga Jarno Widar (Lotto Development Team) tenta di uscire a sua volta dal gruppo, ma viene ripreso, senza essere riuscito a riportarsi su Vine, a un centinaio di metri dal traguardo. L’australiano intanto è andato a vincere in tranquiliità, con 33 secondi sul gruppo regolato in volata dal nostro Davide Donati (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies) davanti al kazako Alexey Lutsenko (Israel – Premier Tech).
Resta immutata la classifica generale: Ben Tulett vince dunque la Settimana Coppi & Bartali con 18 secondi su Donovan e 23 su Arrieta (primo nella classifica dei giovani). Per Tulett, già secondo in questa corsa tre anni fa, si tratta certamente della vittoria di maggior prestigio della sua carriera, ancora acerba. Jay Vine, grazie alle due vittorie di tappa, vince la classifica a punti, mentre quella degli scalatori va allo spagnolo Marc Cabedo (JCL Team UKYO). Migliore degli italiani è Simone Velasco (XDS Astana Team), quinto. Ha pesato molto l’assenza di Christian Scaroni (XDS Astana Team), che sarebbe stato il naturale favorito di questa corsa e che, dopo una rovinosa caduta alle Strade Bianche, è stato sostituito dal compagno di squadra Diego Ulissi, che dopo un podio nella seconda tappa aveva fatto sperare i suoi tifosi, ma alla fine non è andato oltre il 15esimo posto. Delusione anche il per il campione italiano Bettiol, addirittura ritirato e che da tempo sembra aver smarrito il suo talento: il suo miglior risultato, dallo scorso mese di giugno, è stato un settimo posto al recente Trofeo Laigueglia.

Andrea Carta

Jay Vine bissa il successo di Cesena nella conclusiva frazione della corsa emiliana (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Jay Vine bissa il successo di Cesena nella conclusiva frazione della corsa emiliana (foto Dario Belingheri/Getty Images)

UNA STAGIONE UAE – 26 MARZO 2025: CLASSIC BRUGGE – DE PANNE

novembre 3, 2025 by Redazione  
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Il primo marzo è iniziata ufficialmente con la Omloop Nieuwsblad la “Campagna del Nord” e anche le classiche del Belgio sono ufficialmente nel mirino della UAE e soprattutto di Tadej Pogacar, che non ha fatto mistero di puntare su corse come il Giro delle Fiandre, la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi, prede che – come vedremo nei prossimi giorni – finiranno dritte nel carniere dello sloveno. Nell’attesa del Fiandre, programmato per il 6 aprile, la formazione emiratina si “concede” la Classic Brugge – De Panne, corsa erede della defunta “Tre giorni di La Panne” che fa gola ai velocisti e che vede filare più veloce di tutti il colombiano Juan Sebastián Molano, vincitore davanti al nostro Jonathan Milan. Per la UAE è festa doppia, perchè nelle stesso ore Juan Ayuso si impone nella prima tappa di montagna del Giro di Catalogna

ALLA BRUGGE – DE PANNE MOLANO BEFFA MILAN, MA QUANTE CADUTE!

Il colombiano dell’UAE Team Emirates – XRG anticipa tutti e fa il buco nella volata della semiclassica per velocisti in Belgio, con il friulano della Lidl-Trek che prova invano una rimonta. Tanti incidenti negli ultimi dieci chilometri, con tantissimi dei favoriti rimasti coinvolti: tra questi il campione europeo Tim Merlier, il connazionale Arnaud De Lie, campione nazionale belga, e l’olandese Olaf Kooij.

Alla Classic Brugge – De Panne 2025 va in scena il festival degli sprinter, ma le cadute nella fase finale di corsa hanno messo fuori causa molti di loro. Alla fine è Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) ad avere la meglio anticipando al momento giusto il resto dei corridori rimasti a giocarsi lo sprint, primo fra tutti Jonathan Milan (Lidl-Trek), secondo classificato e in fortissima rimonta.

Sulle strade vicine alla costa belga è il vento a fare da padrone di casa: niente muri o tratti di pavè, tutta pianura negli oltre 200 chilometri di corsa, ma un tortuoso circuito conclusivo che include il complicato rettilineo di De Moeren a rendere tosto il finale. Michel Lambrecht (Wagner Bazin WB), Antonio Morgado (UAE Team Emirates – XRG), Victor Vercouille (Flanders – Baloise), Joren Boem ed Harthijs De Vries (Unibet-Tietema Rockets) sono stati i componenti della fuga, con De Vries ultimo a mollare, provando l’azione solitaria negli ultimi quindici chilometri prima di essere ripreso a 2.500 metri dalla linea di arrivo.

Negli ultimi dieci chilometri comincia la serie di cadute che determinerà l’esito della corsa: nella prima resta coinvolto Alberto Dainese (Tudor Pro Cycling Team) e in seguito finiscono a terra Adrien Petit e Gerben Thijssen (Intermarchè-Wanty). Successivamente in una caduta che coinvolge mezzo gruppo finiscono tra gli altri a terra alcuni dei grandi favoriti per il successo, Olaf Kooij (Visma-Lease a Bike), Tim Merlier (Soudal Quickstep), Arnaud De Lie (Lotto)

Restano così in venti a giocarsi la volata e con grande furbizia Molano compie un’azione da finisseur nei 500 metri finali e a nulla vale il recupero potentissimo di Milan, che giunge secondo per una manciata di metri. Terzo posto per l’estone Madis Mihkels (EF Education – Easy Post).

Da segnalare anche la presenza al via da parte di Fabio Jakobsen, ma l’olandese del Team Picnic – PostNL è stato costretto al ritiro a causa di una condizione di forma ancora insufficiente, problema che l’ex campione europeo si porta dietro ormai da alcune stagioni e che è ancora senza soluzione migliorativa.

La settimana di gare World Tour in Belgio prosegue venerdì con il Gran Premio di Harelbeke (E3 Saxo Classic) e con la Gand – Wevelgem di domenica, le prime vere Classiche del Nord in avvicinamento al Giro delle Fiandre, in programma domenica 6 aprile.

Andrea Giorgini

Dopo un finale tormentato dalle cadute Molano vince in volata la semiclassica belga (Getty Images)

Dopo un finale tormentato dalle cadute Molano vince in volata la semiclassica belga (Getty Images)

UNA STAGIONE UAE – 26 MARZO 2025: 3a TAPPA GIRO DI CATALOGNA

novembre 2, 2025 by Redazione  
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Dopo la Sanremo le attenzione dei media ciclistici si spostano verso la Spagna, dove va in scena la 104a edizione del Giro della Catalogna. Nella lista dei favoriti compare ancora Juan Ayuso che, fresco vincitore della Tirreno-Adriatico, non si smentisce e si impone subito nella prima tappa di montagna, sul tradizionale traguardo della Molina. Stavolta, però, le cose non andranno bene come in Italia poichè già il giorno successivo dovrà cedere le insegne del primato a Primoz Roglic e alla fine sarà proprio lo sloveno a conquistare la corsa catalana, con soli 28 secondi vantaggio su Ayuso

AYUSO, TAPPA E MAGLIA A LA MOLINA. BATTUTO ROGLIC PER UNA QUESTIONE DI CENTIMETRI

Sull’arrivo in salita di La Molina, Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG) vince di pochi centimetri davanti a Primoz Roglic (Team Red Bull BORA Hansgrohe), mentre alle loro spalle si piazza Mikel Landa (Team Soudal Quick Step). Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana) si fa notare nel finale. Ayuso è la nuova maglia biancoverde

Al Giro di Catalogna si inizia a fare sul serio con la terza tappa da Viladecans a La Molina, che oltre ad essere la tappa più lunga della breve corsa catalana con oltre 218 km da percorrere, vede un finale davvero esigente con tre gpm che possono fare la differenza e scavare i primi veri distacchi in classifica generale. Al 99% Matthew Brennan (Team Visma Lease a Bike), attuale maglia biancoverde, cederà il simbolo del primato sulle spalle di un ciclista che punterà alla vittoria finale, anche perchè l’ultima salita si conclude sulla linea del traguardo. Sono perciò attesi i big, a cominciare da Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG) che ieri ha già guadagnato tre secondi d’abbuono sull’ultimo traguardo volante. La partenza era subito veloce ed il gruppo si allungava parecchio. Mats Wenzel (Team Kern Pharma) vinceva il primo traguardo volante di Molins de Rey posto al km 13.5. Il giovane olandese era affiancato, in questo tentativo d’attacco, da Geoffrey Bouchard (Decathlon AG2R La Mondiale Team) ed Edward Planckaert (Team Alpecin Deceuninck). I tre attaccanti erano ripresi dal gruppo dopo una ventina di km. Poco prima di affrontare il primo gpm del Coll d’Estenalles si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Lorenzo Germani (Team Groupama FDJ), Alex Molenaar (Team Caja Rural Seguros RGA) e Mats Wenzel, che ci riprovava con successo. Proprio Wenzel scollinava in prima posizione sul Coll d’Estenalles posto al km 57.7. Il ciclista olandese vinceva anche il successivo traguardo volante di Horta d’Avinyó posto al km 89.3. Seguiva una lunga fase interlocutoria dove il gruppo iniziava ad organizzarsi per rientrare sulla fuga, che al km 100 aveva ancora 5 minuti e 40 secondi di vantaggio. Wenzel scollinava in prima posizione sul gpm del Col de la Batalolla posto al km 154.5. All’inizio del successivo Coll de la Creueta il vantaggio dei quattro battistrada era di 2 minuti sul gruppo inseguitore. Armirail aumentava la cadenza delle pedalate e staccava i compagni di fuga mentre nel gruppo inseguitore tiravano gli uomini dell’UAE Team Emirates XRG e del Team Lotto. Il ciclista francese scollinava in prima posizione sul Coll de la Creueta posto al km 184. Proprio prima dello scollinamento da parte del gruppo, Lenny Martinez (Team Bahrain Victorious) era vittima di una caduta apparentemente senza conseguenze. Il francese rientrava in gruppo all’inizio della successiva discesa. Armirail veniva ripreso a circa 10 km dall’arrivo, quando la salita finale de La Monina era già iniziata da un paio di km. A circa 6 km dall’arrivo si avvantaggiavano Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), George Bennett (Team Israel Premier Tech) e Marc Soler (UAE Team Emirates XRG). Una violenta accelerazione del Team Lotto riportava il gruppetto degli inseguitori sui tre battistrada a circa 600 metri dall’arrivo. Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe) partiva ai meno 200 metri ma Juan Ayuso (UAE Team Emirates) restava attaccato alla sua ruota, affiancandolo e battendolo sulla linea del traguardo per una questione di centimetri. A 2 secondi di ritardo Mikel Landa (Team Soudal Quick Step) si piazzava in terza posizione mentre chiudevano la top five, a 4 secondi di ritardo da Ayuso, Lenny Martinez in quarta posizione ed Enric Mas (Team Movistar) in quinta posizione. Ayuso, oltre ad ottenere la quarta vittoria stagionale, balza al comando della classifica generale con 6 secondi di vantaggio su Roglic e 11 secondi di vantaggio su Landa. Domani è in programma la quarta tappa da Sant Vicenç de Castellet a Montserrat Mil·lenari di 188.7 km. Il percorso è molto vallonato e spicca la salita finale di Montserrat lunga 8.8 km al 6.5% di pendenza media. Sarà un nuovo banco di prova per i big di classifica che proveranno ad attaccare Ayuso.

Antonio Scarfone

Juan Ayuso vince a La Molina (foto: Getty Images)

Juan Ayuso vince a La Molina (foto: Getty Images)

TOUR DE FRANCE 2026: MOLTE SALITE, MOLTI DUBBI

novembre 1, 2025 by Redazione  
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Il percorso della Grande Boucle, presentato il 23 ottobre scorso, si differenzia da quello dell’ultima edizione. Le salite inizieranno già dalla prime tappe, si affronteranno ben 5 catene montuose (Pirenei, Massiccio Centrale, Vosgi, Giura e Alpi) con moltissime tappe di montagna ma solo due autentici tapponi. Cronometro individuale interessante ma insufficiente, mentre in apertura è stata riproposta una scandalosa cronosquadre.

Di aspetti problematici il Tour de France 2026 ne presenta molti, anche se va apprezzato il fatto che, anche quest’anno, gli organizzatori abbiano voluto ridurre al minimo le tappe completamente pianeggianti e abbiano cercato di inserire quasi sempre delle difficoltà anche nelle tappe intermedie. Del resto, lo scorso anno, i primi 10 giorni, pur privi di tappe di montagna, hanno regalato grande spettacolo e battaglia tra gli uomini di classifica.
Le note dolenti sono invece le scelte sulle tappe di montagna.
Sono molto numerose (addirittura sette) ma solo 2 sono veri tapponi; inoltre alcune di esse si presentano scialbe e mal disegnate.
Si avranno solo una cronometro individuale di appena 26 chilometri alla sedicesima tappa, una sola tappa oltre i 200 Km e, soprattutto, una orrenda cronosquadre di apertura anche se parzialmente temperata dal fatto che ogni corridore sarà accreditato con il proprio tempo, circostanza che non toglie il fatto che sarà avvantaggiato comunque chi avrà gli uomini migliori per tirare nel tratto pianeggiante, ossia un ennesimo favore alle squadre economicamente più forti che già sono di per sé favorite dalle maggiori possibilità.
Come si diceva, la grande partenza vedrà una cronosquadre di 20 Km nel centro di Barcellona. Lo spettacolo del capoluogo catalano potrà ricompensare gli appassionati dello scempio di una cronosquadre. Nel finale ci sono due strappi ed è verosimile che la regola per cui ogni corridore sarà accreditato col proprio tempo porterà i gregari a sfinirsi sino ai piedi delle salite per permettere poi ai capitani di dare tutto nel finale: in concreto, ci saranno già dei distacchi significativi.
La seconda tappa che da Tarragona riporterà la corsa a Barcellona in 178 Km, si presenta molto interessante con un dislivello importante e un finale in circuito adatto a finisseur e a corridori coraggiosi. Il finale prevede per tre volte l’ascesa del Montjuic, uno strappo di 1,6 Km al 7,8% con punte del 19% e per due volte la Côte du Estadi Olimpic (600 mt al 5,5%). L’arrivo sarà posto soli 2 Km dopo l’ultimo passaggio sulla salita del Montjuc. Visto ciò che è andato in scena negli ultimi anni, non si possono escludere tentativi di colpi di mano nel finale, anche da parte di uomini di classifica.
L’ultimo atto della grande partenza (Granollers – Les Angles di 195 Km) porterà la carovana in Francia e i corridori sui Pirenei catalani. La salita principale è rappresentata dal Col de Toses (9 Km al 6,5% con 4 km al 9% medio) ma è posta molto lontano dal traguardo, mentre il finale vedrà in rapida successione il Col du Calvaire, salita lunga 15 Km ma molto dolce (4%), seguita da uno strappo di 2 Km al 4% non classificato come GPM e infine 1.7 Km al 7,6% per arrivare ai 1793 metri di Le Angles. Si tratta di una tappa da fughe, le salite non sono adatte a fare la differenza e al limite gli uomini di classifica potranno provare la sparata nell’ultimo chilometro.
Si continuerà con con una tappa da fughe da Carcassonne a Foix di 182 Km. Il percorso è decisamente accidentato e interessante. Dopo una prima parte con salite a quote collinari, si toccheranno gli 872 metri del Col de Coudons, che è comunque posto al termine di una salita di 19 Km, e soprattutto i 1047 metri del Col de Montségur (5,6 Km al 6.8). Dalla cima mancheranno 36 chilometri dall’arrivo e, considerata la collocazione alla quarta tappa, la non eccessiva durezza dell’ultima salita e la distanza dal traguardo, è da escludere un movimento dei big.
La quinta tappa da Lannemezan a Pau (158 km) dovrebbere essere la prima chance per i velocistim ma attenzione a tre brevi ascese, da affrontare una dietro l’altra, una fase che terminerà a 26 Km dall’arrivo.
La sesta tappa Pau – Gavarnie di 186 chilometri sarà una tappa pirenaica in piena regola, certamente più dura di quella con arrivo a Les Angles; tuttavia, dopo Aspin e Tourmalet il tracciato prevede una salita di 18 Km al 3,7% che scoraggerà certamente gli scalatori a provarci. Ovviamente, corridori completi come Pogacar potrebbero anche attaccare ma, anche in questo caso, siamo solo alla sesta tappa e per portare a buon esito un attacco del genere sarebbe necessario un grosso dispendio di energie.
Certamente per velocisti è, invece, la frazione successiva da Hagetmau a Bordeaux di 175 Km completamente pianeggiante ma, come di consueto, sarà necessario fare attenzione in caso di vento.
L’ottava tappa si affronterà tra Périgueux e Bergerac, compiendo un giro tortuoso e percorrendo 182 Km. La zona che ha spesso ospitato prove contro il tempo è vallonata ma non tanto da poter sottrarre la frazione allo sprint di gruppo.
La prima settimana si concluderà con la prima delle due tappe disegnate sul Massiccio Centrale, la MalemortUssel, 185 km adattI alle fughe e agli uomini coraggiosi. Si tratta di una frazione movimentata da con strappi continui e senza un metro di pianura. Non ci sono salite dure ma si tratta di una di quelle tappe in cui bisogna tenere gli occhi spalancati.
La seconda settimana si aprirà nel giorno dell’anniversario della presa della Bastiglia ed ecco una tappa che potrebbe provocare movimenti anche rilevanti in generale. Si sa che molti atleti, dopo il giorno di riposo, si trovano con le polveri bagnate ma la seconda giornata sul Massiccio Centrale potrebbe lasciare il segno. Numerose le salite in successione e senza tratti intermedi per rifiatare, anche se si inizierà tuttavia a fare sul serio solo negli ultimi 2 Km e mezzo del Puy Mary al 9% di pendenza media, che porteranno a scollinare i 1577 metri di quota. Subito dopo, si scalerà il Col de Pertus, soli 4,5 Km con una pendenza media superiore all’8%. L’ultima salita sarà quella verso i 1295 metri del Col de la Font de Cère, più facile delle precedenti (3,5 Km al 5,5%) ma collocata ad appena 3 Km dal traguardo di Le Lioran. Dal Puy Mary in avanti può succedere di tutto; gli appassionati ricorderanno l’attacco di Pogacar nel 2024 in una tappa con identico finale. Lo sloveno riuscì a staccare tutti ma andò in difficoltà e fu raggiunto da Jonas Vingegaard, che riuscì addirittura a batterlo in volata, conquistando la vittoria di tappa.
Spazio ai velocisti il giorno successivo con la Vichy Nevers (161 Km). La musica non cambierà neppure il giorno successivo, con la tappa che porterà gli atleti dal circuito automobilistico di Magny Cours a Chalon-sur-Saône dopo 180 Km di corsa.
Le difficoltà riprenderanno con la tappa numero 13 che porterà il Tour sui Vosgi e farà da preludio al tappone disegnato su questa stessa catena montuosa. La Dole – Belfort, inoltre sarà la tappa più lunga del Tour e l’unica che supererà, seppur di poco, i 200 Km. Il finale sarà caratterizzato dal Col des Croix, salita abbordabilissima, seguita dall’iconico Ballon d’Alsace (1171 metri di quota 9 Km al 6,8%). Le pendenze sono regolari sempre tra il 6% e l’8%, ma si tratta di una salita vera oltre che storica. Dalla cima mancheranno 30 Km dal traguardo ed è chiaro che non si tratterà né di un tappone, né dell’occasione più ghiotta per attaccare, ma non si può escludere qualche tentativo a sorpresa.
Il tappone su Vosgi, anche se di ridotto chilometraggio, è in programma il giorno successivo e proporrà 3800 metri di dislivello nei 155 Km da percorrere tra Mulhouse e Le Markstein. Si inizierà con la lunghissima salita del Grand Ballon, nettamente divisa in due spezzoni da un tratto interlocutorio di circa 5 km, quindi il Col du Page, di nuovo il Ballon d’Alsace e a seguiree l’accoppiata Col du Schirm – Col du Hundsruck che sono in realtà due spezzoni della stessa salita separati da un brevissimo tratto intermedio. In due parti è divisa anche l’ultima inedita ascesa, la più dura, sulla quale presumibilmente esploderà la battaglia. Il Col du Haag sarà raggiunto dopo una ascesa di 11 Km al 7,6 con un primo tratto di 3,6 Km al 9% e gli ultimi 1600 metri al 10,3%. Su questa salita, che poi altro non è che un versante secondario del già citato Grand Ballon, è possibile fare la differenza, considerato che il traguardo dista soli 5 Km dalla cima.
La seconda settimana si chiuderà con una frazione disegnata tra il massiccio del Giura e la catena alpina, la Champagnole Plateau de Solaisol di 183 Km. Si tratta di un arrivo in salita inedito e molto duro (11 Km al 9% medio) preceduto da continui saliscendi e in particolare dal Mont Salève (7,6 Km al 8,8%). Una tappa corsa a ritmi elevati si farà sentire sulla salita finale, che sarà certamente il punto per dare battaglia.
Dopo il secondo giorno di riposo, andrà in scena l’unica cronometro individuale di questo Tour, 26 Km da Évian-les-Bains a Thonon les Bains. Il percorso è molto bello, con una salita di 9 Km al 4,2% all’inizio poi discesa infine pianura con spettacolare finale sul lago Lemano, ma il chilometraggio è troppo ridotto per rappresentare una vera arma per i passisti. Potrebbe, tuttavia, influire la collocazione dopo il giorno di riposo anche perché, essendo una cronometro, non si potrà nemmeno cercare di sciogliersi nella prima parte di gara, ma si dovrà dare tutto sin da subito.
Ci si allonterà temporaneamente dalle Alpi con la Chambéry – Voiron di 180 Km, altra tappa da fughe con il Col des Prés nella parte iniziale a fare da trampolino di lancio e poi un percorso nervoso con uno strappo di 2,5 Km a 3 Km dall’arrivo, anche se la pendenza del 3,5% non potrà certo essere determinante.
Si tornerà sulle Alpi con la tappa numero 18 che sarà il primo atto del trittico finale, 185 Km da Voiron alla stazione invernale di Orcières-Merlette, posta a oltre 1800 metri di altitudine. Il percorso è nervoso ma senza grandi difficoltà e, verosimilmente, gli attacchi arriveranno sulla salita finale che misura 7 Km e presenta una pendenza media del 6,8%, quindi certamente non impossibile. I big potrebbero decidere di lasciar andare la fuga anche in considerazione dell’impegno che sarà richiesto dalle due tappe successive.
La Gap – Alp d’Huez misurerà solo 129 chilometri ma promette scintille con il Col de Noyer (7,3 Km all’8,2%) nella prima parte e il Col d’Ornon (5,6 Km al 6,2%) subito prima della ascesa alla mitica cima dei 21 tornanti. I numeri sono arcinoti ma vanno ripetuti, 14 Km all’8% medio per raggiungere i 1840 metri. Certamente ci saranno scintille su questa salita. Non si potrà bluffare, anche perché le energie a fine Tour cominceranno a scarseggiare e chissà che gli organizzatori, vedendo quest’anno un Pogacar meno pimpante nel finale, non abbiano deciso di concentrare le vere difficoltà nelle ultime due frazioni.
In effetti, la frazione numero 20 è il vero tappone di questo tour. 172 chilometri per tornare sull’Alpe d’Huez partendo da Le Bourg-d’Oisans, stavolta percorrendo un versante alternativo.
Si inizierà con la scalata alla Croix-de-Fer, salita interminabile di 25 Km divisa in tre tronconi separati da tratti in contropendenza che influiscono sulla pendenza media del 5,2%; successivamente si incontrerà la tradizionale accoppiata Télégraphe-Galibier, spesso teatro di grandi attacchi, quindi il Col de Sarenne, inserito anche nel Tour de France del 2013 (quando fu però percorso in discesa). Si tratta di una strada molto stretta e ripida, senza protezioni laterali, che si snoda in uno scenario di montagna arido e del tutto aperto fino ad arrivare ai 2000 metri del colle. Le pendenze sono severe ma non estreme, gli ultimi 4 chilometri sono però tutti intorno al 10% quindi, tenendo conto che siamo anche a fine Tour, le crisi saranno dietro l’angolo. Dopo lo scollinamento la strada continuerà a scorrere in alta quota con vari saliscendi fino ad andare a imboccare gli ultimi i 3,5 Km del versante classico. Il primo chilometro e mezzo di salita è al 9%, mentre i successivi 2 al 5%. Dal Col de Sarenne all’arrivo ci sono circa 14 chilometri che potrebbero dilatare non poco i distacchi eventualmente creatisi in salita.
La ventunesima tappa ed ultima tappa prima dell’arrivo a Parigi vedrà nuovamente i reduci della Grande Boucle affrontare la triplice ascesa a Montmartre, che lo nell’ultima frazione del 2025 ha dato risposte positive, anche se stavolta la cima dell’ultimo scollinamento si troverà molto più distante dal traguardo, per offrire qualche speranza in più ai velocisti.
Con la collocazione della tappa più dura al penultimo giorno e i Pirenei soft, sembra che gli organizzatori abbiano voluto proporre un Tour più aperto, tuttavia arrivi in salita come il Plateau de Solaisol potrebbero avere lo stesso copione di quanto visto quest’anno ad Hautacam. Va però anche detto che con un Tadej Pogacar al 100% non c’è percorso che tenga e che comunque la varietà di tappe mosse, da fuga o comunque adatte a imboscate, rende comunque la corsa interessante nonostante i vari punti oscuri illustrati.

Benedetto Ciccarone

La mitica salita dellAlpe dHuez vista dallalto (www.detoursenfrance.fr)

La mitica salita dell'Alpe d'Huez vista dall'alto (www.detoursenfrance.fr)

UNA STAGIONE UAE – 19 MARZO 2025: MILANO – TORINO

ottobre 31, 2025 by Redazione  
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Tira aria di Sanremo, la “Classicissima” sulla quale Tadej Pogacar ha messo gli occhi ma nella quale lo sloveno fallirà l’obiettivo piazzandosi terzo alle spalle di Mathieu van der Poel e Filippo Ganna. In attesa della prima prova monumento, calendarizzata il 22 marzo, tre giorni prima si disputa la più antica corsa del calendario italiano, quella Milano-Torino che nel 2025 ha ricollocato il traguardo in vetta all’aspra collina di Superga, sulla quale non si arrivava dal 2021. E qui gli UAE non deludono le attese dei tifosi della squadra emiratina, che va a segno con l’astro nascente messicano Isaac Del Toro, corridore del quale nel corso della stagione sentiremo spesso parlare…

IN CIMA A SUPERGA INFURIA DEL TORO. PRIMA VITTORIA MESSICANA ALLA MILANO – TORINO

Isaac del Toro vince di testa e di cuore una Milano – Torino molto selettiva, che ritorna a Superga dopo quattro anni. Il ciclista messicano è abile a superare nell’ultimo km prima Tobias Halland Johannessen (Team Uno X Mobility) e poi Ben Tulett (Team Visma Lease a Bike)

Dopo quattro anni la Milano – Torino torna al vecchio percorso con la doppia ascesa finale verso la Basilica di Superga. L’ultima volta, nel 2021, a vincere fu Primoz Roglic (Team Jumbo Visma). Quest’anno Alberto Bettiol (Team XDS Astana) parte con il dorsale numero 1 e prova a difendere la vittoria ottenuta nel 2024 su un percorso completamente diverso. La squadra punto di riferimento della corsa sarà come al solito l’UAE Team Emirates XRG che ha il Isaac del Toro e Adam Yates i due ciclisti più adatti alle pendenze della salita finale. Da segnalare che ai nastri di partenza, oltre a Bettiol, erano presenti altri due vincitori della Milano – Torino: Diego Ulissi (Team XDS Astana) vincitore nel 2013 e Michael Woods (Team Israel Premier Tech) vincitore nel 2019. Dopo una trentina di km dalla partenza di Rho si formava la fuga di giornata grazie all’azione di cinque ciclisti ovvero Jonas Rutsch (Team Intermarché Wanty), Nariyuki Masuda (JCL Team UKYO), Mattia Bais (Team Polti VisitMalta), Davide Baldaccini e Kristian Sbaragli (Team Solution Tech – Vini Fantini). Le squadre più impegnate all’inseguimento erano l’UAE Team Emirates XRG ed la Tudor Pro Cycling Team. Una caduta a 114 costringeva al ritiro Michael Woods. Il ritmo impetuoso impresso dall’UAE Team XRG nella prima scalata verso Superga si faceva sentire nelle gambe del gruppo che affrontava l’ascesa finale forte di una trentina scarsa di unità, mentre la fuga perdeva pezzi irrimediabilmente. Rutsch era l’ultimo fuggitivo ad essere ripreso dal gruppo a circa 5 km dalla conclusione. Il primo attacco vero e proprio lo portava Anders Halland Johannessen (Team Uno X Mobility) a 4 km dall’arrivo. Rispondevano all’attacco del ciclista norvegese prima Adam Yates (UAE Team Emirates) e poi Ben Tulett (Team Visma Lease a Bike). Tobias Halland Johannessen (Team Uno x Mobility) prendeva il posto del fratello nelle prime posizioni del gruppo quando mancavano circa 3 km alla fine. Anche Isaac del Toro (UAE Team Emirates) recuperava posizioni e si faceva vedere nelle primissime posizioni del gruppo. Sotto lo striscione dell’ultimo km attaccava con decisione ma forse troppo presto Halland Johannessen che si faceva superare nel giro di un centinaio di metri da Tulett il quale a sua volta non riusciva a fare il vuoto e veniva anzi prima affiancato e poi superato da Del Toro negli ultimi metri, Il ciclista messicano andava così a vincere la sua prima Milano – Torino, che coincideva anche con la prima vittoria di un ciclista messicano in 106 edizioni. A un secondo di ritardo Tules si piazzava in seconda posizione mentre Halland Johannessen era terzo a 9 secondi di ritardo da Del Toro. Chiudevano la top five Adam Yates a 24 secondi di ritardo da Del Toro ed Einer Rubio (Team Movistar) a 27 secondi di ritardo da Del Toro. L’unico italiano nella top ten era Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), ottavo a 38 secondi di ritardo da Del Toro, alla prima vittoria stagionale. Adesso tutte le attenzioni degli appassionati si concentreranno nel week end quando la Milano – Sanremo, prima Monumento del 2025, infiammerà la riviera ligure.

Antonio Scarfone

Isaac del Toro vince la Milano - Torino 2025 (foto: Getty Images)

Isaac del Toro vince la Milano - Torino 2025 (foto: Getty Images)

UNA STAGIONE UAE – 15 MARZO 2025: 6a TAPPA TIRRENO-ADRIATICO

ottobre 30, 2025 by Redazione  
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Juan Ayuso è annunciato da tempo con uno dei grandi favoriti per la vittoria finale al Giro d’Italia. Mancano ancora due mesi alla Corsa Rosa ma il corridore spagnolo dimostra che le speranze in lui non sono mal riposte e si impone nella principale corsa a tappe italiana dopo il Giro, la Tirreno-Adriatico. Sua la vittoria nella tappa più impegnativa, la sesta con arrivo in salita a Frontignano, con la conquista della maglia azzurra di leader della classifica che vestirà anche 24 ore più tardi al termine della conclusiva frazione di San Benedetto del Tronto

AYUSO SENZA RIVALI ALLA TIRRENO-ADRIATICO, VITTORIA NELLA TAPPA REGINA E IPOTECA NELLA CORSA DEI DUE MARI

Juan Ayuso (UAE Emirates XRG) si va a prendere l’arrivo in salita di Frontignano nella tappa regina della Tirreno Adriatico 2025, lo spagnolo finalizza il lavoro perfetto dei suoi compagni di squadra andando a vestire così la maglia azzurra, al secondo posto si piazza Tom Pidcock (Q36.5), terzo Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe). Oggi classica chiusura a San Benedetto del Trono con l’arrivo destinato alle ruote veloci.

Da Cartoceto all’arrivo in salito di Frontignano la Tirreno Adriatico 2025 cercava il suo padrone visto l’esiguo vantaggio alla partenza di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) su Juan Ayuso (UAE Emirates XRG) in classifica generale. Ma prima della battaglia finale la tappa ha vissuto per buona parte dell’azione in fuga promossa da Samuele Battistella (EF Education – EasyPost) a cui si sono agganciati anche Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Jasper Stuyven (Lidl-Trek), Andrea Pietrobon (Team Polti VisitMalta) e Magnus Cort (Uno-X Mobility). Non gente qualunque ma atleti che ben sanno leggere ed interpretare la possibilità di vittoria di una tappa, per loro la speranza è corsa nella corsa. Il gruppo inizialmente lascia fare tanto che il rallentamento del gruppo dei migliori fa si che nasca un contrattacco grazie a Benjamin Thomas (Cofidis) e Chris Hamilton (Team Picnic PostNL) che nell’arco di una ventina di chilometri rientrano sui battistrada, altri nuovi buoni che alimentano la speranza di buona riuscita della fuga. Il gruppo dopo la prima ora di corsa scivola a 3’ di ritardo, a questo punto i primi movimenti in testa a chi insegue sono svolti dalla Q36.5 Pro Cycling e dalla UAE Team Emirates – XRG ma nonostante ciò l’andatura resta bassa, a testimonianza del fatto che a 100 Km di gara il vantaggio è salito a 4’:30”. Il discorso cambia con l’arrivo in testa del plotone della Red Bull – Bora – hansgrohe ed infatti al traguardo volante di Pieve Torina gli inseguitori rosicchiano quasi una trentina di secondi. La tappa non vive di forti emozioni, se non all’attacco della salita finale con i battistrada che vi arrivano con solo 1’ di vantaggio, a dar man forte all’inseguimento anche il contributo della Bahrain-Victorious che aggredisce in testa la salita che porta all’arrivo, la fuga inizia così a perdere speranze e uomini, infatti i primi ad alzare bandiera bianca sono Andrea Pietrobon e Benjamin Thomas al contrario Andrea Vendrame prova uno scatto in solitaria ma più per scuotere i compagni di avventura rimasti, all’italiano non risponde nessuno e viene subito riassorbito poco dopo. Il gruppo dei migliori è ora tirato da Isaac del Toro (UAE Emirates XRG) che con un gran ritmo recupera secondi preziosi per un gruppo che inizia a perdere i velocisti. L’azione del messicano prosegue fino ai 4 chilometri dall’arrivo, il testimone è preso dal compagno di squadra Juan Ayuso (UAE Emirates XRG) che si porta prima in testa e subito dopo piazza il primo scatto, allo spagnolo si francobollano Tom Pidcock (Q36.5), Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe) e Mikel Landa (Soudal Quick-Step). Restano più indietro invece Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), Derek Gee (Israel-Premier Tech) e Ben Healy (EF Education-EasyPost). La maglia azzurra di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) scivola in fondo al gruppetto rimasto, per staccarsi poco dopo e salire del proprio passo. In testa Ayuso mette giù uno scatto, poi un secondo ed un terzo, al quarto lo spagnolo fa il vuoto quando mancano poco più di 2 Km all’arrivo. Il talento della UAE Emirates XRG va via tutto solo ed alza le braccia al cielo in cima a Frontignano, Pidcock chiude secondo insieme a Hindley, distanziati di 13”, due secondi dopo arriva Mikel Landa (Saudal – Quick Step) mentre Tiberi e Gee chiudono a 20”. L’ex maglia azzurra arriva a 50” e, nonostante ciò, riesce a conservare la terza posizione in classifica generale che vede Ayuso nuova maglia azzurra seguito da Antonio Tiberi Bahrain-Victorious a 37”, Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) appunto è terzo a 38”, quarto Derek Gee (Israel Premier Teck) a 42” mentre in quinta posizione troviamo Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe a 53”. Classifica generale che sostanzialmente resterà invariata quest’oggi dopo l’arrivo classico a San Benedetto del Tronto che chiama all’appello i velocisti.

Antonio Scarfone

Juan Ayuso esulta a Frontignano, sua la tappa regina della Tirreno Adriatico 2025 (Photo credit: Getty Images)

Juan Ayuso esulta a Frontignano, sua la tappa regina della Tirreno Adriatico 2025 (Photo credit: Getty Images)

UNA STAGIONE UAE – 12 MARZO 2025: 4a TAPPA PARIGI-NIZZA

ottobre 29, 2025 by Redazione  
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La stagione dei Grandi Giri deve ancora iniziare, ma a marzo ve viene proposta una succulente anteprima con la Parigi-Nizza, la Tirreno-Adriatico e il Giro di Catalogna. In tutte e tre le corse la UAE lascerà il segno, anche se solamente la “Corsa dei due mari” sarà conquistata da un corridore della formazione emiratina. In ordine di tempo il primo UAE a farsi notare in questo trittico è il portoghese João Almeida, che alla Parigi-Nizza si impone in salita nella stazione di sport invernali della Loge des Gardes; alla fine della corsa il portoghese dovrà accontentarsi del quinto posto in classifica a 2′40″ dallo statunitense Matteo Jorgenson

ALMEIDA E VINGEGAARD, SHOW TRA NEVE E GRANDINE. TAPPA AL PORTOGHESE, MAGLIA AL DANESE

In una quarta tappa della Parigi – Nizza funestata dalle pessime condizioni meteo, con la corsa sospesa e poi ripresa nel finale, il testa a testa nella salita conclusiva de La Loge des Gardes premia Joao Almeida (UAE Team Emirates XRG), abile e astuto a rientrare su Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike) ed a superarlo in vista del traguardo. Il danese si accontenta comunque della maglia gialla

La quarta tappa della Parigi – Nizza 2025 da Vichy a La Loge des Gardes ci aiuterà a capire quali sono i veri pretendenti alla vittoria finale, anche perchè la cronosquadre di ieri ha lasciato la classifica generale in una situazione ancora piuttosto indefinita. Anche se Matteo Jorgenson e Jonas Vingegaard (Team Jumbo Lease a Bike) iniziano ad avere un buon vantaggio sui diretti avversari, c’è ancora da capire in casa Visma qual è il reale leader della formazione olandese. E allora i sei gpm di oggi potranno venirci in soccorso, così come le tattiche di squadra che dovrebbero portare ad una bella lotta sulle salite odierne, specialmente l’ultima che misura 6.7 km ed ha una pendenza media del 7.1% con frequenti tratti in doppia cifra. Dopo una ventina di km dalla partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di otto ciclisti ovvero Ben Swift (Team INEOS Grenadiers), Thibault Guernalec (Team Arkea B&B Hotels), Vincenzo Albanese (Team EF Education EasyPost), Andreas Leknessund (Team Uno X Mobility), Sylvain Moniquet (Team Cofidis), Dion Smith (Team Intermarché Wanty), Thomas Gachignard (Team TotalEnergies) ed Edward Planckaert (Team Alpecin Deceuninck). Gachignard scollinava in prima posizione sul gpm della Côte de Lavoine posto al km 33.6. Dopo 55 km il vantaggio degli otto battistrada sul gruppo maglia gialla era di 2 minuti e 35 secondi. Gachignard collinava in prima posizione anche sul gpm della Côte de la Bruyère posto al km 79.3. Una caduta a 58 km dalla conclusione costringeva al ritiro Santiago Buitrago (Team Bahrain Victorious). Gachignard intando si aggiudicava anche i due successivi gpm della Côte de la Croix Bruyère e della Côte du Canon , posti rispettivamente a al km 112.5 ed al km 137.3. Dopo una sospensione della corsa per grandine e neve, si ripartiva con un forcing del gruppo maglia gialla che in breve tempo rosicchiava secondi su secondi ai fuggitivi, che erano aumentati grazie alla presenza di Tobias Foss e Joshua Tarling (Team INEOS Grenadiers). Leknessund vinceva il traguardo volante di Le Mayet-de-Montagne posto al km 137.3. Gachignard si imponeva ancora sul quinto gpm della Côte de la Chabanne posto al km 151. All’inizio della salita finale de La Loge des Garde il vantaggio della fuga sul gruppo maglia gialla era di 40 secondi. Foss attaccava e restava da solo in testa. Il ciclista norvegese aveva 14 secondi di vantaggio sul gruppetto dei migliori a 3 km dalla conclusione. Foss veniva raggiunto e superato da Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike) e da Lenny Martinez (Team Bahrain Victorious). Il ciclista danese allungava a sua volta provando a fare il vuoto quando mancavano poco meno di 2 km alla conclusione. L’azione si Vingegaard però si appesantiva proprio nell’ultimo km ed ad approfittarne era Joao Almeida (UAE Team Emirates) che proprio in vista del traguardo raggiungeva il danese e lo superava, andando a vincere proprio davanti a lui. Terzo era Mattias Skjelmose (Team Lidl Trek) a 2 secondi di ritardo mentre chiudevano la top five Martinez in quarta posizione e Florian Lipowitz (Team Redbull BORA Hansgrohe) in quinta posizione a 6 secondi di ritardo da Almeida. Per Almeida è la prima vittoria stagionale mentre Vingegaard è la nuova maglia gialla con 5 secondi di vantaggio su Jorgenson e 33 secondi di vantaggio su Skjelmose. Domani è in programma la quinta tappa da Saint-Just-en-Chevalet a La Côte-Saint-André di 2023.3 km. Sarà un’altra frazione dall’andamento ’saliscendente’ con sette gpm categorizzati, che hanno l’aspetto vero e proprio delle côte ardennesi. Ed anche domani come oggi il punto clou è nel finale con la Côte de Notre-Dame-de-Sciez, un muro vero e proprio di 1.7 km al 10.8 %, al termine del quale è situata la linea del traguardo.

Antonio Scarfone

Almeida vince a La Loges des Gardes (www.uaeteamemirates.com)

Almeida vince a La Loges des Gardes (www.uaeteamemirates.com)

UNA STAGIONE UAE – 8 MARZO 2025: STRADE BIANCHE

ottobre 28, 2025 by Redazione  
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Paganini non ripete, Pogacar sì. Dopo aver vinto l’edizione dell’anno precedente con una fuga di quasi 80 Km, Pogacar concede il bis alla Strade Bianche, stavolta con un tentativo iniziato assieme ad altri due corridori a 70 Km dal traguardo di Siena e condito da una caduta che avrebbe potuto compromettere le sue possibilità di vittoria.

L’ONDA POGACAR SI ABBATTE ANCORA SULLE STRADE BIANCHE

Nonostante una caduta rocambolesca in una discesa a circa 50 kn dall’arrivo, Tadej Pogacar (UAE Team Emirates XRG) risale in bici, va a riprendere Thomas Pidcock (Q36.5 Pro Cycling), lo supera e lo lascia al palo a 18 km dall’arrivo, andando a vincere in solitaria la sua terza Strade Bianche

La diciannovesima edizione delle Strade Bianche può proiettare a ben diritto Tadej Pogacar (UAE Team Emirates XRG) nella hall of fame di questa corsa, ancora relativamente giovane ma dall’appeal già consolidato di Monumento. In caso di vittoria, lo sloveno raggiungerebbe Fabian Cancellara in vetta al numero di vittorie. Del resto, la superiorità schiacciante con cui Pogacar ha vinto e dominato sia nel 2022 che nel 2024 non lascia molto spazio all’immaginazione. Gli avversari più temibili per lo sloveno saranno Thomas Pidcock (Team Q36.5 Pro Cycling), vincitore nel 2023, Toms Skujins (Team Lidl Trek), primo degli umani nel 2024, Marc Hirschi (Team Tudor Pro Cycling), Christian Scaroni (Team XDS Astana), risultati alla mano uno dei migliori ciclisti del 2025, Mathias Vacek (Team Lidl Trek), Kevin Vauquelin (Team Arkea B&B Hotels), Pello Bilbao e Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Romain Grégoire e Valentin Madouas (Team Groupama FDJ), Ben Haly (Team EF Education EasyPost), eccetera, eccetera. Dopo la partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di dieci ciclisti: Johan Price-Pejtersen (Team Alpecin Deceuninck), Stan Dewulf (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Lewis Askey (Team Groupama FDJ), Connor Swift (Team INEOS Grenadiers), Simone Petilli (Team Intermarché Wanty), Albert Withen Philipsen (Team Lidl Trek), Mark Donovan (Team Q36.5 Pro Cycling), Pepijn Reinderink (Team Soudal Quick Step), Anders Foldager (Team Jayco AlUla) e Fabian Weiss (Team Tudor Pro Cycling). Dopo 90 km il vantaggio dei dieci battistrada era di 3 minuti e 50 secondi. Erano ovviamente gli uomini dell’UAE Emirates XRG a dettare il ritmo in testa al gruppo. A 90 km dalla conclusione restavano in testa in sei: Askey, Swift, Donovan, Reinderink, Foldager e Weiss. Il gruppo inseguitore era segnalato a 1 minuto e 50 secondi di rotardo mentre si avvicinava uno degli sterrati più lunghi e più impegnativi, quello di Monte Sante Marie. Pogacar e Pidcock si avvantaggiavano e dopo aver raggiunto i sei battistrada a 77 km dalla conclusione tiravano dritto. Swift rientrava sui due battistrada a 73 km dalla conclusione. Alle spalle dei tre uomini di testa si era formato un altro terzetto che comprendeva Roger Adriá (Team Redbull BORA Hansgrohe), Gianni Vermeersch (Team Alpecin Deceuninck) e Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious). Questi tre venivano ripresi da Kevin Vauquelin (Team Arkea B&B Hotels), Tim Wellens (UAE Team Emirates XRG), Ben Haely e Michael Valgren (Team EF Education EasyPost), Lennert van Eetvelt (Team Lotto) e Magnus Cort Nielsen (Tean Uno X Mobility). Prima dello sterrato di Colle Pinzuto Pogacar scivolata in una curva verso sinistra rimanendo attardato. Pidcock si avvantaggiava sullo sloveno e su Swift. Pogacar riprendeva Pidcock a 46 km dall’arrivo. Sulla seconda ascesa di Colle Pinzuto Pogacar accelerava e staccava Pidcock. Gli ultimi 18 km erano una cavalcata trionfale per lo sloveno che andava a vincere in solitaria – come nel 2022 e nel 2024 – con 1 minuto e 24 secondi di vantaggio su Pidcock. Terzo era Tim Wellens a 2 minuti e 12 secondi di ritardo mentre chiudevano la top five Ben Healy in quarta posizione e Pello Bilbao in quinta posizione. Per Pogacar è la terza vittoria stagionale e nella Milano – Sanremo, suo prossimo impegno, sarà ancora una volta protagonista.

Antonio Scarfone

Tadej Pogacar vince la sua terza Strade Bianche (foto: Getty Images)

Tadej Pogacar vince la sua terza Strade Bianche (foto: Getty Images)

UNA STAGIONE UAE – 5 MARZO 2025: TROFEO LAIGUEGLIA

ottobre 27, 2025 by Redazione  
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Pochi giorni dopo essersi imposti in terra di Francia lo spagnolo Ayuso lascia il segno anche nella gara d’apertura del calendario italiano, il tradizionale Trofeo Laigueglia, regolando in volata un gruppetto di 4 corridori

AYUSO PORTA IL LAIGUEGLIA IN SPAGNA, BATTUTO SCARONI

Nella 62° edizione della corsa che apre il calendario ciclistico italiano Juan Ayuso (UAE Team Emirates) si impone in una volata ristretta davanti a Christian Scaroni (Team XDS Astana) e Micahel Storer (Team Tudor Pro Cycling). È la prima vittoria di uno spagnolo al Laigueglia

Il calendario ciclistico italiano scatta come da tradizione con il Trofeo Laigueglia, corsa di 197 km il cui percorso abbraccia per la maggior parte l’entroterra savonese e specialmente nel finale si conclude sulla riviera. Non mancano le insidie altimetriche con la prima tre quarti di corsa caratterizzata dai gpm di Cima Paravenna e di Testico. Il finale è invece vedrà protagonista il circuito conclusivo di Laigueglia da affrontare quattro volte con le altrettanto quadruple scalate di Colla Micheri e Capo Mele. La fuga di giornata, partita dopo una decina di km, vedeva la presenza di Victor Guernalec (Team Arkea B&B Hotels), Kevin Colleoni (Team Intermarchè Wanty), Asbjørn Hellemose (Team Jayco AlUla), Matteo Badilatti (Team 36.5 Pro Cycling), Mattia Bais (Team Polti VisitMalta), Odd Christian Eiking (Team UnibetTietema Rockets), Alex Tolio (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), Johan Meens (Team Wagner Bazin WB) e Lorenzo Nespoli (Team MBH Bank Ballan CSB). All’inizio della prima salita verso Cima Paravenna il vantaggio dei nove battistrada sul gruppo tirato dall’UAE Team Emirates XRG era di 3 minuti 30 secondi. Dopo lo scollinamento di Cima Paravenna il Team INEOS Grenadiers dava man forte all’UAE Team Emirates Xrg in testa al gruppo e così il vantaggio della fuga iniziava a scendere. All’inizio del successivo gpm del Testico il vantaggio della fuga era di nuovo aumentato a oltre 3 minuti. Dopo lo scollinamento dal Testico anche il Team EF Education EasyPost si metteva a tirare in testa al gruppo inseguitore anche se Lukas Nerurkar, uno dei possibili protagonisti della squadra statunitense, era costretto al ritiro dopo una caduta. A 60 km dalla conclusione il vantaggio della fuga era sceso a 2 minuti. A 40 km dalla conclusione dopo le prime scalate di Colla Micheri e Capo Mele restavano in testa Eiking, Bais, Badilatti, Colleoni e Tolio. I primi movimenti nel gruppo portavano la fima di Ewen Costiou (Team Arkea B&B Hotels) e Louis Barré (Team Intermarché Wanty). Igor Arrieta (UAE Team Emirates XRG) si sacrificava a tirare nelle prime posizioni di quel che restava del gruppo dei migliori. A 20 km dal traguardo erano una ventina i ciclisti in testa alla corsa. Era il momento dell’attacco di Juan Ayuso (UAE Team Emirates) che trascinava con sé un indomito Christian Scaroni (Team XDS Astana). I due battistrada venivano raggiunti da Neilson Powless (Team EF Education Easy Post) e Micahel Storer (Team Tudor Pro Cycling). Dopo il quarto ed ultimo scollinamento da Colla Michieri restavano in testa Ayuso, Scaroni e Powless. Anche Storer rientrava sul terzetto di testa proprio in vista dell’ultimo km. Nella volata a quattro si imponeva Ayuso davanti a Scaroni mentre Storer era terzo e Powless Quarto. A 3 secondi di ritardo chiudeva la top five Giovanni Carboni (Team Unibet Tietema Rockets). Nella top ten si segnavano anche il settimo posto di Andrea Bettiol (Team XDS Astana) a 23 secondi di ritardo da Ayuso ed il decimo posto di Simone Gualdi (Team Intermarché Wanty) a 23 secondi di ritardo da Ayuso. Per il 22enne spagnolo dell’UAE Team Emirates XRG si tratta della seconda vittoria stagionale dopo quella ottenuta alla Faun Drôme Classic e sarà certamente uno degli uomini da tenere in considerazione alla prossima Tirreno – Adriatico. Per la Spagna, invece, si tratta della primo successo in questa corsa, che lo stesso Ayuso aveva già sfiorato nel 2022, quando si era piazzato secondo alle spalle dello sloveno Jan Polanc, e lo scorso anno, preceduto dal francese Lenny Martinez e dall’italiano Andrea Vendrame. Prima di lui un solo altro spagnolo era riuscito a salire sul podio a Laigueglia, quando nel 2011 Ángel Vicioso si era piazzato terzo dietro Daniele Pietropolli e Simone Ponzi.

Antonio Scarfone

Juan Ayuso vince la 62° edizione del Trofeo Laigueglia (foto: Getty Images)

Juan Ayuso vince la 62° edizione del Trofeo Laigueglia (foto: Getty Images)

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