TITOLO UNDER 23 A HALVORSEN, MARECZKO BRONZO
Il norvegese conquista l’oro al termine di una gara prevedibilmente risoltasi allo sprint. Rimontato negli ultimi metri il tedesco Ackermann, argento. L’Italia, dopo una gara di rimessa, sale sul podio con Jakub Mareczko, la cui rimonta si ferma ad una ruota dal titolo.
Una brutta tappa del Tour de France: questo il termine di paragone naturale per la prova in linea Under 23 dei Mondiali di Doha, risultata anche all’atto pratico monotona e scontata come il percorso lasciava presagire. Gli ingredienti sono stati gli stessi della più classica delle tappe per velocisti della prima settimana di Grande Boucle, del genere che anche ASO cerca ormai di ridurre al minimo: una fuga abbastanza corposa e con un numero di nazioni rappresentate sufficientemente elevato da prendere il largo, ma non tale da mettere a rischio il ricongiungimento; un inseguimento pianificato alla perfezione dal gruppo, rientrato sugli attaccanti a 10 km circa dal traguardo; qualche chilometro di battaglia fra i treni prima dello sprint, primo ed ultimo momento saliente.
Il titolo è andato a Kristoffer Halvorsen, capace di capitalizzare al meglio il massiccio lavoro svolto in precedenza dalla nazionale norvegese. Quest’ultima è stata infatti tra le più attive inseguitrici di Pascal Eenkhoorn (Olanda), Amanuel Gebrezgabihier (Eritrea) e Nuno Bico (Portogallo), promotori della fuga di giornata, e dei sei atleti aggregatisi successivamente: Patrick Muller (Svizzera) e Brian Gomez (Colombia) prima, Michael O’Loughlin (Irlanda), Greg Daniel (Usa), Jean Claude Uwizeye (Ruanda) e Mahdi Rajabikaboodcheshmeh (Iran) poi.
Alla Norvegia si sono affiancate soprattutto Gran Bretagna, Kazakistan e Germania, quest’ultima ripagata dall’argento di Pascal Ackermann, che ha beneficiato del treno meglio organizzato. Medaglia prestigiosa ma dal leggero retrogusto amaro, poiché fino a pochi metri dall’arrivo il metallo era quello più pregiato.
Ackermann è stato alla fine diviso da Halvorsen da poco più di mezza ruota; e poco maggiore è stato lo scarto che ha separato dal titolo Jakub Mareczko, autore di una grande ma tardiva rimonta. L’Italia, priva negli ultimi due giri del ritirato Filippo Ganna, di fatto già fuori gioco dopo una caduta nelle battute iniziali, ha corso quasi esclusivamente di rimessa, facendosi però trovare pronta nelle posizioni di vertice al momento clou. Consonni ha ben pilotato Mareczko, che è stato forse penalizzato dal lancio relativamente tardivo della volata, partita non prima degli ultimi 200 metri.
Il caldo è stato ancora una volta protagonista, senza però produrre danni evidenti. Maggiori sono stati quelli provocati dalle tante rotonde e curve disseminate lungo il circuito, la cui pericolosità è stata accentuata dalla presenza massiccia di atleti forse poco abituati a gareggiare in gruppi tanto numerosi (188 gli iscritti, 186 i partenti). Scollegata da questo discorso la caduta che, a sprint ormai quasi lanciato, ha tagliato fuori Christophe Noppe, leader della nazionale belga.
Sebbene la gara Under 23 e quella élite abbiano spesso poco da spartire, la sensazione è che solo il vento possa impedire una pressoché esatta replica dello (scadente) spettacolo odierno domenica pomeriggio. Fondamentale, in tal senso, sarà il tratto di gara da percorrere nel deserto. Una volta entrati sul circuito, lo spazio per inventarsi qualcosa sarà scarso o inesistente.
Matteo Novarini
CLASSIFICA
1 Kristoffer Halvorsen (Norway) 3:40:53
2 Pascal Ackermann (Germany)
3 Jakub Mareczko (Italy)
4 Phil Bauhaus (Germany)
5 Amund Grondahl Jansen (Norway)
6 Jason Lowndes (Australia)
7 Ivan Garcia Cortina (Spain)
8 Aksel Nommela (Estonia)
9 Jonathan Dibben (Great Britain)
10 Alan Banaszek (Poland)
11 Mads Pedersen (Denmark)
12 Alvaro Jose Hodeg Chagui (Colombia)
13 Erik Baska (Slovakia)
14 Fabio Jakobsen (Netherlands)
15 Cees Bol (Netherlands)
16 Colin Joyce (United States Of America)
17 Sebastian Molano (Colombia)
18 Dusan Rajovic (Serbia)
19 Hugo Hofstetter (France)
20 Merhawi Kudus Ghebremedhin (Eritrea)
TONY MARTIN, SONO 4
Il tedesco strapazza la concorrenza sul percorso di Doha, e si regala la quarta maglia iridata a cronometro della carriera. Eguagliato il record di successi di Cancellara. Sul podio salgono anche Kiryenka, campione uscente, e Castroviejo; quindi Bodnar e il sorprendente irlandese Mullen, a lungo al comando. 22° Quinziato, unico italiano in gara.
Mai come quest’anno il Mondiale a cronometro è arrivato vicino a godere di un’attesa vicina a quella della prova in linea. Merito, a dire il vero, soprattutto delle infime aspettative nei confronti della gara di domenica, che solo l’incognita del vento sembra al momento poter strappare alla monotonia, e sempre minacciato dal possibile taglio al tracciato. La cronometro, fatta eccezione per un chilometraggio più ridotto rispetto alla tradizione di cui non si sentiva l’esigenza, non sembrava invece proporre molto meno delle altre edizioni.
Dalla sua, la prova ha avuto un vincitore più che all’altezza come Tony Martin e un podio nobilitato dalla presenza del campione uscente, Vasil Kiryenka, e di uno specialista spesso sottovalutato come Jonathan Castroviejo, il cui terzo posto segue il quarto di Rio. Non ha avuto, invece, il beneficio dell’incertezza, perché già prima di metà gara il tedesco aveva dimostrato di poter infliggere distacchi abissali alla concorrenza. Alla fine, Kiryenka avrebbe pagato 45’’, Castroviejo 1’10’’.
La vittoria vale per Tony Martin il riscatto dopo una stagione deludente (considerato il calibro dell’atleta, sottolineiamo): due sole vittorie, al campionato tedesco a cronometro e in una tappa del Tour of Britain, ma soprattutto un 12° posto nella prova olimpica.
Malgrado sul podio siano saliti atleti quotati, le sorprese non sono mancate, soprattutto in negativo: Rohan Dennis, accreditato dai bookmaker come principale alternativa a Martin, ha chiuso sesto, a 1’27’’; peggio è andata a Tom Dumoulin, 11° a 2’01’’.
In positivo, invece, ha stupito il giovanissimo Ryan Mullen, partito per dodicesimo dei sessantanove iscritti e capace di stampare un tempo di 46’03’’ che gli ha consentito di rimanere in vetta alla classifica per oltre un’ora. Ci è voluto Maciej Bodnar, autore di una grande rimonta nel tratto finale, per scalzarlo dal vertice, appena prima che giungessero al traguardo i tre medagliati. Il quinto posto finale di Mullen, passato professionista quest’anno con la Cannondale, resta comunque un risultato eccezionale e del tutto inatteso. Non tanto perché si dubitasse delle qualità del ragazzo, già capace di un argento tra gli Under 23 a Ponferrada, a vent’anni appena compiuti, quanto per i tempi rapidissimi della maturazione.
La top 10 è stata completata da Lampaert, Van Emden – in lizza per le medaglie fino al secondo rilevamento, ma crollato nel finale –, Hollenstein e Jungels. Ben più lontano, prevedibilmente, l’unico azzurro al via, Manuel Quinziato, che dopo un avvio promettente (11° ad un terzo di gara) è scivolato al 22° posto. Non si poteva pretendere molto di più, vista l’assenza dell’unico cronoman italiano di prima fascia, Adriano Malori.
Le attenzioni della nazionale azzurra, mai come quest’anno esclusa dai favori del pronostico, si concentravano principalmente sulla prova di domenica, ed è sulla base di quella che andrà valutata la bontà della spedizione, per quanto riguarda la categoria élite uomini. Per puntare in alto, occorrerà sperare in una gara meno lineare possibile, augurandosi che il vento e qualche squadra coraggiosa aiutino a scardinare il copione della volata di gruppo.
Matteo Novarini
CLASSIFICA
1 Tony Martin (Germany) 0:44:42.99
2 Vasil Kiryienka (Belarus) 0:00:45.05
3 Jonathan Castroviejo Nicolas (Spain) 0:01:10.91
4 Maciej Bodnar (Poland) 0:01:16.77
5 Ryan Mullen (Ireland) 0:01:21.75
6 Rohan Dennis (Australia) 0:01:27.12
7 Yves Lampaert (Belgium) 0:01:45.11
8 Jos Van Emden (Netherlands) 0:01:45.41
9 Reto Hollenstein (Switzerland) 0:01:51.51
10 Bob Jungels (Luxembourg) 0:01:56.59
11 Tom Dumoulin (Netherlands) 0:02:01.51
12 Alex Dowsett (Great Britain) 0:02:11.08
13 Martin Toft Madsen (Denmark) 0:02:11.42
14 Marcin Bialoblocki (Poland) 0:02:15.30
15 Taylor Phinney (United States Of America) 0:02:21.68
16 Anton Vorobyev (Russian Federation) 0:02:22.67
17 Stefan Küng (Switzerland) 0:02:25.04
18 Luke Durbridge (Australia) 0:02:28.34
19 Andriy Grivko (Ukraine) 0:02:34.95
20 Nelson Oliveira (Portugal) 0:02:35.60
21 Gatis Smukulis (Latvia) 0:02:37.85
22 Manuel Quinziato (Italy) 0:02:39.35
23 Vegard Stake Laengen (Norway) 0:02:44.01
24 Primoz Roglic (Slovenia) 0:02:46.06
25 Stephen Cummings (Great Britain) 0:02:48.53
26 Victor Campenaerts (Belgium) 0:02:51.00
27 Jack Bauer (New Zealand) 0:03:04.37
28 Alexey Vermeulen (United States Of America) 0:03:15.00
29 Hugo Houle (Canada) 0:03:17.24
30 Nicolas Roche (Ireland) 0:03:17.57
31 Ryan Roth (Canada) 0:03:21.44
32 Kanstantsin Siutsou (Belarus) 0:03:25.59
33 Jasha Sutterlin (Germany) 0:03:26.51
34 Jeremy Roy (France) 0:03:28.52
35 Johan Le Bon (France) 0:03:29.21
36 Soren Kragh Andersen (Denmark) 0:03:43.97
37 Imanol Erviti Ollo (Spain) 0:03:45.96
38 Gediminas Bagdonas (Lithuania) 0:03:47.13
39 Edvald Boasson Hagen (Norway) 0:03:50.03
40 Dmitriy Gruzdev (Kazakhstan) 0:04:04.39
41 Walter Alejandro Vargas Alzate (Colombia) 0:04:32.37
42 Ramunas Navardauskas (Lithuania) 0:04:43.94
43 Maxim Belkov (Russian Federation) 0:05:01.51
44 Daniel Turek (Czech Republic) 0:05:05.81
45 Branislau Samoilau (Belarus) 0:05:08.39
46 Mekseb Debesay (Eritrea) 0:05:09.99
47 Andriy Vasylyuk (Ukraine) 0:05:28.88
48 Muradjan Halmuratov (Uzbekistan) 0:05:46.52
49 Elchin Asadov (Azerbaijan) 0:05:49.44
50 Eugert Zhupa (Albania) 0:05:52.91
51 Maksym Averin (Azerbaijan) 0:06:49.11
52 Redi Halilaj (Albania) 0:06:55.30
53 Polychronis Tzortzakis (Greece) 0:07:08.86
54 Soufiane Haddi (Morocco) 0:07:39.18
55 Naveen John (India) 0:07:48.15
56 Zhandos Bizhigitov (Kazakhstan) 0:07:49.65
57 Meron Teshome Hagos (Eritrea) 0:07:59.40
58 Burr Ho (Hong Kong, China) 0:08:23.62
59 Bonaventure Uwizeyimana (Rwanda) 0:10:22.54
60 Afif Abdullah (Qatar) 0:12:53.79
61 Arvind Panwar (India) 0:13:30.99
62 Alban Nuha (Kosovo) 0:13:42.35
63 Sultan Asiri (Saudi Arabia) 0:15:22.97
64 Mohsin Khan (Pakistan) 0:15:50.70
65 Hafiz Tahir Mahmood (Pakistan) 0:16:23.03
66 Saied Jafer Alali (Kuwait) 0:16:32.52
DNS Matti Manninen (Finland)
DNS Mansoor Jawad (Bahrain)
DNS Salman Hasan Alsaffar (Kuwait)
DNS Sayed Ahmed Alawi (Bahrain)
USA, DUE GENERAZIONI D’ORO
Dominio a stelle e strisce nella terza giornata dei Mondiali di Doha con Brandon McNulty ed Amber Neben, separati da 23 anni di età, che conquistano il titolo a cronometro rispettivamente nelle categorie junior maschile, davanti al danese Mikkel Bjerg e al connazionale Ian Garrison, ed elite femminile battendo l’olandese Ellen Van Dijk e l’australiana Katrin Garfoot. In casa Italia discreta prova per Elena Cecchini, che si piazza 15a, mentre il figlio d’arte Alexander Konychev e Alessandro Covi chiudono rispettivamente 27° e 32°.
La terza giornata dei campionati mondiali di Doha è stata dedicata alle gare a cronometro della categoria junior maschile ed elite femminile, disputate sul medesimo tracciato di 28,9 km che ieri ha visto impegnati gli under 23. Per primi hanno gareggiato i ragazzi e la lotta per il podio ha coinvolto solo i due rappresentanti degli Stati Uniti e quelli della Danimarca, con tutti gli altri finiti molto lontani: a conquistare il titolo è stato l’americano Brandon McNulty, già bronzo un anno fa a Richmond, che ha preso il comando fin dall’intertempo del km 7,4 e ha continuato a incrementare il vantaggio fino al traguardo chiudendo in 34′42”, prestazione impressionante se si considera che gli sarebbe valsa il terzo posto nella gara under 23, dove non sono previste limitazioni nell’uso dei rapporti a differenza che tra gli junior, anche se naturalmente va valutata anche l’incidenza del meteo. Per l’argento hanno lottato a lungo i danesi Julius Johansen e Mikkel Bjerg e a spuntarla è stata il secondo, che ha chiuso con un distacco di 35”, mentre il suo connazionale – che gli è rimasto davanti fino a metà gara – è calato notevolmente nel finale e si è fermato al 4° posto a 1′02”, superato dallo statunitense Ian Garrison che al contrario, dopo aver fatto segnare solo il 20° tempo al primo rilevamento, ha finito ancora più forte di McNulty andando a conquistare la medaglia di bronzo con un ritardo di 53”. Come si diceva, tutti gli altri hanno accusato distacchi pesanti con il belga Ruben Apers 5° a 1′24”, il norvegese Iver Knotten, sul gradino più basso del podio ai recenti Europei di Plumelec, 6° a 1′32”, il sorprendente eritreo Awet Abdom 7° a 1′40” e lo svizzero Marc Hirschi, argento in Bretagna, 8° a 1′43”. La delusione numero uno di giornata è arrivata senza dubbio dal francese Alexys Brunel, che si era imposto nella rassegna continentale e oggi che ha subito l’onta del sorpasso di McNulty, partito 1′ dopo di lui, già prima di metà gara e ha chiuso addirittura 34° a 3′14”, alle spalle anche dei due italiani in gara, il figlio d’arte Alexander Konychev, 27° a 2′58”, e il varesino Alessandro Covi, 32° a 3′13”, prestazioni in linea con le piuttosto modeste attese della vigilia.
In campo femminile la lotta per il successo è stata molto più combattuta e si è conclusa con una sorpresissima dal momento che ad aggiudicarsi il titolo, il suo secondo in carriera dopo quello del 2008, è stata la 41enne statunitense Amber Neben che, dopo alcune stagioni in cui era calata di rendimento, era tornata prepotentemente alla ribalta nello scorso agosto aggiudicandosi la Route de France ma che non si pensava potesse ancora essere così competitiva in una prova a cronometro, tanto da non essere stata selezionata per la prova olimpica di Rio vinta dalla connazionale Kristin Armstrong, assente a Doha. Invece, la veterana in forza alla formazione italiana BePink ha stupito tutti prendendo un leggero margine di vantaggio al km 7,4 e difendendolo a denti stretti fino al traguardo. La sola a mettere il naso avanti alla Neben, portandosi in testa a metà gara con un vantaggio di 4”, è stata l’olandese Ellen Van Dijk, iridata a Firenze nel 2013, che però ha accusato una flessione nel tratto tra il km 13,7 e il km 22,6 e ha dovuto accontentarsi dell’argento con un distacco di 5”, minacciata nel finale anche dall’australiana Katrin Garfoot – che malgrado i suoi 35 anni può essere considerata come un’atleta emergente avendo iniziato solo nel 2011 ad andare in bicicletta – che è stata nettamente la più veloce nel tratto finale risalendo fino al terzo posto a 8” a discapito di un’altra veterana, la russa Olga Zabelinskaja, figlia del grande Sergei Sukhoruchenkov, che dopo un avvio prudente è andata fortissimo nella parte centrale di gara ma ha pagato qualcosina negli ultimi 6 km, chiudendo 4a a 11” e non riuscendo dunque a ripetersi dopo l’argento di Rio. 5a a 25” si è piazzata, con una prova al di sopra delle aspettative, l’olandese Annemiek Van Vleuten, 6a a 57” la tedesca Lisa Brennauer, già iridata a Ponferrada nel 2014, 7a a 1′14” l’altra teutonica “Trixi” Worrack, rimasta in lotta per una medaglia fino a metà gara per poi spegnersi decisamente nel finale, 8a a 1′27” la belga Ann-Sophye Duyck, 9a a 1′36” la polacca Katarzyna Pawlowska e 10a a 1′41” la bielorussa Alena Amasiulik. Nulla da fare per la terza olandese Anna Van Der Breggen, lontana dallo stato di forma che le aveva consentito di conquistare l’oro nella prova in linea oltre che il bronzo in quella a cronometro alle Olimpiadi, solo 13a a 2′11”, precedendo di poco l’unica azzurra in gara, la friulana Elena Cecchini, che all’ultimo momento ha preso il posto dell’ossolana Elisa Longo Borghini: grazie soprattutto a una buona seconda parte di gara, la Cecchini si è resa protagonista di una prova onorevole chiusa al 15° posto a 2′30” dalla Neben. Il programma delle prove a cronometro si chiuderà domani con l’attesa gara dei professionisti nella quale, in assenza di Fabian Cancellara, ormai ritirato dalle competizioni, e con Vasil Kiryienka che è un’incognita dopo l’inatteso oro conquistato a Richmond, i favori del pronostico dovrebbero andare a Tom Dumoulin, a Rohan Dennis e al tre volte iridato Tony Martin, mentre in casa azzurra gareggerà il bolzanino Manuel Quinziato che proverà ad andare a caccia di una top ten
Marco Salonna
ORDINE D’ARRIVO CRONO UOMINI JUNIOR
1 Brandon McNulty (United States Of America) 0:34:42
2 Mikkel Bjerg (Denmark) 0:00:35
3 Ian Garrison (United States Of America) 0:00:53
4 Julius Johansen (Denmark) 0:01:02
5 Ruben Apers (Belgium) 0:01:24
6 Iver Knotten (Norway) 0:01:33
7 Awet Habtom (Eritrea) 0:01:40
8 Marc Hirschi (Switzerland) 0:01:43
9 Jaka Primozic (Slovenia) 0:01:54
10 Jarno Mobach (Netherlands) 0:02:00
11 Robert Stannard (New Zealand) 0:02:02
12 Alastair Christie-Johnston (Australia) 0:02:08
13 Luis Villalobos (Mexico)
14 Maccie Carter (Australia) 0:02:16
15 Inigo Elosegui (Spain) 0:02:19
16 Nils Eekhoff (Netherlands) 0:02:36
17 Michel Ries (Luxembourg) 0:02:40
18 Jasper Philipsen (Belgium) 0:02:41
19 Nik Cemazar (Slovenia) 0:02:42
20 Harry Sweeny (Australia)
21 Jason Oosthuizen (South Africa) 0:02:46
22 Igor Chzhan (Kazakhstan)
23 Andreas Leknessund (Norway) 0:02:49
24 Nickolas Zukowsky (Canada) 0:02:52
25 Bastian Flicke (Germany)
26 Joao Almeida (Portugal) 0:02:58
27 Alexander Konychev (Italy)
28 Tegshbayar Batsaikhan (Mongolia) 0:02:59
29 Veljko Stojnic (Serbia) 0:03:01
30 Ilya Gorbushin (Kazakhstan) 0:03:12
31 Richard Banusch (Germany)
32 Alessandro Covi (Italy) 0:03:14
33 Barnabas Peak (Hungary)
34 Alexys Brunel (France) 0:03:15
35 Stefan Bissegger (Switzerland) 0:03:17
36 Richard Holec (Czech Republic) 0:03:18
37 Florentin Lecamus (France) 0:03:20
38 Markus Wildauer (Austria) 0:03:28
39 Filip Maciejuk (Poland) 0:03:31
40 Adrian Bustamante (Colombia) 0:03:34
41 Clement Davy (France) 0:03:39
42 Ronan Tuomey (Ireland) 0:03:40
43 Xeno Young (Ireland) 0:03:41
44 James Fouche (New Zealand) 0:03:49
45 Daniel Viegas (Portugal) 0:03:54
46 Nikita Shcherbun (Russian Federation) 0:04:06
47 Daniil Nikulin (Ukraine) 0:04:08
48 Ibrahim Halil Dilek (Turkey) 0:04:09
49 Vladyslav Shcherban (Ukraine) 0:04:12
50 Damean Oosthuizen (South Africa) 0:04:15
51 Stanislav Koniaev (Russian Federation) 0:04:16
52 Hamza Mansouri (Algeria) 0:04:19
53 Jakub Otruba (Czech Republic) 0:04:20
54 Marco Friedrich (Austria) 0:04:21
55 Onur Turgut (Turkey) 0:04:32
56 Raphael Kockelmann (Luxembourg) 0:04:34
57 Vadim Pronskiy (Kazakhstan) 0:04:38
58 Simon Musie (Eritrea) 0:04:40
59 Kristers Ansons (Latvia) 0:04:43
60 Abdelraouf Bengayou (Algeria) 0:04:50
61 Ognjen Ilic (Serbia) 0:04:56
62 Ayumu Watanabe (Japan) 0:05:20
63 Ebrahim Hajizadehasl (Islamic Republic of Iran) 0:05:23
64 Matthew Staples (Canada) 0:05:28
65 Tyler Cole (Trinidad and Tobago) 0:05:35
66 Saad Alsaadi (Bahrain) 0:05:45
67 Jean Paul Rene Ukiniwabo (Rwanda) 0:05:48
68 Mikayil Safarli (Azerbaijan) 0:05:56
69 Sheng Sha (People’s Republic of China) 0:05:58
70 Thai Hoang Phan (Vietnam) 0:06:04
71 San Long Lao (Macao, China) 0:06:28
72 Keitaro Sawada (Japan) 0:06:44
73 Abdulaziz Alkhuwaytim (Saudi Arabia) 0:06:59
74 Thanakhan Chaiyasombat (Thailand) 0:07:07
75 Karim Shiraliyev (Azerbaijan) 0:07:17
76 Abderahim Amari (Algeria) 0:07:32
77 Son Chi Ieong (Macao, China) 0:07:41
78 Benneng Yu (People’s Republic of China) 0:08:02
79 Tamaz Tsereteli (Georgia) 0:09:21
80 Jair Kelly (Aruba) 0:09:24
81 Abdullah Alrashdi (Saudi Arabia) 0:09:48
82 Noofal Al Habsi (Oman) 0:10:03
83 Tomas Contte (Argentina) 0:10:13
ORDINE D’ARRIVO CRONOMETRO DONNE ELITE
1 Amber Neben (United States Of America) 0:36:37.04
2 Ellen Van Dijk (Netherlands) 0:00:05.99
3 Katrin Garfoot (Australia) 0:00:08.32
4 Olga Zabelinskaya (Russian Federation) 0:00:11.52
5 Annemiek Van Vleuten (Netherlands) 0:00:25.79
6 Lisa Brennauer (Germany) 0:00:57.59
7 Trixi Worrack (Germany) 0:01:11.14
8 Ann-Sophie Duyck (Belgium) 0:01:27.96
9 Katarzyna Pawlowska (Poland) 0:01:36.49
10 Alena Amialiusik (Belarus) 0:01:41.59
11 Lotta Lepisto (Finland) 0:01:57.00
12 Carmen Small (United States Of America) 0:02:02.15
13 Anna Van Der Breggen (Netherlands) 0:02:11.26
14 Hannah Barnes (Great Britain) 0:02:23.33
15 Elena Cecchini (Italy) 0:02:30.28
16 Emilia Fahlin (Sweden) 0:02:30.40
17 Julie Leth (Denmark) 0:02:31.71
18 Ashleigh Moolman-Pasio (South Africa) 0:02:45.92
19 Karol-Ann Canuel (Canada) 0:02:48.62
20 Cecilie Uttrup Ludwig (Denmark) 0:02:53.51
21 Eri Yonamine (Japan) 0:03:01.79
22 Audrey Cordon (France) 0:03:14.58
23 Olena Pavlukhina (Azerbaijan) 0:03:21.20
24 Olga Shekel (Ukraine) 0:03:28.05
25 Hayley Simmonds (Great Britain) 0:03:47.18
26 Valeriya Kononenko (Ukraine) 0:03:58.87
27 Anastasiia Iakovenko (Russian Federation) 0:04:02.19
28 Anna Turvey (Ireland) 0:04:14.85
29 Nicole Hanselmann (Switzerland) 0:04:15.13
30 Sheyla Gutierrez Ruiz (Spain) 0:04:55.32
31 Varvara Fasoi (Greece) 0:05:09.59
32 Samantha Sanders (South Africa) 0:05:55.31
33 Mossana Debesai (Eritrea) 0:06:53.51
34 Ebtissam Mohamed (Egypt) 0:08:15.53
35 Wehazit Kidane (Eritrea) 0:08:56.92
36 Hong Guo (People’s Republic of China) 0:09:42.89
37 Jiajun Sun (People’s Republic of China) 0:10:13.91
38 Najla Aljeraiwi (Kuweit) 0:10:19.49
39 Beatha Ingabire (Rwanda) 0:13:25.25
40 Nada Aljeraiwi (Kuweit) 0:15:10.15

Il podio della crono delle donne elite (Getty Images Sport)
SORPRESE MATHIS E SWINKELS, CONFERMA MORZENTI
La seconda giornata dei Mondiali di Doha vede gli inattesi successi del tedesco, che precede il connazionale Maximilian Schachmann e l’australiano Miles Scotson ed impedisce un podio tutto teutonico con Lennard Kamna 4°, nella crono under 23 e dell’olandese in quella riservata alle donne junior, nella quale precede la bergamasca, che da continuità ai suoi risultati dopo aver conquistato l’oro agli Europei di Plumelec, e la francese Juliette Labous. Buona prova anche delle altre due azzurre Alessia Vigilia ed Elena Pirrone, rispettivamente 8a e 10a, mentre meno bene va in campo maschile con l’atteso Filippo Ganna che non va oltre il 14° posto precedendo di poco Edoardo Affini, 20°.
La seconda giornata dei campionati mondiali di Doha è stata dedicata alle cronometro delle categorie junior femminile e under 23 maschile, disputate lungo tracciati interamente pianeggiante lunghi rispettivamente 13,7 e 28,9 km. Per prime hanno gareggiato le ragazze e a spuntarla è stata l’outsider olandese Karlijn Swinkels, 6a ai recenti campionati europei di Plumelec, che ha fatto segnare il miglior tempo già al rilevamento del km 7,4 per poi incrementare il vantaggio nella seconda parte di gara. Non c’è stato nulla da fare neppure per Lisa Morzenti, reduce dall’oro conquistato in terra francese, ma la bergamasca di Pedrengo si è comunque confermata ad altissimi livelli tenendo testa alla vincitrice, rispetto alla quale ha accusato un distacco di 3” a metà percorso e di 7″ al traguardo che le sono valsi la medaglia d’argento in una stagione in cui ha compiuto un deciso salto di qualità. Sembrava che le italiane sul podio potessero essere addirittura due, dal momento che al km 7,4 Elena Pirrone, che era stata la prima a prendere il via, era 3a a 7” dalla Swinkels, ma la bolzanina è decisamente calata alla distanza chiudendo 10a a 43”, alle spalle anche della conterranea Alessia Vigilia, che si è piazzata 8a a 42” non confermando l’argento di Plumelec e il titolo nazionale di giugno, quando si era messa alle spalle la Morzenti. Va, però, sottolineato come queste due ragazze, a differenza di quasi tutte quelle che le hanno precedute al traguardo, siano al primo anno nella categoria junior, a testimoniare lo stato di grande salute del movimento azzurro, almeno per quanto riguarda il settore crono. La medaglia di bronzo è alla fine andata, con un distacco di 21” dalla Swinkels, alla francese Juliette Labous, che è venuta fuori alla distanza confermando il piazzamento ottenuto agli Europei di casa, così come hanno disputato una prova in crescendo le statunitensi Skylar Schneider e Hannah Arensman, rispettivamente 4a a 30” e 5a a 34”. Hanno completato la top ten la tedesca Franziska Brausse, 6a anch’essa con un distacco di 34”, la danese Simone Eg (7a a 38”) e l’australiana Madeleine Fasnacht (9a a 43”).
Ancora più sorprendente, almeno per quel che riguarda la medaglia d’oro, è stato l’esito della prova maschile, che si è disputata lungo due giri del medesimo circuito percorso delle ragazze con l’aggiunta di un piccolo tratto di raccordo. A spuntarla, infatti, è stato il tedesco Marco Mathis, che non aveva ottenuto risultati di particolare rilievo in stagione, chiudendo tra l’altro solo al terzo posto la prova che assegnava il titolo nazionale a cronometro, e che è stato il secondo a partire, dopo il mongolo Bilguunjargal Erdenebat, presente più che altro per spirito decoubertiniano. Agevolato forse da condizioni meteo più favorevoli rispetto ai big partiti parecchie ore dopo di lui, Mathis ha fatto segnare il miglior tempo in tutti i rilevamenti fino a conquistare il successo finale. La medaglia d’argento, seconda consecutiva dopo quella del 2015 a Richmond, è andata al suo connazionale Maximilian Schachmann, vincitore del sopra citato campionato tedesco, che dopo un avvio prudente che lo vedeva al 12° posto al km 7,4 è venuto prepotentemente fuori alla distanza, chiudendo con un distacco di 18”. I teutonici sul podio sarebbero potuti essere addirittura tre ma Lennard Kamna, 3° in Virginia e oro un mese fa a Plumelec, si è fermato al 4° posto a 42” e il bronzo è andato all’australiano Miles Scotson (sulla carta meno quotato del fratello Callum che si è piazzato 10° a 1′22”, crollando alla distanza dopo essere stato in zona podio per oltre metà gara), che è andato molto forte in particolare nella parte centrale della percorso e ha chiuso a 37” da Mathis. Più staccati il danese Kasper Asgreen (5° a 50”), il giovanissimo statunitense Neilson Powless, (6° a 54″, già in grande evidenza in questa stagione nelle corse di casa anche al cospetto di big di squadre World Tour), l’altro corridore a stelle e strisce Geoffrey Curran (7° a 1′05”), lo svizzero Tom Bohli, (8° a 1′16”, è stato protagonista al recente Eneco Tour in cui ha costribuito al successo della sua Bmc nella cronosquadre) e l’irlandese Eddie Dunbar (9° a 21”). Tra le delusioni di giornata spicca su tutti il nome del campione uscente, il danese Mads Wurtz Schmidt, solo 21° a 2′02” anche a causa di un incidente meccanico patito nel finale, quando comunque era già lontanissimo dalle posizioni di testa. Male hanno fatto anche il talento britannico Tao Geoghegan Hart (26° a 2′22”) e, purtroppo, anche Filippo Ganna, fresco di firma per la prossima stagione con la nuova formazione italo-cinese TJ Sport che raccoglierà il testimone della Lampre-Merida di Beppe Saronni e che era molto atteso dopo l’argento di Plumelec e soprattutto il titolo mondiale assoluto conquistato nell’inseguimento su pista in quel di Londra. L’ossolano ha, però, pagato le fatiche di una stagione dispendiosa non andando oltre il 14° posto a 1′37” da Mathis, precedendo di poco l’altro azzurro in gara, il mantovano Edoardo Affini, che si è piazzato 20° a 1′59” al termine di una prova in linea con le aspettative. La rassegna iridata, auspicando che ci siano un minimo di spettatori in più lungo il percorso rispetto al deprimente scenario delle prime due giornate, proseguirà ora con le cronometro delle categorie junior maschile ed elite femminile. La prima vedrà al via il varesino Alessandro Covi e il russo naturalizzato italiano Alexander Konychev, figlio di quel Dimitri che è stato grande protagonista negli anni ‘80 e ‘90. Dalla gara femminile, invece, purtroppo ha dato fortait all’ultimo momento Elisa Longo Borghini, bronzo a Rio nella prova in linea, che sarà rimpiazzata da una Elena Cecchini apparsa comunque in palla nella cronosquadre d’apertura.
Marco Salonna
ORDINE D’ARRIVO CRONOMETRO DONNE JUNIOR
1 Karlijn Swinkels (Ned) 0:18:21
2 Lisa Morzenti (Ita) 0:00:08
3 Juliette Labous (Fra) 0:00:22
4 Skylar Schneider (USA) 0:00:30
5 Hannah Arensman (USA) 0:00:34
6 Franziska Brausse (Ger) 0:00:35
7 Simone Eg (Den) 0:00:39
8 Alessia Vigilia (Ita) 0:00:42
9 Madeleine Fasnacht (Aus) 0:00:44
10 Elena Pirrone (Ita)
11 Madeleine Park (NZl) 0:00:49
12 Maaike Boogaard (Ned) 0:00:51
13 Susanne Andersen (Nor) 0:00:53
14 Aurela Nerlo (Pol) 0:01:02
15 Chloe Moran (Aus)
16 Christa Riffel (Ger) 0:01:03
17 Johanne Marcher (Den) 0:01:05
18 Karina Kasenova (Rus) 0:01:09
19 Tatiana Duenas (Col) 0:01:14
20 Sara Martin (Spa)
21 Karin Penko (Slo) 0:01:17
22 Lena Mettraux (Swi) 0:01:18
23 Clara Copponi (Fra) 0:01:22
24 Wiktoria Pikulik (Pol)
25 Laurie Jussaume (Can) 0:01:30
26 Andrea Ramirez (Mex) 0:01:37
27 Erin Attwell (Can) 0:01:38
28 Anne-Sophie Harsch (Lux) 0:01:39
29 Miriam Gardachal Bozal (Spa) 0:01:42
30 Adela Safarova (Cze) 0:01:47
31 Mikayla Harvey (NZl) 0:02:02
32 Lynette Benson (RSA) 0:02:05
33 Yulin Aguila (Mex) 0:02:09
34 Katja Kerpan (Slo) 0:02:11
35 Misuzu Shimoyama (Jpn) 0:02:38
36 Nicolene Marais (RSA) 0:02:52
37 Chaniporn Batriya (Tha) 0:02:53
38 Jiahuan Yang (Chn) 0:03:31
39 Kanyarat Kesthonglang (Tha) 0:03:34
40 Yue Chang (Chn) 0:04:00
ORDINE D’ARRIVO CRONOMETRO UOMINI U23
1 Marco Mathis (Germany) 0:34:08
2 Maximilian Schachmann (Germany) 0:00:18
3 Miles Scotson (Australia) 0:00:37
4 Lennard Kämna (Germany) 0:00:42
5 Kasper Asgreen (Denmark) 0:00:50
6 Neilson Powless (United States Of America) 0:00:54
7 Geoffrey Curran (United States Of America) 0:01:05
8 Tom Bohli (Switzerland) 0:01:16
9 Eddie Dunbar (Ireland) 0:01:21
10 Callum Scotson (Australia) 0:01:22
11 Stefan De Bod (South Africa)
12 Alexander Cowan (Canada) 0:01:26
13 Rémi Cavagna (France) 0:01:28
14 Filippo Ganna (Italy) 0:01:37
15 Jonathan Dibben (Great Britain) 0:01:38
16 Sean Mackinnon (Canada) 0:01:43
17 Mads Pedersen (Denmark) 0:01:50
18 Martin Schäppi (Switzerland) 0:01:53
19 Corentin Ermenault (France) 0:01:58
20 Edoardo Affini (Italy) 0:01:59
21 Mads Würtz Schmidt (Denmark) 0:02:02
22 Izidor Penko (Slovenia) 0:02:10
23 Patrick Gamper (Austria) 0:02:11
24 János Pelikán (Hungary) 0:02:18
25 Tom Wirtgen (Luxembourg) 0:02:21
26 Tao Geoghegan Hart (Great Britain) 0:02:22
27 Nathan Van Hooydonck (Belgium) 0:02:25
28 Pascal Eenkhoorn (Netherlands) 0:02:26
29 Artem Nych (Russian Federation) 0:02:33
30 Daniel Martínez (Colombia)
31 Gonzalo Serrano (Spain) 0:02:41
32 Szymon Rekita (Poland) 0:02:53
33 Amanuel Gebrezgabihier (Eritrea) 0:02:58
34 Nazar Lahodych (Ukraine) 0:03:04
35 Przemyslaw Kasperkiewicz (Poland) 0:03:17
36 Ivo Emanuel Oliveira (Portugal)
37 Silver Mäoma (Estonia) 0:03:21
38 Ivan Centrone (Luxembourg) 0:03:27
39 Sam Dobbs (New Zealand) 0:03:29
40 Pavel Sivakov (Russian Federation) 0:03:33
41 Jan-Willem Van Schip (Netherlands) 0:03:34
42 Mehdi Rajabi (Islamic Republic of Iran) 0:03:38
43 Timur Maleev (Ukraine) 0:03:40
44 Merhawi Kudus Ghebremedhin (Eritrea) 0:03:42
45 Michael O’loughlin (Ireland) 0:03:44
46 Krists Neilands (Latvia) 0:03:45
47 Senne Leysen (Belgium) 0:03:55
48 Abderrahmane Mansouri (Algeria) 0:03:59
49 Mohammad Ganjkhanlou (Islamic Republic of Iran) 0:04:18
50 Yuriy Natarov (Kazakhstan) 0:04:22
51 Jon Bozic (Slovenia) 0:04:24
52 Eriks Toms Gavars (Latvia) 0:04:25
53 Victor Langellotti (Monaco) 0:04:26
54 Islam Shawky (Egypt) 0:04:28
55 Nassim Saidi (Algeria) 0:04:38
56 Ka Hoo Fung (Hong Kong, China) 0:04:54
57 Joseph Areruya (Rwanda) 0:04:59
58 Stepan Astafyev (Kazakhstan) 0:05:13
59 Raimondas Rumšas (Lithuania) 0:05:29
60 Maral-Erdene Batmunkh (Mongolia) 0:05:50
61 Enkhtaivan Bolor-Erdene (Mongolia) 0:06:06
62 Andrej Petrovski (Former Yugoslav Republic of Macedonia) 0:06:13
63 Bilguunjargal Erdenebat (Mongolia) 0:06:45
64 Nazar Alabuabdulla (Saudi Arabia) 0:07:19
65 Khaled Alkhalaifah (Kuweit) 0:07:47
66 Abdulhadi Alajmi (Kuweit) 0:08:14
67 Hassan Aljumah (Saudi Arabia) 0:08:15
68 Akramjon Sunnatov (Uzbekistan) 0:08:41
69 Yahiaaldien Khalefa (Bahrain) 0:09:11
70 Egzon Misini (Kosovo) 0:10:56
71 Luan Haliti (Kosovo) 0:18:50

Il podio della cronometro riservata alle donne junior (foto UCI)
BOELS DOLMANS ED ETIXX-QUICKSTEP SPODESTANO CANYON-SRAM E BMC
Primo e secondo posto identici a quelli di Ponferrada sia in campo maschile che femminile ma cambia l’ordine con la formazione olandese e quella belga che, nella cronosquadre che ha aperto i Mondiali di Doha, strappano il titolo ai rivali che si erano imposti nel 2015, con i nostri Daniel Oss, Manuel Quinziato ed Elena Cecchini che conquistano dunque, insieme ai rispettivi compagni, la medaglia d’argento. Sul gradino più basso del podio la Cervelo Bigla, che precede la BePink, unica formazione azzurra in gara, e l’Orica-Bike Exchange.
Nonostante le diverse polemiche degli scorsi mesi – riguardanti sia l’assegnazione dei Mondiali di ciclismo al Qatar, non certo la terra più adatta a gareggiare a metà ottobre a livello di condizioni climatiche, sia la disputa stessa della cronosquadre maschile, con le formazioni World Tour che avevano minacciato di disertare in massa l’appuntamento per questioni legate agli elevati costi – la rassegna iridata di Doha è partita regolarmente con le due cronometro riservate ai team, quelle delle formazioni delle donne elite e dei professionisti, entrambe andata in scena sul medesimo percorso di 40 km con partenza dal circuito del Losail e arrivo sull’isola artificiale The Pearl Qatar, interamente pianeggiante ma reso impegnativo dal gran caldo; come di consueto ciascuna compagine ha schierato 6 elementi, con il tempo finale preso sul quarto a tagliare il traguardo.
Per prime hanno gareggiato le ragazze e a imporsi è stata una delle favorite della vigilia, ovvero l’olandese Boels-Dolmans che ha così spezzato il dominio della Canyon-Sram che, con la denominazione di Specialized-Lululemon e poi di Velocio-Sram, si era imposta ininterrottamente dal 2012 al 2015. La lotta per il successo è stata rimasta di fatto circoscritta a queste due squadre con la Boels-Dolmans (composta da Chantal Blaak, Karol-Ann Canuel, Elizabeth Armistead, Christine Majerus, Evelyn Stevens ed Ellen Van Dijk) che ha fatto segnare un tempo di 9” superiore alle avversarie al primo intertempo posto al km 13,6; da quel momento la formazione olandese ha innestato una marcia in più ed è andata ad imporsi con ben 48” di margine sulla squadra tedesca, con Alena Amjaljusik, Hannah Barnes, Lisa Brennauer, Mieke Kröger, “Trixi” Worrack e l’attuale campionessa italiana in linea Elena Cecchini, che hanno dunque dovuto accontentarsi della medaglia d’argento. La lotta per il gradino più basso del podio è stata, invece, per due terzi di gara tra l’elvetica Cervélo Bigla (Ciara Horne, Lisa Klein, Lotta Lepistö, Ashleigh Moolman, Joëlle Numainville, Stephanie Pohl) e l’olandese Rabobank-Liv (Shara Gillow, Roxane Knetemann, Anouska Koster, Katarzyna Niewiadoma, Moniek Tenniglo, Anna Van Der Breggen) che però nel finale, già rimasta con 4 elementi, ha dovuto fare i conti con una brutta caduta della Koster, che è ripartita solo dopo quache minuto mettendo inevitabilmente fuori gara la formazione olandese, alla fine 8a e ultima a 6′03”. La medaglia di bronzo è dunque andata alla compagine elvetica, distaccata di 1′57” dalla Boels-Dolmans, mentre 4a a 2′46” ha chiuso la BePink, unica formazione italiana in gara che – schierando Amber Neben, Francesca Pattaro, Ilaria Sanguineti, Silvia Valsecchi, Georgia Williams e Olga Zabelinskaya – ha fatto meglio per 1” della statunitense Twenty16-Ridebiker, con la norvegese Hitec Products 6a a 3′24” e la slovena BTC City Ljubljana 7a a 3′43” a completare la graduatoria.
In campo maschile i favori del pronostico andavano ai campioni in carica della Bmc, vittoriosi anche nel 2014, e all’Etixx-QuickStep, già oro nel 2012 e 2013, battuta per 12” dalla formazione rossonera un anno fa a Richmond: ironia della sorte gli stessi secondi hanno separato al traguardo le due compagini ma ad avere la meglio questa volta è stata quella belga che, schierando Bob Jungels, Marcel Kittel, Yves Lampaert, Tony Martin, Niki Terpstra e Julien Vermote, si è mantenuta praticamente sulla stessa linea dei rivali fino al secondo intertempo posto al km 26,4 per poi allungare prepotentemente nel finale e relegare Rohan Dennis, Stefan Küng, Taylor Phinney, Joey Rosskopf e i nostri Daniel Oss e Manuel Quinziato, imprescindibili nell’economia della Bmc in questo tipo di prove, al secondo posto. Il solo Team Sky (Vasil Kiryienka, Michal Kwiatkowski, Nicolas Roche, Ben Swift, Danny Van Poppel, Geraint Thomas) ha inizialmente provato a contrastare le prime due formazioni ma i britannici sono calati strada facendo e ne ha approfittato l’Orica-BikeExchange (Luke Durbridge, Alexander Edmondson, Michael Hepburn, Daryl Impey, Michael Matthews, Sven Tuft) che, con una condotta di gara più regolare, ha conquistato il 3° posto a 37” dall’Etixx-QuickStep, con il Team Sky 4° a 54”, la Lotto NL-Jumbo (Victor Campenaerts, Wilco Kelderman, Tom Leezer, Primož Roglič, Timo Roosen, Jos Van Emden), anch’essa in flessione nel finale, 5a a 55” e la Movistar (Andrey Amador, Jonathan Castroviejo, Alex Dowsett, Imanol Erviti, Nelson Oliveira, Jasha Sütterlin) 6a a 1′11” e dunque lontana dai livelli di Richmond, quando conquistò il bronzo (anche se in quell’occasione va detto che potè fare affidamento su un atleta fondamentale come Adriano Malori). Chiudono la top ten la Giant-Alpecin 7a a 1′26”, la Katusha 8a a 2′01”, l’Astana 9a a 2′21” e alla sorprendente Veranda’s Willems, 10a a 3′39”, mentre Andrea Palini, unico altro azzurro in gara oltre a Oss e Quinziato, ha chiuso 15° a 5′44” insieme alla sua SkyDive Dubai, che ha preceduto Vino 4-Ever e Stradalli-Bike Aidl, le due formazioni che hanno chiuso la graduatoria e, a titolo di curiosità, hanno fatto registrare entrambe un tempo superiore a quello della Boels-Dolmans in campo femminile. La rassegna iridata proseguirà ora con le crono delle categorie junior donne e under 23 in cui per l’Italia gareggeranno Lisa Morzenti e Filippo Ganna, che andranno a caccia di una medaglia già conquistata ai recenti campionati europei di Plumelec, insieme ad Elena Pirrone, Alessia Vigilia ed Edoardo Affini
Marco Salonna

La Etixx vola sulle desertiche strade del Qatar e va a cogliere la medaglia d'oro nella prova a cronometro a squadre (foto Bettini)
GAVIRIA, VITTORIA PRESTIGIOSA NELLA PARIGI – TOURS
Fernando Gaviria (Team Etixx Quick Step) vince la 110° edizione della Parigi-Tours anticipando la volata sull’Avenue du Grammont e consegna alla Colombia la seconda vittoria in una classica prestigiosa, anche se non “monumento”, dopo quella recentemente conseguita da Chaves al Giro di Lombardia. In seconda posizione si classifica Arnaud Démare (Team FDJ) mentre terzo è Jonas Van Genechten (IAM Cycling). Da segnalare il buon quarto posto di Matteo Trentin mentre i più delusi di giornata, anche in ottica mondiali, sono Bouhanni, Ewan, Cavendish e Viviani, tutti e quattro fuori dalla top five.
L’edizione 110 della Parigi – Tours non poteva non essere influenzata dai mondiali di Doha, che vedranno tra una settimana il culmine della stagione del ciclismo su strada. Alla corsa francese partecipavano, infatti, alcuni dei velocisti più attesi della prova iridata ed anche il percorso favoriva sicuramente le ruote veloci, modellato su quello piattissimo di Doha. Se, infatti, negli anni precedenti la corsa si decideva anche sulle brevi ma insidiose “côtes” poste nei 30 km finali, quest’anno la sola Côte de Crochu, collocata a circa 25 km dall’arrivo, non sembrava certo in grado di sparigliare le carte in tavola e l’arrivo di una volata di massa era senz’altro il più prevedibile sulla carta. Dopo la partenza da Dreux, località di circa 30.00 abitanti a circa 80 km a ovest di Parigi, iniziavano subito gli scatti da parte degli attaccanti della prima ora. Il gruppo, inizialmente in lunga fila indiana, si “arrendeva” dopo circa 20 km e lasciava andar via una fuga composta da sette ciclisti: Floris Gerts (Team BMC), Pirmin Lang (IAM Cycling), Warren Barguil (Team Giant Alpecin), Brian Van Goethem (Roompot Oranje), Kevin Lebreton (Armee de Terre), Maarten Wynants (Lotto NL Jumbo) e Arnaud Gérard (Fortuneo Vital Concept). Il vantaggio della fuga, dopo circa 40 km, era di 2 minuti e mezzo sul gruppo, in testa al quale iniziavano a farsi vedere le squadre dei velocisti. La corsa andava avanti blandamente, favorita anche dal tracciato pressoché pianeggiante. Il vantaggio della fuga aumentava a 3 minuti e 20 secondi dopo 110 km percorsi ma il gruppo sembrava controllare agevolmente la fuga. La fase transitoria durava fino a 15 km dall’arrivo quando l’accelerazione finale del gruppo, promossa tra gli altri dal Team Dimension Data e dalla FDJ.fr, riprendeva la fuga, dalla quale nel frattempo si era staccato Lebreton. Bert De Backer (Team GIant Alpecin) e Sergej Lagutin (Team Katusha) provavano un attacco in coppia ai meno 12 e raggiungevano un vantaggio di una quindicina di secondi sul gruppo. Sotto l’impulso di Cofidis, Lotto Soudal e Dimension Data il gruppo rintuzzava questo nuovo tentativo d’attacco e riprendeva i due ai meno 6. La velocità del gruppo a questo punto restava molto alta per evitare ulteriori attacchi. L’Avenue du Grammont a Tours aspettava quindi l’arrivo con la pronosticatissima volata a ranghi compatti. Ma ai 300 metri Fernando Gaviria (Team Etixx Quick Step) anticipava la volata e riusciva a mantenere un vantaggio risicato ma determinante fin sulla linea del traguardo. Il giovane ciclista della squadra belga è il secondo colombiano a vincere una classica, preceduto di una settimana dal connazionale Chaves, e si candida ad un ruolo da protagonista anche ai prossimi mondiali in Qatar. Da segnalare anche il buon quarto posto di Matteo Trentin, vincitore lo scorso anno, anche lui pronto per i Mondiali, nei quali la coppia Viviani-Nizzolo potrebbe a sorpresa farsi da parte e favorire l’esplosività del trentino. Adesso i riflettori sono puntati appunto sui mondiali di Doha, che già oggi inaugurano la settimana a loro dedicata con le prove a cronometro a squadre maschile e femminile.
Giuseppe Scarfone

Gaviria ottiene il suo primo successo in una classifica battendo l'agguerrita concorrenza alla Parigi-Tours (Getty Images Sport)
BENNETT CONCEDE IL BIS E SI AGGIUDICA LA PARIS-BOURGES
Seconda vittoria consecutiva dell’irlandese della Bora-Argon 18 nella corsa francese, che si era aggiudicato anche lo scorso anno precedendo allo sprint il transalpino Bouhanni. Stavolta i battuti sono il russo Porsev e il francese Barbier, mentre in quinta posizione ha concluso l’italiano Jacopo Guarnieri, che farà parte della nazionale selezionati per gli imminenti mondiali di Doha, quest’anno disegnati su di un percorso favorevole ai velocisti.
Per il secondo anno consecutivo l’irlandese della Sam Bennett (Bora-Argon 18) mette la sua ruota davanti a tutti nella classica francese battendo Porsev (Katusha) e Barbier (Roubaix). La giornata si era aperta immediatamente con un tentativo di fuga: in avanscoperta sono andati Centrone (Differdange), Jauregui (Ag2r), Helven (Topsport), Gesbert (Fortuneo) e Byrel Iversen (Giant Scatto), che hanno pedalato per quasi tutta la gara davanti al gruppo. Pian piano, però, sotto il ritmo imposto in particolar modo dalla Cofidis per il suo capitano Bouhanni, il drappello ha iniziato a perdere i pezzi, finchè ai -12 km hanno dovuto alzare bandiera bianca Gesbert e Jauregui, unici due reduci del tentativo iniziale.
Immediatamente si è scatenata la bagarre, ma la Cofidis è riuscita a tenere unita la corsa fino alla volata finale. Alla squadra francese è mancato solo il suo uomo di punta, che al termine della volata ha chiuso addirittura in 32° posizione. Lo sprint è stato vinto da Sam Bennett, al secondo successo nella classica dopo la vittoria della scorsa stagione proprio su Bouhanni. Alle sue spalle si è classificato Porsev mentre terzo è giunto il padrone di casa Barbier. Buone notizie per la squadra azzurra che sarà impegnata in Qatar sono arrivate da Guarnieri (Katusha), quinto alle spalle di Sarreau (FDJ); nono si è piazzato l’altro italiano Sbaragli (Dimension Data), all’ennesimo piazzamento stagionale.
Andrea Mastrangelo

L'irlandese Sam Bennet mette a segno un prestigioso bis alla Paris-Bourges, vincendola per il secondo anno consecutivo (foto F. Mons/L'Equipe)
JOHN DEGENKOLB, UN TEDESCO ALLO SPARKASSEN MÜNSTERLAND GIRO 2016
Con i mondiali di Doha sempre più vicini queste ultime gare di stagione sono l’occasione giusta per mettere a punto lo stato di forma dei velocisti. Gli imminenti mondiali asiatici rappresentano un obbiettivo difficilmente ripetibile a breve per le ruote veloci del plotone.
La corsa odierna vedeva impegnati un discreto numero di pretendenti alla maglia iridata in palio domenica 16 p.v. La vittoria è andata al tedesco John Degenkolb, al termine di una gara animata da una lunga fuga e dal maltempo che ha complicato ulteriormente le cose ai ciclisti.
La fuga di giornata è stata condotta per lunga parte dei chilometri da Paweł Bernas (Verva-ActiveJet), Aimé De Gendt (TopSport Vlaanderen-Baloise), Silvio Herklotz (Bora-Argon 18), Robert Kessler (LKT Team Brandeburg), Sjoerd Kouwenhoven (Metech) e Roland Thalmann (Team Roth). I sei attaccanti, dopo aver raggiunto un vantaggio massimo di sei minuti, hanno saputo gestirsi bene facendosi raggiungere dagli inseguitori solo nel circuito finale, quando tra loro e il giocarsi il successo mancava il solo ultimo giro.
La volata finale ha visto così il successo di John Degenkolb, secondo successo stagionale per lui al termine di un’annata fallimentare a causa dell’incidente accadutogli in allenamento a gennaio, davanti al belga Roy Jans (Wanty-Groupe Gobert) e al suo connazionale Pascal Ackermann (Rad-net Rose). Niente da fare, invece, per gli attesi Marcel Kittel (Etixx-Quick Step) e Andrè Greipel (Lotto Soudal). Le due star tedesche delle volate, rimaste imbottigliate nelle retrovie da una frattura del plotone avvenuta nelle fasi che hanno preceduto la fine della fuga, non hanno nemmeno avuto la possibilità di dire la loro sul rettilineo finale.
Il primo degli italiani è stato Matteo Trentin (Etixx-Quick Step), quarto al traguardo e insignito strada facendo dei gradi di capitano della propria formazione a causa dell’assenza di Kittel nell’avanguardia del plotone.
Mario Prato

Degenkolb risolleva in parte una stagione fallimentare cogliendo il suo secondo successo nel 2016 alla Sparkassen Münsterland Giro (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
PRIMA MONUMENTO PER UN COLOMBIANO: CHAVES A PIENE MANI SUL LOMBARDIA
Esteban Chaves interpreta in modo perfetto l’ultima classica monumento della stagione e riesce ad aver ragione di un ottimo Diego Rosa, oggi decisamente in condizione a differenza di Aru che non riesce a reagire all’attacco di Chaves sulla salita di Selvino. Il piemontese, davvero coriaceo, ci prova nel finale più di una volta e cerca anche di lanciare la volata lunga, ma alla fine il giovane colombiano, che ha raggiunto due podi in altrettanti GT disputati quest’anno, riesce a sopravanzare l’atleta dell’Astana negli ultimissimi metri.
Il durissimo percorso proposto quest’anno dagli organizzatori ha regalato un grande Lombardia, visto che i corridori hanno risposto all’appello di un tracciato cattivo disputando a tutta quest’ultima classica monumento della stagione 2016.
Diego Rosa ha sfoderato un’ottima prova e, se non avesse dovuto correre in funzione di gregario di un Fabio Aru apparso decisamente sottotono, sarebbe magari giunto con qualche energia in più allo sprint con il colombiano Chaves che ha comunque pienamente meritato la vittoria, essendo stato colui che, più di tutti, si è prodigato nei tentativi di attacco nel finale.
L’esigente percorso ed il tempo incerto, si diceva, non hanno scoraggiato gli atleti che, già dai primissimi chilometri di gara, hanno tenuto un’andatura elevatissima, tanto che i tentativi di evasione, che pure ci sono stati (soprattutto con Colbrelli), non hanno trovato terreno fertile e, sino alla salita del Ghisallo, nessuno ha avuto il via libera. Proprio sulla celeberrima salita verso il Museo del Ciclismo, sulla quale sono state scritte grandi pagine di storia relative a questa corsa, riescono ad andar via Damiano Caruso (BMC), Rudy Molard (Cofidis), Mikaël Cherel (Ag2r La Mondiale) e Stefan Denifl (IAM Cycling). Sarà questa la fuga che caratterizzerà gran parte della corsa. Il gruppo inizialmente lascia spazio a questo tentativo ed inizia a reagire quando il vantaggio arriva vicino agli 8 minuti, con Cannondale e Astana ad incaricarsi di condurre le operazioni.
Eccetto la salita del Ghisallo, che in questa edizione con arrivo a Bergamo era collocata nelle fasi iniziali, le difficoltà vere iniziavano sulla salita di Valcava ed è proprio lungo le rampe di quest’ascesa che si rompe il drappello dei battistrada, con Denifl e Cherel che non riescono a tenere il ritmo degli altri due compagni di avventura e devono mollare la testa della corsa. Mentre Denifl viene ripreso dal gruppo, Cherel riesce a resistere davanti e si accoda a Jan Bakelants (Ag2r La Mondiale) e Romain Hardy (Cofidis), che si erano portati allo scoperto nella discesa.
I contrattaccanti rimangono a bagnomaria anche lungo la salita di Berbenno e vengono ripresi lungo la dura salita di Sant’Antonio Abbandonato. La situazione vede, quindi, il gruppo compatto alla spalle di Molard e Caruso. Quest’ultimo, senza neppure attaccare, riesce a levarsi di ruota il francese con un ritmo elevatissimo che non lascia scampo al corridore della Cofidis.
Mentre diversi possibili favoriti come Landa, Ulissi e Pozzovivo passano un brutto quarto d’ora non riuscendo a mantenere il forte ritmo di Movistar ed Orica, nel gruppo dei migliori Matvey Mamykin (Katusha) – seguito in prima battuta da David De La Cruz (Etixx – QuickStep), Diego Rosa (Astana), Pierre-Roger Latour (Ag2r La Mondiale), Robert Gesink (LottoNL – Jumbo) e Davide Villella (Cannondale – Drapac) – riesce a portare via un gruppetto interessante, specialmente perché esso si infoltisce con atleti di grandissima qualità: poco dopo, infatti, entrano a farne parte anche Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), Esteban Chaves (ORICA BikeExchange), Fabio Aru (Astana) e Franco Pellizotti (Androni – Sidermec), Alejandro Valverde, Giovanni Visconti (Movistar), Rodolfo Torres (Androni – Sidermec), Gianluca Brambilla (Etixx – QuickStep) e Warren Barguil (Giant – Alpecin).
La qualità di questo gruppo, che comprende tutti i migliori, è subito evidente dato che Molard e Caruso vengono ripresi impietosamente, mentre da dietro sopraggiungono Alessandro De Marchi (BMC) e Rigoberto Urán (Cannondale – Drapac), che vanno ad aggiungere ulteriore qualità al gruppo dei battistrada. Nel frattempo, prima Pellizzotti e Mamykin e poi, nella parte finale della salita verso Miragolo San Salvatore, anche Molard e De La Cruz perdono contatto. Anche la successiva discesa tecnica riserva alcune emozioni, ma è lungo le rampe che portano a Selvino che viene lanciato l’attacco decisivo dal superfavorito Esteban Chaves, il quale accelera in modo deciso con Urán e Bardet lesti a prendergli la ruota. Rosa, che in un primo momento si lascia sorprendere (anche per controllare la posizione di Aru), è bravo a riportasi sul terzetto di testa in un secondo momento, mentre il sardo non è proprio in giornata e rimane staccato insieme a quel che restava del plotoncino di testa. L’azione di questi quattro atleti è quella buona, il vantaggio diviene via via più consistente e rassicurante così che, ai piedi dello strappo di Bergamo Alta, è scontato che la vittoria sia “affaire” tra questi battistrada. Il primo a provarci è Rosa, con Chaves molto attento a riportarsi prontamente sulla ruota del piemontese, portandosi dietro anche il connazionale Urán e il francese Bardet. Successivamente, è proprio Chaves a lanciare un attacco che ha come effetto principale quello di lasciare per strada Bardet, che non riesce a reagire, mentre Rosa riesce a riportarsi sui due colombiani.
Mentre Bardet non riesce a rientrare, nonostante il forcing in discesa, Rosa poco prima dell’ultima curva tenta di sorprendere gli avversari, lanciando la volata lunga, ma Chaves è molto attento e sceglie il momento giusto per superare il bravissimo piemontese dell’Astana proprio negli ultimi metri.
Rosa ha offerto una straordinaria prestazione ma, ancora una volta, l’Astana non ha dimostrato di capire lo stato di forma e le possibilità dei proprio corridori. Al Giro d’Italia del 2015 Mikel Landa, decisamente il più forte e forse l’unico in grado di mettere in discussione la vittoria di Contador, era stato sacrificato, in particolare nella prima parte del Mortirolo, per aiutare un Aru in netta difficoltà ed oggi, in misura minore, anche Rosa è stato spremuto ben bene prima di avere via libera, quando ormai era chiaro che Aru non era in giornata. Una conoscenza più accurata delle reali possibilità dei membri della squadra avrebbe permesso a Rosa di arrivare con ben altre energie allo sprint finale, mentre l’Astana più di una volta ha dimostrato di capire troppo tardi su chi puntare. Urán, dopo un Giro d’Italia decisamente in sordina ed una stagione nel complesso povera di soddisfazioni, ha trovato in questo finale di stagione la condizione che sperava di avere anche in altri momenti. Anche oggi, tuttavia, il bravo colombiano, due volte secondo al Corsa Rosa, ha accusato alcuni passaggi a vuoto, come quando sembrava aver perso il treno giusto che è riuscito poi a recuperare proprio grazie alla condizione attuale, che non è però bastata per centrare il successo.
Perfetto è stato, invece, il vincitore Estaban Chaves che, prima sul Selvino e poi verso Bergamo alta, è riuscito a selezionare al massimo il gruppetto di testa per poi a piazzare il colpo vincente allo sprint. Il corridore dell’Orica, dopo i podi a Giro e Vuelta, non ha perso la condizione e, pensando alla sua giovane età e a quanto ha imparato proprio quest’anno, può guardare al futuro in modo molto molto positivo. Al Giro, forse un pizzico d’inesperienza lo aveva fatto arrivare alla due giorni finale in affanno, tanto che ha dovuto cedere il vessillo del primato a Nibali proprio nell’ultima tappa di montagna, mentre alla Vuelta ha dimostrato di aver capito la lezione ed è riuscito a strappare il podio ad un uomo che si chiama Alberto Contador sull’ultimo arrivo in salita. La condizione, tuttavia, non è passata, dato che, dopo il Giro dell’Emilia, Chaves aggiunge al suo palmarès anche la prima classica monumento conquistata da un colombiano.
A conferma del pregio di questa corsa è da segnalare anche la prestazione di Bardet il quale, dopo il secondo posto al Tour de France, si è presentato ai nastri di partenza di questo Lombardia con ambizioni importanti. E’ mancato giusto sull’ultima forte accelerazione di Chaves verso Bergamo Alta e non è riuscito, nonostante la buona volontà, e rientrare in discesa. Un piccolo momento di défaillance gli è costato il podio e forse la vittoria
In chiusura, bisogna fare i complimenti agli organizzatori che hanno proposto un percorso avvincente che ha fatto scoppiare la corsa ad oltre 60 km dalla conclusione ed ha offerto agli atleti più bravi ed in forma l’occasione per offrire uno spettacolo sportivo davvero pregevole.
Ancora una volta la classica delle foglie morte offre un gran finale di stagione.
Benedetto Ciccarone

Un momento storico: per la prima volta nella storia un corridore non europeo taglia da vincitore il traguardo del Giro di Lombardia (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
IL TRICOLORE SVENTOLA SUL PIEMONTE: VOLATA DI NIZZOLO SU GAVIRIA E BENNATI
Prova generale di mondiale in casa azzurra sulle strade del Giro del Piemonte, giunto quest’anno alla 100a edizione. A soffiare sulle candeline del prestigioso “compleanno” è stato Giacomo Nizzolo, uno degli uomini di punta della nazionale selezionata da Davide Cassani per l’imminente mondiale di Doha, che ha preceduto sul traguardo in leggera salita di Agliè il colombiano Gaviria ed un altro italiano, Daniele Bennati.
Talvolta la storia è in grado di fornire delle coincidenze particolari ed emozionanti, ed è questo il caso dell’edizione del centenario del Gran Piemonte con la maglia tricolore di Giacomo Nizzolo (Nazionale Italiana) a tagliare il traguardo davanti a tutti, anticipando sul complicato traguardo di Agilè, 500m al 4%, il colombiano Gaviria (Etixx), Bennati (Tinkoff), Lobato (Movistar), Colbrelli (Bardiani) e Gilbert (BMC). Un ordine d’arrivo davvero sontuoso per l’edizione storica della grande classica italiana, un tempo conosciuta come Giro del Piemonte, e un ottimo auspicio per la gara mondiale del 16 ottobre, nella quale sia Bennati, sia Nizzolo saranno chiamati a difendere i colori italiani in Qatar.
Gilbert e Colbrelli, assieme a Pozzato (Wilier), Bakelants (Ag2r), vincitore della scorsa edizione, Felline (Nazionale Italiana) e Rossetto (Cofidis) avevano per lunga parte della giornata animato la corsa, arrivando ad avere un vantaggio di 4’30” prima di essere pian piano raggiunti e ripresi, con il solo portacolori della Cofidis a resistere generosamente al gruppo lanciato fino ad un chilometro dal traguardo, inesorabilmente assorbito dal plotone già pronto per la volata dopo poco la “flamme rouge”.
Il resto è storia con Nizzolo che vestito di tricolore alza le braccia al cielo davanti al Castello Ducale e sotto gli occhi degl CT Cassani che lo ha voluto quest’oggi nella selezione azzurra per il Qatar, nella quale dovrà spartirsi i compiti di capitano con Viviani. Dietro di lui uno strepitoso Gaviria, che conferma il suo stato di grazia, e un altro importante tassello della nazionale italiana, quel Daniele Bennati, che sarà l’uomo di esperienza ai prossimi campionati iridati.
Sperando che sia stato solo un antipasto di quello che avverrà in Qatar tra due settimane
Andrea Mastrangelo

Nizzolo anticipa Gaviria sul lastricato di Piazza Castello ad Agliè (foto Tim de Waele/TDWSport.com)

