24-05-2022
maggio 24, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il ceco Jan Hirt (Intermarché-Wanty-Gobert) si è imposto nella sedicesima tappa, Salò – Aprica, percorrendo 202 Km in 5h40′45″, alla media di 35.569 Km/h. Ha preceduto di 7″ l’olandese Thymen Arensman (Team DSM) e di 1′24″ l’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 9° a 2′06″. L’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) è ancora maglia rosa con 3″ su Hindley e 44″ sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates). Miglior italiano Nibali, 5° a 3′40″
TOUR OF NORWAY
Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si è imposto nella prima tappa, Bergen – Voss, percorrendo 173.6 Km in 4h21′31″, alla media di 39.83 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Tobias Halland Johannessen e di 2″ lo spagnolo Eduard Prades (Caja Rural-Seguros RGA). Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), 7° a 5″. Evenepoel è il primo leader della classifica con 4″ su Halland Johannessen e 8″ su Prades. Miglior italiano Brambilla, 7° a 15″
INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR
L’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco) si è imposta nella prima tappa, circuito di Hof, percorrendo 93.8 Km in 2h32′27″, alla media di 36.917 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Femke Markus (Parkhotel Valkenburg) e l’italiana Silvia Zanardi (BePink). La Manly è la prima leader della classifica con 7″ sulla Markus e 9″ sulla Zanardi
VINO & MONTAGNE, C’È DA PERDERSI…
È il giorno del tappone principe del percorso del Giro 2022. Goletto di Cadino, Mortirolo e Santa Cristina nobilitano una frazione nella quale s’inserisce – apparentemente come intrusa – la piccola salita di Teglio, dotata però di pendenze feroci. Oggi si possono ribaltare le sorti della Corsa Rosa e ancora non è finita perché l’indomani è prevista un’altra dura tappa di montagna.
È dal 2014 che il Giro ha introdotto nel suo tracciato le “wine stage”, tappe interamente dedicate a uno dei numerosi vini prodotto nella nostra nazione. Finora queste giornate, con un paio di eccezioni (la tappa disputata in Franciacorta nel 2018 e terminata allo sprint e quella degli sterrati di Montalcino lo scorso anno), sono state abbinate a frazioni a cronometro e nel 2022 per la prima volta avrà questo speciale marchio una tappa di montagna. È il connubio perfetto perché in montagna il vino è una componente fondamentale della vita delle genti contadine, utile per dare vigore prima e dopo una giornata di lavoro sui campi o per fornire riscaldamento in quelle più rigide. E la terra dove più forte il legame tra vino e montagna è la Valtellina, da sempre teatro di tappe appassionanti e decisive per le sorti della Corsa Rosa, che quest’anno ha scelto di legare il suo nome a quello dello Sforzato, vino che nel 2003 è stato il primo passito ad aver faticosamente raggiunto il traguardo della DOCG, la denominazione di origine controllata e garantita. Ed è garantito anche che quella che lo celebrerà sarà una tappa fondamentale sulla strada per Verona, frazione più dura tra le ventuno che compongono il mosaico del Giro 2022, forte della presenza di tre storiche ascese della corsa, il Goletto di Cadino, il Passo del Mortirolo e il Valico di Santa Cristina, anche se un bel peso potrebbe averlo anche l’apparentemente più defilata salita di Teglio, inserita all’inizio del tratto nel quale i “girini” si troveranno a pedalare ripidamente tra i vigneti che danno lo “Sfursat”. Alla fine di questa tappa la classifica ordine d’arrivo e classifica potrebbero per davvero dare i numeri e noi cominciamo subito con il fornirvi quelli dei dati tecnici di questa tappa, sulla quale peserà come una spada di Damocle il giorno di riposo trascorso dopo la frazione di Cogne, spesso indigesto: oggi in 202 Km si dovranno superare quasi 5230 metri di dislivello complessivo mentre le quattro salite ufficiali (conteggiando anche Teglio, che non sarà GPM) messe in fila porteranno oggi i “girini” ad affrontare quasi 50 Km d’ascesa, la cui pendenza media “globale” risulta del 7.5%. E non dimentichiamo che il giorno dopo si dovrà disputare un’altra dura tappa di montagna, fatto che potrebbe portare i corridori che puntano alla maglia rosa oggi a una condotta di gara prudente.
Si partirà dalle rive del lago di Garda con un lungo tratto di trasferimento verso il “chilometro 0”, una decina di chilometri nei quali il gruppo risalirà fuori gara il tratto iniziale della Val Sabbia, terra del quale è originario Sonny Colbrelli il quale immaginiamo – se non gli farà troppo male al “cuore” – scenderà dalla sua Casto alla strada sulla quale staranno pedalando i suoi colleghi. A quel punto la tappa sarà partita ufficialmente da una dozzina di chilometri e si starà pedalando ancora in pianura in direzione del Lago d’Idro, costeggiato sul lato verso il quale troneggiano le strutture della Rocca d’Anfo, complesso di fortificazioni eretto nel XV secolo dalla Repubblica di Venezia, utilizzate nel corso dei secoli anche come carcere e deposito di munizioni. Non è ancora il momento di sfoderare le armi, anche se a breve si giungerà ai piedi della prima delle tre grandi salite di giornata. Attraversato il centro di Bagolino – conosciuto per il formaggio bagòss e per le particolari manifestazioni che qui si tengono in occasione del Carnevale fin dal XVI secolo – si andrà all’attacco del versante orientale del Goletto di Cadino, ascesa che il Giro ha inserito nel percorso con il “contagocce” (cinque passaggi tra il 1970 e il 1998) ma che ha spesso fatto tribolare grandi campioni: Eddy Merckx ci passò un momentaccio nel corso della tappa di Folgaria del Giro del 1970 e si salvò perché nessuno ne approfittò; peggio andò a Bernard Hinault nel 1982 quando, salendo dallo stesso versante di quest’anno (19 Km al 6.2% per arrivare fin quasi a quota 2000 metri), fu messo alla frusta da Lucien Van Impe e da Silvano Contini, che quel giorno riuscì a portargli via quella maglia rosa che il francese si riprenderà con gli interessi ventiquattrore più tardi sullo storico traguardo di Montecampione. Superata la prima difficoltà di giornata il gruppo si lancerà giù per il più impegnativo tra i due versanti del Goletto, che in poco più di 20 Km plana verso Breno, cittadina che funge da “cerniera” tra la bassa e la media Val Camonica, un luogo un tempo strategico come ci ricordano i resti del soprastante castello, del quale sono giunti ai giorni nostri due torri, le mura di cinta e parte di una chiesetta intitolata a San Michele.
La prossima meta del gruppo sarà il Mortirolo e per giungere ai suoi piedi bisognerà percorrere il secondo dei tre tratti di trasferimento di questa frazione, una trentina di chilometri da pedalare sul fondovalle della Valcamonica in condizione di lieve e costante falsopiano ascendente. In questo tratto si toccherà una delle località più visitate della valle, Capo di Ponte, che attira turisti da tutto il mondo per il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, “griffato” UNESCO, ma che merita la sosta per ammirarvi anche l’antica la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore. Giunti a Edolo ecco l’appuntamento con il Mortirolo, meno temibile del solito perché si salirà dal versante meno impegnativo, che comunque non è una passeggiata perché sono 13 Km d’ascesa al 7.5%. Per intenderci è lo stesso lato del “mostro” che fu affrontato nel 2017 – durante la tappa di Bormio vinta da Nibali – e il 3 giugno del 1990, quando per la prima volta fu inserito nel percorso della Corsa Rosa un valico il cui nome era già scritto sui libri di storia. Nella piana sottostante il passo, infatti, nell’aprile del 1945 si svolsero due battaglie che contrapposero partigiani e truppe formate da fascisti e tedeschi in ritirata, ma già nel 773 quella era stata terra di scontri quando, secondo una leggenda, Carlo Magno sfidò l’esercito longobardo.
Per evitare in discesa le tremende pendenze verso Mazzo, come nella tappa del Giro 2017 si percorrerà il versante nord orientale che scende in direzione di Grosio, dove i corridori imboccheranno l’ultimo tratto intermedio, esattamente speculare a quello percorso in precedenza, stavolta filando in lieve discesa verso Tirano e transitando ai piedi della rupe tra Grosio e Grosotto sulla quale sono state rinvenute negli anni ’60 interessanti incisioni rupestri, “parenti” di quelle più celebri della Valcamonica, per le quali è stato realizzato un apposito parco, istituito anche per salvaguardare due antichi castelli.
Lambita la mole del santuario rinascimentale della Madonna di Tirano, costruito sull’orto nel quale la Vergine Maria era apparsa nel 1504 al contadino Mario Omodei, si entrerà nelle terre di produzione della “Sforzato” e gli “sforzi” da qui all’arrivo non mancheranno. Ancora qualche chilometro tranquillo e dopo un ultimo tratto di pianura si andrà a imboccare la salita diretta a Teglio, i cui 851 metri di quota la fanno sembrare una “nanerottola” rispetto alle più elevate ascese del Goletto (1938 metri), del Mortirolo (1854 metri) e del Santa Cristina (1448 metri). Ma si tratta di un nano con i denti ben affilati perché non si salirà dal versante più tradizionale ma da uno secondario che presenta i connotati del muro e una carreggiata notevolmente ristretta: hanno una media del 10,2% i 3 Km centrali di una salita che complessivamente misura 5 Km (media dell’8.7%) e ha come meta l’antico capoluogo della Valtellina, oggi più conosciuto come patria dei pizzoccheri e per i suoi monumenti come l’antico Palazzo Besta e la torre detta “de li beli miri” per le viste che offre sulla valle. Poco dopo esser usciti da Teglio si abbandonerà la “Strada Panoramica del Castelli”, itinerario che si spinge fino a Sondrio sgusciando tra vigneti e meleti, per raggiungere Tresenda seguendo ancora una volta un versante secondario, terminato il quale i “girini” si troveranno ai piedi del Valico di Santa Cristina. Non è una novità per la Corsa Rosa, ma per la prima volta nella storia sarà affrontato in maniera “totale” poiché nei precedenti si percorse – arrivati in discesa dall’Aprica – solo il tratto conclusivo, quello più duro. In tutto saranno quasi 13 Km all’8.1%, numeri che possono chiedere un salato conto al termine della tappa più difficile del Giro 2022. Finché si rimarrà sullo stradone diretto all’Aprica, nei primi 6 Km, s’incontreranno inclinazioni nella norma (media del 6.4%), poi la musica cambierà diametralmente quando ci s’infilerà nel budello diretto al passo, con la pendenza media che si schizza al 10.2% negli ultimi 6500 metri. È lassù che, nella storica tappa del Giro del 1994, Marco Pantani si sbarazzò per la seconda volta dei grandi “big” al via della corsa dopo averli già staccati sul Mortirolo ed essersi fatto raggiungere nel corso dell’ascesa da Edolo verso l’Aprica. Indurain raccontò d’aver provato a inseguire il romagnolo, ma fu immediatamente ricacciato indietro e lo sforzo fu tale da appannargli da vista…. E ben poco potranno contribuire a snebbiare i sensi dei corridori in malcapitata crisi i 6 Km del tuffo finale verso Aprica, dove riassaporare la leggenda del Pirata tentando di emularne l’eroiche gesta. Ci sarà ancora il rischio di perdersi nella nebbia…. e non sarà solo quella dovuta ad abbondanti libagioni a base di “Sfursat” e degli altri prelibati vini della Valtellina.
I VALICHI DELLA TAPPA
Goletto Gavero (1783 metri). Valicato lungo la salita al Goletto di Cadino da Bagolino, è quotato 1795 metri sulle cartine del Giro 2022, dove è chiamato con il nome di Goletto di Gaver.
Goletto di Cadino (1938 metri). Vi transita la Strada Provinciale 669 “del Passo di Crocedomini” tra Bagolino e Breno. Il Giro l’ha inserito sei volte nel suo tracciato, anche se solo in cinque occasioni si è riusciti ad affrontare questa salita perché nel 1978 l’organizzazione fu costretta dalla neve a modificare il percorso della Mezzolombardo-Sarezzo togliendo quello che all’epoca era segnalato sulle cartine con il nome di Passo di Croce Domini, valico che in realtà viene attraversato nel corso della discesa verso Breno, un chilometro dopo aver raggiunto la cima del Goletto. Il primo corridore a domare questa salita fu il belga Martin Van Den Bossche nel corso della Zingonia – Malcesine del 1970, vinta dal pesarese Enrico Paolini. Questa fu anche l’unica volta che si salì dal versante di Breno, il più impegnativo, mentre quello di Bagolino fu affrontato per la prima volta nel 1976 durante la Terme di Comano – Bergamo, vinta tra i tifosi di casa da Felice Gimondi dopo che sul Goletto era transitato in testa lo spagnolo Andrés Oliva. Nella Fiera di Primiero – Boario Terme, la citata tappa della crisi di Hinault del 1982, fece un en plein quasi perfetto il belga Lucien Van Impe, GPM e tappa, mentre come ricordavamo la maglia rosa passò temporaneamente dalle spalle del francese a quelle del varesino Silvano Contini. Bisognerà poi attendere 15 anni per rivedere il Giro su quella strada, quando per la prima (e finora unica) volta sarà un corridore italiano a transitare in testa al Goletto: sarà Gianni Bugno, oramai nella parabola discendente della sua carriera (si ritirerà l’anno successivo), poi sul traguardo della Malè-Edolo s’imporrà il russo Pavel Tonkov, grande sconfitto di quell’edizione della Corsa Rosa, secondo a Milano con 1’27” di ritardo da Ivan Gotti. L’anno dopo, infine, sarà lo svedese Niklas Axelsson a conquistare il Goletto di Cadino nella storica Cavalese – Plan di Montecampione, la tappa dell’impresa di Marco Pantani con Tonkov ancora nei panni del grande sconfitto.
Passo di Croce Dominii (1892 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 345 “delle Tre Valli” tra Breno e Collio, è anche uno dei “capolinea” della Strada Provinciale 669 “del Passo di Crocedomini”. Erroneamente è più conosciuto come “Passo di Croce Domini” (o anche Crocedomini) in quanto il termine più utilizzato ha un diverso significato: “Croce Domini” significa “Croce del Signore” mentre il più corretto “Croce Dominii” vuol dire “Croce dei Domini” perché qui un tempo passava il confine tra i territori della Serenissima e del principato vescovile di Trento.
Sella di Breno (342 metri). Vi sorge l’omonimo centro.
Passo della Foppa (1852 metri). È il valico comunemente identificato come Mortirolo, attraversato dalla strada provinciale che mette in comunicazione Monno con Grosio e Mazzo di Valtellina. Sulle cartine del Giro è quotato 1854 metri. In realtà, il vero Mortirolo si trova a breve distanza dal valico stradale. Anzi, ne esistono due, il Passo del Mortirolo-Nord e il Passo del Mortirolo-Sud, entrambi alti 1896 metri: il primo si trova a nord est della Foppa ed è raggiunto da una strada sterrata a fondo cieco che si stacca dal tratto terminale del versante bresciano; il valico sud, invece, è toccato dalla strada di cresta asfaltata che permette di raggiungere il Mortirolo direttamente dall’Aprica, passando per Trivigno. Il Giro vi è finora salito quattordici volte e gli “eroi” di quest’ascesa sono stati, in rigoroso ordine d’apparizione, il venezuelano Leonardo Sierra nel 1990 (tappa Moena – Aprica, vinta dallo stesso corridore), Franco Chioccioli nel 1991 (Morbegno – Aprica, identico vincitore), Pantani nel citato precedente del 1994, Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica, idem), Wladimir Belli nel 1997 (Malè – Edolo, primo Tonkov), ancora Gotti nel 1999 (Madonna di Campiglio – Aprica, primo al traguardo lo spagnolo Roberto Heras), Raffaele Illiano nel 2004 (Bormio – Presolana, primo Stefano Garzelli), Ivan Basso nel 2006 (Trento – Aprica, idem), lo spagnolo Antonio Colom nel 2008 (Rovetta – Tirano, vinta da Emanuele Sella), nuovamente Basso nel 2010 (Brescia – Aprica, vinta da Michele Scarponi), l’elvetico Oliver Zaugg nel 2012 (Caldes – Passo dello Stelvio, vinta dal belga Thomas De Gendt), l’olandese Steven Kruijswijk nel 2015 (tappa Pinzolo – Aprica, vinta dallo spagnolo Mikel Landa), lo spagnolo Luis Léon Sanchez nel 2017 (tappa Rovetta – Bormio, vinta da Vincenzo Nibali) mentre l’ultimo eroe del Mortirolo è stato Giulio Ciccone, in occasione della tappa Lovere – Ponte di Legno vinta dallo stesso scalatore abruzzese nel 2019.
Sella di Teglio (851). Non citata sul testo di riferimento, è costituita dalle prime pendici delle Alpi Retiche e dall’elevazione sulla quale sorge la torre “de li beli miri”. Vi sorge l’omonimo abitato. Il Giro vi è transitato in due tre occasioni. La prima volta, nel 1991, ci fu semplicemente un traguardo volante Intergiro in vetta (si saliva dal versante più facile, quello di Chiuro) durante la tappa Morbegno – Aprica, vinta da Franco Chioccioli, sprint finito nel palmarès del veneto Massimo Ghirotto . Nel 2012 si saliva dallo stesso ripido versante di quest’anno e Matteo Rabottini conquistò il GPM durante la Caldes – Passo dello Stelvio, vinta dal belga Thomas De Gendt. Infine nel 2015, dal versante di Tresenda, è stato Giacomo Berlato a transitare in testa nel centro di Teglio nei chilometri iniziali della Tirano – Lugano, terminata allo sprint con il successo di Sacha Modolo.
Valico di Santa Cristina (1427 metri). Quotato 1448 sulle cartine del Giro 2022, si trova nei pressi della congiunzione delle strade che salgono a Trivigno da Tresenda e dall’Aprica. Il Giro l’ha affrontato tre volte come GPM, sempre in abbinamento al Mortirolo e sempre in occasione di frazioni terminate nella vicina Aprica. Anche per questo motivo l’uomo primo al comando sul GPM è risultato poi il vincitore della tappa: Chioccioli nel 1991 (il primo anno si salì dal più facile versante di Edolo, tappa Morbegno – Aprica), Pantani nel 1994 (Merano – Aprica) e lo spagnolo Heras nel 1999 (Madonna di Campiglio – Aprica). Dal Santa Cristina si transitò anche nel 2010, prolungando successivamente l’ascesa fino a Trivigno, dove scollinò per primo il colombiano Leonardo Fabio Duque; la tappa, Brescia – Aprica, terminò con il successo dell’indimenticato Michele Scarponi.
Passo di Aprica (1113 metri). Ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valtellina con la Valcamonica tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla Strada Statale 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2022, è stata affrontata alla corsa rosa 13 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Sondrio, vinta da Marco Saligari che transitò in testa anche sul valico) e due come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Basso s’impose in rosa nella Trento – Aprica, e al termine della Brescia – Aprica del 2010, vinta da Scarponi). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi nel corso della Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa Chiesa Valmalenco – Bormio con il Gavia affrontato con la neve, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte), Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano, vinta dallo stesso corridore), l’ucraino Yuriy Krivtsov nel 2010 (passaggio intermedio nella citata tappa Brescia – Aprica), lo spagnolo Pablo Lastras Garcia nel 2011 (Feltre – Tirano, vinta da Diego Ulissi), Matteo Rabottini nel 2012 (Caldes – Passo dello Stelvio, vinta da De Gendt), il canadese Ryder Hesjedal e lo spagnolo Mikel Landa nella Pinzolo – Aprica del 2015 che prevedeva due passaggi sul passo. L’ultima volta, nel 2017, l’Aprica fu relegata a un ruolo marginale, inserita subito dopo la partenza della poco impegnativa frazione di trasferimento Tirano – Canazei, vinta in fuga dal francese Pierre Rolland, che era transitato in testa anche sul GPM inserito a inizio tappa.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
Mauro Facoltosi

I vigneti dello Sforzato e l’altimetria della sedicesima tappa (www.beverfood.com)
CIAK SI GIRO
La partenza dal Lago di Garda ci offre l’occasione per ricordare una grandissima esponente del cinema italiano recentemente scomparsa, Lina Wertmüller. La celebre regista romana con origini lucano-elvetiche, nel 2020 premiata con l’Oscar alla carriera, era celebre per aver diretto film dai titoli chilometrici, al punto che uno di essi è pure finito nel Guinness dei Primati: è la pellicola che in Italia è uscita come “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici”, ma che secondo le intenzioni originarie si sarebbe dovuto chiamare “Un fatto di sangue nel comune di Siculiana fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici. Amore-Morte-Shimmy. Lugano belle. Tarantelle. Tarallucci e vino”. Tra queste pellicole dai titoli “fiume” ce n’è una per la quale la Wertmüller scelse il Garda per girarvi scene che nella finzione sono ambientate nella fittizia Isola di Marascosa, in Sardegna. È “Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico” del 1986, nella quale l’indimenticata Mariangela Melato interpreta Fulvia Block, ricca manager che viene sequestrata dal brigante sardo Beppe Catanìa (Michele Placido). Se le scene del sequestro furono effettivamente girate in Sardegna – il Catanìa vive presso la celebre Roccia dell’Orso di Palau – per la villa in Sardegna della Block si assiste a un vero e proprio “coup de théâtre”: quella che si vede nel film è la spettacolare Villa Cavazza Borghese, realizzata alla fine del XIX secolo in stile neogotico-veneziano sull’Isola di Garda, piccola “perla” del Benaco che solo nel 2002 ha dischiuso le sue porte ai turisti.

Villa Cavazza sull'Isola di Garda inquadrata nel film "Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico" (www.davinotti.com)
Cliccate qui per scoprire le altre location del film
FOTOGALLERY
Salò
Lago d’Idro
Rocca d’Anfo
Lo scollinamento del Goletto di Cadino
Castello di Breno
Pieve di San Siro, Capo di Ponte
Passo del Mortirolo
Uno dei due castelli situati sulla rupe tra Grosio e Grosotto
Santuario della Madonna di Tirano
Teglio, Torre “de li beli miri”
Scollinamento del Valico di Santa Cristina
Il passo dell’Aprica visto dal tratto finale della discesa dal Santa Cristina
GIRO 2022 – LE PAGELLE DELLA SECONDA SETTIMANA
maggio 23, 2022 by Redazione
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Ecco le pagelle della seconda settimana, che vedono ancora il velocista francese Arnaud Démare rivestire il ruolo di primo della classe. Alle sue spalle scalpita la maglia rosa Richard Carapaz
ARNAUD DEMARE: Il velocista della Groupama – FDJ continua a macinare vittorie. Dopo la beffa subita da Dainese si prende la rivincita il giorno successivo mettendo in chiaro ancora una volta che il re delle volate è lui. Resta saldamente in testa anche nella classifica a punti. VOTO: 8
RICHARD CARAPAZ: Il corridore della INEOS – Grenadiers gestisce la corsa senza aver ancora lasciato il segno con la sua zampata. Tappa dopo tappa ha rosicchiato terreno fino a spodestare Lopez per prendersi il primato nella classifica generale. VOTO: 7,5
JAY HINDLEY: Dopo la vittoria sul Blockhaus l’australiano si conferma ad alti livelli sulle strade montane del Giro d’Italia restando in piena lotta per il podio finale. VOTO: 7
BINIAM GIRMAY: Dopo vari piazzamenti il ciclista eritreo riesce a trovare lo spunto giusto battendo in un duello all’ultima pedalata Van der Poel ed entrando nella storia come primo ciclista di colore a vincere una tappa di un grande giro Non essendo abituato a festeggiare si fa beffare dal tappo dello spumante, che lo costringe al ritiro. VOTO: 7
ALBERTO DAINESE: Il giovane corridore del Tem DSM toglie il coniglio dal cilindro in occasione dell’arrivo in volata nell’undicesima tappa, quella di Reggio Emilia, dove rompe il digiuno degli italiani nelle vittorie di tappa in questa edizione del Giro d’Italia. VOTO: 7
JUAN PEDRO LOPEZ: Dopo aver difeso la maglia rosa per ben dieci tappe si arrende alle accelerazioni di Yates e Carapaz. Resta in corsa per un posto nella top ten della classifica generale. VOTO: 6,5
STEFANO OLDANI: Il giovane milanese della Alpecin-Fenix riesce a trovare la fuga giusta a Genova. Non poteva scegliere una prima vittoria da professionista migliore di questa. VOTO: 6,5
GIULIO CICCONE: Con la vittoria a Cogne salva il suo Giro d’Italia, anche se ormai esce ridimensionato per quanto riguarda il discorso classifica generale. VOTO: 6,5
KOEN BOUWMAN: Il corridore della Jumbo-Visma riesca a conquistare la leadership della classifica degli scalatori, tra lui e Diego Rosa si annuncia un bel duello nelle ultime tappe. VOTO: 6,5
SIMON YATES: L’uscita dalla lotta per la maglia rosa aveva lasciato il segno, metabolizzato cio’ ritorna a dar spettacolo come lui sa fare andando a vincere la tappa più bella fino a questo momento del Giro d’Italia 2022, quella di Torino. VOTO: 6,5
PELLO BILBAO: Dopo la caduta sul Blockhaus recupera terreno e zitto zitto con la sua regolarità scavalca posizioni in classifica generale fino ad arrivare a ridosso della top five. VOTO: 6,5
BAUKE MOLLEMA: L’olandese entra sempre nelle fughe di giornata ma non riesce a reggere il ritmo dei compagni di avventura. VOTO: 6
JOAO ALMEIDA: Un gradino sotto Carapaz quando la strada sale, sul Colle della Maddalena si fa trovare incredibilmente impreparato. Ma il portoghese non molla mai e resta sempre un avversario temibile in vista dell’ultima settimana. VOTO: 6
VINCENZO NIBALI: Tra gli alti e bassi nella prima settimana, lo Squalo ritorna ad essere competitivo in montagna come gli anni passati e scala posizioni su posizioni in classifica generale. VOTO: 6
WILCO KELDERMANN: Il corridore della Bora-Hansgrohe non riesce a far classifica e non trova nemmeno lo spunto giusto quando va in fuga, ma si riscatta quando veste i panni da gregario per Hindley. VOTO: 6
MARK CAVENDISH: L’esperto corridore britannico paga un po’ di affaticamento in questa seconda settimana, stanchezza che gli fa perdere la giusta lucidità nei momenti clou delle volate. VOTO: 5,5
GIACOMO NIZZOLO: Il velocista italiano della Israel – Premier Tech soffre tremendamente nelle volate della seconda settimana. VOTO: 5
LORENZO FORTUNATO: Lo scalatore della Eolo – Kometa non riesce a lasciare il segno. Ci proverà sicuramente nell’ultima settimana, ma fino ad adesso prestazioni insufficienti. VOTO: 5
SAM OOMEN: Un Giro d’Italia senza acuti. Lo aspettiamo nella terza settimana. VOTO: 5
HUGH CARTHY: Il passista-scalatore della EF Education-EasyPost non riesce a far classifica ed è sempre lontano dal vincere una tappa. VOTO: 5
Luigi Giglio

Arnaud Demare in maglia ciclamino (Getty Images)
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI COGNE
maggio 23, 2022 by Redazione
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Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)
SALA STAMPA
Italia
Giro d’Italia: Ciccone scatenato, vola in solitaria e trionfa a Cogne
Gazzetta dello Sport
Ungheria
Rácáfolt Valter Attilára, eldobta a szemüvegét és zokogott
Magyar Nemzet
GRAN BRETAGNA
Giulio Ciccone escapes to seal Alpine stage win as Richard Carapaz retains leader’s jersey at Giro d’Italia
The Daily Telegraph
FRANCIA
Un sacré numéro de Ciccone
L’Équipe
SPAGNA
La ley del conformismo
AS
PORTOGALLO
Ciccone vence 15.ª etapa, Carapaz reforça liderança no Giro
Público
BELGIO
Giulio Ciccone staat uit de doden op en triomfeert in zware bergetappe, favorieten sparen elkaar
Het Nieuwsblad
PAESI BASSI
Ciccone wint in eigen land, Bouwman in bergtrui
De Telegraaf
GERMANIA
Erstmals seit Thurau 1983: Buchmann beim Giro auf Top-Ten-Kurs
Kicker
COLOMBIA
Santiago Buitrago: gran carrera, segundo en la etapa 15 del Giro
El Tiempo
ECUADOR
Carapaz defiende la ‘maglia’ rosa en la etapa 15 del Giro, con Giulio Ciccone como ganador
El Universo
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Montagnes valdôtaines (inno ufficiale della regione Valle d’Aosta)
METEOGIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa del giorno dopo
Salò : poco nuvoloso, 24.2°C, vento debole da S (5-8 km/h), umidità al 59%
Bagolino – inizio salita Goletto di Cadino (38.4 Km): poco nuvoloso, 22.4°C, vento debole da S (8-10 km/h), umidità al 49%
Edolo – traguardo volante (89.4 Km): poco nuvoloso, 24.2°C, vento moderato da S (12-17 km/h), umidità al 52%
Passo del Mortirolo – GPM (129.9 Km): pioggia modesta e schiarite (0.3 mm), 15.4°C, vento moderato da SSW (16-20 km/h), umidità al 59%
Teglio – traguardo volante (172 Km): temporale con pioggia modesta e schiarite (0.6 mm), 22.4°C, vento moderato da SSW (14-20 km/h), umidità al 60%
Aprica: temporale con pioggia consistente (1.1 mm), 18°C, vento moderato da SSW (13-19 km/h), umidità al 69%
GLI ORARI DEL GIRO
10.15: inizio diretta su RaiSport
10.50: inizio diretta su Eurosport 2
11.15: partenza da Salò
12.10-12.15: inizio salita Goletto di Cadino
13.00-13.15: GPM del Goletto di Cadino
14.00: inizio diretta su Rai2
14.15-14.30: traguardo volante di Edolo e inizio salita Mortirolo
15.00-15.30: GPM del Passo del Mortirolo
15.40-16.15: inizio salita di Teglio
15.55-16.35: traguardo volante di Teglio
16.20-17.10: inizio salita Santa Cristina
16.40-17.30: GPM del Valico di Santa Cristina
16.50-17.40: arrivo ad Aprica
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Saligari: “Formola” (Formolo)
Rizzato: “Trentin fu vittima del successo di Pedersen” (ricordando il secondo posto al mondiale del 2019)
Martini: “Formolo si è rovesciato una borraccia in volto”
Petacchi: “Rui Costa fa un po’ difficoltà a seguirla”
Colbrelli: “Ho visto tanti uomini di classifica saltare il giorno di riposo”
Fabretti: “Tanti problemi dal punto di vista fisici”
Benincasa: “Inedita rampa di Cogne” (Cogne era stata affrontata al Giro nel 1985 e poi una salita di oltre 20 Km è tutto tranne che una rampa)
Televideo: “Maglia rosa Carapaz a oltre quattro minuti” (molto oltre, il gruppo maglia rosa è giunto al traguardo quasi otto minuti dopo l’arrivo di Ciccone)
Televideo: “Povili” (Covoli)
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della quindicesima tappa, Rivarolo Canavese – Cogne
1° Roger Kluge
2° Harm Vanhoucke s.t.
3° Michael Schwarzmann s.t.
4° Magnus Cort s.t.
5° Pieter Serry s.t.
Miglior italiano Jacopo Guarnieri, 6° (s.t.)
Classifica generale
1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 10′16″
3° Bert Van Lerberghe a 17′31″
4° Matthias Brändle a 18′11″
5° Clément Davy a 19′03″
Miglior italiano Filippo Tagliani, 11° a 38′04″
IL GIRO DI 60 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
15a tappa: MOENA – APRICA (215 Km) – 3 GIUGNO 1962
IL GIRO D’ITALIA È COMINCIATO IERI – SONO RIMASTI I “GENERALI” MA SCARSEGGIANO LE TRUPPE – ADORNI “SACRIFICATO” A CARLESI S’È PRESA LA RIVINCITA AD APRICA
La drammatica tappo dolomitica di sabato ha aperto nuovi emozionanti orizzonti – Dopo i ritiri in massa che hanno dimezzato i concorrenti – È avvantaggiato Battistini che ha ancora sette uomini (anche Massignan?) ai suoi ordini – Perez Frances e Anglade sono rimasti con un gregario soltanto – Baldini e Defilippis come ai tempi d’oro

I prati di Sant'Orso a Cogne striati di rosa in occasione del Giro (aostasera.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
CICCONE SHOW A COGNE. L’ABRUZZESE TROVA IL RISCATTO, NO CONTEST TRA I BIG.
Appena una settimana fa l’avevamo lasciato con gli occhi gonfi di lacrime dopo la pesante debalce subita proprio nell’attesissima tappa di casa che si concludeva in cima al Blockhaus. Una giornataccia che lo aveva messo fuori dalla lotta per la maglia rosa, ridimensionandone ancora una volta le ambizioni. Sette giorni dopo ritroviamo un Giulio Ciccone guascone che festeggia una splendida vittoria ottenuta in solitaria al termine di una lunga fuga, raddrizzando un Giro che finora gli aveva riservato molta amarezza. Il portacolori della Trek-Segafredo ha avuto la meglio sui compagni di fuga, staccando lungo la salita finale Santiago Buitrago (Bahrain-Victorius) e Hugh Carthy (EF Education-Easy Post), ultimi ad arrendersi alla foga dell’Abruzzese. Ciccone ha tagliato il traguardo con 1′31″ su Buitrago e 2′19″ su Antonio Pedrero (Movistar Team). Giornata tranquilla per gli uomini di classifica che, dopo la brutale tappa di Torino e alla viglia di un’ultima settimana durissima, hanno deciso di non attacarsi. Resta dunque immutata la classifica che vede in testa Richiard Carapaz (Ineos Grenadiers) davanti a Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) staccato di 7″ e Joao Almeida (UAE Team Emirates) a 30″.
La 15a frazione del Giro 2022 rappresentava la prima delle 5 tappe alpine in programma: 177 km da Rivarolo Canavese a Cogne conditi da circa 4000 metri dislivello. I primi 90 km erano sostanzialmente pianeggianti. Una volta giunti al traguardo volante di Pollein (km 90,5) aveva inizio la prima salita di giornata, l’ascesa verso Pila (12,3 km al 6,9%). Una lunga discesa anticipava il passaggio per Aosta (km 120) e quindi la seconda salita di giornata che ha portato i corridori a Verrogne (13,8 km al 7,1 %). Dalla cima del gpm mancavano ancora 40 km al traguardo, di cui i primi 15 tutti in discesa (molto tecnica). Infine, dopo un brevissimo tratto di fondovalle, ai -22,4 iniziava l’ascesa finale, una salita decisamente pedalabile (pendenza media del 4,3%) e il cui tratto più complicato era quello iniziale (tratti al 7%). Un finale che non lasciava presagire grandi attacchi tra gli uomini di classifica e che invece si prestava molto ai cacciatori di tappe.
Così come già successo nelle precedenti tappe, non appena dato il via ufficiale alla corsa, sono partiti gli attacchi per entrare nella fuga di giornata. La bagarre è stata altissima anche perchè, dopo la terrbile giornata di ieri, in gruppo era forte il sentore di un no contest tra gli uomini di classifica. E così, come succede sempre quando sono in tanti a voler andare in avanscoperta, la fuga ha tardato a partire. L’azione buona è partita soltanto intorno al km 75 quando dal gruppo principale è riuscito ad evadere un drappello di 5 corridori: Remy Rochas (Cofidis), Merhawi Kudus (EF Education-EasyPost), Lawson Craddock (Team BikeExchange-Jayco), Thymen Arensman (Team DSM) ed Erik Fetter (Eolo-Kometa). Al quintetto si sono aggiunti pochi chilometri dopo altri 22 uomini: Mikaël Cherel e Nicolas Prodhomme (AG2R Citroën), Mathieu Van der Poel e Dries De Bondt (Alpecin-Fenix), David De La Cruz e Harold Tejada (Astana Qazaqstan), Santiago Buitrago (Bahrain), Luca Covili (Bardiani-CSF), Natnael Tesfatsion (Drone Hopper-Androni Giocattoli), Hugh Carthy e Julius Van den Berg (EF), Koen Bouwman, Gijs Leemreize e Sam Oomen (Jumbo-Visma), Antonio Pedrero e Iván Sosa (Movistar), Nico Denz e Martijn Tusveld (DSM), Giulio Ciccone e Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Rui Costa e Davide Formolo (UAE Emirates).
La fuga ha proceduto d’amore e d’accordo fino all’inizio della prima salita di giornata guadagnando subito un margine superiore ai 4 minuti sul gruppone tirato dalla Ineos. Proprio sulla salita che portava a Pila, Mathieu Van der Poel ha aperto le danze (ai -79) con un attacco a dir poco velleitario. Di lì a poco il neerlandese è stato ripreso e staccato dal connazionale Bouwman che si è poi involato in solitaria, transitando per primo sul gpm e riprendendosi così la maglia azzurra vestita nell’ultima settimana da Diego Rosa. Il mai domito Van der Poel è ripartito lungo la successiva discesa, stavolta in compagnia dell’altro neerlandese Tusveld. Il duo è riuscito poi a rientrare su Bouwman al termine della discesa (-60), mentre gli ex-compagni di fuga inseguivano con oltre un minuto di ritardo. Il gruppo, decisamente disinteressato alle sorti della tappa, procedeva invece con oltre 5 minuti di ritardo.
Lo scenario è cambiato sulla seconda salita di giornata, la più dura. L’ascesa verso Verrogne ha infatti scatenato i corridori del gruppo inseguitore che nel frattempo era scivolato ad oltre un minuto e mezzo dal trio olandese. Le prime accelerazioni sono state portate da Kudus, ma è stato Giulio Ciccone a produrre il cambio di ritmo decisivo. L’abruzzese è rinvenuto sulla testa della corsa ai -48 in compagnia di Buitrago e Pedrero, mentre Van der Poel e Bouwman, perdevano contatto, imitati poco dopo anche da Tusveld (ai-46). Nel frattempo il plotone, che era arrivato a 6 minuti di distacco, aveva improvvisamente accelerato grazie all’azione degli uomini della UAE che hanno addirittura fatto fermare Formolo per dare supporto al capitano Joao Almeida. Una volta esaurita la sfuriata della UAE nel gruppo principale erano ormai rimasti circa 30 corridori, con tutti i big della classifica. Dietro al trio di testa si era invece formato un altro terzetto, comprendente Hugh Carthy e Rui Costa oltre al già citato Tusveld. Il britannico ha rotto gli indugi nella seconda parte della salita riportandosi sul trio di testa prima del passaggio sul gpm. Tusveld e Rui Costa sono invece rientrati al termine della discesa (-27) andando a formare un drappello di 6 battistrada.
Una volta iniziata l’ascesa finale, Ciccone ha ricominciato ad accelerare. Nel giro di pochi chilometri di salita, l’abruzzese è rimasto nuovamente in compagnia dei soli Buitrago e Carthy. Il ritmo di Ciccone non è pero calato e così ai -20 ha perso contatto il giovane colombiano e poco dopo, ai -18, si è dovuto arrendere anche Carthy. Ciccone si è così involato in solitaria guadagnando un minuto di vantaggio sugli inseguitori in una manciata di chilometri. Alle sue spalle Carthy è andato in difficoltà venendo ripreso e staccato prima da Buitrago e poi da Pedrero. La cavalcata di Ciccone è diventata inarrestabile e ha trovato l’apoteosi nell’ultimo chilometro, in cui il corridore della Trek ha potuto festeggiare il meritatissimo successo incitando il numeroso pubblico assiepato ai bordi della strada. Seconda posizione per Buitrago (staccato di ben 1′31″) davanti a Pedrero (2′19″) ed un esausto Hugh Carthy (3′09″). Quinta posizione per Tusveld (4′36″) che è riuscito a precedere Luca Covili (5′08″) e il trio formato da Tesfatsion, Mollema e Leemreize e giunto a 5′27″. Completa la top ten di giornata Guillaume Martin (Cofidis) evaso dal gruppo negli ultimi km di salita verso Verrogne e giunto a 6′06″. Il gruppo dei migliori ha tagliato il traguardo a 7′48″ regolato da Fabio Felline (Astana Qazaqstan Team).
La classifica generale vede le prime 9 posizione assolutamente invariate rispetto alla tappa di Torino: resta in testa Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) con 7″ su Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) e 30″ su Almeida. Martin grazie ai quasi 2 minuti guadagnati oggi rientra in top ten, scalzando dalla 10a posizione Alejandro Valverde, ora undicesimo.
Domani è in programma il terzo ed ultimo giorno di riposo alla viglia di una tappa, quella di martedì, che potrebbe incidere pesantemente sull’economia della corsa. I corridori saranno impegnati nella Salò-Aprica, frazione lunga 202 km e infarcita di salite. La prima difficoltà altimetrica sarà il Goletto di Cadino (19 km al 6,2%) posto dopo 59 km. Quindi, giunti ad Edolo, avrà inizio il Passo del Mortirolo (12,7 km al 7,7%) posto a 70 km dall’arrivo. Dopo la successiva discesa e un lungo tratto di fondovalle, i corridori dovranno affrontare il Teglio (5,1 km al 8,7%) e infine il temibile Valico di Santa Cristina (12,7 km al 8,1%), la cui cima sarà posta ad appena 6 km dal traguardo, quasi tutti in discesa.
Pierpaolo Gnisci

Ciccone show a Cogne
22-05-2022
maggio 22, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) si è imposto nella quindicesima tappa, Rivarolo Canavese – Cogne, percorrendo 177 Km in 4h37′41″, alla media di 38.245 Km/h. Ha preceduto di 1′31″ il colombiano Buitrago Santiago (Bahrain Victorious) e di 2′19″ lo spagnolo Antonio Pedrero (Movistar Team). L’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) è ancora maglia rosa con 7″ sull’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) e 30″ sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates). Miglior italiano Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), 5° a 1′01″
BOUCLES DE L’AULNE – CHÂTEAULIN
Il norvegese Idar Andersen (Uno-X Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa francese, circuito di Châteaulin, percorrendo 175.2 Km in 4h02′00″, alla media di 43.438 Km/h. Ha preceduto di 27″ lo spagnolo Jesus Herrada (Cofidis) e il belga Stan Dewulf (AG2R Citroën Team). Due italiani in gara: Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB) 22° a 46″, Lorenzo Germani (Groupama-FDJ) 48° a 2′44″
ANTWERP PORT EPIC / SELS TROPHY
Il belga Florian Vermeersch (Lotto Soudal)si è imposto nella corsa belga, circuito di Anversa, percorrendo 181.4 Km in 4h17′22″, alla media di 42.29 Km/h. Ha preceduto di 5″ il connazionale Gianni Vermeersch (Alpecin-Fenix) e di 13″ il connazionale Thibau Nys (Baloise Trek Lions). Due italiani in gara: Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty-Gobert) 10° a 3′19″, Attilio Viviani (Bingoal Pauwels Sauces WB) 44° a 8′46″
RUND UM KÖLN
Il tedesco Nils Politt (BORA-hansgrohe) si è imposto nella corsa tedesca, circuito di Colonia, percorrendo 199.3 Km in 4h28′21″, alla media di 44.561 Km/h. Ha preceduto di 13″ l’olandese Danny Van Poppel (BORA-hansgrohe) e di 18″ il connazionale Nikias Arndt (Team DSM). Due italiani in gara: Alexander Konychev (Team BikeExchange-Jayco), 22° a 4′42″, Antonio Puppio (Israel-Premier Tech), 51° a 7′23″
FYEN RUNDT – TOUR OF FUNEN
Il danese Mads Pedersen (nazionale danese) si è imposto nella corsa danese, circuito di Middelfart, percorrendo 189.2 Km in 3h’38′09″, alla media di 52.038 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Elmar Reinders (Riwal Cycling Team) e il connazionale Sebastian Kolze Changizi (Team Coloquick). Nessun italiano in gara
GP GORENJSKA
Il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team) si è imposto nella corsa slovena, Snovik – Cerklje na Gorenjskem, percorrendo 171.8 Km in 3h’52′48″, alla media di 44.278 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Tilen Finkst (Adria Mobil) e il ceco Daniel Babor (Elkov-Kasper). Miglior italiano Daniel Savini (MG.K vis Colors for Peace VPM), 10°.
VUELTA A BURGOS FEMINAS
L’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, Covarrubias – Lagunas de Neila, percorrendo 125.1 Km in 3h39′39″, alla media di 34.173 Km/h. Ha preceduto di 17″ la francese Juliette Labous (Team DSM) e di 37″ la francese Évita Muzic (FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope). Miglior italiana Silvia Persico (Valcar-Travel & Service), 6° a 50″. La Labous si impone in classifica con 17″ sulla Muzic e sulla Vollering. Miglior italiana la Persico, 7° a 46″
TOUR OF JAPAN
L’olandese Raymond Kreder (Team UKYO) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Tokyo, percorrendo 112 Km in 2h17′22″, alla media di 48.92 Km/h. Ha preceduto allo sprint i giapponesi Keitaro Sawada (Sparkle Oita Racing Team) e Saya Kuroeda (Sparkle Oita Racing Team). Nessun italiano in gara. L’australiano Nathan Earle (Team UKYO) si impone in classifica con 8″ sul connazionale Benjamin Dyball (Team UKYO) e 1′37″ sul francese Thomas Lebas (KINAN Racing Team)
JOE MARTIN STAGE RACE (USA)
Il colombiano Bryan Steve Gomez (Best Buddies Racing) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Fayetteville, percorrendo 60.1 Km in 1h24′21″, alla media di 42.75 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli statunitensi Tyler Williams (L39ION of Los Angeles) e Hugo Scala Jr (Project Echelon Racing). Nessun italiano in gara. L’australiano Jonathan Clarke (Wildlife Generation Pro Cycling) si impone in classifica con 7″ sullo statunitense Noah Granigan (Wildlife Generation Pro Cycling) e 11″ sullo statunitense Tyler Stites (Project Echelon Racing)
JOE MARTIN STAGE RACE DONNE (USA)
La canadese Maggie Coles-Lyster (DNA Pro Cycling Team) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, circuito di Fayetteville, percorrendo 32.1 Km in 50′46″, alla media di 37.938 Km/h. Ha preceduto allo sprint la statunitense Skylar Schneider (L39ION of Los Angeles) e di 3″ la statunitense Shayna Powless (L39ION of Los Angeles). Nessun italiana in gara. La statunitense Emma Langley (EF Education-TIBCO-SVB) si impone in classifica con 29″ sulla connazionale Heidi Franz (InstaFund Racing) e 30″ sulla connazionale Austin Killips (ATX Wolfpack)
UN GIRINO IN PARADISO
Le Alpi debuttano con un assaggio di Paradiso. La prima delle cinque tappe disegnate sulla catena alpina termina, infatti, alle porte del Parco Nazionale del Gran Paradiso con l’approdo presso le spettacolari cascate di Lillaz. Per raggiungere questo eden naturale i corridori dovranno superare due impegnative ascese – Pila e Verrogne – prima d’intraprendere quella, apparentemente più facile, che condurrà al traguardo. Ma, nonostante pendenze non eccezionali, il Paradiso per qualcuno potrebbe tramutarsi in Inferno.
Sono molte le volte nelle quali un corridore si sente in paradiso, quando è felice per un prestigioso traguardo raggiunto o quando giunge in vetta – non importa con quale piazzamento – a una salita come lo Stelvio, in cima alla quasi è possibile letteralmente toccare il cielo con un dito. Ma c’è solo un posto dove il Paradiso con la P maiuscola è cosa concreta ed è il re dei nostri parchi nazionali, quello del Gran Paradiso per l’appunto, che quest’anno celebrerà il duecentesimo anniversario della sua istituzione e che festeggerà questo traguardo soffiando sulle candeline con il Giro d’Italia, che ha scelto di proporre un arrivo in uno dei luoghi più spettacoli del parco, le spettacolari cascate di Lillaz. Sarà l’approdo della prima delle cinque tappe alpine dell’edizione 2022, al termine di un’interminabile salita di quasi 22 Km che sulle prime non sembra particolarmente insormontabile per via della sua pendenza media bassa, che abbatte di poco la soglia del 4%. Non sarà, però, affrontata “liscia” ma preceduta da due salite ravvicinate nettamente più impegnative ed è risaputo che l’abbinamento tra un’ascesa impegnativa e una successiva più pedalabile ha spesso portato a un incremento dei distacchi subiti sui colli precedenti, che molti potrebbero affrontare senza aver del tutto smaltito le fatiche profuso nella complicata frazione di Torino, disputata ventiquattrore prima.
Si partirà da Rivarolo Canavese puntando in direzione di Agliè, borgo famoso non solo per il suo castello sabaudo ma anche per “Il Meleto”, la villa nella quale trascorreva le vacanze estive il poeta Guido Gozzano, autore tra l’altro de “L’amica di Nonna Speranza” nella quale descrisse il salotto liberty della nonna, ancora oggi visibile all’interno della dimora. Privo di difficoltà altimetriche nei primi 60 Km, il percorso imboccherà ora la strada per Ivrea andando a toccare il borgo di Parella, il cui castello – risalente al XII secolo – domina i vigneti nei quali è prodotto l’Erbaluce, vitigno noto fin dall’epoca romana, quando fu chiamato con il nome di “Alba lux”, dal quale deriva l’attuale. Giunti alle porte della città dell’Olivetti – inglobata nel complesso della celebre azienda informatica è possibile ammirare l’inattesa apparizione della chiesa di San Bernardino, famosa per il suo tramezzo affrescato – il gruppo prenderà a risalire la sponda occidentale della valle dalla Dora Baltea, evitando in questo tratto la solita strada d’accesso alla Valle d’Aosta, che si ritroverà dopo il passaggio da Quincinetto e subito prima di giungere a Carema, unico centro nel quale è consentita la produzione dell’omonimo vino DOC, divenuto celebre grazie ai dirigenti della citata Olivetti, che usavano fare dono di bottiglie di questo vino a clienti e fornitori. Per il gruppo Carema rappresenterà la porta d’accesso alla Valle d’Aosta, che accoglierà il gruppo con la stretta gola di Bard, dominata dall’omonimo e celebre forte – oggi sede del Museo delle Alpi – e all’imbocco della quale è possibile ritrovare un breve tratto dell’antica strada consolare romana delle Gallie, via selciata scavata nella roccia che oggi viene ripercorsa dai pellegrini che ricalcano le rotte dell’antica Via Francigena. Un altro castello, quello cubico di Verrès, sorveglierà il momento nel quale il gruppo abbandonerà temporaneamente la pianura per affrontare quella che i cicloamatori locali hanno battezzato “salita della Mongiovetta” dal nome del centro di Montjovet e che, dopo 4.3 Km al 4.5% (primi 2 km al 6.1%), termine alle porte di Saint-Vincent, la celebre località di villeggiatura le cui fortune poggiano sui due pilastri delle fonti termali e del Casino de la Vallée, le prime scoperte nel 1770 dal sacerdote naturalista Jean-Baptiste Perret, il secondo inaugurato il 29 marzo del 1947 e inizialmente ospitato all’interno del Grand Hotel Billia.
Arrivati a Chambave si abbandonerà nuovamente la “strada maestra” per Aosta per superare il corso della Dora e portarsi a Fénis, altra meta prediletta dai turisti che vengono in valle per ammirarvi i suoi celebri castelli e qui ne visitano uno dei più famosi che – come molti della regione – appartenne alla famiglia nobiliare degli Challant e ai suoi rami cadetti. Subito dopo i corridori ritroveranno la pianura per uno degli ultimi tratti di tranquillità di questa frazione, che vedrà pedalare i “girini” sul velluto per 15 Km fino alle porte di Aosta. Nel percorso è effettivamente previsto il passaggio sulle strade del capoluogo ma ciò accadrà quasi un’ora più tardi perché prima bisognerà superare la prima delle tre salite che caratterizzano il finale. La prossima meta dei corridori, infatti, sarà Pila, stazione di sport invernali progettata nel 1971 dall’architetto francese Laurent Chappis sul modello delle “ski total” che erano state create dal nulla in quel periodo oltralpe (Chappis, per esempio, era stato il “papà” della nota Courchevel). I “girini” non percorreranno per intero la salita perché incontreranno lo striscione del GPM in località Les Fleurs, 5 Km a valle rispetto al punto dove si trova il piazzale posto al culmine dell’ascesa, luogo che in due occasioni ospitò l’arrivo di una tappa del Corsa Rosa, frazioni vinte nel 1987 dal britannico Robert Millar e nel 1992 dal tedesco Udo Bölts. L’inevitabile taglio – il tratto conclusivo è a fondo cieco – non intaccherà le caratteristiche di una salita che rimane impegnativa pur senza particolari “esagerazioni”, una dozzina di chilometri al 6.9% con il tratto più difficile – un paio di chilometri al 9.5% – a circa metà ascesa, poco dopo il passaggio da Charvensod, centro presso il quale si trovano gli scarsi resti di un castello che in epoca medioevale costituiva la residenza estiva dei vescovi della sottostante Aosta. Verso quest’ultima ci si dirigerà una volta terminata la discesa ed esser tornati alla rotatoria dove si era iniziata la salita verso Pila. Il passaggio sulle strade di quella che un tempo era considerata la “Roma delle Alpi” – periodo del quale sono giunti ai nostri giorni l’Arco di Augusto e due teatri antichi oltre ad altre vestigia del passato – concederà una breve tregua – circa 5 Km pianeggianti – prima delle riprese delle “ostilità”, che ora avranno il volto della salita di Verrogne, leggermente più difficile rispetto a quella pocanzi affrontata. Sono complessivamente 14.3 i chilometri che si dovranno affrontare per arrivare sino a quasi 1600 metri di quota, incontrando una pendenza media del 7% e difficoltà che qualche corridore del gruppo ben ricorderà: non solo l’ascensione a Verrogne era uno degli “ingredienti” del tappone di Courmayeur del Giro del 2019 – risultato decisivo per la vittoria finale dell’ecuadoriano Richard Carapaz – ma è stata spessa inserita nel percorso del “Giro della Valle d’Aosta”, una delle principali corse a tappe riservate alla categoria U23 (gli ex dilettanti), competizione che ha avuto tra i vincitori Fabio Aru (nel 2011 e nel 2012) e il francese Thibaut Pinot (2009).
Attraversato il borgo di Saint-Nicolas, presso il quale si possono ammirare spettacolari piramidi di terra che ricordano i calanchi, l’ultima discesa di giornata avrà termine in quel di Saint-Pierre, comune situato in una delle zone più soleggiate della Valle d’Aosta e principalmente conosciuto per i suoi due castelli, quello di Sarriod de la Tour e quello di Saint-Pierre, uno dei più scenografici della regione, purtroppo chiuso per restauri da una decina d’anni. Invece, per la prima volta nella sua storia iniziata nel 1287, una settimana prima del passaggio del Giro sarà aperto alle visite quello di Aymaville, la cui elegante struttura farà da cornice all’inizio della finale ascesa verso Cogne, una salita “double face” che proporrà in apertura i due tratti più impegnativi, un primo scalino di 4.4 Km al 7.9% e uno successivo di 2500 metri al 7.8% separati da una breve contropendenza. Smessi i panni della salita cattiva, negli ultimi nove chilometri le pendenze si fanno effettivamente “paradisiache” con un’inclinazione media che si attesta al 2.7% appena ma – se sulle rampe precedenti ci sarà stata selezione e qualche “pesce grosso” avrà perso le ruote dei migliori – quello che pare un eden potrebbe trasformarsi in un inferno, con secondi e minuti a scorrer via veloci come le impetuose acque delle cascate di Lillaz….
Mauro Facoltosi

Le cascate di Lillaz e l’altimetria della quindicesima tappa (siviaggia.it)
CIAK SI GIRO
È uno dei castelli più ammirati e fotografati della valle e non poteva non finire immortalato in qualche pellicola. Stiamo parlando del castello di Fénis, che tra i suoi inquilini ha avuto nientemeno che il conte Dracula, quello impersonato dall’attore britannico – ma italiano d’adozione – Edmund Purdom. La sua sarà un’interpretazione vampiresca tutta da ridere, che lo vedrà in scena presso il castello valdostano al fianco degli indimenticati Paolo Villaggio e Gigi Reder. È all’ombra dello scenografico maniero, infatti, che nel 1985 saranno girati gli esterni della transilvana dimora del conte nello spassoso “Fracchia contro Dracula”, mentre per le scene ambientate nei tetri interni si ripiegò su Palazzo Farnese di Caprarola (Viterbo), nei cui sotterranei fu ricreata la cripta con le bare di Dracula e della sorella Oniria (Ania Pieroni), e sugli studi di Cinecittà, dove si sfruttò anche il set all’aperto che era stato allestito l’anno precedente per il film di Benigni e Troisi “Non ci resta che piangere”. E così quella che dodici mesi prima era stata la piazza dell’immaginario borgo toscano di Frittole, in questo film diventerà la piazza del paesello dove i due protagonisti pernotteranno in una locanda la notte prima di salire al castello e nella quale Villaggio tornerà ad alloggiare anche in “Superfantozzi” del 1986, stavolta presentata per il borgo provenzale nel quale Fantozzi fa ritorno al rientro delle crociate.
Tornando nella “Vallée”, il film con Villaggio non fu l’unico qui girato perché in altre quattro pellicole si vede il castello di Fénis e in un caso si trattò di una vera e propria “apparizione a effetto” perché ne “La frusta e il corpo” del 1963, diretto da Mario Bava con lo pseudonimo di John Old, il maniero valdostano è mostrato circondato dal mare. Nessuno degli attori impegnati nelle riprese in quell’occasione si era recato in Val d’Aosta: interpreti e troupe si trovavano, infatti, sulla spiaggia laziale di Tor Caldara, vicino ad Anzio, sulle cui dune il castello fu “adagiato” con un fotomontaggio dopo esser stato ripreso in loco.

Il castello di Fenis in "Fracchia contro Dracula" (www.davinotti.com)
Cliccate qui per scoprire le altre location dei film citati
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/fracchia-contro-dracula/50002301
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-frusta-e-il-corpo/50000485
FOTOGALLERY
Rivarolo Canavese, Castello di Malgrà
Agliè, Villa Il Meleto
Castello di Parella
Ivrea, chiesa di San Bernardino
Tratto dell’antica strada romana delle Gallie alle porte di Bard
Castello di Verrès
Il casinò di Saint-Vincent
Castello di Fénis
Uno dei primi tornanti della salita verso Pila
Aosta, teatro romano
Aosta vista dalla strada che sale a Verrogne
Castello di Saint-Pierre
Il castello di Aymavilles visto dal tratto iniziale della salita verso Cogne
QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI TORINO
maggio 21, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)
SALA STAMPA
Italia
Giro d’Italia, spettacolo a Torino: Yates vince, Carapaz in rosa e Nibali guerriero
Gazzetta dello Sport
Ungheria
Tíz nap után gazdát cserélt a rózsaszín trikó a Giro d’Italián
Magyar Nemzet
GRAN BRETAGNA
Britain’s Simon Yates bounces back to win thrilling Giro d’Italia stage as Richard Carapaz takes lead
The Daily Telegraph
FRANCIA
Le beau numéro de S. Yates, Carapaz en rose
L’Équipe
SPAGNA
Ecuador se tiñe de rosa
AS
PORTOGALLO
Yates vence 14.ª etapa do Giro, Carapaz veste a rosa e João Almeida continua em terceiro
Record
BELGIO
Simon Yates wint beklijvende rit en pakt tweede etappezege, Richard Carapaz pakt het roze
Het Nieuwsblad
PAESI BASSI
Dumoulin stapt af in veertiende etappe Giro – Carapaz nieuwe leider in Giro; ritzege voor Simon Yates
De Telegraaf
GERMANIA
Yates triumphiert in Turin – Carapaz übernimmt Rosa
Kicker
COLOMBIA
Simon Yates voló en la etapa 14 del Giro; Carapaz es el nuevo líder
El Tiempo
ECUADOR
Carapaz es nuevo líder del Giro de Italia; etapa 14 para Simon Yates
El Universo
DISCOGIRO
La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Stefania (Kalush Orchestra, canzone vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2022)
METEOGIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa del giorno dopo
Rivarolo Canavese: poco nuvoloso, 27.7°C, vento debole da SE (5 km/h), umidità al 58%
Bard (43.9 Km): cielo sereno, 28.4°C, vento debole da SSW (5 km/h), umidità al 47%
Pollein – traguardo volante (90.2 Km): sole e caldo, 31.1°C, vento debole da SW (8-9 km/h), umidità al 33%
Pila – GPM* (104.7 Km): poco nuvoloso, 22.1°C, vento moderato da W (15 km/h), umidità al 39%
Aymavilles – inizio salita finale (154.9 Km): poco nuvoloso, 28.8°C, vento debole da SW (8-9 km/h), umidità al 39%
Cogne: pioggia modesta e schiarite (0.2 mm), 24.8°C, vento moderato da WSW (15-18 km/h), umidità al 26%
* previsioni relative alla quota della stazione di sport invernali (1800 metri), scollinamento a quota 1421 metri
GLI ORARI DEL GIRO
11.30: inizio diretta su RaiSport
13.00: inizio diretta su Eurosport 1
12.25: partenza da Rivarolo Canavese
14.00: inizio diretta su Rai2
14.25-14.35: traguardo volante di Pollein
14.30-14.40: inizio salita di Pila
14.55-15.15: GPM di Pila (Les Fleurs)
15.15-15.35: passaggio da Aosta e inizio salita di Verrogne
15.50-16.20: GPM di Verrogne
16.15-16.45: inizio salita di Cogne
16.50-17.25: traguardo volante di Cogne (centro)
17.00-17.30: arrivo a Cogne (Lillaz)
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Rizzato: “Diamo il benvenuto al motocronaca”
Rizzato: “Ha picchiato in una curva”
Borgato: “In testa a questo gruppo che si è appena fermato” (formato)
Rizzato: “Dare man forta”
Petacchi: “Sono tappole che hanno stancato tanto”
Martini: “Tesfatsion aiutato dai medici a rimettere la catena” (meccanici)
Rizzato: “Alla vigilia di un tappone dolomitico” (domani si va a Cogne, non sulle Dolomiti)
Rizzato: “Il vincitore del Blockhaus” (glielo spediranno a casa?)
Borgato: “Con questo stacco vuole dare una dimostrazione di forza”
Borgato: “Nibali ha grandi ritorni in questa città” (ricordi)
Fabretti: “Il caldo la fa da padrona”
Fabretti: “La vestizione della maglia rosa di Richard Carapaz”
GIROALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera
Ordine d’arrivo della quattordicesima tappa, Santena – Torino
1° Roger Kluge
2° Julius van den Berg a 48″
3° Edward Theuns s.t.
4° Felix Gall s.t.
5° Jacopo Guarnieri s.t.
Classifica generale
1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 10′16″
3° Bert Van Lerberghe a 17′31″
4° Matthias Brändle a 18′11″
5° Clément Davy a 19′03″
Miglior italiano Filippo Tagliani, 11° a 38′04″
IL GIRO DI 60 ANNI FA
Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
14a tappa: BELLUNO – MOENA (198 Km) – 2 GIUGNO 1962
UNA VIOLENTA BUFERA DI NEVE HA BLOCCATO IL GIRO – LA TAPPA INTERROTTA SUL PASSO ROLLE A QUOTA 1970
Sulle strade delle Dolomiti il più clamoroso colpo di scena della storia del ciclismo – Meco primo al traguardo – I concorrenti sfigurati dalla fatica
Su 109 corridori partiti, 54 si sono ritirati – Anche il campione del mondo Van Looy e lo specialista delle salite Gaul hanno abbandonato – Perché è stata fermata la corsa – Battistini nuova Maglia rosa con tre secondi di vantaggio in classifica sul francese Anglade – Fino alle prime ore di stamane in dubbio il percorso di oggi – Tecnici, meccanici e giornalisti si sono prodigati come infermieri – Conterno è crollato a terra dopo il traguardo – Il precedente del Bondone

La Mole Antonelliana "griffata" Giro d'Italia (www.torinoclick.it)
ARCHIVIO QUARTIERTAPPA
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Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
BOTTE DA ORBI AL GIRO: YATES RISORGE A TORINO, CARAPAZ SI VESTE DI ROSA
Una tappa emozionante, spettacolare, con attacchi e distacchi d’altri tempi. E’ questo in estrema sintesi il quadro che viene fuori dalla 13a tappa del Giro d’Italia 2022, una frazione che ha regalato colpi di scena e uno scontro frontale fra i principali protagonisti della corsa rosa iniziato quando mancavano oltre 80 km all’arrivo. A trionfare in quel di Torino è stato Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco), tornato al successo dopo la crisi del Blockhaus che lo ha estromesso dalla lotta per la maglia rosa. Alle sue spalle Jai Hindley (Bora-Hansgrohe), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) ed un infinito Vincenzo Nibali, tornato ad altissimi livelli pochi giorni dopo aver annunciato il ritiro dalle corse a fine anno. La maglia rosa passa sulle spalle dell’Ecuadoriano che ora guida con appena 7” su Hindley, mentre l’ex leader Lopez è affondato ad oltre 4 minuti dopo aver provato a tenere duro.
La 14a tappa si presentava sin dalla vigilia come una frazione molto breve ma altrettanto insidiosa. Il menù di giornata proponeva infatti circa 3000 metri di dislivello condensati in appena 147 km interamente dipanati attorno alle colline Torinesi.
La prima parte del percorso prevedeva un tratto in linea di circa 70 km che portava la carovana da Santena, borgo noto per aver dato i natali a Cavour, fino al capoluogo Piemontese. Dopo un inizio sostanzialmente pianeggiante, la strada iniziava a salire col gpm di 3a categoria de Il Pilonetto (km 43,3) e la successiva salita che conduceva al parco della Rimembranza (km 63,9). A questo punto i corridori erano attesi dal duro e nervoso cirucito finale, lungo poco più di 36 km e da affrontare per ben due volte. Il circuito ricavato attorno alla città di Torino presentava ben tre salite: il Colle di Superga (5 km al 8,6%) posto ai -27, il colle della Maddalena (3,5 km al 8,1% e con punte al 20%) ai -12 e infine lo strappo del Parco del Nobile, dalla cui cima mancavano appena 4,5 km al traguardo. Una frazione altimetricamente complicata che si prestava a diverse soluzioni.
L’avvio è stato decisamente scoppiettante vista la voglia da parte di tanti di entrare nella fuga di giornata. Il primo attacco, avvenuto subito dopo il km 0, è stato orchestrato da Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) evidentemente in cerca di riscatto dopo la pesante debacle subita sul Blockhaus. Poco dopo è stato il turno di Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) ancora una volta protagonista di un’azione in solitaria. Dopo qualche chilometro in avanscoperta il neerlandese si è però rialzato, mentre nel frattempo altri corridori provavano ad evadere. Tra gli uomini più attivi da segnalare Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco), Diego Rosa (Eolo-Kometa) , Magnus Cort (EF Eduation-EasyPost )e Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert).
Il gruppo non ha però mollato la presa, anzi ha proceduto a lungo con un’andatura decisamente elevata che ha mietuto diverse ‘vittime’ già lungo l’ascesa de il Pilonetto. L’azione buona è partita proprio negli ultimi chilometri della salita per iniziativa di Joe Dombrowski (Astana Qazaqstan Team) a cui hanno risposto prima Ignatas Konovalovas (Groupama-FDJ) e poi Diego Rosa e Filippo Zana (Bardiani-CSF-Faizanè). Il quartetto è transitato sul gpm (vinto da Rosa) con pochi secondi di vantaggio sul gruppo ed ed è stato poi raggiunto lungo la successiva discesa da altri 4 uomini: Diego Camargo (EF Eduation-EasyPost), Ben Zwiehoff (Bora-Hansgrohe), Ivan Sosa (Movistar Team) e Alessandro Covi (UAE Team Emirates). Infine, intorno al km 50 sono rientrati anche Nans Peters (Ag2r Citroen Team), Sylvain Moniquet (Lotto-Soudal), James Knox (Quick Step Alpha Vinyl) e Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix) andando a formare un drappello di 12 corridori in testa alla corsa.
I battistrada hanno raggiunto nel giro di pochi chilometri un vantaggio di circa 3 minuti (km 60), ma proprio quando sembravano destinati a prendere il largo, in testa al gruppo sono giunti i corridori della Bora-Hansgrohe, evidentemente non contenti della situazione ed intenzionati a fare la selezione.
L’impressionante azione della squadra tedesca ha fatto rapidamente crollare il distacco, sceso ad 45” già ai -75. Le trenate degli uomini della Bora hanno messo alla corda il gruppo che al primo passaggio sulla linea del traguardo (-72) era ormai ridotto a brandelli. Il ricongiungimento tra il drappello dei big e quello dei battistrada è avvenuto proprio sulle primissime rampe del Colle di Superga, ma il ritmo della Bora è continuato a restare alto, facendo staccare via via altri uomini. In breve in testa alla corsa è rimasto un gruppetto di circa 15-20 corridori di cui non facevano più parte Alejandro Valverde (Movistar Team), rimasto attardato già nelle prime fasi dell’attacco della Bora, e Guillaume Martin (Cofidis) che ha invece perso contatto proprio lungo la salita. Joao Almeida (UAE Team Emirates) staccato dopo i primi chilometri di salita è invece riuscito a rientrare sulla testa della corsa poco prima dello scollinamento. Il drappello dei battistrada uscito fuori dal Colle di Superaga era formato da appena 12 uomini: la maglia rosa Juan Pedro Lopez (Trek-Segafredo), Jay Hindley, Wilco Kelderman ed Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), Mikel Landa e Pello Bilbao (Bahrain-Victorius), Jan Hirt e Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco) e Joao Almeida (UAE Team Emirates).
In tutta la fase successiva è stato Wilco Kelderman a scandire il ritmo nel gruppo di testa che ha continuato inesorabilmente a guadagnare su tutta i vari drappelli inseguitori. Al secondo passaggio sulla linea del traguardo, il gruppetto di Guillaume Martin aveva già 3 minuti di ritardo, mentre Valverde in compagnia di Hugh Carthy era già naufragato ad oltre 4′30”.
La corsa è riesplosa durante la seconda ascesa al Colle di Superga: una volta esaurito il lavoro di Kelderman, è stato il suo capitano Jai Hindley a riaccendere le ostilità. Il drappello si è così ulteriormente selezionato con Nibali, Hindley e Carapaz bravi a staccare il resto della compagnia, mentre la maglia rosa Lopez provava a restare attaccata con i denti allo scatenato terzetto. L’alternanza tra allunghi e rallentamenti ha però favorito il rientro dei vari Landa, Bilbao, Almeida, Pozzovivo, Buchmann e Yates. Ai -28,5 è però arrivato l’affondo di Carapaz che, dopo aver tirato il fiato, ha piazzato un scatto secco con cui si è levato tutti di ruota. L’Ecuadoriano ha guadagnato una ventina di secondi, ma gli immediati inseguitori non si sono scomposti e sono rimasti a galla grazie al grandissimo sforzo prodotto da Bilbao nel tratto di strada compreso tra Superga e Colle della Maddalena, il cui ultimo passaggio era posto ai -12. Proprio sul Maddalena si è assistito ad un nuovo e vigoroso scatto di Vincenzo Nibali, al quale ha saputo resistere solo Jai Hindley, mentre Landa e Almeida sono andati subito in difficoltà. L’azione del siciliano, in decisa crescita di condizione, ha dimezzato il gap da Carapaz che è stato raggiunto in cima alla salita prima dall’australiano, poi da Nibali e infine da Simon Yates, bravo a gestirsi e a rientrare proprio quando stava per iniziare la discesa. Alle spalle del nuovo quartetto vi era (a circa 20”) la coppia formata da Pozzovivo e Almeida, mentre Landa inseguiva con un distacco ancora maggiore in compagnia di Pello Bilbao.
I 4 battistrada hanno proseguito senza scossoni lungo la discesa, giungendo insieme allo strappo finale dove, dopo l’ennesimo tentativo di Nibali, è stato il britannico Yates a beccare l’accelerazione giusta. Ne Carapaz, ne Hindley ne Nibali hanno reagito e così il corridore della BikeExchange è riuscito a guadagnare un margine di circa 15” che ha poi difeso fin sul traguardo di Torino. Per il britannico si tratta della seconda vittoria di tappa in quest’edizione del Giro, dopo il trionfo nella crono di Budapest. Il gruppetto inseguitore è stato regolato da Hindley che ha battuto allo sprint Carapaz e il redivivo Nibali, che si è dovuto accontentare del 4° posto. Quinta posizione per Pozzovivo (a 29”) bravo a staccare nel finale un mai domo Almeida, 6° a 39”. Alle loro spalle il duo della Bahrain formato da Landa e Bilbao (a 51”) che ha anticipato Buchmann, 9° a 1′10”. 10a posizione a ben 4′25” dal vincitore per l’ormai ex maglia rosa Juan Pedro Lopez, crollato negli ultimi 20 km. Ancora più distanti gli altri uomini di classifica, con Valverde 12° ad oltre 8 minuti.
La nuova classifica generale vede una mezza rivoluzione. La maglia rosa passa sulle spalle di Richard Carapaz che ora guida con appena 7” di vantaggio su Hindley, 30” su Almeida e 59” su Landa. Seguono Domenico Pozzovivo (5° a 1′01”), Bilbao (6° a 1′52”) e Buchmann (7° ad 1′58”). Risale in 8a posizione Nibali (a 2′58”), mentre Lopez scivola in 9a piazza (a 4′04”). Ancora più dietro Valverde, decimo ad oltre 9 minuti da Carapaz.
La classifica potrebbe mutare nuovamente domani, al termine della 15a frazione che porterà i corridori da Rivarolo Canavese a Cogne dopo 177 km piuttosto complicati. La prima parte della frazione non riserverà difficoltà altimetriche, ma una volta giunti a Pollein (km 90) la strada inzierà a salire fino ai 1400 metri di Pila (12,3 km al 6,9%). Dopo la successiva discesa i corridori transiteranno per Aosta dove avrà inizio la seconda salita di giornata che porterà la carovana a Verrogne (13,8 km al 7,1%). Infine, dopo una seconda discsesa, avrà inizio la salita finale lunga oltre 22 km ma non eccessivamente dura (pendenza media del 4,3%). Una frazione che potrebbe sorridere alla fuga dopo la grande fatica fatta oggi da tutti gli uomini di classifica.
Pierpaolo Gnisci

Yates in azione durante la tappa di Torino (foto Tim de Waele / Getty Images)
21-05-2022
maggio 21, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il britannico Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco) si è imposto nella quattordicesima tappa, Santena – Torino, percorrendo 147 Km in 3h43′44″, alla media di 39.422 Km/h. Ha preceduto di 15″ l’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) e l’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 5° a 15″. Carapaz è la nuova maglia rosa con 7″ su Hindley e 30″ sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates). Miglior italiano Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), 5° a 1′01″
TOUR DU FINISTÈRE
Il francese Julien Simon (TotalEnergies) si è imposto nella corsa francese, Saint-Evarzec – Quimper, percorrendo 193.3 Km in 4h39′42″, alla media di 41.466 Km/h. Ha preceduto di 2″ il connazionale Clément Venturini (AG2R Citroën Team) e di 3″ il connazionale Sandy Dujardin (TotalEnergies). Due italiani in gara: Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB) 15° a 10″, Lorenzo Germani (Groupama-FDJ), 58° a 6′00″
VEENENDAAL – VEENENDAAL CLASSIC
L’olandese Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Veenendaal, percorrendo 197.9 Km in 4h32′40″, alla media di 43.548 Km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi Gerben Thijssen (Intermarché-Wanty-Gobert) e Arnaud De Lie (Lotto Soudal). Miglior italiano Jakub Mareczko (Alpecin-Fenix), 4°
GRAND PRIX HERNING
Il danese Andreas Stokbro (nazionale danese) si è imposto nella corsa danese, circuito di Herning, percorrendo 179.8 Km in 4h’14′13″, alla media di 42.436 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Mad Rahbek (BHS-PL Belton Bornholm) e Mads Pedersen (nazionale danese). Nessun italiano in gara
VUELTA A BURGOS FEMINAS
La spagnola Margarita Victoria García (UAE Team ADQ) si è imposta nella terza tappa, Medina de Pomar – Ojo Guareña, percorrendo 113.4 Km in 2h46′23″, alla media di 40.894 Km/h. Ha preceduto di 12″ la francese Évita Muzic (FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope) e di 15″ la tedesca Liane Lippert (Team DSM). Miglior italiana Silvia Persico (Valcar-Travel & Service), 6° a 15″. La García è la nuova leader della classifica con 12″ sulla Muzic e 15″ sulla belga Lotte Kopecky (Team SD Worx). Miglior italiana Letizia Borghesi (EF Education-TIBCO-SVB)
TOUR OF JAPAN
Il giapponese Atsushi Oka (EF Education-NIPPO Development) si è imposto nella terza tappa, circuito di Sagamihara, percorrendo 107.7 Km in 2h33′37″, alla media di 42.066 Km/h. Ha preceduto di 1″ il venezuelano Leonel Quintero (Matrix Powertag) e il connazionale Tetsuo Yamamoto (Team Bridgestone Cycling). Nessun italiano in gara. L’australiano Nathan Earle (Team UKYO) è ancora leader della classifica con 7″ sul connazionale Benjamin Dyball (Team UKYO) e 1′36″ sul francese Thomas Lebas (KINAN Racing Team)
JOE MARTIN STAGE RACE (USA)
Lo statunitense Samuel Boardman (L39ION of Los Angeles) si è imposto nella terza tappa, cronoscalata del Devil’s Den State Park, percorrendo 4.8 Km in 09′37″, alla media di 29.948 Km/h. Ha preceduto di 2″ il neozelandese Alexander White (CS Velo Racing) e il connazionale Tyler Stites (Project Echelon Racing). Nessun italiano in gara. L’australiano Jonathan Clarke (Wildlife Generation Pro Cycling) è ancora leader della classifica con 12″ su Stites e 13″ sullo statunitense Noah Granigan (Wildlife Generation Pro Cycling)
JOE MARTIN STAGE RACE DONNE (USA)
La statunitense Emma Langley (EF Education-TIBCO-SVB) si è imposta nella terza tappa, cronoscalata del Devil’s Den State Park, percorrendo 4.8 Km in 10′47″, alla media di 26.708 Km/h. Ha preceduto di 30″ la connazionale Austin Killips (ATX Wolfpack) e di 39″ la connazionale Clara Honsinger (EF Education-TIBCO-SVB). Nessun italiana in gara. La Langley è la nuova leader della classifica con 27″ sulla Killips e 35″ sulla connazionale Heidi Franz (InstaFund Racing)