TOUR OF NORWAY, HAYTER FA SUA LA PRIMA
Ethan Hayter vince la prima tappa del Tour of Norway battendo Schelling e Træen
Prima tappa del Giro di Norvegia 2021, con arrivo sulla collina di Kroheia. La corsa procede spedita, ma senza un tentativo del mattino che riesce a fare il vuoto.
In avvicinamento al traguardo è la Ineos Grenadiers a prendere le redini della corsa, grazie al ritmo forsennato del fresco oro olimpico Filippo Ganna. Il lavoro del talento di Verbania è fondamentale per il compagno di squadra in Ineos Ethan Hayter, che a pochi chilometri dal traguardo riesce ad evadere dal plotone e prendere il largo in testa.
Giunti al rettilineo finale sono rimasti soltanto in due: insieme al portacolori Ineos l’unico a resistere è Ide Schelling (BORA-hansgrohe), che però nulla può nella lunghissima volata conclusiva accontentandosi così della piazza d’onore.
Alle loro spalle chiude il podio Torstein Træen (Uno-X Pro Cycling Team) attardato di 11″. Nonostante il grande lavoro di gregariato, sesta piazza per Filippo Ganna (Ineos – Grenadiers) che continua a mostrare una gamba invidiabile dopo l’exploit in terra giapponese.
Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAle8
Ethan Hayter vince la prima tappa del Tour of Norway. Photo Credit: Bettini Photo
CORT NIELSEN VINCE A CULLERA. ROGLIC TORNA IN ROSSO
Il secondo arrivo in salita della Vuelta 2021 arride nuovamente alla fuga. E’ Magnus Cort Nielsen (Team EF Education First) a resistere all’impetuoso inseguimento delle squadre dei big di classifica ed a vincere davanti a Promoz Roglic (Team Jumbo Visma) che si riprende la maglia rossa conquistata nella prima tappa e ceduta nella terza. Buon terzo posto per Andrea Bagioli (Team Deceuninck Quick Step). Domani tappa costellata di GPM con l’arrivo davvero impegnativo sul Balcon de Alicante.
La sesta tappa della Vuelta 2021 offre un gustoso finale dove il ‘garagismo’ spagnolo torna in auge e gli uomini di classifica si sfideranno sulle arcigne pendenze dell’Alto de la Montana de Cullera, un arrivo già affrontato alla Volta a la Comunitat Valenciana 2020 e che vide prevalere Tadej Pogacar su Alejandro Valverde. Quest’anno le nazionalità a contendersi la vittoria di tappa potrebbero essere le stesse, con Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) in rampa di lancio per la maglia rossa, visto che ha solo 5 secondi di ritardo dall’attuale leader Kenny Elissonde (Team Trek Segafredo). Più indietro Alejandro Valverde, che su questi arrivi va a nozze nonostante i 41 anni d’età ed una Movistar che ha ancora tanti galli nel pollaio, visto che anche Enric Mas e Miguel Angel Lopez oggi daranno battaglia. Non escludiamo neanche l’arrivo di una fuga, con uomini fuori classifica che potrebbero avere una buona possibilità di riuscita. La fuga di giornata si concretizzava soltanto intorno al km 60 grazie all’azione di cinque ciclisti: Jetse Bol (Team Burgos BH), Magnus Cort Nielsen (Team EF Education Nippo), Joan Bou (Team Euskaltel Euskadi), Bert-Jan Lindeman (Team Qhubeka NextHash) e Ryan Gibbons (UAE Team Emirates). La fuga raggiungeva un vantaggio massimo di circa 6 minuti ma dopo il traguardo intermedio di Pinedo, posto al km 98.3 e vinto da Bol, il gruppo aumentava l’andatura e dimezzava il suo ritardo a circa 50 km dall’arrivo. A 34 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era sceso al di sotto dei 3 minuti. Le squadre più attive nell’inseguimento erano la Jumbo Visma e La Movistar. A 32 km dall’arrivo il vento favoriva i ventagli e si verificavano dei frazionamenti nel gruppo. Tra i pesci grossi rimasti nelle retrovie si segnalavano Hugh Carthy (EF Education Nippo), Fabio Aru (Team Qhubeka NextHash) e la maglia rossa Elissonde. Il gruppo si ricompattava dopo un paio di km. A 20 km dal termine la fuga aveva 2 minuti di vantaggio sul gruppo in forte recupero. Era sempre la Movistar a condurre l’inseguimento. Carthy si staccava a 13 km dall’arrivo. Il britannico, sofferente per la caduta nella seconda tappa, era scortato dai suoi compagni di squadra nelle retrovie del gruppo. A 7 km dalla conclusione la fuga aveva 55 secondi di vantaggio sul gruppo. Il quintetto di testa iniziava lo strappo finale di 2 km con 25 secondi di vantaggio sul gruppo maglia rossa. L’INEOS Grenadiers accelerava in testa al gruppo. Cort Nielsen provava l’allungo finale a poco meno di 1 km dall’arrivo. Alle sue spalle si scatenava la bagarre ma il danese riusciva a resistere al ritorno dei più immediati inseguitori e si imponeva davanti a Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) mentre Andrea Bagioli (Team Deceuninck Quick Step) era terzo a 2 secondi di ritardo. Chiudevano la top five Aleksandr Vlasov (Team Astana) in quarta posizione ed Enric Mas (Team Movistar) in quinta posizione. Cort Nielsen ottiene la terza vittoria stagionale dopo quelle nell’ottava tappa della Parigi – Nizza e nella quarta tappa della Route d’Occitanie. Roglic è la nuova maglia rossa con 25 secondi di vantaggio su Mas (Team Movistar) e 36 secondi di vantaggio su Miguel Angel Lopez (Team Movistar). Domani la settima tappa da Gandia al Balcon de Alicante ha tutti i titoli per essere considerata uno dei tapponi della Vuelta 2021. I ciclisti dovranno affrontare sei GPM e vedranno pochissima pianura lungo i 152 km totali. La salita conclusiva presenta 4 km con pendenze costantemente in doppia cifra. I big di classifica usciranno sicuramente allo scoperto.
Antonio Scarfone

Magnus Cort Nielsen vince sull'Alto de Cullera (foto: Getty Images Sport)
AD ALBACETE PHILIPSEN CONCEDE IL BIS. ELISSONDE NUOVA MAGLIA ROSSA
Jasper Philipsen (Team Alpecin Fenix) ottiene la seconda vittoria in volata e ritorna in maglia verde, seppur con un solo punto di vantaggio su Fabio Jakobsen (Team Deceuninck), oggi secondo. Buon terzo posto di Alberto Dainese (Team DSM). Una caduta a circa 12 km dall’arrivo mette fuori causa Rein Taaramae (Team Intermarchè Wanty Gobert) che cede la maglia rossa a Kenny Elissonde (Team Trek Segafredo). Domani finale interessante all’Alto de la Montaña de Cullera, salita di soli 2 km ma con pendenze in doppia cifra, con i big di classifica che si daranno battaglia.
La Vuelta 2021 prosegue la tendenza alla pianura ed oggi per la quinta tappa presenta una nuova opportunità per i velocisti. Siamo a tre volate certe su cinque tappe, e se si esclude la breve cronometro iniziale di Burgos, anch’essa sostanzialmente piatta, notiamo come gli organizzatori abbiano cambiato qualcosa nel percorso, che negli anni passati vedeva davvero poche occasioni per le ruote veloci. Sono quasi 185 i km da Tarancon ad Albacete ed i ciclisti non troveranno nessuna insidia altimetrica di rilievo. Rein Taaramae (Team Intermarchè Wanty Gobert) potrà conservare – si spera più agevolmente di ieri, dopo la caduta a meno di 3 km dall’arrivo – la maglia rossa mentre Fabio Jakobsen (Team Deceuninck Quick Step), nuovo leader della classifica a punti, non si farà certo pregare per difendere la maglia verde e sprintare per la vittoria, dopo quella di ieri. Dopo la partenza da Tarancon, si formava la fuga di giornata grazie all’azione di tre ciclisti: Pelayo Sanchez (Team Burgos BH), Xabier Mikel Azparren (Team Euskaltel Euskadi) e Oier Lazkano (Team Caja Rural). Il terzetto faceva registrare il suo vantaggio massimo sul gruppo, circa 7 minuti, intorno al km 60. Erano le squadre dei velocisti ad organizzarsi per controllare la fuga. Oltre a Deceuninck Quick Step, Alpecin Fenix e Groupama FDK si facevano vedere nelle prime posizioni del gruppo anche i compagni di squadra della maglia rossa Rein Taaramae (Team Intermarchè Wanty Gobert). Lazkano si aggiudicava lo sprint intermedio di La Roda, posto al km 131.5. A 30 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era sceso a 1 minuto e 50 secondi e restavano da soli in testa Lazkano ed Azparren, visto che qualche km prima Sanchez si era fatto sfilare ed era stato ripreso dal gruppo maglia rossa. Lazkano veniva ripreso a 17 km dalla conclusione. Si attendeva ormai soltanto la volata anche se le squadre degli uomini di classifica erano anch’esse presenti nelle prime posizioni del gruppo. A 11 km e 500 metri dal termine una caduta al centro del gruppo vedeva coinvolti parecchi ciclisti e tra di essi anche Taaramae toccava l’asfalto e non sarebbe più riuscito ad rientrare nel gruppo principale. Tra gli uomini di classifica il più malconcio era Romain Bardet (Team DSM) che probabilmente diceva addio ai sogni di gloria, dopo aver dimostrato di avere una buona gamba nelle corse di riscaldamento alla Vuelta. L’Alpecin Fenix lavorava alla perfezione per Philipsen che vinceva nettamente davanti a Jakobsen mentre terzo era un ottimo Alberto Dainese (Team DSM). Chiudevano la top five Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates) in quarta posizione e Piet Allegaert (Team Cofidis) in quinta posizione. Philipsen ottiene la seconda vittoria alla Vuelta 2021 e riconquista la maglia verde. In classifica generale, dopo l’uscita di scena di Taaramae, Kenny Elissonde (Team Trek Segafredo) è la nuova maglia rossa con 5 secondi di vantaggio su Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) e 10 secondi di vantaggio su Lilian Calmejane (Team AG2R Citroen). Domani la sesta tappa da Requena all’Alto de la Montaña de Cullera vedrà difficilmente i velocisti sfidarsi per la vittoria, visto che dopo 156 km senza grosse difficoltà altimetriche si dovranno affrontare gli ultimi 2 km in costante ascesa. Sarà una salita breve ma dalle pendenze arcigne, visto che non si scenderà mai sotto il 9%, con punte all’11%. Insomma, a meno che la fuga del giorno non concretizzi, sarà una tappa per abili finisseur, per velocisti molto resistenti e perché no, anche per uomini di classifica che vorranno testare i propri avversari.
Antonio Scarfone

Jasper Philipsen vince ad Albacete (foto: Getty Images Sport)
VUELTA, LA RINASCITA DI JAKOBSEN A MOLINA DE ARAGÓN
Ad un anno esatto dalla terribile caduta al Giro di Polonia, ecco la rinascita. Fabio Jakobsen (Deceunink-Quick Step) si aggiudica in volata la 4a frazione della Vuelta, da El Burgo de Osma a Molina de Aragón per 169 km. Il velocista olandese – terzo hurrà per lui nella corsa a tappe spagnola – rimonta nel finale Arnaud Demare (Groupama – FDJ) impedendogli, così, di trionfare per la prima volta alla Vuelta. Con questo successo Jakobsen scalza Philipsen dalla testa della classifica a punti.
Una tappa interlocutoria, dopo l’ascesa al PicPicón on Blanco e l’accoppiata tappa-maglia rossa conquistata da Rein Taaramäe (Intermarché). Calma piatta e le scintille, come previsto, solo negli ultimi chilometri.
L’altimetria racconta di una frazione in cui non si scende quasi mai sotto i 1000 metri. Ciò nonostante la tappa sembra terreno di conquista per i velocisti. Qualche speranza nutrono i finisseur: gli ultimi 500 metri, infatti, sono un po’ nervosetti con una pendenza del 3,5%
Dopo un paio di chiilometri va in fuga un terzetto: due della Burgos BH, Carlos Canal ed Angel Madrazo assieme a Joan Bou dell’Euskadi-Euskaltel. Il loro vantaggio lievita fino ai 4’30” sul gruppo tirato dall’Intermarché, il team del novello leader della generale, marcato stretta dalla Movistar.
Il ritmo è abbastanza blando sui continui saliscendi della Castiglia. Si viaggia intorno ai 43 km/h di media.
Col passare dei chilometri il gruppo alza il ritmo. A tirare arriva anche il team Alpecin per la sua punta di diamante negli sprint, quel Jasper Philipsen primo a Burgos, maglia verde addosso e sempre più affamato di volate.
Al traguardo volante di Alcolea del Pinar è Bou a primeggiare. Poi il gruppo che transita a 1’23” con Philipsen davanti a tutti.
I tre fuggitivi ormai non ci credono più, mentre il gruppo li cuoce a fuoco lento. Anche Team BikeExchange, Groupama-FDJ e Astana-Premier Tech lavorano rispettivamente per quelli che, assieme a Philipsen, saranno i favoriti di giornata: Michael Matthews, Demare ed Alex Aranburu.
Ai -20 al traguardo il vantaggio dei 3 battistrada si assottiglia mentre dietro aumentano progressivamente l’andatura (si arriva anche ai 60 all’ora). Il ricongiungimento avviene quando mancano 13 km e mezzo al traguardo, nei pressi del Santuario de la Virgen de la Hoz.
Si arriva ai – 7. Il vento leggermente di fianco, da sinistra verso destra, rende ancor più difficile il lavoro alle squadre che puntano alla vittoria di tappa. Il gruppo si allunga. Ci si preoccupa anche della posizione dei capitani per evitare brutte sorprese. Si fa notare la Jumbo Visma con Nathan Van Hooydonck alla ricerca del proprio capitano Primoz Roglic. Quindi Team-Ineos a tutta per evitare colpi di scena e buchi per Egan Bernal. Qualche brivido ai – 2: cade il leader Taaramäe, rimasto un po’ troppo arretrato, approfittando della bolla dei “-3 km” e del congelamento dei tempi. Nessun problema, comunque, per lui.
Alpecin e Groupama affrontano in testa il curvone a destra subito dopo lo striscione dell’ultimo chilometro. Jacopo Guarnieri (Groupama-Fdj) è l’ultimo uomo per lanciare la volata a Demare, ma Philipsen è alla sua ruota. Sacha Modolo (Alpecin) costringe il francese a partire molto lungo. Con una bella progressione Jakobsen rimonta il transalpino negli ultimi 50 metri gli prende la ruota e lo sopravanza. Terzo posto per il danese Magnus Cort (EF Education-NIPPO), ottimo quarto Alberto Dainese (team DSM) davanti a Matthews. Ottavo Matteo Trentin (UAE – Team Emirates).
Nella generale tutto invariato con Taaramäe che comanda la generale con 25″ su Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), 30″ sull’ex leader e campione uscente Primoz Roglic (Jumbo Visma), 35” su Lilian Calmejane (AG2R – Citreon team), 45” su Enric Mas (Movistar). Primo italiano in classifica un Giulio Ciccone la cui forma cresce ogni giorno di più. Il portacolori della Trek- Segafredo, ottavo, ha un distacco di 57” da Taaramäe.
Domani la quinta frazione, la Tarancon-Albacete, di 184.4 chilometri, costituirà un’altra occasioneper le ruote veloci.
Vito Sansone
Jakobsen esorcizza lo spettro della caduta al Giro di Polonia dello scorso anno imponendosi nella quarta tappa della Vuelta (foto Bettini)
REIN, IL RITORNO: TAPPA E MAGLIA A TAARAMÄE, MENTRE IL VENTO SMORZA IL RESTO
Un Roglic pratico e poco romantico regala la maglia, mentre un arrivo in salita pur durissimo delinea una selezione ancora limitata, anche per colpa del vento. Si confermerà la tradizionale stabilità della Vuelta con una dozzina di nomi scarsi già predestinati alla top ten?
Rein Taaramäe, dieci anni dopo. Il più grande ciclista estone dei nostri tempi, con buona pace del comunque ottimo Tanel Kangert, vince un’altra tappa alla Vuelta, dopo quella della Farrapona 2011 in cui aveva prevalso sull’ineffabile Cobo e sul duo Wiggins-Froome, agli albori della propria parabola di ripicche, sospetti e trionfi inattesi. Passano le generazioni e il buon Rein continua per la propria strada, ora da raffinato ancorché poco prolifico cacciatore di tappe: e quanto tempo è altresì trascorso da quelle istantanee drammatiche della Vuelta 2009, con un giovanissimo Rein piantatosi e piangente sulle rampe inconfondibilmente garagistiche della penisola iberica, allora verso il Xorret de Catí. Gli anni risarciscono la serietà del corridore con una tappa conquistata all’arma bianca, a base di pazienza e tattica, ma soprattutto con la maglia rossa del primato provvisorio in generale: Roglic e il suo team rinunciano alla prospettiva fascinosa ma impervia di vestire il primato per l’intero GT, dalla prima all’ultima tappa, e così viene concesso alla fuga uno spazio più che sufficiente a disegnare un’alta classifica “di schermo”, i cui protagonisti tengano cucita la corsa nelle ardue ma poco succose tappe per cui transiteremo lungo questa prima settimana. Non si tratta comunque di una vittoria facile: Rein se la deve vedere prima con le sfuriate di un attaccante nato, se non quasi scriteriato, com’è Calméjane, poi con due scalatori di indiscusso pedigree come lo statunitense Dombrowski e il francese Elissonde. Taaramäe contiene, chiude, aspetta, poi affonda lo stocco e stronca le ultime disperate resistenze dei compagni. Dopo la delusione del rientro dei migliori nella battagliatissima tappa di Sestola in quest’ultimo Giro 2021 (comunque compensata, per la squadra, dal memorabile assolo di Taco van der Hoorn), stavolta la giornata magica dell’estone raccoglie un premio meritato e, come detto, perfino doppio.
Nel gruppo ha tenuto a lungo banco il placido lasciar fare dei Jumbo Visma, ancor più comprensibile a bocce ferme, ovverosia valutando una prestazione globale del team assai deludente sull’ascesa finale, fatta salva la solidità di Roglic: i gregari di lusso che covavano un ruolo potenziale come seconde punte di scorta, alla Vingegaard diciamo, da Kuss a Kruijswijk a Oomen, hanno tutti incassato tre minuti buoni o più. Sono state quindi la Ineos e la Movistar ad accelerare in vista della salita finale, mentre sulle dure pendenze dell’ultima salita come tale la prominenza è stata assunta dalla Bahrain di Landa, con il rinnovato 4×4 Padun, e dalla UAE, pur con Dombrowski davanti.
Il tracciato del Picón Blanco è stato da poco reso valicabile (opzione purtroppo non sfruttata oggi) con nuove asfaltature, anche al servizio degli importanti parchi eolici della zona: e non per nulla il vento è stato in realtà il gran protagonista della salita finale, con un forte vantaggio per chi teneva le ruote, e la conseguente scarsa selezione.
Ne fa le spese soprattutto un avventuroso Davide de la Cruz che prova a mettere a buon frutto il lavoro della UAE con un allungo ai -4 km. Nulla di fatto, anche se le successive frustate per riportarsi sotto producono qualche vittima di spicco, soprattutto il campione olimpico Carapaz (l’altro campione olimpico – di MTB in questo caso – vale a dire Pidcock, si è per ora calato appieno nel ruolo di chi vuole solo imbarcare esperienza, e minuti, a secchiate). L’indomito Richard si stacca, non molla, torna sotto approfittando delle abbondanti fasi di stanca, poi di nuovo l’elastico fa snap e l’esito conclusivo sarà di un minuto di distacco.
L’altro bell’attacco, di nuovo a testimonianza di un gruppo ancora folto ai – 2km, sarà di un temerario Óscar Cabedo, che pur da un team di seconda fascia costruisce una bella azione con l’aiuto di Jetse Bol, fuggitivo del mattino ormai attardato rispetto ai primissimi. Accelerazione di Bol e poi scatto secco di Cabedo, infrantosi però contro un muro di vento. Sempre pimpante fra i primi c’è Adam Yates, come molto attivo risulta Valverde, che propone una lunghissima trenata dai meno 1500 metri al traguardo, lanciando la volata di Enric Mas… inseguito dal compagno di team Superman López. La Movistar fatica a smentirsi, anche se almeno a livello fisico le sensazioni sono molto buone. Più coperti ma apparentemente sicuri di sé Bernal, Roglic e Landa. Molto bene anche Ciccone e, a queste altezze quasi una sorpresa, lo stesso Fabio Aru che poco tempo fa annunciava il proprio ritiro al termine di questa Vuelta. Segue un misto di spagnoli vecchi e nuovi affiancati da gregari Bahrain d’alta quota o dagli inglesi della EF. Più attardati Bardet con Vlasov.
Pur con un tracciato di 200 km e dal bell’incipit, tale da conformare una fuga di indubbia qualità, la Vuelta resta la Vuelta: pur lungi dall’essere un muretto, e anzi stracolma di valori tecnici, la salita finale è troppo isolata e si riduce, letteralmente, a uno sprint finale in salita con quasi 40 (!) atleti ancora assieme in prossimità della flamme rouge. È pur vero che il forcing finale a quel punto basta per sgretolare il gruppo e disperderlo sull’arco di un intero minuto; tuttavia i finali articolati dell’anno scorso, come quello “giù da” San Miguel de Aralar erano piaciuti di più. Qui il rischio è, come fin troppo spesso accade alla Vuelta, che la top ten finale non disti troppo la gerarchia di valori sbozzata su questi ultimi mille metri di Picón Blanco: una rimescolata fra Mas, López, Roglic, Yates, Landa, Ciccone, Bernal, Valverde, Aru, David de la Cruz, Carthy, Bardet, Vlasov e pochi altri, al netto di quasi certe crisi (ahinoi assai preventivabili quelle made in Italy), cadute e poco più. Se non altro, va detto, il bel percorso di quest’anno lascia abbondante spazio a rivolgimenti di peso. Attendiamo speranzosi più avventurosi azzardi e meno vento in faccia degli attaccanti – o, semmai, una buona dose di vento laterale nelle tappe da ventagli che ci attendono fra domani e dopodomani.
Gabriele Bugada
L'affermazione del corridore estone in vetta al Picón Blanco (foto Bettini)
TOUR DE POLOGNE: VITTORIA “IN FUGA” PER VAN DEN BERG, ALMEIDA SI PORTA A CASA LA MAGLIA GIALLA
Van den Berg e altri quattro coraggiosi sono riusciti a portare al traguardo la fuga di giornata nonostante il tentativo di rimonta attuato dal plotone. Tra i fuggitivi anche l’italiano Moscon. Nessun problema per il portoghese Almeida che mette in carniere la corsa a tappe polacca.
Nel giorno della festività nazionale polacca della Wniebowzięcie Najświętszej Maryi Panny, la nostra Assunzione di Maria Vergine, si è disputata la settima e ultima tappa del Tour de Pologne. Nonostante il tracciato della Zabrze-Cracovia strizzasse l’occhio alle ruote veloci, il successo è andato a Julius van den Berg. L’olandese ventiquattrenne della EF Education – Nippo ha avuto la meglio sui compagni che hanno alimentato, questa volta con successo, la fuga di giornata. Alle spalle del vincitore si sono così piazzati Alexis Renard (Israel Start Up Nation), Matteo Jorgenson (Movistar) e Gianni Moscon (Ineos Grenadiers). Dopo tre secondi dal vincitore il gruppo inseguitore è stato regolato da Álvaro Hodeg (Deceuninck – Quick Step) su Fernando Gaviria (Deceuninck – Quick Step) e gli altri velocisti presenti. Dei fuggitivi di giornata faceva parte anche Pieter Vanspeybrouck (Intermarché), ma il belga non è riuscito a tenere fino alla fine le ruote degli occasionali compagni di viaggio.
Tutto questo agonismo rivolto al successo di tappa non ha minimamente impensierito il leader della classfica generale João Almeida (Deceuninck – Quick Step), che è salito sul palco della premiazioni per indossare definitivamente la maglia gialla Carrefour Con lui ai posti d’onore sono saliti Matej Mohorič (Bahrain – Victorious), secondo, e Michał Kwiatkowski (INEOS Grenadiers), terzo, anche loro non toccati da quanto accaduto oggi. Ai piedi del podio è rimasto Diego Ulissi (UAE Team Emirates), quarto. Grazie ai due successi di tappa e ai piazzamenti Almeida si è aggiudicato anche la maglia bianca della classifica a punti. Infine il polacco Łukasz Owsian (nazionale polacca) si è portato a casa la leadership degli scalatori, mentre la Deceuninck – Quick Step di Almeida è risultata la migliore delle formazioni al via.
Mario Prato
Il podio del Giro di Polonia 2021 (foto Bettini)
VUELTA, BUONA LA PRIMA PER PHILIPSEN
Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix) sfrutta bene la prima chance per vincere una tappa in questa Vuelta, dopo essersi piazzato moltissime volte allo scorso Tour de France senza mai alzare le braccia al cielo. Un positivo Fabio Jakobsen (Deceuninck-QuickStep) si piazzava al secondo posto dimostrando di poter provare a tornare al successo nei prossimi giorni. Michael Matthews (Team BikeExchange) si classificava invece al terzo posto. Ottava posizione per il migliore degli italiani Riccardo Minali (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux). Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) difendeva la leadership con alcuni avversari tra i quali Adam Yates (INEOS Grenadiers) e Hugh Carthy (EF Education – Nippo), che complice una caduta perdevano terreno in classifica generale.
Dopo il prologo vinto da Primož Roglič (Team Jumbo-Visma), la seconda tappa della Vuelta a España presentava un percorso per velocisti da Caleruega, per celebrare l’ottocentesimo anniversario dalla morte di Santo Domenico di Guzmán, con arrivo a Gamonal, un distretto della città di Burgos. Il percorso era privo di difficoltà con un solo sprint che dava anche abbuoni collocato a Tardajos a 16 chilometri dall’arrivo.
La fuga prendeva piede immediatamente con ognuna delle squadre continental spagnole a inserire un uomo, Xabier Mikel Azparren per la Euskaltel-Euskadi, Sergio Roman Martin per la Caja Rural-Seguros RGA, mentre la squadra di casa Burgos-BH veniva rappresentata da Diego Rubio. Questi corridori prendevano un vantaggio intorno ai quattro minuti, finché la Groupama-FDJ e in seguito la Deceuninck-QuickStep andavano a controllare la corsa. Il distacco calava drasticamente mentre il gruppo tentava per ben due volte di creare dei ventagli, nonostante un vento non sufficientemente forte per permettere ciò, nel frattempo il vantaggio dei fuggitivi variava drasticamente. Ai -30 era Rubio ad attaccare in solitaria venendo però ripreso poco prima del traguardo volante dove la Movistar Team e l’Astana Premier Tech imprimevano un forte ritmo. La squadra kazaka voleva provare a raccogliere degli abbuoni per Alex Aranburu in grado di permettergli di contendere la maglia rossa a Roglič. Sembrava poter passare per primo portandosi a casa 3”, ma nel finale usciva prepotentemente Fabio Jakobsen che passava al comando sullo spagnolo e il compagno di squadra Bert Van Lerberghe.
Dopo un primo momento di rilassamento, il ritmo tornava fortissimo in gruppo provocando la solita tensione delle prime volate nei grandi giri che purtroppo causava una caduta, dove ad avere la peggio erano i Bora-Hansgrohe con almeno tre uomini caduti, Maximilian Schachmann che si rialzava prontamente, mentre Jordi Meeus e Patrick Gamper restavano a terra doloranti. A causa di questa caduta vari atleti arrivavano al traguardo in ritardo, con Lucas Hamilton (Team BikeExchange) e Adam Yates (INEOS Grenadiers) a 31”, Jack Haig (Bahrain – Victorious) e Hugh Carthy (EF Education – Nippo) a 38”, i capitani della UAE-Team Emirates David De La Cruz e Rafał Majka entrambi a 1’11”, Pavel Sivakov (INEOS Grenadiers) a 1’15” e Schachmann a 2’35”.
Nel finale Deceuninck-QuickStep e Alpecin-Fenix si alternavano in testa al gruppo, finchè alla vista della flamme rouge la Groupama-FDJ finalmente si portava in testa al gruppo, sciogliendosi però immediatamente come la neve al sole una volta arrivati in testa, Arnaud Demare restava anche un attimo bloccato nel traffico dovendo rinunciare alle ambizioni in volata. Era all’improvviso il treno UAE-Team Emirates lanciato da Matteo Trentin a fare capolino con una trenata impressionante che lanciava in maniera perfetta Juan Sebastián Molano, il quale lanciava una volata molto forte, per poi però perdere colpi nel finale, alla sua destra sceglievano di passare Michael Matthews (Team BikeExchange) e Fabio Jakobsen (Deceuninck-QuickStep), mentre Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix) optava per il più insidioso varco alla sinistra del colombiano. La scelta del belga però pagava riuscendo a battere nel finale Jakobsen che doveva fare qualche metro in più per passare anche l’australiano Matthews che a sua volta chiudeva davanti a Molano al terzo posto. Aranburu chiudeva invece quinto non riuscendo quindi a prendere abbuoni utili per superare Roglič in classifica generale.
Il campione sloveno conservava quindi la maglia rossa con 4” sul corridore iberico e 10” su Matthews che risaliva grazie all’abbuono. Il buco preso da Yates sicuramente complica un po’ il discorso in casa INEOS che si trova ora ancora più attardata con i suoi tre capitano. Comunque il terreno per loro è ancora tanto e già da domani ci si attende qualche distacco importante, infatti la tappa di 202 chilometri con partenza da Santo Domingo de Silos arriverà sulle dure rampe di Espinosa de los Monteros – Picón Blanco, dove pochi giorni fa si è svolta la terza tappa della Vuelta a Burgos vinta in maniera convincente da Romain Bardet (Team DSM). I primi 180 chilometri della tappa non includeranno particolari difficoltà con l’Alto de Bocos, 2.7 chilometri al 6.5% con tratti al 9-10%, gran premio della montagna di 3° categoria che assegnerà anche abbuoni potrebbero permettere un primo cambio di ritmo, mentre saranno gli ultimi 7600 metri al 9.1% dove si potrà realmente fare la differenza con il tratto più impegnativo intorno ai -2/1.5.
Per quanto riguarda le altre maglie Philipsen conquistava la maglia verde con 50 punti a parimerito con Jakobsen e Aranburu, ma forte della vittoria di tappa. Sepp Kuss (Team Jumbo-Visma) manteneva la maglia a pois non essendo stato affrontato nessun gran premio della montagna oggi, mentre Andrea Bagioli restava in maglia bianca risalendo al sesto posto la classifica generale.
Carlo Toniatti.

L'esultanza di Jasper Philipsen dopo il successo odierno (Bettini Photo)
A CAVAGNA LA CRONOMETRO DEL POLONIA, ALMEIDA SEMPRE PIÙ LEADER
Il francese Rémi Cavagna è stato il più veloce sui 19.1 km contro il tempo. Seconda piazza per Almeida, che rafforza la sua leadership.
Se la cronometro di una corsa a tappe è il “termometro” perfetto per valutare lo stato di salute dei contendenti alla vittoria finale, quella di ieri ha pronosticato un ottimo stato di salute per l’attuale leader, quel João Almeida (Deceuninck – Quick Step) che grazie al secondo posto ha recuperato con gli interessi quanto perso venerdì nei confronti del secondo in classifica, Matej Mohorič (Bahrain – Victorious), oggi nono. In salita anche le azioni di Michał Kwiatkowski (INEOS Grenadiers), che grazie al 5° posto è salito sul terzo gradino del podio ai danni di Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 13° a 35”.
La vittoria nella tappa di Katowice è andata a un signor cronoman, il francese Rémi Cavagna (Deceuninck – Quick Step), che ha chiuso con il tempo di 22′10″, ad una media di 51.699 km/h. Il campione nazionale transalpino in linea ha preceduto di 13” Almeida, di 16” Maciej Bodnar (Bora – Hansgrohe), di 18” Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates) e di 19” Kwiatkowski. Per quanto riguarda gl italiani in gara oltre al tredicesimo posto di Ulissi sono da registrare il 14° di Matteo Sobrero (Astana – Premier Tech), che ha fatto registrare lo stesso tempo del livornese, e il 17° posto di Alessandro De Marchi (Israel Start-Up Nation) a 39”.
Oggi la corsa si chiuderà con la Zabrze-Cracovia di 145.1 Km, classica passerella di fine corsa che dovrebbe far registrare un arrivo allo sprint.
Mario Prato
Il francese Cavagna vola verso la vittoria nella crono del Giro di Polonia (foto Bettini)
VUELTA 2021, SI PARTE NEL SEGNO DI ROGLIČ
Il fresco campione olimpico a cronometro Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) ha vinto il prologo della Vuelta a España 2021 con una prova convincente con 6” su Alex Aranburu (Astana – Premier Tech) e 8” su Jan Tratnik (Bahrain – Victorious). Andrea Bagioli (Deceuninck – Quick Step) ha concluso al settimo posto e vestirà la maglia di miglior giovane della corsa.
L’edizione numero 76 della Vuelta a España si presenta come una corsa molto interessante con varie chiavi di lettura. Sono tre i favoriti principali con tutti un obiettivo molto importante da raggiungere in questa corsa.
Il Team Jumbo-Visma porta Primož Roglič con l’obiettivo di conquistare per il terzo anno consecutivo la maglia rossa e riscattare una stagione parzialmente rovinata dalla caduta nella Grande Boucle, comunque migliorata grazie all’oro olimpico conquistato nella crono del Fuji Speedway. Al suo supporto avrà una squadra forte con Steven Kruijswijk, Sam Oomen e Sepp Kuss come principali gregari sulle salite.
La INEOS Grenadiers schiera anche altri due ori olimpici di Tokyo 2020 (disputata nel 2021), Richard Carapaz, vincitore della prova in linea, infatti sarà al via, ma quasi sicuramente in ottica di supporto al suo capitano Egan Bernal che vuole entrare nella leggenda come il ciclista più giovane di sempre a conquistare tutti e tre i grandi giri, il record appartiene a Bernard Hinault completando il tris a 25 anni e 6 mesi, se Bernal riuscisse nella conquista della Vuelta potrebbe abbassare il record a 24 anni e 8 mesi. Come seconda punta la squadra ha anche Adam Yates, al suo primo grande giro con la squadra britannica, e una rosa molto competitiva con Jhonatan Narvaez, Pavel Sivakov e Thomas Pidcock come principali scalatori. Proprio il britannico è l’altro oro olimpico di Tokyo avendo dominato la gara di mountain bike con una prova sorprendente, nella quale, purtroppo, una caduta di Mathieu Van der Poel ci ha proibiti di una sfida attesissima. Tom arriva qua alla Vuelta senza grosse aspettative, ma solo con la voglia di crescere e aiutare la squadra, con la consapevolezza che ben presto potrebbe essere lui il capitano di un grande giro.
A completare questo triello c’è la Bahrain – Victorious che porta una vera armata a supporto di Mikel Landa, il quale vuole fortemente conquistare il suo primo grande giro tanto agognato, fresco del successo nella Vuelta a Burgos. Una caduta all’ultimo Giro d’Italia l’ha privato delle sue chance, dando però la possibilità a Damiano Caruso di brillare con il suo secondo posto, che ora potrà ricambiare a favore dello spagnolo. Inoltre partecipa anche Jack Haig, che era uno dei grandi outsider del Tour de France, ma anche lui vittima di una caduta ha dovuto abdicare, sarà un altro supporto fondamentale, come quelli di Wout Poels, Jan Tratnik e Gino Mäder. Il secondo uomo forse più atteso è però Mark Padun, che ha stupito il mondo nello scorso Critérium del Delfinato con la vittoria back-to-back nei due tapponi conclusivi della corsa.
Chi potrebbero essere gli outsiders? Sicuramente l’Astana – Premier Tech porta un’ottima squadra a favore di Aleksandr Vlasov che vuole terminare in top5 due grandi giri nello stesso anno. Il corridore russo lascerà la squadra per la Bora dalla prossima stagione, come tanti altri corridori sono accreditati di fare, potrebbe quindi essere l’ultima grande chance per la squadra kazaka di ben figurare in un grande giro.
L’altra squadra ben attrezzata per battagliare è sicuramente la Movistar Team che porta Enric Mas, Miguel Angel Lopez e Alejandro Valverde. Il terzetto della squadra spagnola vuole riscattare un Tour de France sottotono, anche a causa della caduta di Lopez a inizio corsa. La squadra gareggerà, almeno in partenza, con il ruolo di capitano condiviso tra Mas e Lopez, in ogni caso mai darli per sconfitti perché anche loro hanno la squadra per movimentare la corsa.
Gli altri corridori da monitorare per la classifica generale sono Hugh Carthy (EF Education – Nippo) che vorrebbe confermare il podio conquistato l’anno scorso, Romain Bardet (Team DSM) che aveva dimostrato una gamba in formissima a Burgos nella tappa da lui vinta che comprendeva il Picon Blanco (arrivo della giornata di lunedì), dove però una caduta gli ha causato dei problemi alla schiena che spera di recuperare in tempo per battagliare alla Vuelta. La UAE – Team Emirates schiera David De La Cruz e Rafał Majka, mentre la Bora-Hansgrohe ha Felix Großschartner come carta per la classifica generale. Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits) avrebbe le chance di fare lo stesso, ma probabilmente cercherà di confermare la maglia a pois conquistata la scorsa stagione. Per l’Italia le chance di fare bene sono riposte in Giulio Ciccone (Trek – Segafredo) che avrà un buon cast di supporto e qualche chance di figurare nella top 10 conclusiva e Fabio Aru (Team Qhubeka NextHash) che ha annunciato il ritiro al termine della corsa, ma la condizione dimostrata nell’ultimo mese fa sperare che possa avere un ruolo da protagonista nella corsa, magari rivolta alla caccia di una tappa.
La Vuelta raramente è stata ricca di velocisti, quest’anno i partenti sono un po’ superiori rispetto alle ultime edizioni, seppur limitati rispetto ad altri grandi giri in un anno dove le ruote veloci sono state tempestate di problemi fisici o psicologici, oltre all’incidente dell’anno scorso di Dylan Groenewegen e Fabio Jakobsen che ha visto calare fortemente la qualità generale del gruppo. Proprio Jakobsen (Deceuninck – Quick Step), che ha tanto sofferto nell’ultimo anno, arriva qua con ambizioni di tornare a vincere dove conta, per farlo dovrà avere la meglio di Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix), Michael Matthews (Team BikeExchange) e Arnaud Démare (Groupama – FDJ), il quale parte come il super favorito avendo una squadra completamente a sua disposizione. Per l’Italia sarà interessante seguire la crescita del giovane Alberto Dainese (Team DSM) e l’esperienza di Matteo Trentin (UAE-Team Emirates).
Veniamo ora a chi andrà tenuto sott’occhio, magari nelle fughe, o come sorpresa della corsa, sicuramente Maximilian Schachmann (BORA Hansgrohe) andrà alla caccia di tappe, come il francese Clément Champoussin (AG2R Citroën Team), mentre i compagni di squadra Geoffrey Bouchard e Clément Venturini andranno rispettivamente alla caccia della pois e di buoni piazzamenti in volata. L’Alpecin-Fenix schiera alcuni corridori interessanti, occhio al giovane austriaco Tobias Bayer e all’australiano Jay Vine per le tappe mosse.
L’Astana – Premier Tech avrà i fratelli Izagirre, Alex Aranburu, Omar Fraile, Óscar Rodríguez e Luis León Sánchez tutti in grado di ben figurare in caso avranno carta bianca da Vlasov.
Per la Cofidis occhio anche a Jesús Herrada, che ha faticato nel Tour de France a farsi vedere, ma potrebbe tornare in forma per la corsa di casa. La Deceuninck – Quick Step ha tanti corridori in grado di fare bene nelle corse mosse, in particolare terrei sott’occhio Andrea Bagioli, Mauri Vansevenant e Zdeněk Štybar. La EF Education – Nippo schiera Jonathan Klever Caicedo e Simon Carr che potrebbero avere chance nelle tappe più impegnative, mentre Magnus Cort nelle volate ristrette è sempre tra gli uomini più pericolosi.
La Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux sarà molto probabilmente protagonista delle fughe con tre scalatori che potrebbero anche conquistare un piazzamento nella generale finale: Louis Meintjes, Jan Hirt e Rein Taaramäe.
La Israel Start-Up Nation arriva con una squadra ridimensionata rispetto agli ultimi grandi giri con Sep Vanmarcke e Mads Würtz Schmidt adatti per le fughe.
Destino simile per la Lotto Soudal con una squadra giovanissima, età media di 24 anni, Caleb Ewan ha rinunciato alla partenza anche a causa dei problemi fisici dei quali sono stati vittima i suoi uomini più fidati. I corridori da monitorare sono Harm Vanhoucke, Matthew Holmes e Andreas Kron.
Per la Team BikeExchange oltre alle volate di Matthews potrebbe avere qualche chance anche Luka Mezgec, mentre per le fughe ci saranno Lucas Hamilton, Mikel Nieve e Robert Stannard in primis.
La Team DSM con una squadra giovane potrebbe essere attiva, dipenderà dal ruolo di Bardet nella classifica generale, ma Thymen Arensman, Nico Denz, Chris Hamilton e Michael Storer potrebbero essere protagonisti nelle fughe.
Sergio Henao (Team Qhubeka NextHash) con la gamba dei tempi migliori potrebbe anche lui essere un protagonista di qualche fuga con Quinn Simmons (Trek – Segafredo), secondo atleta più giovane al via, che potrebbe stupire dopo aver già fatto vedere molte cose in questa stagione.
A completare l’elenco ci sono le tre squadre continental spagnole di Caja Rural – Seguros RGA, Burgos-BH e l’attesissimo ritorno dell’Euskaltel Euskadi che daranno sicuramente filo da torcere nelle fughe con Mikel Iturria, Ángel Madrazo, Jonathan Lastra, Julen Amezqueta e Jon Aberasturi (abile anche nelle volate) che saranno probabilmente tra i più interessanti.
Arriviamo quindi al percorso dell’edizione 2021 della Vuelta a España. La prima notizia è sicuramente il non arrivo finale a Madrid, infatti la corsa è partita oggi da Burgos con un prologo vallonato di 7 chilometri e finirà ancora con una prova contro il tempo ondulata di 34 chilometri a Santiago de Compostela il 5 settembre. Queste due prove sono le uniche cronometro in programma, quindi saranno 41 i chilometri di cronometro della Vuelta. Le chance per velocisti saranno probabilmente sei, anche se nella settima tappa (il prologo viene visto come tappa 0 nel conteggio) è possibile aspettarsi dei ventagli e la quindicesima tappa presenta degli strappi nel finale che potrebbero movimentare la corsa.
Le tappe di montagna più importanti sono sei, concentrate principalmente nella prima settimana (Picon Blanco nella seconda tappa, Balcon de Alicante nella sesta e Alto de Velefique nella seconda domenica della corsa), con una seconda settimana meno densa con il Pico Villuercas nel terzo sabato della corsa e le tappe più impegnative che saranno mercoledì primo settembre con il classico del Lagos de Covadonga e il giorno seguente con l’attesissimo Altu d’El Gamoniteiru, all’esordio mondiale con i suoi 14600 metri al 9.8% che promette di creare spettacolo. Potrebbe però non essere decisivo per la vittoria finale, infatti oltre alla cronometro finale, nell’ultimo sabato di corsa avverrà una tappa molto interessante che non presenta salite lunghissime, ma comunque in grado di creare battaglia con un arrivo in salita a Castro de Herville. Oltre questa tappa saranno sei le tappe mosse, che spesso daranno chance alla fuga. Un’edizione un po’ diversa rispetto alla consuetudine con un’ultima settimana molto dura e una lotta che potrebbe restare aperta fino all’ultimo giorno, inoltre va segnalato come non ci sia realmente una tappa di montagna “unipuerto” con la ricerca di percorsi più impegnativi, seppure il territorio spagnolo spesso non aiuta a creare i consueti tapponi che si vedono in Francia o in Italia. In calo anche gli arrivi su muri molto brevi, infatti va segnalato soltanto l’arrivo della quinta tappa all’Alto de la Montaña de Cullera.
In riassunto, ci sono tutti i presupposti per assistere ad una corsa molto interessante, con cinque squadre nettamente più attrezzate delle altre, ma solo la corsa dimostrerà chi realmente avrà più gambe.
La prima tappa celebrerà la cattedrale di Burgos, iniziata a costruire esattamente 800 anni fa, infatti il 20 luglio 1221 è la data ufficiale di inizio lavori per l’unica cattedrale spagnola ad essere inserita nei patrimoni dell’umanità UNESCO. Sia la partenza sia l’arrivo erano di fronte a questa meravigliosa e imponente costruzione, con la partenza collocata nella Plaza Santa Maria all’entrata principale, mentre l’arrivo era in Plaza Rey San Fernando sul lato destro. I primi 2500 metri erano quasi interamente in leggera salita, senza mai però trovare pendenze proibitive. Qui era collocato l’intertempo dell’Alto del Castillo che assegnava anche punti per un gran premio della montagna di terza categoria, qualche corridore sarà stato quindi incentivato a partire a tutta in questo tratto per conquistare la prima maglia a pois. La discesa, non troppo pericolosa, ma comunque abbastanza ripida rispetto alla salita terminava al chilometro 3,8 con una curva insidiosa proprio nel finale. Gli ultimi 3300 metri erano pianeggianti tendendo a scendere leggermente con pochi rettilinei. Una prova quindi che non favoriva particolarmente gli specialisti con Roglič sicuramente favorito per indossare la prima maglia rossa della corsa.
Il primo corridore a prendere il via era Pelayo Sanchez Mayo (Burgos-BH) alle 17:44, mentre Roglič era l’ultimo partente alle 20:47. Omar Fraile (Astana – Premier Tech) faceva segnare il primo tempo interessante in 8’55”, che veniva battuto poco dopo da uno degli uomini di classifica principale, Adam Yates terminava la sua prova in 8’52”, mentre Aru completava la prova in 9’09” e Landa in 9’11”. Il secondo INEOS al via, Dylan Van Baarle abbassava notevolmente la sbarra con il tempo di 8’43”. A sua volta era Alex Aranburu a scendere sotto il muro degli 8’40” con il migliore tempo di otto minuti e 38 secondi. 8’59” era il tempo di Ciccone che se la cavava bene rispetto ad altri uomini di classifica. Ottime le prove di Tom Scully, Josef Černý, Andrea Bagioli, Lawson Craddock, Michael Matthews e Sepp Kuss che chiudevano rispettivamente in 8’42” i primi due, 8’44”, 8’45”, 8’46” e 8’47”. Alejandro Valverde chiudeva la prova col medesimo tempo di Ciccone, mentre Carapaz faceva due secondi meglio e un sorprendente Lopez chiudeva in 8’53”. Ancora meglio le prove di Bardet in 8’49” e di Vlasov in 8’46”. Hugh Carthy invece faticava di più chiudendo in 9’05”. Nel finale Jan Tratnik insidiava il tempo di Aranburu chiedendo in 8’40”, veniva seguito da Mas che convinceva con una prova in 8’50, mentre Egan Bernal invece deludeva con un tempo di 8’59”. L’ultimo a partire era Roglič che dopo aver fatto segnare il quinto tempo in cima alla salita con un grandissimo finale riusciva a ribaltare la situazione andando a demolire il miglior tempo con ben sei secondi di margine su Aranburu, 8’32” il suo tempo finale. Il gran premio della montagna veniva vinto da Kuss, davanti a Sep Vanmarcke e Rui Oliveira (UAE – Team Emirates).
Roglič continuava così da dove aveva terminato l’anno scorso dieci mesi fa con la maglia rossa e anche la maglia a punti che verrà però indossata da Aranburu, la maglia di miglior scalatore verrà invece indossata dal compagno di squadre Kuss per almeno le prossime due tappe. Mentre la maglia di miglior giovane verrà indossata dall’italiano Andrea Bagioli. I distacchi in generale non sono enormi, seppur lo sloveno ha già un vantaggio interessante sui principali avversari che sono molto compressi con Bernal, Ciccone, Landa e Carthy tra quelli che sono più in ritardo, ma hanno tutto il terreno a disposizione per provare a recuperare terreno.
Nella tappa di domani ci sarà la prima probabile volata, in una tappa senza gran premi della montagna da Caleruega a Gamonal, un quartiere di Burgos. Michael Matthews in caso vincesse la tappa, classificandosi ai primi due posti del traguardo volante potrebbe sfilare la maglia rossa di leader a Roglič.
Carlo Toniatti.

Il campione olimpico durante il prologo vinto oggi (Getty Images Sport)
UNA DUE GIORNI MOLTO INTERESSANTE AL TOUR DE POLOGNE
Joao Almeida e NIkias Arnd sono i vincitori negli ultimi due giorni nella corsa a tappe polacca che vede sempre il portoghese in testa alla classifica.Bene gli italiani con Vendrame e Oldani terzi nelle ultime tappe.
Sono stati due giorni molto interessanti quelli che si sono visti al Tour de Pologne. La quarta e la quinta tappa, in programma giovedì e ieri, per la classifica generale non hanno visto particolari scossoni, Joao Almeida (Deceuninck – Quick Step) è sempre leader, anche se ieri lo sloveno Matej Mohoric (Bahrain – Victorious) si è pericolosamente avvicinato grazie al secondo posto di ieri, che fa il pari con quello di giovedì quando, sempre nella generale, ha scalzato Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) dal secondo posto. Ma andiamo con ordine.
Giovedì 13 è andata in scena la quarta tappa, da Tarnów Bukovina Resort per 159.9km. Sul tradizionale arrivo in quota di Bukovina Resort si è imposto per la seconda volta in questa edizione Almeida, che ha regolato un nutrito gruppetto mettendosi alle sue spalle Mohorič (Bahrain – Victorious), che ha scalzato Ulissi (ottavo) dalla seconda posizione in classifica, e Andrea Vendrame (AG2R Citroën Team). Per quanto riguarda gli italiani, nel gruppetto dei 21 che si è giocato la vittoria erano presenti anche Alessandro Tiberi della Trek – Segafredo (9°), Giovanni Aleotti della Bora – Hansgrohe (13°) e Lorenzo Rota in maglia Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux (19°).
Italiano era anche uno dei componenti del primo attacco vero e proprio di giornata, portato da Larry Warbasse (AG2R Citroen), Attila Valter (Groupama FDJ, Edward Theuns (Trek Segafredo) e dal nostro connazionale Marco Canola (Gazprom Rusvelo). I quattro sono stati raggiunti ai meno 40 da Alexis Renard (Israel Start Up Nation), azione che è stata il prologo della chiusura del gruppo che, pian piano con la strada che cominciava a salire, ha riassorbito i componenti la fuga, con Valter ultimo a cedere.
Ben altre caratteristiche, invece, presentava la tappa dieri, la quinta da Chochołów a Bielsko-Biała per 172,8k con un tracciato ricco di saliscendi. In particolare si dovre affrontare un circuito finale da percorrere 3 volte con conseguenti 4 passaggi sotto la linea d’arrivo, posta in cima ad uno strappo di un paio di chilometri.
La gara è stata caratterizzata da alcune cadute e l’ultima, proprio nel finale, ha di fatto condizionato la volata conclusiva, vinta da Nikias Arndt (Team DSM), su Mohoric e Stefano Oldani (Lotto Soudal). Da segnale anche il quarto posto di Almeida e il quinto di Ulissi. Grazie al secondo posto Matej Mohoric ha rosicchiato di ben 6” il vantaggio che Almeida aveva nei suoi confronti nella generale ed ora il portoghese ne conseva solo due sull’insidioso sloveno.
Per quanto riguarda i colori italici c’è stata molta Italia nei 20 di giornata perchè nell’ordine d’arrivo si incontra, oltre ai già citati Oldani e Ulissi, Vendrame (9°), Kristian Sbaragli (Alpecin-Fenix, 12°), Aleotti (13°), Rota (17°), Canola (18°) e Davide Villella (Movistar Team, 20°)
Oggi a decidere le sorti della 78° edizione della corsa polacca sarà una cronometro pianeggiante di 19 Km disegnata nei dintorni di Katowice.
Mario Prato
La vittoria a Bukowina di Almeida (foto Bettini)

