TRA I SEGRETI DELLE GIULIE

maggio 27, 2022 by Redazione  
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È l’ultima delle sei tappe di media montagna che gli organizzatori hanno disseminato lungo il percorso e, al pari di alcune di queste (Potenza, Torino), non dovrà essere sottovalutata dai pretendenti alla vittoria. Mancano solo tre giorni alla fine del Giro e nella terza e ultima settimana di gara basta poco per innescare una clamorosa crisi. E non son certo poca cosa i 10 Km al 9.2% del Monte Kolovrat, principale difficoltà della frazione italo-slovena della Corsa Rosa, che poi proporrà anche l’arrivo in salita al Santuario di Castelmonte.

In 113 anni di storia il Giro ha indagato in ogni angolo le Alpi, ma c’è un settore – quello delle Alpi Giulie, all’estremità orientale dell’arco alpino – che la Corsa Rosa ha scoperto solo in queste ultime stagioni grazie all’intraprendenza di Enzo Cainero, l’ex calciatore (ha gareggiato in serie A alla fine degli anni ’60, quando fu ingaggiato dal Varese come portiere) che da una ventina d’anni intesse le trame dei percorsi del Giro nel suo Friuli e, tra le altre cose, ha per primo promosso l’inserimento nel tracciato del Monte Zoncolan, affrontato per la prima volta nel 2003. Da quel giorno parecchie sono le frazioni che sono termine nella regione più orientale dell’Italia settentrionale e dal 2013 nel percorso sono entrate anche le Alpi Giulie che fino a quel momento erano la “Cenerentola” delle alpi italiane, prive di località turistiche di prestigio o di salite particolarmente blasonate. La prima è stata quella dell’Altopiano del Montasio, che nel 2013 ospitò l’arrivo dell’unica tappa di montagna di quella tormentata edizione a non essere modificata a causa del maltempo, vinta dal colombiano Rigoberto Urán. Tre anni più tardi Cainero propose una tappa interamente tracciata sulle strade delle Alpi Giulie, la Palmanova – Cividale del Friuli, che aveva nella difficile salita verso la Cima Porzus la punta di diamante di una frazione che fu conquistata dallo spagnolo Mikel Nieve, mentre la maglia rosa passava per la prima volta nella storia dei grandi giri sulle spalle di un corridore costaricano, Andrey Amador. Ci si tornerà anche nel 2020 (tappa Udine – San Daniele del Friuli, vinta dallo sloveno Jan Tratnik) e tra qualche stagione vedremmo forse l’arrivo – attualmente in “cantiere” – in uno dei luoghi più incantevoli di quest’angolo delle alpi, il Monte Santo Lussari. Nel frattempo Cainero non se n’è stato con le mani in mano e ha disegnato quella che sulla carta sembra la più impegnativa tra le frazioni finora tracciate sulle Alpi Giulie, una tappa classificata di media montagna ma che i corridori non dovranno assolutamente sottovalutare perché salite come quella del Kolovrat, che già i numeri dipingono come difficile, possono far più male del previsto se inserite nella terza settimana di gara, nella quale le energie sono oramai al lumicino.
Oggi per l’ultima volta i “girini” vedranno il mare perché la tappa scatterà dalle rive della laguna di Marano, “sorella povera” di quella più celebre di Venezia, protetta da due riserve naturale nelle quali, tra le altre, cresce una pianta erbacea estintasi altrove, l’apocino veneto, un tempo utilizzata dall’industria tessile per la produzione di tessuti che ricordavano per le loro caratteristiche la seta, il cotone e il cashmere.
Le salite non inizieranno subito ma per arrivare ai piedi delle Alpi bisognerà percorrere una sessantina abbondante di chilometri in pianura, andando a transitare dopo circa 20 Km dal via all’ombra dell’imponente campanile del Duomo di Mortegliano, costruito tra il 1955 e il 1959 su progetto dall’architetto udinese Pietro Zanini, che concepì quello che tuttora è il campanile più alto d’Italia, i cui 113 metri battono d’un soffio il precedente record detenuto fin dal 1309 dal celebre Torrazzo di Cremona.
Prendendo dolcemente quota, senza per questo abbandonare la pianura, si pedalerà quindi in direzione di Fagagna, borgo che merita una sosta per degustarvi una fetta del suo omonimo e tipico formaggio PAT (Prodotto agroalimentare tradizionale), magari da assaporare dopo aver ammirato gli affreschi dell’antica chiesa di San Leonardo o il panorama che si gode dalla collina del soprastante castello, uno dei cinque manieri che nel 983 l’imperatore Ottone II regalò al vescovo Rodoaldo, patriarca di Aquileia.
Raggiunta Majano – nel cui territorio ricade l’antico Ospitale di San Giovanni, fondato nel periodo delle crociate dai cavalieri appartenenti all’ordine di San Giovanni di Gerusalemme (futuri Cavalieri di Malta) – il gruppo approderà sulle strade del “Rosso di Buja” e in questo caso non si tratta di un’eccellenza enologica perché quello è il soprannome che da sempre accompagna Alessandro De Marchi, il corridore dalla fulva capigliatura che al Giro dell’anno scorso qualche giorno prima del suo 35° compleanno ha vestito per quarantottore la maglia rosa, tra le perle di una carriera che non l’ha mai visto vincente a Giro e Tour, mentre tre volte è stato vittorioso alla Vuelta. Il passaggio dal suo paese natale avverrà poco prima del termine della lunga fase pianeggiante iniziale, che si concluderà in quel di Tarcento, presso il quale svettano gli scarsi ruderi del castello di Coia, originato da un’antica torre romana poi trasformata dai longobardi. Qui terminerà la “pacchia” e si andrà ad affrontare la prima delle quattro ascese che caratterizzano gli ultimi 112 Km, in ordine di durezza seconda solo a quella del Kolovrat: sono i 3700 metri all’8.4% che conducono a Villanova delle Grotte, borgo che prende il nome dal principale complesso speleologico del Friuli, indagate sin dal 1876, anche se risale al 1925 la scoperta della cavità più spettacolare, la Grotta Nuova, che si estende per quasi 9 Km ed è la più grande d’Europa. Il tempo della discesa – caratterizzata, soprattutto nella prima parte, da una carreggiata piuttosto ristretta – e subito si riprenderà a salire alla volta del Passo di Tanamea (9.5 Km al 5.4%, è la più semplice tra le ascese odierne), dove si giungerà dopo aver sfiorato la borgata Musi, frazione del comune di Lusevera nota agli appassionati di meteorologia per essere la località più piovosa d’Italia (la media di pioggia caduta è di 3500 millimetri l’anno). Uno strappo di circa due chilometri e mezzo – la sua pendenza media è del 5.8% – interromperà la successiva discesa all’altezza del passaggio dal confine tra Italia e Slovenia, che accoglierà la Corsa Rosa nel paesino di Saga, centro situata nell’alta valle dell’Isonzo, fiume noto per il colore smeraldo delle sue acque cristalline ma è che più conosciuto per le dodici battaglie che lungo il suo corso furono combattute durante la Prima Guerra Mondiale, eventi che ebbero un precedente bellico nel V secolo quando lungo il fiume si scontrarono gli eruli di Odoacre e gli ostrogoti di Teodorico il Grande, vincitori della battaglia. La famosa Caporetto non è lontana e vedrà i “girini” transitare ai piedi della collina sulla quale nel 1938 il regime fascista – all’epoca la cittadina era ancora italiana – fece innalzare un sacrario che fu inaugurato personalmente da Mussolini e presso il quale negli anni ’90 è stato realizzato un museo che ricorda i tragici giorni della disastrosa Battaglia di Caporetto (autunno del 1917), dopo la quale il nostro esercito fu ricacciato indietro fino al Piave dagli austriaci. Anche i corridori ora dovranno ripiegare verso l’Italia e lo faranno affrontando il principale ostacolo di giornata, quel Kolovrat sul quale un altro museo, questo all’aperto, ci riporta ai drammatici giorni della Grande Guerra, quando questo massiccio di confine rappresentò la terza linea di difesa italiana. Se battaglia ci sarà anche nel 2022 sicuramente la vedremo lungo i 10 Km che conducono fino poco sotto la vetta del Monte Nachnoi, una delle cime che compongono il massiccio del Kolovrat: per arrivare sino a 1145 metri di quota si dovrà digerire una pendenza media del 9,2%, incontrando il picco massimo del 15% all’interno del tratto iniziale di 4.4 km al 10.4%, numeri che – come ricordavamo in apertura – potrebbero richiedere un salato conto nella terza settimana di gara. Recuperare un molto probabile svantaggio non sarà semplice perché la discesa che riporterà la corsa in Italia – il secondo e ultimo passaggio di confine è previsto 4 km dopo lo scollinamento del Kolovrat – non è di quelle che agevolano questo tipo di esercizio, stretta anche se non strettissima. Si finirà di scendere quando, a poco meno di 20 Km dal traguardo, si giungerà nella valle del fiume Natisone, che il gruppo attraverserà ai piedi del Monte Purgessimo, sulle cui pendici si trovano i resti del castello di Gronumbergo, che una leggenda vuole raccordato da una rete di cunicoli sotterranei alla vicina Cividale, prossima meta del gruppo. Vi si giungerà percorrendo l’ultimo tratto pianeggiante di questa frazione, una decina di chilometri privi di difficoltà che si concluderanno con il passaggio sul lastricato del monumento simbolo della cittadina friulana, il “finto medioevale” Ponte del Diavolo, ricostruito com’era e dov’era dopo che l’esercito italiano l’aveva abbattuto durante la ritirata di Caporetto nel vano tentativo di arrestare l’avanzata austriaca. È da questo centro, famoso anche per i suoi monumenti d’origine longobarda la cui importanza è stata riconosciuta dall’UNESCO, che ha inizio l’ascesa finale verso il Santuario di Castelmonte, un giudice senza possibilità d’appello proprio perché l’arrivo sarà in vetta e non ci sarà una discesa subito dietro per tentar disperati recuperi. La salita non è delle più irresistibili – sono 7.1 Km al 7.8% e un paio di rampacce più toste – ma pedalare verso il “monte antico” (così è chiamato dalle genti di lingua slovena) potrebbe rappresentare un grosso problema a quei corridori ai quali sarà ancora rimasto sullo stomaco il Kolovrat. E allora saran dolori e indigestione di minuti….

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella Priesaca (619 metri). Valicata nel corso della discesa dalle Grotte di Villanova verso Lusevera, all’altezza del bivio per Monteaperta. Il Giro vi è transitato anche nel 2020, durante la citata tappa Udine – San Daniele del Friuli, provenendo in quell’occasione dal GPM di Monteaperta, al quale era transitato per primo il siciliano Giovanni Visconti.

Passo di Tanamea (851 metri). Valicato dall’ex Strada Statale 646 “di Uccea” tra Tarcento e Uccea, viene inserito per la prima volta nel percorso del Giro. È quotato 870 sulle cartine ufficiali della Corsa Rosa.

Passo Solarie (956 metri). Attraversato nel tratto iniziale della discesa dal Kolovrat, si trova in corrispondenza del passaggio di confine tra Slovenia e Italia. È quotato 955 sulle cartine del Giro.

Passo di Clabuzzaro (760 metri). Chiamato anche Passo Slieme, è attraversato dalla Strada Provinciale 45 “della Val Cosizza” nel corso della discesa dal Kolovrat, all’altezza del bivio per la località Clabuzzaro. La Corsa Rosa – così come i successi due valichi – vi è transitata anche nel 2016 durante la citata tappa Palmanova – Cividale del Friuli, dopo aver affrontato il GPM di Crai, conquistato dall’austriaco Stefan Denifl.

Passo di Rucchin (648 metri). Attraversato dalla Strada Provinciale 45 “della Val Cosizza” nel corso della discesa dal Kolovrat, si trova tra la frazione Prapotnizza e il bivio per Lombai, nei pressi della frazione Rucchin.

Sella di Tribil (620 metri). Quotata 618 sulle cartine del Giro, vi sorge il centro di Tribil Superiore, sfiorato nel corso della discesa dal Kolovrat (Strada Provinciale 45 “della Val Cosizza”).

Sella di Monte Subit (274 metri). Valicata dalla Strada Provinciale 31 “di Castelmonte” lungo la salita al Santuario di Castelmonte da Cividale del Friuli.

Sella di Castelmonte (586 metri). Vi sorge il bivio sottostante il santuario, luogo nel quale si concluderà la tappa. Quotata 612 metri sulle cartine del Giro, in passato questa salita è stata in alcune occasioni affrontata al Giro del Friuli, corsa che ha fatto parte del calendario professionistico dal 1974 al 2011.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Mauro Facoltosi

Il santuario di Castelmonte, le Alpi Giulie e l’altimetria della diciannovesima tappa (www.turismofvg.it)

Il santuario di Castelmonte, le Alpi Giulie e l’altimetria della diciannovesima tappa (www.turismofvg.it)

CIAK SI GIRO

Cinema, lirica e teatro non vanno molto d’accordo. Sono rare le trasposizioni cinematografiche di opere realizzate prendendo spunto dai lavori di celebri compositori e drammaturghi. Uno dei registi più prolifici in questo senso è stato Franco Zeffirelli, che sul grande schermo ha portato capolavori come “La bisbetica domata”, “Romeo e Giulietta” e “Amleto” di William Shakespeare, “La Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni, “La Traviata”, l“Otello” e l’”Aida” di Giuseppe Verdi. Anche Pier Paolo Pasolini – del quale quest’anno ricorrere il centenario della nascita – scelse di cimentarsi in opere del genere e così nel 1967 girò Edipo Re prendendo spunto dall’omonima opera di Sofocle, mentre tre anni più tardi puntò su di un soggetto che sposava sia il teatro, sia la lirica: le vicende di Medea, la figura della mitologia greca che aveva ispirato prima numerose tragedie (come quella, andata perduta, scritta da Ovidio) e poi opere musicali come quella composta nel ‘700 dal toscano Luigi Cherubini. Scritta la sceneggiatura, ora Pasolini doveva comporre il cast e per il ruolo della protagonista puntò dritto alla diva per eccellenza dell’opera lirica, la divina Maria Callas, che già da qualche stagione aveva imboccato la via del declino artistico anche a causa di problemi alle corde vocali. Convincerla non fu semplice, sia perché la Callas non aveva mai recitato in un film, sia perché lei mal sopportava certe tematiche scabrose che Pasolini toccava nei suoi film e anche l’omosessualità del regista, che lei riteneva di poter guarire. Anche lui temeva d’incontrare una donna altezzosa e viziata e invece nacque una sorta d’idillio platonico a prima vista, che più tardi sfocerà anche nella collaborazione per la realizzazione di un secondo film, ispirato all’Orestiade di Eschilo, che però non vide mai la luce, anche se i sopralluoghi in Africa in previsione della sua messa in opera saranno comunque filmati e composti in un documentario che sarà presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1976. Tornando a Medea, Pasolini riuscì così a portare per la prima e unica volta la Callas sui set prescelti per le riprese, che spaziano dalla Cappadocia turca alla città siriana di Aleppo, da Piazza dei Miracoli di Pisa alla laguna di Grado, confinante con quella di Marano Lagunare dal quale prenderà le mosse la tappa odierna. Qui si girò presso il casone posto sull’isola Mota Safon e che da allora è per tutti il “Casone di Pasolini” anche per perpetuare il ricordo del celebre regista, bolognese di nascita ma friulano nel cuore: l’amata madre Susanna – che fu anche attrice per lui ne “Il vangelo secondo Matteo”, interpretando il ruolo della Madonna – era di Casarsa della Delizia, dove a lungo anche lui abitò e dopo fu sepolto dopo il suo drammatico assassinio, avvenuto il 2 novembre 1975 a Lido di Ostia.

La divina Callas in uno scena di Medea girata nella laguna di Grado

La divina Callas in uno scena di "Medea" girata nella laguna di Grado

Immagini di questo film non sono presenti sul sito di riferimento https://www.davinotti.com

FOTOGALLERY

Uno scorcio della Laguna di Marano

Il campanile del Duomo di Mortegliano

https://i.postimg.cc/1RWhk6tq/treviso.jpg

Vista panoramica dal colle del castello di Fagagna

Majano, Ospitale di San Giovanni

Castello di Coia

Una delle sale della Grotta Nuova di Villanova (www.grotteturistiche.it)

Una delle sale della Grotta Nuova di Villanova (www.grotteturistiche.it)

Borgata Musi, la località più piovosa d’Italia

La vecchia dogana tra Italia e Slovenia nel corso della discesa dal Passo di Tanamea

Il sacrario di Caporetto

Uno scorcio del museo all’aperto realizzato sul Kolovrat

Il rientro in Italia nel corso della discesa dal Kolovrat

Castello di Gronumbergo

Cividale del Friuli, Ponte del Diavolo sul Natisone

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI TREVISO

maggio 26, 2022 by Redazione  
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Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)

SALA STAMPA

Italia

Treviso aspetta i velocisti e… De Bondt li sorprende. Carapaz resta in rosa

Gazzetta dello Sport

Ungheria

Beütött a koronavírus, Valter Attiláék elszámolták magukat

Magyar Nemzet

GRAN BRETAGNA

Dries De Bondt wins Stage 18 of Giro D’Italia as breakaway denies sprinters

The Independent

FRANCIA

De Bondt piège Démare et les sprinteurs – Almeida, 4e du général, abandonne

L’Équipe

SPAGNA

Landa refuerza el podio

AS

PORTOGALLO

João Almeida abandona a Volta a Itália por ter covid-19 – Dries de Bondt vence etapa, Richard Carapaz continua líder

Público

BELGIO

Belgisch feestje in de Giro: De Bondt is sprinters te slim af en wint op verbluffende wijze Giro-rit

Het Nieuwsblad

PAESI BASSI

Giro verliest opnieuw grote naam: Almeida test positief op corona – Peloton misrekent zich: vroege vluchter De Bondt wint Giro-rit

De Telegraaf

GERMANIA

Buchmann klettert im Klassement – De Bondt siegt in Treviso – Aus für Viertplatzierten Almeida

Kicker

REPUBBLICA CECA

Únik vyzrál na peloton, na Giru jásal de Bondt. Hirtovi patří šesté místo

Mladá fronta Dnes

COLOMBIA

Giro de Italia, en alerta por covid: se fue un candidato al título – Fernando Gaviria se lamenta por irse en blanco del Giro de Italia

El Tiempo

ECUADOR

Así marcha la clasificación del Giro de Italia: Richard Carapaz, líder y dueño de la ‘maglia rosa’, escoltado por Jai Hindley y Mikel Landa

El Universo

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Libiamo, ne’ lieti calici (La Traviata, Giuseppe Verdi)

METEOGIRO

Marano Lagunare: cielo sereno, 28.9°C, vento debole da SSW (6 km/h), umidità al 46%
Buja – traguardo volante (55.8 Km) : cielo sereno, 29.2°C, vento moderato da SSW (11-13 km/h), umidità al 45%
Caporetto (122 Km): cielo sereno, 29.1°C, vento moderato da SW (12-14 km/h), umidità al 46%
Cividale del Friuli (traguardo volante e inizio salita finale, 168.4 Km): poco nuvoloso, 29.9°C, vento moderato da SSW (14-15 km/h), umidità al 42%
Santuario di Castelmonte: previsioni non disponibili

GLI ORARI DEL GIRO

11.25: inizio diretta su RaiSport
12.25: partenza da Marano Lagunare
13.00: inizio diretta su Eurosport 2
13.40-13.50: traguardo volante di Buja
14.00: inizio diretta su Rai2
14.15-14.30: GPM di Villanova Grotte
14.50-15.10: GPM di Passo di Tanamea
15.00-15.15: inizio sconfinamento in Slovenia
15.55-16.25: GPM del Kolovrat
16.00-16.30: fine sconfinamento in Slovenia
16.40-17.10: traguardo volante di Cividale del Friuli
17.00-17.30: arrivo al Santuario di Castelmonte

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Petacchi: “Muro di Cà del Bosco” (Cà del Poggio)
Borgato: “All’inizio si staccavano i cavalcavia”
Petacchi: “Vedremo oggi un arrivo allungato” (a gruppo allungato)
Pancani: “I quattro battistradi”
Borgato: “Chiedere una solazione per il caso Gazprom” (soluzione)
Petacchi: “Camburro” (Gabburo)
Fabretti: “L’arrivo a Treviso transita sul muro di Cà del Poggio”
Fabretti: “Carapaz sta pedalando sui rulli per sciogliere le gambe”
Fabretti: “Ha 25 anni, da 35 anni vorrebbe vincere una tappa al Giro d’Italia” (parlando del 35enne Sacha Modolo)
Fabretti: “Almeida ha dovuto dire basta al Giro d’Italia” (si è ritirato per la positività al Covid)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della diciottesima tappa, Borgo Valsugana – Treviso

1° Miles Scotson
2° Clément Davy s.t.
3° Samuele Rivi a 11″
4° Eduardo Sepulveda s.t.
5° Reto Hollenstein s.t.

Classifica generale

1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 15′04″
3° Matthias Brändle a 20′13″
4° Clément Davy a 24′23″
5° Bert Van Lerberghe a 25′11″

Miglior italiano Filippo Tagliani, 7° a 42′54″

IL GIRO DI 60 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

18a tappa: CASALE MONFERRATO – FRABOSA SOPRANA (232 Km) – 6 GIUGNO 1962

SOLER VITTORIOSO ANCHE A FRABOSA SOPRANA
Terza vittoria di tappa ottenuta dallo scalatore spagnolo – Andatura turistica nella parte iniziale ed una serie di lunghe fughe dopo Mondovì – Oggi passaggio da Torino e traguardo Saint-Vincent
I corridori sono giunti sullo striscione d’arrivo un’ora dopo il previsto – Oltre a Soler, sono scattati sulla salita che porta a Frabosa: Desmet, Nencini, Guernieri e Martinato – Balmanion conserva la maglia rosa, ma Battistini recupera 23 secondi – Due forature di Nino Defilippis – La soddisfazione di Balmamion al traguardo di Frabosa – Ancora contrarietà per Defilippis – Delusione di Fallarini – Norme per il passaggio del Giro a Torino

La fontana di Piazza San Leonardo a Treviso (www.gazzetta.it)

La fontana di Piazza San Leonardo a Treviso (www.gazzetta.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
15a tappa: Rivarolo Canavese – Cogne
16a tappa: Salò – Aprica
17a tappa: Ponte di Legno – Lavarone

26-05-2022

maggio 26, 2022 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA

Il belga Dries De Bondt (Alpecin-Fenix) si è imposto nella diciottesima tappa, Borgo Valsugana – Treviso, percorrendo 156 Km in 3h21′21″, alla media di 46.486 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Edoardo Affini (Jumbo-Visma) e il danese Magnus Cort (EF Education-EasyPost). L’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) è ancora maglia rosa con 3″ sull’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) e 1′05″ sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 4° a 5′48″

TOUR OF NORWAY

Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si è imposto nella terza tappa, Gol – Stavsro (Gaustatoppen), percorrendo 175.8 Km in 4h40′07″, alla media di 37.656 Km/h. Ha preceduto di 27″ l’australiano Jay Vine (Alpecin-Fenix) e di 1′05″ l’australiano Lucas Plapp (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), 17° a 3′34″. Evenepoel è tornato leader della classifica con 46″ su Vine e 1′24″ su Plapp. Miglior italiano Brambilla, 17° a 4′57″

BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL

Il francese Jason Tesson (St Michel-Auber 93) si è imposto nella prima tappa, Saint-Pierre-des-Landes – Andouillé, percorrendo 180 Km in 4h12′05″, alla media di 42.843 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Bram Welten (Groupama-FDJ) e il connazionale Thomas Boudat (GO Sport-Roubaix Lille Métropole). Miglior italiano Attilio Viviani (Bingoal Pauwels Sauces WB), 39°. Tesson è il primo leader della classifica con 4″ su Welten e sul belga Lindsay De Vylder (Sport Vlaanderen-Baloise). Miglior italiano Viviani, 42° a 10″

ALPES ISÈRE TOUR

Il francese Quentin Jauregui (B&B Hotels-KTM) si è imposto nella seconda tappa, Les Abrets-en-Dauphiné – Saint-Quentin-Fallavier, percorrendo 161.2 Km in 3h56′23″, alla media di 40.917 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Lars Boven (Jumbo-Visma Development Team) e il ceco Jakub Otruba (Elkov-Kasper). Miglior italiano Marco Frigo (Israel Cycling Academy), 29° a 12″. Jauregui è il nuovo leader della classifica con 9″ su Boven e 11″ su Otruba. Miglior italiano Frigo, 26° a 27″

TOUR DE LA MIRABELLE

Il francese Corentin Ermenault (A.V.C. Aix-en-Provence) si è imposto nel prologo, circuito a cronometro di Vandœuvre-lès-Nancy, percorrendo 2.6 Km in 3′04″, alla media di 50.87 Km/h. Ha preceduto di 52 centesimi di secondo il britannico Robert Scott (WiV SunGod) e di 1″ il britannico Matthew Bostock (WiV SunGod). Miglior italiano Carloalberto Giordani (Biesse-Carrera), 19° a 7″. Ermenault è il primo leader della classifica con lo stesso tempo di Scott e 1″ su Bostock. Miglior italiano Giordani, 19° a 7″

CIRCUIT DE WALLONIE

L’italiano Andrea Pasqualon (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux) si è imposto nella corsa belga, Charleroi – Mont-sur-Marchienne, percorrendo 192.2 Km in 4h22′39″, alla media di 43.906 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Axel Zingle (Cofidis) e di 3″ il belga Philippe Gilbert (Lotto Soudal)

FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)

Il francese Emilien Jeannière (Vendée U) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Rumelange, percorrendo 165.7 Km in 3h44′11″, alla media di 44.348 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Maikel Zijlaard (VolkerWessels Cycling Team) e il belga Laurens Sweeck (Pauwels Sauzen – Bingoal). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 18°. Jeannière è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo dell’olandese Timo de Jong (VolkerWessels Cycling Team) e del belga Thibau Nys (Baloise Trek Lions). Miglior italiano Masciarell, 13° con lo stesso tempo dei primi.

TOUR OF ESTONIA

Il polacco Marceli Boguslawski (HRE Mazowsze Serce Polski) si è imposto nel prologo, circuito a cronometro di Tallinn, percorrendo 3.7 Km in 5′14″, alla media di 41.273 Km/h. Ha preceduto di 1″ gli australiani Alex Edmondson (Team BikeExchange-Jayco) e Kaden Groves (Team BikeExchange-Jayco). Unico italiano in gara Alexander Konychev (Team BikeExchange-Jayco), 15° a 12″. Boguslawski è il primo leader della classifica con 1″ su Edmondson e Groves. Konychev, 15° a 12″

INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR

L’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco) si è imposta nella terza tappa, circuito di Dörtendorf, percorrendo 129.2 Km in 3h26′57″, alla media di 37.458 Km/h. Ha preceduto allo sprint la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e l’olandese Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg). Miglior italiana Greta Marturano (Top Girls Fassa Bortolo), 8° a 4″. La Manly è ancora leader della classifica con 22″ sulla Lach e 25″ sull’italiana Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit-WNT Pro Cycling)

DE BONDT, LICENZA DI VINCERE. A TREVISO IL BELGA BATTE I COMPAGNI DI FUGA.

maggio 26, 2022 by Redazione  
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A Treviso la fuga della prima ora resiste all’impetuoso ritorno del gruppo ed è Dries de Bondt (Team Alpecin Fenix) ad avere la meglio nella volata più che ristretta davanti ad Edoardo Affini (Team Jumbo Visma) e Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost). In classifica generale resta tutto – quasi – invariato, con il ritiro di Joao Almeida (UAE Team Emirates) che è risultato positivo al covid.

La diciottesima tappa del Giro 2022 è sicuramente la più semplice della terza settimana e rimanda la lotta per la maglia rosa, ancora incertissima, alle ultime tre tappe. Oggi i velocisti avranno l’ultima possibilità di giocarsi la vittoria nella Borgo Valsugana – Treviso di 156 km. Nei primi due terzi del percorso si dovranno affrontare i due GPM di quarta categoria de Le Scale di Plimolano e del Muro di Ca’ del Poggio, posti rispettivamente al km 24.6 e 102. Le forze sono ormai quelle che sono e se i velocisti non ce la faranno, spazio allora all’ennesima fuga di questo Giro 2022, corso spesso all’attacco dalle seconde e terze linee, per non parlare dei delusi della classifica generale come Simon Yates (Team BikeExchange Jayco), ritiratosi ieri o della Jumbo Visma che dovrebbe comunque consolarsi con la maglia azzurra finale di Koen Bowman. Un tampone positivo effettuato stamattina esclude dal Giro 2022 Joao Almeida (UAE Team Emirates). Il portoghese, pur non brillando nelle ultime tappe, stava conservando con le unghie e con i denti il terzo posto, che avrebbe potuto fare suo nella cronometro finale di Verona. Dopo la partenza da Borgo Valsugana si formava la fuga di giornata costituita da quattro ciclisti: Dried De Bondt (Team Alpecin Fenix), Davide Gabburo (Team Bardiani CSF), Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost) ed Edoardo Affini (Team Jumbo Visma). All’inizio del primo GPM delle Scale di Primolano, posto al km 24.6, il quartetto di testa aveva poco più di 2 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Era De Bondt a scollinare in prima posizione. Gabburo si aggiudicava il primo traguardo volante di Valdobbiadene posto al km 72.6. A 80 km dall’arrivo il vantaggio del quartetto di testa sul gruppo maglia rosa era di 1 minuto e 50 secondi. Le squadre dei velocisti tenevano costantemente sotto tiro la fuga nell’attesa del Muro di Ca’ del Poggio, sul quale ci si poteva aspettare qualche movimento tra i big di classifica. De Bondt scollinava in prima posizione sul secondo GPM di Ca’ del Poggio. Nel gruppo maglia rossa si pedalava ad un ritmo costante e tutti i velocisti riuscivano a scollinare indenni sul piccolo mostriciattolo. A 50 km dal termine la fuga aveva 2 minuti e 23 secondi di vantaggio sul gruppo, in testa al quale si alternavano a tirare gli uomini di Groupama FDJ, UAE Team Emirates e Quick Step Alpha Vinyl. De Bondt vinceva il secondo traguardo volante di Susegana posto al km 116.4. I quattro uomini di testa transitavano sul traguardo di Treviso, a 12 km dal termine del circuito cittadino, con 1 minuto e 20 secondi di ritardo sul gruppo maglia rosa, il cui ritmo indiavolato metteva in crisi Juan Pedro Lopez (Team Trek Segafredo), nuovo leader della classifica giovani. A 10 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era di poco superiore al minuto. A 4 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era di 45 secondi. A 2 km e mezzo dall’arrivo Jai Hindley (Team BORA Hansgrohe) forava ma la regola dei 3 km salvava l’australiano che al traguardo avrebbe preso lo stesso tempo del gruppo maglia gialla. I cambi regolari consentivano ai quattro di testa di giocarsi la vittoria. Era De Bondt ad avere la meglio su Affini e Cort Nielsen. Quarto era Gabburo mentre il gruppo maglia rosa era regolato a 14 secondi di ritardo da Alberto Dainese (Team DSM). Nella top ten si segnalavano anche il settiumo posto di Davide Cimolai (Team Cofidis) ed il decimo posto di Simone Consonni (Team Cofidis). De Bondt ottiene la prima vittoria stagionale, la prima della sua carriera nella tappa di un GT. In classifica generale Richard Carapaz (Team INEOS) conserva la maglia gialla davanti a Jai Hindley e Mikel Landa (Team Bahrain Victorious). Domani è in programma la diciannovesima tappa da Marano Lagunare al Santuario di Castelmonte. Si sconfina in Slovenia dopo aver oltrepassato i GPM di Villanova Grotte e del Passo di Tanamea e si affronterà una delle salite più dure del Giro 2022: il Kolovrat, scollinato il quale si ritorna in Italia. Gli oltre 10 km di ascesa a quasi il 9% di pendenza media la dicono tutta sulla difficoltà della salita. I 40 km che mancheranno al termine della tappa – gli ultimi sette dei quali in salita verso il Santuario di Castelmonte – potrebbero bagnare le polveri tra i big di classifica ma ormai ogni momento può essere quello giusto per attaccare e sorprendere i diretti avversari. La lotta per la maglia rosa, dopo il ritiro di Almeida e un Mikel Landa regolarista ma niente di più, sembra ormai una questione tra Carapaz e Hindley e vedremo se in questa tappa il sudamericano e l’australiano avranno voglia di sfidarsi.

Giuseppe Scarfone

Dries De Bondt vince a Treviso (foto: Michael Steele/Getty Images)

Dries De Bondt vince a Treviso (foto: Michael Steele/Getty Images)

VELOCISTI, ULTIMA CHANCE

maggio 26, 2022 by Redazione  
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Ultima occasione per i velocisti sulle strade della Corsa Rosa. C’è il muro di Ca’ del Poggio da scalare, ma i 50 Km da percorrere successivamente per andare al traguardo dovrebbero consentire di neutralizzarne in gran parte gli effetti.

Il mare i “girini” lo vedranno per l’ultima volta domani, al raduno di partenza di Marano Lagunare, ma per diversi corridori l’ultima spiaggia sarà rappresentata dalla frazione odierna, estrema occasione per i velocisti per portare a casa un risultato, al termine di una tappa non del tutto pianeggiante ma nemmeno eccessivamente movimentata. È vero che ci sarà da fare i conti con il ripido muro di Ca’ del Poggio, ma i 50 Km che separeranno la cima dalla salita dal traguardo di Treviso dovrebbero metterli al riparo dagli effetti di questa verticale. In passato in altre due occasioni il muro trevigiano è stato inserito nel finale di tappe in linea e in entrambe si è arrivati in volata, con i successi di Mark Cavendish a Treviso nel 2013 e di Alessandro Petacchi a Valdobbiadene nel 2009 e in quest’ultimo caso il finale era molto più “tormentato” rispetto a quello sul quale si pedalerà oggi.
La pianura sarà protagonista per gran parte del tracciato, a partire dai 22 Km iniziali disegnati in Valsugana seguendo il corso del Brenta fino a Primolano, centro che i gli appassionati conoscono per le sue “scale” e il cui nome è finito nei libri di storia dello sport per l’incidente che vi capitò a Fausto Coppi il 2 giugno del 1950. Si stavano disputando i chilometri iniziali del tappone dolomitico di Bolzano, disegnato sul medesimo percorso che l’anno prima aveva visto il Campionissimo imporsi con quasi 7 minuti sul secondo, impresa che gli sarà stavolta negata da una caduta avvenuta poco prima d’imboccare le “scale” e che lo costringerà – per via della frattura al bacino – a una lunghissima convalescenza (la sua successiva vittoria sarà la cronometro di Terni al Giro dell’anno dopo). Anche nel 2022 i corridori dovranno affrontare quella breve e non troppo difficile salita (2.3 Km al 4.7%) sopra Primolano, soprannominata “scale” per i suoi sette tornanti che sgusciano accanto alle fortificazioni erette a difesa del confine tra il Regno d’Italia e l’impero austro-ungarico, precipitosamente abbandonate dopo la disfatta di Caporetto. Raggiunta la vicina Arsiè il gruppo s’infilerà nel corridoio naturale che separa il massiccio del Monte Grappa dal gruppo delle Vette Feltrine, il più meridionale delle Dolomiti, puntando quindi su Feltre, piccola città d’arte il cui cuore è rappresentato da Piazza Maggiore, alla quale si sale attraverso la suggestiva Via Mezzaterra.
Dopo il Brenta, a questo punto il gruppo incontrerà un altro compagno di viaggio, il fiume Piave, sulle cui sacre sponde si giungerà dopo esser transitati ai piedi del colle sul quale sorge il Santuario dei Santi Vittore e Corona, eretto nel luogo dove furono collocati i resti dei due santi, martirizzati in Siria e portati in Italia dai crociati. Percorso un altro canale naturale, la “Stretta di Quero”, il gruppo farà il suo ingresso nella pianura veneta per lasciarla quasi subito e dirigersi verso Valdobbiadene, che non è soltanto la capitale del Prosecco ma anche un centro apprezzato anche dagli amanti nella natura per la presenza di ben sei alberi monumentali dei 22.000 tutelati dalla guardia forestale (il più alto è il tiglio della località Boc, che raggiunge i 29 metri, il più largo è il faggio situato in località Zimion, la cui circonferenza è di 6.5 metri). Nei successivi 24 Km si percorrerà a ritroso quello che fu il finale della tappa a cronometro di Valdobbiadene del Giro del 2020 – partita da Conegliano e vinta da Filippo Ganna – andando ad affrontare una docile ascesa di 1800 metri al 5.3% subito dopo la quale si giungerà a Guia, piccola frazione la cui chiesa parrocchiale si dice sia stata progettata dal celebre scultore Antonio Canova, nativo della non distante Possagno. Planati su Col San Martino, presso la quale la chiesa di San Vigilio si staglia dal 1100 su di una piccola elevazione ammantata di vigneti e “dotata” di una bella vista panoramica, si ritroverà la pianura pedalando verso Farra di Soligo, centro dominato dal complesso fortificato medioevale delle Torri di Credazzo. Il muro di Ca’ del Poggio bussa alle porte, anche se non è ancora arrivato il momento d’affrontarlo perché prima bisognerà scavalcare la penultima difficoltà altimetrica di giornata, la pedalabile Sella di Mire, 1200 metri al 4.2% che iniziano nel paesino di Refrontolo, conosciuto il suo Passito D.O.C.G. e che merita una sosta anche per ammirare l’antico e delizioso Molinetto della Croda, risalente al 1630. Eccolo il muro: quando all’arrivo mancheranno poco più di 50 Km una rotatoria annuncerà l’inizio della ripida verticale, 1.1 Km al 12.3% e un picco del 19% che il ciclismo ha scoperto in occasione della citata tappa del Giro del 2009 e che da allora è divenuto un irresistibile richiamo e non solo per la “Corsa Rosa”. Già l’anno successivo fu ripetuto per ben 11 volte al campionato nazionale vinto da Giovanni Visconti, nel 2014 vi sono salite le atlete impegnate nella tappa di San Fior del Giro d’Italia femminile (vinta dalla londinese Emma Pooley) mentre nel 2018 in vetta al muro era fissato l’arrivo dell’ultima tappa del Giro riservato ai dilettanti, una cronometro individuale di 22 Km vinta dall’australiano Robert Stannard.
Da qui in avanti non s’incontreranno più ostacoli naturali per il gruppo, che ora planerà velocemente verso Susegana, centro presso il quale s’incontra l’interessante complesso fortificato del Castello di San Salvatore, il cui attuale aspetto è quello della ricostruzione successiva ai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale. I tragici ricordi del primo conflitto mondiali sono onnipresenti nella valle del Piave, che i “girini” a breve supereranno per la seconda e ultima volta in questa tappa sul Ponte della Priula, a breve distanza dal tempio votivo inaugurato nel 1983 in memoria dei caduti di tutte le guerre. Una battaglia si comincerà vedere anche in questi frangenti perché, mancando oramai poco più di 30 Km all’arrivo, il gruppo inizierà sempre più velocemente a erodere il vantaggio accumulato strada facendo dai fuggitivi di giornata, che potrebbero almeno avere l’onore delle armi di transitare ancora in testa alla corsa al primo passaggio dal traguardo. Un veloce circuito semicittadino di una decina abbondante di chilometri consentirà, nel frattempo, ai velocisti di prendere le misure del lungo rettilineo d’arrivo, ultima spiaggia per mostrar le chiappe agli avversari.

I VALICHI DELLA TAPPA

Colle di Chiesa (352 metri). Valicato dalla Strada Regionale 50 bis “del Grappa e del Passo Rolle” tra Primolano e Arsiè, all’altezza dell’abitato di Fastro. È la salita comunemente nota con il toponimo di “Scale di Primolano”, quotata 350 metri sulle cartine del Giro 2022. Inserita spesso nel percorso del Giro d’Italia, quest’anno ospiterà per la seconda volta nella storia un Gran Premio della Montagna dopo di quello conquistato nel 2014 dal belga Tim Wellens durante la tappa Sarnonico – Vittorio Veneto, vinta dal laziale Stefano Pirazzi.

Sella di Arten (319 metri). Si trova nei pressi dell’omonima località, frazione del comune di Fonzaso.

Sella di Santa Lucia (319 metri). Attraversata dalla Strada Statale 50 “del Grappa e del Passo Rolle” tra Feltre e Arten, coincide con il bivio per Caupo e per il versante settentrionale del Monte Grappa.

Sella di Mire (220 metri). Valicata dalla Strada Provinciale 86 “delle Mire” tra Refrontolo e il bivio per San Pietro di Feletto.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Mauro Facoltosi

Porta di San Tomaso a Treviso e l’altimetria della diciottesima tappa (www2.comune.treviso.it)

Porta di San Tomaso a Treviso e l’altimetria della diciottesima tappa (www2.comune.treviso.it)

CIAK SI GIRO

Ogni anno, a partire dal 2014, il Giro ha introdotto nel percorso le “wine stage” dedicate ai vini più prestigiosi prodotti nella nostra nazione. I primi sono stati Barbaresco e Barolo (2014), i quali hanno avuto come degni successori il Prosecco (2015), il Chianti (2016), il Sagrantino di Montefalco (2017), i vini della Franciacorta (2018), il Sangiovese di Romagna (2019), nuovamente il Prosecco (2020), il Brunello di Montalcino (2021) e lo Sforzato di Valtellina quest’anno. Il cinema, invece, di film specificamente dedicati ne ha fatti pochissimi, giusto un paio. È del 2013 Vinodentro, che prende ispirazione dal Marzemimo citato da Mozart nel “Don Giovanni” ed è interamente girato in Trentino, mentre di tre anni più tardi è “Finché c’è prosecco c’è speranza”, mescita tra commedia e film giallo che ruota attorno alla scomparsa del conte Desiderio Ancillotto e una serie di altri omicidi che hanno come filo conduttore il Prosecco: le indagini porteranno l’ispettore Stucky, interpretato da Giuseppe Battiston, fino alla panoramica chiesetta di San Lorenzo, sopra Farra di Soligo, dalla quale si gode una stupenda vista sui vigneti tutt’attorno.

La chiesetta di San Lorenzo a Farra di Soligo vista nel film Finché cè prosecco cè speranza (www.davinotti.com)

La chiesetta di San Lorenzo a Farra di Soligo vista nel film "Finché c'è prosecco c'è speranza" (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location dei film citati


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/finche-c-e-prosecco-c-e-speranza/50042126

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/vinodentro/50047098

FOTOGALLERY

Il Brenta attraversa il centro di Borgo Valsugana

Uno dei tornanti “fortificati” delle Scale di Primolano

Piazza Maggiore a Feltre

Santuario dei Santi Vittore e Corona

Il fiume Piave e la Stretta di Quero

La chiesa parrocchiale di Guia

Col San Martino, Chiesa di San Vigilio

Farra di Soligo, le Torri di Credazzo sovrastano i vigneti del Prosecco

Refrontolo, Molinetto della Croda

Il rettilineo iniziale del muro di Ca’ del Poggio

Susegana, Castello di San Salvatore

Ponte della Priula, tempio votivo

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI LAVARONE

maggio 26, 2022 by Redazione  
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Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)

SALA STAMPA

Italia

Giro d’Italia: Buitrago trionfa a Lavarone. Carapaz conferma rosa

Gazzetta dello Sport

Ungheria

Szakadt ruhában mentette meg az olaszokat az ananászos pizzától

Magyar Nemzet

GRAN BRETAGNA

Santiago Buitrago takes Giro d’Italia stage win as Richard Carapaz keeps pink despite shake-up

The Daily Telegraph

FRANCIA

Buitrago était le plus fort

L’Équipe

SPAGNA

Paso de Landa hacia el podio

AS

PORTOGALLO

João Almeida saiu do pódio do Giro

Público

BELGIO

Nederlandse droom barst uit elkaar: Leemreize en van der Poel stuiten op vinnige Colombiaan, strijd om roze blijft spannend

Het Nieuwsblad

PAESI BASSI

Santiago Buitrago verpest dagzege voor Gijs Leemreize in Giro

De Telegraaf

GERMANIA

Buitrago gewinnt – Carapaz verteidigt Rosa – Buchmann verliert erneut Zeit

Kicker

REPUBBLICA CECA

Hirt po dalším dni v úniku třetí. Slaví Buitrago, růžovou drží Carapaz

Mladá fronta Dnes

COLOMBIA

¡Santiago Buitrago, el gran ganador de la etapa 17 del Giro de Italia 2022!

El Tiempo

ECUADOR

Carapaz mantiene diferencias; Santiago Buitrago se lleva la etapa 17 del Giro

El Universo

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

La Valsugana

METEOGIRO

Borgo Valsugana: pioggia debole e schiarite (0.3 mm), 24.6°C, vento debole da SSW (9-11 km/h), umidità al 69%
Valdobbiadene – traguardo volante (72.6 Km) : poco nuvoloso, 26.6°C, vento debole da S (5-6 km/h), umidità al 51%
Muro di Cà del Poggio (GPM – 102 Km): poco nuvoloso, 27.2°C, vento debole da SSW (5-6 km/h), umidità al 49%
Treviso: cielo sereno, 29.3°C, vento debole da SSE (7 km/h), umidità al 41%

GLI ORARI DEL GIRO

12.55: inizio diretta su RaiSport
13.30: inizio diretta su Eurosport 2
13.45: partenza da Borgo Valsugana
14.00: inizio diretta su Rai2
14.15-14.20: GPM delle Scale di Primolano
15.20-15.30: traguardo volante di Valdobbiadene
16.00-16.15: GPM del Muro di Cà del Poggio
16.20-16.30: traguardo volante di Susegana
17.00-17.25: arrivo a Treviso

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Petacchi: “Hirt sta provando a rifare la tappa”
Saligari: “Cicconi”
Rizzato: “Caduta dalla coda del gruppo”
Pancani: “È riuscito a scollinarsi”
Petacchi: “Pellizotti lo sa, da ex scolatore”
Saligari: “Pellizotti non sta più nella pelle, nel volante”
Fabretti: “La crono conclusiva è una cronometro”
Fabretti: “Van der Poel non ha vinto in volata, non ha vinto in fuga” (allora come ha fatto a prendere la maglia rosa alla prima tappa?)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della diciassettesima tappa, Ponte di Legno – Lavarone

1° Andrii Ponomar
2° Roger Kluge a 43″
3° Matthias Brändle a 58″
4° Simone Consonni s.t.
5° Julius van den Berg s.t.

Classifica generale

1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 11′24″
3° Bert Van Lerberghe a 18′39″
4° Mark Cavendish a 20′47″
5° Matthias Brändle a 23′23″

Miglior italiano Filippo Tagliani, 12° a 46′04″

IL GIRO DI 60 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

17a tappa: LECCO – CASALE MONFERRATO (194 Km) – 5 GIUGNO 1962

PELLEGRINI VITTORIOSO A CASALE, BALMAMION NUOVA MAGLIA ROSA
Battistini ha perso il primato dopo 150 Km di lotta – La seconda affermazione del corridore canavesano
Una fuga di undici ciclisti ha deciso la diciassettesima tappa del Giro – Il ligure non è riuscito a riprendere il gruppo di testa – L’accorto gioco di squadra della Casa torinese ha favorito il balzo in classifica di Balmamion – La fuga si è iniziata a Como – Balmamion ha vinto due mesi or sono la Milano-Torino ed ora è primo in graduatoria – Defilippis in crisi minacciava di ritirarsi

Il drago di Vai allAlpe Cimbra, presso Lavarone,  in look Giro dItalia (www.ildolomiti.it)

Il drago di Vai all'Alpe Cimbra, presso Lavarone, in look "Giro d'Italia" (www.ildolomiti.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
15a tappa: Rivarolo Canavese – Cogne
16a tappa: Salò – Aprica

IL KÄISER E I BIMBI CHE MENANO DURO (ANCORA FUGA E ANCORA IN TRE PER LA ROSA)

maggio 26, 2022 by Redazione  
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Tappa di facce, i grandi primi piani che ci regala questa regia non più domestica e quindi ancora un po’ aliena per gli appassionati del Giro. Van der Poel finalmente torna a far sul serio, Landa attivo ma deluso fa le facce imitando le smorfie furbesche di Carapaz.

Parafrasando il regista interpretato ne “La ricotta” di Pasolini da Orson Wells, che sintetizzava in “egli danza” il proprio giudizio su Fellini, potremmo dire di van der Poel a questo Giro: “egli giuoca”. Avendo fin da subito timbrato il cartellino della vittoria già dalla tappa numero 1, Mathieu si è imbarcato in un’avventura che, gradualmente, e specialmente dopo aver perso per strada il super rivale Biniam Girmay, pareva o pare aver abbandonato la stella polare del ciclista professionista, “vincere”, sostituendola con la croce del Sud che pure anima questo sport, in gara e non: “divertirsi”. Divertirsi, sia ben chiaro, al modo di chi pedala, e cioè soffrendo, faticando, sperperando energie preziose.
Da Napoli in poi, MVDP è riuscito ad andare in fuga nel 40% delle tappe con oltre 400 km percorsi in avanscoperta. Difficile fare i conti in cronaca, e con il profluvio di evasioni massive vissute, però è forte il sospetto che in questa frazione di Giro Mathieu sia stato il corridore più fugaiolo. Senza dire del fatto ancor più folle che pur quando non c’è riuscito, è stato sistematicamente in ballo nelle grandi battaglie di inizio tappa, fra i momenti migliori di questo Giro, e più di una volta lanciandosi programmaticamente in solitario appena calata la bandierina del via, come una sorta di Don Chisciotte pronto a sfidare tutto quanto il peloton in una singolar tenzone.
Quando tireremo le fila di questo Giro, è possibile che dobbiamo chiederci se proprio MDVP sia stato il colpevole da biasimare o il genio da ringraziare per aver innescato la dinamica ormai ricorrente di cominciare ogni tappa o quasi con i calcistici 90 minuti… corsi a 45 km/h di media, se con dislivello!, o a 55 km/h, se in pianura. Vale a dire che l’aperitivo è subito un bombardamento nucleare, anche perché a questa fase non si scappa, uomini di classifica o meno. Si potrà procedere meno a scatti, ci si potrà valere del solido abbraccio dei gregari, ma la velocità va fatta. Una sorta di contrappasso dantesco imposto a un Giro che riserva così sfacciatamente la rosa e il podio agli scalatori puri, e che si identifica con circostanze tecnicamente eccelse, senza dubbio. Ecco, il dubbio è se poi quando arrivano le salite intermedie qualcuno abbia la necessaria voglia residua per continuare il castigo insistendo col martello, aprendo ancora il gas al massimo.
Lasciando i bilanci all’ultima tappa, va anche soggiunto che troppo spesso questo atteggiamento di van der Poel è parso pretestuoso e velleitario. Perché tanto fuoco e tante fiamme se poi su un Trensasco “qualsiasi”, duro, questo sì, ma appena appena a cavallo fra la definizione di “salita” e quella di “côte”, salta fuori che contro gli scalatori, o semplicemente i corridori con attitudine alla salita, Mathieu non reggeva mezza? Se si va a scartabellare, si scopre che proprio in quella tappa van der Poel si era fatto apprezzare per aver favorito la vittoria del compagno Oldani. E a Jesi, con Girmay ancora in corsa, ben altro era stato l’atteggiamento: anzi, specie a confronto con l’Intermarché, si era trattata di una piena assunzione di responsabilità a livello singolo e di squadra. Poi a volte tocca inchinarsi al più forte di giornata, cosa che MDVP fa con speciale classe. Insomma, ci si chiede, il fenomeno olandese si sta crogiolando nel proprio personaggio epperò da troppi giorni senza costrutto, rinunciando un po’ troppo comodamente a obiettivi ardui ma realistici, che avrebbero comportato il rischio di fallire (per dirne uno, piazzarsi in volata e puntare alla maglia ciclamino); oppure dietro la giocosità e lo sperpero c’è sempre e comunque la voglia di giocare sul serio, solamente… a modo proprio? La risposta generale non è ovvia e chi scrive non ce l’ha. Una risposta chiara emerge però sulla tappa di oggi, in cui Mathieu van der Poel ha fatto dannatamente sul serio, e quel che è più affascinante, l’ha fatto comunque oltre ogni logica: riuscendo tuttavia nell’impresa memorabile di far sembrare a tutti, ma proprio a tutti (o a tutti tranne due persone al mondo) che l’incredibile fosse possibile, cioè che MDVP potesse andare a vincere una tappa alpina su una salita finale durissima e contro signori scalatori.
I due che non hanno creduto al miracolo, alla magia di quella faccia determinatissima, a quello sguardo in macchina baluginante di convinzione assoluta, sono due ragazzini di 22 anni, praticamente dei neoprofessionisti, anche se con un certo bagaglio già macinato, ciascuno di loro non scevro di ferite antiche o recenti, fisiche o metaforiche. Ma entrambi ancora con un viso incredibilmente infantile, pulito, rotondo, chiaro, terso, da bimbo, letteralmente, cioè non quello da adolescente che ancora sfoggia Pogacar e di cui resta qualcosa negli occhi di MVDP, in mezzo alla spigolosità decisamente adulta di mascella e zigomi.
Gijs Leemreize è connazionale di van der Poel, lo guarda dall’alto dei suoi 6 cm in più e con la leggerezza del suo paio di kg minimo in meno. Una falange già persa per strada in un incidente di gara. Zero vittorie da professionista. Finora tre volte in fuga a questo Giro, sempre in top ten, e due podi con oggi. Lo ricordiamo a Genova intrappolato in uno sprint senza speranze fra i due italiani. È l’unico che se ne va con Mathieu nella discesa del Vetriolo, penultimo Gpm di giornata e momento chiave del piano olandese. Anticipare. Lasciare i cagnacci degli scalatori a un minuto e mezzo perché si sfianchino, svuotino e demoralizzino. Gijs lo capisce e lo accompagna, senza complessi in discesa, anzi spesso tirando per il collo van der Poel che regala così, en passant, un salvataggio clamoroso su un lungo in curva. Van der Poel lo sgancia subito sui primi muri del Menador o strada del Käiser. Imperiale. Sì, sappiamo che il Käiser del ciclismo è unico e irripetibile, ma oggi van der Poel ricorda le dinastie olandesi degli uomini veloci omnivincenti, gli imperatori appunto, e diremmo quasi più van Steenbergen (Rik I) che van Looy (Rik II), dominatore delle volate, il primo, ma meno bisognoso della corte di cavalieri attorno, non estraneo ad avventure alpine, prendendo la scalata come puro hobby reale.
Leemreize però non molla. Perde, si sgancia, poi si riavvicina, controlla, misura e lì fra i tunnel di roccia rientra a velocità doppia e fulmina un MVDP incagliato, forse con lo spettro della crisi di fame. Il re è nudo. Gijs guarda avanti coi suoi occhi da scuola elementare, di quelli che non si voltano indietro perché sono ancora così di fabbrica, proiettati al futuro.
Ed è al futuro che Gijs deve guardare perché da dietro emerge l’altro 22enne, il colombiano Santiago Buitrago. La sua espressione pure fissa in macchina, determinata, la ricordiamo dall’infinito inseguimento a Ciccone verso Cogne. Pure lui fra le facce un po’ così dei delusi di Genova, ma fu quel secondo posto alpino a bruciargli fino alle lacrime in diretta mondiale. Oggi a bruciargli sono le ferite e le botte di una cadutaccia nei su e giù della Valsugana, poi lo sforzo di rientrare. Il suo team là dietro che lavora compattissimo per Landa, a caccia del podio e magari qualcosa in più. Manca solo lui. Lo fermeranno? E se lo lasciano fare ma non vince? Santiago aspetta, in compagnia dei due stakanovisti monstre degli ultimi tapponi alpini, Carthy (tre su tre, sempre più scomposto in una specie di autoflagellazione mistica) e Hirt, che tutti attendono pronto all’avvio del turbo. Santiago aspetta, ma il momento opportuno, il kairos, sarà forse volato via coi biondi d’Olanda? Paiono lontanissimi e c’è sempre meno salita. Poi Buitrago scatta secco, accelera, smaterializza i vecchi lupi di montagna. L’inseguimento è interminabile e sembra disperato, ma su una salita al 12% il tempo e lo spazio trasmutano sotto l’effetto della gravità. Ora Buitrago scandisce un passo forte e regolare, con un rapporto non cortissimo ma fluido. Disintegra van der Poel. Prende Leemreize a cinquecento metri dallo scollinamento e si apposta alla sua ruota. Entrambi sanno che si tratta per l’olandese di reggere meno di due minuti. Buitrago aspetta, aspetta, sempre meno salita per lui. Poi scatta. Leemreize chiude. Game over. Stallo, pausa. Pochissimi secondi che sembrano infiniti mentre le bici scorrono pigre sull’asfalto.
Altro scatto, violentissimo, Leemreize scoppia. Buitrago prende il largo. C’è discesa, per Lavarone, poi una morbida ascesa, un falsopiano, quasi, e ancora discesa, e l’arrivo appena appena all’insù. Una passerella di sicurezza e gioia per il giovane talento colombiano. Gijs non cede, sarà secondo. Poi i cagnacci, Hirt e Carthy. E poi è già il momento degli uomini di classifica, che supereranno van der Poel, ormai una statua di sale, proprio allo sprint.
Già, e la generale? Addio a una delle tappe meglio disegnate di questo Giro le cui tappe spesso suscitano qualche perplessità per tracciato o collocazione. Quella odierna era perfetta. Ma nessun team, nemmeno secondario, nemmeno messo alle strette, ha voluto cavare il sugo dalla sezione complicata in Valsugana, non diciamo certo per spezzare il gruppo, ma magari per creare un po’ di pressione. Che poi non si sa mai. Nessun capitano prova una scrollata all’albero in prima persona sul Vetriolo, né punte, né mezze punte, queste seconde via via più spuntate e dunque strategicamente inutili quanto più passano le tappe (Bilbao e Buchmann ormai a 6-7 minuti). Nessuno dei leader ha la curiosità di scoprire se, essendo tutti tanto uguali nella modalità “salita finale a fucile”, magari possa sorgere qualche differenza a sorpresa se si passasse a un approccio “due salite di fila forte”, o perfino “penultima salita a fucile e poi vediamo chi ne ha ancora”. Già. Troppa la paura di saltare. Meglio restare in ballo un giorno ancora. Meglio contare sulla selezione naturale, che si fa carico di un incredibile Almeida, mai a fondo (e che, sic stantibus rebus, sarebbe il vincitore in pectore di un GT parallelo identico a questo ma con un chilometraggio decente a crono!); mai a fondo, dicevamo, ma sempre in fondo al gruppo, e sempre più presto, tanto che le dozzine di secondi intascati lo porteranno ad affondare in classifica sebbene al ralenti, come un galeone con una falla. Così come la selezione naturale si fa carico dei grandi vecchi, Pozzovivo e Valverde in primis, ma anche lo stesso Nibali, quindi assolto per non aver provato qui, terreno ideale e quasi ultimo per la tappa – epperò con la gamba palesata, non sufficiente, non sarebbe bastato anticipare i big attaccando sul penultimo.
E se già sul Blockhaus Landa era stato il più propositivo, e se ciò si era confermato sul Santa Cristina, scalato alla pazzesca velocità di oltre 18 km/h, ove Landa avevo tirato il terzetto col suo animo gregario per quasi la metà del tempo, oggi il basco ci mette tutto il team. Sono i Bahrain a picchiare duro per alzare il passo verso la cima del Vetriolo (anche se… too little, too late), è un monumentale Poels a scortare eroicamente il capitano, sì “Landa capitano”, per tutto il Menador, staccandosi, rientrando, tirando, lanciando gli abbozzi d’attacco…
E se van der Poel “giuoca”, Landa felliniano più che mai “danza”, mani basse, rapporto pieno, niente frullate seduto in cicloergometro come Hindley, niente scenette da vecchio volpone alla Carapaz. Bello da vedere, il pubblico ringrazia. E va forte, fortissimo, ma gli altri non li stacca. Sono al gancio? Bluffano? Approfittano di lui e intanto risparmiano? Questa è l’impressione. Anche di Landa, che in un momento epico della salita smette di colpo di tirare, si gira diretto a Carapaz e gli fa il verso, imita la smorfia di inenarrabile sofferenza sfoggiata dall’ecuatoriano, come a dirgli, “caro mio, tante facce fai, ma se fossi cotto come sembri ti saresti staccato da un pezzo, e intanto sei quello che tira di mano”. Il tutto in attesa della volatina di Lavarone, dove ovviamente Hindley e Carapaz issano tutte le vele e si slanciano a tutta birra, chissà che ci siano qualche abbuono… e intanto anche solo sull’impulso, Landa incassa qualche altro secondino di distacco gratis.
Landa è quel che fin qui in salita ha dimostrato, o “mostrato” di più, ma non è bastato. Forte il sospetto è che gli altri abbiano in tasca ancora qualche carta, strategicamente coperta vuoi per attendismo vuoi per sorprendere i rivali. Oppure no. Ma fra crono e altri eventi di gara, su tutti Torino, Landa è già un minuto dietro, quindi è ovvio che sia anche il più obbligato ad attaccare. Sarebbe bello che, chiunque vinca il Giro, lo facesse finalmente mostrando e dimostrando di meritarlo con un’impresa degna di questo nome. Val la pena di ricordare che il Giro, a differenza del Tour, suole regalare almeno una manciata di tappe davvero belle per la generale, non solo per la vittoria di giornata, e il computo annovera fin qui solo Torino, con le ultime due discrete e tuttavia assai prossime a un “vorrei ma non posso” in stile Tour. Perché, fra l’altro, il Giro dovrebbe avere di prammatica, fra quelle belle, anche un paio di tappe letteralmente epiche. Reggerà questa regola d’oro? Le occasioni che restano sono poche, giusto due, ma lo speriamo di tutto cuore perché, in termini di ascolti italiani sulla RAI, c’è da recuperare la situazione peggiore da quando esiste Auditel.

Gabriele Bugada

La volata tra Carapaz e Hindley al traguardo di Lavarone (foto Tim de Waele/Getty Images))

La volata tra Carapaz e Hindley al traguardo di Lavarone (foto Tim de Waele/Getty Images))

25-05-2022

maggio 25, 2022 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA

Il colombiano Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) si è imposto nella diciassettesima tappa, Ponte di Legno – Lavarone, percorrendo 168 Km in 4h27′41″, alla media di 37.656 Km/h. Ha preceduto di 35″ l’olandese Gijs Leemreize (Jumbo-Visma) e di 2′28″ il ceco Jan Hirt (Intermarché-Wanty-Gobert). Miglior italiano Lorenzo Fortunato (EOLO-Kometa Cycling Team), 16° a 4′56″. L’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) è ancora maglia rosa con 3″ sull’australiano Jai Hindley (BORA-hansgrohe) e 1′05″ sullo spagnolo Mikel Landa (Bahrain Victorious). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 5° a 5′48″

TOUR OF NORWAY

Il britannico Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) si è imposto nella seconda tappa, Ulvik – Geilo, percorrendo 123.8 Km in 2h53′17″, alla media di 42.866 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Mike Teunissen (Jumbo-Visma) e il norvegese Tobias Halland Johannessen. Miglior italiano Filippo Fiorelli (Bardiani CSF Faizanè), 25° a 58″. Halland Johannessen è il nuovo leader della classifica con 1″ su Hayter e sul belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team). Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), 20° a 1′16″

ALPES ISÈRE TOUR

Il tedesco Henri Uhlig (Alpecin-Fenix Development Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Charvieu-Chavagneux, percorrendo 118.1 Km in 2h33′37″, alla media di 46.128 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Hartthijs de Vries (Metec-Solarwatt p/b Mantel) e l’australiano Blake Quick (Trinity Racing). Miglior italiano Antonio Puppio (Israel Cycling Academy), 11°. Uhlig è il primo leader della classifica con 4″ su De Vries e sul francese Aloïs Charrin (Tudor Pro Cycling Team). Miglior italiano Puppio, 16° a 10″

FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)

L’olandese Daan van Sintmaartensdijk (VolkerWessels Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Kayl, percorrendo 73.6 Km in 1h39′16″, alla media di 44.486 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Filippo Fortin (Maloja Pushbikers) e l’austriaco Fabian Steininger (Team Felbermayr Simplon Wels). Van Sintmaartensdijk è il primo leader della classifica con lo stesso tempo di Fortin e Steininger.

INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR

L’australiana Georgia Baker (Team BikeExchange-Jayco) si è imposta nella seconda tappa, circuito di Gera, percorrendo 99.6 Km in 2h41′58″, alla media di 36.896 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e l’olandese Femke Markus (Parkhotel Valkenburg). L’australiana Alexandra Manly (Team BikeExchange-Jayco) è ancora leader della classifica con 6″ sulla Markus e 8″ sulla Confalonieri

SOTTO I COLPI DEL MENADOR

maggio 25, 2022 by Redazione  
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Un’altra dura salita sotto le luci della ribalta del Giro. Dopo il tradizionale valico di Santa Cristina oggi farà per la prima volta la sua comparsa al balcone del Giro la panoramica ma faticosa salita del Menador, inedita scoperta che va ad affiancarsi a quella della Sega di Ala, lanciata nella scorsa edizione della Corsa Rosa. Un altro passaggio fondamentale lungo la strada per Verona.

Dopo la Sega di Ala lo scorso anno, anche nel 2022 il Giro d’Italia è pronto a tirar fuori dal cilindro una dura ascesa trentina inedita che promette scintille, a partire dal soprannome di “Menador” con il quale è conosciuta la salita del Monte Rovere, geograficamente non troppo distante (in linea d’aria sono una quarantina di chilometri) da quella che fece pericolosamente traballare il trono rosa di Egan Bernal. Quest’ultima era più lunga d’oltre 3 Km rispetto al Menador, con il quale condivide una pendenza media di fatto identica (9.9%), mentre picchi più aspri – fino al 17% – presentava l’altra ascesa, ma quella che si affronterà quest’anno potrebbe causare “danni” ben peggiori. La tappa disputata dodici mesi fa, infatti, era molto meno impegnativa rispetto a quella che i corridori dovranno trascorrere oggi tra Ponte di Legno e Lavarone, scalando in partenza il Tonale e affrontando a ridosso dell’ascesa finale quella del Vetriolo, in una posizione che potrebbe ricordare quella che era stata del Passo di San Valentino nella tappa dello scorso anno, ma che in realtà sarà molto più vicina all’ascesa finale, la quale – a sua volta – non sarà arrivo in quota perché per andare al traguardo bisognerà percorrere una discesa di 8 Km, un epilogo che accumuna questa frazione a quella dell’Aprica. E le fatiche profuse lungo la strada per completare quest’ultima potrebbero incidere non poco sugli esiti di quest’altra tappa che, anche per questo motivo, potrebbe risultare molto più selettiva rispetto a quella della Sega di Ala, che terminò con la vittoria del britannico Simon Yates.
La partenza, come dicevamo, sarà in salita ma non ci sarà lo striscione del Gran Premio della Montagna ai 1883 metri del Passo del Tonale dove – percorsi 8.6 Km al 6.3% – il gruppo sfilerà senza troppi sussulti dinanzi al sacrario nel quale riposano le spoglie di oltre 800 militari caduti sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Subito dopo inizierà la discesa verso la Val di Sole, il cui nome nulla avrebbe a che fare con la principale stella del sistema solare ma deriverebbe da quello di Sulis, la divinità celtica che i romani “adotteranno” ribattezzandola Minerva e che eleggeranno protettrice delle fonti termale della zona, ancor oggi sfruttate a Peio e Rabbi. Il gruppo attraverserà Dimaro e Malè prima di giungere sulle strade della Val di Non alle porte di Cles, centro che ha tra i suoi figli più illustri Maurizio Fondriest e, andando molto più indietro nel tempo, il cardinale Bernardo Clesio, uno dei promotori del Concilio di Trento: presso il borgo si trova ancora il castello che appartenne al suo casato e che fu costruito a sorveglianza del Ponte Alto, manufatto romanico che collegava Cles al resto della Val di Non e che oggi non è più possibile ammirare poiché sommerso dalle acque del lago artificiale di Santa Giustina, la cui diga fu inaugurata nel 1951 e per molti anni fu la più alta d’Europa.
Sfiorata l’estremità meridionale del lago, pedalando tra i meleti che sono uno dei principali vanti di questa valle si scenderà verso la stretta Chiusa della Rocchetta, gola di là dalla quale si apre la Piana Rotaliana, area conosciuta per la produzione del Teroldego Rotaliano, vino il cui nome deriverebbe dal termine tedesco Tiroler gold (letteralmente “Oro del Tirolo”) oppure dalla Teroldola, varietà d’uva che ebbe il suo primo momento di gloria quando fu menzionata in un documento redatto durante il citato Concilio di Trento. La pianura avrà breve durata perché, superato il corso dell’Adige, si riprenderà l’ascensore per portarsi in 6 Km – inclinati al 6.7% medio – a Giovo, scollinando a breve distanza dalla frazione di Palù, patria della dinastia dei Moser, che conta non soltanto i dieci corridori che portano questo cognome ma anche il due volte vincitore del Giro Gilberto Simoni, che è cugino di secondo grado dell’ex recordman dell’ora e che pure una storica edizione della Corsa Rosa la vinse nel 1984. Dopo Giovo inizierà un lungo tratto, tortuoso e vallonato, disegnato sulle strade della Val di Cembra andando a sfiorare il centro di Segonzano, presso il quale si possono ammirare curiosi pinnacoli di roccia scolpiti 50000 anni dall’azione erosiva delle acque e che si sono meritati tra le genti locali il soprannome di “òmeni”, mentre ai più sono noti con l’appellativo di “piramidi”. Giunti sulle sponde del piccolo lago di Lases, bacino la cui esistenza in tempi recenti è stata messa in pericolo dalla presenza di cave di porfido (la pietra del celebre “pavé”), s’imboccherà la discesa verso la Valsugana, che il gruppo raggiungerà alle porte di Pergine, centro dominato dal colle dal quale troneggia l’omonimo castello, edificato in periodo rinascimentale ma rispettando le regole dell’arte militare gotica. Manterrà la sua storica funzione di sentinella anche quest’anno, sorvegliando l’ingresso nella fase topica di questa tappa perché è all’uscita di Pergine che ha inizio la salita del Vetriolo. Il nome può incutere timore eccessivo – pungenti sono le “battute al vetriolo” e “vetriolo” è il soprannome con i quali i chimici chiamano l’acido solforico concentrato – pur comunque essendo questa una non trascurabile salita di 12 Km al 7.6%, che termina poco sotto la piccola località termale dalla quale deriva il suo soprannome (più correttamente sarebbe Passo del Compet), presso la quale sgorgano le due sorgenti che hanno fatto la fortuna della sottostante Levico; quest’ultima è la principale località turistica della Valsugana, frequentata sin dall’epoca della dominazione asburgica e prediletta in particolare dalla principessa Sissi, la cui residenza estiva è oggi diventata un hotel di lusso. Gli agi di cui godette l’indimenticata consorte dell’imperatore Francesco Giuseppe non saranno, ahi loro, concessi ai corridori che puntano al trono sul quale lo scorso anno si assise con tutti gli onori Bernal perché attraversata Levico un breve tratto di pianura – poco meno di 4 Km – separerà questo centro da Caldonazzo, dove inizierà la salita più temuta, quel Menador che “mena” per davvero con i suoi 7900 metri al 9.9%. In particolare picchia dura il tratto di 2000 metri all’11.2% che termina in vista del penultimo dei nove tornanti della strada, costruita letteralmente strappandola alla roccia alla fine dell’Ottocento dai militari appartenenti ai reggimenti dei “cacciatori imperiali” e che all’epoca della Grande Guerra divenne per l’impero austro-ungarico la principale porta d’accesso al fronte dell’Altopiano di Asiago”. Spentisi gli echi del primo conflitto mondiale rimase una delle più spettacolari strade alpine italiane, che offre impareggiabili viste verso il Monte Panarotta e il sottostante Lago di Caldonazzo, che non è soltanto il più grande del Trentino ma anche il più “caldo” per temperatura delle acque tra tutti quelli presenti nell’arco alpino.
Giunti in vetta a quest’affascinante belvedere ne vedremo anche gli effetti sul gruppo: faranno più male gli aguzzi denti della Sega di Ala o le scudisciate dei tornanti del Menador?

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo del Tonale (1883 metri). Ampio valico prativo aperto tra il Monticello e la Cima di Cadì, costituisce anche il punto di separazione tra i massicci dell’Adamello e dell’Ortles-Cevedale. Sede della principale stazione di sport invernali della provincia di Trento, è valicato dalla SS 42 “del Tonale e della Mendola” tra Vermiglio e Ponte di Legno. Vi transita il confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. Dal 1933, anno dell’istituzione dei GPM, è stato inserito 29 volte nel tracciato del Giro, contando anche la tappa alternativa che avrebbe dovuto sostituire la Ponte di Legno – Val Martello nel 2013 e sulla quale neppure si riuscì gareggiare. Il primo a conquistare questa storica vetta fu Binda nel 1933, nel corso della conclusiva Bolzano – Milano, pure vinta dall’asso varesino. L’ultima scalata è avvenuta nel 2017 durante la tappa Tirano – Canazei vinta dal francese Pierre Rolland, con lo sloveno Matej Mohorič primo sul passo. Il Tonale è stato teatro anche di due arrivi di tappa, conquistati dal colombiano José Jaime González Pico nel 1997 e dall’elvetico Johann Tschopp nel 2010. Quest’anno non ci sarà Gran Premio della Montagna in vetta e non si tratta di una novità perché accadde anche nel corso della Selva di Val Gardena – Bormio del 2000 (vinta da Gilberto Simoni), quando il passaggio dal Tonale fu considerato valido solo come traguardo volante Intergiro, conquistato dallo spagnolo José Enrique Gutiérrez Cataluña.

Passo di Lases (639 metri). Coincide con l’omonima località, principale frazione del comune di Lona-Lases.

Sella di Pergine Valsugana (482 metri). Coincide con l’omonimo abitato.

Sella di Vignola (Masetti) (557 metri). Valicata dalla Strada Provinciale 228 “di Levico – Novaledo” tra Pergine Valsugana e il bivio per la salita del Vetriolo.

Passo del Compet (1383 metri). Si trova allo scollinamento della salita del Vetriolo, nel punto dove convergono le strade che salgono da Pergine Valsugana e da Levico Terme. Quest’ascesa è stata in passato affrontata cinque volte al Giro d’Italia, la prima nel 1966 al termine della Riva del Garda – Levico Terme, che prevedeva la salita dallo stesso versante di quest’anno e l’arrivo in fondo alla discesa, traguardo che fu conquistato dalla maglia rosa in persona, Gianni Motta, dopo che in vetta al Compet era transitato in testa lo spagnolo Julio Jiménez. Quest’ultimo sarà protagonista sul Vetriolo anche nel 1968, stavolta riuscendo a imporsi sul traguardo della Brescia – Lago di Caldonazzo, sempre salendo dal versante di Pergine. Dopo questi due precedenti bisognerà attendere ventidue anni per rivedere il Giro lassù, salitovi in occasione di una cronoscalata – stavolta affrontata da Levico, il versante più impegnativo – inserita nel tracciato del Giro del 1988 e vinta dall’americano Andrew Hampsten, che indossava la maglia rosa fin dallo storico tappone del Gavia innevato e che porterà le insegne del primato fino al conclusivo traguardo di Vittorio Veneto, primo e finora unico statunitense a conquistare la Corsa Rosa. Anche due anni più tardi si salirà dal versante di Levico nel finale della Brescia – Baselga di Pinè: era il Giro vinto da Gianni Bugno che quel giorno si piazzò secondo al traguardo, preceduto di 33” dal francese Eric Boyer dopo che in vetta al Vetriolo era transitato per primo lo spagnolo Eduardo Chozas. L’ultima scalata porta la data del 29 maggio del 2014, ma quel giorno non ci fu scollinamento perché si proseguì la scalata fino al Rifugio Panarotta, dove s’impose il colombiano Julián Arredondo, mentre il suo connazionale Nairo Quintana conservava la maglia rosa conquistata un paio di giorni prima nel tappone della Val Martello. Oltre ai precedenti del Giro, nel 1996 a Vetriolo Terme, poco oltre lo scollinamento del Compet, terminò un’altra gara organizzata dalla Gazzetta dello Sport, una tappa del Trofeo dello Scalatore vinta dal toscano Massimo Donati, mentre nel 2013 la medesima località è stata traguardo di una frazione del Giro del Trentino, vinta dal bielorusso Kanstantsin Siutsou.

Passo di Spiazzo Alto (1261 metri). È il nome ufficiale dello scollinamento della salita del Monterovere (o Menador che dir si voglia). Oltre a confluirvi la Strada Provinciale 133 “di Monterovere” (dalla quale proverranno i corridori) vi transita la Strada Statale 349 “di Val d’Assa e Pedemontana Costo” lungo la salita da Lavarone al Passo di Vezzena. Pur essendo una novità il “Menador”, dallo Passo di Spiazzo Alto il Giro è già transitato due volte, la prima nel 1972 durante la Solda – Asiago (vittoria del belga Roger De Vlaeminck, primo in vetta al Vezzena il suo connazionale Eddy Merckx), la seconda nella direzione opposta durante la Asiago – Corvara del 1993 (vittoria del veneto Moreno Argentin, scollinamento del Vezzena al trentino Mariano Piccoli).

Passo Cost (1298 metri). Vi transita la Strada Statale 349 “di Val d’Assa e Pedemontana Costo” lungo la salita da Lavarone al Passo di Vezzena. I corridori vi transiteranno in discesa provenendo dal Menador.

Valico di Chiesa (1171 metri). Coincide con l’omonima frazione del comune di Lavarone, luogo dove terminerà la tappa. È quotata 1172 metri sulle cartine ufficiali del Giro 2022.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
Mauro Facoltosi

Scorcio del Lago di Caldonazzo visto da una delle gallerie della strada del Menador e l’altimetria della diciasettesima tappa (www.alpecimbra.it)

Scorcio del Lago di Caldonazzo visto da una delle gallerie della strada del Menador e l’altimetria della diciasettesima tappa (www.alpecimbra.it)

CIAK SI GIRO

Fino a qualche anno fa il Trentino e l’Alto Adige erano territori quasi del tutto inesplorati dal cinema, poi il fiorire delle “film commission” in tutte le regioni italiane hanno “decentrato” produzioni che in passato si concentravano quasi esclusivamente nel Lazio, non tanto perché sede della capitale ma per la presenza degli studi di Cinecittà. Si pensi che un tempo esisteva un regolamento interno agli studi che prevedeva di pagare gli straordinari alla troupe se il luogo delle riprese si trovava a più di 40 Km dalla capitale! Così numerosi sono i film che in queste ultime stagioni hanno visto sbarcare sulle strade trentine i giganteschi tir che si portano dietro tutto il necessario per le riprese, riprese che nel 2012 hanno riservato un ruolo predominante al Grand Hotel Imperial di Levico Terme, l’albergo ospitato in quella che un tempo era la residenza estiva degli Asburgo. Nelle stanze dove si aggirò la principessa Sissi la protagonista stavolta divenne la bella Bella (si chiama proprio così), interpretata da Laura Chiatti: è la primadonna de “Il volto di un’altra”, film dove una star della tv dopo esser rimasta sfigurata viene operata in un’esclusiva clinica che altro non è che l’altrettanto elitario albergo della Valsugana.

Il Grand Hotel Imperial di Levico Terme trasformato in clinica di lusso ne Il volto di un’altra (www.davinotti.com)

Il Grand Hotel Imperial di Levico Terme trasformato in clinica di lusso ne "Il volto di un’altra" (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-volto-di-un-altra/50030983

FOTOGALLERY

Il sacrario del Passo del Tonale

Cles, Castel Cles

Scorcio del Lago di Santa Giustina

La Chiusa della Rocchetta, oltre la quale si apre la Piana Rotaliana

I vigneti della Piana Rotaliana

Le Piramidi di Segonzano

Lago di Lases

Il castello di Pergine Valsugana

In salita verso Vetriolo Terme

Lago di Caldonazzo

Laghetto alpino alle porte di Lavarone

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI APRICA

maggio 24, 2022 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione del 1962 a 60 anni dalla prima delle due vittorie consecutive di Franco Balmamion)

SALA STAMPA

Italia

Giro, Hirt trionfa all’Aprica. E per la maglia rosa Hindley è a 3” da Carapaz

Gazzetta dello Sport

Ungheria

Peák Barnabás csapatának nagy öröme és bánata

Magyar Nemzet

GRAN BRETAGNA

Jan Hirt wins brutal mountain stage at Giro d’Italia as race leader Richard Carapaz loses vital seconds

The Daily Telegraph

FRANCIA

Hirt vainqueur, Carapaz toujours en rose

L’Équipe

SPAGNA

Otro combate nulo

AS

PORTOGALLO

No Giro, Almeida dobrou, mas ainda não partiu

Público

BELGIO

Weer raak voor Intermarché-Wanty-Gobert in de Giro: Jan Hirt wint koninginnenrit, roze trui van Carapaz komt niet in gevaar

Het Nieuwsblad

PAESI BASSI

Thymen Arensman grijpt net naast zege in loodzware bergrit in Giro

De Telegraaf

GERMANIA

Kämna verpasst seinen zweiten Etappensieg knapp – Buchmann verliert viel Zeit

Kicker

REPUBBLICA CECA

Paráda na Giru. Neúnavný Hirt si v horách dojel pro etapové vítězství

Mladá fronta Dnes

COLOMBIA

Giro de Italia 2022: etapa para Jan Hirt, Richard Carapaz sigue de líder

El Tiempo

ECUADOR

Richard Carapaz mantiene liderato y Jan Hirt se lleva la etapa 16 del Giro de Italia

El Universo

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Vino divino (Rossana Casale)

METEOGIRO

Ponte di Legno: pioggia debole (0.3 mm), 13.9°C, vento debole da SW (10 km/h), umidità al 86%
Passo del Tonale (8.7 Km): pioggia modesta (0.5 mm), 9.2°C, vento moderato da SW (11 km/h), umidità al 85%
Cles (54.2 Km): pioggia modesta (0.4 mm), 19.4°C, vento moderato da SSW (11-19 km/h), umidità al 83%
Giovo – GPM (85.8 Km): pioggia debole (0.2 mm), 20°C, vento debole da WSW (6 km/h), umidità al 80%
Passo del Vetriolo* (GPM – 134.3 Km): pioggia modesta (0.3 mm), 8.8°C, vento moderato da SW (12-14 km/h), umidità al 83%
Lavarone: pioggia modesta (0.3 mm), 16.4°C, vento debole da SW (3-5 km/h), umidità al 78%

* Previsioni reletive al Rifugio Panarotta (1760 metri circa), scollinamento a quota 1383

GLI ORARI DEL GIRO

11.45: inizio diretta su RaiSport
12.20: inizio diretta su Eurosport 2
12.40: partenza da Ponte di Legno
13.00-13.10: scollinamento Passo del Tonale (no GPM)
14.00: inizio diretta su Rai2
14.40-15.00: GPM di Giovo
15.30-15.45: traguardo volante di Pergine Valsugana e inizio salita Vetriolo
16.00-16.30: GPM del Passo del Vetriolo
16.20-16.50: traguardo volante di Caldonazzo e inizio salita Monterovere
16.50-17.20: GPM di Monterovere
16.55-17.30: arrivo a Lavorone

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Borgato: “Nel giorno di riposo andavamo a cercare una salatina”
Professor Fagnani: “L’Adamello nasce dall’Adamello” (il fiume Adamello non esiste)
Pancani (parlando della salita del Goletto di Cadino): “La prima volta fu nel 1968 con il passaggio in testa di Niklas Axelsson” (Axelsson è nato nel 1972 e il Goletto è stato affrontato per la prima volta nel 1970)
Petacchi: “La maglia rosa di Lopez, che è 55 Kg”
Pancani: “È ancora in palio la maglia azzurra di Bouwman”
Rizzato: “Qualche goccia di pioggia è caduta sotto il gruppo maglia rosa”
Pancani: “Cadrò sognando di sognare” (citato il romanzo di Genovesi “Cadrò sognando di volare”)
Borgato: “La tappa di Torino è scoppiata a 70 Km dal traguardo”
Borgato: “Sul canale abbiamo avuto modo di parlare della Bora Hansgroe” (inteso come prima parte della diretta su RaiSport)
Petacchi: “Lo stop del bisogno fisico della maglia”
Saligari: “La piombata verso Grosio”
Saligari: “Sono appeso nelle maniglie della moto”
Rizzato: “C’è un po’ di vento contrario all’ingresso di Biandrate” (Biandrate è in Piemonte, oggi passavano da Bianzone, in Lombardia)
DS della Bahrain: “Non abbiamo capito se Pello è sceso dall’asfalto” (a proposito della caduta di Pello Bilbao)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della sedicesima tappa, Salò – Aprica

1° Simone Consonni
2° Fernando Gaviria s.t.
3° Rui Oliveira s.t.
4° Maximiliano Richeze s.t.
5° Mark Cavendish

Classifica generale

1° Roger Kluge
2° Pieter Serry a 10′16″
3° Bert Van Lerberghe a 17′31″
4° Mark Cavendish a 19′39″
5° Matthias Brändle a 23′08″

Miglior italiano Filippo Tagliani, 12° a 42′20″

IL GIRO DI 60 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1962 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

16a tappa: APRICA – PIAN DEI RESINELLI (123 Km) – 4 GIUGNO 1962

LO SPAGNOLO SOLER STACCA TUTTI E VINCE LA TAPPA – IL GIRO D’ITALIA DA OGGI SULLE STRADE DEL PIEMONTE
Gli scalatori si impongono al Pian dei Resinelli (m. 1270) – Balmamion, secondo al traguardo, avanza nella classifica generale – Lavoro febbrile nella Valle d’Aosta per preparare le strade ai ciclisti
Il corridore bianconero settimo a 4’23” dalla Maglia Rosa – Anche Taccone ha ridotto il suo svantaggio – Battistini conserva il primato in graduatoria – Lunga e vana fuga di Corsini nella fase centrale – Venerdì i “girini” impegnati sul Colle di Joux e sulla Tête d’Arpy – Le salite della tappa decideranno la corsa, che si concluderà il giorno dopo a Milano

La pista superpanoramica del Baradello allAprica illuminata di rosa in occasione del Giro 2022 (www.gazzetta.it)

La pista superpanoramica del Baradello all'Aprica illuminata di rosa in occasione del Giro 2022 (www.gazzetta.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

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Raduno di partenza Budapest
1a tappa: Budapest – Visegrad
2a tappa: Budapest – Budapest (cronometro individuale)
3a tappa: Kaposvár – Balatonfüred
4a tappa: Avola – Etna-Nicolosi (Rifugio Sapienza)
5a tappa: Catania – Messina
6a tappa: Palmi – Scalea (Riviera dei Cedri)
7a tappa: Diamante – Potenza
8a tappa: Napoli – Napoli
9a tappa: Isernia – Blockhaus
10a tappa: Pescara – Jesi
11a tappa: Santarcangelo di Romagna
12a tappa: Parma – Genova
13a tappa: Sanremo – Cuneo
14a tappa: Santena – Torino
15a tappa: Rivarolo Canavese – Cogne

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