PRIMA MONUMENTO PER UN COLOMBIANO: CHAVES A PIENE MANI SUL LOMBARDIA
Esteban Chaves interpreta in modo perfetto l’ultima classica monumento della stagione e riesce ad aver ragione di un ottimo Diego Rosa, oggi decisamente in condizione a differenza di Aru che non riesce a reagire all’attacco di Chaves sulla salita di Selvino. Il piemontese, davvero coriaceo, ci prova nel finale più di una volta e cerca anche di lanciare la volata lunga, ma alla fine il giovane colombiano, che ha raggiunto due podi in altrettanti GT disputati quest’anno, riesce a sopravanzare l’atleta dell’Astana negli ultimissimi metri.
Il durissimo percorso proposto quest’anno dagli organizzatori ha regalato un grande Lombardia, visto che i corridori hanno risposto all’appello di un tracciato cattivo disputando a tutta quest’ultima classica monumento della stagione 2016.
Diego Rosa ha sfoderato un’ottima prova e, se non avesse dovuto correre in funzione di gregario di un Fabio Aru apparso decisamente sottotono, sarebbe magari giunto con qualche energia in più allo sprint con il colombiano Chaves che ha comunque pienamente meritato la vittoria, essendo stato colui che, più di tutti, si è prodigato nei tentativi di attacco nel finale.
L’esigente percorso ed il tempo incerto, si diceva, non hanno scoraggiato gli atleti che, già dai primissimi chilometri di gara, hanno tenuto un’andatura elevatissima, tanto che i tentativi di evasione, che pure ci sono stati (soprattutto con Colbrelli), non hanno trovato terreno fertile e, sino alla salita del Ghisallo, nessuno ha avuto il via libera. Proprio sulla celeberrima salita verso il Museo del Ciclismo, sulla quale sono state scritte grandi pagine di storia relative a questa corsa, riescono ad andar via Damiano Caruso (BMC), Rudy Molard (Cofidis), Mikaël Cherel (Ag2r La Mondiale) e Stefan Denifl (IAM Cycling). Sarà questa la fuga che caratterizzerà gran parte della corsa. Il gruppo inizialmente lascia spazio a questo tentativo ed inizia a reagire quando il vantaggio arriva vicino agli 8 minuti, con Cannondale e Astana ad incaricarsi di condurre le operazioni.
Eccetto la salita del Ghisallo, che in questa edizione con arrivo a Bergamo era collocata nelle fasi iniziali, le difficoltà vere iniziavano sulla salita di Valcava ed è proprio lungo le rampe di quest’ascesa che si rompe il drappello dei battistrada, con Denifl e Cherel che non riescono a tenere il ritmo degli altri due compagni di avventura e devono mollare la testa della corsa. Mentre Denifl viene ripreso dal gruppo, Cherel riesce a resistere davanti e si accoda a Jan Bakelants (Ag2r La Mondiale) e Romain Hardy (Cofidis), che si erano portati allo scoperto nella discesa.
I contrattaccanti rimangono a bagnomaria anche lungo la salita di Berbenno e vengono ripresi lungo la dura salita di Sant’Antonio Abbandonato. La situazione vede, quindi, il gruppo compatto alla spalle di Molard e Caruso. Quest’ultimo, senza neppure attaccare, riesce a levarsi di ruota il francese con un ritmo elevatissimo che non lascia scampo al corridore della Cofidis.
Mentre diversi possibili favoriti come Landa, Ulissi e Pozzovivo passano un brutto quarto d’ora non riuscendo a mantenere il forte ritmo di Movistar ed Orica, nel gruppo dei migliori Matvey Mamykin (Katusha) – seguito in prima battuta da David De La Cruz (Etixx – QuickStep), Diego Rosa (Astana), Pierre-Roger Latour (Ag2r La Mondiale), Robert Gesink (LottoNL – Jumbo) e Davide Villella (Cannondale – Drapac) – riesce a portare via un gruppetto interessante, specialmente perché esso si infoltisce con atleti di grandissima qualità : poco dopo, infatti, entrano a farne parte anche Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), Esteban Chaves (ORICA BikeExchange), Fabio Aru (Astana) e Franco Pellizotti (Androni – Sidermec), Alejandro Valverde, Giovanni Visconti (Movistar), Rodolfo Torres (Androni – Sidermec), Gianluca Brambilla (Etixx – QuickStep) e Warren Barguil (Giant – Alpecin).
La qualità di questo gruppo, che comprende tutti i migliori, è subito evidente dato che Molard e Caruso vengono ripresi impietosamente, mentre da dietro sopraggiungono Alessandro De Marchi (BMC) e Rigoberto Urán (Cannondale – Drapac), che vanno ad aggiungere ulteriore qualità al gruppo dei battistrada. Nel frattempo, prima Pellizzotti e Mamykin e poi, nella parte finale della salita verso Miragolo San Salvatore, anche Molard e De La Cruz perdono contatto. Anche la successiva discesa tecnica riserva alcune emozioni, ma è lungo le rampe che portano a Selvino che viene lanciato l’attacco decisivo dal superfavorito Esteban Chaves, il quale accelera in modo deciso con Urán e Bardet lesti a prendergli la ruota. Rosa, che in un primo momento si lascia sorprendere (anche per controllare la posizione di Aru), è bravo a riportasi sul terzetto di testa in un secondo momento, mentre il sardo non è proprio in giornata e rimane staccato insieme a quel che restava del plotoncino di testa. L’azione di questi quattro atleti è quella buona, il vantaggio diviene via via più consistente e rassicurante così che, ai piedi dello strappo di Bergamo Alta, è scontato che la vittoria sia “affaire” tra questi battistrada. Il primo a provarci è Rosa, con Chaves molto attento a riportarsi prontamente sulla ruota del piemontese, portandosi dietro anche il connazionale Urán e il francese Bardet. Successivamente, è proprio Chaves a lanciare un attacco che ha come effetto principale quello di lasciare per strada Bardet, che non riesce a reagire, mentre Rosa riesce a riportarsi sui due colombiani.
Mentre Bardet non riesce a rientrare, nonostante il forcing in discesa, Rosa poco prima dell’ultima curva tenta di sorprendere gli avversari, lanciando la volata lunga, ma Chaves è molto attento e sceglie il momento giusto per superare il bravissimo piemontese dell’Astana proprio negli ultimi metri.
Rosa ha offerto una straordinaria prestazione ma, ancora una volta, l’Astana non ha dimostrato di capire lo stato di forma e le possibilità dei proprio corridori. Al Giro d’Italia del 2015 Mikel Landa, decisamente il più forte e forse l’unico in grado di mettere in discussione la vittoria di Contador, era stato sacrificato, in particolare nella prima parte del Mortirolo, per aiutare un Aru in netta difficoltà ed oggi, in misura minore, anche Rosa è stato spremuto ben bene prima di avere via libera, quando ormai era chiaro che Aru non era in giornata. Una conoscenza più accurata delle reali possibilità dei membri della squadra avrebbe permesso a Rosa di arrivare con ben altre energie allo sprint finale, mentre l’Astana più di una volta ha dimostrato di capire troppo tardi su chi puntare. Urán, dopo un Giro d’Italia decisamente in sordina ed una stagione nel complesso povera di soddisfazioni, ha trovato in questo finale di stagione la condizione che sperava di avere anche in altri momenti. Anche oggi, tuttavia, il bravo colombiano, due volte secondo al Corsa Rosa, ha accusato alcuni passaggi a vuoto, come quando sembrava aver perso il treno giusto che è riuscito poi a recuperare proprio grazie alla condizione attuale, che non è però bastata per centrare il successo.
Perfetto è stato, invece, il vincitore Estaban Chaves che, prima sul Selvino e poi verso Bergamo alta, è riuscito a selezionare al massimo il gruppetto di testa per poi a piazzare il colpo vincente allo sprint. Il corridore dell’Orica, dopo i podi a Giro e Vuelta, non ha perso la condizione e, pensando alla sua giovane età e a quanto ha imparato proprio quest’anno, può guardare al futuro in modo molto molto positivo. Al Giro, forse un pizzico d’inesperienza lo aveva fatto arrivare alla due giorni finale in affanno, tanto che ha dovuto cedere il vessillo del primato a Nibali proprio nell’ultima tappa di montagna, mentre alla Vuelta ha dimostrato di aver capito la lezione ed è riuscito a strappare il podio ad un uomo che si chiama Alberto Contador sull’ultimo arrivo in salita. La condizione, tuttavia, non è passata, dato che, dopo il Giro dell’Emilia, Chaves aggiunge al suo palmarès anche la prima classica monumento conquistata da un colombiano.
A conferma del pregio di questa corsa è da segnalare anche la prestazione di Bardet il quale, dopo il secondo posto al Tour de France, si è presentato ai nastri di partenza di questo Lombardia con ambizioni importanti. E’ mancato giusto sull’ultima forte accelerazione di Chaves verso Bergamo Alta e non è riuscito, nonostante la buona volontà , e rientrare in discesa. Un piccolo momento di défaillance gli è costato il podio e forse la vittoria
In chiusura, bisogna fare i complimenti agli organizzatori che hanno proposto un percorso avvincente che ha fatto scoppiare la corsa ad oltre 60 km dalla conclusione ed ha offerto agli atleti più bravi ed in forma l’occasione per offrire uno spettacolo sportivo davvero pregevole.
Ancora una volta la classica delle foglie morte offre un gran finale di stagione.
Benedetto Ciccarone

Un momento storico: per la prima volta nella storia un corridore non europeo taglia da vincitore il traguardo del Giro di Lombardia (foto Tim de Waele/TDWSport.com)