JAKOBSEN METTE I SIGILLI AL PRIMO GRANDE GIRO SLOVENO

settembre 15, 2019 by Redazione  
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Fabio Jakobsen (Deceunick-Quick-Step) è il vincitore dell’ultima volata nell’ultima tappa di questa Vuelta di Spagna 2019, edizione che vedeva trionfare per la prima volta uno sloveno nella classifica finale di un Grande Giro di 3 settimane. Curiosamente il 2019 si era rivelato l’anno delle prime volte per quanto riguarda il successo finale: in terra iberica con Primož Roglič, in Italia con l’ecuadoregno Richard Carapaz e in Francia con il colombiano Egan Bernal

L’ultima tappa partiva da Fuenlabrada per terminare a Madrid dopo 106 chilometri di strada, altimetricamente senza asperità da segnalare. Mentre in corsa si effettuavano i soliti riti e festeggiamenti, tipici delle prime fasi della passerella finale, il gruppo procedeva compatto senza nessun tentativo di attacco. Da segnalare che, con la frazione odierna, sia Viacheslav Kuznetsov (Katusha Alpecin), sia Sam Bennett (Bora – Hansgrohe) raggiungevano il traguardo delle 100 tappe corse nei Grandi Giri. Al traguardo volante posizionato al chilomentro 59, al secondo passaggio dal traguardo di Madrid, il primo a transitare era Gonzalo Serrano (Caja Rural – Seguros RGA), che precedeva l’italiano Manuele Boaro (Astana). I primi a riuscire ad andare in fuga erano Daniel Martínez della EF Education First e Diego Rubio della Burgos-BH quando di chilometri all’arrivo ne mancavano 50. Il gruppo guidato dalla Bora inseguiva con soli 18” i due attaccanti, che venivano ripresi a sette chilometri dalla linea d’arrivo.
Il gruppo compatto giungeva in prossimità del traguardo e allo sprint si vedeva l’esperienza e il talento di Maximiliano Richeze (Deceuninck – Quick Step), il quale pilotava perfettamente Fabio Jakobsen verso la vittoria. Seconda posizione per Bennett, terza per Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates). Jakobsen agguanta così la sua seconda vittoria di tappa in questa edizione della Vuelta, eguagliando Bennett. Primož Roglič (Jumbo Visma) può finalmente festeggiare una vittoria entusiasmante, cercata e meritata, dopo il terzo posto al Giro d’Italia; finalmente il talento sloveno raccoglie i frutti di una maturazione veloce in uno sport al quale si è affacciato in età non proprio giovanissima, proveniente dallo sci. Sempre Roglič è il vincitore della classifica a punti. Il secondo posto nella classifica generale va ad un eterno Alejandro Valverde (Movistar), mentre sul gradino più basso del podio sale la vera sorpresa di questa Vuelta, un altro sloveno, Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), che fa sua anche la classifica riservata ai giovani battendo a sorpresa il più quotato Miguel Ángel López (Astana). Altra sorpresa nella classifica scalatori, vinta dal ventisettenne francese Geoffrey Bouchard (AG2R La Mondiale).

Luigi Giglio

Primož Roglič vince il suo primo grande giro della carriera (Getty Images Sport)

Primož Roglič vince il suo primo grande giro della carriera (Getty Images Sport)

15-09-2019

settembre 15, 2019 by Redazione  
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VUELTA A ESPAÑA

L’olandese Fabio Jakobsen (Deceuninck – Quick Step) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Fuenlabrada – Madrid, percorrendo 106.6 Km in 2h48′20″ alla media di 38.00 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Sam Bennett e il polacco Szymon Sajnok. Miglior italiano Salvatore Puccio (Team INEOS), 52°. Lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) si impone in classifica con 2′33″ sullo spagnolo Valverde Belmonte e 2′55″ sul connazionale Tadej Pogačar. Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek – Segafredo), 42° a 2h16′17″

GRAND PRIX CYCLISTE DE MONTRÉAL

Il belga Greg Van Avermaet (CCC Team) si è imposto nella corsa canadese, circuito di Montréal, percorrendo 219.6 Km in 6h09′38″ alla media di 35.65 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) e lo spagnolo Iván García Cortina

WNT MADRID CHALLENGE BY LA VUELTA

L’australiana Chloe Hosking (Alé Cipollini) si è imposta nella seconda ed ultima tappa, circuito di Madrid, percorrendo 98.6 Km in 2h20′31″ alla media di 42.10 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Letizia Paternoster (Trek-Segafredo Women) e la francese Roxane Fournier. La tedesca Lisa Brennauer (WNT-Rotor Pro Cycling) si impone in classifica con 10″ sull’olandese Lucinda Brand e 28″ sulla danese Pernille Mathiesen . Miglior italiana la Paternoster, 8° a 38″

COPPA BERNOCCHI – GP BPM

Il tedesco Phil Bauhaus (Bahrain Merida) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Legnano, percorrendo 198.2 Km in 4h34′25″ alla media di 43.34 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Simone Consonni (UAE-Team Emirates) e di 1″ l’italiano Imerio Cima (Nippo Vini Fantini Faizanè)

TOUR DU DOUBS

L’elvetico Stefan Küng (Groupama – FDJ) si è imposto nella corsa francese, Morteau – Pontarlier, percorrendo 188.9 Km in 4h39′08″ alla media di 40.60 Km/h. Ha preceduto di 9″ i connazionali Franck Bonnamour e Guillaume Martin. Due italiani in gara: Marco Tizza (Amore & Vita – Prodir) 10° a 20″, Davide Appollonio (Amore & Vita – Prodir) 42° a 2′40″

DUO NORMAND

I danesi Mathias Norsgaard Jørgensen (Riwal Readynez) e Rasmus Christian Quaade (Riwal Readynez) si sono imposti nella corsa a cronometro a coppie francese, circuito di Marigny, percorrendo 50.8 Km in 1h00′21″ alla media di 50.50 Km/h. Hanno preceduto di 39″ i francesi Christophe Laporte e Anthony Perez e di 1′14″ gli austriaci Matthias Brändle e Patrick Gamper.

INT. RAIFFEISEN GRAND PRIX GRATWEIN-STRAßENGEL

Il polacco Maciej Paterski (Wibatech Merx 7R) si è imposto nella corsa austriaca, circuito di Gratwein-Straßengel, percorrendo 185.4 Km in 4h32′53″ alla media di 40.76 Km/h. Ha preceduto di 20″ l’elvetico Colin Stüssi e di 47″ l’elvetico Patrick Schelling. Miglior italiano Emanuele Barison (Work Service Videa Coppi Gazzera), 11° a 48″.

TURUL ROMANIEI

Il polacco Stanislaw Aniolkowski (CCC Development Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Bucarest, percorrendo 111.5 Km in 2h13′38″ alla media di 50.06 Km/h. Ha preceduto allo sprint il rumeno Eduard Michael Grosu e l’italiano Riccardo Bobbo (Team Novak). L’olandese Alex Molenaar (Monkey Town – à Bloc CT) si impone in classifica con 15″ sul russo Savva Novikov e 46″ sul ceco Karel Hník. Miglior italiano Davide Bais (Cycling Team Friuli), 9° a 52″.

QUÉBEC, BIS DI MATTHEWS. NIENTE DA FARE PER SAGAN

settembre 15, 2019 by Redazione  
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La decima edizione del Grand Prix de Québec va all’australiano Micheal Matthews (Sunweb) che precede, in uno sprint ristretto ad una trentina di corridori, lo slovacco Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) ed il belga Greg Van Avermaet (CCC Team).

Si respira già aria di mondiale in quel di Québec City e non è un caso che tra i primi dell’ordine d’arrivo ci sia tutta gente che sta cercando di preparare nel modo migliore l’appuntamento iridato di fine settembre. Prima di partire con la cronaca della corsa si può già affermare che non tutti i contendenti per la sfida di Harrogate sono usciti allo scoperto, poichè c’è anche chi si nasconde bene e nemmeno si vede e, al contrario, c’è anche chi esce allo scoperto per provare la gamba, magari aiutando la squadra, e questo gli basta. Insomma il mondo è bello perché è vario ed il panorama ciclistico offre un mosaico interessante per quanto riguardo le strategie.
Nel classico circuito di 12 chilometri da ripetere sedici volte, scandito da alcuni strappi impegnativi, si è svolta la solita routine iniziale con la fuga da lontano che ha caratterizzato la prima parte di gara. A promuoverla erano sei corridori – Julien Bernard (Trek-Segafredo), Lluís Mas (Movistar ), Guy Sagiv (Israel Cycling Academy), Gavin Mannion (Rally UHC Cycling), Evan Burtnik e Adam Roberge (nazionale canadese) – che riescono a guadagnare un vantaggio massimo di sei minuti sul gruppo. Le squadre dei favoriti a quel punto corrono ai ripari cercando di far diminuire il gap, il quale piano piano si abbasserà costantemente anche se la resistenza dei battistrada, come vedremo, si dimostrerà abbastanza elevata. Intanto dal gruppo si assiste ad alcuni tentativi di fuga senza successo, come quelli portati avanti da Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) e Daniel Martin (UAE-Team Emirates), mentre la sfida tra il plotone e i fuggitivi continua.
Ai meno trenta dal traguardo, con il vantaggio che scende sotto il minuto, la situazione in testa alla corsa cambia per lo scatto di Mas che, accompagnato da Mannion, tenta il tutto per tutto per sfuggire dal ritorno del gruppo, ma sia la Sunweb che la Bora sono implacabili e al penultimo giro la situazione torna compatta.
Nell’ultimo giro la corsa si vivacizza di nuovo grazie all’attacco di Enric Mas e Nibali, che provano in discesa, ma anche in questo caso il loro tentativo ha vita corta. Sulla Côte de la Potasse parte più deciso Julian Alaphilippe (Deceuninck – Quick Step), seguito da Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), Greg Van Avermaet (CCC Team) e Diego Ulissi (UAE-Team Emirates), ma anziché collaborare per giocarsi la vittoria all’arrivo gli atleti menzionati iniziano a fare la cosiddetta “melina”, consentendo in il ritorno di quel che resta del gruppo e dando inizia a una volata abbastanza anarchica, con Sagan che sceglie il lato sbagliato della strada, quello vicino alle transenne, mentre Matthews sceglie quello giusto e vince la corsa, bissando il successo dello scorso anno, davanti Sagan, Van Avermaet e un pimpante Ulissi.
Chiudono la top ten Jasper Stuyven (Trek – Segafredo), Tom-Jelte Slagter (Dimension Data), Alaphilippe, Timo Roosen (Jumbo-Visma), Tim Wellens (Lotto Soudal) e Benoît Cosnefroit (AG2R La Mondiale), mentre ottengono un discreto piazzamento gli italiani Alberto Bettiol (EF Education First) e Kristian Sbaragli (Israel Cycling Academy), rispettivamente dodicesimo e tredicesimo; un po’ più opaca la prova di Sonny Colbrelli (Bahrain Merida), che nel finale si è trovato senza forze e si è piazzato al 37° posto, ultimo del gruppo di testa.

Paolo Terzi

Secondo successo consecutivo per il corridore australiano nella corsa canadese (Getty Images Sport)

Secondo successo consecutivo per il corridore australiano nella corsa canadese (Getty Images Sport)

A LISSONE SOFFIA IL VENTO DELL’EST

settembre 15, 2019 by Redazione  
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Soffia il vento dell’Est sulla Coppa Agostoni. I primi tre posti dell’ordine d’arrivo sono andati ad atleti provenienti dell’ormai ex blocco sovietico. Sul podio di Lissone sono saliti infatti Riabushenko, Lutsenko e Cherkasov . Oggi a Legnano si corre la centesima edizione della Coppa Bernocchi.

L’ex blocco sovietico si è impadronito del podio della Coppa Agostoni disputatasi ieri in quel di Lissone. La prova valida come prima tappa del Trittico Lombardo è andata al giovane e promettente bielorusso dell’UAE-Team Emirates Aleksandr Riabushenko, che ha avuto la meglio in una volata a due sul più esperto campione nazionale kazako Alexey Lutsenko (Astana). Terzo posto, staccato di una trentina di secondi, per il russo Nikolay Cherkasov (Gazprom-RusVelo), che si è dimostrato il più scaltro del gruppetto degli inseguitori potendo sfruttare la presenza del compagno di squadra Aleksandr Vlasov, involandosi negli ultimissimi chilomertri, quando i calcoli per la classifica della Ciclismo Cup hanno forse rallentato l’azione degli italiani presenti nel plotoncino. Ai piedi del podio sono così fermati, transitando in quest’ordine sotto il traguardo dopo 1’21”dal vincitore, Lorenzo Rota (Bardiani – CSF), Giovanni Visconti (Neri Sottoli – Selle Italia – KTM), Warren Barguil (Arkéa Samsic), Giulio Ciccone (nazionale italiana), Fausto Masnada (Androni Giocattoli – Sidermec), Vlasov e Andrea Garosio (Bahrain-Merida).
Il ventiquattrenne Riabushenko, cresciuto ciclisticamente in italia, ha così ottenuto a Lissone la sua prima vittoria da professionista dopo belle cose fatte vedere nelle categorie inferiori, nello stesso giorno nel quale un altro giovane della formazione araba conquistava la penultima tappa della Vuelta a España. Le prime parole del bielorusso dopo aver infranto il tabù che non lo vedeva mai vincitore sono state: “La gara è diventata impegnativa quando mancava ancora molto al traguardo, con una conseguente pesante selezione. Siamo rimasti in undici sull’ultimo passaggio sul Colle Brianza: in discesa, Lutsenko si è avvantaggiato e io sono riuscito ad accodarmi. Sentivo di stare bene, ma non sapevo se fossi più veloce di Lutsenko. Ho preso una buona posizione all’ultimo chilometro, ho iniziato la volata a 150 metri e ho vinto.
Sono molto contento, finalmente è arrivato il mio primo successo dopo tanti secondi posti: l’annata non era iniziata bene a causa di alcuni problemi fisici, ma poi le cose hanno preso una buona piega e la vittoria di oggi è un bel premio”.

Prima del finale che ha visto i due contendenti al successo finale avere la meglio sugli inseguitori, la Coppa Agostoni numero 73 ha visto la fuga iniziale di Luca Colnaghi (Colpack), Filippo Conca (Biesse Carrera), Juan Antonio López-Cozar (Euskadi-Murias), Marco Landi (Gazprom-Rusvelo) e Nelson Soto (Caja Rural), che sono arrivati a racimolare un vantaggio massimo di circa quattro minuti. Tutto questo è avvenuto nel tratto pianeggiante del percorso, ad inizio gara. Successivamente il tradizionale circuito del Lissolo ha, come previsto, rimescolato le carte e reso più pesante l’azione dei fuggitivi, con Conca e López-Cozar ultimi a cedere ai meno 65.
La corsa si è poi accesa nell’ultimo giro del circuito quando, dopo un tentativo infruttuoso di Masnada, si sono avvantaggiati i dieci corridori che sono andati ad occupare i primi dieci posti dell’ordine d’arrivo, oltre ai quali era presente il colombiano Edwin Ávila (Israel Cycling Academy) che ha chiuso in undicesima posizione.
L’ultima scalata al Lissolo è stata così il momento decisivo della corsa, con Avila che perdeva contatto dal gruppetto mentre Lutsenko forzava l’andatura portandosi dietro il solo Riabushenko. La coppia all’attacco ha trovato subito l’accordo e ha tenuto a distanza gli inseguitori andando a giocarsi la vittoria di una corsa che riesce sempre a mantenere il suo appeal nell’ambiente

Mario Prato

Riabushenko vince la Coppa Agostoni (foto Bettini)

Riabushenko vince la Coppa Agostoni (foto Bettini)

TOUR OF BRITAIN, FINALE NEL SEGNO DI VAN DER POEL

settembre 15, 2019 by Redazione  
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Doppio successo per Mathieu van der Poel nelle ultime due tappe del Tour of Britain, Il modo migliore per sancire la conquista della corsa a tappe britannica. Sale sul podio finale anche Matteo Trentin, primo degli “umani” alle spalle del “marziano” belga.

Nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno ci hanno pensato le ultime due tappe del Tour of Britain ad esaltare la grandezza del talento belga Mathieu van der Poel. Il portacolori della Corendon-Circus si è infatti aggiudicato le ultime due tappe e ha sancito inderogabilmente la sua leadership. In otto giorni di gara il ciclocrossista “prestato” alla strada si è portato a casa la bellezza di tre tappe, la classifica Generale e il secondo posto nella classifica a punti, oltre ad un secondo, un quarto e un sesto posto di tappa. Uno score di tutto rispetto che ha visto come prima vittima il nostro Matteo Trentin (Mitchelton-Scott) che, dopo avendo indossato la maglia verde di leader della classifica per due giorni ed essersi piazzato in tutte le tappe in linea nella TopTen (con la ciliegina di una vittoria di tappa), nulla ha potuto contro lo strapotere del belga. Per lui la soddisfazione di aver conquistato la maglia della classifica a punti invertendo le posizioni del podio proprio con Van der Poel. La terza piazza di questa speciale classifica è andata Davide Cimolai (Israel Cycling Academy), che ha inanellato uno serie di ottimi piazzamenti, senza però mai riuscire a transitare per primo sotto lo striscione d’arrivo: per lui, infatti, sono arrivati un secondo, un terzo, due quarti e due quinti posti.
La terza piazza nella classifica generale è, invece, andata a Jesper de Buyst (Lotto Soudal), autore anche lui di una prova abbastanza costante negli otto giorni di gara, con sei piazzamenti nella TopTen.
Durante questo Tour of Britain, che ha sorriso ai colori italiani con i successi di Trentin e di Affini e i piazzamenti di Cimolai, si è messo in mostra anche Gianni Moscon. Il trentino del Team INEOS si è spesso visto in testa al gruppo per tentare l’azione da lontano. Per lui un settimo posto in classifica e, come migliori piazzamenti, il settimo posto nella tappa di venerdì e il quindicesimo posto nella cronometro di Pershore.
A consuntivo gli italiani in terra d’Albione si sono messi in luce: speriamo che questo sia di buon auspicio per gli imminenti mondiali che si correranno nello Yorkshire a fine mese.

Mario Prato

Il successo di Van der Poel nella frazione conclusiva (SWpix.com)

Il successo di Van der Poel nella frazione conclusiva (SWpix.com)

VUELTA 2019 – LA ETAPA DEL DÍA: FUENLABRADA – MADRID

settembre 15, 2019 by Redazione  
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È la più facile tra le tappe finali del tre grandi giri della stagione 2019. Se la frazione conclusiva del Giro a Verona era stata a cronometro e la tradizionale passerella conclusiva del Tour sugli Champs-Élysées era preceduta da una marcia d’avvicinamento movimentata da qualche collinetta, l’ultimo atto della Vuelta 2019 avrà, invece, un profilo simile al mare calmo. Nessuna salita, nemmeno un cavalcavia, s’incontreranno nei poco più di 100 km della frazione conclusiva, metà della quale disegnata fuori dalla capitale spagnola prima di giungere sulle strade della capitale spagnola, dove si dovranno compiere nove tornate di 5800 metri ciascuna, caratterizzate da tre inversioni a “U”, l’ultima da superare immediatamente prima dell’arco dell’ultimo chilometro, insidie che avrebbero tenuti tutti all’erta in caso di pioggia. Effettivamente ne è prevista, e non poca, ma per fortuna dei corridori le precipitazioni più consistenti termineranno ben prima dell’orario di svolgimento di quest’ultima frazione, posticipata rispetto alle altre tappe. La partenza è, infatti, prevista alle cinque di stasera, l’orario nel quale normalmente si effettua l’arrivo, mentre conosceremo il nome del vincitore sul traguardo di Plaza de Cibeles attorno alle venti.

METEO VUELTA

Fuenlabrada : pioggia modesta (0.3 mm), 20.5°C, vento moderato da NNW (11-13 Km/h), umidità al 79%
Madrid – 1° passaggio (Km 54.3): nubi sparse con possibilità di deboli precipitazioni, 20.3°C, vento debole da NNW (7-9 Km/h), umidità al 75%
Madrid – 5° passaggio (Km 77.6): poco nuvoloso con possibilità di deboli precipitazioni, 21°C (percepiti 22°C), vento debole da NNW (7-8 Km/h), umidità al 69%
Madrid – arrivo: pioggia modesta e schiarite (0.3 mm), 19.9°C, vento moderato da N (4-6 Km/h), umidità all’88%

UN PO’ DI STORIA

Fuenlabrada, cittadina situata a poco meno di 20 Km da Madrid e nella quale abita l’ex corridore spagnolo “Dani” Moreno, è stata sede d’arrivo in tre occasioni e in due di queste si è trattato di tappe a cronometro, entrambe vinte da corridori provenienti dalla svizzera tedesca, Tony Rominger (1992) e Alex Zülle (1998). Veniva, invece, dalla vicina Germania ma parlava la stessa lingua anche il corridore che si impose nella tappa in linea qui terminata nel 1999, Marcel Wüst.

Dall’alto dei suoi 75 arrivi, contando anche quello di quest’anno, Madrid è ovviamente il traguardo più gettonato dalla Vuelta, anche se non sono mancate edizioni nelle quali la capitale spagnola non ha fatto parte del percorso. La prima volta porta la data del 15 maggio 1935 quando s’impose nell’ultima tappa della prima edizione della corsa iberica il belga Gustaaf Deloor, mentre lo scorso anno questo traguardo finì nel “carniere” del nostro Elia Viviani, nona affermazione italiana a Madrid. Prima di lui ci erano riusciti Celestino Camilla nel 1942, Donato Piazza nel 1955, la formazione Italia A in una cronosquadre sempre disputata nel 1955, Nino Assirelli nel 1960, Alessandro Petacchi nel 2003 e nel 2005, Daniele Bennati nel 2007 e Matteo Trentin nel 2017.

Mauro Facoltosi

Plaza de Cibeles e, in trasparenza, l’altimetria della ventunesima tappa della Vuelta 2019 (miviaje.com)

Plaza de Cibeles e, in trasparenza, l’altimetria della ventunesima tappa della Vuelta 2019 (miviaje.com)

TROPPO POGACAR PER TUTTI: AGGREDISCE GREDOS, FA PODIO E TAPPA

settembre 15, 2019 by Redazione  
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La notizia del giorno è che Roglic, salvo scivoloni sulla passerella madrilena, ha vinto la Vuelta, il suo primo GT. Ma il nuovo arrivato che fa lustrare gli occhi è l’altro sloveno, il ventenne Pogacar.

Ultima tappa effettiva splendidamente disegnata fra i contrafforti della Sierra di Gredos, in una Spagna profonda fra Ávila e Salamanca incupita da folate gelide e pioggia: e la Vuelta si va riavvolgendo su se stessa, riassumendosi in una sintesi con retrogusto di eterno ritorno. Ancora una volta, una partenza a tutta birra con la fuga che stenta a partire perché i miliziani di Roglic sbarrano ogni scappatoia ai guerriglieri Astana, che a turno provano pressoché tutti a prendere il largo per erigere una testa di ponte al proprio capitano. Missione fallita e tappa già quasi blindata dal punto di vista strategico: intanto, però, le gambe si appesantiscono e il biglietto per la fuga diventa carissimo, oltre ad essere un biglietto di andata e ritorno, ritorno fra le grinfie del gruppo, s’intende. Fra i tanti, un quartetto si screma su uno strappo cementato incastrato nella campagna iberica: il francese Edet, già in top ten per qualche giorno e tignoso come pochi, un altro cagnaccio come Howson, gregarione di casa Mitchelton Scott, il giovane talento aragonese Samitier e infine il 25enne portoghese Ruben Guerreiro, il più attivo in salita, sempre molto aggressivo in questa seconda metà di Vuelta nonché, sostanzialmente, l’atleta che sta tenendo in piedi la compagine russo-svizzera in questa corsa. Come dicevamo, aleggia un senso di già visto, di facce ormai note; d’insistenza, purtroppo, non premiata. In questa chiave si inquadra pure il coraggioso e quasi scriteriato aggancio della fuga da parte dell’inglese dell’Ineos (ex Sky) Teo Geoghegan Hart, altro fenomeno in fieri che in più occasioni ha tentato disperatamente di raddrizzare la Vuelta clamorosamente insulsa del proprio superteam. Il londinese evade da solo dal gruppo e su terreno ondulato recupera, sempre in assolo, un paio di minuti alla testa della corsa, raggiungendola proprio mentre dietro la Jumbo del leader prende le redini del gruppo per ridurlo in breve a gregge pascolante. I quasi cinque minuti di vantaggio che la fuga ora di cinque uomini andrà accumulando serviranno tuttavia a poco: anticipiamo fin d’ora che gli ultimi due fuggitivi, proprio Guerreiro e Tao, verranno implacabilmente riassorbiti a una quarantina di km dal traguardo.
Così come è stravisto l’approccio soporifero – nonché assolutamente legittimo e sensato – della squadra del leader, è altresì un classico di questa Vuelta (e non solo) l’improvvisa ma non imprevista sfuriata Astana in vista dell’attacco del proprio capitano. Shefer, in ammiraglia, non è esattamente una cima: lo ricordiamo sempre sulle strade spagnole intento a far squalificare per traino Nibali, e in epoche anteriori dedito non si sa se consapevolmente a far decimare per doping il vivaio delle giovanili Astana.
Tanto coraggio, tanta grinta, tanta volontà, ma, francamente, un uso delle straripanti energie del team un po’ troppo schematico e dunque poco dirompente. Al ripresentarsi di qualche piccola asperità come aperitivo della principale ascesa di giornata, l’Astana s’innesca e piazza i propri gregari a martellare un ritmo via via più devastante in testa al gruppo, raggiungendo e imboccando la decisiva salita di Peña Negra a un passo assai sostenuto. Quando con l’ultima menata di Fuglsang si esaurisce il potenziale per tirare ulteriormente, Superman López piazza lo scatto secco. Che gli avversari sanno benissimo fosse in procinto di arrivare. Il conto alla rovescia può avere un impatto psicologico perché ansiogeno, ma l’effetto sorpresa ridotto a zero non aiuta. Ci vuole Roglic in persona per tappare il buco, e a reggere l’urto sono solo in quattro, vale a dire gli altri componenti di quella top five che questa Vuelta vede così ben definita nella propria composizione, sebbene poi alquanto altalenante nel proprio ordine gerarchico interno (fatto salvo il primato indiscutibile di Roglic). Ecco dunque la coppia Movistar con Valverde e Quintana, e la coppia slovena con la maglia rossa e il novellino Pogacar.
La Bora di Majka ricuce da dietro, López riprende fiato, e nel giro di quattro km la scena si ripete identica. Gruppo a pezzi sotto l’assalto all’arma bianca del capitano Astana, tutti gli altri che corrono in difesa, comprensibilmente nel caso di Roglic, meno per la coppia Movistar, che a ogni ricongiungimento diventa oltretutto una schiera di cinque o sei atleti in maglia blu.
Proprio quando lo spettatore è sul punto di rassegnarsi a vedere per il resto della salita la replica della scenetta con l’unica variante di un Superman sempre più spompato, com’è naturale, ecco lo sprazzo di novità, che poi tanto novità non è, dato che il protagonista ce ne ha offerti altri luminosi esempi in questa medesima Vuelta: Pogacar parte secco e lascia tutti a guardarsi perplessi. Mancano cinque km di salita e circa quaranta alla fine. Il terreno che manca all’arrivo è durissimo, un susseguirsi di salitelle insidiose: spazio per mantenere un vantaggio a fronte di un gruppo inseguitore, ma anche dov’è facile piantarsi di colpo.
In un mondo di ciclopokeristi dai nervi d’acciaio, il buon Roglic, ormai del tutto privo di compagni a supporto, si sarebbe trovato una bella patata bollente da gestire, obbligato a una crono solitaria in testa al gruppo per impedire a Pogacar di accumulare quattro o cinque minuti mentre il resto sogghigna alle sue spalle. Ma, come già accaduto più e più volte in questa Vuelta, ecco che qualcun altro gli leva le castagne dal fuoco. Un classico del ciclismo, sia chiaro: se il leader appare fin troppo solido, ci si scanna per i piazzamenti senza nemmeno sognarsi di sbancarlo.
Chi altri poteva assurgere a emblema del difensivismo se non la difensivissima Movistar? C’è un’eccezione aneddotica in uno scatto isolato di Valverde, che però dopo tre pedalate in croce si ferma, platealmente alludendo al fatto che la Bora, per Majka, si fosse messa a inseguirlo in maniera alquanto inspiegabile. Innegabile, ma magari qualche colpo di pedale in più si sarebbe anche potuto dare, invece che sbracciarsi subito in segno di protesta.
Ecco quindi in azione il trenino Movistar, fatto però di gregari ormai parecchio bolliti: Pogacar mantiene un vantaggio incredibilmente stabile tra il minuto e mezzo e il minuto e tre quarti. Gli ultimi km sono in salita, e Fuglsang dà una bella scrollata quasi più per mettere nei guai i Movistar, che si scoprono sfrondatissimi, che non per il proprio capitano: Superman si è speso fino in fondo e non solo non è più in grado di attaccare, ma finirà per scivolare indietro; d’altronde, come confermerà in fase d’intervista, il suo scopo era dare tutto per ribaltare la Vuelta, dopodiché perdere posti in classifica e perfino la maglia di miglior giovane lo turbava ben poco.
Finiamo con l’ultimo scampolo di telenovela Movistar: il terzo posto di Quintana in generale viene lasciato sfumare, mentre a propria volta il colombiano fa il minimo sindacale (o qualcosa in meno) per tirare in testa al gruppo ristretto e salvare così il secondo posto di Valverde. In breve Valverde capirà di dover fare da solo, avendo peraltro fatto i fatti propri in lungo e in largo: allunga veemente, portandosi dietro Roglic e Majka, e si dedica a un prolungato forcing mirato a contenere il vantaggio di Pogacar. Gli ultimi km si fanno interminabili, fra pietraie scoscese e muschiose, nel nulla più assoluto: Pogacar però regge bene e conquista d’un colpo la tappa (la terza in questa Vuelta, un record per un ventenne!), la maglia bianca di miglior giovane a spese di López e la terza piazza a spese di Quintana. Secondo fa Valverde, che blinda così il secondo posto pure in classifica generale; in leggero quanto insignificante affanno Roglic, giusto agli ultimi duecento metri, dove si lascia scappare pure Majka e Pernsteiner. Poi tutti gli altri. Va da sé che la Movistar, come ormai in tutti i GT dell’anno, si porti a casa la classifica a squadre, un premio particolarmente paradossale perché maturato in un contesto di plateale frattura del team nonché di profondo inefficacia tattica fra egoismi e difensivismo a oltranza.
Ciò non toglie che il risultato conquistato da Valverde sia fenomenale: è ora fra i tre corridori più anziani di sempre a salire sul podio di un GT, nonché primo in assoluto di tutti i tempi in termini di top ten raccolte nella generale finale dei grandi giri… diciannove (19!) su 26 GT cominciati e 22 finiti; tra esse, nove podi. Per dieci anni, dalla Vuelta 2006 compresa a quella 2016 esclusa, Valverde ha finito tutti i grandi giri cominciati, quindici in tutto, ed è sempre arrivato fra i primi dieci della classifica generale con l’unica eccezione del Tour 2012. Stiamo parlando di un atleta per cui la classifica generale è un vizietto quasi proibito, che ha anzi limitato la vera propensione di cacciatore di tappe e campione da Classiche. L’altra faccia della medaglia è che dei cinque GT che la squadra ha vinto durante tale lunghissima (e non conclusa) carriera, uno solo è arrivato per mano dell’uomo bandiera: anzi, negli altri casi o non era al via, o dovette ritirarsi dopo poche tappe, oppure si diede la coincidenza di uno di quei – rarissimi – casi in cui Alejandro finì fuori dai dieci, ben lontano dall’alta classifica. Forse sarà un caso o forse no, ma pare che l’avere un alfiere e di questa schiatta in lotta per l’alta classifica, invece che costituire un punto di forza, diventi un punto debole in termini di vittoria assoluta del GT di turno. Troppa forza, troppo peso, troppo carisma? Sicuramente chi non ha giovato della convivenza è Quintana, appassito all’ombra di Valverde (pur avendo vinto più del compagno in termini di grandi giri e gare a tappe), e decisosi ormai troppo tardi a cercare arie più salubri altrove.
In chiusura, tutti i meritati complimenti a Roglic, vincitore su un percorso complesso e ricco come capita di rado, lungo tre settimane di corsa vera e con pochissime tappe di transizione: ha retto a tutto quel che gli è piombato addosso, dai ventagli per 220 km ai muri al 22%, ha dominato a crono e in salita è apparso inattaccabile, permettendosi anzi qualche piccola stoccata all’uno o all’altro rivale in affanno. La squadra l’ha supportato meglio che non in passato, senza tuttavia apparire impeccabile, ma a ciò hanno supplito le generose concessioni, più o meno consapevoli, di Astana e Movistar che, chi per voler troppo credere alla propria vittoria, chi per non credervi affatto e volendo salvare la piazza d’onore, hanno protetto il primato del leader in tappe critiche ove era stato isolato.

Gabriele Bugada

Lo sloveno Pogacar vince lultima tappa di montagna della Vuelta 2019 (foto Bettini)

Lo sloveno Pogacar vince l'ultima tappa di montagna della Vuelta 2019 (foto Bettini)

14-09-2019

settembre 14, 2019 by Redazione  
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VUELTA A ESPAÑA

Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) si è imposto nella ventesima tappa, Arenas de San Pedro – Plataforma de Gredos, percorrendo 190.4 Km in 5h16′40″ alla media di 36.1 Km/h. Ha preceduto di 1′32″ lo spagnolo Alejandro Valverde Belmonte e il portoghese Rafał Majka. Miglior italiano Matteo Fabbro (Team Katusha Alpecin), 46° a 12′51″. Lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) è ancora maglia rossa con 2′33″ su Valverde Belmonte e 2′55″ su Pogačar. Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek – Segafredo), 42° a 2h15′39″

WNT MADRID CHALLENGE BY LA VUELTA

La tedesca Lisa Brennauer (WNT-Rotor Pro Cycling) si è imposta nella prima tappa, circuito a cronometro di Boadilla del Monte, percorrendo 9.3 Km in 12′52″ alla media di 43.37 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’olandese Lucinda Brand e di 13″ la danese Pernille Mathiesen. Miglior italiana Letizia Paternoster (Trek-Segafredo Women), 15° a 31″. La Brennauer è la prima maglia rossa con 4″ sulla Brand e 13″ sulla Mathiesen. Miglior italiana la Paternoster, 15° a 31″

OVO ENERGY TOUR OF BRITAIN

L’olandese Mathieu van der Poel (Corendon – Circus) si è imposto anche nell’ottava ed ultima tappa, Altrincham – Manchester, percorrendo 166 Km in 3h49′26″ alla media di 43.41 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Cees Bol e l’italiano Matteo Trentin (Mitchelton-Scott). Van der Poel si impone in classifica con 17″ su Trentin e 50″ sul belga Jasper de Buyst.

COPPA AGOSTONI – GIRO DELLE BRIANZE

Il bielorusso Alexandr Riabushenko (UAE-Team Emirates) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Lissone, percorrendo 195.5 Km in 4h46′18″ alla media di 40.97 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Alexey Lutsenko e di 31″ il russo Nikolay Cherkasov. Miglior italiano Lorenzo Rota (Bardiani – CSF), 40° a 1′20″

DE KUSTPIJL

L’olandese Bas van der Kooij (Monkey Town – à Bloc CT) si è imposto nella corsa belga, circuito di Knokke-Heist, percorrendo 199.6 Km in 4h17′51″ alla media di 46.45 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Arvid de Kleijn e il belga Jarne Van De Paar

TURUL ROMANIEI

Il russo Savva Novikov (Lokosphinx) si è imposto nella quarta tappa, Ploiești – Cabana Piatra Arsă, percorrendo 119.2 Km in 3h16′06″ alla media di 36.47 Km/h. Ha preceduto di 27″ il ceco Karel Hník e il rumeno Serghei Țvetcov. Miglior italiano Davide Bais (Cycling Team Friuli), 6° a 27″. L’olandese Alex Molenaar (Monkey Town – à Bloc CT) è il nuovo leader della classifica con 15″ su Novikov e 46″ su Hník. Miglior italiano Bais, 8° a 52″.

TOUR OF CHINA I

L’ucraino Mykhaylo Kononenko (Shenzhen Xidesheng Cycling Team) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, Ningyuan – Jiuyi Mountain National Forest Park, percorrendo 131.8 Km in 2h56′22″ alla media di 44.84 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alessandro Pessot (Bardiani – CSF) e il britannico Matthew Gibson. L’olandese Jeroen Meijers (Taiyuan Miogee Cycling Team) si impone in classifica con 15″ sul connazionale Roy Eefting e 16″ sul bielorusso Yauhen Sobal. Miglior italiano Mirco Maestri (Bardiani – CSF), 5° a 21″

VUELTA 2019 – LA ETAPA DEL DÍA: ARENAS DE SAN PEDRO – PLATAFORMA DE GREDOS

settembre 14, 2019 by Redazione  
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La maglia “roja” di Primož Roglič pare oramai “blindata” ma non bisogna mai dire mai nel ciclismo, anche se l’ultima tappa di montagna presenta ovunque pendenze tenere. Nel tappone della Sierra de Gredos entreranno in gioco le energie rimaste, cercatamente pochine al penultimo giorno di gara dell’ultimo dei tre grandi giri. E di salita, seppur facile, ce ne sarà molta da digerire se si pensa che dei 191 Km in programma solamente i primi 15 saranno in pianura e poi si continuerà costantemente a salire e scendere: in tutto i chilometri in salita da percorrere saranno circa 55 Km, suddivisi tra 6 Gran Premi della Montagna, l’ultimo dei quali coinciderà con il traguardo. Due colli saranno di prima categoria e di questi il primo sarà proprio il… primo da affrontare, il Puerto de Pedro Bernardo, 18.4 Km al 4.4% che costituiscono quasi un tutt’uno col successivo Puerto de Serranillos di 2a categoria (9 Km al 4.8%), essendo le due ascese seperate solo da una brevissima discesa. L’altro “prima categoria” sarà il Puerto de Peña Negra (14.2 Km al 5.9%), in vetta al quale si sfioreranno i 2000 metri di quota: a quel punto mancheranno 34 Km al traguardo che, come detto, sarà in salita, al termine di un’ascesa di 9 Km al 3.8% che presenta i passaggi più impegnativi nei 4 Km conclusivi, che salgono al 6.6% medio. Alle difficoltà altimetriche si aggiungeranno in questa frazione anche le insidie del meteo, essendo previste forti piogge, soprattutto nei chilometri iniziali e in quelli conclusivi di questa ventesima frazione.

METEO VUELTA

Arenas de San Pedro: temporale con pioggia consistente (1.4 mm), 17.6°C, vento moderato da E (18-24 Km/h), umidità all’87%
Piedrahíta (Km 140.5): pioggia debole (0.2 mm), 19.4°C, vento moderato da ESE (17-24 Km/h), umidità al 64%
Plataforma de Gredos: previsioni non disponibili (possibilità di pioggia)

UN PO’ DI STORIA

Arenas de San Pedro, comune della comunità della Castiglia e León nel quale visse per alcuni anni il compositore e violoncellista italiano Luigi Boccherini, accoglierà per la prima volta la carovana della Vuelta. Lo stesso vale per il luogo dove terminerà la tappa, nel cuore della spettacolare Sierra de Gredos, catena montuosa protetta da un parco naturale istituito nel 1996. Quest’area è stata, però, spesso attraversata dalla Vuelta, che ha proposto in tre occasioni Gran Premi della Montagna al passaggio dal Parador de Gredos (nulla a che vedere con la salita finale, totalmente inedita): i “conquistadores” di questa facile ascesa sono stati lo spagnolo Mariano Sánchez nel 1987, l’italiano Marco Antonio Di Renzo nel 1996 e un altro iberico, Luis Ángel Maté, lo scorso anno, nel corso della tappa terminata alla Covatilla e vinta dallo statunitense Ben King.

Mauro Facoltosi

Uno spettacolare scorcio della Sierra de Gredos e, in trasparenza, l’altimetria della ventesima tappa della Vuelta 2019 (www.hoteles.net)

Uno spettacolare scorcio della Sierra de Gredos e, in trasparenza, l’altimetria della ventesima tappa della Vuelta 2019 (www.hoteles.net)

13-09-2019

settembre 13, 2019 by Redazione  
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VUELTA A ESPAÑA

Il francese Rémi Cavagna (Deceuninck – Quick Step) si è imposto nella diciannovesima tappa, Ávila – Toledo, percorrendo 165.2 Km in 3h43′34″ alla media di 44.34 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’irlandese Sam Bennett e il ceco Zdeněk Štybar. Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek – Segafredo), 21° a 5″. Lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) è ancora maglia rossa con 2′50″ sullo spagnolo Alejandro Valverde Belmonte e 3′31″ sul colombiano Nairo Alexander Quintana Rojas. Miglior italiano Gianluca Brambilla (Trek – Segafredo), 37° a 1h50′52″

GRAND PRIX CYCLISTE DE QUÉBEC

L’australiano Michael Matthews (Team Sunweb) si è imposto nella corsa canadese, circuito di Québec, percorrendo 201.6 Km in 5h13′01″ alla media di 38.64 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo slovacco Peter Sagan e il belga Greg Van Avermaet. Miglior italiano Diego Ulissi (UAE-Team Emirates), 4°.

OVO ENERGY TOUR OF BRITAIN

L’olandese Mathieu van der Poel (Corendon – Circus) si è imposto nella settima tappa, Warwick – Burton Dassett Country Park, percorrendo 188.7 Km in 4h07′49″ alla media di 45.69 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’italiano Matteo Trentin (Mitchelton-Scott) e di 3″ l’australiano Simon Clarke. Van der Poel è ancora leader della classifica con 12″ su Trentin e 40″ sul belga Jasper de Buyst.

TURUL ROMANIEI

L’estone Mihkel Räim (nazionale estone) si è imposto nella terza tappa, Buzău – Târgoviște, percorrendo 124.7 Km in 2h37′09″ alla media di 47.61 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Jonathan Milan (Cycling Team Friuli) e il connazionale Norman Vahtra. L’olandese Ivar Slik (Monkey Town – à Bloc CT) è ancora leader della classifica con 4″ sul connazionale Alex Molenaar e 40″ su Räim. Miglior italiano Milan, 4° a 44″.

TOUR OF CHINA I

Giorno di riposo

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