ASSISI PREMIA MARIANNE VOS MA ANNEMIEK VAN VLEUTEN È SEMPRE ROSA
Una strepitosa Marianne Vos si è aggiudicata la terza tappa del Giro Rosa. L’arrivo di Assisi ha visto trionfare la fuoriclasse olandese che ha avuto la meglio su Cecilie Uttrup Ludwig ed Elisa Longo Borghini, salite sul podio di giornata. Veste sempre la maglia rosa lacCampionessa del mondo Annemiek van Vleuten, che ha chiuso in quinta posizione.
Assisi, luogo mistico e affascinante, ha innalzato all’onore degli altari sportivi Marianne Vos. L’olandese in forza all CCC-Liv sulle arcigne rampe che conducevano al traguardo ha dato il via ad un autentico show di forza e determinazione. I distacchi date alle sue dirette concorrenti non sono stati elevati, ma sicuramente quanto fatto vedere oggi nelle fasi finali di gara è stato sicuramente degno di nota. Alle spalle della vincitrice sono transitate sotto lo striscione d’arrivo Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope) a 2″, Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo Women)( a 5″, Liane Lippert (Sunweb) a 8″, la maglia rosa Annemiek van Vleuten (Mitchelton Scott) a 12″, Lotte Kopecky (Lotto Soudal Ladies) a 13″, Anna van Der Breggen (Boels Dolmans CyclingTeam) Ashleigh Mooman-Pasio (CCC-Liv) e Katarzyna Niewiadoma (Canyon/Sram Racing) a 16″. Infine, Margarita Victoria García ha chiuso la TopTen a 19″.
Le prima ora di corsa di questa Santa Fiora-Assisi di 142.2 km si è svolta tranquillamente, nonostante il percorso ricco di saliscendi, anche a causa dei trenta e più gradi segnalati dai termometri. L’andazzo è cambiato dopo una sessantina di chilometri, quando diverse atlete hanno provato senza risultato di andare in fuga. Degno di nota, pur se anche questo non baciato dealla sfortuna, è stato il tentativo portato a 28 Km al termine da Rachel Neylan, (Cronos – Casa Dorada Women). Con l’avvicinarsi del traguardo la velocità del plotone è esponenzialmente aumentata fino alla rampa conclusiva, settecento metri al 15% di pendenza, che hanno visto lo show di colei che è andata a cogliere il successo di giornata.
Domani il Giro Rosa lascerà la cittadina del “poverello” Patrono d’Italia per raggiungere Tivoli dopo 170,3 chilometri, chilometraggio atiipico per le corse femminilil. Il traguardo sarà posto in vetta ad una rampa di 2 Km al 7.9% che favorisce ancora azioni come quella della Vos.
Mario Prato

Marianne Vos stremata dopo aver tagliato il ripido traguardo di Assisi (Getty Images)
SLOVENI UBER ALLES ANCHE SUL GRAND COLOMBIER, TOUR A SENSO UNICO
Sicuramente è uno dei corridori di cui parleremo di più nei prossimi anni e oggi ne ha dato l’ennesima riprova. Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) si impone nuovamente al Tour de France, conquistando la sua seconda vittoria di tappa e candidandosi ad essere l’unico vero rivale di Primož Roglič (Jumbo-Visma) per la conquista della corsa francese. In cima al Grand Colombier, il 22enne sloveno ha preceduto il connazionale al termine di una tappa dura che ha definitivamente estromesso dalla corsa per la maglia gialla il campione uscente Egan Bernal (Ineos Grenadiers) e Nairo Quintana (Arkéa-Samsic).
La 15a frazione, da Lione al Grand Colombier, era indicata sin dall’inizio del Tour come una delle tappe regine dell’intera corsa. I primi 98,5 km erano sostanzialmente pianeggianti. Una volta giunti ad Artemare il copione cambiava completamente poichè gli ultimi 76 km riservavano tre salite decisamente dure. La prima asperità era la Montée de la Selle de Fromentel (11,1 km al 8,1%), posta al km 111. Subito dopo la successiva discesa, i corridori dovevano affrontare un’altra salita di prima categoria, il Col de la Biche (6,9 km al 8,9%), la cui cima era posta al km 129. Infine, l’ultimo GPM di giornata era costituito dalla lunghissima salita (17,4 km al 7,1%) che portava sulla vetta del Grand Colombier, sede d’arrivo della tappa.
Come da solito canovaccio, la bagarre per entrare nella fuga giusta è iniziata già al “chilometro zero”. Tra i più attivi si segnalavano Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept), Jérôme Cousin (Total Direct Énergie), Daryl Impey (Mitchelton-Scott), Matteo Trentin (CCC ), Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step). Anche Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) ha provato più volte ad evadere, sempre marcato a uomo da Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step).
Al km 10, mentre provavano ad inserirsi in un nuovo tentativo di fuga, Bob Jungels (Deceuninck-Quick Step) e Sergio Higuita (EF Pro Cycling) venivano fortuitamente a contatto e a farne le spese era il colombiano, finito rovinosamente a terra e costretto poi al ritiro al km 40, anche a seguito di una seconda caduta.
La battaglia per andare in fuga infuriava per diversi chilometri, ma il ritmo altissimo del gruppo (media superiore ai 55 km/h nei primi 20 km) non consentiva a nessuno di prendere il largo finchè, al km 28, Simon Geschke (CCC Team) trovava l’allungo giusto. Al tedesco immediatamente si accodavano gli attivissimi Rolland e Trentin, oltre a Jesús Herrada (Cofidis), Michael Gogl (NTT Pro Cycling), Niccolò Bonifazio (Total Direct Énergie), Marco Marcato (UAE-Team Emirates) e Kévin Ledanois (Arkéa-Samsic).
Il gruppo di testa riusciva rapidamente a guadagnare un margine di circa 20”, nonostante l’andatura del gruppo non ancora del tutto rilassata. Successivamente anche Jungels provava ad uscire dal plotone per rientrare sui battistrada, ma la sua azione si spegneva di lì a poco.
Una volta esauriti gli ultimi tentativi dei corridori della Mitchelton-Scott, rimasti fuori dall’azione buona, il gruppo finalmente rallentava il ritmo e i fuggitivi riuscivano a far dilatare il loro vantaggio, arrivato ad 1’30” già al km 50.
Si arrivava con questa situazione allo sprint intermedio di Le Bouchage, conquistato da Trentin che batteva di misura Bonifazio. Dietro la solita lotta tra Bennett e Sagan veniva vinta dall’irlandese, che guadagnava altri due punti nella classifica della maglia verde grazie anche al solito Michael Mørkøv, piazzatosi al decimo posto proprio davanti allo Slovacco.
I fuggitivi procedevano di comune accordo, guadagnando 3’40” al km 70 sul gruppo guidato dagli uomini della Jumbo-Visma. Gli olandesi, però, mantenevano sempre un ritmo abbastanza sostenuto, evitando che i battistrada prendessero troppo il largo. Al km 100, quando iniziavano le prime rampe del la Montèe de la Selle de Fromentel, il ritardo del plotone si aggirava intorno ai 4’30”.
Lungo le dure rampe della prima salita di giornata (11,1 km con una pendenza media dell’8,1%) il gruppo dei battistrada si sfaldava e in testa rimaneva i i corridori più forti in salita (Rolland, Herrada e Geschke), mentre l’austriaco Gogl, nonostante la gran fatica, rientrava poco prima della vetta. Gli altri quattro fuggitivi si erano irrimediabilmente staccati, venendo man mano ripresi dal gruppo maglia gialla, sempre più selezionato a causa del ritmo imposto dalla Jumbo-Visma.
Il GPM della Selle de Fromentel (1a cat) veniva conquistato da Herrada davanti a Rolland. Geschke e Gogl perdevano contatto poco prima dello scollinamento, transitando rispettivamente 3° e 4°, ma rientravano appena iniziata la discesa. Il gruppo, ridotto a poco più di una trentina di corridori e tirato sempre dai compagni della maglia gialla, era invece transitato con 3’20” di ritardo.
Nel corso della discesa Gogl allungava sui tre compagni di fuga, raggiungendo un vantaggio di 50” a 50 km dall’arrivo, proprio mentre si stava per approcciare la seconda salita di giornata, il Col de la Biche.
La dura ascesa non intimoriva Robert Gesink (Jumbo-Visma), che continuava ad imporre al gruppo la sua andatura, recuperando ulteriore terreno sui fuggitivi (2’50” da Gogl ai -49). Nel gruppo inseguitore, invece, Rolland rompeva gli indugi, staccando prima Geschke e poi anche Herrada. Il francese riprendevaa Gogl a 2 km dallo scollinamento ed successivamente transitava per primo sul traguardo del GPM proprio davanti all’austriaco. Herrada scollivava con circa 25” di ritardo, mentre Geschke pagava quasi 45”. Sempre più vicino il gruppo, il cui distacco in cima al Col de la Biche era di poco superiore ai 2’.
Il tratto in quota successivo alla scollinamento, che precedeva la discesa, consentiva a Herrada di rinvenire sulla coppia di testa, andando a ricomporre un nuovo terzetto di battistrada che, però, aveva vita molto breve. Proprio lungo la discesa, infatti, Gogl allungava nuovamente, aprofittando delle sue doti di discesista. Rolland limitava i danni perdendo solo una decina di secondi, mentre Herrada incontrava maggiori difficoltà e scivolava a 55”.
Rolland rientrava su Gogl a 30 km dall’arrivo, mentre dietro Geschke veniva riassorbito dal gruppo, sempre segnalato a 2’ minuti di ritardo dalla coppia di testa. Lo stesso destino toccava 5 km più avanti a Herrada, che nel frattempo aveva desistito dall’intento di rientrare sulla testa della corsa.
Nel tratto di fondovalle compreso tra la fine della discesa e l’inizio della salita finale, i due battistrada davano fondo alle loro energie per difendere il margine, tutt’altro rassicurante, sul gruppo maglia gialla. Il ritmo della Jumbo-Visma era però molto sostenuto e il gruppo approcciava l’ascesa al Grand Colombier con poco più di 1 minuto e mezzo di ritardo. Da segnalare il guasto meccanico che colpiva Guillaume Martin (Cofidis) proprio all’imbocco della salita: il francese riusciva a riavvicinare la coda del gruppo soltanto 3 km dopo, rientrare tra i big soltanto ai -14.
A 15 km dall’arrivo Rolland allungava su Gogl, già in decisa difficoltà e ripreso poco dopo dal gruppo. L’azione di Rolland era, però,m destinata a durare poco e veniva neutralizzata quando mancavano 13 km all’arrivo, proprio mentre nel gruppo maglia gialla, tirato da Wout Van Aert (Jumbo-Visma), andavano in difficoltà Quintana e soprattutto Bernal. I due colombiani pagavano già 35” ai -12 ed oltre un minuto a 11 km dal traguardo, presagio di una giornata difficilissima.
L’impressionante azione di Van Aert, intanto, continuava a provocare selezione nel gruppo fino a 9 Km dal traguardo, quando il fiammingo si rialzava e veniva sostituito in testa al plotone dal compagno George Bennett.
A 7 km dalla conclusione rompeva gli indugi Adam Yates (Mitchelton-Scott), che guadagnava un massimo di 10”, e veniva ripreso un chilometro più avanti grazie al lavoro di Tom Dumoulin (Jumbo Visma), che aveva nel frattempo rilevato Bennett in testa al gruppetto maglia gialla, ormai ridotto ad una dozzina di componenti: c’erano la maglia gialla Primož Roglič, Sepp Kuss e Dumoulin della Jumbo-Visma, Alejandro Valverde ed Enric Mas della Movistar, Mikel Landa e Pello Bilbao della Bahrain-McLaren, Richie Porte (Trek-Segafredo) Rigoberto Urán (EF Pro Cycling), Miguel Ángel López (Astana), Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) e Yates. Nel frattempo (ai -4) Quintana e Bernal, quest’ultimo scortato dai suoi compagni di squadra, erano scivolati rispettivamente a 2’22” e 3’50”.
Il drappello della maglia gialla veniva trainato da Dumoulin fino ai 600 metri dall’arrivo, quando arrivava lo scatto di Roglič. Pogačar gli rispondeva immediatamente con Porte, Kuss e López a ruota, mentre Urán, Mas e Landa perdevano qualche metro.
Si giungeva così alla volata, lanciata da un ottimo Porte. Il corridore della Trek provava a soprendere gli avversari, ma ai 150 metri dal traguardo arrivava la progressione di Pogačar, che non lasciava scampo nè all’austrialiano, ne a Roglič, che riusciva comunque ad arrivare secondo, pari tempo col connazionale.
Porte giungeva terzo pagando appena 5”, mentre López era quarto a 8”. Dietro di loro, con un distacco 15”, tagliava il traguardo un gruppetto formato dal redivivo Mas, Kuss, Landa e Yates, mentre Urán concludeva a 18” Pogačar, davanti agli spagnoli Valverde e Bilbao (24”).
Quintana, staccato sulle prime rampe del Gand Colombier, giungeva 17° a 3’50” e molto peggio andava al campione uscente Bernal, definitivamente crollato nel finale e arrivato a 7’20” dal vincitore: per il corridore della Ineos si tratta dell’addio al sogno di bissare la vittoria del 2019.
La nuova classifica generale vede sempre in testa Roglič con vantaggio su Pogačar sceso a 40” in virtù degli abbuoni. Urán, nonostante la piccola flessione patita nell’ultimo chilometro, è salito in terza posizione a 1’34”, tallonato dal connazionale López, attualmente quarto a 1’45”. Seguono l’ex maglia gialla Yates a 2’03”, Porte a 2’13”, Landa a 2’16 e Mas a 3’15”. Più lontanti Quintana, scivolato a 5’08” dopo la débâcle odierna, e Dumoulin a 5’12”. Bernal è invece tredicesimo ad 8’25”.
Domani è previsto il secondo ed ultimo giorno di riposo, prima di una terza settimana in cui le salite non mancheranno. Si riprenderà con il Col de Porte, la Côte de Revel e la Montée di Saint-Nizier-de-Moucherotte, da affrontare martedì nel corso dei 164 Km della tappa che da La Tour-du-Pin condurrà a Villard-de-Lans.
Pierpaolo Gnisci

Dopo la frazione pirenaica di Laruns Tadej Pogačar si impone anche in vetta al Grand Colombier (Getty Images)
VAN DER POEL, SQUILLO MONDIALE A LORETO
Una fuga di 14 ciclisti caratterizza la penultima tappa della Tirreno-Adriatico 2020. Nel finale Matteo Fabbro (Bora Hansgrohe) attacca e sogna la vittoria ma a circa 200 metri dall’arrivo Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) lo riprende andando a vincere sull’arrivo in salita di Loreto. Per quanto riguarda i big, tutto invariato nelle primissime posizioni con Adam Yates (Mitchelton Scott) che domani nella cronometro finale di San Benedetto del Tronto dovrà amministrare il vantaggio che ha sui diretti inseguitori.
Gli ultimi fuochi della Tirreno-Adriatico 2020 si accenderanno tra oggi e domani nelle due tappe conclusive, una in linea ed una a cronometro. La classifica generale vede primeggiare Simon Yates (Mitchelton Scott) e anche se gli immediati inseguitori – Rafał Majka (Bora Hansgrohe) e Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) – non sono lontanissimi, il britannico sembra avere tutte le carte in regola per vincere e candidarsi anche come uno dei favoriti al prossimo Giro d’Italia. Oggi sono 181 i km che i ciclisti dovranno affrontare da Pieve Torina a Loreto. Il circuito finale da ripetere tre volte, che tocca anche la vicina Recanati, vedrà di scena i tipici muri marchigiani, che da diversi anni sono una caratteristica della Corsa dei Due Mari. Yates dovrà difendersi dagli attacchi che gli verranno portati nel finale ma chissà che proprio lui non decida di attaccare, visto che il percorso gli si addice. La primissima parte della tappa era caratterizzata da una fuga promossa da Jhonatan Restrepo (Androni Giocattoli Sidermec), Iván García Cortina (Bahrain McLaren), Kenneth Vanbilsen (Cofidis), Illjo Keisse (Deceuninck Quick Step) e Nikolas Maes (Team Lotto Soudal). Il gruppo, pero, non li lasciava e i cinque fuggitivi venivano ripresi dopo circa 35 km. Dopo il km 60 riusciva ad evadere un altro gruppetto di sei corridori, che poco dopo veniva raggiunto da altri otto elementi. Si componeva così la fuga di giornata grazie all’azione di Silvan Diller (AG2R La Mondiale), Mathieu Van Der Poel e Dries De Bondt (Alpecin Fenix), Alessandro Tonelli (Bardiani CSF), Matteo Fabbro (Bora Hansgrohe), William Barta (CCC), Julien Vermote (Cofidis), Davide Ballerini (Deceuninck Quick Step), Ruben Guerreiro (EF Education First), Sergio Samitier (Movistar) Victor Campenaerts (NTT Pro Cycling), Martijn Tusveld (Sunweb), Julien Bernard (Trek Segafredo) e Giovanni Visconti (Vini Zabù KTM). Dopo 80 km la fuga aveva un vantaggio di oltre 4 minuti sul gruppo condotto dal Team Astana. A 70 km dall’arrivo, nell’avvicinarsi a Loreto per i tre giri finali del circuito, il vantaggio della fuga era di poco superiore ai 3 minuti. A 50 km dal termine uscivano dal gruppo maglia azzurra Carl Hagen (Lotto Soudal) e Samuele Battistella (NTT Pro Cycling), mentre il vantaggio dei 14 fuggitivi era sceso ulteriormente a 1 minuto e 50 secondi. Sul successivo strappo verso il secondo GPM di Loreto mentre il gruppo si faceva sempre più vicino attaccavano Van der Poel, Fabbro e Guerreiro. I tre di testa venivano ripresi da sette ciclisti che facevano parte della fuga iniziale. A 20 km dal termine Fabbro restava da solo in testa. Nel frattempo Jakob Fuglsang (Astana) era uscito dal gruppo maglia azzurra e cercava di portarsi sui fuggitivi. Fabbro era abile a mantenere un vantaggio di una ventina di secondi sul gruppo Van Der Poel. L’olandese, però, era artefice di una violenta accelerazione con la quale riprendeva e superava l’italiano a meno di duecento metri dall’arrivo, andando così a vincere su strada per la seconda volta in stagione, dopo la vittoria nel campionato olandese. Si è trattato di un’azione tipica del talento olandese che potrebbe, perchè no, riproporsi al Mondiale di Imola tra due settimane, caratterizzato da un percorso molto simile. Fabbro doveva accontentarsi addirittura del terzo posto, visto che anche Guerreiro lo precedeva, entrambi classificati con 4 secondi di ritardo da Van der Poel. Il gruppo maglia azzurra era regolato da Wilco Keldermann (Sunweb), quarto a 9 secondi da Van der Poel. In classifica generale Yates resta in maglia azzurra con 16 secondi di vantaggio su Majka e 39 secondi su Thomas. Domani la tappa conclusiva di San Benedetto del Tronto presenta la tipica cronometro individuale sul lungomare della località marchigiana. Yates dovrà difendersi principalmente da Thomas, anche se pensare che quest’ultimo possa recuperargli più di 3 secondi al chilometro sembra davvero molto difficile.
Giuseppe Scarfone

Van der Poel vince sul traguardo di Loreto (Getty Images)
GIRO ROSA, È GIÀ VAN VLEUTEN TIME
La maglia rosa è sempre affare della Trek-Segafredo Women che passa dopo la seconda tappa da Elisa Longo Borghini alla favoritissima Annemiek van Vleuten, che si è imposta in solitario sul traguardo di Arcidosso.
Se l’interregno di Elisa Longo Borghini è durato solo 24 ore, in casa Trek-Segafredo c’è di che ben festeggiare. Sono bastati i saliscendi della seconda tappa per far scatenare Annemiek van Vleuten, campionessa del mondo in carica e favoritissime per il successo finale della corsa rosa, che ha già vinto due volte. L’olandese ha sfidato non solo il percorso già di per se impegnativo, ma anche anche la sfortuna e i problemi meccanici, sferrando l’attacco decisivo sul secondo GPM di giornata, dopo diversi scatti delle rivali. Oltre alla vincitrice è apparsa in gran spolvero anche la connazionale Anna van der Breggen (Boels – Dolmans Cycling Team), ultima ad inchinarsi alla grinta della nuova maglia rosa e seconda al traguardo insieme alla polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon SRAM Racing), con la quale ha concluso la tappa 1’16” dopo la vincitrice.
Quella odierna è stata una tappa spettacolare, aperta a molteplici sviluppi, fin dal via da Civitella Paganico. La forte velocità ha fin da subito spezzato il gruppo in tanti tronconi. La prima a tentare l’azione solitaria è stata la belga Julie Van De Velde (Lotto Soudal), rimasta a lungo in avanscoperto anche se il suo vantaggio non ha mai superato il minuto. Dopo che la fuggitiva è stata ripresa la corsa è letteralmente esplosa e si sono succeduti molteplici attacchi in testa al gruppo, che portavano le firme di Alena Amialiusik (Canyon SRAM Racing), Tayler Wiles e Ruth Winder (Trek-Segafredo Women), Vittoria Guazzini e Ilaria Sanguineti (Valcar – Travel & Service), Elizabeth Banks ed Elise Chabbey (Équipe Paule Ka), Lisa Brennauer (Ceratizit-WNT Pro Cycling), Alison Jackson (Sunweb) e Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope), Quanto guadagnato da ciasciuna non ha mai impensierito il gruppo, che ha prontamente richiuso su tutti i tentativi. Sul tratto più duro del GPM di Seggiano, salita quasi interamente da percorrere sullo sterrato, è stata la Van Vleuten ad affondare il colpo del ko, staccando tutte le rivali e dimostrandosi anche più forte della sfortuna, che l’ha colpita con una foratura che non gli ha impedito di giungere al traguardo con più di un minuto sulle rivali che più gli sono giunte vicine.
Domani il Giro d’Italia Femminile si sposta dalla Toscana all’Umbria con una frazione di 142 che partirà da Santa Fiora per arrivare ad Assisi, dove il traguardo sarà collocato nel cuore della città di San Francesco, al termine di una rampa di mille metri all’8% di pendenza media
Mario Prato

La Van Vleuten all'attacco sulla salita sterrata di Seggiano (Getty Images)
ANDERSEN FIABESCO A LIONE, BAGARRE TRA I BIG
Con un gran colpo da finisseur Søren Kragh Andersen trionfa nella 14a tappa del Tour de France, al termine di un finale di corsa decisamente scoppiettante. Il danese del Team Sunweb ha sorpreso tutti con una fucilata a 3 km dall’arrivo, giungendo a braccia alzate sotto il traguardo di Lione. A 15” di distanza Luka Mezgec (Mitchelton-Scott) ha vinto la volata dei battuti davanti a Simone Consonni (Cofidis) e al solito Peter Sagan (Bora-Hansgrohe). Resta inalterata la classifica generale che vede sempre in maglia gialla lo sloveno Primož Roglič (Jumbo-Visma) davanti a Tadej Pogačar (UAE Team Emirates).
Dopo la dura e avvincente tappa del Puy Mary, la frazione odierna prevedeva un percorso decisamente più morbido, nonstante la presenza di 5 GPM. Le difficoltà maggiori previste lungo i 194 km che separavano Clermont-Ferrand da Lione erano concentrate nella prima metà del percorso e in particolare i corridori dovevano scalare il GPM di 2a categoria del Col du Béal (10,2 km al 5,6%), posto al km 68,5, e la Côte de Courreau (4 km al 5,7%) al km 93. Nel tratto finale erano, invece, collocati due GPM di 4a categoria, la Côte de la Duchère e la Cote de la Croix-Rousse, posti rispettivamente al km 184,5 e al km 189,5 e che potevano fungere da rampe di lancio verso il traguardo.
Come d’abitudine, i primi tentativi partivano già subito dopo il via ufficiale della corsa. Dopo una serie di attacchi neutralizzati dal gruppo, al km 3 riusciva ad avvantaggiarsi Cees Bol (Sunweb), al quale subito si univa Edward Theuns (Trek-Segafredo) mentre dietro tanti altri corridori provavano ad evadere senza successo.
Poco dopo sulla coppia di testa rinveniva Stefan Küng (Groupama-FDJ), già attivo nei primissimi chilometri.
Il trio, nonostante la grande animosità del gruppo, riusciva poco alla volta a guadagnare spazio arrivando ad un vantaggio di 35” al km 15. Quando finalmente l’andatura del gruppo si rilassava, un altro uomo del Team Sunweb, Casper Pedersen, fuorisciva dal plotone. A questo punto Bol si fermava per attendere il compagno, mentre Küng e Theuns portavano il vantaggio a 1′30″ al km 20.
Ne veniva fuori un siparietto surreale: mentre i battistrada cercavano di capire se era il caso di aspettare il rientro dei due inseguitori, i due uomini della Sunweb rallentavano vistosamente scivolando a un minuto di ritardo. Küng e Theuns decidevano così di tirare dritto e, grazie al ritmo blando del gruppo,
man mano incrementavano il gap, che raggiungeva i 2′45” al km 25. Pedersen e Bol, invece, venivano riassorbiti dal gruppo.
Intorno al km 30, quando lo svantaggio sfiorava i 4 minuti, davanti al gruppo arrivavano le maglie della Bora-Hansgrohe, intenzionate a sfruttare il primo GPM di giornata per mettere in difficoltà la maglia verde Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step) in vista del traguardo volante posto al km 38.
Proprio in vista del Côte du Château d’Aulteribe (km 32), vinto da Küng, dal gruppo evadeva il duo della Bora formato da Peter Sagan e Maximilian Schachmann. Alle loro spalle si creava un gruppetto di una decina di inseguitori, comprendente tra gli altri Matteo Trentin (CCC Team) e Bennett, che aveva però vita breve.
Lo sprint di Courpière andava a Theuns davanti a Küng, mentre Sagan si classificava terzo prima di rialzarsi e farsi raggiungere dal gruppo insieme a Schachmann.
A questo punto la corsa si è stabilizzava e il vantaggio dei battistrada sul gruppo, tirato dalla Deceuninck-Quick Step, tornava ad aumentare, arrivando fino a 5′50” al km 60.
Lungo le prime rampe del Col du Béal la Bora-Hansgrohe riprendeva la testa del gurppo, imponendo un ritmo che mandava in difficoltà diversi velocisti, tra i quali la maglia verde Bennett.
A 1,5 km dalla vetta Theuns perdeva le ruote di Küng, che così riusciva a passare per primo sul secondo GPM con circa 25” sul fiammingo, mentre il gruppo, allungato a causa dell’azione della Bora, transitava con un gap di 2′50”, 45 secondi in meno rispetto al gruppetto di Bennett, sempre scortato dai compagni della Deceuninck.
Theuns continuava a perdere terreno lungo la successiva discesa, finendo per essere ripreso dal gruppo al km 83, quando Küng segnalato a 2′10”. Bennett, invece, scivolava a 1′10” dal gruppo della maglia gialla.
Küng riusciva vincere anche il successivo GPM posto su la Côte de Courreau ( ai -100), transitando al comando con 48” sul gruppo maglia gialla, nel quale anche il CCC Team era arrivato a dare manforte alla Bora, e 2′25” sul gruppo Bennett.
Il possente passista elvetico veniva ripreso ai -80, ma il gruppo accennava a ridurre il ritmo e così il plotoncino dei velocisti, sempre dagli uomini della Deceuninck, decideva di alzare bandiera bianca.
Solo a questo punto il gruppo maglia gialla calava notevolmente calato il ritmo e ne conseguiva una fase di corsa decisamente più rilassata, che si protraeva senza particolari eventi fino allo striscione degli ultimi 20 km, quando la velocità tornava a decollare, prima per effetto delle trenate della Jumbo-Visma e poi grazie al lavoro della Ineos Grenadiers.
Lungo il primo dei due strappi finali, la Côte de la Duchère (1,4 km al 5,6%), Tiesj Benoot (Sunweb) sfruttava un rallentamento del gruppo e andava via da solo. Il belga raggiungeva un vantaggio di una dozzina di secondi, mentre al suo inseguimento si lanciava Valentin Madouas (Groupama-FDJ). Poco dopo l’azione del fiammingo veniva neutralizzata e partiva in contropiede Lennard Kamna (Bora-Hansgrohe), già secondo ieri sul Puy Mary. Al suo inseguimento si lanciava Thomas De Gendt (Lotto-Soudal) e successivamente Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step) con Egan Bernal (Ineos Grenadiers), scatenando la reazione degli uomini di classifica.
Alaphilippe rientrava su Kamna insieme a De Gendt e Marc Hirschi (Sunweb), ma il quartetto di lì a poco veniva riassorbito dal gruppo in una fase di corsa a dir poco concitata.
Era quindi Hirschi a riprovare l’allungo decisivo, ma lo svizzero è veniva ancora ripreso a 3,5 km dall’arrivo grazie all’azione di Sagan e di Greg Van Avermaet (CCC Team).
Proprio sotto lo striscione dei -3 Søren Kragh Andersen partiva con una fucilata degna dei migliori finisseur. La reazione del gruppo mancava e così il danese faceva rapidamente il vuoto. Nessuna squadra riusciva ad inscenare un vero inseguimento e il corridore della Sunweb portava a termine la sua cavalcata vincendo a braccia alzate la sua prima tappa al Tour de France. La volata del gruppo, giunto a 15” dal vincitore, era vinta da Luka Mezgec (Mitchelton-Scott) davanti a Simone Consonni (Cofidis) e Sagan, che guadagna così punti per la classifica della maglia verde, anche se oggi non è riuscito a vincere.
Completano la top ten di giornata Casper Pedersen (TeamSunweb), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Trentin, Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), Sonny Colbrelli (Bahrain-McLaren) e Hirschi.
Resta invece immutata la classifica generale che vede sempre in testa Primož Roglič (Jumbo-Visma) con 44” sul connazionale Tadej Pogačar (UAE-Team Emirate) e 59” sul colombiano Egan Bernal (Ineos Grenadiers). Alle sue spalle si trovano altri tre colombiani, ovvero Rigoberto Urán (EF Pro Cycling) a 1′10″, Nairo Quintana (Arkéa-Samsic) a 1′12” e Miguel Ángel López (Astana) a 1′31”.
Domani è in programma la 15a tappa, una delle più dure di questa edizione del Tour, che condurrà da Lione al Grand Colombier in 174,5 km.
I corridori affronteranno nel finale la salita de la Montée de la Selle de Fromentel (11,1 km al 8,1%), la cui cima è posta al km 111, e quuindi la scalata del Col de la Biche (6,9 km al 8,9%) al km 129 prima del gran finale che prevede l’arrivo in cima al Grand Colombier, salita “Hors Catégorie” lunga ben 17,4 km e caratterizzata da una pendenza media del 7,1% e da lunghi tratti al 10%.
Gli uomini di classifica non potranno certamente nascondersi e non sono assolutamente esclusi i colpi di scena.
Pierpaolo Gnisci

Il danese Søren Kragh Andersen vittorioso sul traguardo di Lione (Getty Images Sport)
MERLIER VOLA A SENIGALLIA E BATTE IL FAVORITISSIMO ACKERMANN
Tappa tranquilla alla Tirreno-Adriatico dopo le due impegnative tappe di montagna viste nei giorni scorso e prima di affrontare le ultime, decisive frazioni. Sul lungomare di Senigallia sprinta più veloce di tutti il belga Tim Merlier, che a sorpresa mette la sua ruota davanti a quella del favorito Pascal Ackermann, reduce dalle vittorie nelle prime due giornate della Corsa dei Due Mari
Dopo le belle emozioni della tappa di ieri, la sesta frazione della Tirreno-Adriatico 2020 disegnata per i velocisti non regalava molti spunti e, come da previsioni della vigilia, tutto si sarebbe deciso nello sprint di gruppo dove un sorprendente Tim Merlier (Alpecin-Felix) batteva i diretti rivali sul traguardo di Senigallia. Una tappa di 171 chilometri quella che da Castelfidardo conduceva a Senigallia, frazione pianeggiante che passava dalle città marchigiane di Ancona e Jesi per poi incontrare un veloce circuito di 16 km da percorrere 4 volte prima del traguardo finale.
Dopo pochi chilometri partiva la fuga di giornata con Axel Domont (Ag2r La Mondiale), Carl Hagen (Lotto Soudal), Veljko Stojnić (Vini Zabù-KTM), Simon Pellaud e Josip Rumac (Androni-Sidermec), drappello che a 100 km dal traguardo arrivav ad avere 2′35″ di vantaggio sul gruppo guidato dalla Bora-hansgrohe. Chilometro dopo chilometro il gruppo riprendeva terreno, con Bora, UAE-Team Emirates e Israel Start-Up Nation ad alternarsi in testa all’inseguimento. Le uniche emozioni le davano i problemi meccanici che costringevano a cambiare bici prima Jakob Fuglsang (Astana) e poi Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe), che rientravano senza fatica.
Negli ultimi chilometri, con i fuggitivi che si erano tutti arresi (ultimo Hagen ripreso a 5 chilometri dalla linea d’arrivo), in testa balzavano la Deceuninck di Davide Ballerini, la Israel di Davide Cimolai e la Bora-Hansgrohe di Ackermann. Si arrivava allo sprint di gruppo, dove il campione tedesco si incollava alla ruota di Ballerini, pronto per anticiparlo negli ultimi metri. Colpevolmente non aveva, però, preso in considerazione Tim Merlier (Alpecin-Fenix), che sorprendeva tutti i rivali tagliando per primo il traguardo. Una vittoria bellissima per il campione nazionale belga, ottenuta davanti Ackermann e al danese Magnus Cort Nielsen (EF Pro Cycling). La classifica generale resta invariata con Simon Yates (Mitchelton-Scott) sempre ben saldo in testa. La tappa di domani potrebbe, però, regalare grosse sorprese con i diversi saliscendi e i muiretti che il gruppo incontrerà tra Pieve Torina e Loreto.
Luigi Giglio

Merlier esulta dopo aver tagliato il traguardo di Senigallia (foto Bettini)
MARTÍNEZ DOMA IL PUY MARY IN UN TOUR SEMPRE PIÙ A TRAZIONE SLOVENA
Una tappa dura e per lunghi tratti avvincente. La 13a frazione della 107a edizione della Grand Boucle prometteva sin dalla partenza attacchi e spettacolo e le attese non sono state affatto deluse. Ad imporsi sul traguardo del Puy Mary è stato Daniel Martínez, al termine dell’ennesima lunga fuga di questo Tour de France. Il colombiano, in forza alla EF Pro Cycling, ha preceduto di 4” secondi Lennard Kamna (Bora-Hansgrohe) e di 51” l’altro tedesco della Bora Maximilian Schachmann. Gli uomini di classifica non sono stati però a guardare, attaccandosi lungo le durissime rampre del Pas de Peyrol. Ad uscirne rafforzata è la maglia gialla di Primož Roglič (Jumbo-Visma), riuscito a staccare nel finale tutti gli avversari, tranne il giovanissimo connazionale Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), al momento l’unico rivale in grado di impesierirlo.
Il percorso, lungo 191 km, era un continuo susseguirsi di salite e discese nel bel mezzo del Massiccio Centrale francese. Erano ben 7, infatti, i gran premi della montagna che i corridori dovevano affrontare. Particolarmente duri erano gli ultimi 15 km che prevedevano in rapida sequenza la scalata del Col de Neronne (3,8 km al 9,1%), posto al km 180 e classificato come GPM di 2a categoria, e del Pas de Peyrol, salita di 5,4 km al 8,1% di pendenza media in vetta al quale era posizionato il traguardo di tappa. In particolare gli ultimi 2,5 km presentavano pendenze costantemente superiori all’11%.
Così come già successo nelle ultime tappe, anche oggi la bagarre è iniziata non appena è stato dato il via ufficiale alla corsa. Nei primissimi chilometri gli attacchi e i contrattacchi si sono sprecati poichè in tanti avevano intenzione di entrare nella fuga di giornata. Il primo tentativo degno di nota ha preso vita al km 15 grazie all’azione di Simon Geschke (CCC Team), Daniel Martin (Israel Start-Up Nation), Benoît Cosnefroy (Ag2r La Mondiale), Julian Alaphilippe e Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step). Nel frattempo il gruppo si frantumava in più drappelli e i velocisti iniziavano a perdere contatto.
Dopo una ventina di chilometri è partito l’ennesimo gruppo di contrattaccanti, comprendente tra gli altri Marc Soler (Movistar), Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), Lennard Kamna (Bora-Hansgrohe) e Nelson Powless (EF Pro Cycling). Di lì a poco lo spagnolo della Movistar è evaso dal gruppo inseguitore, rientrando sui battistrada lungo le rampe del primo GPM di giornata, il Col de Ceyssat (1a categoria, 10,6 km al 6,1%), mentre Cosnefroy non riusciva a reggere il ritmo staccandosi. Poco dietro, dopo l’ennesimo rimescolamento di giornata, dal gruppo inseguitore sono emersi Hugh Carthy (EF Pro Cycling) e il compagno di squadra Daniel Martínez, seguiti da Kamna.
Il quintetto di testa è transitato sul GPM, vinto da Geschke, con un margine inferiore al minuto sui 3 inseguitori che, lungo la successiva discesa, sono stati raggiunti da altri corridori andando a formare un gruppetto di 12 uomini. Oltre a Kamna, Martínez e Carthy erano presenti Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept), Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), Sivakov, Warren Barguil (Arkéa-Samsic), David De La Cruz (UAE-Team Emirates), Nicolas Edet (Cofidis), Romain Sicard (Total Direct Énergie), Neilson Powless e Valentin Madouas (Groupama-FDJ), quest’ultimo riuscito a scappare dal gruppo maglia gialla dopo circa 50 km.
I contrattaccanti sono riusciti a coronare l’inseguimento al km 61, lungo le prime rampe del secondo GPM di giornata, il Col de Guéry (3a cat), dando vita ad un drappello al comando composto da 17 corridori.
Il plotone, guidato dagli uomini della Jumbo-Visma, era nel frattempo scivolato a quasi 6 minuti di ritardo, consegnando di fatti la lotta per la tappa ai battistrada.
All’inizio del terzo GPM , la Montée de La Stèle (6,8 km al 5,7%), dal gruppo di testa hanno allungato Madouas e Carthy, con il primo che ha successivamente staccato il compagno di fuga transitando per primo in cima al GPM. Entrambi sono poi stati riassorbiti dal gruppo inseguitore lungo la successiva discesa.
A 88 km dall’arrivo, una brutta caduta ha visto coinvolti una decina di corridori del gruppo maglia gialla, tra i quali Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), Romain Bardet (Ag2r La Mondiale) e Bauke Mollema (Trek-Segafredo). Quest’ultimo, 12° in classifica, ha rimediato ben quattro fratture al braccio sinistro che lo hanno costretto al ritiro e alla fine anticipata della stagione, mentre il francese è riuscito a terminare la tappa ma è stato pure lui destinato al ritiro, dopo la scoperta d’aver riportato nell’incidente una commozione cerebrale.
La corsa si è successivamente stabilizzata e Alaphilippe ha vinto il traguardo volante di Lanobre (Km 110) davanti a Geschke ed Edet, mentre il quarto GPM di giornata, la Côte de l’Estiade (3,7 km al 6,9%), è andato a Rolland. Dietro il gruppo continuava a perdere, arrivando ad un distacco massimo prossimo agli 11 minuti, registrato ai -40.
A 38 km dall’arrivo la corsa si è nuovamente accesa quando Powless, forte della superiorità numerica della EF Pro Cycling, è evaso dal gruppo di testa. Quasi in simultanea nel gruppo della maglia gialla gli uomini della Ineos Grenadiers rilevavano quelli della Jumbo-Visma, aumentando sensibilmente l’andatura.
Poco dopo, lungo le rampe che portavano alla Côte d’Anglards-de-Salers, dal gruppo inseguitore è scattato Schachmann, che ha successivamente raggiunto Powless, vincitore del GPM, quando all’arrivo mancavano 29 km. La coppia di testa è andata d’accordo finchè il tedesco ha prodotto una nuova accelerazione ai meno 18, azione alla quale lo statunitense non ha resistito. Schachmann si è così involato da solo mentre i 15 più immediati inseguitori si trovavano a circa un minuto di distanza.
Lungo l’asscesa al Col de Neronne Soler ha subito rotto gli indugi, alzando il ritmo e producendo un’evidente selezione nel gruppo inseguitore. Gli unici a restitere allo spagnolo sono stati Martínez e Kamna. Soler, però, di lì a poco si è staccato a causa del ritmo imposto dal colombiano, lasciando gli altri due all’inseguimento di Schachmann, che è transitato sul penultimo GPM con 25” di vantaggio su Martínez e Kamna e 55” su Soler, Rolland ed Edet.
Nel gruppo della maglia gialla, intanto, l’azione della Ineos era riuscita a sua volta a produrre una notevole selezione. A farne le spese sono stati Bardet, Guillaume Martin (Cofidis) e Adam Yates (Mitchelton-Scott), che hanno perso contatto ai -12. Davanti erano invece rimasti Egan Bernal e Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), il terzetto della Jumbo-Visma formato da Primož Roglič, Tom Dumoulin e Sepp Kuss, Mikel Landa (Bahrain-McLaren), Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), Rigoberto Urán (EF Pro Cycling), Miguel Ángel López (Astana) ed Enric Mas (Movistar).
Lungo le durissime rampe della salita finale Martínez ha continuato ad imporre il suo ritmo. Schachmann ha provato a resistere, ma è stato ripreso in corrispondenza del tratto più duro, quando mancavano appena 1500 metri all’arrivo. Appena ripreso il compagno di squadra, Kamna ha provato l’allungo, ma Martínez ha subito reagito. Schachmann era invece costretto ad alzare definitivamente bandiera bianca a -700 dal traguardo.
Si è così giunti alla volata finale, nella quale Kamna ha provato a soprendere Martínez, ma il recente vincitore del Delfinato aveva una gamba migliore ed è riuscito a rientrare sul tedesco per poi batterlo nettamente. Kamna ha così tagliato il traguardo con 4” di ritardo, mentre Schachmann, evidentemente stanco, ha chiuso a 51”, seguito da Madouas (1’33”) e Rolland (1’42”).
Contemporaneamente dietro infuriava la battaglia tra i big della classifica. Lo scatto di Pogačar ha fatto letteralmente esplodere il gruppo dei migliori e l’unico a resistergli è stato proprio la maglia gialla Roglič, mentre Bernal è subito andato in difficolta, superato anche da Richie Porte (Trek-Segafredo), López e Landa. Poco più indietro si trovavano, invece, Urán, Quintana e Mas.
Il campione uscente ha provato a tenere duro e a rientrare sul trio inseguitore, ma ha chiesto troppo al suo attuale stato di forma finendo per perdere ulteriore terreno.
La maglia gialla ha, invece, continuato ad aumentare il ritmo nell’ultimo chilometro e Pogačar, seppur in leggera difficoltà, è riuscito a resistergli a ruota con grande personalità. Il duo sloveno è così giunto al traguardo con un distacco di 6’05” da Martínez, mentre Porte e Landa hanno pagato al leader un distacco di 13”, chiudendo poco davanti a López (16”). Bernal è giunto a 38” insieme al connazionale Urán, quindi sono arrivati Yates e Quintana a 40” e Mas (a 52”.
La classifica generale vede ora saldamente al comando Roglič con 44” su Pogačar, 59” su Bernal, 1’10“ su Urán, 1’12” Quintana e 1’31” su López. Chiudono la top ten Yates (1’42”), Landa (1’55”), Porte (2’06”) e Mas (2’54”).
Domani la 14a tappa da Clermont-Ferrand a Lione (194 km) potrebbe sorridere nuovamente ad un tentativo di fuga vista la presenza di diversi gran premi della montagna che rendono il percorso ostico per le ruote veloci ma non abbastanza duro da poter consentire battaglia tra gli uomini di classifica.
Pierpaolo Gnisci

Daniel Martínez prende di petto l'ultimo ripido tratto del Puy Mary (Getty Images Sport)
GIRO ROSA, LA LONGO BORGHINI PRIMA LEADER DELLA CLASSIFICA
Successo della Trek-Segafredo Women nella cronosquadre che ha inaugurato il Giro Rosa a Grosseto. La prima Maglia Rosa simbolo del primato nella classifica generale è andata ad Elisa Longo Borghini, la campionessa italiana contro il tempo, prima a transitare per il suo team sotto lo striscione d’arrivo.
È iniziato oggi a Grosseto il Giro Rosa 2020, la corsa a tappe dedicata alle rappresentanti femminili del movimento ciclistico mondiale.
Il primo atto di una corsa che quest’anno porterà le ragazze, attraverso 9 tappe, dalla toscana Grosseto alla pugliese Motta Montecorvino, si è avuto oggi con una cronosquadre di 16, 8km e ha visto il successo di una delle squadre principe del movimento, la Trek-Segafredo Women che ha schierato ai nastri di partenza le statunitensi Tayler Wiles e Ruth Winder, la britannica Elizabeth Deignan, l’olandese Ellen van Dijk, la francese Audrey Cordon-Ragot e l’italiana Elisa Longo Borghini. Ed è proprio quest’ultima, sempre a suo agio nell’elite del ciclismo mondiale, a vestire la prima Maglia rosa di questo Giro d’Italia.
Con il tempo di 20′05.99 il team statunitense si è lasciato dietro la Boels – Dolmans Cycling Team per 3″ e la Mitchelton-Scott per 5″.
Tra le squadre al via sono presenti anche ben sette team “nostrani”: l’Alé BTC Ljubljana, l’Aromitalia Vaiano, la Bepink, l’Eurotarget – Bianchi – Vittoria, la Servetto – Piumate – Beltrami TSA, Top Girls Fassa Bortolo e la Valcar – Travel & Service. Di questa pattuglia tricolore la migliore è stata l’Alé BTC Ljubljana, che ha chiuso nona davanti alle ragazzine terribili dell Valcar – Travel & Service. Tredicesima piazza per la Bepink, sedicesima per la Top Girls Fassa Bortolo, diciannovesima per l’Aromitalia Vaiano, ventunesima per la Eurotarget – Bianchi – Vittoria e ventitreesima per la Servetto – Piumate – Beltrami TSA.
Dopo l’appuntamento contro il tempo di oggi la corsa rosa proseguirà domani con la seconda tappa da Civitella Paganico ad Arcidosso. Si rimane ancora nel grossetano con 125 Km a continui saliscendi, caratterizzati da un paio di tratti sterrati e un solo GPM, quello di seconda categoria posto ai 752 mslm di Seggiano quando mancheranno poco meno di una dozzina di chilometri al termine. Si tratterà di una tappa che impegnerà molto le atlete, visto la completa mancanza di pianura e con la classifica generale che deve ancora assumere una precisa conformazione.
Mario Prato

Elisa Longo Borghini in maglia rosa (Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo) in pink (Getty Images Sport)
SIMON YATES PADRONE A SASSOTETTO
La tappa più attesa della Tirreno Adriatico 2020, da Norcia a Sassotetto, ha promosso Simon Yates (Mitchelton Scott) a leader della classifica generale. Tappa e maglia per il britannico che toglie lo “scettro di Poseidone” dalle mani di Michael Woods (EF Pro Cycling), costretto ad alzare bandiera bianca sulle rampe sibilline.
Inizio di fuoco nella frazione più dura della Corsa dei Due Mari con la strada subito che offre la possibilità di portare via la fuga di giornata sull’ascesa della Forca di Ancarano. Così a provarci inizialmente sono Marco Canola (Gazprom-RusVelo), Giovanni Visconti e Edoardo Zardini (Vini Zabù KTM), Julien Bernard (Trek-Segafredo), Mathias Frank (AG2R La Mondiale) e Jhonatan Restrepo (Androni Giocattoli-Sidermec). Dopo pochi chilometri si accodano Héctor Carretero (Movistar) e Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal).
Con una bella azione solitaria sulla salita di Santa Margherita rientra sui corridori di testa anche Amanuel Ghebreigzabhier (NTT Pro Cycling). La fuga scollina sul primo GPM in programma con quasi 6 minuti di vantaggio sul gruppo. Prima dello sprint intermedio di Colmurano si aggrega al gruppo dei fuggitivi anche Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix). È Visconti a transitare in prima posizione al traguardo intermedio, mentre nel gruppo della maglia azzurra è proprio la squadra del capoclassifica Michael Woods, la EF Pro Cycling, ad aumentare l’andatura. A 90 km dal termine il vantaggio della fuga scende così a 2 minuti e 40 secondi. Il gruppo recupera progressivamente e all’inizio della salita finale di Sassotetto la fuga ha meno di un minuto di vantaggio. Ghebreigzabhier e Simon sono gli ultimi due fuggitivi ad essere raggiunti, quando mancano 10 km all’arrivo. Luca Wackermann (Vini Zabù KTM) e Rui Costa (UAE-Team Emirates) ripartono all’attacco ma il gruppo, ridotto ad una trentina di unità, li tiene nel mirino. Wackermann viene ripreso a 8 km dall’arrivo, con gli uomini della EF Pro Cycling a condurre il gruppo. A meno di 7 km dal traguardo allunga Vincenzo Nibali (Trek Segafredo), ma il tentativo del siciliano è più che altro un’azione per testare la gamba in vista del Giro d’Italia. Il gruppo ritorna compatto a 6 km dal termine. Il primo degli uomini di classifica a cedere è Lucas Hamilton (Mitchelton Scott), vincitore ieri a Cascia. Il primo attacco deciso è portato da Simon Yates (Mitchelton-Scott). Alle sue spalle si forma un drappello che comprende Rafał Majka (Bora – Hansgrohe), Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), Fausto Masnada (Deceuninck – Quick Step) e Aleksandr Vlasov (Astana Pro Team), mentr eWoods è più staccato. Da seduto, il britannico accelera progressivamente facendo il vuoto alle sue spalle e nessuno è in grado di colmare il gap, nonostante gli scatti di Vlasov prima e Majka dopo. Yates arriva così tutto solo al traguardo di Sassotetto a braccia alzate; seguono con 35 secondi di ritarao Thomas e Majka, a 39 secondi Vlasov, mentre Wilco Keldermann (Sunweb) chiude la top five a 58 secondi da Yates. Il britannico, alla prima vittoria stagionale, conduce adesso in classifica generale con 16 secondi di vantaggio su Majka e 39 su Thomas. Domani nella sesta tappa da Castelfidardo a Senigallia torneranno di scena i velocisti prima del gran finale di Loreto e di San Benedetto del Tronto, le ultime due tappe che potrebbero riservare ancora sorprese in classifica generale.
Antonio Scarfone

Simon Yates vince la tappa regina della Tirreno-Adriatico ma la Corsa dei Due Mari è ancora apertissima (foto Bettini)
HAMILTON VINCE A CASCIA, WOODS ANCORA LEADER
La quarta tappa della Tirreno-Adriatico emette sentenze inoppugnabili: Chris Froome (Ineos) è lontanissimo dalla forma migliore e forse relegato ad un mesto finale di carriera, Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) è ancora indietro nella preparazione fisica e atletica in vista del Giro d’Italia 2020. Intanto, dopo le prime salite il canadese Michael Woods (EF Pro Cycling) mantiene le insegne del primato e l’australiano Lucas Hamilton (Mitchelton-Scott) va a prendersi la vittoria in quel di Cascia
La prima delle due frazioni di montagna della Tirreno-Adriatico 2020, lunga 194 chilometri, partiva da Terni e terminava a Cascia dopo aver affrontato le principali asperità nei chilometri finali: la Forca di Gualdo (10 km al 7,6% di pendenza media), il Rifugio Perugia (3,5 km al 6,7%) e la salita di Ospedaletto, cinque chilometri al 7%. Pronti, partenza, via e partivano i vari tentativi di fuga, ma il gruppo non lasciava strada, tanto che bisognava attendere il sessantesimo chilometro per vedere sganciarsi un plotonicino. Protagonisti del tentativo erano gli italiani Davide Gabburo (Androni-Sidermec), Manuele Boaro (Astana), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF-Faizané), Davide Ballerini (Deceuninck-QuickStep), Marco Canola (Gazprom) e Samuele Battistella (NTT), ai quali si accodavano Mathias Frank e Geoffrey Bouchard (Ag2r La Mondiale), Jan Tratnik (Bahrain-McLaren), Kobe Goossens (Lotto Soudal), Héctor Carretero (Movistar) e Michael Matthews (Sunweb).
Il gruppo piano piano riprendeva tutti gli attaccanti sotto la spinta della EF Pro Cycling, che lavorava per il proprio capitano Michael Woods. Gli ultimi ad arrendersi ersano Matthews, Frank, Tonelli e Carretero, mentre dal gruppo uscivano Rui Costa (UAE-Team Emirates) e Louis Meintjes (NTT), che a loro volta venivano raggiunti sulla salita finale di Ospedaletto dal gruppo dei migliori. Proprio sulla salita finale, dove si staccavano Mathieu Van Der Pool (Alpecin-Fenix) e Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), attaccava Simon Yates (Mitchelton-Scott). Alle spalle del britannico arrivavano Woods, Geraint Thomas (Ineos), Aleksandr Vlasov (Astana) e Rafał Majka (Bora-Hansgrohe). In discesa rientravano altri ciclisti e tra questi c’erano Lucas Hamilton (Mitchelton-Scott) e Fausto Masnada (Deceuninck – Quick Step), che attaccano e staccavano i diretti rivali. I due corridori arrivavano a giocarsi la vittoria in volata, dove l’australiano anticipava con astuzia l’italiano e andava a tagliare per primo il traguardo. A 10 secondi giungeva il gruppetto dei migliori, con il leader della classifica generale Woods che vinceva lo sprint per il terzo posto.
In classifica generale Woods mantiene il primato con 9” su Majka grazie agli abbuoni. Jakob Fuglsang (Astana) e Nibali sono, invece, fuori dalla posizioni che contano e sembrano ormai concentrarsi solo sulle prossime corse che hanno fissato obiettivi importanti, il danese le classiche del nord che inizieranno a fine mese, il siciliano il Giro d’Italia che prenderà il via il 3 ottobre. Punto interrogativo su Chris Froome (Ineos), per il quale continuo della sua carriera sportiva è un grosso punto interrogativo.
Domani si disputerà la frazione più impegnativa della Tirreno-Adriatico, con partenza da Norcia e arrivo in salitai ai 1335 metri della stazione di sport invernali marchigiana di Sassotetto.
Luigi Giglio

Hamilton vince la prima delle due tappe di montagna della Tirreno-Adriatico 2020 (foto Bettini)

