PRIMA VOLATA CON PIETRA D’INCIAMPO

Il Giro 2024 offre ai velocisti la prima occasione. Non sarà una volata facile, però, quella che andrà in scena sul rettilineo d’arrivo di Fossano, preceduto com’è da una breve salita, non dura ma tale da tarpare le ali a molti degli sprinter presenti in gruppo. E anche il giorno successivo ad Andora ci sarà chi dovrà masticare amaro.

Dopo una partenza insolitamente impegnativa – ma sarà così anche al Tour che quest’anno scatterà dall’Italia – i favoriti potranno tirare un sospiro di sollievo mentre per la prima volta in questa edizione del Giro entreranno in scena i velocisti. Anche gli sprinter, però, non avranno vita facile nelle prime occasioni a loro riservate perché sia la tappa di Fossano, sia quella successiva di Andora presenteranno nelle battute conclusive salitelle che inevitabilmente taglieranno fuori dai giochi per la vittoria molti dei pretendenti. Diversi sprinter potrebbero così finire con l’inciampare letteralmente in difficoltà come la “Salita della Posta”, nome con il quale i cicloamatori locali hanno battezzato la rampa di Via Narzole a Fossano, 1.6 Km al 5.1% che terminano a soli 3 Km dall’arrivo. Potrebbero bastare per rovinare la prima festa agli sprinter? Sì, se andiamo a vedere come finì il Giro del Piemonte del 2009 quando, con la “salita della Posta” da affrontare a ridosso dell’arrivo, al traguardo si presentò un gruppo ridotto a circa 35 elementi, nessuno dei quali riuscì a competere per la vittoria perché furono anticipato per soli 4 secondi dall’azione di sei corridori, regolati da uno specialista di questi finali come il belga Philippe Gilbert. Detto questo, considerato che a inizio Giro le energie complessive sono ancora fresche e i finali di tappa alla Corsa Rosa sono interpretati con piglio diversi rispetto a una gara di un giorno, non va comunque esclusa del tutto la possibilità di assistere a un arrivo in volata, seppur a ranghi giocoforza ridotti.
Per il resto la terza tappa dell’edizione 2024 si presenterà ben poco impegnativa, con abbondanza di tratti pianeggianti tra i quali sono state inserite piccole e isolate colline, semplici nelle pendenze e ben distanti dal finale di gara. Si partirà all’ombra della Basilica di San Gaudenzio, la più conosciuta chiesa di Novara, famosa per la sua cupola alta 121 metri e progettata da Alessandro Antonelli, lo stesso architetto che qualche anno più tardi innalzerà la Mole a Torino. La prima “tranche” di pianura, la più lunga tra le tre previste, si protrarrà per una sessantina buona di chilometri penetrando nella pianura padana, inizialmente in direzione di Vercelli. Attraversata la capitale del riso europea (in zona ne sono coltivate più di 100 qualità) il gruppo cambierà direzione per puntare verso il Monferrato e giungendo dopo una quarantina di chilometri dal via a Casale, centro che fu trasformato in una delle più prestigiose cittadelle d’Europa in epoca rinascimentale, quando signori della città erano i Gonzaga, qui ricordati per aver concesso agli ebrei di professare liberamente la loro religione (e, infatti, la locale sinagoga di stile barocco è una delle più belle e conosciute d’Italia). Siamo alle soglie delle colline del Monferrato, che i corridori a breve attraverseranno andando ad affrontare l’unica salita “ufficiale” di giornata, con i punti deI Gran Premio della Montagna che saranno assegnati – dopo 2.2 Km al 4.9% – alle porte di Lu, borgo dominato dalla Torre Civica e che fino al 2019, l’anno della fusione nel municipio di “Lu e Cuccaro Monferrato”, condivideva il primato di comune italiano dal nome più brevi assieme ai centri di Ne (Genova), Re (Verbano-Cusio-Ossola) e Vo’ (Padova). Si tornerà velocemente a pedalare sulle strade della pianura ora puntando su Quargnento, nel cui centro è possibile ammirare la basilica minore di San Dalmazio, l’unica presente nel territorio della diocesi di Alessandria, elevata a tale titolo da papa Giovanni Paolo II nel 1982. Si giungerà quindi a Solero, nel cui centro svetta il medioevale Castello Faà di Bruno, appartenuto alla nobile famiglia che ebbe tra i suoi esponenti musicisti, beati e soprattutto militari, tra i quali il generale dell’Esercito Italiano Antonino Faà di Bruno, principalmente conosciuto per l’attività d’attore intrapresa nell’età della pensione e ricordato in particolare per aver interpretato il Duca Conte Piercarlo Semenzara nel secondo capitolo della saga di Fantozzi, per la precisione nelle spassose scene ambientate al casinò di Montecarlo (A ui ue, la fortuna viene a me! Ui ue ua, la fortuna viene qua! A ue ui, la fortuna non va lì!).
Superato il corso del Tanaro si andrà quindi a percorrere le strade di Abbazia, la piccola frazione di Masio del quale è originario il “proprietario” del Giro (e dell’intera galassia RCS) Urbano Cairo ma che ha anche dato i natali a Giovanni Poggio, militare al quale nel 1860 furono amputate le braccia durante un assedio militare e le cui gesta furono narrate da Edmondo De Amicis ne “La vita militare”.
Seguitando in pianura, pur circondati dalle colline monferrine, il percorso risalirà ora la valle del Torrente Tiglione, sulle cui rive è stata progettata la piantumazione di 65.000 alberi che costituiranno quella che è già stata ribattezzata “autostrada verde”, voluta sia per arginare il fenomeno dell’erosione delle sponde, sia per ridurre i livelli dell’inquinamento. Sfiorato il borgo di Mombercelli, dove un ex carcere è stato trasformato nella sede di un piccolo ma interessante museo d’arte moderna, si andrà verso l’appuntamento con la seconda salita di giornata, mille metri esatti al 6.3% che conducono verso Ramello, piccola frazione di Vigliano d’Asti. Seguirà una discesa altalenante, interrotta da una breve risalita, che porterà a imboccare l’ultimo settore perfettamente pianeggiante, in gran parte disegnato nel corridoio naturale che separa le Langhe dalle colline del Roero. Lungo quest’ultima porzione scorrevole del tracciato si andrà a sfiorare la città di Alba, senza entrare nel cuore della capitale del tartufo bianco, tirando poi dritto in direzione di Bra. Anziché raggiungere quest’ultima si svolterà in direzione della sua principale frazione, quella Pollenzo che ebbe notevole importanza in epoca romana (era la città di Pollentia, citata anche da Plinio il Vecchio) e fu molto cara anche alla famiglia Savoia, che vi fece erigere uno dei suoi castelli, oggi privato mentre l’adiacente edificio che ospitiva l’Agenzia della Tenuta Reale è divenuto sede dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, fondata nel 2004 e direttamente gestita dal movimento culturale Slow Food.
Di lì a breve terminerà la “pacchia” della pianura e inizieranno le dolenti note per i velocisti del gruppo perché a una ventina di chilometri dall’arrivo si attaccherà la prima delle due salite che caratterizzeranno il tratto conclusivo. Il debutto è abbastanza impegnativo perché presentano un’inclinazione media del 9.6% i primi 500 metri dalla salita – complessivamente sono 1.1 Km al 6,7% – che conduce, movimentata anche da un paio di tornanti, al borgo di Cherasco, centro dalla pianta quadrilatera che racchiude, tra i tanti monumenti, la chiesa romanica di San Pietro. Stavolta non s’incontrerà la discesa, percorrendo per diversi chilometri in quota l’altopiano sorto alla confluenza dello Stura di Demonte nel Tanaro e sostanzialmente procedendo nuovamente in pianura per qualche chilometro, fino al lieve falsopiano che anticipa il passaggio da Salmour, centro che si ritiene fondato nel V secoli dai Sarmati, barbari originari delle steppe del Volga e dai quale prese poi il nome (in epoca romana Sarmatorium, poi temporaneamente italianizzato in Salmore durante il ventennio fascista). Solo ora si dovrà affrontare l’ultimo tratto in discesa di questa tappa, poco più di mille metri e una decisa pendenza media (7.1%) che termineranno ai piedi della cascina detta Castello della Nebbia. Un’altra nebbia, intanto, si profila all’orizzonte, quella della già preannunciata Salita della Posta, diradatasi la quale staremo a vedere quanti velocisti saranno riusciti a riemergere dalla coltre e a lanciarsi verso la prima volata del Giro 2024.

Mauro Facoltosi

Il castello dei Principi dAcaja a Fossano e l’altimetria della terza tappa (www.cuneodice.it)

Il castello dei Principi d'Acaja a Fossano e l’altimetria della terza tappa (www.cuneodice.it)

CIAK SI GIRO

Lo scorso 6 settembre ci ha lasciato Giuliano Montaldo, uno dei decani del cinema italiano. Nato nel capoluogo ligure il 22 febbraio del 1930 , il regista genovese debuttò come attore nel 1951 recitando diretto da Carlo Lizzani in “Achtung! Banditi!” poi, dopo le prime esperienze sul campo, decise di passare dall’altra parte della macchina da presa e otterrà le maggiori soddisfazioni, per l’appunto, da regista. La prima pellicola da lui firmata – anche come sceneggiatore – fu “Tiro al piccione”, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia del 1961 e ambientata nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, per la precisione nel periodo successivo alla creazione della Repubblica di Salò, al cui esercito aderisce il protagonista Marco Laudato, interpretato dall’attore francese Jacques Charrier, principalmente conosciuto per aver sposato l’anno precedente Brigitte Bardot.
Per le riprese la produzione optò per il Piemonte e in particolare tutta la prima parte del film fu girata a Vercelli, dove si scelsero scorci talvolta caratterizzati da edifici in corso di demolizione che rivestissero il ruolo delle distruzioni belliche: è così fu, per esempio, “taroccato” da misero cortile con la biancheria stesa ad asciugare il chiostro dell’ex monastero di Santa Chiara, oggi sede del Museo Archeologico Città di Vercelli “Luigi Bruzza”. Oltre alla “capitale del riso” fu coinvolta nelle riprese la cittadina di Costanzana mentre quando l’azione si trasferisce sulle montagne al confine con la Svizzera la produzione si spostò in Valsesia, non lontano dalla celebre Varallo. Anche il Lago Maggiore fu immortalato nella pellicola e pure Roma ebbe un ruolo non secondario poiché la caserma vercellese frequentata dal protagonista in realtà non si trovava nella cittadina piemontese ma alle porte del popolare quartiere di Trastevere.

In collaborazione con www.davinotti.com

Jacques Charrier e l’attrice torinese Franca Nuti in azione presso l’ex monastero vercellese di Santa Chiara in “Tiro al piccione” (www.davinotti.com)

Jacques Charrier e l’attrice torinese Franca Nuti in azione presso l’ex monastero vercellese di Santa Chiara in “Tiro al piccione” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/tiro-al-piccione/50012509

FOTOGALLERY

Novara, la cupola della Basilica di San Gaudenzio

Vercelli, la centralissima Piazza Cavour

La sinagoga di Casale Monferrato

Lu, Torre Civica

Quargnento, Basilica di San Dalmazio

Solero, Castello Faà di Bruno

Alba, Duomo

Pollenzo, l’Agenzia della Tenuta Reale

Cherasco, chiesa di San Pietro

POGACAR, SHOW A OROPA. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVENO

Dopo una foratura all’inizio della salita finale, Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) sferra un irresistibile attacco a 4.5 km dall’arrivo. In pochi metri lo sloveno fa il vuoto e va a vincere con oltre 20 secondi di vantaggio sul gruppetto degli ‘umani’ regolato da Daniel Martinez (Team BORA Hansgrohe). Buon quarto posto per Lorenzo Fortunato (Team Astana Qazaqstan). Pogacar è la nuova maglia rosa

Il Giro d’Italia 2024, entrato già nel vivo nella prima tappa in cui Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) è stato sorpreso da un tenace Jhonatan Narvaez (Team INEOS Grenadiers) che si è preso la prima maglia rosa, riparte da San Francesco al Campo e si dirige verso il Santuario di Oropa, luogo entrato di diritto nella storia del Giro con l’impresa di Marco Pantani del 1999. Dopo 25 anni siamo pronti a rivivere quell’impresa, magari proprio con un assolo di Pogacar che punta forte a questa tappa per prendersi il simbolo del primato. L’UAE Team Emirates dovrà però riconsiderare la tattica da utilizzare, visto che ieri ha lasciato lo sloveno troppo solo nei km decisivi e gli attacchi degli altri ciclisti hanno condizionato la sua azione. Prima dell’ultima salita verso il Santuario di Oropa, i ciclisti dovranno affrontare altri due gpm: Oasi Zegna e Nelva, entrambi negli ultimi 50 km. Da San Francesco al Campo non partiva Robert Gesink (Team Visma Lease a Bike), costretto al ritiro a causa della frattura alla mano rimediata nella caduta di ieri. La fuga di oggi era caratterizzata dall’azione di cinque ciclisti italiani ovvero Christian Scaroni (Team Astana Qazaqstan), Andrea Piccolo (Team EF Education EasyPost), Davide Bais (Team Polti Kometa), Filippo Fiorelli e Martin Marcellusi (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Dopo un vantaggio arrivato fino a 4 minuti e 40 secondi intorno al km 60, il gruppo aumentava il ritmo grazie ai cambi regolari in testa da parte degli uomini dell’UAE Team Emirates, Decathlon AG2R La Mondiale, INEOS Grenadiers e Bahrain Victorious. Fiorelli si aggiudicava il primo traguardo volante di Valdengo posto al km 93.9. Il vantaggio della fuga diminuiva ulteriormente all’avvicinarsi del traguardo Indergiro di Crocemosso, anche perchè altre squadre come Alpecin Deceuninck, BORA Hansgrohe e Lidl Trek si facevano vedere in testa al gruppo maglia rosa. Era Fiorelli a transitare in prima posizione sul predetto traguardo Intergiro posto al km 106.6. Piccolo resatva da solo in testa sulla prima salita di Oasi Zegna. Piccolo scollinava da solo sul gpm di Oasi Zegna posto al km 122.7. Domenico Pozzovivo (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) rompeva il cambio sulla salita di Nelva e dopo il cambio bici era costretto a inseguire. Piccolo scollinava in prima posizione ed aveva ancora 2 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Piccolo vinceva il traguardo volante di Biella posto al km 150.1. Pogacar era vittima di una foratura poco prima dell’inizio della salita finale verso il Santuario di Oropa. La stessa cosa accadeva ad Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious). Soltanto Pogacar riusciva a rientrare con l’aiuto dei suoi compagni mentre Tiberi si perdeva nelle retrovie. Pogacar attaccava a 4.5 km dall’arrivo dopo l’ultimo forcing di Rafal Majka. Il campione sloveno allungava dando l’impressione di essere di un altro pianeta e sia Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) che Ben O’Connor (Team Decathlon AG2R La Mondiale), che avevano provato a stare dietro allo scatenato sloveno, rimbalzavano dopo qualche centinaia di metri. Pogacar andava a vincere in solitaria con 27 secondi di vantaggio sul primo drappello degli inseguitori regolato da Daniel Martinez (Team BORA Hansgrohe) mentre al terzo posto si piazzava Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers). Chiudevano la top five Lorenzo Fortunato (Team Astana Qazaqstan) in quarta posizione e Florian Lipowitz (Team BORA Hansgrohe) in quinta posizione. La prima vittoria al Giro 2024 vale a Pogacar la testa della classifica generale. Lo sloveno è in maglia rosa con 45 secondi di vantaggio su Thomas e Martinez e già si intravede l’ipoteca sulla sua prima maglia rosa. Domani è in programma la terza tappa, l’ultima in Piemonte, con partenza da Novara e arrivo a Fossano di 166 km. I velocisti avranno la prima vera occasione per giocarsi la vittoria e accumulare punti per la maglia verde. La strada e complessivamente pianeggiante e non sono previsti gpm. Nei km finali, superata Cherasco, la strada tende a salire e ci sono alcuni mangia e bevi che in caso di ritmo elevato potrebbero mettere in difficoltà i velocisti più puri.

Antonio Scarfone

Tadej Pogacar vince ad Oropa (foto: Getty Images)

Tadej Pogacar vince ad Oropa (foto: Getty Images)

VERSO IL SANTUARIO DEL PIRATA

Il Giro 2023 propone subito un’altra dura salita, molto più impegnativa rispetto al Colle della Maddalena scalato 24 ore prima nella frazione d’apertura della Corsa Rosa. Stavolta ci si dovrà arrampicare fino ai 1142 metri del Santuario di Oropa, dove ancora oggi viene “venerata” la fantastica impresa siglata da Marco Pantani al Giro del 1999. Senza dimenticare che sei anni prima anche un grande campione del calibro di Miguel Indurain aveva passato un brutto quarto d’ora sulla salita biellese.

Da un ricordo più triste il Giro d’Italia ora veleggia verso un ricordo più lieto, anche se pure carico di un velo di malinconia. Nel 2024 non cadrà soltanto l’anniversario della tragedia del Grande Torino, ma anche quello di una delle più esaltanti imprese che il mondo del ciclismo ricordi. Correva l’anno 1999 e sono già trascorsi ben 5 lustri dal giorno della vittoria di Marco Pantani a Oropa, gesta sportive che ci fecero e ancora ci fanno orgogliosamente gonfiare il petto al ricordo del grande campione che abbiamo avuto, un ricordo che allo stesso tempo c’intristisce perché è pochi giorni più tardi che inizierà, a Madonna di Campiglio, la parabola discendente della carriera del “Pirata”, un abisso nel quale lo scalatore romagnolo sprofonderà sino al momento della sua drammatica scomparsa. Era il 30 maggio e si correva la quindicesima tappa della Corsa Rosa, una frazione che in 160 Km conduceva da Racconigi al santuario di Oropa e che Pantani affrontava in maglia rosa dopo aver ripreso il giorno prima quelle insegne del primato che il francese Laurent Jalabert gli avevo sfilato a cronometro. Il regno del “Pirata” non appare traballante perché si ritrovava in testa alla classifica con poco meno di un minuto sul bergamasco Paolo Savoldelli, ma non poteva immaginare come il destino stia per tirargli un tranello proprio all’inizio della salita finale, sotto la forma di una foratura. Davanti si scatenano, dietro Pantani perde terreno ma strada facendo trova ad attenderlo i compagni di squadra, che lo aiutano a rientrare sulla coda del gruppo; quasi tutti sono convinti che la maglia rosa finirà inevitabilmente sulle spalle di qualcun altro ma non hanno fatto i conti con la tenacia e la forza di volontà del romagnolo, che pian piano raggiunge e stacca tutti, fino a riprendere e lasciare sul posto anche colui che si era rimasto solitario al comando della corsa, Jalabert, che al traguardo di Oropa sarà anticipato dallo scatenato Pantani di una ventina di secondi.
È così nel solco di quella storica giornata di ciclismo che si metteranno in marcia i “girini” per la prima tappa di montagna dell’edizione 2023, una frazione che potrebbe riuscire ad adombrare – almeno per qualche ora – il ricordo dell’impresa del Pirata perché affrontare una salita come quella di Oropa subito al secondo giorno di gara potrebbe far uscire molto presto dai giochi qualche favorito per la vittoria finale.
Si partirà da San Francesco al Campo, dove il raduno di partenza avverrà all’interno del Velodromo Francone, impianto costruito nel 1996 e sede di un centro di avviamento alla pista sul quale si sono “fatti le ossa” corridori del calibro del primatista dell’ora Filippo Ganna e della campionessa olimpica di Tokyo Elisa Balsamo. Nei chilometri iniziali si attraverserà l’altopiano della Vauda, formatosi ai piedi del ghiacciaio che in epoca remota ricopriva interamente l’area delle Valli di Lanzo, pedalando in direzione di Favria, centro dove si trova l’interessante chiesa romanica di San Pietro Vecchio e presso il quale è terminata l’ultima edizione del Gran Piemonte, vinta dal valtellinese Andrea Bagioli. Attraversata la vicina Rivarolo Canavese – comune che nel 2014 accolse l’arrivo della 13a frazione del Giro, traguardo sul quale erano attesi i velocisti ma, invece, per soli 11 secondi andò in porto la fuga di giornata con il successo di Marco Canola davanti al venezuelano Jackson Rodríguez e al francese Angélo Tulik – si supererà il corso del torrente Orco per poi puntare prima su Ozegna e poi, cambiata direzione di marcia, su San Giorgio Canavese, centro il cui castello è noto agli appassionati di fiction in costume perché è stato set di “Elisa di Rivombrosa”, dove era la residenza della marchesa Lucrezia Van Necker, interpretata dall’attrice italo – britannica Jane Alexander.
La successiva meta del gruppo sarà Caluso, centro situato all’estremità meridionale dell’anfiteatro morenico di Ivrea, un luogo conosciuto dagli appassionati di enologia per la produzione dei vini Passito ed Erbaluce. Attraversata la vicina Mazzè – dove è visitabile un curioso museo dedicato alla tortura nei sotterranei del locale castello – i corridori andranno ad affrontare la prima difficoltà altimetrica del tracciato, appena 600 metri al 4.6% che spezzeranno per un attimo la “monotonia” dei primi 87 Km totalmente pianeggianti. Salutata la provincia di Torino si entrerà in quella di Vercelli pedalando in direzione di Cigliano per poi “imbarcarsi” in un tratto quasi perfettamente rettilineo di una dozzina di chilometri che si concluderà alle porte di Tronzano Vercellese. Siamo entrati nella zona delle celebri risaie, impiantate alla fine del XV secolo per opera dei monaci benedettini e che saranno compagne di viaggio della Corsa Rosa nel successivo tratto verso Santhià, cittadina il cui nome deriva da quello della patrona Sant’Agata, alla quale è dedicata la collegiata, in parte romanica e in parte neoclassica. Costeggiando la “Baraggia” – area caratterizzata da fitte brughiere alternate a vaste praterie, un contesto ambientale protetto da una riserva naturale e che in certi aspetti ricorda la savana – si andrà a concludere la fase iniziale pianeggiante con i passaggi dai centri di Cossato e Valdengo, il comune del biellese che in tempi recenti ha ospitato il via di due tappe della Corsa Rosa, dirette a Plan di Montecampione (2014) e Bergamo (2017), rispettivamente vinte dal sardo Fabio Aru e dal lussemburghese Bob Jungels. Erano entrambe frazioni caratterizzate da salite e, infatti, è arrivato il momento di cambiare decisamente marcia, anche se le ascese che s’incontreranno nei chilometri successi saranno tutt’altro che difficili. La prima – 7 Km al 3% porterà fino ai 485 metri di Valle San Nicolao poi, scesi nella valle del torrente Strona di Mosso, si dovrà affrontare quella di 2.7 Km al 5.2% che terminerà alle porte di Croce Mosso. In discesa ci si porterà nella valle del torrente Sessera, dove ci si troverà ai piedi della prima delle tre salite ufficiali di giornata, che terminerà dopo 5.7 Km al 5.2% in località Lora, la frazione dell’ex comune di Trivero (dal 2019 divenuto parte di quello di Valdilana) presso la quale si trova la casa madre di Zegna, la celebre casa di moda qui fondata nel 1910 dall’imprenditore Ermenegildo Zegna, al quale è dedicata anche l’omonima “Oasi”, la spettacolare strada panoramica che inizia proprio da questo centro e che sale fino ai 1500 metri della stazione di sport invernali di Bielmonte: voluta proprio dallo Zegna, che fece impiantare lungo l’itinerario più di 500.000 conifere, dai suoi belvedere offre impareggiabili viste verso il Monte Rosa, incorniciate da fioriture di azalee e rododendri. Tutto questo sarà “vietato” ai corridori perché, pur essendo il GPM chiamato proprio “Oasi Zegna”, non dovranno percorrere nemmeno un centimetro di questa spettacolare strada panoramica, ma andranno subito ad imboccare la discesa, nel corso del quale si attraverseranno alcune delle frazioni dello scomparso comune di Mosso, anch’esso confluito in quello di Valdilana: tra queste ultima c’è Sella, il piccolo borgo del quale è originario Quintino Sella, il cui nome è scritto sui libri di storia non soltanto per essere stato per tre mandati Ministro delle Finanze del Regno d’Italia, ma anche per aver ispirato la fondazione del Club Alpino Italiano, da lui concepito il 12 agosto del 1863 dopo una scalata al Monviso e del quale fu presidente dal 1876 al 1884. Transitati ai piedi del Viadotto della Pistolesa, uno dei templi del bungee jumping, si andrà quindi verso l’appuntamento con la penultima salita di giornata, che ha come meta la località di Nelva, la frazione di Callabiana non distante dalla quale nel dicembre del 1944 trasmise le sue emissioni “Radio Libertà”, l’unica che nel periodo della Resistenza fu direttamente gestita dai partigiani. Tornando al percorso del Giro 2023 la salita che affronteranno i corridori per arrivare a Nelva (4.9 Km al 5.4% con un muretto di 300 metri al 15%) non è mai stata inserita nel percorso del Giro ma non sarà del tutto inedita perché nel 2019 era nel tracciato del Gran Piemonte, quell’anno terminato proprio a Oropa con la vittoria del colombiano Egan Bernal. Come in quella corsa, giunti in vetta a Nelva mancheranno poco meno di 25 Km al traguardo, scendendo all’inizio di quest’ultimo tratto in direzione della valle del torrente Cervo, il principale affluente del fiume Sesia, che si raggiungerà all’altezza di Andorno Micca, centro che contende alla vicina Sagliano i natali di Pietro Micca, l’eroe dell’assedio francese di Torino del 1706, durante il quale perse la vita nel tentativo di fermare l’ingresso in città dell’esercito nemico. Attraversando Tollegno si entrerà quindi in Biella, dove anche per i “girini” inizierà il pellegrinaggio verso Oropa, che li vedrà affrontare un’ascesa lunga poco meno di 12 Km e caratterizzata da una pendenza media del 6.2%, apparentemente nulla di eccezionale ma, come ricordavamo, già il fatto d’essere appena alla seconda giornata di gara la renderà un duro “muro” contro il quale potrebbero subito infrangersi le speranze di qualche corridore che puntava a ben figurare ma si è presentato al via con una condizione ancora approssimativa. L’inizio è morbido e, infatti, s’incontra un’inclinazione media del 4.5% nei primi 3 Km, numero che scende al 2.7% nei 2000 metri successivi, terminati i quali si abbandonerà temporaneamente la statale per imboccare la vecchia strada d’accesso al santuario e attraversare il piccolo borgo di Favaro. Qui l’asfalto lascerà brevemente il passo al pavé mentre le pendenze prenderanno ad accentuarsi poiché per arrivare alle soglie del paesino si deve affrontare un troncone di quasi un chilometro e mezzo al 9.5%. In corrispondenza del tratto in lastricato – 200 metri in tutto – la pendenza torna a scemare ma è giusto un attimo poiché usciti da Favaro e ripresa la “strada maestra” per il santuario le pendenze tornano a incrementare. Da qui a Oropa mancano ancora 5 Km, nei quali la media torna a salire fino al 7.9% mentre si arriva a toccare un picco massimo del 14% quando mancano poco più di 2 Km a un traguardo rimasto nella storia del ciclismo e non soltanto per l’impresa di Pantani. Lassù, il 12 giugno del 1993, il lettone Ugrumov riuscì a mettere in crisi un certo Miguel Indurain…

Mauro Facoltosi

Le cappelle del Sacro Monte di Oropa e l’altimetria della seconda tappa (www.italia.it)

Le cappelle del Sacro Monte di Oropa e l’altimetria della seconda tappa (www.italia.it)

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella Vacchiero (677 metri), Sella di Fusero (718 metri). Sono toccate dalla Strada Provinciale 106 “Callabiana – Pianezze” tra Callabiana e Andorno Micca, lungo la salita al GPM di Nelva.

Sella Sant’Antonio di Marcone (748 metri). Vi transita la Strada Provinciale 105 “Andorno – Mosso Santa Maria” tra Callabiana e Andorno Micca. Il gruppo vi transiterà in discesa, dopo il GPM di Nelva.

Sella di Favaro (758 metri). Si trova quasi al centro dell’omonimo abitato, toccato dal vecchio tracciato della strada che sale a Oropa.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Il Piazzo, il suggestivo borgo di stampo medioevale arroccato che costituisce una delle due storiche “anime” di Biella (l’altro è il sottostante Piano), ha costituito un irresistibile richiamo per le troupe cinematografiche che hanno individuato per le riprese la cittadina piemontese. E in particolare lassù sono saliti, in due distinti momenti, quattro autentici fuoriclasse della comicità italiana. I primi sono stati Carlo Verdone ed Enrico Montesano, che a Biella nel 1984 hanno girato – con il primo nel doppio ruolo di regista e attore – diverse scene de “I due carabinieri”, pellicola nella quale i due esponenti dell’arma protagonisti del film sono trasferiti da Roma a un imprecisato borgo del Piemonte: alcune scene furono girate a Torino, ma uno dei set principali, la caserma nella quale i due si ritrovano, è Palazzo Gromo di Ternengo, che si trova proprio nel cuore del Piazzo. Diciassette anni più tardi ad altri due campioni della risata si sono ritrovati lassù, i “toscanacci” Leonardo Pieraccioni e Massimo Ceccherini e anche in quel caso c’è in ballo una caserma dei carabinieri, stavolta inventata dalla produzione in Piazza Cisterna: il film è “Il principe e il pirata”, la cui trama racconta del viaggio di due fratelli (uno dei quali è un pregiudicato curiosamente soprannominato “Gimondi”) dalla Sicilia alla Valle d’Aosta per intascare l’eredità lasciata loro dal defunto padre.

In collaborazione con www.davinotti.com

Palazzo Gromo di Ternengo a Biella set de “I due carabinieri” (www.davinotti.com)

Palazzo Gromo di Ternengo a Biella set de “I due carabinieri” (www.davinotti.com)

Le altre location dei due film citati

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/i-due-carabinieri/50002208

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-principe-e-il-pirata/50004048

FOTOGALLERY

San Francesco al Campo, Velodromo Francone

Favria, chiesa di San Pietro Vecchio

Castello di San Giorgio Canavese

Castello di Mazzè

Santhià, Collegiata di Sant’Agata

Un cicloturista ammira lo scenario offerto dalla Riserva Naturale Orientata delle Baragge

Trivero, la storica sede della Ermenegildo Zegna SpA

Una delle spettacolari viste concesse dall’Oasi Zegna

Viadotto della Pistolesa

Piazza della Cisterna, cuore del borgo del Piazzo a Biella

NARVAEZ SORPRENDE POGACAR, LA PRIMA MAGLIA ROSA VOLA IN ECUADOR

La prima tappa del Giro 2024 vede subito le scintille tra i big con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che spiana il duro strappo finale di San Vito. Il fuoriclasse sloveno non si scrolla di dosso Jhonatan Narvaez (Team INEOS Grenadiers) che vince nella volata ristretta davanti a Maximilian Schachmann (Team BORA Hansgrohe) ed indossa la prima maglia rosa

Il Giro 2024 presenta subito una tappa impegnativa da Venaria Reale a Torino, anche se è soltanto di 140 km. Al di là dei tre gpm categorizzati di seconda, di terza e di quarta categoria (rispettivamente Colle Maddalena, Superga e Berzano di San Pietro), sarà il secondo passaggio dal Bivio di San Vito che deciderà molto probabilmente chi vestirà la prima maglia rosa. La salita è lunga 1 km e mezzo e raggiunge pendenze che superano il 15%. Ovviamente Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) vorrà subito far vedere di che pasta è fatto ed in una certa misura capiremo anche quali saranno i suoi avversari per il prosieguo della corsa rosa. Dopo la partenza da Venaria Reale si formava la prima fuga del Giro 2024 grazie all’azione di Louis Barrè (Team Arkea B&B Hotels), Nicolas Debeaumarchè (Team Cofidis), Lilian Calmejane (Team Intermarchè Wanty), Amanuel Ghebreigzabhier (Team Lidl Trek), Andrea Pietrobon (Team Polti Kometa) e Filippo Fiorelli (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Fiorelli scollinava in prima posizione sul primo gpm di Barzano di San Pietro posto al km 48.4. Il ciclista del Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè si aggiudicava anche il successivo traguardo volante di Moriondo Torinese posto al km 57.9. Sul secondo gpm di Superga il gruppetto dei favoriti si spezzettava e restavano in testa Ghebreigzabhier , Fiorelli, Calmejane e Pietrobon. Ghebreigzabhier scollinava in prima posizione sul gpm di Superga posto al km 78.5. Nella discesa verso Torino Ghebreigzabhier e Calmejane allungavano. A 50 km dalla conclusione il vantaggio della coppia di testa si aggirava sui 3 minuti. Il gruppo era sempre tirato dagli uomini dell’UAE Team Emirates. Calmejane vinceva il traguardo Intergiro di Corso Moncalieri posto al km 104.7. All’inizio del Colle Maddalena la coppia di testa aveva 1 minuto e 40 secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore. Domenico Pozzovivo (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) era vittima di una caduta insieme ad altri cinque ma nonostante ciò si rimetteva subito in sella e rientrava nel gruppo principale a circa 3 km dallo scollinamento. IL forcing dell’UAE Team Emirates faceva delle vittime illustri, tra cui si segnalavano Thymen Arensman (Team INEOS Grenadiers), Michael Woods (Team Israel Premier Tech) e Romain Bardet (Team DSM Firmenich PostNL). Calmejane restava da solo in testa e riusciva con grande sforzo a scollinare in prima posizione. Prima della seconda salita del Bivio di San Vito attaccavano Nicola Conci (Team Alpecin Deceuninck), Damiano Caruso (Team Bahrain Victorious), Maximilian Schachmann (Team BORA Hansgrohe), Mikkel Honoré (Team EF Education EasyPost), Alex Baudin (Team Decathlon AG2R La Mondiale), Alessando De Marchi (Team Jayco AlUla) e Giulio Pellizzari (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Caruso vinceva il trguardo volante di Moncalieri posto al km 130.4. Conci si avvantaggiava e approcciava in testa lo strappo di San Vito. Dopo una violenta accelerazione Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) andava a prendere ad uno a uno gli attaccanti ed alla sua ruota riusciva a restare solamente Jhonatan Narvaez (Team INEOS Grendiers). La nuova coppia di testa scollinava con qualche secondo di vantaggio su Schachmann che riusciva a rientrare sui primi due. Dopo la velocissima discesa la volata a tre premiava Narvaez che aveva la meglio su Schachmann e Pogacar. Quarto a 6 secondi era Baudin mentre il drappello degli inseguitori era regolato in quinta posizione da Conci. Per Narvaez è la terza vittoria stagionale ma soprattutto la prima volta che veste la maglia rosa. Il campione nazionale dell’Ecuador ha 3 secondi di vantaggio su Schachmann e 6 secondi di vantaggio su Pogacar. Domani è in programma la seconda tappa da San Francesco al Campo al Santuario di Oropa di 161 km. Le difficoltà sono concentrate tutte negli ultimi 50 km con i tre gpm di Oasi Zegna, Melva e l’arrivo al Santuario di Oropa. Tadej Pogacar avrà sicuramente voglia di riscattarsi dopo la mezza delusione di oggi.

Antonio Scarfone

Lecuadoriano Narvaez vince la prima tappa del Giro 2024 (foto Luca Bettini / AFP / Getty Images)

L'ecuadoriano Narvaez vince la prima tappa del Giro 2024 (foto Luca Bettini / AFP / Getty Images)

NELLA PRIMA MAGLIA ROSA BATTE UN CUORE GRANATA

Il Giro 2024 parte nel ricordo del Grande Torino. Sono passati 75 anni dalla tragedia di Superga, nella quale persero la vita i componenti della squadra granata, e il Giro renderà omaggio alla leggendaria formazione del capoluogo piemontese con una prima tappa subito impegnativa, che inevitabilmente porterà la Corsa Rosa sulla collina di Superga, anche se questa sarà affrontata dal versante meno impegnativo. A rubargli lo scenario agonistico sarà il successivo Colle della Maddalena, una salita nettamente più difficile e atipica per il primo giorno di un grande giro: chi ambirà a vestire la maglia rosa finale a Roma dovrà presentarsi ai nastri di partenza già al top della condizione.

NOTA: rispetto al percorso qui presentato è stata introdotta un’ulteriore salita subito a ridosso del traguardo: è quella di San Vito (1.5 Km all’8.6% e un picco del 16%), che dovrà essere ripetuta due volte e in cima alla qiale si svetterà a 2.9 Km dall’arrivo

Il 4 maggio del 1949 è una data impressa a fuoco nella storia dello sport italiano, è il giorno nel quale si spezzò per sempre la gloriosa parabola del Grande Torino, infrantasi con l’aereo sul quale viaggiava la squadra contro la collina di Superga. Fu una tragedia immensa, che colpì l’ Italia intera e non soltanto l’ambiente prettamente sportivo. Tra i grandi del pedale ne fu intimamente colpito Fausto Coppi, che era legato da sincera e profonda amicizia a Ezio Loik, la mezzala d’origine istriana che era perita nell’incidente assieme ad altri 17 compagni di squadra: fu a lui che, un mese più tardi, il Campionissimo dedicherà la vittoria nella Cuneo – Pinerolo per poi fare dono di una bicicletta a Mirella, la figlia del calciatore, il giorno successivo sul traguardo di Torino.
Il 4 maggio del 2024 saranno trascorsi esattamente 75 anni dal quel tragico pomeriggio e nella stessa data l’Unione Ciclistica Internazionale ha stabilito che ci sarà la partenza del Giro d’Italia. L’organizzazione della Corsa Rosa, il cui “proprietario” è proprio Urbano Cairo, l’imprenditore che dal 2005 è presidente del Torino, ha così scelto il capoluogo del Piemonte per la tappa d’apertura, una frazione che inevitabilmente avrà in programma l’ascesa a Superga, anche se questa sarà affrontata dal versante orientale, quello meno impegnativo, per evitare d’interferire con la mesta processione dei tifosi granata, che ogni anno nell’anniversario salgono in laico pellegrinaggio alla basilica, anche chi è nato dopo il 1949 e non ha vissuto, sulla pelle e nel cuore, quel grande dolore. Per il Giro si tratterà di una partenza decisamente fuori dai soliti schemi e, complice anche l’arrivo in salita del giorno successivo a Oropa, i corridori che punteranno al successo finale dovranno necessariamente schierarsi ai nastri di partenza già al top della forma, mentre in passato si poteva anche correre il rischio di partire con una condizione ancora non ottimale, contando di affinarla nei primi giorni di gara, solitamente poco impegnativi. Anche perché questa tappa non presenterà solo la salita di Superga ma anche quella del Colle della Maddalena, poco abituale per il giorno d’apertura di un grande giro per via dei suoi 6.3 Km inclinati al 7.3% medio.
Come nel 2011, quando il Giro iniziò con una cronometro a squadre di quasi 20 Km, le operazioni di partenza si svolgeranno per la reggia di Venaria Reale, cuore della tenuta di caccia che i duchi di Savoia decisero di realizzare nelle campagne a nordovest di Torino nella seconda metà del ‘600. Il debutto della Corsa Rosa sarà in pianura per i primi 50 Km, pedalando subito dopo il via in direzione di Borgaro Torinese, presso il quale nel 2018 è stato inaugurato un monumento dedicato al “Grande Torino” con la gigantografia di una foto che ritrae i giocatori scomparsi nell’incidente. Attraversato il giovane comune di Mappano, istituito nel 2013, si giungerà sulle strade di Leinì, centro dominato dai 33 metri della Torre dell’Ammiraglio, eretta probabilmente nel XIII secolo e intitolata all’ammiraglio del Regno Sabaudo Andrea II Provana di Leynì (così si scriveva il nome del comune fino all’avvento del fascismo). Giunti a Volpiano si punterà quindi su Brandizzo, dove sono ancora vivi gli echi di un’altra tragedia, quella che il 30 agosto scorso ha visto morire cinque operai che stavano lavorando sulla linea ferroviaria che attraversa questo centro, investiti da un treno in transito. Sfiorata la vicina Chivasso, la capitale per due secoli del marchesato del Monferrato al cui centro svetta l’asimmetrica facciata della collegiata di Santa Maria Assunta, il percorso supererà per il corso del Po avvicinandosi all’estremità settentrionale della cosiddetta “Collina torinese”, il poco elevato massiccio che separa la città dal resto del Monferrato. E’, infatti, arrivato il momento di misurarsi con la prima delle salite ufficiali del Giro 2024, quella che in 2.7 Km al 5.3% condurrà a Berzano di San Pietro, il borgo dell’astigiano nel cui cimitero riposa Nino Defilippis, corridore dal 1952 al 1964 (vinse nove tappe al Giro e vanta tuttora il primato di maglia rosa più giovane di sempre, vestita a soli vent’anni d’età per due giorni nella stagione del debutto) e commissario tecnico della nazionale italiana per una sola stagione, quella del 1973 che vide laurearsi campione del mondo a Barcellona Felice Gimondi.
La prima discesa del Giro avrà come meta Castelnuovo Don Bosco, il paese natale del celebre sacerdote la cui modesta casa si può visitare in frazione Becchi, accanto all’imponente basilica che sarà innalzata in suo onore al culmine della collina che oggi porta il suo nome.
Alla prima difficoltà altimetrica ufficiale ne seguirà una non “categorizzata” ma per questo non semplice, un vero e proprio muro di quasi 500 metri al 10% necessario per arrivare a Moriondo, paese del quale fu sindaco per quasi trent’anni, fino al 1974, l’industriale Virginio Bruni Tedeschi, nonno della top model ed ex première dame di Francia Carla Bruni. Rientrati in provincia di Torino si andrà ora incontro all’appuntamento con la salita di Superga che, come anticipato, si affronterà dal versante orientale, sicuramente meno nobile in quanto a pendenze rispetto a quello tradizionale (6.6 Km al 4.2% vs 5.1 Km all’8.2%), ma non meno blasonato poiché è da Baldissero che si saliva fino a qualche decennio fa nel finale della Milano – Torino, quando il traguardo della corsa più antica del calendario italiano (prima edizione disputata nel 1876) era ancora in città, a volte previsto presso il Parco del Valentino, altre volte sulla pista del motovelodromo che nel 1990 fu intitolato a Fausto Coppi. Scollinati a circa 2 Km di distanza dalla basilica, progettata dall’architetto messinese Filippo Juvarra, inizierà una dolcissima planata lungo la sinuosa strada panoramica che collega il colle di Superga a quello di Pino Torinese, in cima al quale il 28 maggio del 1950 s’incrociarono per la prima volta le storie del Giro d’Italia e della RAI: in quell’occasione la futura tv di stato (all’epoca Radio Audizioni Italiane) v’installò appositamente un ripetitore per una delle prime “prove tecniche di trasmissione”, che consentì di mostrare al pubblico che affollava il motovelodromo di Torino le fasi finali della tappa del Giro vinta dall’abruzzese Franco Franchi. Alle porte di Pino anziché imboccare la discesa verso Torino si proseguirà in quota in direzione del Colle della Maddalena, andando ad affrontare la breve e modesta ascesa del Col d’Arsete, in vetta al quale si svolterà in direzione di Pecetto Torinese, località conosciuta per la coltivazione di rinomate ciliegie, alla quali è dedicata una sagra che nel 2024 taglierà il traguardo della centonovesima edizione. Terminata la discesa il gruppo andrà a innestarsi sul circuito finale, continuando a procedere in lieve discesa verso Moncalieri, dove un piccolo strappo che – 28 Km più avanti – costituirà l’ultima difficoltà altimetrica del tracciato, posta immediatamente prima del passaggio al cospetto del Castello Reale di Moncalieri, in epoca risorgimentale fu residenza prediletta dal futuro primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, che lo preferiva al trambusto del Palazzo Reale situato nel centro di Torino.
Dopo un primo transito dalla linea d’arrivo si sfilerà di fronte alla neoclassica chiesa della Chiesa della Gran Madre di Dio, le cui linee ricordano quelle del Pantheon romano, seguitando lungo le rive del Po per circa un chilometro prima di svoltare in direzione della Villa della Regina, progettata come “casa di campagna” per il cardinale Maurizio di Savoia e in seguito divenuta residenza estiva prediletta dalle due sovrane sabaude che le attribuirono l’attuale nome, Anna Maria d’Orleans e Polissena d’Assia. Quando i corridori transiteranno dinanzi ai cancelli della villa sarà iniziata da poche centinaia di metri la salita “faro” di questa tappa, una descrizione che calza doppiamente a pennello perché in vetta al Colle della Maddalena si trova effettivamente un faro, costruito per celebrare il decimo anniversario della vittoria nella Prima Guerra Mondale e realizzato a spese del fondatore della FIAT Giovanni Agnelli, senatore e nonno del celebre e omonimo “avvocato”. Come anticipato in precedenza per arrivar fin lassù si dovranno affrontare 6.3 Km di salita caratterizzata da una pendenza media del 7.3%, da un picco massimo del 12% e dai tratti più scoscesi che s’incontreranno nei pressi del cosiddetto Eremo, convento fondato dal duca Carlo Emanuele I di Savoia come ringraziamento dopo la fine della pestilenza che aveva colpito Torino nel 1599 e della cui costruzione originaria sono rimaste solo alcune piccole parti, come la torre dalla quale il duca assistette alla posa della prima pietra del monastero.
Raggiunti il Faro si scenderà verso Pecetto, per poi ritrovare le strade già percorse in precedenza, con lo strappo verso Moncalieri e il finale lungo il Po prima di andare a conoscere la prima maglia rosa dell’edizione 2024.

Mauro Facoltosi

La basilica di Superga e l’altimetria della prima tappa (www.italia.it)

La basilica di Superga e l’altimetria della prima tappa (www.italia.it)

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Pino (507 metri). Vi transita la Strada Provinciale 5 “di Pino” tra Reaglie e Pino Torinese, nel punto dove vi confluisce la panoramica proveniente da Superga. Il Giro d’Italia vi è transitato l’ultima volta nel 2022, durante la tappa Santena – Torino, vinta da Simon Yates. È stata luogo di passaggio anche alla Milano – Torino, quando la scalata a Superga veniva affrontata dal versante di Baldissero Torinese e l’arrivo era fissato all’interno del Parco del Valentino: è nella discesa da Pino verso Reaglie che nel 1995 avvenne l’incidente che tenne lontano dalle corse per parecchi mesi Marco Pantani. Anche il Giro del Piemonte l’ha inserita in più occasioni nel suo tracciato.

Sella dell’Eremo (621 metri). Valicato dalla Strada Eremo, che mette in comunicazione diretta Torino con Pecetto Torinese evitando l’ascesa fino al Colle della Maddalena. Il Giro d’Italia l’ha toccato nel 2022 durante la pocanzi citata tappa Santena – Torino. Come la Sella di Pino, in passato è stata inserita nel tracciato del Giro del Piemonte.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Riaperta al pubblico nel 2007 dopo quasi dieci anni di lavori di restauro, preceduti da un periodo d’abbandono e degrado durato decenni, la reggia di Venaria Reale è tornata a mostrarsi in tutta la sua bellezza e di questa bellezza se n’è accorto anche il mondo del cinema. Già l’anno successivo sarà set de “I demoni di San Pietroburgo”, il penultimo film diretto dal regista genovese Giuliano Montaldo, recentemente scomparso. Sarà, però, nel 2013 che la reggia si prenderà la ribalta grazie alle molte scene che vi furono girate per il film “Benvenuto Presidente!”, pellicola nella quale Claudio Bisio interpreta il ruolo di Giuseppe Garibaldi, omonimo dell’eroe dei due mondi e bibliotecario di un piccolo paesino di montagna che si ritrova a sua insaputa nominato Presidente della Repubblica. Non essendo disponibile per ovvie ragioni il Quirinale per le scene ambientate nella residenza ufficiale del capo dello stato si optò per location più a “portata di mano”, realizzando così un collage che mixa i romani Palazzo Farnese e Villa Aurelia (per gli esterni) a edifici situati in Piemonte, dove già erano state girate le scene in montagna, filmate a Sauze di Cesana, non lontano dal Sestriere. Così si vede Bisio in azione tra il Palazzo Civico di Torino, Palazzo Carignano (dove l’attore ha dormito nientemeno nel letto che fu di Camillo Benso Conte di Cavour), la biblioteca dell’Accademia di Scienze (dove Bisio precipita dall’alto tra le braccia della Smutniak) e soprattutto la reggia di Venaria Reale, che si è accaparrata le scene più spettacolari. Il corridoio dove il neoletto presidente viene accolto al Quirinale è la suggestiva Galleria di Diana, mentre è all’interno della cappella della reggia, dedicata a Sant’Uberto, che s’incontrano segretamente i tre politici che tramano alle spalle del presidente per costringerlo alle dimissioni. Ad un certo punto i tre saranno convocati dai “poteri forti”, le eminenze grigie che tessono le reti della politica italiana: nel maestoso ambiente che un tempo ospitava i cavalli alloggiati nelle scuderie juvarriane, i tre si troveranno effettivamente davanti a due colossi, non della politica ma del cinema italiano poiché a interpretare quei ruoli furono, infatti, chiamati due monumenti della “settima arte”, i registi Pupi Avati e Lina Wertmüller.

In collaborazione con www.davinotti.com

La Galleria di Diana della Reggia di Venaria Reale nel film “Benvenuto Presidente!” (www.davinotti.com)

La Galleria di Diana della Reggia di Venaria Reale nel film “Benvenuto Presidente!” (www.davinotti.com)

La Galleria di Diana della Reggia di Venaria Reale nel film “Benvenuto Presidente!” (www.davinotti.com)

Le altre location dei due film citati


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/i-demoni-di-san-pietroburgo/50013889

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/benvenuto-presidente/50030839

FOTOGALLERY

La reggia di Venaria Reale

Borgaro Torinese, monumento dedicato al “Grande Torino”

Leinì, Torre dell’Ammiraglio

Chivasso, collegiata di Santa Maria Assunta

Colle Don Bosco, casa natale di San Giovanni Bosco

Castello di Moncalieri

Torino, Chiesa della Grande Madre di Dio

Torino, la Villa della Regina vista da uno dei tornanti del Colle della Maddalena

La torre dell’Eremo Camaldolese situato lungo la salita al Colle della Maddalena

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Colle della Maddalena, Il Faro della Vittoria

ALLA LAGUNA NEGRA SORPRESA MUZIC, VOLLERING SEMPRE IN MAGLIA ROSSA

maggio 3, 2024 by Redazione  
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Vittoria a sorpresa della transalpina Évita Muzic nella sesta tappa della Vuelta Femenina. Seconda Demi Vollering, sempre più salda in vetta della classifica. Elisa Longo Borghini grazie al quinto posto odierno mantiene la seconda piazza.

Chi si aspettava un altro assolo di Demi Vollering (Team SD Worx – Protime) forse è rimasto deluso, anche se l’olandese – grazie al secondo posto- ha rafforzato la sua leadership in classifica dove ora è seguita a 56” dalla campionessa italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), mentre terza a 1′14″ è Riejanne Markus (Team Visma | Lease a Bike)
Tornando alla tappa partita da Tarazona e conclusa alla Laguna Negra di Vinuesa, la vittoria è andata alla francese Évita Muzic (FDJ – SUEZ), che ha preceduto di 2″ la Vollering, di 15″ Yara Kastelijn (Fenix-Deceuninck), di 17″ la Markus, di 21″ la Longo Borghini, Ricarda Bauernfeind (Canyon//SRAM Racing) e Juliette Labous (Team dsm-firmenich PostNL), di 33″ Pauliena Rooijakkers (Fenix-Deceuninck), di 38″ Niamh Fisher-Black (Team SD Worx – Protime) e di 40″ Kim Cadzow (EF Education-Cannondale).
L’avvio di tappa – orfano di Gaia Realini (Lidl – Trek), caduta ieri, e di Katarzyna Niewiadoma (Canyon//SRAM Racing) – è stato molto vivace. Non sono mancati molti tentativi di fuga, tutti senza fortuna. Dopo quasi una cinquantina di chilometri viene lascianto andare il tentativo di Laura Molenaar (VolkerWessels Women’s Pro Cycling Team), Fauve Bastiaenssen (Lotto Dstny Ladies), Claudia San Justo (Eneicat – CMTeam) e Aurela Nerlo (Winspace). Le quattro guadagnano abbastanza agevolmente un vantaggio che ha permesso di arrivare in testa alla corsa fino all’inizio della salita finale. Qui la Molenaar e la Bastiaenssens hanno provato a resistere e a rilanciare l’azione, con l’intenzione di provare a far saltare il banco. Ultima a cedere è stata la Bastianssens, raggiunta prima del traguardo volante di Vinuesa.
La fase finale ha visto una Vollering più in controllo che aggressiva, ma con l’avvicinarsi del traguardo e alcuni tentativi portati da varie atlete che hanno sfoltito il plotone, l’olandese ha preso l’iniziativa trascinandosi dietro, finchè hanno retto, le prime della classifica. Più fredda e non gravata dal “peso” della posizione in classifica è stata la Muzic, che si è ncollata alle ruote dell’olandese, l’ha lasciata sfogare quando era impegnata nel mettere più secondi possibili tra lei e le prime inseguitrici e poi l’ha saltata, andando a conquistare un altro successo di pregio della sua carriera.
Domani la Vuelta Femenina affronterà la settima e penultima tappa. Si partirà da San Esteban de Gormaz alla volta di Sigüenza, dopo si arriverà dopo 138.6 km di difficile interpretazione. Lungo il percorso non si incontreranno particolari difficoltà, mentre interessante è il finale perchè gli ultimi 500 metri presentano pendenze che oscillano tra l’8% e il 10%, un po’ troppo per una volata classica anche se l’arrivo – a meno di sorprese – dovrebbe comunque essere allo sprint.

Mario Prato

Evita Muzic precede Demi Vollering sul traguardo in salita della Laguna Negra di Vinuesa (Getty Images)

Evita Muzic precede Demi Vollering sul traguardo in salita della Laguna Negra di Vinuesa (Getty Images)

GIRO D’ITALIA 2024 – IL BORSINO DEI FAVORITI

maggio 3, 2024 by Redazione  
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La Corsa Rosa si appresta a partire da Torino. Chi saranno i grandi favoriti per la vittoria finale? Scopritelo in questo articolo e…. buon Giro d’Italia a tutti!!!

TADEJ POGACAR: 40% Senza fronzoli lo sloveno della UAE Team Emirates è per distacco il favoritissimo di questa edizione del Giro d’Italia. Il suo palmares, già ricco nonostante la giovane età, è stato puntellato anche in questa prima parte di stagione con delle vittorie di forza e intelligenza tattica d’altri tempi, Liegi-Bastogne-Liegi su tutte. Tadej arriva ai nastri di partenza in una condizione psico-fisica ottimale e il percorso sulla carta non dovrebbe metterlo in difficoltà. Lo accompagnerà una squadra ben attrezzata in ogni ambito. Batterlo non sarà per nulla facile.

GERAINT THOMAS: 20% Il gallese vincitore del Tour de France 2018 avrà il duro compito di mettere i bastoni fra le ruote a Pogacar. Il compito sarà arduo sia per il valore dello sloveno, sia per la sfortuna che lo accompagna durante la Corsa Rosa, anche se il secondo posto dello scorso anno fa ben sperare.

ROMAIN BARDET: 15% asciate le speranze di vincere (o almeno ritornare sul podio) la Grande Boucle, lo scalatore francese proverà ad andare all’assalto del Trofeo senza Fine dopo la sfortunata edizione del 2022. Età e un pedigree non proprio vincente nelle corse a tappe di tre settimane non sono dalla sua parte, ma al Giro d’Italia le sorprese non mancano mai.

THYMEN ARENSMAN: 10% Il passista scalatore della Ineos sarà il vice capitano alle spalle di Thomas. Nell’edizione dello scorso anno arrivò sesto ad un palmo dalla top five. L’olandese ha gestito i primi impegni stagionali in funzione del Giro d’Italia e potrebbe rappresentare una carta strategica per la formazione britannica.

CIAN UIJTDEBROEKS: 5% Il ventunenne belga del Team Visma potrebbe essere la vera rivelazione della Corsa Rosa. Lo scorso anno ha debuttato in un grande giro alla Vuelta di Spagna, chiudendola all’ottavo posto. Da juniores ha dimostrato molte qualità ma anche i piazzamenti ottenuti in questa prima parte di stagione si sono fatti notarte. Avrà anche un team che lo supporterà con corridori del calibro di Attila Valter e Koen Bouwman. Unica pecca i chilometri a cronometro, dove al momento non brilla.

DAMIANO CARUSO: 5% Per il siciliano della Bahrain Victorious questa potrebbe essere l’ultima possibilità per puntare a vincere e a portare a casa la Maglia Rosa. Alla soglia dei 37 anni proverà il tutto per tutto per centrare il colpo grosso oppure correrà in funzione di un piazzamento?

BEN O’CONNOR 2% L’australiano della Decathlon Ag2r La Mondiale non eccelle nelle tre settimane, nonostante un quarto posto al Tour de France del 2021. Se riesce a mantenersi costante potrebbe essere una bella sorpresa

DANIEL FELIPE MARTINEZ: 1% Per il corridore colombiano vale lo stesso discorso fatto per O’Connor: la continuità nelle tre settimane è il suo punto debole, toccherà alla Bora Hansgrohe supportarlo in tutti i modi

NAIRO QUINTANA: 1% Tornato alla Movistar per rilanciarsi e terminare nei migliori dei modi la carriera il “Condor” sarà un avversario da non sottovalutare. Il colombiano aveva vinto il Giro d’Italia nel 2014, quando correva proprio nelle file del team iberico.

ANTONIO TIBERI: 1% Terminiamo con la nostra giovane promessa tricolore, in lui sono riposte le speranze per la rinascita del Belpaese nelle corse a tappe. Per il corridore della Bahrain Victorious si tratta del primo Giro d’Italia e della prima corsa di tre settimane in carriera.

Luigi Giglio

Il Trofeo senza Fine destinato al vincitore del Giro dItalia (www.torinoggi.it)

Il Trofeo senza Fine destinato al vincitore del Giro d'Italia (www.torinoggi.it)

VUELTA FEMENINA, BOTTINO PIENO PER DEMI VOLLERING

maggio 2, 2024 by Redazione  
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Colpo grosso dell’olandese Vollering nella quinta giornata della Vuelta Femenina, che si prende tappa e maglia. Grazie al terzo posto odierno Elisa Longo Borghini sale al secondo posto della classifica. Seconda di giornata un’altra olandese, Yara Kastelijn

La salita conclusiva della quinta tappa disputata oggi era la classica cartina di tornasole per capire chi aveva messo la corsa a tappe spagnola tra gli obiettivi di stagione.
Il verdetto che ne è scaturito è stato unanime: l’atleta da battere, sempre ammesso che ci si riesca, è l’olandese Demi Vollering. La portacolori del Team SD Worx – Protime si è presa in solitaria la tappa rifilando alle sue dirette inseguitrici quasi mezzo minuto, al netto degli abbuoni, tutti secondi preziosissimi in ottica classifica generale. Le prime ad arrivare al traguardo di Jaca dopo la nuova maglia rossa sono state Yara Kastelijn (Fenix-Deceuninck) ed Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), entrambe giunte con un ritardo di 28″. Grazie al piazzamento sul podio la campionessa italiana si è insediata al secondo posto della classifica con un gap di 31″ dalla Vollering.
Con ritardi ancora maggiori rispetto alla coppia appena citata sono passate sotto il traguardo Évita Muzic (FDJ – SUEZ) a 39″, Sarah Gigante (AG Insurance – Soudal Team) a 41″, Ricarda Bauernfeind (Canyon//SRAM Racing) e Riejanne Markus (Team Visma | Lease a Bike) a 44″, Juliette Labous (Team dsm-firmenich PostNL) a 47″, Kim Cadzow (EF Education-Cannondale) a 57″ e Pauliena Rooijakkers (Fenix-Deceuninck) a 1′08″, ultima della TopTen. L’italiana Monica Trinca Colonel (Bepink – Bongioanni) ha chiuso quattordicesima a 1′18″.
Per quanto riguarda la classifica generale alle spalle dell’olandese e dell’italiana divise da 38” troviamo Riejanne Markus (Team Visma | Lease a Bike) a 53”, Kristen Faulkner (EF Education-Cannondale) a 1′10″, Juliette Labous a 1’13”. La seconda italiana in classifica è la cuneese Erica Magnaldi (UAE Team ADQ), tredicesima a 3′03″ e oggi ventesima a poco meno di 2 minuti dalla vincitrice. Giornata no per la ex maglia rossa Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike), che chiuso in 26a posizione a 2′22″ dalla vincitrice, perdendo otto posizioni in classifica (ora è nona a 2′07″).
Domani la Tarazona- La Laguna Negra di 132 Km presenta un altro arrivo in salita che nell’economia della gara potrebbe risultare molto importante in vista dell’ultimo traguardo in quota di domenica, frazione che decreterà la vincitrice di questa edizione della corsa spagnola.

Mario Prato

Demi Vollering vince la prima tappa di montagna della Vuelta Femenina (Getty Images)

Demi Vollering vince la prima tappa di montagna della Vuelta Femenina (Getty Images)

LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI, ANCHE SUL “VECCHIO” GRAPPA

Il Monte Grappa non è certo una novità per la Corsa Rosa, ma per la prima volta nella storia del Giro sarà scalato due volte nel corso della medesima tappa. E si salirà da uno dei versanti più difficili dell’ascesa veneta, che impegnerà i “girini” per quasi un’ora a scalata: c’è lo spazio per un ribaltone in extremis, come quello avvenuto lo scorso anno sul Monte Lussari e nel 2002 sulla Marmolada.

Il Giro d’Italia non è certo un novizio ma, nonostante le 107 edizioni fino ad oggi disputate, è abituato alle “prime volte”. Nel 1933 fu il primo fra i tre Grandi Giri a proporre una cronometro nel percorso, nel 2018 con il via da Gerusalemme è stato il primo a uscire dai confini del continente europeo, anche se le prime volte che hanno lasciato il segno sono quelle relative alle grandi salite. Rimaste nella storia sono state le prime ascensioni a Stelvio (1953) e Gavia (1960) e anche in tempi recenti si sono andati a scoprire passi che subito hanno fatto “colpo”, come il Mortirolo, lo Zoncolan e il Colle delle Finestre, il cui inserimento nel 2005 segnò anche la riscoperta degli sterrati. Adesso protagonista della prima volta sarà il Monte Grappa, anche se non costituisce una novità vera e propria, perché nel percorso del Giro la salita alla celebre montagna veneta è già stata inserita sei volte e in due di queste occasioni era previsto anche il traguardo di tappa. Ma mai era venuto in mente agli organizzatori di far ripetere la salita per due volte nel corso della medesima occasione e sarà proprio quello che accadrà al penultimo giorno di gara, tra l’altro salendo da uno dei versanti più impegnativi del Grappa, al quale è stato abbinata – pure lei da “reiterare” – la breve e ripida ascesa (e questa si che è una novità) del Pianaro, mentre nelle fasi iniziali ci sarà da fare i conti con l’arcinoto muro di Cà del Poggio. Con un percorso del genere anche una maglia rosa dotata di un vantaggio granitico potrebbe sgretolarsi come niente e c’è un precedente molto recente che ci ricorda quanto questo rischio sia concreto: nonostante l’inezia di tre secondi di vantaggio sul secondo, pochi si sarebbero aspettati il crollo dell’ecuadoriano Richard Carapaz al Giro del 2022 nel tappone dolomitico del penultimo giorno, quando si dovevano scalare i passi di San Pellegrino e del Pordoi prima del tremendo arrivo in salita alla Marmolada. E poi come non dimenticare il definitivo avvicendamento al vertice della classifica, e per soli 14 secondi, tra Primoz Roglic e Geraint Thomas dopo la cronoscalata al Monte Lussari lo scorso anno.
L’ultima grande tappa di montagna del Giro 2024 scatterà dall’Alpago, lungo le sponde del Lago di Santa Croce, bacino d’origine naturale che nel XVIII secolo fu collegato al Piave mediante un torrente artificiale che serviva per far fluitare verso Venezia il legname proveniente dalla soprastante foresta del Cansiglio. Anche i “girini” si ritroveranno a fluitare nelle fasi iniziali perché, scavalcato il dentello della Sella di Fadalto (2.2 Km al 4%), la tappa debutterà con la dolce discesa verso Vittorio Veneto, la cittadina che deve la sua fama alla vittoria dell’esercito italiano nella Prima Guerra Mondiale e che merita la sosta anche per ammirarvi i centri storici di Ceneda e Serravalle, i due borghi che nel 1866 decisero di rinunciare alla loro autonomia per andare a costituire il comune attuale, così chiamato in onore di Re Vittorio Emanuele II. Disegnata ai piedi della catena delle Prealpi Trevigiane, inizierà ora una fase caratterizzata da alcuni lievi saliscendi, percorrendo la quale si andranno a costeggiare i piccoli laghi di Revine (uno dei quali si chiama curiosamente “Lago di Lago”) nei quali si racconta che durante la Prima Guerra Mondiale fu fatto affondare – non si sa ad opera di quale esercito – un intero treno, diretto all’aeroporto militare di Tovena. Queste lievi difficoltà altimetriche costituiranno l’aperitivo al successivo muro di Cà del Poggio, salita che deve la sua scoperta proprio al Giro d’Italia, che lo fece scoprire nel 2009, in occasione di una tappa diretta a Valdobbiadene e terminata con il successo in volata di Alessandro Petacchi. L’anno successivo è stata la volta del campionato nazionale (con ben 10 passaggi) vinto da Giovanni Visconti, poi sono arrivati il Giro femminile e quello Under23, i gemellaggi con il Muro di Grammont e quello di Mûr-de-Bretagne, mentre la Corsa Rosa vi è tornata finora altre cinque volte e in una di queste occasioni (nel 2020) i suoi 1200 metri al 12.3% di pendenza media furono affrontati a cronometro, sempre nel contesto di una tappa che terminava a Valdobbiadene: quel pomeriggio il più veloce fu il piemontese Filippo Ganna che, dopo aver fatto registrare il miglior tempo di scalata, si impose alla media di quasi 48 Km/h staccando di 26” l’australiano Rohan Dennis. Raggiunta la cima del muro i corridori scenderanno verso Refrontolo, centro conosciuto per il suo vino Passito D.O.C.G. e che merita una sosta anche per ammirare l’antico e delizioso Molinetto della Croda, risalente al 1630.
S’imboccherà a questo punto un lungo settore pianeggiante che, tranne una breve intromissione, si dipanerà per una cinquantina di chilometri per terminare proprio ai piedi del Monte Grappa. All’inizio di questo settore si attraverserà Pieve di Soligo, dove si transiterà al cospetto del monumentale duomo neoromanico di Santa Maria Assunta, poi la Corsa Rosa sarà nuovamente sulle strade di Sernaglia della Battaglia, già solcate dal gruppo due giorni prima nel corso della tappa di Padova. Toccata la vicina Moriago, dove si può ammirare l’avveniristica Casa Fungo, progettata dall’ingegnere aerospaziale Dante Vendramini, si supererà il Piave sul Ponte di Vidor per portarsi a Cornuda, dove la chiesa sconsacrata di Santa Teresa dal 2002 ospita il Museo della stampa e del design tipografico. Qui ci sarà un cambio di direzione tornando a pedalare verso le montagne, anche se in realtà si dovrà pedalare in pianura per diversi chilometri, pur con l’inserimento qua e là di alcuni “scalini”, come quelli che s’incontreranno a cavallo dal passaggio da Possagno, la città natale di Antonio Canova, che qui vi realizzò la Chiesa della Santissima Trinità, nota come “Tempio Canoviano” perché vi fu anche sepolto il celebre scultore-
Dai delicati colpi di scalpello del massimo esponente del neoclassicismo a quelli più incisivi del Monte Grappa il passo sarà breve, giusto gli ultimi 10 Km tranquilli che si dovranno percorrere per arrivare a Semonzo, il centro dove si andrà ad imboccare il versante intitolato a Gaetano Giardino, il maresciallo che fu comandante dell’Armata del Grappa guidandola verso la vittoria e che dopo la morte nel 1935 fu sepolto nel sacrario realizzato sulla cima della montagna, progettato dall’architetto milanese Giovanni Greppi. Da questo lato la salita misura complessivamente quasi 20 Km, con i “girini” che si fermeranno circa 800 metri a valle del punto terminale, affrontata fin lì una pendenza media dell’8.1%. In tutto s’incontreranno 28 tornanti, la maggior parte dei quali concentrati nei primi 11 Km , che, inclinati al 7,6% medio, conducono a Campo Croce, località frequentata dagli appassionati di parapendio. Poco più di 1500 metri pedalabili, contenenti anche una brevissima discesa, permetteranno di rifiatare prima d’iniziare la seconda parte dell’ascesa, la più impegnativa pur avendo una pendenza media inferiore (8,7% negli ultimi 7,2 Km) per la presenza di un tratto di 2,6 Km al 10,5% nel quale si raggiungerà il picco di pendenza massima di questo versante (14%). In discesa si percorrerà la principale via d’accesso alla cima, quella strada che porta il nome del generale Luigi Cadorna, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito che l’aveva fatta tracciare tra il 1916 e il 1917 dopo aver intuito l’importanza strategica del monte e la necessità di armarlo a difesa. Rispetto al 2010, quando scendendo da questo versante Vincenzo Nibali costruì il suo primo successo al Giro d’Italia (la tappa era quella di Asolo, che lo “Squalo dello Stretto” vinse con 23 secondi di vantaggio sul suo capitano Ivan Basso), a un certo punto si abbandonerà la Strada Cadorna per inerpicarsi verso il Pianaro, affrontando una salita corta da decisamente “puntuta” perché in quei 1500 metri i corridori troveranno sotto le ruote una pendenza media del 9%, dato che si fa particolarmente “acre” nel chilometro conclusivo, dove l’inclinazione media schizza quasi al 13%. Ritrovata la “Strada Cadorna” ci si tufferà quindi su Romano d’Ezzelino, centro che fu feudo di una delle più potenti e importanti famiglie medioevali venete, quella del condottiero e dittatore Ezzelino III, crudele al punto da essere relegato da Dante nel “girone dei violenti”, condannato per l’eternità a nuotare in un fiume di sangue bollente. Per i corridori, invece, si prospetta nuovamente un “girone del Grappa” perché non distante da Romano è Semonzo e da lì a poco dovranno ripetere nuovamente sia l’ascesa alla montagna sacra alla patria, sia il velenoso Pianaro. Solo allora potranno dire di essersi messi alle spalle l’ultima montagna del Giro 2024 e lanciarsi verso il traguardo di Bassano del Grappa, la città del celebre Ponte degli Alpini sul quale – secondo una celebre canzoncina – gli innamorati si scambiano un bacino d’amore. Ma oggi, al termine di una tappa massacrante, almeno un bacio spetterà a tutti i corridori che avranno portato la bici fin sul traguardo, non soltanto quello d’ordinanza della miss destinato al vincitore.

Mauro Facoltosi

Il sacrario di Cima Grappa e l’altimetria della ventesima tappa (www.maddalene101.it)

Il sacrario di Cima Grappa e l’altimetria della ventesima tappa (www.maddalene101.it)

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Fadalto (489 metri). Separa il Col Visentin dal Cansiglio ed è valicata dalla SS 51 “di Alemagna” tra il lago di Santa Croce e Negrisiola (Vittorio Veneto). È quotata 488 sull’atlante stradale del TCI e 487 sulle cartine del Giro. Il Giro vi è transitato spesso, senza mai effettuare traguardi GPM.

Sella di Revine (262 metri). Coincide con l’omonimo comune, è quotato 248 metri sulle cartine del Giro. L’ultimo passaggio del Giro da questo centro risale al 1988, quando vi transitò la seconda semitappa della frazione conclusiva, una cronometro individuale di 43 Km vinta dal polacco Lech Piasecki.

Sella di Tarzo (269 metri). Coincide con l’omonimo comune

Sella di Mire (220 metri). Valicata dalla SP 86 “delle Mire” nel corso della discesa da San Pietro di Feletto (Muro di Cà del Poggio) a Refrontolo

Sella di Campo Croce (1048 metri). Vi transita la “Strada Generale Giardino” (SP 140), salendo da Semonzo verso il Monte Grappa. Coincide con l’omonima località.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Oggi il Giro è partito dall’Alpago, la regione storico-geografica della provincia di Belluno dove si trova il Pian del Cansiglio, lo spettacolare altopiano celebre per le sue foreste e per la scelta di farne, da parte dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, la meta delle sue vacanze estive quando era al Quirinale. Lassù è arrivato anche l’occhio della macchina da presa quando il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma lo scelse nel 2014 per girarvi le scene finali di “Leoni”, film uscito nelle sale l’anno successivo e interpretato da Neri Marcorè, attore marchigiano particolarmente a suo agio quando si tratta di recitare con la cadenza veneta (non a caso, per questa sua dote, era stato scelto nel 2006 per interpretare Papa Giovanni Paolo I nella fiction dedicata a Papa Luciani). Marcorè qui è Gualtiero Cecchi, imprenditore spiantato che decise di risanare le sue magre casse con la produzione di crocefissi realizzati con plastica riciclata. L’idea sembra vincente e riesce a ottenere anche il benestare della Curia, ma per avere la plastica a basso prezzo si rivolge a un faccendiere napoletano colluso con la camorra, il quale gli vende del materiale pericoloso, che ha il difetto di esplodere al contatto con l’acqua, come scoprirà per primo il sacerdote incaricato di benedirne uno. L’azione si svolge in Veneto e principalmente nella città di Treviso, ma anche con capatine fuori città (suggestive le scene “dall’aldilà” girate presso i ruderi dell’Abbazia di Sant’Eustachio, sulle prime pendici del Montello) e in alcuni centri delle provincie di Belluno, Vicenza e Padova, dove si trova la spettacolare Ca’ Marcello, la villa situata in quel di Piombino Dese che in questo film è dimora del protagonista e dell’anziana madre. L’Alpago si vede solo alla fine, dopo che l’impresa di crocefissi è impietosamente fallita e il Cecchi è finito in ospedale proprio a causa di una delle esplosioni: se il padre è fallito, a risollevare il buon nome della famiglia interviene suo figlio Martino, che con successo avvia un allevamento per la produzione di formaggio sulle alture del Cansiglio, scene che mostrano la bellezza dell’altipiano circostante la Malga Valmenera, presso la località Pian Osteria (Tambre)

In collaborazione con www.davinotti.com

Scena di “Leoni” girata sul Pian del Cansiglio (www.davinotti.com)

Scena di “Leoni” girata sul Pian del Cansiglio (www.davinotti.com)

Le altre location del film citato

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/leoni/50037571

FOTOGALLERY

Il lago di Santa Croce visto dalla strada per la Sella di Fadalto

Vittorio Veneto, il centro storico di Serravalle

Lago di Lago

Muro di Cà del Poggio

Refrontolo, Molinetto della Croda

Pieve di Soligo, Duomo di Santa Maria Assunta

Casa Fungo, Moriago della Battaglia

Cornuda, Museo della stampa e del design tipografico

Possagno, Tempio Canoviano

Monte Grappa, località Campo Croce

Lo scollinamento del Monte Grappa

L’imbocco della salita del Pianaro

Romano d’Ezzelino, Torre Ezzelina

Bassano del Grappa, Ponte degli Alpini

KRISTEN FAULKNER È PIÙ FORTE DEL VENTO, MARIANNE VOS NUOVA MAGLIA ROSSA

maggio 1, 2024 by Redazione  
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In una tappa caratterizzata dal vento e di conseguenza dai ventagli, la statunitense Kristen Faulkner ha colto il successo in solitaria. Sul podio di giornata sono salite la Baker e la Vos, che grazie al terzo posto odierno sale in vetta alla classifica. Prima italiana Erica Magnaldi, dodicesima.

Che il vento fosse stato protagonista sulle strade della Vuelta Feminina lo si era pronosticato senza quasi timor di smentita. Ne è nata così una corsa che ha visto il plotone delle ragazze spezzarsi in due tronconi già dopo una trentina di chilometri. Davanti veniva così a trovarsi un gruppetto di una ventina di unità che comprendeva la quasi totalità delle “big” presenti in terra iberica, con la leader della classifica Blanka Vas (Team SD Worx – Protime) ben scortata dalle sue compagne di squadra.
Queste battistrada hanno anche cercato di sfruttare a proprio vantaggio il traguardo volante di Santa Fè, che elargiva 6” di abbuono alla prima a transitarvi, conquistati dalla fuoriclasse olandese Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike), che ha regolato la Vas e l’italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), alle quali sono andati rispettivamente 4” e 2”.
La svolta della corsa si è avuta ai meno 5, quando la statunitense Kristen Faulkner (EF Education-Cannondale), ha allungato rendendosi irraggiungibile fin sul traguardo
Dopo 10″ la volata per il secondo posto è andata a Georgia Baker (Liv AlUla Jayco) sulla Vos, che anticipando la Vas (Team SD Worx – Protime) le ha sfilato dalle spalle la maglia rossa di leader della classifica. A seguire si sono piazzete Sheyla Gutiérrez (Movistar Team), Maike van der Duin (Canyon//SRAM Racing), Alison Jackson (EF Education-Cannondale), Juliette Labous (Team Dsm-Firmenich PostNL) e Marlen Reusser (Team SD Worx – Protime). Dodicesima ha chiuso Erica Magnaldi (UAE Team ADQ), mentre la migliore delle nostre in classifica, la Longo Borghini (Lidl – Trek) ha chiuso quindicesima con lo stesso tempo della seconda classificata.
Detto dell’insediamento della Vos in vetta alla generale ai danni della Vas, che ora insegue a 5”, troviamo in terza posizione la vincitrice odierna, terza a 9”, mentre la Longo Borghini segue a 18”,- Chiude la TopFive la Jackson a 19”.
Domani si disputerà la Huesca- Jaca di 114 Km, prima tappa veramente importante in chiave vittoria finale. In particolare negli ultimi 45 km di gara sono concentrare due salite, cominciando con quella di San Juan de la Peña, nulla di particolarmente impegnativo, ma che comunque metterà fatica e tossine nelle gambe delle ragazze in corsa. Dopo l’insidiosa discesa si affronterà per ultima la salita più impervia, costituita dai 3.2 km all’8.3%, con un picco al 12% nel finale, che dalla città di Jaca porterà sino al Fuerte de Rapitàn.

Mario Prato

Kristen Faulkner taglia a testa bassa il traguardo di Saragozza (foto Alex Broadway/Getty Images)

Kristen Faulkner taglia a testa bassa il traguardo di Saragozza (foto Alex Broadway/Getty Images)

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