UN GIRO DA FILM: TRE SETTIMANE DI SPETTACOLO
giugno 2, 2010 by Redazione
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Erano anni che non assistevamo ad un Giro tanto ad alto voltaggio. Delle ventuno tappe saranno forse un paio quelle che non abbiano regalato emozioni forti o fortissime, tra colpi di scena impronosticabili, rivolgimenti di classifica, finali mozzafiato. Con un Giro così piuttosto che attenerci al dato agonistico, già sviscerato in corsa, o alla pagellatura di migliori e peggiori, preferiamo ripercorrere momenti e protagonisti in una chiave più scanzonata…
Foto copertina: Nibali nel fango di Montalcino (foto Bettini)
Che cosa si può dire di un Giro che nella prima “piatta” settimana ha proposto una girandola di maglie rosa l’una più di spessore dell’altra? In cui a un filotto memorabile di vittorie straniere (insaporite dal retrogusto all’aglio di una discreta serie di secondi posti nostrani) si sono susseguiti invece acuti italiani sempre più squillanti, tutti quanti – per amor di perfezione nella sceneggiatura – inaugurati dal trionfo di Pozzato in maglia tricolore, al culmine della rivincita marchigiana? Che dire di un Giro in cui nella categoria volate – raramente definibili come “di gruppo” – rientrano gesti tenico-atletici eclatanti come il duetto Dean-Farrar a Bitonto; la fiammata dai trecento metri dell’enfant du pays Belletti a Cesenatico (e che enfant, e che pays, e che fiammata!); o anche lo sprint di Cava de’ Tirreni animato da Vinokourov ed Evans? Che dire di un Giro in cui si è sprecato il “mai visto prima” sposato con il “con questo siamo già nella storia”, da Montalcino, all’Aquila, a uno Zoncolan finalmente degno di bussare alle soglie dell’epica e non solo delle statistiche di pendenza? Che aggiungere alle discese dal Grappa di Nibali o dal Mortirolo di Arroyo? Il trionfo di Basso, l’indomabilità di Vinokourov, la dedizione di Evans, la lealtà di Nibali, la tenacia di Arroyo… Che aggiungere?
Certo, ci sarebbe spazio per le considerazioni tecniche: le medie alte in pianura, in avvio di corsa. La capacità di alcuni contendenti di creare terreno per i divari anche dove sembrava proprio non ve ne fosse. L’efficacia di Basso sulle alte pendenze dove il calo di velocità rende secondaria la scia, e quindi meno determinanti le sue carenze nello scatto; e questo considerando come il suo peso non sia da scricciolo sta a denotare una potenza davvero notevole. L’essenzialità della squadra quando la corsa prevede tappe complicate e viene interpretata da corridori senza paura, capaci di mettersi in gioco fino all’ultimo giorno. Si potrebbero confrontare i rendimenti di chi ha corso molto (e magari già vinto bene…) prima del Giro con quelli di chi ha corso poco. Valutare le prove delle squadre straniere. Questo, e tanto, tanto altro. Per cambiare, però, ci concediamo una ricapitolazione meno seria, per continuare a divertirci come ci siamo – anzitutto – divertiti al Giro 2010: con una premiazione di impronta cinematografica, con nomination e vincitori simbolici, perché da cinema è stato il Giro; per 87 ore invece che per solo un paio, a maggior gloria del ciclismo.
PALMA D’ORO PER IL MIGLIOR PAESAGGIO
Zeeland – Correre nel mare, nel vento, lungo la sabbia bianca, ubriaci della luce del nord come le foche coricate a bordo strada. Disseminati nei segmenti di una prospettiva infinita, ingannevole, disperata di calcolo infinitesimale, paradossi e mulini a vento.
Gavia – L’alta montagna, i muri di neve, l’aria che si fa rarefatta mentre tutto si rarefa, dalla vegetazione ai gruppetti in fuga. Le cattedrali di roccia, le grandi nubi come velieri. I prati di primavera che tremano austeri.
Verona – Quell’Arena colma e in rosa ripresa dal cielo o a spalla di corridore.
Appennino Emiliano e Lunigiana – I boschi di velluto, le rocche in bilico tra Medioevo e Rinascimento, le cave e gli archi altissimi dei ponti di mattoni. Laggiù il mare.
Montalcino – Poco si è visto del paesaggio toscano: però conta come paesaggio la faccia dei corridori coperta di fango.
And the winner is… Zeeland! Per la novità e il grande impatto visivo coniugato alla situazione di corsa.
UN CERTAIN REGARD – LE MIGLIORI OCCHIATE
Vinokourov – Che strizza gli occhi nel fango.
I “big” – A tirare in doppia fila nel finale dell’Aquila con sguardi da triglia.
Nibali – Che si guarda indietro in discesa per aspettare Basso. Sguardo indietro anche a Peio, per il tabellone o gli avversari.
Evans – Solo a tirare a tutta nei frazionamenti olandesi, fissando il vuoto.
Basso – Gli occhi della tigre sullo Zoncolan.
And the winner is… Basso! Per fortuna degli avversari, che loro erano dietro.
COPPA VOLPI PER LA MIGLIOR TATTICA O GIOCO DI SQUADRA
Garmin – Nel labirinto di Bitonto, Dean e Farrar ballano un tango in equilibrio su una corda sospesa.
Liquigas – A parte il disastro aquilano, gestiscono in modo ottimale le situazioni di polarità tra Basso e Nibali, anche rischiando (Nibali solo giù dal Grappa, ma se Ivan si fosse staccato in discesa? Unione indivisibile su Mortirolo e Aprica, ma se il limitarsi vicendevolmente si fosse rivelato fatale?). Queste decisioni ben calibrate e azzeccate vanno a loro merito ancor più del controllo di gara, gestito con certa qual linearità. Esemplare la cronosquadre, in ultimissima analisi perfino decisiva, preparata con mesi e mesi di anticipo.
Cervélo – La tappa dell’Aquila è un vero e proprio capolavoro, con quell’attacco concertato nel frastuono del temporale mimetizzati dalle mantelline. Poi le alleanze ben calibrate per rendersi imprendibili e massimizzare il vantaggio. Peccato non avere in squadra un uomo in condizioni anche solo discrete per poter finalizzare questo colpo da maestri. Menzioniamo qui gli altri (più casuali?) protagonisti di giornata, capaci però di dare un seguito all’avventura grazie anche al lavoro di indefesso gregariato da parte dei promettenti Uran e Jeannesson: la Caisse di Arroyo.
Omega Pharma Lotto – Per difendere la maglia verde tirano come ossessi al fine di tenere cuciti gli inizi di tappa, poi si infilano nelle fughe e quando Lloyd non è presente c’è sempre un compagno che fa le volate per proteggere i punti dei Gpm. Tutti per uno, quando si dice credere all’obiettivo!
Rabobank – Rara sproporzione tra una prestazione collettiva encomiabilissima (gli unici a distanza umana, una ventina di minuti, dalla Super Fast Liquigas, i terzi a oltre un’ora…) e quasi del tutto priva di acuti individuali, la tenacia di Mollema a ridosso dei primi, le belle fughe di Kruiswijk. Nessun atleta nei dieci, ben quattro tra dodicesima e ventiquattresima posizione della generale!
And the winner is… Cervélo! A volte non conta essere o non essere i più forti, con gli uomini più forti. Alla faccia delle radioline.
LEONE D’ORO PER IL MIGLIOR ATTACCANTE
Vinokourov – A conti fatti ha passato mezzo Giro assaltando all’arma bianca, tirando già tra le cadute d’Olanda, causando i ventagli; quando non c’era nessuno da attaccare ha messo alla frusta i compagni come a Cuneo o se stesso come nell’ultima crono, in cui si stritola l’anima per guadagnare un sesto posto in generale (!). Poi Montalcino, Cava de’ Tirreni, Porto Recanati (dove è lui, non Garzelli, il primo big a muoversi), la discesa dal Grappa – in cui complessivamente rosicchia secondi a Nibali, quindi altrettanto solo va anche più forte del messinese –-. Nelle tappe in cui è “costretto in difesa” trova sempre finali d’orgoglio, quinto sullo Zoncolan, quarto all’Aprica. Poi via dalla prima salita verso il Tonale, e, come detto, ancora dentro di rabbia e agonismo all’ultima crono (terzo). Maglia rosa presa a forza, poi persa con rabbia, con rabbia ripresa. E qualcuno dice che non l’abbia onorata! Quasi alla lettera si può dire “sempre protagonista”: non come risultati, ma in termini di presenza, dispendio e impegno non è paragonabile a nessun singolo, al più all’intero team Liquigas.
Basso – Dopo gli assalti sempre monchi o tarpati del 2009, finalmente un Basso che stacca tutti quanti. Il più forte in salita, da metà Giro dà sempre l’impressione di potersene andare da solo quando vuole. Anche se alla fin fine non vuole.
Belletti – In fuga per vincere, in barba al Barbotto poco consono alle sue ruote veloci. Ma qui lui è di casa, si dosa, poi chiude, copre, stacca, rientra. E al momento di giocarsi la volata contro il favoritissimo Henderson parte all’attacco centocinquanta metri prima del previsto, con una fucilata che neanche la riga bianca fosse lì a un passo. E fa il vuoto.
Lloyd – Attaccante simbolo per la sua fuga, una delle tante che non sarebbero dovute arrivare, poi fuggitivo nella fuga, e poi indomito attaccante per riprendersi e stringersi una maglia verde impensabile al cuore (“il Giro d’Italia è una cosa romantica”, chissà se nello shock della vittoria voleva dire proprio questo, ma il tormentone ce l’ha regalato).
Karpets e Garzelli – I “Vinokourov” dei poveri, il primo lo premiamo per la quantità e la buona volontà, il secondo per essere l’unico ad aver messo seriamente in atto, anche se con relativo successo, la tattica dell’uomo ponte, potenzialmente decisiva in un dittico finale di tappe così (i venti metri “tirati” da Rodriguez per Scarponi sul Mortirolo li lasciamo perdere, va’…). Garzelli è stato molto attivo anche a Montalcino – troppo a sentire Nibali – e verso Porto Recanati, tanto che le televisioni confondendosi un po’ con Failli, un po’ per nazionalismo, ne han fatto il promotore dell’azione. L’equivoco con Vino in effetti è forte, giacché di Montalcino era stato “incolpato” il kazako da parte dei soliti Soloni smentiti dalle registrazioni video.
And the winner is… Vinokourov! Alla voce “ciclismo spettacolo” c’è la sua foto. Per fare classifica, a tempo o a punti, e per le tappe, non per farsi inquadrare dalla tv.
ORSO D’ORO PER IL MIGLIOR DIFENSORE
Scarponi – Il suo più clamoroso gesto atletico, solitario, è la difesa a oltranza nella tappa di Montalcino. Poi è sempre molto bravo nello scegliere quando tenersi coi denti alle ruote dei migliori e quando invece passare al proprio passo. D’altra parte, senza troppi attacchi nei cinque ci si può arrivare solo con una grande difesa. Magari se avanti ci fosse stato lui, il podio l’avrebbe pure tenuto.
Arroyo – Il “defender” per eccellenza, quella discesa dal Mortirolo trasfigura peraltro nell’attacco. Ma la sua natura di difensore emerge quando dissente da Vinokourov e rinuncia a tentare l’aggancio sullo strappo di Corteno Golgi a favore del sostegno da parte dei rientranti Sastre, Gadret ed Evans. Sostegno miserello, e facendo inalberare Vino perde anche quello del kazako. A parte questo perfetto nel dosare i distacchi, misurando quando c’è da esser misurati, prosciugando il serbatoio quando bisogna dare tutto (si veda la sua faccia in cima allo Zoncolan)
Porte – Per essere un neopro difende con cura e dedizione il piazzamento conquistato all’Aquila. La maglia bianca invero gli è poco contesa. Neo, ma forse neo davvero da maglia bianca, cedere una posizione proprio all’ultima crono. Già straordinario così, anche senza trovate dell’ultima mezz’ora (quelle di quel dì erano appannaggio di Larsson in casa Saxo).
Basso – Quando infine deve difendersi, lo fa con ordine e sangue freddo, a squadra schierata. Nella crono spinge subito bene per assicurarsi la tranquillità con cui affrontare una discesa serena. Per fortuna nostra, però, che è stato costretto ad ataccare, ogni tanto, se noi sai che Giro noioso ci sarebbe toccato?
Cunego – Difende alla grande l’undicesimo posto nella crono di Verona, come aveva auspicato al via (“Spero che la gente venuta qui per il Giro ma soprattutto per me mi dia la carica per fare una grande crono che mi consenta di difendere questo undicesimo posto”). Si difende alla perfezione da critiche ma soprattutto da ogni eventuale autocritica dichiarando: “in questo Giro sono sempre stato all’attacco, e tra i migliori nelle giornate più significative”. Stiamo scherzando? Ovviamente sì. Con grande affetto verso Damiano, e la speranza che inizi a correre come qualche “leone d’oro” di cui sopra.
And the winner is… Arroyo! Ridendo e scherzando, il Giro quasi l’ha vinto.
GLI OSCAR
BEST SECOND
Sky – Puntavano tutto su questa cronosquadre, dopo il prologo. Invece al primo chilometro fora Sutton, poi arriva una tempesta (che però gli varrebbe un titolo dedicato nella categoria “Riders in the storm” grazie ad un repertorio fotografico memorabile), alla fine si trovano il vento contro o la Liquigas ce l’ha a favore, poco cambia
Stortoni – Eroico secondo al Terminillo, con uno dei pochi veri scatti in salita di questo Giro pur tutto all’insù. Tanto per smentirlo quando dice che nessuno si ricorda dei secondi, anche se avremmo voluto ri-vederlo più avanti – anche secondo – pure a Peio Terme. Bravo lo stesso a ri-provarci. Assieme al marchigiano Stortoni ricordiamo un altro “secondo” giovane, coraggioso e sfortunato: l’abruzzese Cataldo, ostinato ma battuto all’Aquila, bravo anche in altre occasioni sebbene notato da pochi.
Cunego – Un secondo posto di tappa può raddrizzare un Giro? No, no e poi no. Ma visto che è venuto nella tappa di Montalcino postilliamo piccolo piccolo piccolo “forse che sì”. Certo, poi l’importante sarebbe non sentirsi appagati così.
Evans – Ma quanti secondi posti ha raccolto in questo Giro? La doppietta degli arrivi al 20% di Zoncolan e Plan è tutta sua, secondo e sconfitto di qua, secondo e arrembante di là. Poi secondo sul Tonale, un po’ da pollo peraltro: o pensava solo alla maglia rossa? Lo metteremmo quasi quasi secondo in generale honoris causa, tanto per fare contenti i pubblicitari che da mesi impostavano il Giro sul duello tra il redivivo Ivan e il campione del mondo Evans.
Pinotti – Secondo a due secondi. La secondità al cubo già da sé varrebbe la nomination; se poi ci aggiungiamo il siparietto prima della gara in cui assicurava che non avrebbe fatto gli errori di Wiggins in discesa, avendo studiato la gara di quest’ultimo in video… già, questo lo diceva poco prima di infilare un paio di lunghi fatali. Voleva stupire fino in fondo, invece ci stupisce comunque, ma da secondo.
Menzione speciale della giuria: Basso – Va bene che era stato a ruota mezz’ora, ma si piazza secondo per realizzare la doppietta con Nibali (soprattutto per gli abbuoni) ad Asolo. In… volata, ci rendiamo conto? Sfodera ad usum delphini, cioè dello squalo, un altra volatina per infilare Scarponi verso il Tonale, lì però è secondo “del gruppo” perché più avanti c’era Tschopp.
And the winner is… Evans! Però sia chiaro, Cunego è secondo!!!
BEST FRIEND
Sastre – che in Friuli porta la borraccia a Tondo, qualcuno ipotizza che Carlos stia male e Tondo sia l’uomo di classifica… invece Tondo è allo sbando, e Sastre gli risparmia la fatica di far su e giù per andare in ammiraglia.
Nibali – fedele alla linea. Ce ne fossero di compagni così, non ci sarebbe quasi bisogno dei ds…
Arashiro – trenata kamikaze con cui regala ai compari francesi l’onore di giocarsi la tappa dei campionissimi. Piuttosto che far vincere quelli che ti danno la caccia, meglio sacrificarsi per i tuoi compagni di giornata, anche se dopo la flamme rouge si è tutti avversari. Così raccoglie comunque un podio di tappa che sa di primizia.
Scarponi – con un gregario così la Liquigas non poteva perdere… Siamo cattivelli e anche ingiusti, visto che il buon fratel Michele collabora pienamente anche con Cadel contro Nibali verso Asolo. Con la sua generosità ma scarsa aggressività perde il podio ma guadagna una tappa.
Dean – da guastafeste a organizzatore di brindisi DOC.
And the winner is… Arashiro! Attack!!!
WORST FRIEND
Tschopp – non gli si fa torto di aver tolto a Simoni l’ultima soddisfazione, forse nemmeno a Gibo sarebbe piaciuto ricevere regali visto che si pregiava di non farne. Si rischiano le botte anche nelle gare tra amici, tuttavia, quando si sta a ruota, poi si scatta, poi si viene ripresi e in quel momento la prima cosa che si fa è… chiedere platealmente il cambio a chi è testé rinvenuto con sforzo supplementare. Salvo poi balzar fuori scia quando c’è una nuova volatina da fare!
Righi – Faccine e gestucci nei confronti di Vino, fuori da tutto il giorno, per giustificare la propria mancata collaborazione sulle morbide rampe del Tonale. “Era al gancio, poverino” commenta il Processo compassionevole: peccato che quello al gancio scatti come una furia quando vede arrivare Evans, e concluda comunque mezzo minuto avanti a Vinokourov. Poverino. Sì, povero grullo che baratta la possibilità di giocarsi la tappa con la furberia dell’appolaiato dietro ruota.
Voeckler – Si piazza nell’azione dei big nella tappa di Porto Recanati e non tira un centimetro. Lui vuole la tappa, va bene, come anche Pozzato che però tira eccome. Quando il gruppo è a dieci secondi scarsi non è il caso di sottilizzare. O sì? La giustizia poetica ci mette un ditino e lo rimbalza di un niente al secondo posto.
Evans – Sì, un campione del mondo che ti piglia a pugni perché rischia di perdere dieci secondi mentre tu rompi i cambi per i compagni in fuga non è proprio il migliore amico… del mondo. Rompesse il muso lui alla sua squadra, se proprio. Brutta macchia specie per la giuria che si limita a multare, mentre ad esempio leva 20” in classifica generale a Vino per essersi alimentato dall’ammiragia negli ultimi 20km di gara.
And the winner is… Tschopp! Ecologista o no, il risparmio non è bello se a spese altrui.
WORST TEAMWORK
Liquigas – “Non siamo i gregari di Vinokourov”. Giusto, semmai di Sastre, Wiggins e Arroyo. Sicuramente non di Nibali e Basso. Per fortuna la follia è durata solo un giorno, ma poteva anche bastare e avanzare.
Katusha – Ma che avrà pensato Karpets in fuga solitaria con due uomini davanti che non venivano fermati per aiutarlo e che nonostante la superiorità numerica apparivano in costante imbarazzo nel gestire la situazione di fuga?!
Lampre – Prima non aspettano Cunego in Olanda “perché non fa classifica”, poi non lo fanno andare fuori classifica, poi provano a chiudere sulle fughe ma non ci riescono, né per Petacchi né per Cunego, poi mandano gente in fuga ma senza riuscire a far sì che si supportino tatticamente a vicenda. Bande à part.
Htc – Alla fine un paio di tappe le imbroccano e Pinotti, in qualche maniera, “fa classifica”. Ma non è il modo di comportarsi per uno squadrone carrarmato. Pessima gestione di corsa e finanche delle volate.
Bmc – Si vocifera che Evans abbia provato ad ingaggiare in corsa i corridori della Footon-Servetto per sostituire i propri…
And the winner is… Lampre! Cento ne fanno, una su cento la pensano.
BEST “SHOUT IT OUT LOUD”
Vinokourov – L’ultimo km della cronosquadre sembrava un film hollywoodiano sulle spietatezze dell’Armata Rossa. Gran motivatore, comunque: i ben informati sostengono che (non si sa in quale lingua) stesse “rincuorando” e non “rimproverando” Stangelij. Quando Arroyo sceglie di aspettare Evans, Vino non esprime il proprio dissenso via telegramma.
Basso – Né “out” né “loud”, ma la lavata di capo che deve aver rifilato alla Liquigas la sera dell’Aquila ha rivoltato il Giro. Hic incipit Basso novus?
Pineau e Monier – esultano per vittorie a lungo, lunghissimo attese.
Evans e Righi – Non mandarsele a dire.
Nibali – che investe il piccione. Quando si dice partire con grinta!
Sorensen – e le sue smorfie sul Terminillo.
And the winner is… Basso! Come vorremmo essere stati su quel pulman.
BEST RIDERS IN THE STORM
Olanda – Vento e pioggia. E vento.
Cuneo – Temporali grandinanti e sole di sguincio a illuminare le squadre schierate sotto un cielo nero.
Montalcino – L’Eroica.
Cava de’ Tirreni – La grande tradizione della pallanuoto campana inventa il ciclonuoto nelle piscine di Nola.
Terminillo – Potevano mancare le nuvole basse a far Transilvania?
And the winner is… Montalcino! Quando i quattro elementi cospirano la battaglia appassiona. Per il fuoco, chiedere a Vinokourov.
Gabriele Bugada
IL POLSO DI DAMIANO
giugno 1, 2010 by Redazione
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A fine corsa raduniamo tutti gli interventi pervenutici direttamente dal cuore del Giro da Brent Copeland, ds della Lampre e, dunque, di Damiano Cunego.
La redazione de ilciclismo.it prende l’occasione per ringraziare Copeland per la squisita disponibilità, nonostante gli inevitabili problemi di gestione di una corsa di tre settimane, interpreta al massimo dagli uomini di blu-fucsia vestiti.
Foto copertina: Damiano Cunego sfila sulla passerella dell’Arena di Verona (foto Bettini)
1a tappa: Amsterdam (cronometro)
Quella di Cunego nella 1a tappa e’ stata una prestazione in linea con le aspettative, forse solo un po’ penalizzata da una prima parte di percorso molto bagnata al momento della partenza di Damiano. Per un corridore che punta a essere protagonista nelle tappe di montagna della parte finale del Giro, rischiare in una cronometro condizionata dalla pioggia sarebbe stato poco utile. Speravo che perdesse al massimo 30 secondi dagli uomini di classifica; invece, ha perso 50 secondi da Nibali. Comunque mancano 20 giorni di corsa e siamo tranquilli.
2a tappa: Amsterdam – Utrecht
Oggi Damiano al traguardo ha accusato alcuni secondi di ritardo: non e’ stata colpa sua, ma ha dovuto cambiare la bicicletta a 10 km dal traguardo dopo che un altro corridore lo ha urtato in un rallentamento, causato da una delle tante cadute che hanno caratterizzato la tappa.
Dispiace, ma bisogna pensare al lato positivo delle cose, ovvero al fatto che non ha avuto infortuni.
Le sensazioni fisiche sono buone.
Primo giorno di riposo
Giorno di riposo attivo per Cunego: i tempi non sono frenetici come quelli di una giornata di corsa (un po’ di tranquillita’ dopo le ultime due caotiche tappe ci voleva), ma la giornata ha comunque presentato un importante appuntamento, ovvero la ricognizione della cronosquadre.
Damiano non sara’ l’uomo che fara’ la differenza in questo tipo di prova, ma anche il suo contributo sara’ importante per permettere alla squadra di centrare un buon risultato.
5a tappa: Novara – Novi Ligure
Quinta tappa, massima tranquillita’ per Cunego. Damiano ha pedalato nella pancia del gruppo, senza mai andare fuori soglia. Uniche emozioni: la pioggia che a meta’ percorso ha inzuppato il gruppo e il mancato aggancio da parte del plotone ai fuggitivi.
7a tappa: Carrara – Montalcino
Fatica e ricerca della gloria: questi i termini che descrivono bene la giornata di Cunego, giunto vicino alla realizzazione di un’impresa in una tappa resa ancor più difficile per la pioggia, che ha trasformato i settori di sterrato in nastri di fango.
Ottima la condotta di gara di Damiano: attento in ogni fase della tappa, più volte propositivo all’attacco, bravo a rientrare sulla testa della corsa. E’ mancata solo la vittoria!
8a tappa: Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa: Frosinone – Cava de’ Tirreni
Due giornate intense ed emozionati, che hanno mostrato un Damiano Cunego reattivo e pronto a leggere bene la corsa.
Sul Terminillo abbiamo visto Damiano voglioso di agguantare un successo di tappa: le gambe avevano la necessaria potenza, purtroppo la dinamica di corsa non le ha aiutate.
Nella Frosinone-Cava de’ Tirreni, quando la strada si e’ trasformata in un fiume a causa della pioggia, Cunego e’ stato prontissimo a rimanere nelle posizioni di testa, segnale che la reattivita’ e l’attenzione sono ottime.
11a tappa: Lucera – L’Aquila
12a tappa: Città Sant’Angelo – Porto Recanati
L’Aquila e Porto Recanati sono state due tappe che hanno inciso parecchio sulla corsa, con soprattutto la frazione abruzzese a stravolgere la classifica generale.
Damiano esce da questa “due giorni” con un discreto bilancio: a L’Aquila non ha avuto la prontezza di buttarsi nella maxi-fuga che ha rivoluzionato la graduatoria generale, rimanendo comunque nell’assottigliato gruppo dei corridori principali; a Porto Recanati si e’ messo nelle condizioni di vincere la tappa, fallendo pero’ la volata.
14a tappa: Ferrara – Asolo
Dopo la giornata di Cesenatico, il Monte Grappa ha rappresentato una prima ghiotta occasione per Damiano per provare a cogliere quel successo di tappa dichiarato come obiettivo per il Giro d’Italia.
Cunego stava bene, ha chiesto ai compagni di lavorare per lui ma, purtroppo, non sempre le sensazioni positive sono trasformate automaticamente in concreto. Spazio per provare ce ne e’ ancora, la convinzione non manca.
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
Oggi, sulla terribile ascesa dello Zoncolan, Damiano ha mostrato tutta la sua grinta: quando la corsa diventa dura, Cunego sa estrarre una forza d’animo rara che gli permette di sopperire al divario di energie rispetto ad altri corridori.
Mi e’ piaciuta anche la testa di Damiano: ha saputo gestirsi bene, trovando un ritmo che gli ha permesso di ottenere un buon quarto posto.
16a tappa: cronoscalata Plan de Corones
Con due prestazioni di regolarita’ ma senza acuti, Damiano e’ risalito fino al nono posto della classifica generale. Nella cronoscalata di Plan de Corones Cunego ha sofferto il giorno di riposo: puo’ sembrare una contraddizione, ma molti corridori non riescono a ritrovare la giusta brillantezza muscolare dopo un giorno senza corsa.
21a tappa: Verona
Si è chiusa l’edizione 2010 del Giro d’Italia: Damiano Cunego non è riuscito a centrare l’obiettivo che si era prefisso, ovvero la vittoria di almeno una tappa, ma bisogna sottolineare come sia andato davvero vicino a questo traguardo e quanto impegno ha profuso per cercare di mettere il proprio sigillo sulla corsa.
La grande occasione per Cunego è stata quella della tappa di Montalcino, una frazione che, per condizioni climatiche e particolarità del percorso, ha assunto toni epici: la vittoria sarebbe stata eroica. Damiano è stato poi il più forte anche sul Terminillo, ma anche in questo caso la vittoria non è stata ottenuta.
Ottima poi la prestazione sullo Zoncolan, prestazione passata purtroppo in secondo piano per via della performance perfetta di Basso. Ripercorrendo mentalmente tutti questi momenti di un lungo Giro, si percepisce come Cunego abbia cercato con impegno di lasciare un segno: è mancata forse fortuna in alcuni momenti, convinzione in altri e gambe in altri ancora.
Brent Copeland
DIAMO UN PO’ DI NUMERI ALLE SQUADRE
maggio 31, 2010 by Redazione
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All’indomani dell’epilogo di questo Giro d’Italia 2010 davvero spettacolare che ha incoronato, per la seconda volta, “lider maximo” Ivan Basso, facciamo una panoramica di commenti più o meno scherzosi e valutazioni sulle 22 squadre che hanno animato le tre settimane rose. E che nessuno se la prenda a male.
Foto copertina: sul podio dell’Arena la Liquigas-Doimo festeggia il capitano in rosa (foto Giuseppe De Socio)
Alla fine di ogni evento è sempre tempo di bilanci, di voti, di pagelle, di ipotesi su quello che succederà in futuro. Allora oggi ci divertiamo con una analisi accurata, a volte anche scherzosa, delle 22 squadre che hanno animato (chi più, chi meno) questa 93° edizione del Giro d’Italia: tattiche scriteriate, giochi di squadra inesistenti, era meglio chiamare qualcun altro, suggerimenti per il futuro.
Insomma di tutto di più. E allora partiamo.
LIQUIGAS-DOIMO. Voto 10. Conquistano ben quattro “tituli” a livello generale, visto che al rosa di Ivan da Varese ci vanno aggiunte le tre classifiche a squadre. Ma c’è anche chi ha lavorato nell’ombra, ma non più di tanto. Da Nibali che ha completato il podio, oltre che essersi sciroppato molto volentieri il Grappa ma senza rimanere eccessivamente ubriaco (anche se gli etilometri dello Zoncolan hanno prodotto una serie di palloncini che si erano gonfiati eccessivamente…) a Kiserlovski amico di tutto e di tutti ma che, alla fine, si è ritrovato a chiudere la top-10 che, forse, è anche più prestigiosa di un Giro dell’Appennino. Su Agnoli bisognerebbe scrivere un libro e non basterebbe (ma un giorno riuscirà a correre per se stesso), mentre Szmyd è andato un pochino sotto alle aspettative. Troppa paura ha costretto Sabatini a non seguire il cowboy Farrar a Bitonto, mentre ha trovato il podio parziale anche Dall’Antonia. Insomma, trovare una pecca al giro dei “verdi” è pressoché impossibile. Poi, quando hai direttori sportivi che corrono su e giù per lo Zoncolan inseguendo a piedi la maglia rosa e tenendo una bicicletta fra le braccia non puoi che trionfare. Li aspettiamo di nuovo al Tour, dove Nibali dovrà fare il Basso e Ivan proverà a fare lo Squalo. Decisamente i numeri uno.
CAISSE D’EPARGNE. Voto 8,5. Sono stati senz’altro i più pazzi di questo Giro, visto che in cinque si sono ritrovati nel “fugone” dell’Aquila e David Arroyo ne ha beneficiato alla grande. Condotta di gara esemplare quel giorno che, per poco, è valso un Grande Giro in cassaforte, visto che a queste latitudini (e bisognerebbe che fosse dappertutto) Valverde non si può presentare altrimenti lo mettono al gabbio. Arroyo Duran, aiutato da Uran (Rigoberto), ci ha provato in tutti i modi (e anche in tutti i laghi, oltre che in tutte le salite e le discese) a tenere il rosa ma si è dovuto scontrare con la forza dei “verdi” Liquigas e con i dieci chilometri più duri che ci siano in Italia: quelli da Edolo all’Aprica. Sembrerà strano, ma la storia degli ultimi Giri ci insegna che è davvero così e, anche quest’anno, hanno mietuto una vittima importante. Adesso, comunque, anche la carriera di Arroyo ha trovato un senso. Speriamo non faccia la fine di Pereiro. Garibaldini.
QUICK-STEP. Voto 8. Le previsioni della vigilia davano il team belga a forte rischio “retrocessione” al Giro, vale a dire rivelarsi una delle compagini meno adeguate e forse più anonime delle tre settimane. Invece i “blues” ci hanno stupito con la doppietta Weylandts-Pineau a cavallo fra Olanda e Italia che ha scombinato tutti i piani della vigilia. Il velocista belga ha approfittato di una volata, tanto per cambiare, strana, mentre Pineau è tornato a sorridere dopo tantissimi anni ed in casa Quick ringraziano sentitamente. Un Pineau che, dopo essersi tolto il blocco psicologico, si è dato da fare in lungo ed in largo vincendo anche la classifica delle fughe davanti di pochi punti a Kaiser e mettendosi in mostra in un’ altra miriade di tappe. E poi il secondo posto di Dario Cataldo a L’Aquila: ci ha provato, si è piantato, è ripartito ma oramai i buoi (e Petrov) erano già scappati. Non c’erano uomini di classifica e si sapeva ed allora si è improvvisato in quel ruolo Samoilau che ha fatto quel che poteva accontentandosi alla fine del 39° posto. In ombra, purtroppo, gli azzurri presenti in squadra con Reda una volta in fuga e poi scomparso, di Marco Velo ci siamo accorti della sua presenza solo perché la Rai, a Brescia, aveva montato sulla sua bicicletta una telecamerina per riprendere gli ultimi chilometri, mentre Tosatto ci ha provato a Bitonto ma si è un po’ perso nella gimkana finale. Ma in fondo, chi se ne frega. Ci siete piaciuti anche così.
TEAM SAXO BANK. Voto 7,5. Tante incognite alla vigilia, subito spazzate via. Partiamo dai dati di fatto: Chris Sorensen vince sul Terminillo e Larsson l’epilogo di Verona. Nel mezzo c’è la favola, almeno per ora, firmata Richie Porte. E’ anche lui nel “golpe” dell’Aquila insieme a qualche altro fido scudiero e per qualche giorno a voluto provare a vedere l’effetto che fa stare lassù in cima. Una volta perso il primato, però, non si è dato per vinto ed ha resistito riuscendo a conquistare anche la maglia bianca di miglior giovane del Giro, la stessa che qualche anno fa, ma nemmeno troppi, toccò anche ad un certo Andy Schleck, per rimanere in questa squadra. Andy non c’era, così come Frank e così come Fabian. Saranno tutti al Tour ma, sinceramente, almeno un’altra volta li vorremmo rivedere anche da queste parti: a fare da gregari a Porte, visto che il futuro è tutto dalla sua parte. Spazio giovani.
ANDRONI GIOCATTOLI. Voto 7. Cosa non si fa per la classifica. Per esempio, snaturare quello che è il tuo habitat naturale, vale a dire la fuga, lo spettacolo e, di conseguenza, anche qualche vittoria inaspettata. Nel 2009 furono tre tappe, due Scarpa e una per Bertagnolli, quest’anno soltanto una con lo stesso Scarponi per gentile concessione dei “verdi” ad Aprica. In più, però, c’è un Michele Scarponi che ha capito di essere tornato quello che tutti si aspettavano che fosse quando nel 2005 vestiva la maglia Liberty Seguros, prima che un po’ di doping piazzato qua e là lo facesse cadere nell’oblio. Ma l’uomo di Filottrano è ritornato, ha fatto vedere che era lo scalatore più forte presente a questo Giro e, quando ha potuto, ha provato a dare gas. Solo che la cima del Grappa era troppo lontana dal traguardo e c’era tanta discesa, lo Zoncolan è una brutta bestia, il Kronplatz è una sfida ai limiti dell’uomo, sul Mortirolo i due Liquigas erano inattaccabili e Nibali a crono ti batte sempre. Ma va bene così. Quello che chiediamo a Scarponi è di non cambiare squadra, perché altrove potrebbe rischiare di fallire e la cosa non ci piacerebbe affatto. Sugli altri, poco da dire: Loddo non ha fatto nemmeno una prova di volata, Serpa Perez molto in ombra, Rodriguez è andato qualche volta in fuga ma sempre troppo da lontano, Bertogliati ci ha provato a Marina di Carrara ma è stato beffato da un ottimo Lloyd. Bene, ma si poteva fare di più.
OMEGA PHARMA-LOTTO. Voto 7. Sembrerà forse troppo alto questo voto, ma lo vogliamo dare di incoraggiamento ad un team che fino ad ora era riuscito a vincere, poco, solo con il “solito” Gilbert ed invece al Giro ha trovato per strada una bellissima tappa firmata Matthew Lloyd. L’australiano, in questo Giro cosi “aussie”, ha poi trovato la forza di resistere fino alla fine per entrare dentro l’arena di Verona addirittura in maglia verde, lui che è tutt’altro che scalatore. E, poi, si è visto per parecchie ore, quasi ai livelli di Jerome Pineau, anche Oliver Kaisen che ha dato tutto nelle fughe. Onestamente, pensavamo che la squadra di Damiani si fosse presentata in due: gli altri chi erano? Ah si, De Greef ha chiuso in 21° posizione, così tanto per la cronaca. Poche luci ma brillantissime, qualche ombra.
HTC-COLUMBIA. Voto 7. Da queste parti sono abituati a vincere, e anche tanto, e dunque portare a casa in un grande Giro la “miseria” di due tappe lo si può considerare un mezzo fallimento. Una sola è arrivata dall’uomo che tutti aspettavano, vale a dire Andrè Greipel, che fra Olanda e mezza Italia non ne ha indovinata una sola, rifacendosi a Brescia dove di velocisti erano rimasti lui e Topo Gigio e dunque di bagarre non c’è stata nemmeno l’ombra. L’altro successo, quello di Cava de’ Tirreni, porta la firma di un Matthew Goss che è stato spremuto all’inverosimile per rimanere attaccato all’uomo di Rostock e si è dovuto reinventare capitano, quasi sempre, negli ultimi 800 metri. Ci era andato vicino anche a Utrecht ma Farrar lo stoppò. La copertina per gli uomini di Valerio Piva, però, è tutta per Marco Pinotti. Ce lo ricordavamo soltanto cronoman e gran passista, ma mai ci saremmo aspettati che avrebbe potuto far classifica al Giro, per di più su di un percorso selettivo come quello di quest’anno. Ed, invece, l’ingegnere ha dato il meglio di se, chiudendo alla fine addirittura al 9° posto, reggendo su salite tostissime, rimanendo aggrappato ai migliori su Zoncolan e Mortirolo e finendo battuto solo da Larsson all’epilogo veronese. L’età è un po’ troppo avanzata per provare a reinventarsi uomo da corse a tappe, ma almeno potrà dire “almeno una volta ci ho provato e mi è andata bene”. Chapeau.
TEAM KATUSHA. Voto 7. Anche la squadra di Konyschev rappresentava una notevole incognita in questo Giro. Karpets voleva provare a tenere in classifica, ma senza essere un fenomeno e le speranze di stare con i migliori erano ridotte al lumicino. Ecco, allora, che a Cesenatico il russo piazza l’allungo e guadagna tanto ma il giorno dopo paga, anche troppo. E’ meglio resistere piuttosto che attaccare ed il 14° posto nella generale è più che meritato. Oltre a lui, però, c’è anche tanto altro come la vittoria di Evgeni Petrov all’Aquila (anche lui non vinceva dai tempi di Pineau) che uscì fuori dall’acqua quando quasi nessuno si era accorto che era nel fugone e soprattutto un bravissimo Pippo Pozzato che ha onorato la maglia tricolore arrivando fino a Verona e conquistando un bel successo a Porto Recanati interrompendo il digiuno di successi italiani che iniziava a preoccupare, con lui protagonista in negativo visto che a Cava fu secondo dietro Goss. Finalmente vince una tappa al Giro e già questo vale la fatica per averlo finito. Delusione per Giampaolo Caruso, arrivato pochi giorni prima del via come presunto uomo di classifica, ed invece lo hanno visto solo ogni mattina al foglio firma e basta. In crescita.
GARMIN-TRANSITIONS. Voto 6,5. Già aver portato a casa due tappe con il tuo velocista di riferimento in un Giro d’Italia dove di riferimenti ce ne sono stati ben pochi è un successone. Tyler Farrar ha subito imposto la sua legge ad Utrecht e, poi, ha dovuto aspettare Bitonto per alzare di nuovo le braccia, favorito da un Fabio Sabatini che ha avuto troppa paura. Sono vittorie pesanti, conquistate dove gli avversari erano tutti a spasso, dispersi in qualche curva o rotonda mentre lui era là davanti, pilotato alla perfezione da un Julian Dean molto positivo che alla fine riesce a collezionare anche un secondo (Brescia) ed un terzo (Bitonto), lui che lavora sempre dietro le quinte. Niente da fare per la generale, invece, con il miglior piazzato che è risultato essere Daniel Martin, 57°, anche lui rimbalzato sulle grandi salite, mentre Vandevelde non verrà più al Giro dopo il secondo ritiro su due per cadute e clavicole salutate. Beffati dalla sorte.
BBOX BOUYGUES. Voto 6+. Anche i francesi erano i maggiori indiziati a finire nell’anonimato più recondito ed invece si sono dati da fare per mettersi in mostra. Encomiabile Arashiro a Novi Ligure (con Pineau che gli ha pagato più di un sushi dopo la tappa per aver vinto), tenace Voeckler che a Porto Recanati riuscì ad intrupparsi insieme a tutti i big che andavano all’arrembaggio e per poco non riesce ad impallinare sulla linea del traguardo un Pozzato già festante. Sorprendente Johann Tschopp che nella tappa del Tonale dove i più pensavano ad arrivare e non ad attaccare, decide di andarsene in fuga, stacca tutto e tutti, passa per primo sulla Cima Coppi e va a vincere una tappa di alta montagna, chiudendo sul podio finale della classifica della maglia Verde. Finale in crescendo.
COLNAGO-CSF. Voto 6+. Cosa c’è di più bello che vincere in casa al Giro? Basta telefonare a Manuel Belletti e la risposta dovrebbe arrivare pronta. E’ stato l’unico acuto in casa Colnago di questo Giro che sembrava promettere bene e che, invece, alla fine ha regalato come miglior piazzamento nella generale, udite udite, il 73° posto di Simone Stortoni. Squadra giovane, tutta italiana e plasmata intorno ad un Domenico Pozzovivo che veniva dato in grandi condizioni. Invece, sulla strada del lucano ci si è messa la rogna: forature, cadute, freddo, minuti che fioccavano fino al ritiro. Da lì in avanti gli uomini biancoazzurri hanno provato a darsi da fare e proprio Belletti ha dato la zampata a Cesenatico che ha portato il sereno sul bilancio finale. Corsa nella corsa, però, non è riuscita l’impresa di chiudere ultimo a Marco Frapporti che ha chiuso a 4h e 42’ da Ivan. Meglio qualcosina di niente.
ACQUA&SAPONE. Voto 6. Con tutto il bene che possiamo volere a Stefano Garzelli, ma in bici il detto “gallina vecchia fa buon brodo” difficilmente è applicabile, e non perché Garzo sia paragonabile ad una gallina. Dopo l’exploit dell’anno scorso, quest’anno è rimbalzato inesorabilmente sul Grappa e, da lì, ha dovuto cambiare strategia. Sullo Zoncolan si è difeso, per poi dare tutto a Plan de’ Corones, prendendosi una vittoria di tappa che nessuno si aspettava comportandosi da vero scalatore. A quel punto ha preso coraggio e, aiutato da Failli, ha provato a sorprendere tutti sul Mortirolo ma gli effetti speciali non sono riusciti. Anzi nella discesa dal “totem” ha anche incocciato le ginocchia sull’asfalto ed il giorno seguente ha dovuto alzare bandiera bianca. Peccato. A quel punto, i giochi erano fatti visto che il migliore in classifica è stato Mihojlevic, 25°. Tutti gli altri, a partire dall’atteso Sarmiento, non pervenuti. Visto il Giro pazzo che è stato, un Luca Paolini non lo avremmo visto male. Sfortunati.
COFIDIS. Voto 6. La vittoria, davvero a sorpresissima, di Monier a Pejo Terme ha fatto volgere al sereno il bilancio dei francesi, presenti al Giro solo per onor di firma o giù di lì. Prima di lui ci aveva provato anche Fouchard a Novi Ligure ma Pineau si rivelò troppo forte e quando vai a vedere la generale e scorgi che quello meglio piazzato in classifica è Duque, 63°, capisci che qui di materiale ce n’era ben poco. Sufficienza solo per la tappa vinta.
TEAM SKY. Voto 6. Ci eravamo fatti forse troppe illusioni dopo il prologo e la vittoria di Bradley Wiggins, convinti che gli inglesi potessero essere un fattore di un Giro che poi si è trasformato in un anonimato complessivo. Erano i grandi favoriti della cronosquadre e sono stati battuti dalla Liquigas, Greg Henderson nelle poche volate ha avuto sempre tutta la squadra a disposizione e davanti a tirare e, alla fine, ha trovato solo un secondo posto per giunta nella tappa in cui è andato in fuga e si è fatto infinocchiare come un pivello da Belletti. Per il resto poco altro, se non un Dario David Cioni che ha provato a curare un po’ di classifica come faceva un tempo ma non è andato più in su del 17° posto. Decisamente sottotono.
BMC-RACING. Voto 5,5. Iniziamo con le insufficienze. Visto che siamo alle squadre, la Bmc è quella che tira le fila perché un conto è dare un voto al Giro di Cadel ed un conto è darlo al resto del mondo. Nel prologo l’unico acuto “esterno” con Bookwalter, poi Evans vince nel fango di Montalcino e sembra esser pronto per poterlo provare a vincere questo Giro, prima di 700 metri di passione sullo Zoncolan che, per qualche istante, ci hanno fatto subito pensare al Passo Coe e al 2002 quando non andava su nemmeno a piedi, e di un Mortirolo che si è rivelato troppo duro per il Campione del Mondo. Nonostante questo, porta a casa tre secondi posti ed una terza piazza che non sono da buttare, oltre a chiudere la top five della generale e prendersi la maglia rossa della classifica a punti che non gli ha permesso di sfoggiare l’iride per almeno una decina di giorni. Ma il resto è buio pesto. Ballan dove sei? Inconsistenti.
ASTANA. Voto 5,5. Anche qui vale lo stesso discorso fatto poco sopra: un conto è valutare Vinokourov, un conto è valutare la squadra. Ma, entrambi, però, hanno sbagliato all’Aquila quando “Vino” non mise davanti i suoi uomini quando la fuga se ne stava andando e, sembra strano, ma il suo Giro lì è un po’ finito. Degli altri, nessuno è pervenuto, anche perché i suoi fidi scudieri più fedeli, vale a dire Gasparotto e Tiralongo, li ha persi dopo pochi giorni. Il kazako, invece, si è fatto rispettare, non mollando mai, cercando di vivacizzare ogni tappa, anche quella meno adatta alle sue caratteristiche. Alla fine, però, si ritrova in mano solo un paio di giorni in Rosa e due terzi posti. Un po’ poco, ma va bene per superare Porte all’ultimo tuffo e chiudere al sesto posto. Immenso lui, inconsistenti tutti gli altri.
RABOBANK. Voto 5,5. Gli olandesi fanno ben poco per mettersi in mostra, apparte un Rick Flens che prova qualsiasi fuga ma non ne va in porto nemmeno una. La Rabo aveva la possibilità di vincere a Pejo Terme ma, forse, Kruijswijk ha avuto paura di se stesso più che degli avversari e si è dovuto accontentare del terzo posto. Appena poco meglio di lui ha fatto Graeme Brown finendo alle spalle di Weylandts a Middelburg, dimostrando ancora una volta di essere un velocista che va bene in Francia, Olanda e Belgio dove di velocisti ne trova sempre pochi. Un po’ di sorprese, invece, sono arrivate dalla generale con il 12° posto di un bravo Bauke Mollema, terzo poi nella classifica dei giovani, mentre nei venti ci sono finiti anche Ardila Cano e proprio lo sconfitto di Pejo Terme. Comunque giro ampiamente incolore, se si pensa che dodici mesi fa erano proprio loro a trionfare con Menchov.
AG2R-LA MONDIALE. Voto 5. Qui il rischio era grosso fin dalla vigilia e le premesse sono state mantenute. Nessun uomo in grado di fare la differenza, nessun protagonista, nessun velocista, nessun passista, solo qualche comprimario. Con queste caratteristiche, difficile emergere lungo le tre settimane. Da salvare c’è il finale di Giro di John Gadret che ha chiuso 3° al Kronplatz e 13° la generale, mentre altri due uomini, Efimkin e Dupont sono riusciti a rimanere nei venti ma i ritardi si aggirano già intorno all’ora. Niente di che. Ma la Ceramica Flaminia non avrebbe fatto meglio?
CERVELO. Voto 5. E’ il voto del Giro di Carlos Sastre, anche se un po’ di attenuanti le aveva e come, visto che aveva anche smesso di correre. Poi si è ripreso, ha provato a metterci lo zampino ma la carta d’identità non è più dalla sua e non sempre siamo sul Vesuvio e a Monte Petrano. L’ultimo giorno ci ha riprovato Konovalovas ma non è riuscito il miracolo come a Roma. Il resto è deserto. Non pervenuti.
MILRAM. Voto 5. Un podio con Forster a Middelburg in una volata che più strana non si potrebbe e poi il nulla cosmico. Poteva essere l’occasione per Linus Gerdemann per provare a ritentare la carriera nelle grandi corse a tappe, ma alla fine non si è andati oltre il 16° posto, davvero troppo poco. Di tutti gli altri non si conoscono nemmeno i nomi. Squadra sulla strada del tramonto.
LAMPRE-FARNESE. Voto 4,5. La più grossa delusione di questo 93° Giro d’Italia. Era stato comprato Alessandro Petacchi per provare a vincere delle tappe ed, alla fine, non ha portato a casa proprio nulla, se non un tentativo scriteriato verso Marina di Carrara troppo ridicolo per essere vero. E menomale che c’era Danilo Hondo arrivato per fargli da apripista: il tedesco alla fine ha preso proprio il terzo posto quel giorno e la piazza d’onore a Pejo quando la squadra si è mossa malissimo dal punto di vista tattico. Marzano ha provato a farsi vedere ma non è stato fortunato, Daniele Righi oltre a fare a cazzotti con Evans ha cercato di fare qualcosa, ma alla fine verso il Tonale ha dovuto alzare bandiera bianca. E poi, dulcis in fundo se così si può dire, un Damiano Cunego che più anonimo non si potrebbe: chiude 11° in generale a quasi venti minuti da Basso nonostante una prima parte di gara anche abbastanza incoraggiante, visto che a Montalcino è uno dei migliori (secondo dietro ad Evans), sul Terminillo tiene botta, ma da lì in avanti sarà solo minuti persi e basta. Oramai si è ben capito che non potrà più vincere un GT: che si concentri per essere davvero il nuovo Bettini prima che sia troppo tardi.
FOOTON-SERVETTO. Voto 4. Chi li ha visti, viene da dire. Solo Mayoz trova un terzo posto che è molto estemporaneo. Il resto è fuffa con Marco Corti che riesce nell’impresa di prendersi la maglia nera con 4h e 48 minuti da Ivan il Terribile. Squadra senza senso, anche team Continental avrebbero fatto meglio o, perlomeno, avrebbero avuto più stimoli. Da accantonare.
Saverio Melegari
IMMAGINI DI UN TRIONFO
maggio 31, 2010 by Redazione
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Ecco le immagini più belle della trionfale consacrazione di Ivan Basso a vincitore del 93° Giro d’Italia, un’edizione alla quale il corridore varesino si era schierato al via senza godere dei pieni favori del pronostico. Le non promettenti impressioni fornite nelle gare di avvicinamento alla corsa rosa, infatti, avevano fatto leggermente vacillare le sue quotazioni. Ma la strada ha emesso il suo verdetto ed adesso eccoci qui a festeggiare un successo ampiamente meritato.
Foto servizio di Giuseppe De Socio










ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI VERONA
maggio 31, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina: pioggia rosa sul traguardo di Verona (foto Giuseppe De Socio)
Foto copertina: al raduno di Brescia Arroyo saluta il Giro con un lancio di palloncini rosa (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Basso a mani basse, un messaggio dal Giro (Gazzetta dello Sport)
Il Giro è di Basso, passerella a Verona (Corriere dello Sport – Stadio)
Basso regains Giro d’Italia (The Daily Telegraph)
Basso enjoys Giro twists and turns (The Indipendent)
Basso: “Un point de départ” (L’Equipe)
Ivan Basso s’offre le Giro (Le Monde)
Arroyo se sube al podio (As)
Ivan Basso gana un Giro que David Arroyo nunca olvidará
Basso se hace con el Giro (El Mundo Deportivo)
Basso remporte son 2e Giro (Le Soir)
Basso, le pécheur repenti, remporte le Giro (La Dernière Heure/Les Sports)
Basso wint Giro (De Standaard)
Basso remporte le Giro (actu24.be)
Ivan Basso remporte son 2e Giro (Sud Presse)
Basso wint Giro (Het Nieuwsblad)
Ivan Basso completes his second win at the Giro d’Italia (USA Today)
Italy’s Basso Glides to Second Giro Title (The New York Times)
Basso takes Tour of Italy, Evans fifth (The Age)
Basso wins second Tour of Italy (Herald Sun)
Basso finds redemption as he wins Giro (The Daily Telegraph – Australia)
Aussie cycling comes of age at Giro (The Australian)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
TAPPA
M: Scarponi riuscirà a salire sul podio?
F: Per la vittoria Wiggins?
H: Per il podio 50% di chances a Nibali, 45 a Scarponi e 5 a Evans
V: Se ieri Wiggins ha risparmiato tanto la gamba magari sì…
Ma se non s’è sfinito troppo ieri con l’attacco, attenzione ancora a Pinotti: quello visto quest’anno su un percorso del genere a parità di freschezza, Wiggins lo “bastona”!!
G: Tutto secondo pronostico, l’unico rimpianto riguarda la tappa di Pinotti, se non avesse sbagliato ad impostare quelle 2 curve in discesa credo che avrebbe vinto lui la tappa.
Per quanto riguarda la generale nulla da dire, si sapeva che Scarponi era meno forte di Nibali a crono quindi non sono sorpreso.
Complimenti a tutti, è stato un Giro decisamente bello.
H: i miei voti finali ai protagonisti del Giro
BASSO 9: non era quello del 2006 ma è stato comunque il più forte, ha fatto la differenza quando c’era da farla ovvero sullo Zoncolan ed è stato tatticamente perfetto altrove, sempre attento nelle prime posizioni anche in pianura e supportato anche da una grande squadra
ARROYO 8: l’unico dei miracolati dell’Aquila a reggere fino in fondo ma in seguito ha dimostrato di meritarsi il podio, anche lui ha tatticamente corso benissimo e nella terza settimana è cresciuto di condizione andando forte come mai in passato
NIBALI 8,5: mezzo voto in più per il fatto che almeno apparentemente non ha preparato il Giro, bellissima l’azione nella discesa del Monte Grappa e anche in seguito ha mostrato grandi miglioramenti su salite durissime come il Mortirolo
SCARPONI 9: merita lo stesso voto di Basso in considerazione del fatto che in passato non era mai stato nei primi 10 in un grande Giro, avrebbe meritato il podio che ha perso soprattutto per via della cronosquadre, come unico appunto forse in qualche occasione avrebbe dovuto osare di più
EVANS 7: forse da un corridore che è stato due volte 2° a pochi secondi dal vincitore al Tour ci si aspettava di più però ha vinto una bellissima tappa e la classifica a punti e ha dovuto fare i conti con una squadra inesistente
VINOKOUROV 7,5: mezzo voto in più di Evans perchè era al rientro in un grande Giro, sempre all’attacco nella prima settimana e lottatore fino a Verona malgrado sia calato di condizione nella seconda metà del Giro
PORTE 7,5: si è ritrovato in maglia rosa quasi per caso ma in seguito ha onorato la corsa fino alla fine e ciò che ha più impressionato di lui è stata la tenuta nella terza settimana, non dimentichiamo che è un neoprofessionista
SASTRE 5: malgrado i minuti persi nelle prime tappe dopo L’Aquila il Giro l’avrebbe dovuto vincere e invece non ha mai tenuto il passo dei migliori, l’ombra del corridore che ha vinto il Tour 2008 e due tappe al Giro 2009
PINOTTI 8: dopo 12 anni di professionismo si scopre corridore da classifica, il 9° posto in un Giro con salite così dure per lui è un grandissimo risultato e nonostante tutto ha anche sfiorato il successo nella crono di Verona, consideriamo poi che ha anche lavorato per Greipel nelle volate
KISERLOVSKI 7: brava la Liquigas a ingaggiarlo poco prima della partenza del Giro e bravo lui a ripagarla soprattutto nelle ultime tappe di montagna in cui oltre a lavorare per i capitani ha difeso il posto nella top ten
CUNEGO 6,5: Giro ottimo fino allo Zoncolan e un po’ deludente da Plan de Corones in poi per via di una preparazione rivedibile, l’11° posto finale senza successi di tappa può non essere granchè ma comunque ci sono stati netti progressi rispetto al Tour 2008 e al Giro 2009
MOLLEMA 7: un altro dei giovani interessanti che si sono segnalati in questo Giro, anche di lui è piaciuta la tenuta sulle tre settimane
GADRET 7: per via di qualche infortunio di troppo non aveva ripetuto negli anni scorsi le performances del Giro 2006 ma su un percorso molto adatto alle sue caratteristiche è sempre stato tra i protagonisti in montagna ed è apparso migliorato anche nella resistenza che era il suo punto debole
KARPETS 5,5: spesso all’attacco ma la gamba non era quella dei giorni migliori, da uno che aveva programmato il Tour per poi chiedere espressamente alla sua squadra di disputare il Giro ci si attendeva di più
ARDILA 6,5: 15° posto anonimo ma è il suo miglior Giro dal 2005 e sarebbe ingiusto non notarlo
CIONI 6,5: vedi Ardila
MORENO 5: ci si attendeva decisamente di più da un corridore che era stato 12°, 12° e 11° nelle ultime tre edizioni della Vuelta, già dopo le tappe olandesi si è ritrovato fuori classifica e ha corso male a Pejo Terme nell’unica tappa in cui è stato protagonista
SERPA 5: quasi mai all’attacco e quasi mai utile a Scarponi se si eccettua una tirata sul Terminillo
AGNOLI, SZMYD, VANOTTI 7: i più determinanti tra i corridori della Liquigas per il successo di Basso
URAN 6: ha mostrato grandi qualità in montagna ma anche molta discontinuità tra una tappa e l’altra proprio come al Tour 2009, se riuscirà a trovare costanza di rendimento potrà essere protagonista in futuro nei grandi Giri ma anche nelle classiche come Liegi e Lombardia
WIGGINS 5: ha vinto il prologo e il suo grande obiettivo il Tour ma non ha onorato la corsa, vederlo staccarsi sul Duron quando era in piena lotta per il podio e poi sempre nel gruppetto è deprimente
CARUSO 4,5: ha l’attenuante che non partecipava a un grande Giro da 4 anni ma non si è assolutamente mai visto se non in un paio di occasioni in cui ha aspettato Karpets
LLOYD 7,5: tappa e maglia verde quest’ultima favorita dal fatto che c’erano pochi altri corridori interessati a conquistarla, comunque missione compiuta
SIMONI 8: voto ovviamente alla carriera e non al Giro che per lui è stato una passerella finale
MONCOUTIE’ 5: altro che non si è quasi mai visto, rispetto a Caruso ha l’attenuante di essere venuto al Giro solo perchè obbligato dalla sua squadra
FOTHEN 4: sconcertante l’involuzione che ha avuto da quando nel 2006 lottava con Cunego per la maglia bianca al Tour
SORENSEN C., PETROV, TSCHOPP, POZZATO, PINEAU, LARSSON, MONIER, WEYLANDT, GOSS, BELLETTI 7: per tutti loro missione compiuta
FARRAR 6: un voto in meno per l’addio anticipato al Giro
GREIPEL 5: vedi Farrar con la differenza che fino a Brescia era stato inguardabile malgrado avesse la squadra quasi tutta per lui, e il suo ritiro quando mancavano solo 3 giorni alla fine del Giro è ancora più sconcertante
GARZELLI 6,5: grandissimo nella cronoscalata anche se ha avuto un piccolo aiuto dal meteo, per il resto luci e ombre fino alla sfortunata caduta del Mortirolo
CATALDO 7: probabilmente se non si fosse dovuto ritirare il voto sarebbe stato ancora più alto visto che sembrava in crescendo di condizione e poteva magari entrare nei 10, nei grandi Giri ha comunque un bel futuro e inoltre è piaciuto il suo interpretare la corsa sempre all’attacco
PETACCHI, POZZOVIVO, TIRALONGO, BRUSEGHIN, VANDEVELDE NG: evidentemente sfortunati
V: Avevo previsto giusto… Peccato per quei soli 2 secondi: con un Giro così da protagonista una tappa sarebbe stata la ciliegina!! Grandissimo comunque!!
IL GIRO SENZA L’AQUILA
M: Senza quella tappa cosa sarebbe cambiato nel finale di questo Giro?
H: non moltissimo, Basso avrebbe vinto ugualmente ed Evans sarebbe finito probabilmente 2° davanti a Nibali e Scarponi
G: Forse il finale non sarebbe cambiato granché, però senza quella tappa avremmo avuto un Giro più noioso. Invece grazie a quella fuga le squadre, in primis la Liquigas, hanno dovuto rivedere le strategie e passare all’attacco, con grande giovamento per lo spettacolo.
C: Io penso che senza quella tappa dell’Aquila il Giro 2010 non sarebbe stato così bello.
E’ stato il classico imprevisto che ha fatto saltare tutti i piani dei pretendenti. E chi ha voluto puntare a vincerlo il giro ha dovuto metter sotto la squadra e tirare dove, in assenza di quell’”incidente”, forse (e dico forse) avrebbe fatto meno selezione.
Quindi, parlando facile con il senno di poi, è stato positivo l’episodio dell’Aquila perchè ha aggiunto un ingrediente per lo spettacolo e per vedere i “big” tirar fuori le unghie.
Ulteriore piccola considerazione: un plauso ad Arroyo. Sarà senz’altro meno quotato di altri pro, ma ha vestito la maglia rosa con onore e si è battuto come un leone, pur sapendo di avere vita breve.
Merito anche a lui.
N: Dopo quella discesa dal Mortirolo, pure Arroyo si è conquistato una menzione d’onore al Giro.
C: Secondo me non sarebbe cambiato molto. Non si sono viste comunque azioni da molto lontano, e penso che più o meno avremmo visto gli stessi attacchi dei big. Se Sastre avesse avuto un’altra condizione allora le cose sarebbero cambiate ma con il solo Arroyo (onore comunque al suo podio) a tenere duro la Liquigas già dalla tappa dello Zoncolan ha capito che poteva chiudere i conti abbastanza agevolmente con le tappe lombarde. E così è stato.
J: Condivido. E anche su Sastre credo ci fossero pochi dubbi: un conto è una crisi che ti fa perdere 10 minuti, ma lo spagnolo fin dall’inizio ad ogni tappa impegnativa si staccava e lasciava qualcosa, segno che non poteva essere considerato pericoloso.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Concludiamo in bellezza con un’altra bella infornata di errori
Presentazione della tappa su gazzetta.it: “Rettilineo di arrivo di 150 m, largo 6 m fondo in asfalto” (a meno che a Verona l’asfalto il xe ciama pavè)
Cyclingnews: “Bormio – Passa del Tonale”
Bartoletti: “Oggi si assegna la maglia rosa vera” (fino a ieri era dipinta sul corpo del capoclassifica?)
Bartoletti: “Fabio Ballini ci racconta come tutto era iniziato, esattamente un mese fa” (il Giro dura tre settimane)
Bartoletti: “Da dietro questo vaso” (era un semplice mazzo di fiori)
Fabio Campoli, cuoco di “Si Gira”: “Il formaggio Piave D.O.P. ha vinto il miglior formaggio d’esportazione”
Bartoletti: “Sgarbozza ha vinto tappe al Giro, ha vinto maglie amarillo) (Sgarbozza ha vinto una sola tappa al Giro e ha vestito per un sol giorno la maglia amarillo alla Vuelta)
Sgarbozza: “15 Km e 600 metri” (la crono ne misurava solo 15)
Sgarbozza: “Viggins”
Pancani: “Due preziosissime compagni di viaggio”
Conti (sgarbozzato): “Andy Sleck” (Schleck)
Cassani: “Misura 15 Km e mezzo” (Sgarbozza contagia)
Fagnani: “Valpollicella” (Valpolicella)
Fagnani: “Le Torricelle sono una serie di colline” (sono fortini austriaci)
Fagnani: “Reperti dei fossili” (i fossili sono reperti)
Pancani: “Tappa del Monte Gavia”
Martinello: “Gran Fondo Damiano Cunego, un omaggio a questo giovanissimo campione” (d’età anagrafica, non certo sportiva viaggiando per i 30)
Conti: “Vuelta 2003, tappa di Collado” (Collado Villalba)
Pancani: “Giro all’Arrivo si chiude con una cronometro di 15 Km” (no, con l’arrivo di Basso e la fine della telecronaca; a meno che non la facciano correre anche a Pancani)
Cunego: “Eravamo veramente sotto una dura prova”
Conti: “Pollentier nel 77 vinse l’ultima crono, nella zona di Milano, in Brianza” (tappa di Binago, che non è in Brianza e nemmeno vicino a Milano, ma tra Varese e Como)
De Luca: “Il boato delle gente che si apriva nel viale iniziale” (da cosa era aperto il boato, da un tornado di passaggio?)
Pancani: “Androni Diquigiocattoli” (Androni Giocattoli Diquigiovanni)
Pancani: “Si è riempita tutta l’arena” (e in quel momento l’elicottero la sorvolava e si vedeva e che era piena solo a metà)
Pancani: “Sentiamo il boato dell’arena, tutto per lui” (sarà anche stato…. io ho sentito solo il “pa-pa-pa” dell’elicottero)
Piacente: “Basso è andato ad abbracciare i compagni della sua squadra” (praticamente tutte le altre squadre)
De Stefano: “Mario cipollini, 42 vittorie in carriera” (solo al Giro)
De Stefano: “Torneremo tra pochissimo su Raisport3″ (l’hanno confinata in una nuova rete aperta apposta per lei?)
Televideo RAI: “A 39 anni saluta con classe” (Simoni ne ha ancora 38)
Televideo RAI: “Richie Porte – ITA”
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Concludiamo con una celebre frase
“Ciao mama, sono arrivato uno!”
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
16a tappa: San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones
17a tappa: Brunico – Peio Terme
18a tappa: Levico Terme – Brescia
20a tappa: Bormio – Ponte di Legno / Tonale
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI TONALE
maggio 30, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina: lo scollinamento del Gavia (foto Giuseppe de Socio)
Foto copertina: al raduno di Brescia Arroyo saluta il Giro con un lancio di palloncini rosa (foto Bettini)
PERCHE’ NON VINCIAMO? – ultima puntata
Tra gli ex corridori che avevamo contattato nelle scorse settimane per la nostra inchiesta, uno di loro ha preferito non risponderci subito, immaginando che, con l’arrivo delle montagne, la situazione sarebbe cambiato in nostro favore. Così è successo ed ora lui si è messo in contatto con la nostra redazione, approfittando dell’occasione per rivolgere i propri complimenti ad Ivan Basso: un gesto sportivissimo, essendo lui spagnolo e, dunque, inevitabilmente tifoso del diretto sfidante Arroyo
“No, solo faltaba esperar a las grandes montañas, como hemos visto en la parte final del Giro. Complementi por Basso”
Eduardo Chozas, ex professionista
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Scarponi e il 3° posto sfiorato “Ivan, potevi lasciarmelo…”(Gazzetta dello Sport)
Giro, il Gavia non fa male. Basso a un passo dal trionfo (Corriere dello Sport – Stadio)
Tschopp wins 20th stage (The Daily Telegraph)
Basso leaves Giro field with a mountain to climb (The Times)
Basso, quasiment course gagnée (L’Equipe)
Tschopp :”J’ai l’impression de rêver” (Le Monde)
Arroyo está a sólo 15 km de terminar segundo (As)
Arroyo ya acaricia el podio
Etapa para Tschopp, Basso sigue líder (El Mundo Deportivo)
Tschopp gagne l’étape reine, Basso a course gagnée (Le Soir)
L’étape pour Tschopp, Basso garde le rose (La Dernière Heure/Les Sports)
Tschopp is verrassende winnaar (De Standaard)
Johann Tschopp victorieux au Giro (actu24.be)
Basso assure son maillot rose, avant l’arrivée finale (Sud Presse)
Vedetten schieten te laat in actie, Tschopp profiteert (Het Nieuwsblad)
Tschopp wins, Basso leads as Giro d’Italia finishes mountains (USA Today)
Basso Extends Giro Lead (The New York Times)
Ivan Basso poised to claim Giro title (The Age)
Swiss win but Basso clings to lead (Herald Sun)
Tschopp ou le triomphe “écolo” (Le Matin)
Husarenritt von Johann Tschopp (Neue Zürcher Zeitung)
Johann Tschopp gewinnt Königsetappe beim Giro (La Quotidiana)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
M: Percorso confermato in toto, si fanno sia Forcola che Gavia
A: Non capisco perchè continuino ad insistere a farli salire sulle Motte. Tecnicamente non aggiunge nulla, anzi.
M: Tra l’altro la salita delle Motte non è segnalata da nessuna parte, ne sulla tabella di marcia, ne sulla planimetria, ne sull’altimetria.
Mi è stato detto che, invece, è riportata sulle cartine del “Garibaldi”
M: Comunque le Motte aggiungono fatica a fatica, è l’unico vantaggio
A: Invece secondo me spezzano soltanto il ritmo di gara; ne beneficia soltanto il gruppo, gli attaccanti non sono certo favoriti da quel dente; può andar bene per una corsa regionale non certo per il Giro d’Italia
P: Ma perchè Arroyo non ha attaccato in discesa? Avanti c’era pure il gruppetto che lo avrebbe tirato al traguardo sull’ultima salita.
A: Vallo a capire. Secondo me si sono messi d’accordo. Basso non ha fatto casino in salita ed Arroyo non ha fatto casino in discesa. Ad Arroyo andava evidentemente bene il secondo posto.
P: Probabilmente è come dici tu, sarebbe stato uno spettacolo come ieri (salita a tutta, discesa a tutta) e invece questo tappone è stato una noia
P: Vedendo l’arrivo e chi ha vinto la tappa sono ancora più rammaricato che Arroyo non abbia attaccato in discesa; Nibali non ne aveva e Basso avrebbe dovuto recuperare da solo.
H: TSCHOPP: corridore semisconosciuto ma buon scalatore, già in evidenza a Plan de Corones e in altre tappe di montagna al Giro e al Tour in anni precedenti; l’altroieri è arrivato con 35′ di ritardo ed evidentemente si è risparmiato per oggi dove al cospetto di gente come Sastre e Vinokourov è stato il più forte giustificando la presenza della B-Box al Giro
EVANS: alla luce della bella gamba che ha dimostrato nel finale doveva osare di più attaccando sul Gavia se non addirittura sulla Forcola insieme a Vino e Sastre; di sicuro la Liquigas non l’avrebbe inseguito alla morte. Si prende la classifica a punti ma il podio sembra lontano
BASSO: anche oggi ha dimostato di essere il più forte andando a togliere gli 8” di abbuono a Scarponi; il fatto di avere anche Kiserlovski oltre a Nibali ha dissuaso gli avversari dall’attaccarlo, visto che andando verso il Tonale sarebbero stati ripresi
SCARPONI: in particolare era lui che doveva attaccare sul Gavia ma probabilmente ha rinunciato pensando che Nibali l’avrebbe ripreso in discesa; col senno di poi ha fatto bene e ha delle chances di superare il siciliano a cronometro, visto che c’è una salita e visto che sembra leggermente più fresco
ARROYO: per lui il secondo posto è manna dal cielo ed è per questo che non ha attaccato in discesa; sta di fatto che, fuga dell’Aquila a parte, non è mai andato così forte come negli ultimi due giorni e alla fin fine il 2° posto se lo merita
NIBALI: non brillantissimo oggi anche se è stato frenato dal fatto di avere Basso in maglia rosa; per il podio ha buone chances ma non è detto che ce la faccia per le ragioni che ho spiegato in precedenza
VINOKOUROV: un leone anche oggi ma la gamba era quella che era; terminerà 7° in classifica ma avrebbe meritato molto di più
CUNEGO: indecifrabile, va in fuga sulla Forcola insieme ai vari Vino, Simoni e Sastre e si stacca; ci si aspetta che crolli e invece alla fine tiene anche se non riesce a guadagnare posizioni in classifica
KISERLOVSKI: anche lui miracolato dalla fuga dell’Aquila ha avuto qualche giorno difficile sulle prime montagne ma conclude il Giro alla grande e si merita di finire nei 10, considerato che ha anche lavorato per Basso e Nibali
PINOTTI: anche oggi bravissimo, malgrado la lunghissima fuga resiste sul Tonale e anche lui si merita il posto nei primi 10
PORTE: altra conferma, in una tappa in cui avrebbe dovuto perdere posizioni addirittura ne guadagna ed è il favorito della crono di Verona insieme a Wiggins
SASTRE: anche lui ci ha provato ma anche per lui la gamba è quella che è, tanto più in una giornata fredda come oggi per lui che ama il caldo; probabilmente nel finale ha anche mollato visto che arrivare 6° od 8° in classifica cambia poco; considerando i 12 minuti dell’Aquila è il grande sconfitto del Giro
SIMONI: premio alla carriera, due Giri vinti e svariate volte sul podio, peccato che al Tour e alla Vuelta non sia mai riuscito a essere competitivo allo stesso modo pur avendo vinto tappe importanti, evidentemente si esaltava con l’aria di casa nostra
WIGGINS: quintultimo a 37′54”; d’accordo che ha vinto il prologo, che domani c’è la crono di Verona e che a luglio c’è il Tour ma un po’ più di rispetto per il Giro ci vorrebbe
J: EVANS: Mi è parso che non ne avesse più di tanto, altro che gamba brillante. Nonostante questo ha dato tutto quello che aveva.
VINOKOUROV: Anche lui ci ha provato nonostante la condizione non fosse delle migliori.
Se il Giro è stato il più bello dell’ultimo decenno (giudizio personale) tanto merito a questi due Campioni, che hanno dato tutto e non si sono mai risparmiati, nonostante siano al vertice delle corse da diversi mesi.
BASSO: La condizione più fresca dei suoi avvesari (giocoforza, perchè nelle corse disputate finora difficilmente riuscirebbe ad imporsi) gli ha consentito di controllare il Giro, sia dal punto di vista fisico che tattico.
NIBALI: Avesse avuto la testa di Riccò avrebbe cominciato a pretendere dalla vittoria di Asolo; invece ha avuto l’umiltà di capire che gli manca ancora un pizzico per essere vincente ed ha deciso di impararlo da Ivan. Il futuro è suo.
P: La cosa migliore per lo spettacolo sarebbe stato l’attacco di Evans e Scarponi sulla salita del Gavia (visto il finale Nibali sarebbe saltato) e di Arroyo sulla discesa! Io non mi capacito ancora che il secondo in classifica a 51 sec, che il giorno prima in una discesa di 12 Km ha recuperato 1:30 su quelli che lo precedevano, non abbia attaccato in una discesa di 18Km altrettanto rischiosa!!!
J: E quando finiva la discesa con due minuti di vantaggio ? Sarebbe stato ripreso a metà salita, solo che, avendo scatenato la lotta tra i primi, si sarebbe staccato. Nibali avrebbe tenuto ugualmente il terzo posto, secondo sarebbe finito Scarponi ed Arroyo sarebbe saltato giù dal podio. Quando chi ti sta davanti è più forte, ed in gara lo capisci, meglio evitare attacchi da lontano o ti fai solo del male. Un conto è studiare le tattiche con la playstation, un altro è farlo pedalando.
A: Parole sante, J.
V: Io ero ai -3/4 (di cartelli ce n’erano ben pochi) dalla vetta del Gavia circa, più o meno all’altezza del punto forse più duro… La sorpresa quando ho visto il gruppo maglia rosa è stata tanta: erano davvero ancora in tanti!! Potrebbero essersi trovati – “involontariamente” – d’accordo sul non massacrarsi anche oggi…
Grandissimo Pinotti, all’attacco anche oggi! Emozionantissimo quando io e il mio socio l’abbiamo incitato in bergamasco e ci ha sorriso tutto contento… Vai Marco, sei un grande!!!
P: mah ho i miei dubbi che Nibali, obbligato a stare con Basso in discesa, poi nell’ultima salita gli avrebbe recuperato 2 minuti. Basso probabilmente sì ma avrebbe faticato e alla fine ci sarebbe stato più spettacolo. Dal canto mio oggi ho provato tristezza a non vedere onorata come si deve una tappa del genere.
S: Mah, non vedo nessuna sorpresa, io già dalla presentazione tifavo perchè non si facesse il Gavia, perchè non avrebbe fatto la selezione.
Pure ieri al lavoro,uno mi ha detto “domani mi godo il tappone del Giro” Io gli ho risposto “è oggi (venerdi) il tappone del Giro, non guardare l’altezza dei colli, domani è dura solo la discesa…”
Quindi se tutto è andato da previsione in salita sul Gavia, in discesa perchè Arroyo non ha attaccato? Ma semplice, la Liquigas è stata perfetta, ha preso le prime posizioni della discesa e con la strada stretta hanno fatto da tappo e andando piano per Basso. Tantevvero che Tschopp ha guadagnato 1′30″ in discesa!
C’è anche da dire che ieri Arroyo ha sì guadagnato 1′30″, ma pure ieri la discesa Nibali l’ha fatta “piano” perchè avevano un bel vantaggio e sapevano che poi sul falsopiano si ridilatava il distacco. C’è pure da dire che gli ultimi 5km del Mortirolo i 3 hanno risparmiato energie per stare insieme… insomma non è Arroyo un Savoldelli ma davanti ieri hanno rallentato e fatto da tappo. In ogni caso se prendeva 1′ Arroyo poi lo prendevano sul Tonale. Nibali ha sì ceduto ma solo negli gli ultimi km e perdendo pochi secondi
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Verona – Verona
Verona – ore 11: nuvole sparse, temperatura 21,1°C, vento debole da WSW (7-12 km/h), umidità al 82%
Verona – ore 14 (partenza primo corridore): nuvole sparse, temperatura 24,2°C (percepiti 22°C causa vento), vento moderato da WNW (14-19 km/h), umidità al 61%
Verona – ore 17 (arrivo maglia rosa): cielo sereno, temperatura 25,4°C (percepiti 24°C causa vento), vento moderato da W(13-18 km/h), umidità al 56%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Mancano le immagini, la telecronaca langue…. strafalcioni a valanga!!!
IERI
Speaker Aprica: “Mortorolo ” (al che si è verificata una mezza sommossa del pubblico presente al traguardo)
Barbara Pedrotti (speaker “in gonnella” Aprica): “Leonardo Duc” (Duque)
OGGI
Innanzitutto segnaliamo che la salita delle Motte, affrontata subito prima del Gavia, non era segnalata da nessuna parte, nè sull’altimetria, nè sulla planimetria, nè sulla tabella di marcia.
Zomegnan: “Lo zero termico sarà a circa 2900 metri, 200 metri sopra la quota del Gavia” (il Gavia è a circa 2600 metri, 300 più in basso)
Servizio di presentazione di Bormio a “Si Gira”: “Sorge l’Adda dalle Bocchette del Braulio” (La sorgente dell’Adda è in Val Alpisella; dalla “Bocca” del Braulio transita l’omonimo torrente)
Zandegù (cantando): “Il giro in Valtellina con duecento corridor” (era in questo numero ad Amsterdam; dopo tutti i ritiri ne sono rimasti 144 alla partenza da Bormio)
Annalisa Bartoli: “E’ ora di dare la diretta alla linea della tappa” (cominciamo bene!!!)
Cassani: “Santa Cristina Valfurva” (Santa Caterina)
Martinello, ricordando la tappa del Gavia del 1988: “Chiedemmo garanzie all’allora direttore del Giro Carmine Castellano” (era ancora Torriani)
Martinello, come sopra: “Era il 6 giugno dell’88, me lo ricordo bene” (infatti, era il 5 giugno)
Martinello, come sopra: “Ci rifiutammo di fare lo Stelvio” (fu l’ANAS a proibire il passaggio)
Cassani & Fagnani: “Passo della Forcora” (Forcola di Livigno; il Passo della Forcora si trova in provincia di Varese)
Martinello: “Tappe pineraiche”
Conti: “La strada era ridotta, più breve rispetto a quella di oggi” (più stretta, vorrai dire)
De Luca: “Ha forato lungo le pendici della discesa” (non riusciamo a immaginarci questa scena, sarà andato a forare nella scarpata?)
Pancani: “Non c’è possibilità per i velocisti di andare a porre l’ultimo sigillo sulla maglia rosa” (sul Giro)
Pancani: “Versante che sale dal Tonale” (da Ponte di Legno)
Savoldelli: “Quando ha cominciato a salire la salita” (perchè? ci sono anche le salite che scendono?)
Pancani: “Il tedesco Tschopp, no è austriaco” (infatti, è svizzero)
Cassani: “Ultima apparizione di Simoni in una tappa alpina” (in attesa del benestare della Chiesa)
Pancani: “Discesa che poi finirà a Sant’Appollonia” (e il tratto verso Ponte?)
Pancani: “Quanta gente in cima al Monte Gavia” (il monte c’è, è li vicino, ma ieri tutti erano giù al passo)
Martinello: “Abbiamo avuto l’impressione dalla telecamira”
Cassani: “La strada è asciutta, ma ci sono dei rivoli bagnati” (bella forza, se erano secchi mica li notavamo!!)
Pancani: “Nella discesa della temutissima e attesissima discesa del Gavia” (chissà com’è dura la salita della salita!!!)
Pancani: “La cronometro 15 Km a Verona” (manca qualcosa)
Televideo RAI: “Crono finale di 15 Km che porterà a Verona” (saranno già a Verona per la partenza)
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Perle sparse
Autore ignoto: “Ecco che arriva il gruppetto degli inseguitori” (erano in 160)
Televideo RAI: “Il leader della corsa Segovia” (Sevilla)
Bortolami: “Le previsioni del tempo renderanno difficile la gara”
Televideo RAI: “Tour 2003: suggestivo il menù pirenaico con i mitici Galibier, Izoard, Alpe d’Huez”
Galeazzi: “Gimondi è un giocatore completo”
Galeazzi bis: “Una crono di 46 kg”
Fabretti: “Garzelli ha problemi a una gamba sinistra” (ne ha una di scorta)
Fabretti bis: “Sta spingendo i rapporti sui pedali”
Fabretti tris: “4 km e mezzo alla somma”
Roata: “Ecco a voi Backstedt, vincitore della Roubaix” “No, non sono Backstedt”
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
16a tappa: San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones
17a tappa: Brunico – Peio Terme
18a tappa: Levico Terme – Brescia
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI APRICA
maggio 29, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina: al raduno di Brescia Arroyo saluta il Giro con un lancio di palloncini rosa (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Basso nuova maglia rosa. Domani sfida sul Gavia(Gazzetta dello Sport)
Giro, il Mortirolo lancia Basso in maglia rosa(Corriere dello Sport – Stadio)
Basso takes pink on epic stage (The Daily Telegraph)
Scarponi et Basso, ces héros (L’Equipe)
Scarponi vainqueur, Basso maillot rose (Le Monde)
David Arroyo pierde la maglia rosa pero se agarra al podio (As)
Scarponi se lleva la etapa y Arroyo se queda a las puertas del paraíso
Basso, nuevo líder (El Mundo Deportivo)
Basso enfile le maillot rose (Le Soir)
Basso prend la tête du Giro, l’étape pour Scarponi (La Dernière Heure/Les Sports)
Basso eindelijk in het roze (De Standaard)
19e étape: Scarponi vainqueur, Basso leader (actu24.be)
L’étape pour Scarponi, le général pour Basso (Sud Presse)
Basso pakt de roze trui in Giro (Het Nieuwsblad)
Ivan Basso climbs overall lead in mountains at Giro d’Italia(USA Today)
Basso Swipes the Giro d’Italia Lead and Jersey (The New York Times)
Basso grabs Giro lead, Evans fifth (The Age)
Basso moves into Giro pink (Herald Sun)
Scarponi wins 19th stage as Evans falters (The Australian)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
M: Chi vince oggi? Arroyo manterrà o perderà la maglia rosa?
N: Oggi Vino li ubriaca tutti in discesa. Si augura pioggia per fare sfracelli.
S: L’accoppiata salita dura seguita da salita pedalabile mi piace tantissimo, è la soluzione che fa emergere meglio le vere forze in campo. La salita dura fa saltare i giochi di squadra lasciando i capitani soli con se stessi già a 40 km dall’arrivo: chi spende troppo per stare agganciato alla locomotiva o per non perdere troppo terreno, nella salita pedalabile non ha più la freschezza necessaria a spingere il lungo rapporto. L’Aprica dopo il Mortirolo può far più male del Mortirolo stesso, così come il Pordoi dopo il Fedaia o il Sestriere dopo il Finestre.
Vedo Arroyo perdere la maglia o conservarla per una manciata di secondi, in ogni caso oggi dovrebbe dire addio ai sogni di gloria.
G: Secondo me Arroyo tiene la maglia e vince il Giro, quei minuti della fuga saranno fatali a Basso che oggi soffrirà parecchio in discesa e comunque Arroyo gli starà vicino in salita.
Per vincere Basso dovrà dannarsi l’anima, spero ce la faccia, ma la vedo dura…
P: Straquoto, anche secondo me è proprio così. Spesso sull’Aprica i distacchi si dilatano a dismisura, perchè chi insegue si ritrova senza gregari dopo il Mortirolo.
S: Sono molto curioso di vedere cosa riuscirà a combinare Evans tra oggi e domani: in teoria, se limasse una ventina di secondi a Basso, a Verona potrebbe ancora avere le carte in regola per completare il sorpasso, ma solo com’è mi sembra molto difficile, soprattutto domani, quando la Liquigas secondo me giocherà al meglio anche la carta Nibali.
Vuoi vedere che alla fine anche i tanto bistrattati 10″ di Porto Recanati potrebbero avere il loro peso tecnico e psicologico?
S: Mi sembra di averci preso! Pensavo che Evans potesse fare di più, ma Basso si è dimostrato nettamente il più forte in salita: il Giro è suo.
J: G. ci sei andato vicino
C: Che emozioni oggi alla Tappa del Giro …
Le emozioni sono iniziate a Brescia, quando la passerella dei corridori, poco dopo mezzogiorno, è transitata proprio sotto il mio ufficio. Una bella scenografia di colori e di rumori, con la gente che salutava.
Ma non era che l’antipasto …
Poi … la magia di internet … dopo le 15,30 un occhio su un PC (per lavorare) e l’altro sul portatile sintonizzato su RAI3.
Emozioni sul Santa Cristina con Stefano Garzelli decisamente pimpante e bello da vedersi.
Emozioni sul Mortirolo con il forcing di Ivan Basso che dava la sensazione di non voler perdere Vincenzo Nibali, il suo alleato più prezioso in vista della discesa con il fondo bagnato.
Michele Scarponi che ha tenuto il passo di Ivan Basso.
Arroyo che perdeva quasi 2 minuti, ma teneva duro.
Cadel Evans un pò in difficoltà.
Il Kazaco e Sastre lì dietro a un minuto dai primi 3.
Emozioni nella discesa … e paura anche … e Arroyo che è stato grandissimo a rosicchiare secondi su secondi fino ad arrivare a soli 38 dal terzetto.
Infine, altre emozioni da Edolo all’Aprica in una salita che, grazie al modo in cui è stata percorsa dai battistrada, ha fatto più differenza del Mortirolo stesso. La faccia di Ivan Basso. La rabbia o la delusione del sogno finito di Arroyo e la vittoria di Scarponi.
Fortissima tutta la Liquigas, con Basso e Nibali tatticamente perfetti.
Fortissimo Arroyo: cede la maglia rosa con grandissimo onore.
G: Su Evans me lo auguro, ma ci sono ancora due tappe, di cui una durissima e l’altra a mio parere sottovalutata.
M: Che bella la discesa da Trivigno!
C: E la salita no? non l’avevo mai vista, quasi quasi domani ci faccio una capatina!
M: Se non l’hai capito, il tratto iniziale della salita è il Santa Cristina
H: SCARPONI: ancora una volta stupefacente, ha disputato il suo primo Giro nel 2002 e in seguito ne ha disputati altri oltre a un Tour e alcune Vuelta e mai era arrivato nei primi 10, adesso ha grandi chances di salire sul podio e questo malgrado i minuti persi dalla Liquigas nella cronosquadre e quelli persi da Arroyo a L’Aquila
BASSO: era chiaramente il più forte, intelligente la sua scelta di attendere Nibali che era in leggera difficoltà sul Mortirolo e poi la strada verso l’Aprica è fatta apposta per lui come dimostrò nel 2006; rispetto ad allora va più piano ma non troppo
NIBALI: non credo di dire un’eresia se dico che se al Tour 2009 avesse avuto questa condizione sarebbe salito sul podio; intanto grazie alla crono e alla discesa del Gavia, con Basso che ha un buon vantaggio e dunque potrebbe non aver bisogno di lui, ci salirà in questo Giro
VINOKOUROV: anche oggi lottatore ma finiscono qui le sue chances di podio, resta comunque un Giro onorevolissimo il suo se si considera che era al top già alla Liegi
GADRET: una bella conferma, fino ad oggi l’avevamo visto molto competitivo in tappe con una sola salita, oggi ha dimostrato di avere anche resistenza lui che viene dal ciclocross dove le gare durano 1 ora circa
EVANS: come talvolta gli accade ha dato tutto per rimanere con i primi sul Mortirolo ed è andato fuori giri ma questo non ha influito sul suo risultato odierno; i primi tre l’avrebbero staccato in ogni caso, sta di fatto che anche per lui il podio è precluso
ARROYO: bravissimo anche oggi, si è gestito sul Mortirolo e soprattutto ha mostrato insospettate qualità in discesa che potrebbero consentirgli domani di resistere all’attacco di Scarponi e mantenere un posto sul podio
SASTRE: il solito Sastre anonimo di questo Giro, non crolla ma non riesce in alcun modo a fare la differenza
PINOTTI: ennesima conferma, non so quanti margini di miglioramento possa avere ancora visto che è professionista ormai da 12 anni ma intanto si è conquistato definitivamente un posto nei 10
PORTE: lui invece di margini di miglioramento ne ha tantissimi e sembra addirittura in crescendo nella terza settimana di Giro, non mi stupirei se tra due o tre anni lotterà per vincere il Tour dove ci sono salite molto più adatte a lui
CUNEGO: ecco quello che succede a non fare una preparazione specifica per il Giro, già a Plan de Corones aveva dato i primi segnali negativi e a Pejo Terme si era capito che non aveva più la condizione mostrata a Montalcino e sul Terminillo; in ogni caso la sua corsa rosa resta positiva e deve convincersi che può ancora essere un corridore da corse a tappe
V: Bella tappa!! Grande Basso, grandissimo! Un plauso anche a Nibali… Ma? Scarponi?!?! Non meritava la vittoria e non ha fatto nulla per meritare di vedersela regalata! Era interessatissimo anche lui a guadagnare sugli inseguitori, dato che ha ancora speranze con domani di entrare sul podio, eppure s’è fatto tirare per quasi tutto il tempo, limitandosi a due rapidi cambi nei tratti facili dell’ultima salita, in cui rallentava più che aiutare Ivan. Ok che sul Mortirolo probabilmente era al gancio anche lui come Nibali e che in discesa è stato a guardare, ma poteva lavorare molto di più nel tratto verso Edolo e poi verso l’Aprica.
Basso un signore: nonostante fosse in terza ruota ai 500m è andato avanti, senza seguire il turno, per accelerare ancora ed evitare questioni di volata (di fatto lasciando strada libera a Scarponi). Io fossi stato in Scarponi non avrei fatto la volata, ma mi sarei limitato a ringraziare e applaudire tutto il lavoro fatto da Basso e Nibali! Secondo me è stato spudorato: io me ne sarei vergognato tantissimo!
Comunque domani penso che ne vedremo ancora delle belle, dato che Arroyo (ma ci aggiungerei anche Evans!) ha dimostrato di poter recuperare molto in discesa su Basso…
H: H, concordo su tutte le tue riflessioni tranne che per quella su Cunego. Cunego non potrà mai più essere corridore da podio nelle grandi corse a tappe. Almeno di tre settimane. Potrebbe vincere un Giro della Svizzera, un Delfinato, ecc. Ma non un Grande Giro. E’ ammirevole, tenace, quasi commovente ma i suoi limiti sono questi. Non ha ritmo. Impossibile chiedere a chi non è campione di trasformarsi in campione. Cunego è uno che nelle grandi corse a tappe può essere soddisfatto di un decimo posto. D’altronde anche in passato ci sono stati casi di specialisti di corse in linea che hanno cercato di trasformarsi in big delle corse a tappe, mi viene in mente ad esempio Bartoli, e che non dico abbiano fallito ma non hanno completato la loro trasformazione perché si sono accorti di non avere i numeri e hanno constatato che era meglio vincere due classiche in più piuttosto che lottare per un piazzamento tra il 10° e il 12° posto nelle grandi corse a tappe.
Sugli altri concordo con le tue osservazioni.
J: Scarponi: oggi si è dato da fare quando si è reso conto che non gli avrebbero “precluso” la vittoria. All’inizio era guardingo ma poi mi son sembrati cambi regolare ed erano tutti e tre a tirare.
In tutto il Giro mi è sembrato migliore di Evans, rinunciando prima e quando si rendeva conto di non farcela ha risparmiato energie; insomma si è gestito meglio. Evans ha tenuto duro fin dove poteva ed anche oltre, ma ha pagato un paio di fuori giri calando (magari domani sarò smentito) nelle tappe finali.
V: PRECLUSO?
Se ha vinto deve solo che ringraziare Basso e Nibali, mi sembra evidente!! Basso poteva staccarli tutti sul Mortirolo e, se anche veniva ripreso e staccato in discesa, rientrava e vinceva sull’Aprica. Nibali, una volta atteso da Basso sul Mortirolo, poteva andarsene in discesa tranquillamente e – con Basso a marcare Scarponi – non veniva ripreso se non dopo l’arrivo!!
Scarponi oltre alla vittoria di tappa doveva puntare alla classifica, e quindi darsi da fare maggiormente fin da subito.
J: A quel punto se uno dei tre si fosse mosso avrebbe speso tantissimo, e domani non c’è certo il giorno di riposo. Tattica perfetta per tutti e tre. Hanno preso 3 minuti agli altri uomini di classifica e sicuramente all’arrivo erano più freschi degli inseguitori e partiranno ancora in condizione di vantaggio anche domani. Avessero fatto qualcosa di diverso avrebbero guadagnato meno e sprecato molte più energie: credo che Basso sia superiore agli altri anche dal punto di vista tattico, Nibali lo ha capito ed ha accettato il ruolo di “scudiero” per imparare ancora qualcosa, e, ne sono certo, questo gli tornerà molto utile in futuro.
S: Basso ha percorso in 44′40″ il passo… mi pare che il record rimane quello della stupefacente tappa 1996 di Gotti e Tonkov, dopo Mendola, Tonale, Gavia
Seguito da Pantani del 94 e pure Indurain (che dette il 100% per staccare Berzin ma pago’ poi sul S.Cristina) e Olano 96. Mi sa che oggi avrebberp fatto miglior figura di molti… era l’epoca nella quale non c’era il limite dei 50 di ematocrito
Comunque l’Aprica di oggi non era quella classica, hanno fatto all’inizio la stradina bassa, con quel km al 15% tuttaltro che pedalabile
Pero’ il distacco si è dilatato dopo quello strappo!
In ogni caso l’Aprica da sola è ridicola, ma diventa devastante dopo il Mortirolo! E’ incredibile ma è cosi’, io ero al lavoro, non avevo notizie, tranne che sapevo che Arroyo era a 40″ da Basso a Edolo. All’inizio ero schifato, ma poi ho pensato e detto a tutti, che erano pure loro delusi,”speriamo il falsopiano dell’Aprica gli dia 2′, poi domani lo attacca”
Quando ho letto l’sms di un’amica di un collega, con Basso maglia rosa, sono rimasto basito, si è andati molto oltre la mia più ottimistica previsione del distacco!
Ma non è finita qui, se Zomegnan rischia il Gavia e se nevichera’, tutto puo accadere specie in discesa. Oggi si decide il Giro.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Bormio – Ponte di Legno / Tonale
Bormio – partenza: alternanza di piogge deboli (0,5 mm) e schiarite, temperatura 13,9°C, vento debole da SE (4 km/h), umidità al 77%
Tirano (37,8° Km): alternanza di piogge deboli (1,8 mm) e schiarite, temperatura 19,8°C, vento debole da SSW (6-10 km/h), umidità al 76%
GPM Forcola di Livigno (72,8° Km): : alternanza di piogge deboli (0,3 mm) e schiarite, temperatura 9,8°C, vento debole da SSW (5-7 km/h), umidità al 57%, limite della neve a 2860m (GPM a 2315m)
Bormio – 2° passaggio (123,5° Km): : alternanza di piogge deboli (1 mm) e schiarite, temperatura 15,2°C, vento debole da SW (7-10 km/h), umidità al 66%
Santa Caterina Valfurva (135,6° Km): alternanza di piogge deboli (1,5 mm) e schiarite, temperatura 11,6°C, vento debole da S (6-8 km/h), umidità al 69%, limite della neve a 2830m (GPM Gavia a 2618m)
Ponte di Legno (165,9° Km): alternanza di piogge deboli (1,5 mm) e schiarite, temperatura 14,8°C, vento debole da SSW (4-8 km/h), umidità al 69%
Passo del Tonale: alternanza di piogge deboli (1,5 mm) e schiarite, temperatura 8,5°C, vento debole da SSW (6-8 km/h), umidità al 67%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA

IERI
Televideo RAI: “Nei 120 km di fuga i due non hanno mai superato i 2′ di vantaggio sugli inseguitori” (infatti, hanno avuto fino 2′50″)
Televideo RAI: “Michael Elijzen” (Michiel)
OGGI
Sgarbozza: “Il Vetriolo, la penultima salita della giornata” (sarà anche una salita al “vetriolo”, ma si chiama Mortirolo)
Savoldelli: “Ho sentito che parlevate”
Savoldelli: “Il Mortirolo è una salita talmente duro”
De Luca: “Maglia rosa Arrioyo”
Savoldelli: “Porte” (pronunciato con la e)
De Luca: “Sastr” (eh no!!! Adesso che l’aveva imparato Pancani!!!)
De Stefano: “Stiamo perdendo tempo per permettere a Fabrizio Piacente”
Novelli (a proposito dei muri di nevi a bordo della strada del Gavia): “Sono stati tagliati dalla fresa” (orpo!!! Quanto c’avranno messo???!!!)
Novelli: “Versante di Sondrio” (il Gavia sale da Bormio)
Televideo RAI: “Alexander Vinokourov” (Alexandre)
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Perle bulbarelliane
“Delililimano i terreni”
“Aveva già traguardo”
“La Colombia, questo paese del Centro America”
“Manca Hincapie; hai notizie fredde di lui?”
“Abbiamo visto Zabel rientrare nel terzo fusto” (gruppo)
“Nason sarà gasatissimo ad avere la maglia rosa virtuale” (erano al Tour)
“Trentacinquella”
“Pellizotti aveva guadagnato qualche metro, non so se per sbaglio” (come si fa a guadagnare dei metri per sbaglio?)
“Alle corse del nord un Bacchio abbass…” (Basso abbacchiato)
“Il Limonte” (Liguria + Piemonte)
“Ha perso 1 minuto in 15 secondi”
“Cunego, mani basse sui pedali” (e piedi alti sul manubrio)
“Il giro termina alla fine del circuito finale”
“Il figlio più illustre di Albisola è papa Sisto VI” (era Sisto IV)
“Il figlio più illustre di Albisola è papa Sisto VI” (Sisto IV era nativo di Celle Ligure)
“Il figlio più illustre di Albisola è papa Sisto VI” (i pontefici si sono fermati al V. Nessuno ha avuto il coraggio di farsi chiamare “Sisto sesto”!!!)
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
16a tappa: San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones
17a tappa: Brunico – Peio Terme
18a tappa: Levico Terme – Brescia
1990-1991 a.P.: IL MORTIROLO AVANTI PANTANI
maggio 28, 2010 by Redazione
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L’impresa del “pirata” al Giro del 1994 ha quasi cancellato il ricordo delle prime due scalate in rosa al Mortirolo, ascesa che debuttò un po’ in sordina nell’edizione del 1990. A far parlare tifosi e corridori, in occasione del battesimo del passo valtellinese, furono le tremende condizioni della discesa, perché la prima volta si salì dal versante più facile, per poi scendere su Mazzo. Non ci furono lamentele, invece, dodici mesi più tardi, quando il Mortirolo fu inserito girato dal verso giusto: mancava letteralmente il fiato al termine d’una tappa breve ma devastante, dominata da un grande Franco Chioccioli, talmente esaltante da far letteralmente “impazzire” un uomo tutto d’un pezzo come Alfredo Martini.
Foto copertina: Chioccioli in azione sul Mortirolo, Giro del 1991
Si dice Mortirolo e si pensa a Pantani, a quel 5 giugno del ‘94 quando il giovane romagnolo appassionò l’Italia del pedale in una tappa destinata a essere annoverata tra le più avvincenti della storia del ciclismo recente.
Fu sulle rampe del Mortirolo, infatti, che l’allora elefantino di Cesenatico diede battaglia alla maglia rosa Berzin e a Sua Maestà Indurain: da quel giorno quella salita ripida e stretta trovò la collocazione tra le vette sacre del Giro d’Italia.
Molti la scoprirono così, in una domenica pomeriggio di tarda primavera, e parve che quella giornata memorabile andasse equiparata ad altre “prime volte” ugualmente importanti, come lo Stelvio di Coppi nel 1953, il Gavia di Massignan nel 1960 o, in tempi più recenti, il Colle delle Finestre.
Solo per chi aveva la memoria corta, in verità, il Mortirolo costituiva una novità per la corsa rosa e, a distanza di alcuni lustri, sembrano passate nel dimenticatoio le scalate che precedettero quella – pur memorabile – del 94.
Perché il Mortirolo aveva fatto la sua comparsa sulla scena del Giro quattro anni prima, nell’edizione del trionfo di Gianni Bugno.
Erano gli anni – quelli a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio del nuovo decennio – in cui i percorsi del Giro avevano subito una trasformazione rispetto a quelli che avevano caratterizzato la maggior parte delle edizioni immediatamente precedenti.
Finita l’epoca di Moser e Saronni, gli organizzatori riscoprivano vecchie salite (il Gavia nell’88, l’Etna e le Tre Cime di Lavaredo l’anno successivo) andando alla ricerca di nuove, come il Passo del Rombo e il San Pellegrino in Alpe, ad esempio.
Come il Mortirolo, la cui scoperta si inseriva in questo rinnovato contesto.
L’inedita salita lombarda fu presentata a Torriani da un suo amico della Valtellina, tale sig. Gozzi, il quale, dopo un piatto di pizzoccheri, illustrò al patron del Giro quell’ascesa.
Mai avrebbe pensato che il Mortirolo sarebbe diventato uno dei Santuari del ciclismo, destinato ad affiancarsi ai colli della leggenda di questo sport.
L’esordio del Mortirolo avvenne dunque nel Giro del ‘90.
Inserito nel percorso della diciassettesima frazione (la Moena – Aprica di 223 chilometri) e affrontato dal versante più facile, costituiva la penultima asperità di giornata, dopo il Passo di Costalunga, la Mendola e il Tonale e prima dell’arrivo all’Aprica.
Quella domenica d’inizio giugno, inondata di sole, si aspettò il Mortirolo con la curiosità che accompagna i debutti: si sapeva che la salita da Monno era ostica, ma che lo era ancora di più la discesa verso la Valtellina. Una picchiata pericolosa al punto che l’organizzazione dispose un servizio di “nettezza urbana con compressori” per spazzar via dalla strada gli aghi dei pini che, se sollevati dalla velocità delle biciclette lanciate in discesa, avrebbero potuto finire negli occhi di tifosi e degli stessi corridori.
Bugno aveva il Giro in tasca e non volle strafare. Lasciò partire una fuga di quattordici corridori prima del Tonale e, sul Mortirolo, fu il venezuelano Leonardo Sierra a rendersi protagonista di un assolo che lo portò a scollinare per primo.
Tutto qui, il Mortirolo? Ascesa seria, per carità, ma nulla di più di altri e ben più severi passi del Giro e del Tour. I primi in classifica lo avevano scalato con tranquillità. Il solo Sierra aveva raccolto la sfida con la nuova montagna e si guardò con simpatia a quel ragazzo con la faccia scura, figlio di contadini – e contadino lui stesso prima di correre in bicicletta – che l’anno prima era stato scoperto al Giro del suo Paese da Gianni Savio, che lo aveva portato in Italia in cambio di ventidue biciclette.
Fu la discesa su Mazzo la vera sorpresa. Pendenze incredibili, curve, strada stretta e cadute resero avvincente quel tuffo verso il fondovalle.
Per poco non si rischiò il dramma: Sierra cadde due volte e per due volte si rialzò; il francese Dante Rezze finì contro una roccia.
Per nulla intimorito, dopo aver percorso alcuni tratti bici alla mano Sierra proseguì caparbio verso la vittoria di tappa, tra l’entusiasmo dei radiocronisti venezuelani. Nonostante le cadute conservò un vantaggio rassicurante: Volpi fu secondo a 52”, Boyer colse la terza piazza a 1’26” e Bugno, a 2’10” superò Chiappucci nella volata per il quarto posto.
La pur bella impresa del venezuelano passò quasi sotto silenzio, a fronte delle discussioni che caratterizzarono il dopo corsa.
Incredibilmente, infatti, il Mortirolo entrò nella storia del ciclismo per la discesa, di una difficoltà che mai si era vista in una corsa a tappe.
Alcuni si chiesero se non fosse stato un azzardo piazzarla nel percorso.
Bugno (di cui un pirata dell’etere aveva annunciato la caduta, inserendosi nelle frequenze di radiocorsa) disse che la strada era orribile e pericolosa e che al Tour, probabilmente, non avrebbero osato tanto. Cipollini e Di Basco, giunti al traguardo dopo trentasei minuti dal vincitore, si erano chinati a baciare l’asfalto, quasi a voler ringraziare il Cielo di essere riusciti a rimanere in piedi.
Cesare Sangalli, il cartografo ufficiale del Giro e corresponsabile – insieme a Torriani – di avere scelto il Mortirolo, difese la nuova creatura dalle critiche, osservando che il ciclismo aveva bisogno di tali percorsi. Ricordava i tempi di Coppi e Bartali: le discese sterrate, i ciottoli grandi come uova. Il ciclismo era una sfida continua contro l’impossibile e il Mortirolo rappresentava la nuova frontiera.
La discesa del Mortirolo impressionò, ma forse sarebbe stato meglio percorrerla nel senso contrario. Battere il ferro finchè è caldo, dunque, e così il Mortirolo fu riproposto l’anno successivo.
Meritava un posto da protagonista, quella salita. E la sua collocazione nel tracciato della quindicesima tappa, la Morbegno – Aprica (a una cinquantina di chilometri dal traguardo, prima del valico di Santa Cristina e dell’ascesa finale, in una frazione breve, di appena 132 chilometri) voleva sottolineare che il protagonista di quella tappa doveva essere lui.
Un vero e proprio esame di maturità, con il quale erano chiamati a confrontarsi i primi attori della corsa rosa.
Franco Chioccoli vestiva il simbolo del primato, ma la classifica generale era quanto mai aperta.
Lo spagnolo Lejarreta, secondo a 26”, e Chiappucci, terzo a 1’23”, erano gli avversari più pericolosi. Ma anche il giovane Lelli (che aveva colto il successo a sorpresa sul Monviso ed era quarto a 1’29”) era capace di sorprendere e neppure Bugno, che aveva deluso sulle montagne piemontesi, era tagliato fuori dai giochi, considerato il distacco di 2’37”.
Il Mortirolo era il terreno ideale per verificare le condizioni e le ambizioni degli uomini di classifica: ci si aspettava battaglia e battaglia fu.
Chioccoli, Chiapucci, Lelli, Lejarreta e Sierra scandirono il ritmo nella prima parte della salita. Poi, quando mancavano sei chilometri alla vetta, Chioccioli aumentò il ritmo: Lejarreta e Sierra furono i primi a cedere.
Il terzetto di testa sembrò proseguire di buon accordo, con cambi regolari.
Poi cedette Chiappucci e, da ultimo, Lelli. Il toscano si trovò da solo e, con un rapporto che oggi parrebbe inadeguato alla durezza di quelle rampe (montava un 42 x 24) insistette nell’azione scollinando per primo in vetta, con un vantaggio di 1’10” su Chiappucci, Lelli, Gaston, Lejarreta e Bugno, autore di un ottimo recupero.
Fu l’inizio di una cavalcata memorabile, alla quale neppure lui credeva fino in fondo.
Al termine della discesa, però, il vantaggio era addirittura raddoppiato e, a quel punto, il volo della maglia rosa proseguì.
Nonostante il vento contrario e un cedimento sul Santa Cristina (affrontato dal versante più facile), Chioccioli arrivò a braccia alzate all’Aprica, tra l’entusiasmo generale. Bernard e Boyer si piazzarono ai posti d’onore, staccati di poco più di trenta secondi, precedendo Jaskula e Chiappucci, il quale non mancò di polemizzare con Bugno, colpevole a suo dire di scarsa collaborazione nell’inseguimento.
Non fu un colpo da KO, ma quel volo in rosa sul Mortirolo entusiasmò gli sportivi italiani e Chioccioli, il corridore che solo tre anni prima aveva perso la maglia rosa nella tormenta del Gavia, gettò le basi del successo finale proprio su quella nuova, terribile ascesa.
Tra le immagini indimenticabili di quella giornata, una su tutte: Alfredo Martini che, come un qualsiasi tifoso, corre in salita accanto a Chioccioli e lo incita a squarciagola.
Il Mortirolo superò l’esame a pieni voti e su quell’ascesa impervia, che fu subito definita la più dura d’Europa, fu scritto solo il primo capitolo di una lunga storia che Pantani, tre anni dopo, avrebbe arricchito con ulteriori, irripetibili emozioni.
Mario Silvano
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI BRESCIA
maggio 28, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina: il gruppo sfila sulla Gardesana (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
È arrivata l’ora della verità. Oggi l’assalto al Mortirolo(Gazzetta dello Sport)
Greipel vince la 18ª, Arroyo resta in maglia rosa rosa(Corriere dello Sport – Stadio)
Greipel sprints to victory (The Daily Telegraph)
Greipel se montre enfin(L’Equipe)
Arroyo : “Basso et Evans attaqueront jusqu’à la fin” (Le Monde)
Arroyo pone en juego su maglia en el Mortirolo (As)
El Mortirolo pone a prueba a Arroyo
Greipel se hace con la décimoctava etapa (El Mundo Deportivo)
Greipel enfin (Le Soir)
Victoire de Greipel au sprint (La Dernière Heure/Les Sports)
Greipel wint eindelijk zijn Girorit (De Standaard)
Andre Greipel breaks away to win 18th stage of Giro d’Italia(USA Today)
Porte, Evans maintain third and fourth in Tour of Italy (The Age)
Evans, Porte retain their places (Herald Sun)
Greipel wins stage, Aussies still top four (The Daily Telegraph – Australia)
Greipel triumphiert(Die Welt)
Greipel sprintet zu Etappensieg (Frankfurter Allgemeine Zeitung)
Sprinter Greipel holt Etappensieg (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
M: Volata o fuga? Il tratto delle 30 gallerie potrebbe incidere?
V: Ma quanto è “inutile” da uno a dieci questa tappa?!? Io direi almeno 20… Il Giro arriva a Pejo ieri e domani all’Aprica e fan scendere i corridori a Brescia… Mah! Giusto per rendere ridicola anche metà tappa di domani!
No comment poi il trasferimento addirittura l’ultimo giorno per fare la crono a Verona… Resto dell’idea che questo Giro sia stato tracciato non male: malissimo!
Oggi arriverà una fuga.. Le squadre delle ruote veloci (quelle poche presenti) non riuscivano a controllare la corsa ad inizio Giro, figuriamoci adesso!
E: La volta sembra scritta nel destino. Quindi dico Greipel!
M: Che il Giro sia disegnato male, sono d’accordo.
Che questa sia una tappa inutile, insomma: lasciamola qualche soddisfazione anche ai velocisti, per lo meno a quelli che sono riusciti a sopravvivere alle due settimane infernali appena trascorse. E poi un altro giorno di relativo riposo farà bene a tutti i corridori, in vista delle ultime 3 tappe.
G: Bè insomma, il Giro disegnato male…magari a te non piace, a me si, a un altro no.
Ho visto che anche al Tour a volte fanno dei percorsi troppo facili o troppo duri, a volte con tante tappe per velocisti e a volte tante crono, come ai tempi di Indurain.
Non mi sembra che sia un brutto Giro, le tappe così possono non piacere, ma ci sono sempre state. Drastico!
J: Bravo. Io preferisco 2 tappe per velocisti nell’ultima settimana piuttosto che 5 nella prima! E’ uno stimolo per non ritirarsi dalla corsa; per me un velocista che tiene duro sulle montagne e vince l’ultima tappa vale di più di un Cipollini che ne infila 5 nella prima settimana e poi si ritira.
P: Mah, in realtà non mi pare di ricordare che Cipollini fosse solito ritirarsi “per prassi” dopo le prime tappe. Anzi, lo ricordo più volte transitare con il gruppo dei velocisti sui passi alpini (Mortirolo incluso) dell’ultima settimana. O mi sbaglio? Uno che si ritira(va) sempre era McEwen.
J: Cipollini soleva ritirarsi al Tour, ed infatti ad un certo punto non lo hanno più voluto, nemmeno con la maglia di campione del mondo. Al Giro arrivava spesso fino in fondo (e aggiungerei una piccola cattiveria: … forse perchè il pubblico italiano lo spingeva in salita, mentre in Francia no!! Lo vidi arrancare nel 2002 (o 2003) sul Fedaia e salire, come tanti altri già staccatissimi, grazie all’aiuto del pubblico)
P: Greipel vince se riescono a controllare la corsa nel finale… non c’è solo lui di velocista, ormai?
V: Forse non ci siamo capiti del tutto. Più che un discorso sulla durezza, intendevo proprio come disegno delle tappe! Fan fare ai corridori spostamenti inutili. Che ci siano tappe per velocisti è anche giusto, anche alla fine. Fa ridere che ieri siano arrivati a Pejo, oggi a Brescia, domani all’Aprica e dopodomani al Tonale: in questo senso la tappa di oggi era totalmente inutile! (anche perchè la tappa di ieri non era poi durissima… Aveva senso lasciare le tre tappe “di montagna” vicine e poi spostarsi. Ma per lasciare il tappone al sabato han costretto allo spostamento finale: piazzare al penultimo giorno una salita vicino a Verona no eh? Se lasciavano l’arrivo classico a Milano tutto filava più liscio…
Ma vabbè: speriamo di goderci domani e dopo delle belle tappe!
M: Anch’io intendevo “disegnato male” dal punto di vista dei trasferimenti. Per quanto riguarda la tappa di oggi, bravo Greipel, che si è fatto la volata da solo ed ha beffato il Team Sky, l’unico con un treno ancora molto compatto, mentre la Liquigas ha sbagliato qualcosa, perché Dall’Antonia ha perso Sabatini ed hanno fatto due volate distinte.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
GIRO A SEGNO
Rubrica semiseria sul Giro 2010, in ricordo del grande Raimondo Vianello
Cassani ha smascherato la bici elettrica…
utilizzata in corsa dal 2004…
In molte squadre c’è il panico e i corridori si chiedono:
ma adesso ci tocca pedalare???
by Napo
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Brescia – Aprica
Brescia: poco nuvoloso, temperatura 21,1°C, vento debole da ESE (6 km/h), umidità al 64%
Boario Terme (53,6° Km): pioggia debole (1,1 mm), temperatura 19,8°C, vento debole da E (4 km/h), umidità al 74%
Edolo – 1° passaggio (97,2° Km): pioggia debole (1,5 mm), temperatura 16,8°C, vento debole da S (4-8 km/h), umidità al 78%
Aprica – 1° passaggio (112,9° Km): pioggia debole (1,8 mm), temperatura 11°C, vento debole da SSE (4-9 km/h), umidità al 84%
Mazzo di Valtellina (150,1° Km): alternanza di piogge deboli (0,9 mm) e schiarite, temperatura 17,8°C, vento debole da S (5-9 km/h), umidità al 81%
Edolo – 2° passaggio (179,4° Km): nuvole sparse, temperatura 17,8°C, vento debole da SSW (3-6 km/h), umidità al 73%, possibilità di debolissimi piovaschi (0,2 mm)
Aprica – arrivo: pioggia debole (0,6 mm), temperatura 12°C, vento debole da SSE (4-6 km/h), umidità al 78%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA

IERI
Monier a Piacente: “Je suis parti au début de la dernière bosse” (sono partito all’inizio dell’ultima salita)
Traduzione di Piacente ai telespettatori: “E’ stata una tappa molto nervosa”
OGGI
Frapporti: “Vedrò di nascondermi dietro le gallerie” (chi ti credi di essere? Il Copperfield?)
Zandegù: “La canzoncina che ha vinto il Giro di Francia nel 1965″
Sgarbozza: “Grepel”
Pancani: “Sembra la classica tappa per velocisti, ma non ne sono rimasti pochi” (c’è un non di troppo)
Pancani: “Ecco le immagini registrate stamani alla partenza” (la tappa è partita alle 13.30)
Cassani: “Dopo il Santa Cristina si sale ancora per tre chilometri” (4 Km)
Pancani: “La tappa di dopodomani che dovremmo seguire ora ora”
Pancani: “Voci della radiomercato” (che è? Francè, illuminaci)
Pancani: “Il gruppo sta violentemente recuperando” (si stanno a corcà?)
Pancani: “Greipel va a segnare la tappa”
Grafica 3D della tappa Brescia – Aprica: “Lumezzate” (Lumezzane)
Cassani: “Santa Caterina, questa è una salita molto impegnativa” (Santa Cristina)
Cassani: “Vorrei approfondire il discorso su questo discorso”
Plastina (commentando le webcam dell’Aprica): “La situazione qui è nuvolosa”
Cainero (intervista sul Messaggero Veneto): “Dipenderà anche dal disegno del prossimo Giro che secondo le intenzioni dovrebbe partire da Vienna” (Torino)
La perla della giornata è di Mura
“Sgarbossa”
Lo storpiator cortese è vendicato!!!!!!!!!!!!!!
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Oggi vi proponiamo strafalcioni extra-ciclistici pronunciati dai giornalisti “seri”
Paolo Frajese: “il Capodanno del 2000 è un evento che capita una sola volta all’anno”
Gioacchino Bonsignore (TG5): “Una notizia da far accapponare i capelli” (sicuramente l’avrà sentita Marge Simpson)
Luca Giurato: “Il Corriere della Sorca” (aaaaaarrrghhhh!!)
Rosanna Cancellieri: “Inaugurata a Siracusa, città natale del grande matematico, una mostra dedicata ad Archimede Pitagorico” (è il papero di Walt Disney)
Emilio Fede: “Il Festival di Sanremo è stato vinto da Fior di Tonno e Liolà Ponce” (così è, caro Emilio, se ti pare)
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
16a tappa: San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones
17a tappa: Brunico – Peio Terme
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PEIO TERME
maggio 27, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina. Spettacolare passaggio della tappa Brunico – Peio Terme (foto Bettini)
IL POLSO DI DAMIANO
Con due prestazioni di regolarita’ ma senza acuti, Damiano e’ risalito fino al nono posto della classifica generale. Nella cronoscalata di Plan de Corones Cunego ha sofferto il giorno di riposo: puo’ sembrare una contraddizione, ma molti corridori non riescono a ritrovare la giusta brillantezza muscolare dopo un giorno senza corsa.
Brent Copelandt
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
La testa è già sulle montagne. Nibali: “Basso sta benissimo”(Gazzetta dello Sport)
Monier si prende la tappa. Arroyo resta maglia rosa(Corriere dello Sport – Stadio)
Monier claims maiden win (The Daily Telegraph)
La surprise Monier(L’Equipe)
Le Français Damien Monier remporte une étape du Giro(Le Monde)
Arroyo responde a la refriega del Liquigas(As)
El francés Damien Monier gana en un día de tregua
Monier se luce en Peio Terme (El Mundo Deportivo)
1er succès de Damien Monier (Le Soir)
Le jour des remplaçants(La Dernière Heure/Les Sports)
Arroyo reste en rose, Monier remporte sa 1ere victoire pro (actu24.be)
Eerste profzege voor Fransman Monier (De Standaard)
1er succès pro pour le Français Monier (Sud Presse)
Hoogdag voor onbekende Franse invaller Monier (Het Nieuwsblad)
Monier captures Stage 17 of Giro d’Italia; Arroyo keeps lead(USA Today)
Porte, Evans retain positions at Giro (The Age)
Monier’s first stage win in Giro d’Italia (The Australian)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
M: Cosa succederà oggi? Andrà in porto una fuga, assisteremo a bagarre tra gli uomini di classifica sulla salita finale oppure tutte e due?
V: Un po’ di bagarre potrebbe anche esserci, ma più che grandi distacchi potrebbe esserci qualche piccola crisi di chi sarà in giornata no: la salita non permette troppa battaglia!
Una fuga di 5-6 corridori, specie se di media fascia, potrebbe anche arrivare.
M: Secondo me va in fuga Simoni.
S: Può essere una buona previsione.
Io spero in Cunego oggi. Mi piacerebbe vincesse una tappa, e quella di oggi potrebbe essere per lui. O la salita finale è troppo facile?
H: Ci possono provare Cunego, Scarponi e magari lo stesso Sastre. Per riguadagnare qualche decina di secondi. Arroyo giocherà in difesa. Non saranno né Basso né Evans ad attaccarlo oggi. Se Porte e Kiserlowvski hanno recuperato, potrebbero anche provare a dare una bottarella. L’ultima, magari, prima di poi cedere nettamente sul Mortirolo.
M: Percorsi 41 Km ad andatura molto sostenuta. Attualmente all’attacco, da pochi choilometri (dopo che il gruppo aveva riassorbito un tentativo di 18 corridori, che aveva avuto un vantaggio massimo di 22″), il colombiano Duque e il tedesco Sieberg
S: Lo stesso Evans, visto che è scattista, potrebbe puntare alla tappa per racimolare l’abbuono e avvicinarsi ulteriormente a Basso.
Quant’è l’abbuono? (domanda un pò idiota visto che siamo a fine giro ormai)
V: Se è come al solito: 20 – 12 – 8 secondi (son sicuro sui 20 al vincitore, per gli altri quasi sicuro). Evans non può controllare la corsa, quindi dubito riuscirà a far quella tattica. Potrebbe tentarci anche Nibali nel finale…
M: Prima ora corsa a 50,2 Km/h. All’attacco un gruppo di 19 corridori, con oltre 10 minuti di vantaggio: Wyss, Efimkin, Ochoa, Kireyev, Arashiro, Amador, Konovalovas, Duque, Monier, Stortoni, Hondo, Marzano, Moreno, Kruijswijk, Cummings, Reynes, Ignatiev, Fothen, e Nicki Sorensen
M: Quindi niente Simoni, si vede che non ne ha.
Però c’è il nostro idolo Stortoni!
M: Deve vincere Arashiro!
H: Non c’è molto da dire, la Lampre dopo il successo di ieri di Garzelli era l’unica che aveva interesse a tenere cucita la corsa ed era inevitabile che andasse la fuga tanto più che c’erano due uomini blufucsia. Bravo Monier che già era andato bene nella cronoscalata e nel gruppo, bravo Arroyo che ha retto alla grande nel finale
H: Non ho capito che cosa c’entra il successo di ieri di Garzelli con la tappa di oggi…
H: Dopo anni e anni, il Giro dei Lazzaroni è diventato il Giro della Combattività. Un giro di vite epocale. Per il bene del Giro e del ciclismo.
H: C’entra nel momento in cui all’Acqua&Sapone, d’accordo con Garzelli che infatti nel finale s’è staccato per risparmiarsi per i prossimi giorni, si sono detti ”noi una tappa l’abbiamo già vinta, siamo soddisfatti, non abbiamo voglia di tirare per 100 km per tenere la corsa, ci pensino gli altri”; poi possiamo discutere se quest’atteggiamento sia giusto o sbagliato ma è la ragione per cui l’Acqua&Sapone non ha fatto nulla oggi
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
GIRO A SEGNO
Rubrica semiseria sul Giro 2010, in ricordo del grande Raimondo Vianello
Oggi in fuga un giapponese, un costaricano, un venezuelano, un lituano, un kazako….
come direbbe Birocci:
“ma siamo sicuri che sia il Giro d’Italia???”
by Napo
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Levico Terme – Brescia
Levico Terme: alternanza di piogge deboli (0,6 mm) e schiarite, temperatura 20,3°C (percepiti 17°C causa vento), vento moderato da SSW (14-17 km/h), umidità al 56%
Rovereto (37° Km): nuvole sparse, temperatura 21,1°C (percepiti 19°C causa vento), vento moderato da SW (12-15 km/h), umidità al 55%, debolissima possibilità di piovaschi (0,2 mm)
Riva del Garda (60,8° Km): nuvole sparse, temperatura 22,3°C, vento moderato da SW (12-15 km/h), umidità al 55%, debolissima possibilità di piovaschi (0,2 mm)
Toscolano-Maderno (96,4° Km): alternanza di piogge deboli (0,5 mm) e schiarite, temperatura 21,9°C (percepiti 19°C causa vento), vento moderato da WNW (14-17 km/h), umidità al 51%
Brescia: alternanza di piogge deboli (1 mm) e schiarite, temperatura 21,5°C (percepiti 20°C causa vento), vento moderato da NW (10 km/h), umidità al 54%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA

QUALCHE GIORNO FA
Sgarbozza: “Ennio Bartalosa” (Barbarossa, titolare dell’Acqua&Sapone)
IERI
Piacente intervista Garzelli al Plan: “Che differenza c’è rispetto alla tappa del 2008?” Risposta di Garzelli: “Nel 2008 non c’ero!” (la sua squadra manco era stata invitata)
OGGI
Bartoletti: “Podio delle firme” (c’è la volata per mettere per primo l’autografo?)
Sgarbozza: “Pinau” (Pineau)
Sgarbozza: “Grvko” (Grivko)
Pancani: “Buffà” (Buffaz)
Fagnani: “Questo è il lago artificiale di Santa Giustina; in realtà è un invaso d’acqua” (no, hai sbagliato, è un bacino idrico)
Bettini: “Dovesse peggiorare il meteo” (il meteo peggiora solo quando sbagliano le previsioni)
Pancani: “Sta per passare al traguardo volante di Malè Mikhail Ignatiev” (e in quel momento transita il gruppo che inseguiva Ignatiev)
Plastina: “Il passo, la… come dire… il muro del Gavia”
Cassani: “Potrebbe essersi l’attacco”
Pancani: “Vincenzo Nibali, lo abbiamo accennato a lungo negli scorsi giorni”
Martinello: “Le olimpiadi di Londra, che come ben sappiamo si svolgeranno a Londra” (e dove, se no?)
Sgarbozza: “Amsterdan”
Televideo RAI: “Stephan Cummings” (Steven)
La perla della giornata è di Sgarbozza
“E’ una tappa che non penso come dico”
questa uscita la dice lunga…..
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Clamoroso svarione della Gazzetta dello Sport di qualche anno fa
“Cipollini ha riportato una ferita alla tibia della gamba destra, suturata con alcuni punti ”
Allora…… carissimi amici della “Rosea”, prima di tutto spiegatemi come diavolo ha fatto Cipollini a ferirsi proprio in quel punto, lasciando intatta la gamba tutt’intorno.
Ma poi, li avete mai visti i chirurghi intenti a suturare un osso con ago e filo!!!!!
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan

