CRONO E MONTAGNE, UN PERCORSO EQUILIBRATO

novembre 1, 2018 by Redazione  
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Gli organizzatori hanno disegnato un Giro difficile ed equilibrato per l’edizione 2019 della corsa rosa. Le tre tappe a cronometro presentato tracciati per tutti i gusti e sono ben bilanciate dai due tapponi di Ponte di Legno e del Monte Avena e da altre frazioni montagnose che sfuggono a questa definizione ma se sono comunque molto impegnative, pur non presentando talvolta l’arrivo in salita secco. Il via da Bologna l’11 maggio da Bologna con una difficile prova contro il tempo che nel finale assumerà le caratteristiche di una cronoscalata al momento d’affrontare i due ripidissimi chilometri verso San Luca, l’approdo il 2 giugno all’Arena di Verona dopo aver affrontato ascese del calibro del Lago Serrù e del Colle San Carlo, del Gavia e del Mortirolo, del Manghen e del Monte Avena. Non si vede l’ora che sia già maggio….

Un bel Giro, vario, con occasioni per tutte le tipologie di corridori, senza esagerare con gli arrivi in salita, ma con buone tappe di montagna, anche di elevato chilometraggio, salite dure affiancate a salite più pedalabili, tre cronometro con terreno variegato e chilometraggio adeguato. Insomma il giudizio sul percorso dell’edizione 2019 della Corsa Rosa, svelato ufficialmente ieri a Milano, è positivo e sicuramente si tratta di un tracciato migliore rispetto a quello del Tour dell’anno prossimo. Se proprio si vuol fare una critica, va osservato che la prima parte di percorso è totalmente priva di asperità tali da provocare scontri tra uomini di classifica; va detto, però, che la grande varietà di tappe intermedie renderà interessante la prima parte di gara, nella quale potremmo vedere molte fughe da parte di uomini che non possono aspirare alla vittoria finale ma vogliono cercare di indossare per qualche giorno la maglia rosa (un po’ come fece Bartoli nel 1998).
Anche la Cuneo – Pinerolo, non riproposta nella versione classica, lascia un po’ di delusione negli appassionati ma, anche in questo caso, bisogna dare atto agli organizzatori di aver predisposto un percorso comunque interessante dal punto di vista tecnico, anche se non durissimo.
La Cima Coppi sarà assegnata in vetta ad una salita storica come il Gavia e la Montagna Pantani, manco a dirlo, sarà il durissimo Mortirolo, la salita che sancì la scoperta ciclistica del “Pirata” e che, proprio su quelle terribile rampe, firmò la sua prima maiuscola impresa, che resta anche una delle più belle.
Prima di passare al dettaglio delle singole frazioni è doveroso rendere due speciali lodi agli organizzatori, la prima per la partenza dall’Italia e la seconda per avere evitato l’orrore della cronosquadre, che invece esercita una fascino irresistibile per ASO.
La prima tappa da Bologna a San Luca è una sorta di prologo per il chilometraggio, ma gli ultimi 2 km saranno buoni per scavare i primi distacchi importanti tra i big, non solo perché questi 2000 metri presentano pendenze medie in doppia cifra e picchi fino al 16%, ma perché arrivano alla prima tappa, quando molti corridori e molti big sono ancora indietro nella condizione per arrivare al top nel finale.
La seconda tappa con arrivo a Fucecchio è già un invito per cercare una buona fuga, grazie al finale piuttosto mosso con la presenza di due discrete salite a quote collinari.
Le tre tappe successive saranno dedicate ai velocisti, ma non per questo saranno completamente pianeggianti: nella prima, con arrivo ad Orbetello, vedremo una prima parte a quote collinari ed una seconda piatta; la successiva prevede il traguardo a Frascati posto al termine di un’ascesa che non dovrebbe far fuori i velocisti (anche se qualcuno non in forma potrebbe pagare), mentre l’ultima del trittico con arrivo a Terracina vedrà due discrete salite nella prima parte, per poi riservare tanta pianura nel finale per tenere sotto controllo la fuga di giornata e preparare una volata a ranghi compatti.
Dopo tre tappe consecutive semplici andrà di nuovo in scena una frazione di media difficoltà – tra Cassino e San Giovanni Rotondo – e stavolta le asperità saranno collocate nella parte finale, in modo da rendere possibile anche qualche agguato, che comunque sembra più possibile tra seconde linee o tra i corridori in lizza per la maglia rosa provvisoria. I big dovranno tuttavia tenere gli occhi aperti per evitare i trabocchetti che spesso caratterizzano le frazioni disegnate sull’Appennin: dal GPM mancheranno 13 Km all’arrivo di San Giovanni Rotondo, chilometri in saliscendi che potrebbero ancora rimescolare le carte per la vittoria di tappa.
La tappa abruzzese, con partenza da Vasto, ritornerà nel capoluogo regionale dove gli effetti del terribile sisma del 2009 sono ancora ben visibili. Dopo una prima parte facile con i soli strappi di Ripa Teatina e Chieti, nella seconda parte la più rilevante difficoltà sarà rappresentata dalla salitA delle Svolte di Popoli, terreno della classica cronoscalata automobilistica. Il successivo terreno sarà tranquillo fino alle porte del capoluogo, ove due strappetti apriranno la strada ai finisseur. Il nome del capoluogo abruzzese non può non essere associato alla fuga bidone del 2010 che permise ad un giovanissimo Richie Porte di indossare la maglia rosa e ad un coriaceo David Arroyo di contendere la vittoria finale ad Ivan Basso sino alla fine della discesa del Mortirolo
Il giorno successivo andrà in scena un’altra tappa con terreno adatto a uomini da classiche, movimentata da molti strappi sulle colline marchigiane, tutti concentrati nel finale della Tortoreto Lido – Pesaro.
La prima parte del Giro 2019 si concluderà con la cronometro più difficile di questa edizione della corsa rosa, che potrà scavare distacchi importanti anche per la collocazione nella prima parte del tracciato. Non si tratta della classica cronometro piatta da pedalare faccia al vento ma di una cronometro dai due volti, favorevole ai passisti nella prima parte dopo la partenza da Riccione, tecnica nella seconda verso San Marino. I primi 22 chilometri saranno sostanzialmente pianeggianti, mentre gli ultimi 12 in salita. Non si tratta di una salita durissima, ma ci saranno comunque dei tratti impegnativi che, arrivando nella seconda parte, potranno risultare indigesti per coloro che non avranno dosato adeguatamente lo sforzo. Nonostante la salita, la frazione rimane favorevole ai passisti ma gli scalatori potranno tentare di limitare i danni nei tratti più impegnativi, stando attenti a non cedere troppo nella prima parte.
Dopo la prima tappa, che per quanto impegnativa è non dovrebbe sviluppare distacchi eccessivi, questa frazione potrà invece scavare grossi solchi.
Molti opinionisti hanno parlato di un Giro moderno, tuttavia si deve osservare come questa prima parte riproponga in realtà lo schema dei Giri dei primi anni ‘90, con tappe equamente divise tra pianura e collinE e una cronometro abbastanza lunga e varia prima delle montagne. Manca, forse, un arrivo in salita facile stile Monte Sirino che, generalmente, veniva inserito in quei Giri, ma lo schema generale ricalca abbastanza quello di quegli anni. La circostanza, come si è già detto, non è di per sé negativa in quanto da un lato lascerà il giro aperto sino alla cronometro, dall’altro si concluderà con una classifica che vedrà probabilmente i passisti in vantaggio e gli scalatori in posizione tale da costringerli ad attaccare a fondo sulle montagne.
Ottima la seconda settimana con un generale equilibrio e frazioni molto interessanti e ben disegnate .
Le prime due frazioni saranno completamente pianeggianti e faranno da prologo a quattro giorni veramente belli.
La Cuneo – Pinerolo, settanta anni dopo quella che molto ritengono la più grande impresa della storia del ciclismo con il Campionissimo che percorse in solitaria 192 Km e cinque colli, lascia un po’ di rammarico per la mancata riproposizione, ma dallo stravolgimento totale ne è venuta fuori una bella tappa intermedia, con il Montoso a 32 chilometri dalla conclusione. Si tratta di una salita molto dura, con pendenze costantemente tra l’8% e il 10%, sulla quale può fare la differenza. Dalla cima – attenzione alla difficile discesa successiva, mancheranno 32 chilometri al traguardo, prima del quale è previsto anche un piccolo muro che potrebbe avere l’ultima parola per quanto riguarda il discorso vittoria di tappa. Visti i chilometri per andare all’arrivo appare difficile che vi sia una vera battaglia tra i big; tuttavia, se una eventuale alta andatura dovesse far manifestare segni di insofferenza a qualche pesce grosso, ecco che i chilometri per raggiungere Pinerolo potrebbero rivelarsi fatali in chiave classifica generale.
Molto bella anche la prima due giorni in alta montagna, il cui primo atto sarà la Pinerolo – Ceresole Reale, con arrivo in salita a Lago Serrù, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. 188 i chilometri in programma con tre salite degne di questo nome: la prima sarà il Colle del Lys dal versante di Almese (il più duro), quindi Pian del Lupo, che presenta pendenze costantemente elevate (8-9%), con tratti anche al 15% e carreggiata ristretta: Anche in questo caso, si tratta di una salita sulla quale si può fare la differenza o, comunque, fare un ritmo elevato in previsione dalla salita successiva, che rappresenta anche l’unico arrivo in salita oltre i 2000 metri. Si percorrerà la vecchia strada che porta verso il Colle del Nivolet, ma non si arriverà lassù perchè la corsa terminerà ai 2247 metri di Lago Serrù. La salita comincerà subito dopo la fine della discesa da Pian del Lupo e sarà lunghissima; il primo tratto è poco più di un falsopiano, ma saranno ben 25 i chilometri di salita vera sui quali gli scalatori potranno darsi battaglia. Gli ultimi 8 Km sono i più impegnativi, con pendenze tra il 7% e il 9%. E’ una classica salita in stile Tour de France, preceduta da una ascesa di caratteristiche del tutto diverse come quella di Pian del Lupo, che potrà risultare determinante nel disegno tattico della corsa.
La seconda tappa di alta montagna sarà anche la più dura della seconda settimana ed una delle più dure del Giro, nonostante il chilometraggio piuttosto ridotto. 131 Km si dovranno percorrere tra Saint Vincent e Courmayeur, due tra le più rinomate mete turistiche della Valle d’Aosta. Previste in rapida successione le salite di Verrayes, Verrogne e Truc d’Arbe, tutte impegnative, ma con come verso i quasi 2000 metri del Colle San Carlo, che presenta una pendenza media del 10% e massime al 15%: la salita non molla mai e chi ha buona memoria ricorda che nel 2006 lassù Ivan Basso staccò tutti, arrivando da solo a La Thuile. Stavolta, però, il traguardo sarà posto a Courmayeur, 26 Km dopo lo scollinamento. La discesa sarà tecnica fino a La Thuile, mentre meno complesso il secondo tratto verso Pré-Saint-Didier. Gli ultimi 9 chilometri saranno di nuovo in ascesa, ma si tratta di una salita che non ha nulla a che vedere con quanto affrontato prima. Il tratto tra il San Carlo e l’arrivo potrebbe far lievitare i distacchi che sicuramente si creeranno sulla penultima salita, ma sarà necessario impostare correttamente una tappa caratterizzata da un finale di grande complessità tecnica.
Molto interessante è anche l’ultima tappa della seconda settimana, che porterà il gruppo da Ivrea a Como, dove il finale ricalcherà quello del Giro di Lombardia con Ghisallo, Sormano (senza il muro), Civiglio e San Fermo della Battaglia. La tappa misurerà di 237 chilometri, di poco meno rispetto al chilometraggio classico del “Classica delle foglie morte”. Si tratta di una tappa che potrebbe causare anche distacchi tra i big perché, come si è visto negli ultimi anni, le salite presenti sono in grado di fare la differenza, ancor più se poste al termine di una tappa di 237 chilometri e dopo due durissime frazioni di montagna.
Dopo il secondo giorno di riposo, si ripartirà a tutta per la terza settimana con un tappone di 226 chilometri, infarcito di montagne come la Cima Coppi e la Montagna Pantani, rispettivamente il Gavia e il Mortirolo, in entrambi i casi affrontati dai versanti più impegnativi. Il mitico valico delle Alpi Retiche sarà preceduto dal Passo della Presolana e dalla Croce di Salven che, posti in apertura di tappa, renderanno la giornata ancor più dura. Dopo la discesa, prima su Bormio e poi nel fondovalle, si andrà ad affrontare il mitico Mortirolo dal versante di Mazzo in Valtellina. Non c’è bisogno di descrivere questa salita, vista la sua fama, ma la sorpresa è che stavolta l’arrivo non sarà come al solito ad Aprica, ma a Ponte di Legno. Ciò significa che verrà affrontato solo il primo tratto di discesa, quello tecnico che termina a Monno, e poi si riprenderà a salire in falsopiano verso il traguardo, tratto che costringerà da un lato gli scalatori ad attaccare da lontano, ma dall’altro potrebbe dilatare i distacchi che si creeranno sul Mortirolo, esattamente come potrebbe accadere nella tappa di Courmayeur dopo San Carlo.
La diciassettesima tappa con arrivo ad Anterselva è una frazione intermedia molto interessante con la salita di Terento e l’ascesa finale che potrebbero renderla l’occasione per scaramucce tra quei big che non intendano attendere il tappone finale del Croce d’Aune.
Il giorno successivo ci sarà un po’ di respiro con una tappa per velocisti da Valdaora a Santa Maria di Sala, ma anche la la Treviso – San Martino di Castrozza sarà essa una frazione intermedia. Molto suggestiva è la strada che porta al Passo San Boldo, che sarà però affrontato lontano dal traguardo, mentre la salita finale non presenta pendenze adatte a fare la differenza e sarà probabile l’arrivo di una fuga ben assortita, con i big potrebbero al massimo fronteggiarsi in uno sprint in attesa dell’ultima battaglia in salita, in programma il giorno successivo.
L’ultima tappa di montagna sarà lunga quasi 200 Km e presenterà salite dall’inizio alla fine, senza soluzione di continuità.
Si partira da Feltre e pochi chilometri dopo il via si salirà verso Cima Campo, seguita dal durissimo Passo Manghen, ascesa lunga con pendenze costantemente elevate e scollinamento oltre i 2000 metri. Dopo la discesa, ci sarà un tratto interlocutorio sul fondovalle in direzione del Passo Rolle, che sarà scalato dal lato meno duro. Si tratta di una salita abbastanza facile e sarà seguita da una discesa divisa in due parti, con la prima che terminerà a Fiera di Primiero e la seconda che sarà una sorta di falsopiano che terminerà ai piedi della salita finale verso il Monte Avena, caratterizzata da pendenze elevate negli ultimi chilometri. E’ una tappa piena di salite e discese e con arrivo in quota. In realtà, non è durissima perché la salita più dura è molto lontana dall’arrivo; tuttavia, alla fine di un Giro d’Italia, una tappa del genere potrebbe comunque causare danni non indifferenti.
L’ultima tappa non sarà una passerella, ma una cronometro di 15 Km con la salita delle Torricelle e la successiva discesa fino all’Arena di Verona. Sarà l’ultima occasione per ribaltare una classifica, se questa dovesse presentarsi molto corta all’ultimo anno, come già successo in diverse occasioni negli ultimi anni.
In tutto si dovranno affrontare poco meno di 60 Km contro il tempo, bilanciati da due tapponi di montagna che costringeranno all’attacco da lontano e due tappe di montagna con arrivo in salita. Nelle frazioni di Pinerolo Como c’è poi il terreno per organizzare imboscate. Quelle di San Martino di Castrozza e di Anterselva sembrano meno insidiose, ma non andranno sottovalutate perché la minima disattenzione potrebbe avere conseguenze nefaste.
Le tre cronometro sono molto varie presentando tutti i terreni possibili, la pianura, lo strappo secco, la salitella, la salita lunga ma dolce e la discesa. La prima parte è di corsa è, invece, divisa tra tappe per velocisti e tappe collinari adatte ai corridori da classiche.
Si tratta di un giro completo ed equilibrato, con tappe di montagna divise equamente tra arrivi in quota e tapponi senza arrivo in salita. Qualcuno ha osservato che si tratta di un Giro meno duro dei precedenti, ma la presenza di tapponi lunghi e di tappe con salite dure poste prima di traguardi è in realtà una circostanza da non sottovalutare, perché i corridori non sono più abituati a questo tipo di tappe a causa della fissazione per gli arrivi in salita vista degli ultimi anni. Un corridore fantasioso su percorsi come quelli proposti potrebbe far saltare il banco. Del resto, lo scorso anno la tappa di Sappada, che molti ritenevano una tappa di scarso interesse, si rivelò invece estremamente importante, con Simon Yates che staccò nettamente tutti gli altri big.
Sarà, dunque, un Giro quindi che stimolerà molto i corridori ad usare l’inventiva e la fantasia e perciò imprevedibile.
Ovviamente la corsa la faranno i corridori e quindi si tratterà di vedere come i partecipanti interpreteranno il tracciato, tuttavia le occasioni per dare spettacolo non mancano.
L’unica vera critica può riguardare la collocazione delle tappe per velocisti perché c’è il forte rischio di esodo dopo l’arrivo a Novi Ligure; dopo quella frazione, infatti, ci sarà solo l’arrivo di Santa Maria della Sala dedicato ad essi e con l’ultima tappa a cronometro per loro non ci sarà neppure l’occasione di salire sul podio che sarà allestito all’interno dell’Arena di Verona.
Tale critica, tuttavia, non può e non deve scalfire il giudizio positivo su un percorso che rappresenta un passo in avanti rispetto agli ultimi anni.

Benedetto Ciccarone

Il Lago Serrù, una delle mete più spettacolari del 102° Giro dItalia (Google Street View)

Il Lago Serrù, una delle mete più spettacolari del 102° Giro d'Italia (Google Street View)

TOUR OF HAINAN: L’ULTIMA TAPPA A PELLAUD, A MASNADA LA CLASSIFICA FINALE

novembre 1, 2018 by Redazione  
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Successo finale per Fausto Masnada nell’ultimo impegno agonistico di questo 2018 dell’Androni Giocattoli-Sidermec. L’ultima tappa è andata allo svizzero Pellaud con sei italiani nei primi 10.

Nell’ultima tappa del Tour of Hainan l’Androni Giocattoli-Sidermec disinnesca il pericolo abbuoni che potevano favorire lo svizzero Gino Mäder (nazionale elvetica), lasciando andare la fuga che si è poi giocata la vittoria. Il gruppetto di fuggitivi era formato da sette corridori – Lorenzo Rota (Bardiani-CSF), Jason Lea (Bennelong Swisswelness), Harrison Sweeny (Mitchelton-BikeExchange), Peter Schulting (Monkey Town), Edwin Parra (Ningxia Livall), Alan Marangoni (Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini) e Simon Pellaud (nazionale elvetica) – che, pur non guadagnando mai un vantaggio considerevole, sono riusciti ad arrivare al traguardo. L’epilogo ha visto il nazionale svizzero Pellaud allungare ed andare a cogliere il successo con 5”di vantaggio su Schulting, Rota, Marangoni, Parra e Sweeny. Il gruppo, arrivato dopo 10”, è stato regolato da Jakub Mareczko (Wilier Triestina – Selle Italia) su Andrea Guardini (Bardiani-CSF), Imerio Cima (Nippo – Vini Fantini – Europa Ovini) e Luca Pacioni (Wilier Triestina – Selle Italia).
Per quanto riguarda la classifica hinale il successo finale è andato al vincitore della decisiva tappa di ieri, Fausto Masnada (Androni Giocattoli – Sidermec). Con lui sono saliti sul podio Mäder, secondo a 2″, e il francese Julien El Fares (Delko Marseille Provence KTM), staccato di 10″. Nella “topten” finale c’è un altro italiano, Simone Velasco (Wilier Triestina – Selle Italia), che ha chiuso settimo a 1’11”. Il successo di Masnada è stato così commentato da Gianni Savio, suo general manager: «Fausto merita questa vittoria, al pari di tutti i componenti la squadra. Si è raggiunto un risultato importante, che suggella una stagione davvero entusiasmante».
Si è concluso così un Tour of Hainan molto “italiano”. Nella corsa a tappe cinese i corridori di casa nostra hanno alzato le braccia sotto il traguardo per ben sei volte su nove tappe in programma. Ha iniziato Mareczko nella prima frazione, passando poi il testimone a Manuel Belletti, altro corridore dell’Androni, che si è aggiudicato la terza e la quinta tappa e ha anche vestito la maglia di leader per un giorno. Guardini ha, invece, firmato la quarta, mentre l’Androni-Sidermec ha fatto fuoco e fiamme nella settima e ottava tappa con il successo di Marco Benfatto a Sanya e di Fausto Masnada sull’arrivo in salita di Changjiang, vittoria che gli è valsa anche la definitiva conquista della classifica finale.
Per molti team questa era l’ultima gara della Stagione e l’ultima occasione per arricchire il palmarès, sia di squadra, sia dei singoli atleti. Per quanto riguarda le formazioni italianei la parte del padrone l’ha fatta, ovviamente, la squadra di Savio che con 4 successi di tappa, la vittoria finale, un secondo e un terzo posto, ha chiuso la stagione 2018 con qualcosa come 36 vittorie e 49 podi. Questa era anche l’ultima gara dell’anno per la Wilier Triestina-Selle Italia, che con la vittoria di Mareczko ha chiuso la stagione con 19 vittorie e 46 podi complessivi. A dieci ammonta il carniere di vittorie della Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini, che in Cina ha raccolto un secondo posto con Imerio Cima nella settima tappa. Sono state, invece, 9 le vittorie della Bardiani-Csf, anche lei all’ultimo atto di questa stagione: il team della famiglia Reverberi ha anche raccolto 22 podi,
un bottino incrementato in Cina grazie alla vittoria di Guardini a Wanning, ai due terzi posti di Rota e a quello di Guardini.

Mario Prato

LAndroni chiude in bellezza la stagione 2018 con il successo di Fausto Masnada al Tour of Hainan (www.tourofhainan.com)

L'Androni chiude in bellezza la stagione 2018 con il successo di Fausto Masnada al Tour of Hainan (www.tourofhainan.com)

TOUR OF HAINAN: MASNADA SI PRENDE TAPPA E MAGLIA

ottobre 30, 2018 by Redazione  
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Continua il momento d’oro del ciclismo italiano e del Team Androni Giocattoli-Sidermec nello specifico. Oggi è stato il turno di Fausto Masnada, con il successo di tappa sull’unico arrivo in salita previsto dal Tour of Hainan, vittoria che gli è valsa anche la conquista della leadership in classifica generale ad una frazione dal termine.

Il Team Androni Giocattoli-Sidermec non si ferma neanche in questo scampolo di stagione. Il suo trentacinquesimo successo porta la firma di Fausto Masnada e ha il non trascurabile valore aggiunto di valere anche il primo posto inj classifica generale ad una sola tappa dal termine.
La frazione in questione era la Longmuwan-Changjiang, l’unica della corsa a tappe cinese a prevedere un arrivo in salita, occasione perfetta per chi ambiva alla classifica generale di salire alla ribalta.
Il successo di tappa Fausto Masnada lo ha ottenuto con un allungo a metà della salita finale – 6.8 km all’8.9% di pendenza media – e finalizzato ai meno 700 metri dal traguardo, quando si è tolto dalla ruota l’elvetico Gino Mäder (nazionale elvetica), distanziato di 5”. A seguire hanno tagliato la linea d’arrivo Julien El Fares (Delko Marseille Provence KTM) e Lyu Xianjing (Hengxiang Cycling Team) a 6″, Matteo Badilatti (Israel Cycling Academy) a 14″, Benjamín Prades (Team UKYO) e Adne van Engelen (Bike Aid) a 44″, Patrick Schelling (Vorarlberg Santic) a 46″, Clément Carisey (Israel Cycling Academy) a 50″ e Artem Ovechkin (Terengganu Cycling Team) a 56″.
L’esito della tappa ha disegnato anche la nuova classifica generale che, a una sola tappa dal termine, vede in maglia gialla Masnada con soli 2″ su Mäder e di 10”su El Fares. La situazione potrebbe venire modificata nella tappa di domani che, pur essendo per velocisti, mette a disposizione un buon gruzzolo di secondi d’abbuono, sia sul traguardo finale, sia ai due traguardi volanti.
La vittoria odierna ha portato ulteriore entusiasmo nel Team come si può capire anche dalle parole del team manager Gianni Savio: «Complimenti indistintamente a tutti i componenti la squadra e in particolare a Fausto, che merita davvero questa vittoria. È un corridore di valore, che fa parte del progetto giovani iniziato lo scorso anno. Un progetto che sta dando ottimi risultati».

Mario Prato

Fausto Masnada taglia vittorioso il più impegnativo traguardo del Tour of Hainan 2018 (www.tourofhainan.com)

Fausto Masnada taglia vittorioso il più impegnativo traguardo del Tour of Hainan 2018 (www.tourofhainan.com)

TOUR OF HAINAN: NUMERO DI GINO MÄDER NEL TAPPONE

ottobre 29, 2018 by Redazione  
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Il “tappone” della corsa cinese non ha tradito le attese ed è andato allo svizzero Gino Mäder, autore di un’azione solitaria nel finale di gara. Buona prova per i colori italiani con Lorenzo Rota sul podio e Davide Orrico, Simone Velasco e Fausto Masnada nei dieci.

L’atteso tappone del Tour of Hainan non ha tradito le attese. L’impegnativo tracciato ha ridotto il gruppo dei migliori a sole 13 unità, con lo svizzero Gino Mäder (nazionale elvetica) bravo ad anticipare tutti ed andare a cogliere il successo in solitaria. Seconda piazza per Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy) che ha regolato il gruppo inseguitore davanti a Lorenzo Rota (Bardiani CSF). A completare la “topten” troviamo: il francese Julien El Fares (Delko Marseille Provence KTM), l’olandese Raymond Kreder (Team UKYO), Davide Orrico (Team Vorarlberg Santic), Simone Velasco (Wilier Triestina-Selle Italia), Fausto Masnada (Androni Giocattoli-Sidermec), lo spagnolo Rodrigo Araque (Team UKYO) e l’elvetico Patrick Schelling (Vorarlberg Santic).
Come era facile auspicare dopo la tappa odierna c’è stato un cambiamento in classifica ed ora la maglia gialla di leader è indossata da Kreder con 7″ su Mäder e 11″ su Boivin. Rota è quarto a 13″, Masnada quinto a 15″, Velasco e Orrico sono ottavo e decimo a 17″.

Mario Prato

Lelvetico Gino Mäder vince la tappa più attesa del Tour of Hainan (www.tourofhainan.com)

L'elvetico Gino Mäder vince la tappa più attesa del Tour of Hainan (www.tourofhainan.com)

TOUR OF HAINAN: EN PLEIN PER MANUEL BELLETTI

ottobre 27, 2018 by Redazione  
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Continua la striscia di successi italiani nella corsa a tappe cinese. Ad aggiudicarsi le quinta tappa è stato Manuel Belletti al termine di una perfetta operazione di controllo della gara da parte dell’Androni-Sidermec. Il velocista romagnolo grazie al successo odierno è balzato in testa alla classifica.

L’inno di Mameli continua a risuonare nella lontana Cina. A firmare il quarto successo su cinque tappe del Tour of Hainan è stato il velocista della Androni Giocattoli-Sidermec Manuel Belletti. Anche la Wanning- Lingshui non è sfuggita alla legge del ciclismo italico. Il percorso ondulato con quattro GPM richiedeva un surplus di lavoro per il controllo delle operazioni, ma la cosa non ha spaventato i ragazzi guidati in ammiraglia da Alessandro Spezialetti, che si sono fatti carico dell’onere di tenere la situazione sotto controllo. Il gap di soli 2” di Belletti nei confronti del leader della classifica generale Dylan Page (nazionale elvetica) ha ingolosito i suoi compagni di squadra che si sono impegnati al massimo per metterlo nelle condizioni migliori di fare la classica accoppiata “tappa e maglia”, il sogno di ogni ciclista di qualsiasi livello. L’unico momento in cui i ragazzi in maglia bianco-rossa non si sono visti davanti al gruppo è stato quando, nei pianeggianti 30 km tra l’ultimo GPM e l’arrivo, si sono avvantaggiati Jacopo Mosca (Wilier Triestina – Selle Italia), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF) e Davide Orrico (Vorarlberg Santic), raggiunti successivamente da Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy), Gino Mäder (nazionale elvetica) e Peter Schulting (Monkey Town).
Il sestetto è rimasto in avanscoperta soprattutto grazie all’impegno di Boivin, ma nulla ha potuto contro il ritorno del plotone, ripreso in mano dall’Androni che ha così potuto lanciare al meglio il romagnolo verso il secondo successo in questa edizione della corsa cinese. Le posizioni di rincalzo sono andati a Jannik Steimle (Vorarlberg Santic) e a Raymond Kreder (Team UKYO) Altri quattro italiani si sono piazzati nella “TopTen”: Luca Pacioni (Wilier Triestina – Selle Italia) è terminato in sesta posizione, Imerio Cima (Nippo – Vini Fantini – Europa Ovini) in srttima, Mirco Maestri (Bardiani-CSF) in ottava e Alessandro Fedeli (Delko Marseille Provence KTM) in decima.
Grazie al successo odierno e al ritardo di quasi 18 minuti accusato dall’ex capoclassifica Page, Belletti è il nuovo leader della generale con un vantaggio di 7” su Kreder e di 17” sul compagno di squadra Davide Ballerini.
L’entusiasmo in casa Androni per questo ottimo periodo lo si nota anche dalle parole del team manager Gianni Savio che non lesina complimenti a Belletti e a tutta la squadra: «Complimenti a tutta la squadra e in particolare a Manuel Belletti. Lo avevamo lanciato tra i professionisti dieci anni fa e sono orgoglioso che in questa stagione, al ritorno nella nostra squadra, abbia già ottenuto cinque vittorie: tre in Asia e due in Europa».

Mario Prato

Sempre Italia sugli scudi al Tour of Hainan: ora tocca ancora a Manuel Belletti, che stavolta oltre al successo di tappa raggiunge anche la testa della classifica generale (www.tourofhainan.com)

Sempre Italia sugli scudi al Tour of Hainan: ora tocca ancora a Manuel Belletti, che stavolta oltre al successo di tappa raggiunge anche la testa della classifica generale (www.tourofhainan.com)

TOUR OF HAINAN, GUARDINI FIRMA LA TERZA VITTORIA ITALIANA

ottobre 26, 2018 by Redazione  
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Ancora un successo italiano nella corsa a tappe cinese. A primeggiare nella quarta tappa è stato il velocista della Bardiani-CSF Andrea “Flash” Guardini. Seconda piazza per Davide Ballerini e un altro terzetto di italiani nei primi 10.

Andrea Guardin (Bardiani-CSF)i, il velocista veronese approdato quest’anno alla corte dei Reverberi, ha conquistato la sua terza vittoria stagionale regolando in volata il plotone nella quarta tappa del Tour of Hainan, in un duello tutto italiano. A contrastare la ricerca della vittoria del portacolori della Bardiani-CSF ci ha pensato, infatti, un Davide Ballerini sempre molto attivo in questo 2018, alla sua ultima stagione in maglia Androni-Sidermec. La terza piazza è andata all’olandese André Looij (Monkey Town). Completano la TopTen il tedesco Lucas Carstensen (Bike Aid), l’olandese Raymond Kreder (Team UKYO), il tedesco Jannik Steimle (Vorarlberg Santic), l’australiano Anthony Giacoppo (Bennelong SwissWellness) e gli italiani Manuel Belletti (Androni Giocattoli-Sidermec), Imerio Cima (Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini) e Marco Benfatto (Androni Giocattoli-Sidermec).
“Sentivo il dovere di vincere per ripagare l’enorme sforzo che i miei compagni hanno fatto fin dalla prima tappa per mettermi nelle migliori condizioni. Oggi, finalmente, ce l’ho fatta: sono felicissimo – ha affermato Guardini – La tappa di ieri, in particolare, mi aveva lasciato molto amareggiato. E’ difficile digerire il fatto che i tuoi compagni lavorano per oltre 200 km e poi, in pochi metri, non riesci a finalizzare. Oggi dovevo prendermi la rivincita, dimostrare a loro e a me stesso che merito fiducia. E’ un’enorme soddisfazione. Nella volata di oggi siamo stati impeccabili. Districarsi in queste situazioni non è mai semplice. Le volate sono poco lineari e la concorrenza è agguerrita. Ci sono avversari tosti e bisogna avere le idee chiare, oltre che tanto sangue freddo, per gestire i finali. La mossa migliore è stato l’allungo di Wackermann a 5 km dal traguardo, che ci ha permesso di rimanere coperti e lasciare l’onere di tirare alle altre squadre. Maestri e Simion mi hanno pilotato benissimo nell’ultimo km, poi ho pensato solo a spingere sui pedali più forte che potevo. Sulla carta, da qui a fine gara, ci sono ancora quattro buone opportunità per provare a regalarci un nuovo successo. Come abbiamo visto ogni volata è storia a sé, ma noi ci saremo”.
Il leader della classifica generale, lo svizzero Dylan Page (nazionale elvetica), nonostante una caduta ha conservato il primato precedendo Belletti di 2″, Kreder, Guardini e Carstensen di 6″.

Mario Prato

Ancora unaffermazione italiana al Tour of Hainan: dopo Mareczko e Belletti è il turno di Andrea Guardini (www.tourofhainan.com)

Ancora un'affermazione italiana al Tour of Hainan: dopo Mareczko e Belletti è il turno di Andrea Guardini (www.tourofhainan.com)

TOUR 2019, QUALCHE BUON SEGNALE ROVINATO DALLA CRONOSQUADRE

ottobre 26, 2018 by Redazione  
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Presenta luci e ombre il tracciato dell’edizione 2019 del Tour de France. Se va applaudita la proposta degli organizzatori di proibire l’uso dei misuratori di potenza, rischia di rendere la corsa ancor più noiosa del solito l’idea di posizionare abbuoni in cima alle salite, perchè potrebbe motivare i corridori ad attaccare solamente nei 500 metri conclusivi delle ascese. Anche la cronosquadre potrebbe incidere in maniera determinando, favorendo le squadre meglio attrezzate e, ancora una volta, la noia che ha caratterizzato le ultime edizioni della Grande Boucle

Il percorso della Grande Boucle 2019 è stato svelato, ma non sarà solo il tracciato a far parlare di sé. Gli organizzatori della corsa francese stanno tentando da anni di superare la monotonia che caratterizza, ormai in modo cronico, questa grande manifestazione sportiva che, a dispetto del proprio grande prestigio, offre da anni uno spettacolo di gran lunga inferiore a quello degli altri grandi giri.
Certo che quando questo intento, pur sbandierato, contrasta con la pervicacia degli organizzatori nell’inserire una cronosquadre di quasi 30 Km ogni sforzo sarà probabilmente vano e sarà quasi retorica chiedersi nuovamente il perché di certe situazioni.
Il passo avanti comunque c’è stato, anche se esso deve ottenere il placet dell’UCI che, negli ultimi anni, ci ha messo del suo nell’abbassare la spettacolarità di questo magnifico sport. ASO ha, infatti, annunciato di voler chiedere all’UCI di inserire il divieto di utilizzo dei misuratori di potenza nella prossima edizione della corsa francese. Si tratta certamente di un ottimo intento anche se esso appare per ora un passo avanti da salutare con gioia, ma anche isolato rispetto ad una situazione che avrebbe urgente bisogno di numerosi interventi incisivi. Il misuratore di potenza, infatti, è solo uno degli strumenti che consente al corridore di capire quando sta andando al limite ed evitare quelle crisi che si possono manifestare quando si fa il classico fuori giri per inseguire un avversario che procede con un altro passo. Il frequenzimetro è, però, un altro importante strumento che permette anche ai corridori che non si conoscono a sufficienza di evitare possibili crisi e gestire le forze nel modo migliore. Parimenti andrebbero vietate le radioline, che permettono un contatto costante tra i corridori e i direttori sportivi, mentre i distacchi dovrebbero essere segnalati solo con le tradizionali lavagne.
In ogni caso il divieto di misuratore di potenza, se venisse ratificato dall’Uci, sarebbe un importante passo avanti.
Peccato che i vantaggi che questa eventuale nuova regola potrebbe portare verrebbero quasi totalmente annullati dall’inserimento di un’orrenda cronosquadre al secondo giorno di corsa. L’altro elemento, infatti, che provoca la monotonia che spesso caratterizza anche le corse in salita è proprio la squadra. Squadre forti perché economicamente potenti sono in grado di imbrigliare la corsa, con i gregari che portano i capitani sino all’ultimo chilometro ed impediscono attacchi da lontano, rendendoli eccessivamente dispendiosi per essere tentati da uomini che aspirano ai piani alti della generale. Proprio per questo motivo l’anno scorso è stato ridotto da 9 ad 8 il numero dei componenti di ciascuna squadra.
L’inserimento di una cronosquadre, per di più di una trentina di chilometri, alla seconda tappa caricherà molti possibili aspiranti alla vittoria già di pesanti ritardi che, visto l’andamento delle corse negli ultimi anni, saranno difficile da recuperare.
A questo si affianca un’altra probabile richiesta all’UCI, ovvero quella di aumentare i secondi di abbuono in cima alle salite.
Si tratta di una decisione molto pericolosa perché può invogliare ancor più i corridori a sparare tutto negli ultimi 500 metri prima del GPM, riducendo il tutto a sprintare in salita invece che a cercare di fare la differenza.
Andando a osservare da vicino il percorso si nota subito che, più che del giro di Francia, sembra si tratti di percorrere una sorta di diagonale nord est – sud ovest che taglia fuori totalmente oltre la metà del paese dal percorso.
Nella prima settimana avremo i Vosgi inseriti già molto presto. La prima tappa avrà solo il Muro di Grammont, che rappresenta più una figurina che altro, piazzata molto lontana dal traguardo, in una tappa dedicata ai velocisti; nella seconda giornata andrà in scena la sciagurata cronosquadre di 27 chilometri, mentre la terza e la quarta tappa saranno nuovamente dedicate alle ruote veloci, anche se il finale di Épernay punta leggermente all’insù.
La tappa con arrivo a Colmar, con finale accidentato, farà da antipasto alla prima vera tappa di montagna con arrivo alla Planches del Belles Filles, dove si incontreranno pendenze fino al 24% nel finale. Non è tuttavia il rampone conclusivo su fondo sterrato a rendere interessante questa frazione: prima ci saranno 4 GPM con il Grand Ballon in apertura, il Ballon d’Alsace a metà e il Col des Chevrères, lla cui discesa termina nello steso punto in cui inizia la salita finale, cosa che potrebbe anche favorire una azione coraggiosa, magari non dei big poiché siamo solo alla sesta tappa, ma di qualche seconda linea che potrebbe poi ritrovarsi in una posizione interessante (un po’ come capitò a Fabio Aru che, qualche giorno dopo la vittoria su questo traguardo, andò ad indossare il simbolo del primato che quest’anno festeggerà il centenario).
Le tappe con arrivo a Saint-Étienne e a Brioude saranno, invece, caratterizzate da percorsi accidentati e da pochissima pianura, cosa che potrebbe favorire tentativi di fuga ben assortiti. Dopo un ulteriore tappa per sprinter ad Albi ci sarà il giorno di riposo, eccezionalmente collocato al martedì.
Dopo una tappa interlocutoria con arrivo a Tolosa, nella seconda settimana andranno in scena i Pirenei con l’antipasto a Bagnères-de-Bigorre, al termine di una frazione che proporrà i colli del Peyresourde e di Hourquette d’Ancizan a 30 Km dalla conclusione, tappa che non dovrebbe provocare battaglia tra i big e sembra più adatta alle seconde linee. Il giorno successivo andrà in scena l’unica cronometro individuale di questo Tour de France, 27 Km attorno a Pau con una prima parte molto accidentata e la seconda pianeggiante più adatta ai passistoni. Se il percorso di questa tappa preso singolarmente è molto bello, in quanto offre una crono varia non banale, tecnica nella prima parte e più da pedalare nella seconda, una crono nella quale sarà fondamentale dosare bene gli sforzi e conoscersi a fondo, è anche vero che un’unica prova contro il tempo di 27 Km è davvero poca cosa in un grande giro, specialmente di fronte ad una cronosquadre di pari chilometraggio ed a numerosi arrivi in salita che invitano allo sprint con conquista di abbuoni in favore dei corridori esplosivi. Non va, infatti, dimenticato che il 90% del vantaggio grazie al quale Thomas ha lasciato indietro Dumoulin, escludendo i 50 secondi persi per caduta dall’olandese, non è stato conquistato sulla strada ma è dovuto ad abbuoni conquistati grazie alla sparata nel finale che, come si sa, non è la specialità del fortissimo passista vincitore del Giro d’Italia 2017.
La tappa pirenaica di sabato è un altro punto dolente perchè la frazione misura appena 117 chilometri. Si è ormai avuta la prova che tra simili chilometraggi e lo spettacolo non c’è una relazione fissa, quasi fosse una sorta di automatismo. Ci saranno solo due GPM, tra l’altro molto distanti tra loro perché tra lo scollinamento del Soulor e l’attacco del Tourmalet si dovranno percorrere ben 40 Km. Il rischio concreto è che la battaglia si accenda, ancora una volta, nell’ultimo chilometro, con il tentativo di conquistare abbuoni invece che tentare di fare la differenza.
Più interessante la tappa di domenica con il Port de Lers e il Mur de Péguère uno appresso all’altro e la salita finale a Prat d’Albis che inizierà 25 Km dopo lo scollinamento del penultimo GPM: il Péguère presenta pendenze durissime nella seconda parte e potrebbe ispirare anche un attacco da lontano da parte di qualche big, che potrebbe cercare di perdere il largo e continuare l’azione in discesa e, poi, sull’ultima salita. Sarebbe un attacco da organizzare bene, specialmente pensando al tratto in falsopiano che separa la fine della discesa del Péguère dall’inizio della salita verso il Prat d’Albis. La salita finale, inoltre, è caratterizzata da una seconda parte molto favorevole per chi sta a ruota presentando pendenze costanti intorno al 6%, con l’ultimo chilometro che spiana al 3%. In una simile situazione chi insegue con l’aiuto della squadra si troverebbe in netto vantaggio rispetto ad un attaccante e questo potrebbe indurre a maggiore prudenza sul Péguère, mentre forse un arrivo nell’abitato di Foix poteva rappresentare un maggiore incentivo ad una azione sulle rampe più arcigne del muro. La terza settimana si aprirà con due tappe per attaccanti, una in circuito attorno a Nîmes e l’altra con arrivo a Gap, a precedere il trittico alpino.
Nella prima tappa sulle Alpi si pedalerà nella storia con Vars, Izoard e Galibier prima della picchiata verso Valloire. La salita del Galibier, come gli appassionati ben sann, non presenta alcuna difficoltà fino al Col du Lautaret, mentre gli ultimi 8 chilometri sono abbastanza tosti, specialmente l’ultimo che presenta una pendenza media del 13%. Potrebbe essere il terreno per un attacco che potrebbe proseguire anche nei successivi 18 chilometri di discesa, dato che la prima parte di essa è tecnica e potrebbe essere invitante per chi se la cava bene su questo terreno. Il chilometraggio di oltre 200 Km e la collocazione nell’ultima settimana potrebbero aggiungere altro sale ad una frazione che offre un’occasione da non perdere.
Nella seconda tappa alpina si dovrà superare il Col de l’Iseran, Souvenir Herny Desgranges di questa edizione del Tour de France con i suoi 2770 metri di altitudine ed una tra le più elevate strade asfaltate del vecchio continente, mentre l’arrivo sarà ai 2113 metri di Val Claret, frazione del comune di Tignes. La salita finale, il cui inizio è collocato circa 30 Km dopo lo scollinamento dell’Iseran, è piuttosto irregolare e, dopo i primi tre chilometri con pendenze che arrivano anche al 9%, si incontreranno 2 Km di respiro al 4% per poi affrontare tre chilometri tra i 6 e l’8% ed infine un falsopiano di circa 2 Km nel finale. La tappa non sembra adatta a grossi colpi di mano, dato che le pendenze non sono mai impegnative e non sembrano adatte per provare a fare la differenza, ma al terzultimo giorno di gara le energie scarseggeranno e l’altitudine (specie i 2700 metri dell’Iseran) potrebbe giocare brutti tiri, nonostante la cospicua distanza del tetto del Tour dall’inizio della salita finale. Il penultimo giorno di gara non sarà dedicato, come di consueto, ad una prova contro il tempo ma ad una frazione di montagna con l’arrivo agli oltre 2400 metri di Val Thorens, località di sport invernali che ricompare al Tour per la seconda volta dopo 25 anni di assenza. Tutti gli appassionati italiani ricorderanno quella tappa, nella quale Marco Pantani cadde nelle fasi iniziali e si fece male al punto da sembrare vicino al ritiro. Il Col de la Madeleine servì al Pirata per ritrovare il colpo di pedale che poi gli permise di involarsi lungo le rampe di questa interminabile salita lunga quasi 40 chilometri, che alterna tratti duri a momenti di respiro. Pantani quel giorno non vinse la tappa, perché non riuscì a raggiungere il colombiano Rodríguez e il russo Ugrumov, ma staccò Indurain e soprattutto gli idoli di casa Virenque e Leblanc, che lottavano con lui per un posto sul podio, che poi si aggiudicò proprio Pantani grazie ad una prova superlativa nella cronoscalata ad Avoriaz, nella quale fece addirittura meglio di Indurain.
Quest’anno l’interminabile salita finale sarà preceduta dal Cormet De Roselend e dalla Côte de Longefoy, ma la battaglia si svolgerà unicamente sulla salita finale. Tatticamente il punto migliore per attaccare è nei 5 chilometri che precedono gli ultimi duemila metri. Infatti, in quel momento, si saranno già superati i 2000 metri di quota, con tutte le conseguenze sulla rarefazione dell’aria, e si sono già affrontati quasi 30 Km di salita, con tratti anche duri, e ci si trovano 5 Km con una pendenza media dell’8% prima dei due chilometri finali. nei quali la strada spiana decisamente.
Si spera di vedere una grande battaglia alla vigilia del consueto finale parigino, nello scenario dei Campi Elisi.
Come al solito mancano i tapponi propriamente detti, ovvero quelle tappe con 5 o 6 montagne serie e chilometraggio oltre i 200 Km, anche senza arrivo in salita. In una corsa senza misuratori di potenza, tappe del genere potrebbero essere micidiali. Quando si propongono misure come l’abolizione dei misuratori di potenza, bisognerebbe proporre anche tappe che valorizzino al massimo le conseguenze della innovazione, anche per verificare l’effettiva incidenza della misura sulla corsa.
Gli arrivi in salita non devono mancare ma neppure devono essere l’unico epilogo delle tappe di montagna perché rischiano di indurre i big alla solita sparata finale per conquistare l’abbuono.
L’abolizione degli abbuoni potrebbe, invece, portare gli uomini forti in montagna ad attaccare un po’ prima per cercare di fare il distacco, invece che accontentarsi delle briciole che si racimolano con la sparata finale; arrivi in discesa come quello a Valloire, invece, potrebbero indurre ad attacchi di più ampio respiro. Una proposta “de iure condendo” potrebbe essere quella di abolire gli abbuoni solo nelle tappe con arrivo i in salita.
Insomma ci sono luci e ombre in questo Tour 2019; si vedono timidi segnali di passi avanti e, se la speranza è che essi possano contribuire ad offrire uno spettacolo migliore di quello degli ultimi anni, il timore è che siano ancora troppo poco.

Benedetto Ciccarone

Il Col de lIseran, tetto delledizione 2019 del Tour de France (www.trueriders.it)

Il Col de l'Iseran, tetto dell'edizione 2019 del Tour de France (www.trueriders.it)

TOUR OF HAINAN: BELLETTI, VITTORIA AL FOTOFINISH

ottobre 25, 2018 by Redazione  
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Manuel Belletti vendica la beffa subita ieri dal compagno di squadra Fausto Masnada e si aggiudica la terza tappa al photofinish. Terza piazza per Dylan Page, che mantiene la leadership in classifica generale.

Finale thriller nella terza tappa del Tour of Hainan dove si è dovuto ricorrere al fotofinish per sancire la vittoria del romagnolo Manuel Belletti. Il portacolori dell’Androni Giocattoli – Sidermec firma così la sua quarta vittoria stagionale, nonchè la 32a del suo team. Si tratta di una vittoria che “vendica” quanto successo ieri a Fausto Masnada, ripreso a soli 100 metri dal traguardo. Soddisfazione, quindi, in casa Androni come si evince dalla parole del team manager Gianni Savio: «Bravissimo Manuel e complimenti a tutta la squadra. Belletti, che con Frapporti e Gavazzi è uno dei tre senatori del team, è un punto di riferimento importante come guida per i giovani. Si tratta di corridori esperti, capaci anche di vincere. Non a caso, proprio Manuel Belletti sino ad ora ha ottenuto quattro successi e piazzamenti importanti al Giro d’Italia».
Sul podio della Chengmai-Qionghai, la frazione più lunga della corsa cinese dall’alto dei suoi 232 Km, sono saliti l’olandese Raymond Kreder (Team UKYO) e l’elvetico Dylan Page (nazionale elvetica) che, grazie al suo terzo podio in tre tappe, mantiene il primo posto in classifica generale con 2” di vantaggio su Belletti e 6”su Kreder. Oltre al successo del romagnolo la terza tappa ha offerto buone prestazioni anche da altri velocisti italiani: Jakub Mareczko (Wilier Triestina – Selle Italia) è rimasto ai piedi del podio, Andrea Guardini (Bardiani-CSF) è finito quinto, Marco Benfatto (Androni Giocattoli – Sidermec) sesto e Imerio Cima (Nippo – Vini Fantini – Europa Ovini) settimo.

Mario Prato

Belletti fa cucù al fotofinish dalla linea darrivo della terza tappa (Eurosport)

Belletti fa "cucù" al fotofinish dalla linea d'arrivo della terza tappa (Eurosport)

TOUR OF HAINAN: SFUMA IL SOGNO DI MASNADA E PELLAUD, LA SECONDA TAPPA VA A CARSTENSEN

ottobre 25, 2018 by Redazione  
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Sfumato per poco il sogno dei fuggitivi di cogliere il bersaglio grosso, anche la seconda tappa si è conclusa in volata con il successo del tedesco Lucas Carstensen. Buona prova per gli italiani presenti con tre rappresentanti del nostro ciclismo nei primi otto.

Successo tedesco nella seconda tappa del Tour of Hainan. La vittoria è stata centrata da Lucas Carstensen, portacolori della BikeAid, al terzo successo stagionale. Seconda piazza per Dylan Page (nazionale elvetica), che grazie a questo risultato balza in testa alla classifica generale, Terza per l’olandese Raymond Kreder (Team UKYO). Il migliore degli italiani in gara è stato Andrea Guardini (Bardiani-CSF), che ha colto il quarto posto, mentre Marco Benfatto (Androni-Sidermec) si è piazzato sesto e Imerio Cima (Nippo-Vini Fantini) ottavo.
Prima della volata finale la Danzhou-Chengmai è stata teatro di una lunga fuga di dodici elementi che annoverava tra le proprie file anche gli italiani Luca Wackermann (Bardiani – CSF), Luca Pacioni (Wilier Triestina – Selle Italia), Antonio Santoro (Monkey Town Continental Team) e Fausto Masnada (Androni Giocattoli – Sidermec). Proprio quest’ultimo è stato protagonista fino all’ultimo quando, assieme allo svizzero Simon Pellaud (nazionale elvetica), ha visto sfumare il sogno della vittoria quando mancavano solo 100 metri al termine.

Mario Prato

Lo sprint in dirittura darrivo al termine della seconda tappa del Tour of Hainan (www.tourofhainan.com)

Lo sprint in dirittura d'arrivo al termine della seconda tappa del Tour of Hainan (www.tourofhainan.com)

IL TOUR OF HAINAN 2018 DEBUTTA NEL SEGNO DI JAKUB MARECZKO

ottobre 23, 2018 by Redazione  
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Ancora una vittoria per Jakub Mareczko in questo scampolo di stagione. Il bresciano di origine polacca si è aggiudicato la prima tappa del Tour of Hainan iniziato oggi con una tappa completamente pianeggiante.

Con un calendario che sembra non finire mai, il ciclismo professionistico si è trasferito da qualche settimana in Cina dove negli scorsi giorni sono andati in scena il Tour of Taihu Lake e il Gree-Tour of Guangxi, mentre oggi ha preso il via da Danzhou il Tour of Hainan, che si concluderà dopo 9 frazioni il 31 ottobre.
Alla corsa cinese prendono parte tutte e quattro le squadre professional italiane e proprio da due di queste sono usciti i nomi di chi ha animato la volata finale della prima tappa, un circuito di 90 km attorno alla cittadina di Danzhou.
A scrivere il suo nome sul primo ordine d’arrivo dell’edizione 2018 è stato il portacolori della Wilier Triestina-Selle Italia Jakub Mareczko. Il corridore, ormai in predicato di debuttare nel World Tour con le insegne della CCC, ha avuto la meglio sullo svizzero Dylan Page (nazionale elvetica) e su Manuel Belletti, lanciato magnificamente dalla sua Androni-Sidermec. Il velocista romagnolo, però, nulla ha potuto contro i due che lo hanno rimontato, anche se in casa Androni rimane la soddisfazione di guidare la classifica a squadre, grazie anche al sesto posto di Marco Benfatto.
Per quanto riguarda i colori italiani buona prove sono arrivate anche da Imerio Cima (Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini), quinto, e da Mirco Maestri (Bardiani-CSF), undicesimo.
La tappa odierna è stata caratterizzata da una fuga senza fortuna di sei coraggiosi e da una caduta all’ultimo chilometro che ha non poco complicato le cose ai vari treni.
Per Mareczko quella odierna è la vittoria numero 13, un numero che potrebbe aumentare domani sul traguardo della seconda frazione, al termine di un tracciato che presenta ancora tutte le caratteristiche per un finale in volata.

Mario Prato

Jakub Mareckzo sprinta più veloce di tutti sul primo traguardo del Tour of Hainan (foto Wilier-Selle Italia)

Jakub Mareckzo sprinta più veloce di tutti sul primo traguardo del Tour of Hainan (foto Wilier-Selle Italia)

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