VELOCISTI, ULTIMA CHANCE

maggio 26, 2022
Categoria: News

Ultima occasione per i velocisti sulle strade della Corsa Rosa. C’è il muro di Ca’ del Poggio da scalare, ma i 50 Km da percorrere successivamente per andare al traguardo dovrebbero consentire di neutralizzarne in gran parte gli effetti.

Il mare i “girini” lo vedranno per l’ultima volta domani, al raduno di partenza di Marano Lagunare, ma per diversi corridori l’ultima spiaggia sarà rappresentata dalla frazione odierna, estrema occasione per i velocisti per portare a casa un risultato, al termine di una tappa non del tutto pianeggiante ma nemmeno eccessivamente movimentata. È vero che ci sarà da fare i conti con il ripido muro di Ca’ del Poggio, ma i 50 Km che separeranno la cima dalla salita dal traguardo di Treviso dovrebbero metterli al riparo dagli effetti di questa verticale. In passato in altre due occasioni il muro trevigiano è stato inserito nel finale di tappe in linea e in entrambe si è arrivati in volata, con i successi di Mark Cavendish a Treviso nel 2013 e di Alessandro Petacchi a Valdobbiadene nel 2009 e in quest’ultimo caso il finale era molto più “tormentato” rispetto a quello sul quale si pedalerà oggi.
La pianura sarà protagonista per gran parte del tracciato, a partire dai 22 Km iniziali disegnati in Valsugana seguendo il corso del Brenta fino a Primolano, centro che i gli appassionati conoscono per le sue “scale” e il cui nome è finito nei libri di storia dello sport per l’incidente che vi capitò a Fausto Coppi il 2 giugno del 1950. Si stavano disputando i chilometri iniziali del tappone dolomitico di Bolzano, disegnato sul medesimo percorso che l’anno prima aveva visto il Campionissimo imporsi con quasi 7 minuti sul secondo, impresa che gli sarà stavolta negata da una caduta avvenuta poco prima d’imboccare le “scale” e che lo costringerà – per via della frattura al bacino – a una lunghissima convalescenza (la sua successiva vittoria sarà la cronometro di Terni al Giro dell’anno dopo). Anche nel 2022 i corridori dovranno affrontare quella breve e non troppo difficile salita (2.3 Km al 4.7%) sopra Primolano, soprannominata “scale” per i suoi sette tornanti che sgusciano accanto alle fortificazioni erette a difesa del confine tra il Regno d’Italia e l’impero austro-ungarico, precipitosamente abbandonate dopo la disfatta di Caporetto. Raggiunta la vicina Arsiè il gruppo s’infilerà nel corridoio naturale che separa il massiccio del Monte Grappa dal gruppo delle Vette Feltrine, il più meridionale delle Dolomiti, puntando quindi su Feltre, piccola città d’arte il cui cuore è rappresentato da Piazza Maggiore, alla quale si sale attraverso la suggestiva Via Mezzaterra.
Dopo il Brenta, a questo punto il gruppo incontrerà un altro compagno di viaggio, il fiume Piave, sulle cui sacre sponde si giungerà dopo esser transitati ai piedi del colle sul quale sorge il Santuario dei Santi Vittore e Corona, eretto nel luogo dove furono collocati i resti dei due santi, martirizzati in Siria e portati in Italia dai crociati. Percorso un altro canale naturale, la “Stretta di Quero”, il gruppo farà il suo ingresso nella pianura veneta per lasciarla quasi subito e dirigersi verso Valdobbiadene, che non è soltanto la capitale del Prosecco ma anche un centro apprezzato anche dagli amanti nella natura per la presenza di ben sei alberi monumentali dei 22.000 tutelati dalla guardia forestale (il più alto è il tiglio della località Boc, che raggiunge i 29 metri, il più largo è il faggio situato in località Zimion, la cui circonferenza è di 6.5 metri). Nei successivi 24 Km si percorrerà a ritroso quello che fu il finale della tappa a cronometro di Valdobbiadene del Giro del 2020 – partita da Conegliano e vinta da Filippo Ganna – andando ad affrontare una docile ascesa di 1800 metri al 5.3% subito dopo la quale si giungerà a Guia, piccola frazione la cui chiesa parrocchiale si dice sia stata progettata dal celebre scultore Antonio Canova, nativo della non distante Possagno. Planati su Col San Martino, presso la quale la chiesa di San Vigilio si staglia dal 1100 su di una piccola elevazione ammantata di vigneti e “dotata” di una bella vista panoramica, si ritroverà la pianura pedalando verso Farra di Soligo, centro dominato dal complesso fortificato medioevale delle Torri di Credazzo. Il muro di Ca’ del Poggio bussa alle porte, anche se non è ancora arrivato il momento d’affrontarlo perché prima bisognerà scavalcare la penultima difficoltà altimetrica di giornata, la pedalabile Sella di Mire, 1200 metri al 4.2% che iniziano nel paesino di Refrontolo, conosciuto il suo Passito D.O.C.G. e che merita una sosta anche per ammirare l’antico e delizioso Molinetto della Croda, risalente al 1630. Eccolo il muro: quando all’arrivo mancheranno poco più di 50 Km una rotatoria annuncerà l’inizio della ripida verticale, 1.1 Km al 12.3% e un picco del 19% che il ciclismo ha scoperto in occasione della citata tappa del Giro del 2009 e che da allora è divenuto un irresistibile richiamo e non solo per la “Corsa Rosa”. Già l’anno successivo fu ripetuto per ben 11 volte al campionato nazionale vinto da Giovanni Visconti, nel 2014 vi sono salite le atlete impegnate nella tappa di San Fior del Giro d’Italia femminile (vinta dalla londinese Emma Pooley) mentre nel 2018 in vetta al muro era fissato l’arrivo dell’ultima tappa del Giro riservato ai dilettanti, una cronometro individuale di 22 Km vinta dall’australiano Robert Stannard.
Da qui in avanti non s’incontreranno più ostacoli naturali per il gruppo, che ora planerà velocemente verso Susegana, centro presso il quale s’incontra l’interessante complesso fortificato del Castello di San Salvatore, il cui attuale aspetto è quello della ricostruzione successiva ai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale. I tragici ricordi del primo conflitto mondiali sono onnipresenti nella valle del Piave, che i “girini” a breve supereranno per la seconda e ultima volta in questa tappa sul Ponte della Priula, a breve distanza dal tempio votivo inaugurato nel 1983 in memoria dei caduti di tutte le guerre. Una battaglia si comincerà vedere anche in questi frangenti perché, mancando oramai poco più di 30 Km all’arrivo, il gruppo inizierà sempre più velocemente a erodere il vantaggio accumulato strada facendo dai fuggitivi di giornata, che potrebbero almeno avere l’onore delle armi di transitare ancora in testa alla corsa al primo passaggio dal traguardo. Un veloce circuito semicittadino di una decina abbondante di chilometri consentirà, nel frattempo, ai velocisti di prendere le misure del lungo rettilineo d’arrivo, ultima spiaggia per mostrar le chiappe agli avversari.

I VALICHI DELLA TAPPA

Colle di Chiesa (352 metri). Valicato dalla Strada Regionale 50 bis “del Grappa e del Passo Rolle” tra Primolano e Arsiè, all’altezza dell’abitato di Fastro. È la salita comunemente nota con il toponimo di “Scale di Primolano”, quotata 350 metri sulle cartine del Giro 2022. Inserita spesso nel percorso del Giro d’Italia, quest’anno ospiterà per la seconda volta nella storia un Gran Premio della Montagna dopo di quello conquistato nel 2014 dal belga Tim Wellens durante la tappa Sarnonico – Vittorio Veneto, vinta dal laziale Stefano Pirazzi.

Sella di Arten (319 metri). Si trova nei pressi dell’omonima località, frazione del comune di Fonzaso.

Sella di Santa Lucia (319 metri). Attraversata dalla Strada Statale 50 “del Grappa e del Passo Rolle” tra Feltre e Arten, coincide con il bivio per Caupo e per il versante settentrionale del Monte Grappa.

Sella di Mire (220 metri). Valicata dalla Strada Provinciale 86 “delle Mire” tra Refrontolo e il bivio per San Pietro di Feletto.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Mauro Facoltosi

Porta di San Tomaso a Treviso e l’altimetria della diciottesima tappa (www2.comune.treviso.it)

Porta di San Tomaso a Treviso e l’altimetria della diciottesima tappa (www2.comune.treviso.it)

CIAK SI GIRO

Ogni anno, a partire dal 2014, il Giro ha introdotto nel percorso le “wine stage” dedicate ai vini più prestigiosi prodotti nella nostra nazione. I primi sono stati Barbaresco e Barolo (2014), i quali hanno avuto come degni successori il Prosecco (2015), il Chianti (2016), il Sagrantino di Montefalco (2017), i vini della Franciacorta (2018), il Sangiovese di Romagna (2019), nuovamente il Prosecco (2020), il Brunello di Montalcino (2021) e lo Sforzato di Valtellina quest’anno. Il cinema, invece, di film specificamente dedicati ne ha fatti pochissimi, giusto un paio. È del 2013 Vinodentro, che prende ispirazione dal Marzemimo citato da Mozart nel “Don Giovanni” ed è interamente girato in Trentino, mentre di tre anni più tardi è “Finché c’è prosecco c’è speranza”, mescita tra commedia e film giallo che ruota attorno alla scomparsa del conte Desiderio Ancillotto e una serie di altri omicidi che hanno come filo conduttore il Prosecco: le indagini porteranno l’ispettore Stucky, interpretato da Giuseppe Battiston, fino alla panoramica chiesetta di San Lorenzo, sopra Farra di Soligo, dalla quale si gode una stupenda vista sui vigneti tutt’attorno.

La chiesetta di San Lorenzo a Farra di Soligo vista nel film Finché cè prosecco cè speranza (www.davinotti.com)

La chiesetta di San Lorenzo a Farra di Soligo vista nel film "Finché c'è prosecco c'è speranza" (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location dei film citati


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/finche-c-e-prosecco-c-e-speranza/50042126

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/vinodentro/50047098

FOTOGALLERY

Il Brenta attraversa il centro di Borgo Valsugana

Uno dei tornanti “fortificati” delle Scale di Primolano

Piazza Maggiore a Feltre

Santuario dei Santi Vittore e Corona

Il fiume Piave e la Stretta di Quero

La chiesa parrocchiale di Guia

Col San Martino, Chiesa di San Vigilio

Farra di Soligo, le Torri di Credazzo sovrastano i vigneti del Prosecco

Refrontolo, Molinetto della Croda

Il rettilineo iniziale del muro di Ca’ del Poggio

Susegana, Castello di San Salvatore

Ponte della Priula, tempio votivo

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