UN COLOMBIANO A SUPERGA: LA MILANO-TORINO 2016 È DI MIGUEL ÁNGEL LÓPEZ
Il giovane talento dell’Astana, grazie ad una imperiosa azione all’inizio della seconda e ultima ascesa verso Superga, vince la 97° edizione della Milano – Torino scrollandosi di dosso nelle ultime centinaia di metri il canadese Michael Woods (Team Cannondale Drapac), che era stato l’artefice dell’azione decisiva. Terzo il compagno di squadra Rigoberto Urán Urán, che insieme al gruppo dei migliori aveva dato troppo spazio all’azione di López e Woods. Diego Ulissi (Team Lampre Merida), primo degli italiani, giunge quinto e anticipa Fabio Aru (Team Astana), tra i favoriti della vigilia.
La Milano – Torino può vantarsi a ragion veduta per essere la corsa ciclistica più antica del mondo, essendosi svolta per la prima volta nel 1876. L’edizione 2016 vedeva ai nastri di partenza 18 squadre, di cui 11 World Tour. Ottima la lista partenti, con alcuni nomi tra i più in voga del ciclismo mondiale, anche in considerazione dei prossimi appuntamenti, che proporranno il Giro di Lombardia di sabato e i Campionati del Mondo di Doha ad inizio Ottobre, a conclusione di una stagione molto fitta. I 186 km del percorso odierno riservavano le emozioni più forti nel finale, con la doppia scalata verso il Santuario di Superga a decidere il vincitore della corsa disegnata tra Lombardia e Piemonte. Dopo la partenza da San Giuliano Milanese si alternavano i vari tentativi di fuga; quello più interessante vedeva impegnati, dopo una ventina di chilometri dalla partenza, Eduard Grosu (NIPPO – Fantini), Alessandro De Marchi (Team BMC) e Peter Kennaugh (Team Sky). Il gruppo dava via libera al terzetto, che raggiungeva un vantaggio massimo superiore agli 11 minuti a circa 100 km dalla conclusione. Il gruppo iniziava ad aumentare l’andatura su iniziativa del Team Astana e del Team Movistar. Seguiva una fase interlocutoria tra i meno 100 e i meno 50 km all’arrivo, dove le note di cronaca più interessanti erano il vantaggio della fuga che diminuiva progressivamente ed una caduta che coinvolgeva, a circa 55 km dalla conclusione, Michele Scarponi (Team Astana), Rubén Fernández e Adriano Malori (Team Movistar). Tutti e tre i ciclisti erano costretti ad abbandonare la corsa ed il più malconcio di tutti pareva essere Malori, vittima di una frattura alla clavicola. Stagione da dimenticare per il parmense, che dopo l’altro grave infortunio patito a gennaio al Tour de San Luis e il rientro nelle corse canadesi di inizio settembre, vede concluso questo disgraziato 2016, agonisticamente parlando, con un altro infortunio. Nel frattempo il terzetto di testa iniziava la prima scalata verso Superga con meno di un minuto sul gruppo, che continuava a mantenere un’andatura molto elevata e risucchiava i fuggitivi lungo la salita. Era Edoardo Zardini (Bardiani CSF) uno dei primi a tentare l’attacco, riprendendo e superando Kennaugh, ultimo fuggitivo rimasto davanti, ma l’Astana ricuciva subito sull’atleta veneto. Il gruppo scollinava il primo GPM composto da non più di una ventina di unità. Prima della seconda e decisiva scalata verso Superga tentava la sortita un gruppetto formato da una decina di atleti, tra i quali si segnalavano Michael Woods (Team Cannoncale Drapac) e Miguel Ángel López (Team Astana). Proprio questa coppia caratterizzava il finale, con il canadese che scattava a circa meno 4 km dalla conclusione. Dopo un attimo di titubanza, il colombiano partiva a circa 3 km e mezzo dall’arrivo e raggiungeva Woods un chilometro più avanti. Dietro il gruppo dei migliori, molto sfilacciato, provava a chiudere disperatamente sul duo davanti, che però poteva vantare un vantaggio di circa 30 secondi a circa un chilometro dall’arrivo. Ai meno 400 metri López era protagonista di una potente accelerazione che lasciava di sasso Woods, incapace di reagire. Il piccolo colombiano vinceva così a braccia alzate sul traguardo di Superga, mentre Woods era secondo a 9 secondi. Rigoberto Urán, compagno di squadra di Woods e autore di un finale in crescendo, chiudeva in terza posizione a 14 secondi dal colombiano. Quarto giungeva “Dani” Moreno (Team Movistar) a 19 secondi e chiudeva la top five, a 23 secondi di ritardo e primo degli italiani, Diego Ulissi (Team Lampre Merida), che anticipava Fabio Aru (Team Astana). López conferma di essere un talento del ciclismo, in considerazione dei suoi 22 anni, e dopo la vittoria del Giro di Svizzera ottiene un’altra affermazione di prestigio in questa stagione. Segnali comunque interessanti per il Giro di Lombardia, in programma sabato, a cui prenderanno parte molti ciclisti che hanno partecipato alla Milano-Torino. Nel frattempo, domani è in programma il Gran Piemonte, altra corsa dall’indiscusso fascino e più adatta alle ruote veloci: sarà quindi un ottimo test per affinare la preparazione in vista del Mondiale di Doha, sulla carta favorevole ai velocisti.
Giuseppe Scarfone

Il colombiano López alla caccia del canadese Woods sulla salita di Superga (foto Bettini)
TRE VALLI: ALTRO SQUILLO DI COLBRELLI
Il bresciano brucia in volata Diego Ulissi e Francesco Gavazzi, cogliendo il terzo successo in 12 giorni, dopo Coppa Agostoni e Coppa Sabatini. Raggiunto all’ultimo chilometro Uran, il più brillante in salita. Non molto incisivo l’attacco all’ultimo giro di Aru, assistito oggi anche dal rientrante Nibali.
È senza dubbio Sonny Colbrelli l’azzurro più in forma nella fase calante della stagione. Già vincitore di Coppa Agostoni e Coppa Sabatini nelle ultime due settimane, nonché pedina fondamentale per la Bardiani-CSF nel successo di Ruffoni al GP Beghelli, il bresciano ha confermato il suo stato di grazia alla Tre Valli Varesine. Il tris nelle classiche italiane di settembre è arrivato allo sprint, ma non prima che Colbrelli impreziosisse l’affermazione finale rendendosi protagonista all’ultimo giro.
Prima di allora, ad eccezione della fuga della prima ora imbastita da Grosu, Dempster e Boev, facilmente neutralizzata dal gruppo a dispetto di un vantaggio massimo di quasi 10’, l’azione si era concentrata perlopiù tra i 55 e i 30 km all’arrivo, quando diversi gruppetti di buon livello medio avevano provato la sortita.
Il primo osservato speciale ad evadere dal gruppo è stato Moreno Moser, a 3 km circa dalla conclusione del quinto dei nove giri sul circuito finale di Varese, di 12.8 km. L’azione del trentino ha dato il la ad una girandola di scatti e controscatti dalla quale, dopo che anche il rientrante Nibali e Diego Rosa avevano messo la testa fuori, è emerso un drappello composto da De Marchi, Fuglsang, Roy, Velasco, Slagter e Niemec, raggiunti in un secondo tempo da Santaromita, Cort Nielsen, Gogl e Dayer Quintana.
Dalle ceneri di tale iniziativa, quasi azzerata già a 35 km dal termine, è nata un’ulteriore offensiva che, oltre ad alcuni superstiti della precedente, ha visto l’inserimento – tra gli altri – di Cunego, Puccio, Elissonde e Barguil. Già a poco più di due giri dalla conclusione, però, il plotone era di nuovo compatto, e soltanto due scatti velleitari di Combaud e Di Gregorio hanno animato la penultima tornata, contrassegnata dal forcing della BMC di Gilbert.
A 11 km dal termine, all’ultimo passaggio sull’ascesa di Via Montello, i favoriti hanno finalmente rotto gli indugi: il primo a muoversi è stato Fabio Aru, che ha sgranato il gruppo, ma senza riuscire a romperlo; più incisivo il secondo affondo, operato da Davide Villella. Le distanze non si sono però dilatate a sufficienza da scongiurare un generale ricompattamento nella successiva discesa, malgrado gli sforzi per alimentare l’azione di un Aru marcato stretto proprio da Colbrelli.
La Lampre, che poteva contare ancora su Mori e Petilli per lanciare Ulissi, si è incaricata di pilotare il gruppo fino all’imbocco della salita di Via Vigevano, dove il toscano ha immediatamente attaccato. Keukelaire è stato il più pronto ad incollarsi alla sua ruota, presto imitato da Brambilla e Sbaragli. Nessuno ha però fornito collaborazione ad Ulissi, condannando così il quartetto a subire il rientro dei resti del gruppo a 2 km circa dalla conclusione.
Brambilla, per l’occasione capitano della Nazionale Italiana, ha riprovato in prima persona, ma è stato il successivo contrattacco di Uran a lasciare il segno. Il colombiano ha fatto il vuoto, e soltanto il grande lavoro di Franco Pellizotti, in barba alle trentotto primavere sulle spalle, ha tenuto il gruppo ad una distanza recuperabile. Per riacciuffare Uran è servito però un ulteriore scatto di Ulissi, riportatosi sul battistrada a 900 metri dal traguardo, trascinandosi dietro Gavazzi e Colbrelli. E forse proprio la presenza di due uomini così veloci ha prodotto lo stallo che ha consentito agli inseguitori di rientrare a 400 metri dall’arrivo, rimandando i verdetti allo sprint.
La volata si è sviluppata su due corsie parallele: Ulissi è partito lungo sulla sinistra, con Colbrelli a ruota; Pellizotti ha lanciato la progressione di Gavazzi al centro. Il treno buono si è rivelato essere il primo, obbligando Gavazzi a lasciare la ruota del compagno a favore di quella di Colbrelli quando era ormai troppo tardi per andare oltre la terza piazza. Il bresciano ha così potuto saltare con apparente facilità Ulissi e firmare il settimo successo stagionale, forse il più prestigioso sin qui in carriera.
Il primo dei non italiani è stato Slagter, quarto in una top 10 di altissimo livello, completata da Visconti, Gilbert, Keukelaire, Brambilla, Aru e Sbaragli. Solo pochi anni fa, sarebbe stato difficile immaginare un ordine d’arrivo simile, a riprova di quanto sia stato azzeccato lo spostamento in calendario da agosto a settembre, tra Vuelta e Mondiale.
Poco è mancato che, anziché a Colbrelli, il titolo di giornata spettasse alla vittima dell’ennesimo incidente di gara tra una bicicletta ed un mezzo motorizzato. Non è stata questa volta colpa di un motociclista sconsiderato, ma di un uomo entrato in auto sul tracciato, in senso contrario alla marcia dei corridori. La vettura si è scontrata frontalmente con una moto della polizia, e per l’agente coinvolto si sospetta la frattura del bacino. Un bilancio grave ma che rischiava di essere ben peggiore, considerando ciò che sarebbe avvenuto se lo scontro fosse avvenuto con il gruppo.
Matteo Novarini
CLASSIFICA FINALE
1 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF 4:48:18
2 Diego Ulissi (Ita) Lampre – Merida
3 Francesco Gavazzi (Ita) Androni Giocattoli – Sidermec
4 Tom Jelte Slagter (Ned) Cannondale-Drapac
5 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team
6 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
7 Jens Keukeleire (Bel) Orica-BikeExchange
8 Gianluca Brambilla (Ita) Etixx – Quick-Step
9 Fabio Aru (Ita) Astana Pro Team
10 Kristian Sbaragli (Ita) Dimension Data
RUFFONI FA SUO IL BEGHELLI AL FOTOFINISH
Il Gran Premio Bruno Beghelli va al bresciano della Bardiani CSF Nicola Ruffoni, che sul rettilineo finale precede di un soffio Filippo Pozzato (Wilier Triestina) ed il belga della Orica Greenedge Jens Keukeleire
Terza vittoria stagionale, e prima in territorio italiano, per Nicola Ruffoni, di professione velocista, che nella sua ancora breve carriera si era distinto per la costanza nei piazzamenti e che solo da luglio in poi sta “imparando a vincere”, visto che i suoi trionfi iniziano proprio in quel momento, al Giro d’Austria. È proprio l’abitudine a vincere che fa la differenza tra uno sprinter di medio livello e uno di alto livello.
Il Gran Premio Beghelli è una gara meno dura del Giro dell’Emilia corso ieri, ma non è comunque da sottovalutare visti i dieci giri sul circuito che prevede la salita di Zappolino, due chilometri al 7%, e il classico arrivo in quel di Monteveglio. Una prova adatta quindi a tanti tipi di soluzione, dai colpi del finisseur alla volata generale.
Subito dopo il via se ne vanno in sette – Christian Eiking (FDJ), Yuma Koishi (Nippo-Fantini), Diego Rubio (Caja Rural – RGA), Alberto Nardin (Androni-Sidermec), Artur Ershov (Gazprom – RusVelo), Thierry Hupond (Delko Marseille) e Andrea Ruscetta (GM Europa Ovini) – e riescono a guadagnare un vantaggio massimo di quattro minuti sul gruppo.
L’andatura del gruppo inseguitore è incostante e di conseguenza il gap con i fuggitivi prima diminuisce in seguito a qualche accelerata per poi riprendere ad aumentare. Va avanti così fino a quando interviene l’Orica Greenedge che impone il suo ritmo al plotone e che non lascia scampo a molti: in coda alla squadra australiana rimangono una trentina di corridori e saranno questi a giocarsi la corsa.
In testa, invece, la stanchezza toglie di mezzo cinque settimi dei battistrada e così Nardin e Rubio hanno strada sgombra davanti a loro, ma il gruppo rinviene davvero quasi a doppia velocità e li riprende a trenta chilometri dal traguardo.
Le squadre che conducono quel che rimane del gruppo sono troppo interessate a giungere in volata per cui a nessun tipo di attacco viene concesso un minimo spazio. La volata viene lanciata da Sonny Colbrelli, che fa da pesce pilota per il compagno di squadra Ruffoni, il quale parte a circa duecento metri dall’arrivo impedendo ad un volenteroso Pozzato di potergli piazzare la propria ruota davanti. Il portacolori della Bardiani va a precedere il corridore veneto e poi Keukeleire, Colbrelli, Consonni, Guarnieri, Napolitano, Sbaragli, Cort Nielsen, il vero beneficiario del gran lavoro degli Orica, e Gavazzi.
Paolo Terzi

Ruffoni vince allo sprint l'edizione del ventennale del Gran Premio Bruno Beghelli (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
BOASSON HAGEN-TERPSTRA, E’ FESTA PER DUE
Vera e propria rivoluzione nella frazione conclusiva dell’Eneco Tour, caratterizzata da pioggia e diverse cadute, tra cui quella del leader della generale Rohan Dennis costretto al ritiro. A emergere sono il norvegese della Dimension Data e l’olandese dell’Etixx-QuickStep, che attaccano con altri corridori a 45 km dal traguardo e conquistano rispettivamente vittoria di tappa e classifica finale. 11° posto di giornata per Marco Marcato mentre Peter Sagan paga la debolezza della sua squadra e deve accontentarsi del 3° posto nella generale alle spalle anche di Oliver Naesen.
Per il secondo anno consecutivo, e quarto negli ultimi 5, è stato il muro di Grammont, salita simbolo del Giro delle Fiandre al di là del fatto che da qualche stagione non viene più inserito nel percorso della Ronde, a ospitare la conclusione dell’Eneco Tour, al termine di una tappa di 197,8 km con partenza da Bornem e caratterizzata nella seconda parte da altri 17 muri, tra cui il Tenbosse, il Bosberg e lo stesso Grammont scalato in totale in 4 occasioni. A rendere ancora più impegnativa e soprattutto più imprevedibile la corsa ci si è messa poi la pioggia, che si è abbattuta lungo tutto il tracciato come mai era accaduto nelle ultime stagioni al Giro delle Fiandre.
Con una classifica generale ancora piuttosto corta e i corridori che non avevano nulla da perdere gli attacchi si sono susseguiti uno dopo l’altro fin dalle prime battute finchè, dopo 65 km, non hanno preso il largo Roy Curvers (Giant-Alpecin), Carlos Verona (Orica-Bike Exchange), Brian Van Goethem (Roompot-Oranje), Marc Sarreau (Fdj), Ruslan Tleubayev (Astana), Lars-Petter Nordhaug (Team Sky), Simone Antonini (Wanty-Groupe), il due volte vincitore dell’Eneco Tim Wellens (Lotto-Soudal) e soprattutto Winner Anacona (Movistar), distanziato di soli 1′07” da Rohan Dennis (Bmc) nella generale, il che ha obbligato sia la formazione rossonera, sia la Tinkoff di Peter Sagan a tirare a fondo per annullare il gap, che comunque non ha mai superato i 2 minuti. Così, però, entrambe le formazioni hanno sacrificato diversi uomini che, invece, sarebbero risultati utili nel finale. Sia il plotoncino al comando, sia il gruppo si sono dunque selezionati notevolmente con il susseguirsi dei muri finchè, tra i -50 e i -45 al traguardo, non sono avvenuti i due momenti decisivi della corsa. Il primo è stata la caduta in un tratto di pianura apparentemente innocuo di Lars Boom (Astana), molto attivo nelle fasi precedenti, e soprattutto di Dennis, che riuscirà a ripartire solo dopo circa un minuto per ritrovarsi in un gruppetto di corridori staccati e abbandonare la corsa con il morale a terra molti chilometri più tardi. Il secondo è stato l’attacco portato da Bob Jungels e Niki Terpstra (Etixx-QuickStep), Olivier Naesen (Iam Cycling), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), Jasha Sütterlin (Movistar) e Chris Juul Jensen (Orica-BikeExchange), insieme ai quali c’erano inizialmente anche André Greipel (Lotto-Soudal), Boy Van Poppel (Team Sky) e Alexey Lutsenko (Astana), che però rimarranno a loro volta attardati per via di cadute.
Ormai privo di compagni di squadra al fianco Sagan non ha colto l’attimo giusto per rientrare ed è rimasto in un plotoncino, comprendente anche Marco Marcato (Wanty-Groupe), nel quale ha trovato una certa collaborazione solo da Tom Dumoulin (Giant-Alpecin). Inutiile è stata anche una sua sparata in coincidenza con il penultimo passaggio sul Grammont, anche perchè Zdeněk Štybar (Etixx-QuickStep) lo ha marcato strettamente; un altro atleta che avrebbe potuto dire la sua come Greg Van Avermaet (Bmc) è stato dal canto suo attardato dalla caduta di Boom e Dennis e solo in un secondo momento riuscirà a rientare sul gruppetto Sagan, insieme, tra gli altri, a Wilco Kelderman e Jos Van Emden (Lotto NL-Jumbo), mentre gli uomini in testa alla corsa non si sono mai fermati. Tra questi ultimi, in particolare Jungels ha svolto un gran lavoro in funzione di Terpstra, che alla vigilia era distanziato di soli 27” da Dennis in classifica generale ed è andato a conquistarne altri 9 di abbuono passando in testa nei tre sprint intermedi del Chilometro d’Oro, posto in coincidenza con l’ultimo passaggio sul Bosberg, ai -20 dal traguardo.
Non c’è stato nulla da fare, dunque, per gli inseguitori e gli uomini al comando, rimasti in tre per i cedimenti nell’ordine di Juul Jensen, di Jungels e Sütterlin, hanno tirato dritto fino all’ultimo chilometro, con Terpstra e Naesen, anch’egli interessato a scalare la classifica generale, che hanno dato impulso all’azione mentre Boasson Hagen, peraltro a sua volta in leggera difficoltà nel corso dei muri precedenti, ha badato a risparmiare energie andando a caccia del successo di tappa, anche perchè l’arrivo non era posto in cima al Grammont ma a metà dello stesso, prima del tratto più duro. La strategia del 29enne norvegese, già vincitore dell’Eneco Tour nel 2009 e nel 2011, si è rivelata azzeccata ed è stato lui a cogliere il successo parziale, il 9° in quella che per lui è stata la stagione del rilancio dopo che nelle precedenti era stato frenato da problemi fisici, mentre 2° e 3° hanno chiuso nell’ordine Terpstra e Naesen con Dumoulin e Van Avermaet, autore quest’ultimo di un gran finale, rispettivamente 4° e 5° a 42”, un Sagan comunque meno brillante del previsto 6° a 46” con in scia Kelderman e Van Emden 8° a 48”, seguito da Ion Izagirre (Movistar), Dimitriy Gruzdev (Astana) e dall’italiano Marcato che ha conquistato un discreto 11° posto ed è stato l’unico azzurro di giornata ad entrare nel vivo della corsa.
Il successo della classifica generale è dunque andato al 32enne Terpstra, che ha avuto un supporto determinante dall’Etixx-QuickStep, sia nella cronosquadre di Sittard che nella tappa conclusiva ma che comunque da anni è competitivo ai massimi livelli nelle classiche del Nord, tanto essersi aggiudicato nel 2014 la Parigi-Roubaix. Secondo a 31” ha chiuso Naesen, non più una sorpresa dopo il recente successo al GP Plouay, 3° a 1′00” un Sagan comunque grandissimo protagonista che ha conquistato due tappe e la classifica a punti e che sarà l’uomo da battere ai Mondiali di Doha, 4° a 1′02” il sempre presente Van Avermaet, 5° a 1′03” un Van Emden che si è dimostrato competitivo non solo nelle prove a cronometro, 6° a 1′11” un Kelderman che non ha probabilmente il motore per tenere con i migliori nelle montagne dei grandi Giri ma che nelle brevi corse a tappe può sempre dire la sua, 7° a 1′15” uno Stybar ritrovato dopo che negli ultimi mesi aveva combinato pochino, 8° a 1′19” il regolarista Ion Izagirre, 9° a 1′22” un Tom Dumoulin da elogiare per essere rimasto quasi costantemente ad alti livelli fin dall’inizio della stagione e 10° a 1′31” uno Jungels tornato protagonista dopo essere stato la rivelazione dell’ultimo Giro d’Italia. Altri uomini che hanno detto la loro in quest’Eneco Tour sono stati, oltre allo sfortunato Dennis, Dylan Groenewegen (Lotto NL-Jumbo) e Luka Pibernik (Lampre-Merida), ambedue vincitori di tappa, e Bert Van Lerberghe (Topsport Vlaanderen) che ha conquistato la classifica degli sprint intermedi.
Marco Salonna

Il norvegese Boasson Hagen vince l'ultima e decisiva tappa dell'Eneco Tour 2016 (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
VITTORIA PER PIBERNIK, DENNIS RESISTE
A sorpresa la fuga arriva al traguardo in quel di Lanaken e a spuntarla sui quattro compagni d’avventura è il 22enne della Lampre-Merida, alla prima vittoria in una corsa WT dopo i due titoli sloveni conseguiti nel 2013 e nel 2015, che regola nell’ordine Mark McNally e Bert Van Lerberghe mentre Giacomo Nizzolo conquista il 6° posto aggiudicandosi la volata del gruppo. Giornata positiva per il leader della generale che supera il primo scoglio mantenendo 16” di margine sul compagno Taylor Phinney e 27” su Peter Sagan, che dovrà ora puntare tutto sul muro di Grammont, ai cui piedi si concluderà l’ultima frazione dell’Eneco Tour.
Dopo la cronosquadre di Sittard che ha ridisegnato la classifica generale, con Rohan Dennis (Bmc) tornato saldamente al traguardo, l’Eneco Tour è proseguito con la 6a e penultima tappa, 185,2 km da Riemst a Lanaken, che da un lato si poteva prestare ad attacchi dei big, in virtù dei 6 muri disseminati lungo il percorso, dall’altro era aperta ad un ennesimo arrivo a ranghi compatti, alla luce del fatto che le salite previste non erano particolarmente selettivi e che dopo la vetta dell’ultimo strappo di giornata, il Muizenberg, vi erano ancora 18 km da percorrere per andare al traguardo, più che sufficienti per recuperare.
In ogni caso la corsa è stata fortemente condizionata dal punto di vista tattico dalla situazione in classifica, con le squadre dei più diretti inseguitori di Dennis, e su tutte la Tinkoff di Peter Sagan, interessate ad arrivare in volata per guadagnare secondi di abbuono; al contrario, la Bmc era più che interessata a mantenere lo status quo e dunque a dare via libera alla fuga di giornata, che ha avuto come protagonisti i soliti Bert Van Lerberghe (TopSport Vlaanderen) e Mark McNally (Wanty-Groupe), in lotta per la maglia verde degli sprint intermedi che resterà appannaggio del fiammingo, e con loro anche Berden De Vries (Roompot Oranje), Luka Pibernik (Lampre-Merida), Alexis Gougeard (Ag2r) e Chad Haga (Giant-Alpecin), all’inseguimento dei quali con un’azione alquanto velleitaria, iniziata ben oltre la metà del percorso, si è poi portato Patrick Bevin (Cannondale-Drapac), che è rimasto a “galla” tra la testa della corsa e il gruppo inseguitore per diversi chilometri, ma nel finale è stato ripreso e staccato. Il vantaggio degli uomini al comando, che hanno proceduto sempre di comune d’accordo e solo nel corso dell’ultimo passaggio sul Muizenberg sono rimasti in 5 per il cedimento di De Vries, non ha mai superato i 5′ ma la loro azione è stata favorita dal fatto che la Tinkoff da sola non ha avuto le forze per chiudere il gap, con i soli Maciej Bodnar e Nikolay Trusov rimasti a supportare Sagan negli ultimi chilometri. Inoltre, una formazione che poteva dare un contributo importante come la Etixx-QuickStep non ha avuto interesse a tirare, dal momento che Marcel Kittel è stato tra i primi a perdere contatto, al pari di Andrea Guardini (Astana) e di Caleb Ewan (Orica-BikeExchange). Altre formazioni come la Lotto-Soudal hanno preso l’iniziativa solo dopo l’ultimo scollinamento, in modo da non mettere in difficoltà André Greipel nei tratti più duri.
Sembrava comunque che il gruppo, forte ancora di un centinaio di unità, sarebbe stato in grado di recuperare i 2 minuti che ancora li separavano dai fuggitivi negli ultimi 18 km ma, a differenza di quanto era accaduto nella tappa di Ardooie, questi hanno continuato a darsi cambi regolari fino al rettilineo finale e, agevolati anche dalla serie di curve presenti nell’abitato di Lanaken che hanno impedito al plotone di sprigionare altissime velocità, sono riusciti a giocarsi il successo. Il primo a lanciarsi è stato Gougeard ma nulla ha potuto contro la progressione di Pibernik, che, dopo i due campionati nazionali del 2013 e nel 2015, è andato a cogliere il suo primo successo in carriera in una corsa WT regalando una gioia a una Lampre-Merida che aveva raccolto molto poco in questo Eneco Tour, pur avendoci provato più volte nelle tappe precedenti, soprattutto con Yukiya Arashiro e Matteo Bono. Alle spalle del non ancora 23enne sloveno, che nella prossima stagione gareggerà nella Bahrein-Merida al fianco di Vincenzo Nibali, hanno chiuso nell’ordine McNally, Van Lerberghe, Gougeard e Haga mentre Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo) si è piazzato 6° aggiudicandosi la volata del gruppo, giunto a 5”. Va detto che molti sprinter, a partire da Sagan e Greipel, non si sono impegnati negli ultimi metri, una volta vista l’impossibilità di raggiungere i battistrada.
In chiave classifica generale la giornata è stata dunque molto favorevole a Dennis, che ha mantenuto intatto il suo vantaggio di 16” sul compagno Taylor Phinney, di 24” su Tony Martin (Etixx-QuickStep) e di 27” su Sagan e su Niki Terpstra (Etixx-QuickStep) alla vigilia di una frazione conclusiva in cui potrà comunque succedere di tutto, dal momento che si dovrà salire per tre volte sul mitico Muro di Grammont mentre l’arrivo sarà posto nel centro di Geraardsbergen, a circa metà della salita simbolo del Giro delle Fiandre, che verrà affrontata insieme ad altri 18 muri che hanno fatto la storia della grande classica di primavera come il Tenbosse e il Bosberg.
Marco Salonna

Termina nel palmarès del giovane corridore sloveno Luka Pibernik, due volte campione nazionale, la penultima tappa dell'Eneco Tour 2016 (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
CHAVES NON SI FERMA PIU’: SUO IL GIRO DELL’EMILIA
Il colombiano, fresco di podio alla Vuelta, si impone sul San Luca grazie ad uno scatto secco a 600 metri dall’arrivo. Battuti Bardet e Uran. Aru ci prova nel finale, ma deve accontentarsi di un piazzamento ai piedi del podio. Sfuma in vista dell’ultimo chilometro l’azione di Latour e De Marchi, in fuga dal mattino.
Il magico 2016 di Esteban Chaves continua: dopo il podio alla Vuelta, a sua volta venuto dopo il secondo posto al Giro, il colombiano ha infatti battuto tutti in cima al San Luca, nella 99a edizione del Giro dell’Emilia. È stata chiaramente l’ascesa simbolo della corsa a decidere la contesa in favore di Chaves, che ha piazzato il suo primo ed unico scatto a 600 metri dal traguardo. Nessuno ha saputo replicare alla fucilata del sempre sorridente nativo di Bogotà, che ha così impreziosito ulteriormente il bilancio della stagione della definitiva consacrazione, e ha rimpolpato l’unico bottino languente, quello delle vittorie. Malgrado gli exploit della Vuelta, Chaves non vinceva infatti dal maggio scorso, quando si era imposto nel tappone dolomitico del Giro a Corvara.
Il profilo altimetrico della gara, come da traduzione, concentrava le difficoltà nella fase finale, con la quintupla ascesa al San Luca nello spazio di una quarantina di chilometri, e il canovaccio della gara ne ha inevitabilmente risentito. La sola fase concitata, prima della scalata conclusiva, è stata infatti quella iniziale, nella quale sono occorsi quaranta chilometri circa perché emergesse la fuga buona, partita sull’asperità di Mongardino. Il drappello evaso comprendeva Nardin, Rota, Van Hecke, Keukeleire, Degand, Geniez e soprattutto De Marchi e Latour, corridori che ci si aspettava di vedere in avanscoperta soltanto più in là.
L’elevata qualità media del gruppetto di testa ha obbligato il gruppo a non concedere troppo spazio, mantenendo il divario sempre entro la soglia dei cinque minuti, e riducendolo anzi già a 3’ prima dell’imbocco del circuito finale.
Davanti, il San Luca ha iniziato a produrre una naturale selezione già dal primo giro, quando Van Hecke e Rota sono stati costretti alla resa. Una tornata più tardi, al forcing di De Marchi hanno potuto resistere i soli Latour e Nardin. Nel terzo passaggio, quindi, anche quest’ultimo ha alzato bandiera bianca, lasciando spazio ai più accreditati tra i fuggitivi. Il plotone, trainato perlopiù dagli uomini della Astana, si trovava a quel punto a 1’20’’.
La penultima scalata ha visto la Cannondale sostituire il trenino azzurro in testa, e per la prima volta, sotto l’impulso degli uomini di Formolo e Uran, il vantaggio dei battistrada è sceso sotto il minuto. A giocarsi la gara, tra testa della corsa e inseguitori, restavano una trentina di atleti, tra i quali non figuravano più nomi di spicco quali Gilbert, Mollema e Samuel Sanchez, quest’ultimo al rientro alle gare dopo la rovinosa caduta della Vuelta, costatagli un pressoché sicuro piazzamento nei 10.
Le speranze di Latour e De Marchi, già flebili, si sono definitivamente spente nel tratto discendente del circuito, che ha visto il gruppo riportarsi ad una quindicina di secondi appena, prima di imboccare il San Luca per l’ultima volta. Il francese ha rifiutato categoricamente di arrendersi e si è sbarazzato della compagnia del friulano, resistendo al recupero del gruppo fin oltre il triangolo rosso dell’ultimo chilometro. Il destino dell’azione era però ormai segnato, e così la Ag2r non ha esitato a muovere la sua seconda pedina, quella del vincitore dell’anno passato Jan Bakelants, marcato da Rodolfo Torres e Igor Anton.
Più che a tentare il bis, l’affondo del belga è servito soprattutto a far esplodere definitivamente quel che restava del gruppo, complice la successiva reazione di Fabio Aru, che ha a sua volta innescato quella decisiva di Chaves. La Ag2r ha finalmente giocato anche la carta Bardet, ma neppure il francese ha potuto qualcosa contro la condizione smagliante del colombiano, al pari di un Uran che, sul finire di settembre, coglie finalmente il primo podio stagionale. I due hanno chiuso rispettivamente secondo e terzo, relegando al quarto posto un Aru che lancia comunque segnali incoraggianti in vista del Lombardia della prossima settimana, obiettivo clou della seconda parte della sua stagione. Gara per la quale Chaves ha posto oggi un’autorevole candidatura.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Esteban Chaves (Orica BikeExchange) in 5h27′28″ a 41,57 km/h
2 Romain Bardet (Ag2R La Mondiale) a 2″
3 Rigoberto Uran (Cannondale Drapac) a 3″
4 Fabio Aru (Astana) a 3″
5 Jan Bakelants (Ag2R La Mondiale) a 10″
6 Rodolfo Torres (Androni – Sidermec) a 10″
7 Jonathan Hivert (Fortuneo – Vital Concept) a 11″
8 Diego Ulissi (Lampre-Merida) a 14″
9 Davide Villella (Cannondale Drapac) a 14″
10 Igor Anton (Dimension Data) a 14″

Esteban Chaves, vincitore del 99° Giro dell'Emilia (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
IL TEAM BMC RIPORTA DENNIS IN VETTA
Pronostico sostanzialmente rispettato nella cronosquadre di Sittard con la compagine rossonera, iridata in carica di specialità, che vola oltre i 54 km/h di media consentendo al 26enne australiano di riprendersi la testa della classifica generale dell’Eneco Tour. Ottima prova anche dell’Etixx-QuickStep che chiude con soli 6” di ritardo, nettamente davanti alla Lotto NL-Jumbo, 3a a 23”, e alla Movistar, 4a a 25”. La Tinkoff dell’ex leader Sagan limita i danni piazzandosi 8a a 34” e lo slovacco può ancora sperare nel successo finale.
Per la seconda volta nella breve storia dell’Eneco Tour, dopo che nel 2012 si era gareggiato sempre in quel di Sittard ma lungo un percorso leggermente diverso sul quale si era imposta l’Orica-GreenEdge, è andata in scena una cronometro a squadre, con gli organizzatori che hanno probabilmente effettuato questa scelta per incentivare la partecipazione in vista dell’analoga prova che si disputerà negli ormai imminenti mondiali di Doha.
Lungo i 20,9 km del tracciato, quasi interamente pianeggianti se si eccettua un breve tratto in salita collocato a metà percorso che ha comunque fatto male a molti, la formazione maggiormente accreditata per il successo era la Bmc, potendo contare non solo su punte come Rohan Dennis, dominatore della crono di Breda, e Taylor Phinney ma anche su di un gruppo molto compatto nel suo complesso, all’interno del quale hanno dato un importante contributo anche Daniel Oss e Manuel Quinziato. Non a caso la compagine rossonera è stata una delle poche a concludere la prova compatta, con tutti gli 8 atleti transitati contemporanemante sulla linea del traguardo, facendo realizzare il miglior tempo: 23′11” ad una media superiore ai 54 km/h, che hanno consentito a Dennis di riprendersi la vetta della classifica generale secondo le previsioni della vigilia.
L’unica formazione che ha saputo tenere testa a quella rossonera è stata l’Etixx-QuickStep che, nonostante la perdita di Tom Boonen (costretto al ritiro dopo la caduta avvenuta nel finale della tappa di ieri), ha potuto comunque contare a sua volta su fior fior di passisti (Tony Martin su tutti ma anche Matteo Trentin e lo stesso Marcel Kittel, che già a Breda aveva dimostrato di trovarsi bene nelle prove contro il tempo) e ha chiuso con soli 6” di ritardo. Decisamente più distanziate hanno chiuso tutte le altre, con la Lotto NL-Jumbo e la Movistar, forti rispettivamente di specialisti come Wilco Kelderman, Jos Van Emden e Primož Roglič da un lato e Jasha Sütterlin, Nelson Oliveira e i fratelli Jon e Gorka Izagirre dall’altro ma anche di atleti meno quotati, che si sono piazzate rispettivamente 3a a 23” e 4a a 25”, seguite a breve distanza dalla IAM Cycling che, trascinata dall’ex primatista dell’ora Matthias Brändle, si è piazzata 5a a 26” realizzando l’ennesima bella prova di squadra malgrado lo scioglimento della stessa che avverrà a fine stagione. Scorrendo l’ordine d’arrivo s’incontrano quindi una sorprendente Lotto Soudal, che ha chiuso 6a a 29” potendo contare su un André Greipel in grande condizione e su un Tim Wellens evidentemente non rassegnato a cedere lo scettro dell’Eneco Tour dopo i successi del 2014 e nel 2015, dalla Giant-Alpecin, 7a a 33” con Tom Dumoulin a fare la differenza.
L’interrogativo principale della giornata riguardava comunque la Tinkoff di Peter Sagan, evidentemente destinato a perdere alla vigilia ben più dei 7” di vantaggio che aveva in classifica generale su Dennis; tutto sommato lo slovacco e i suoi compagni, tra i quali altri Oscar Gatto e Matteo Tosatto che hanno dato molto nella parte iniziale della prova per poi lasciare spazio a cronomen più dotati come Maciej Bodnar e lo stesso Sagan, hanno disputato una prova più che onorevole, chiusa all’8° posto a 34” dalla vetta e davanti a compagini sulla carta più attrezzate come il Team Sky, rimasto orfano nella tappa precedente di Vasil Kiryienka, e l’Astana che si sono piazzate rispettivamente 9a a 38” e 12a a 41”. Per quanto riguarda infine la Lampre-Merida, unica formazione azzurra in gara, come al solito non era certo questa la prova in cui era attesa ad un risultato di prestigio, ma in ogni caso i blu-fucsia hanno realizzato una prestazione dignitosa mettendosi alle spalle altre 6 compagini e chiudendo al 16° posto con un ritardo di 1′22”.
Nella nuova classifica generale Dennis conduce con un vantaggio di 16” su Phinney, 24” su Tony Martin e 27” su Niki Terpstra (Etixx-QuickStep) e soprattutto su Sagan, il che vuol dire che, sulla carta, allo slovacco per aggiudicarsi l’Eneco Tour non basterà vincere le ultime due tappe, impresa fattibilissima alla luce dei percorsi e della condizione dimostrata in questi giorni, ma dovrà anche togliersi di ruota l’australiano oppure guadagnare secondi di abbuono negli sprint intermedi. Un ruolo importantissimo in casa Bmc potrà quasi certamente averlo Greg Van Avermaet, attualmente 8° a 33” da Dennis e grande avversario di Sagan in questa stagione che ha visto una serie di duelli tra i due conclusi con risultati alterni. Questo potrà già accadere nella 6a tappa, 185,2 km da Riemst a Lanaken in cui verranno scalati 6 muri (l’ultimo è il Muizenberg ai -18 dal traguardo), ma soprattutto in quella conclusiva che proporrà il tremendo muro di Grammont, da ripetere 3 volte e mezza poichè l’arrivo della tappa sarà collocato a metà dell’ultima scalata, ai piedi del tratto più duro.
Marco Salonna

La BMC in azione lungo le strade della cronosquadre di Sittard riporta al vertice della classifica l'australiano Rohan Dennis (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
LA BARDIANI LAVORA, COLBRELLI RIFINISCE
La Coppa Sabatini va al bresciano Sonny Colbrelli (Bardiani CSF) che precede nella volata in salita, tipica della gara, Andrea Pasqualon (Team Roth) e lo spagnolo Carlos Barbero (CajaRural). Ottimo quarto posto di Andrea Vendrame, corridore dilettante della Zalf che oggi ha corso con la maglia della nazionale italiana.
È il suo periodo, sono le sue corse, quelle che gli si adattano maggiormente. Se Sonny Colbrelli è in condizione diventa automaticamente uno dei favoriti e anche oggi lo era, assieme a Visconti, Pozzato e Gavazzi.
La Coppa Sabatini è una classica tipicamente nervosa con un percorso accidentato, pieno di salitelle e con un finale, precisamente gli ultimi mille metri, tutto all’insù; una gara adatta quindi a corridori esplosivi e resistenti in salita.
La corsa inizia con i soliti tentativi di andare in fuga e ad avere la meglio sono in due – Davide Ballerini (Nazionale Italiana) e l’uruguayano Fabricio Ferrari (Caja Rural) – che guadagnano ben tredici minuti su un plotone ancora un po’ sornione, che però comincia presto ad accelerare.
Il vantaggio dei battistrada diminuisce costantemente grazie alle tirate degli uomini Bardiani, ai quali sono state comunicate le ottime sensazioni di Colbrelli, e anche di Androni e di Ag2r La Mondiale, senza dimenticare la Movistar di Visconti.
Il gruppo torna compatto a tre chilometri dalla conclusione, quando viene ripreso uno stremato Davide Ballerini, che aveva tentato in solitaria la sortita ma che nulla ha potuto contro il plotone lanciato verso la volata finale.
Lo sprint è appannaggio di Sonny Colbrelli, che precede Pasqualon, Barbero, Vendrame, Hivert, Bakelants, Pellizotti, Gavazzi, Sbaragli e Maikyn. Per il bresciano della Bardiani, pronto a cambiare casacca a fine stagione, in partenza verso il Bahrein, si tratta della sesta vittoria stagionale.
Il calendario delle classiche italiane continua sabato con una delle corse più antiche, il Giro dell’Emilia.
Paolo Terzi

Colbrelli doma la volata tutta in salita della Coppa Sabatini (foto Bettini)
SAGAN, WHAT ELSE? TAPPA E MAGLIA ALL’IRIDATO
Ennesima prova di forza del fuoriclasse slovacco, al quarto successo nelle ultime due settimane malgrado una concorrenza sempre di altissimo livello, che si aggiudica allo sprint anche la tappa di St-Pieters-Leeuw davanti ad André Greipel, rinvenuto forte negli ultimi metri ma non a sufficienza per superarlo, e ad Alexander Kristoff, balzando in vetta alla classifica generale con 7” su Rohan Dennis, che però potrebbe riprendersi il primato al termine della cronosquadre di Sittard. Ancora una volta il migliore dei nostri è Giacomo Nizzolo, che non va oltre il 9° posto, mentre una caduta nel finale costringe al ritiro Tom Boonen.
Anche la quarta tappa dell’Eneco Tour, 201 km da Aalter a St-Pieters-Leeuw, si è conclusa allo sprint come era prevedibile alla vigilia, ma rispetto alle precedenti frazioni in linea di Bolsward e Ardooie si è assistito a una corsa decisamente più combattuta, complice un percorso leggermente più impegnativo che prevedeva diversi tratti in pavè e alcuni muri, comunque non paragonabili ai più duri che si affrontano al Giro delle Fiandre, tra i quali spiccavano quelli di Alsemberg e di Bruine Put, inseriti nel circuito finale di 32 km da ripetere tre volte. La prima fuga di giornata, che ha visto protagonisti Mark McNally (Wanty-Groupe), ancora in avanscoperta dopo essere stato ripreso solo sul rettilineo finale in quel di Ardooie, Bert Van Lerberghe (Topsport Vlaanderen) e il duo della Roompot-Oranje composto da Brian Van Goethem e Sjoerd Van Ginneken, è stata infatti annullata dal gruppo in coincidenza con il primo passaggio sotto la linea del traguardo, quando ancora alla conclusione mancavano 64 km. Da quel momento si sono susseguiti gli scatti: un primo tentativo di una ventina di corridori – tra i quali il leader della generale Rohan Dennis (Bmc), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) e il bresciano Matteo Bono (Lampre-Merida) – è stato tempestivamente rintuzzato dagli uomini della Tinkoff di Peter Sagan, mentre decisamente più spazio ha avuto l’azione della coppia dell’Astana Grivko – Gruzdev, che ha guadagnato una trentina di secondi e a lungo ha resistito non solo al ritorno del gruppo – nel quale diversi corridori e squadre si sono alternati all’inseguimento, anche se il grosso del lavoro è stato compiuto dal trentino Daniel Oss (Bmc) – ma anche a quello di due tra i più forti cronomen in circolazione, al di là della giornata no avuta da entrambi nella prova contro il tempo di Breda, Tom Dumoulin (Giant-Alpecin) e Tony Martin (Etixx-QuickStep), che si sono portati a ridosso dei due ex sovietici al comando ma poi hanno dovuto desistere e sono stati riassorbiti da un plotone dal quale, strada facendo, hanno perso contatto alcuni tra i velocisti meno avvezzi alle salite come Caleb Ewan (Orica-Bike Exchange) e Andrea Guardini (Astana), oltre a un’ulteriore cinquantina di atleti.
Sull’ultimo passaggio sul muro di Bruine Put, con Grivko e Gruzdev ormai prossimi a essere ripresi, è stato Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) a provare a dare nuova linfa all’azione, riportandosi sui due uomini dell’Astana per poi tirare dritto ai -3 dal traguardo. Anche per il passista veloce belga non c’è stato nulla da fare e sono iniziate le grandi manovre in vista della volata, cui non ha preso parte Michael Matthews (Orica-Bike Exchange), che ha innescato una caduta di massa nella quale è stato coinvolto anche Tom Boonen (Etixx-QuickStep), poi costretto al ritiro. Davanti si sono portati Roy Curvers (Giant-Alpecin) e William Bonnet (Fdj), a sostegno dei rispettivi capitani John Degenkolb e Arnaud Démare che, però, hanno atteso qualche attimo di troppo prima di partire e ne hanno così approfittato Alexander Kristoff (Katusha), che è stato il primo a lanciarsi, e soprattutto il solito Sagan che, dopo aver impressionato ancora una volta per la facilità con cui ha risalito il gruppo senza l’apporto di alcun compagno di squadra e nonostante qualche spallata di troppo con Démare, ha saltato con facilità il norvegese ed è andato a cogliere il secondo successo consecutivo, il dodicesimo stagionale, malgrado il disperato tentativo di rimonta di André Greipel (Lotto-Soudal), la cui formazione ha, come spesso accaduto in questa stagione, sbagliato i tempi lasciandolo da solo quando ancora mancavano diverse centinaia di metri al traguardo. Sul gradino più basso del podio si è piazzato Kristoff davanti a Démare, a Dylan Groenewegen (Lotto NL-Jumbo) e a Degenkolb mentre Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo), un altro che in questo Eneco Tour non può contare su una squadra in grado di supportarlo al meglio negli ultimi metri, è stato nuovamente il migliore degli azzurri ma non è andato oltre il 9° posto.
Con i 10” di abbuono conquistati Sagan è balzato al comando della classifica generale mettendo importante fieno in cascina e, infatti, ora guida con 7” su Dennis, 12” su Jos Van Emden (Lotto NL-Jumbo), 20” su Grivko, risalito a sua volta dopo aver fatto incetta di abbuoni nei tre sprint intermedi presenti in rapida successione nel cosiddetto ”Chilometro d’Oro”, e 21” su Jasha Sütterlin (Movistar) e Martin Elmiger (Iam Cycling). Difficilmente il fuoriclasse slovacco potrà confermarsi in maglia biancorossa al termine della quinta tappa, una cronosquadre di 20,9 km con partenza e arrivo a Sittard, ma se la Tinkoff riuscirà a limitare i danni rispetto a Bmc, Lotto NL Jumbo e Movistar, che sembrano essere le compagini maggiormente attrezzate, ha tutte le carte in regola per riprendersi il primato nelle due frazioni conclusive, adattissime alle sue caratteristiche.
Marco Salonna

Il colpo di reni di Sagan al termine della 4a frazione dell'Eneco Tour (foto Bettini)
L’ORA DEI VELOCISTI, SCOCCA BENNETT
Nella seconda ed ultima tappa del Giro della Toscana è l’irlandese Sam Bennett (BoraArgon) a conquistare la vittoria allo sprint precedendo un calibro da 90 come il britannico Mark Cavendish (Dimension Data) e l’azzurro Daniele Bennati (Nazionale Italiana).Quest’ultimo, grazie al piazzamento all’arrivo, si aggiudica la classifica generale beffando così Giovanni Visconti.
Prova di forza sul traguardo di Pontedera di Sam Bennett, che si prende la sua seconda vittoria stagionale battendo in una volata a ranghi compatti un Mark Cavendish ancora in rodaggio per il mondiale di Doha e l’azzurro Daniele Bennati.
È stata una tappa con un finale adatto ai velocisti, con partenza da Montecatini ed arrivo in quel di Pontedera per un totale di 185 chilometri, ma con alcune possibilità per i finisseur, grazie allo strappo di Treggiaia posto a circa sei chilometri dall’arrivo.
Nella prima parte di gara se ne va un gruppetto composto da otto corridori – Davide Ballerini (Nazionale Italiana), Zhandos Bizhigitov (Astana), Merhawi Kudus (Dimension Data), Mirco Maestri (Bardiani-CSF), Miguel Benito (Caja Rural – RGA), Andrei Solomennikov (Gazprom-Rusvelo), Manuel Belletti (Wilier-Southeast) e Nico Brüngger (Team Roth) – che riescono a guadagnare un vantaggio massimo intorno ai sei minuti. Proprio da quel momento il gruppo inizia il suo inseguimento, con il grande lavoro di Movistar, CCC Sprandi, Bardiani e Bora, ed il distacco diminuisce drasticamente. Appena il gap scende sotto al minuto dal gruppo dei battistrada scatta Kudus, il quale prova ad imbastire un vantaggio solitario. Le gambe del portacolori della Dimension Data girano nella maniera giusta e questo gli permette di sopravvivere al ritorno del gruppo fino a dieci chilometri dal traguardo, momento nel quale il plotone torna compatto.
Sull’ultima asperità di giornata, quella di Treggiaia, si assiste allo scatto di Serge Pauwels (Dimension Data), ma nessuno si accoda al belga e così il gruppo ha ancora vita facile nel riprendere il fuggitivo.
Si arriva alla volata conclusiva con l’irlandese Sam Bennett che vince precedendo Cavendish, Bennati, Colbrelli, Pozzato, Pasqualon, Visconti, De Negri, Selvaggi e Périchon.
In classifica generale grazie al gioco dei migliori piazzamenti trionfa Bennati, che ha lo stesso tempo di Colbrelli e Visconti.
Dopo l’ultima tappa il Giro della Toscana dedicato ad Alfredo Martini prevede un ultimo appuntamento, indipendente dalle prime due giornate di gara, la tradizionale Coppa Sabatini, in scena oggi a Peccioli (Pisa).
Paolo Terzi

L'irlandese Bennet trionfa nella tappa conclusiva della due giorni intitolata ad Alfredo Martini (foto Bettini)

