ALLA PARIGI-NIZZA CALA CORTINA, ALLO SPAGNOLO LA TERZA TAPPA
Iván García Cortina (Bahrain-Merida) è il vincitore, un po’ a sorpresa, della 3a tappa della Parigi-Nizza. L’asturiano ha centrato la seconda vittoria in carriera grazie ad una potente volata che non ha lasciato scampo agli avversari. Battuti in maniera netta Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) ed un ottimo Andrea Pasqualon (Circus-Wanty Gobert). Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe) mantiene la leadership nella classifica generale.
La terza frazione della “Corsa verso il sole”, 214 km da Chalette-sur-Loing a La Châtre, prevedeva un percorso prevalentemente pianeggiante vista la presenza di un solo GPM, la Côte de la Chapelotte (3a categoria), posto dopo 86 km. Ancora una volta, però, sono state le condizioni atmosferiche a rendere la corsa dura, anche se non così selettiva come nelle precedenti due tappe.
Ad animare la tappa è stato il belga Tom Devriendt (Wanty-Circus Gobert), protagonista di una lunghissima azione solitaria. Il 28enne fiammingo ha attaccato dopo 5 km e ha deciso di proseguire da solo una volta capito che nessun’altro aveva intenzione di seguirlo. Il gruppo lo ha lasciato andare e Devriendt ha raggiunto un vantaggio superiore ai 9 minuti dopo 40 km. A quel punto è stata la squadra della maglia gialla Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), la Bora-Hansgrohe, a prendersi l’onere dell’inseguimento grazie al lavoro di Juraj Sagan (fratello minore di Peter), riducendo lo svantaggio a 7’.
La corsa è proseguita per lunghi tratti con vento contrario ma ogni volta che i corridori svoltavano trovando vento laterale, si sono create le condizioni ideali per un tentativo di ventaglio. La prima accelerazione, ad 85 km dall’arrivo, è stata opera dalla Israel Start-Up Nation e ha ridotto di 1 minuto lo svantaggio dal battistrada; successivamente a provarci (timidamente) è stata la Trek-Segafredo (ai -71). Altre due accelerazioni, una ai -54 e l’altra poco prima dei -40, hanno ulteriormente ridotto lo svantaggio dal coraggioso corridore belga, che ha però resistito fino ai -26, quando è stato ripreso dal gruppo dopo ben 186 km di fuga solitaria.
Negli ultimi 20 km ci sono state altre accelerazioni, la prima delle quali ad opera della Deceuninck-Quick Step, ma nessuno è riuscito a creare un ventaglio. E così a fare la selezione è stata la tensione che ha prodotto qualche caduta, una delle quali ha coinvolto lo sfortunato Bryan Coquard (B&B Hotel-Vital Concept), che era appena rientrato da una foratura.
La Deceuninck a quel punto ha organizzato il suo treno per lanciare la volata a Sam Bennett transitandoi in testa sotto lo striscione dell’ultimo chilometro con 3 uomini a supporto dell’Irlandese. Gli ultimi 500 metri presentavano un tratto in leggera salita che ha fatto saltare i piani del ‘wolfpack’: quando Yves Lampaert si è spostato, sarebbe dovuto entrare in azione Michael Mørkøv, ma il campione danese ha fatto cenno di non averne più e Bennett è stato costretto a portarsi a ruota di Caleb Ewan (Lotto-Soudal).
Ai -300 Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation) ha prima agganciato Ewan, incredibilmente rimasto in piedi, e poi colpito Bennett, caduto rovinosamente addosso le transenne.
Proprio mentre Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) stava per lanciare la sua volata, ai 150 metri è partito Iván García Cortina (Bahrain-Merida), che lo ha anticipato e battuto in maniera piuttosto netta. Il podio di giornata è stato completato da Andrea Pasqualon (Circus-Wanty Gobert) che ha preceduto Cees Bol (Sunweb) e Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic).
La classifica generale resta praticamente immutata con Schachmann che precede di 13” Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling) e di 24” Jasper Stuyven (Trek-Segafredo). Sergio Higuita (EF Pro Cycling) è 5° a 26” mentre Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) resta 9° con 31 secondi di ritardo dal tedesco. Più lontano Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), che è 25° ad 1’53”.
Oggi è in programma la 4a tappa, una frazione a cronometro che potrebbe dare un’altra scossa ad una classifica generale già uscita abbastanza sgranata dalle prime tappe. Saranno 15,1 km con partenza e arrivo a Saint-Amand-Montrond, città natale di Julian Alaphilippe. La prima parte del percorso sarà caratterizzata da due strappetti: il primo (1 km al 5,4%) posto dopo appena 2 km, il secondo (1,7 km al 6,2%) da superare poco prima dell’intermedio. Nella seconda parte, invece, la strada scenderà lentamente per poi diventare pianeggiante nel finale. È una tappa nella quale Schachmann potrebbe guadagnare su molti degli immediati inseguitori, rafforzando la leadership alla vigilia delle tappe più dure.
Pierpaolo Gnisci

Lo spagnolo Iván García Cortina a segno nella terza frazione (foto AFP)
CON NIZZOLO LA PARIGI-NIZZA PARLA ITALIANO
Dopo la tappa inaugurale anche la seconda frazione della Parigi-Nizza, la Chevreuse-Chalette sur Loing di 166.5 km, è stata caratterizzata da condizioni meterologiche avverse. A spuntarla, al termine di una volata a ranghi ristretti, è stato un fantastico Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling) davanti a Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe) e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), vincitore pochi giorni fa della Omloop Het Nieuwsblad.
La seconda tappa era sulla carta una delle più semplici di questa edizione. Dopo un primo tratto che comprendeva 3 GPM di 3a categoria nei primi 75 km, si affrontava un finale interamente pianeggiante che lasciava presagire un volatone di gruppo. Ma il vento ha condizionato la corsa esattamente come nella prima tappa.
La classifica fuga di giornata si è formata poco dopo la partenza. A dare vita al tentativo sono stati lo spagnolo José Manuel Díaz (Nippo One Delko Provence) e il francese Jonathan Hivert (Total Direct Énergie), già ieri protagonista del tentativo di fuga. Il corridore originario di Tours, leader della classifica dei GPM dopo la prima tappa, è riuscito ad accumulare ulteriori punti vincendo tutti i traguardi della montagna di giornata.
Il distacco del duo di testa è stato, però, sempre tenuto sotto controllo dal gruppo, tirato dalla Bora-Hansgrohe, squadra del leader Maximilian Schachmann, che è andata a riprendere i due fuggitivi quando all’arrivo mancavano ancora 60 km.
Subito dopo il ricongiungimento, un’accelerazione ha prodotto un primo disgregamento del gruppo e tra gli staccati si faceva notare il ’solito’ Richie Porte (Trek-Segafredo). Il gruppo si è ricomposto pochi chilometri dopo, in vista del traguardo volante di Puiselet (-50) vinto da Schachmann davanti a Sergio Higuita (EF Pro Cycling) e Peter Sagan (Bora-Hansgrohe).
Ai -33, aproffittando del vento, Sep Vanmarcke (EF Pro Cycling) e Mads Pedersen (Trek-Segafredo) hanno impresso una decisa accelerazione al gruppo, frantumandolo in numerosi drappelli. A loro si sono aggiunte poco dopo Bora-Hansgrohe, Groupama-FDJ e Team Sunweb.
A 29 km dall’arrivo, quando l’andatura del gruppo di testa era ormai molto sostenuta, è arrivata la foratura di Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), che quindi è rimasto irrimiediabilmente staccato.
Nelle fasi successive il gruppo di testa ha continuato a perdere unità. Tra i corridori rimasti attardati in questo frangente c’è anche Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), favorito n°1 della corsa, rimasto coinvolto in una caduta e riassorbito dal gruppo di Alaphilippe.
Quando all’arrivo mancavano 15 km il gruppo di testa era quindi formato da una trentina di corridori, tra i quali Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), il leader Schachmann, Romain Bardet (Ag2r La Mondiale) e Higuita. Dietro di loro un primo gruppo inseguitore aveva 30” di ritardo; più staccato il drappello con Quintana e Alaphilippe a circa 1 minuto.
Ai -11 una nuova accelerazione, stavolta promossa da Sagan, Pedersen e Schachmann, ha ulteriormente selezionato il gruppo di testa nel quale, oltre ai tre appena citati, erano rimasti solo Nibali, Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling), Pascal Ackermann e Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe), Higuita e il trio della Israel Start-Up Nation formato da Krists Neilands, Nils Politt e Mads Würtz Schmidt. Staccati invece Bardet e Pinot.
Il lavoro di uno straordinario Mads Pedersen (Trek – Segafredo) è terminato solo ai -3, quando hanno fatto capolino in testa al gruppo Schachmann e Nibali, rispettivamente a supporto di Ackermann e Stuyven.
Si è così giunti alla volata finale con un gruppo di appena 11 corridori. A lanciare lo sprint è stato Ackermann, che però è partito troppo lungo e col vento contro, finendo per favorire la rimonta perentoria di Nizzolo, alla seconda vittoria stagionale. Ackermann e Stuyven completano il podio, davanti a Politt, Higuita e Wurtz Schmidt. 7° Vincenzo Nibali (a 3”) davanti a Schachmann, Grossschartner e Neilands.
Bardet e Pinot sono arrivati a 18” insieme ad un altro Bora-Hansgrohe, Patrick Konrad. Tiesj Benoot (Sunweb), Alberto Bettiol (EF Pro Cycling), Dylan Teuns (Bahrain-McLaren) e Tanek Kangert (EF Pro Cycling) hanno perso 36”, mentre Alaphilippe e Quintana sono giunti addirittura a 1′25”.
La nuova classifica, uscita ulteriormente sgranata dalla tappa odierna, vede ancora in testa Schachmann con 15” su Nizzolo e 21” su Stuyven. Tra gli uomini di classifica da segnalare Higuita, 4° a 23”, e Nibali 9° a 28”. Teuns paga 40”, poco davanti a Pinot (15° a 43”). Ben maggiori i distacchi di Alaphilippe (1′32”) e Quintana (1′50”).
Domani la terza tappa, la più lunga di questa edizione con i suoi 214 km. Sulla carta sarà la penultima occasione per velocisti, vista la presenza di un solo GPM di 3a categoria posto dopo 86 km. Ma visto l’andazzo delle prime due frazioni, ci sarà da stare attenti dal primo all’ultimo chilometro.
Pierpaolo Gnisci

Nizzola vola a prendersi la seconda tappa della Parigi-Nizza 2020 (Getty Images)
SCHACHMANN INAUGURA LA PARIGI-NIZZA, IN BARBA AL CORONAVIRUS
Maximilian Schachmann è la prima maglia gialla della 78esima edizione della Parigi-Nizza. Il tedesco della Bora-Hansgrohe ha battuto in uno sprint ristretto Dylan Teuns (Bahrain-McLaren) e Tiesj Benoot (Team Sunweb) al termine di una prima tappa molto spettacolare, corsa in condizioni meteo decisamente difficili.
La “Course au Soleil” è partita in tono minore, nel bel mezzo dell’epidemia di coronavirus che si sta diffondendo in tutta Europa. Dopo l’annullamento delle ultime due tappe dell’UAE Tour (con tanto di caos quarantena ancora non del tutto risolto) e la cancellazione di tutte le corse italiane in calendario da qui ai primi di aprile, anche la Parigi-Nizza ha subito le conseguenze di un clima di incertezza e timore. Nel corso della settimana, infatti, ben 7 squadre World Tour (Astana, CCC Team, Mitchelton-Scott, Movistar , INEOS, Jumbo-Visma e UAE Team Emirates) avevano annunciato il loro forfait. ASO, organizzatore della corsa, è corsa ai ripari invitando altre due squadre Professional, la Circus-Wanty Gobert e la B&B Hotels-Vital Concept, e ottendendo in deroga dall’UCI la possibilità di schierare al via 8 ciclisti per squadra al posto dei 7 previsti dal regolamento.
Al via della prima tappa, 154 km con arrivo e partenza a Plaisir, si sono quindi presentate solo 17 squadre per un totale di 136 corridori. Tra questi anche diversi uomini (ad esempio Vincenzo Nibali e Peter Sagan) che avrebbero dovuto disputare la Tirreno-Adriatico, il cui annullamento ha costretto molte squadre a rivedere i programmi.
La frazione prevedeva un percorso prevalentemente piatto. Il primo tratto era un lungo giro di 70 km ad ovest di Plaisir con un GPM di 3a categoria posto dopo appena 8,5 km dal via. Conclusa questa fase, si entrava in un ampio circuito con il doppio passaggio sulla Côte de Neauphle-le-Château (1,5 km al 6.5%), posta rispettivamente ai km 82 e 149,5. Quest’ultimo rappresentava una possibile rampa di lancio per i finisseur, considerata la vicinanza dal traguardo ed un ultimo tratto dello strappo in pavè.
La corsa è stata subito animata dall’attacco di Romain Combaud (Nippo Delko One Provence) e Jonathan Hivert (Total Direct Énergie). I due, partiti dopo poco dopo il “km 0″, hanno rapidamente guadagato un margine consistente sul gruppo (5′30” dopo neanche 25 km dalla partenza), prima che la Deceuninck-Quick Step iniziasse a tirare, riducendo man mano il gap.
L’accelerazione imposta dalla squadra belga, unitamente alle condizioni climatiche avverse (pioggia e vento), ha letteralmente frantumato il plotone in più ventagli. Tra i corridori attardati anche Richie Porte (Trek-Segafredo) e Guillaume Martin (Cofidis). Nel frattempo il vantaggio dei fuggitivi si era ridotto al di sotto del minuto.
Nei chilometri successivi la situazione si è però ricomposta, coi vari tronconi che si sono ricongiunti fino ad avere nuovamente un gruppo compatto all’inseguimento del duo di testa quando all’arrivo mancavano 60 km. La fuga di Hivert e Combaud era però destinata ad avere vita breve: la coppia è stata ripresa al km 76, poco prima del primo passaggio sulla Côte de Neauphle-le-Château.
Al km 60 una caduta, che ha visto coinvolti anche Romain Bardet (Ag2r La Mondiale) e Warren Barguil (Arkéa-Samsic), ha nuovamente spezzato il gruppo in più tronconi. Nei chilometri successivi, grazie anche al vento, il ritmo imposto nel gruppo di testa da Deceuninck e Arkéa ha definitivamente fatto esplodere la corsa.
Ai -45 dall’arrivo il gruppo dei battistrada era formato da appena 16 corridori, tra i quali spiccavano Nairo Quintana (Arkéa-Samsic) e Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step). Alle sue spalle, distaziato di circa 25”, cercava di rientrare un altro drappello, man mano sempre meno folto, tirato da EF Pro Cycling e Barhain-McLaren e comprendente tra gli altri anche Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo).
Ai -30, in prossimità dello sprint intermedio di Montainville, posto in cima ad uno strappo di 900 metri al 7,2%, è partito Tiesj Benoot (Sunweb), immediatamente seguito da Alaphilippe. I due hanno fatto il vuoto proprio mentre gli altri 14 compagni di fuga venivano ripresi dal primo gruppo inseguitore.
Alaphilippe e Benoot si sono così ritrovati al comando con un vantaggio (ai -26) di una trentina di secondi su un gruppo di una quarantina di corridori.
Per diversi chilometri è stato solo Iván García (Bahrain-McLaren) a lavorare per non far aumentare lo svantaggio. La situazione è rimasta inalterata finchè ai – 15, quando il distacco stava per sfiorare i 40 secondi, sono arrivati in testa al gruppo anche gli uomini della Bora-Hansgrohe e della Lotto-Soudal. L’andatura si è fatta così più sostenuta, portando il gap a 22” ai -6.
Sull’ultimo GPM di giornata il duo di testa è riuscito a conservare un margine abbastanza ridotto sul gruppo, dal quale in cima allo salita sono partiti al contrattacco Dylan Teuns (Bahrain-McLaren) e Maximilian Schachmann (Bora – Hansgrohe). Il duo inseguitore è riuscito ad avvciniarsi ulteriormente in fondo alla discesa, rientrando su quello di testa quando all’arrivo mancavano appena 2300 metri. Non appena rientrato, Schachmann è partito in contropiede, subendo però il rientro di Alaphilippe. Sotto lo striscione dell’ultimo chilometro è stata la volta di Benoot, ma anche su di lui è stato il francese a chiudere. Si è così arrivati alla volata, lanciata lunga da Teuns. Schachmann ha immediatamente preso la ruota del belga per poi superarlo negli ultimi 100 metri. Teuns si è così dovuto acconentare della seconda posizione davanti a Benoot e ad un esausto Alaphilippe, 4° a 3”.
Il gruppo inseguitore, forte di 25 corridori, è arrivato con 15” di ritardo, regolato da Cees Bol (Sunweb) davanti a Nils Politt (Israel Start-Up Nation) e Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling).
Pesanti ritardi per molti uomini di classifica: Bardet, Porte e Martin hanno lasciato per strada quasi 3 minuti, mentre Warren Barguil ha chiuso addirittura con 14′47” di ritardo, venendo poi anche squalificato dalla giuria per scia prolungata dietro alla sua ammiraglia.
Schachmann è ovviamente il primo leader della classifica generale con 2” su Benoot, 4” su Teuns e 7” su Alaphilippe. Nibali è 21° a 25”,lo stesso distacco di Quintana e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ).
Domani è in programma la seconda tappa, la più semplice di questa edizione: i 166 km da Chevreuse a Chalette-sur-Loing presentano 3 GPM di 3a categoria nei primi 75 km e un tratto finale interamente pianeggiante. Tutto lascerebbe prevedere un arrivo allo sprint, ma probabilmente bisognerà fare nuovamente i conti con il vento e con la pioggia.
Pierpaolo Gnisci

Maximilian Schachmann vince la prima tappa della corsa transalpina (Getty Images Sport)
LE SAMYN, HOFSTETTER È IL PIÙ VELOCE
Hugo Hofstetter vince la classica belga regolando in volata Aimé De Gendt e David Dekker. Sesto Giacomo Nizzolo
Siamo giunti alla 50esima edizione di Le Samyn, corsa in linea che si disputa il mercoledì successivo alla più prestigiosa Omloop Het Nieuwsblad nella provincia vallone dell’Hainaut, in Belgio.
Sfruttando i tratti in pavé previsti già nelle fasi iniziali la corsa esplode con tentativi a ripetizione, che vengono però tutti rintuzzati dalla magistrale conduzione di gara della Deceuninck-QuickStep, a tratti coadiuvata dalla NTT Pro Cycling.
La pioggia scende battente sul gruppo, ma senza limitare lo spettacolo: è proprio Davide Ballerini, in forze alla citata corazzata belga quest’oggi padrone della gara, a tentare una sortita quando al traguardo mancano circa 50 km.
Il talento di Cantù riesce a portarsi dietro un manipolo di attaccanti, ma vede ben presto esaurirsi il proprio tentativo con un nulla di fatto. È così il turno del suo compagno di squadra Florian Sénéchal, che in contropiede cerca di portare via il tentativo giusto per arrivare fin sul traguardo, ma anche questa volta il plotone ricuce. Ai -15 si frattura nuovamente la testa della corsa e restano al comando una dozzina di corridori con una ventina di secondi di vantaggio sulla seconda parte del gruppo, nel quale la collaborazione sembra cessare in modo irrecuperabile.
Si giunge così alla volata a ranghi ristretti: è Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation) il più veloce di tutti grazie ad una tattica conservativa sui tratti di pavé che hanno preceduto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro. Alle sue spalle Aimé De Gendt (Circus-Wanty Gobert) e David Dekker (SEG Racing Academy) si spartiscono le posizioni di rincalzo del podio.
Buona prova di Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling), sesto alla bandiera a scacchi.
Lorenzo Alessandri

Hugo Hofstetter si impone nella corsa belga (Getty Images)
ASGREEN, NUMERO D’ALTA SCUOLA A KUURNE
Così come nel 2019, anche quest’anno la Kuurne-Bruxelles-Kuurne termina con un numero d’alta scuola di un corridore della Deceuninck-Quick Step. Nel 2019 fu Bob Jungels a mettere la firma sulla semiclassica fiamminga con un’azione in solitaria nel finale. Stavolta tocca al danese Kasper Asgreen vincere la corsa con un’altra azione altamente spettacolare, nata ai -30 e conclusa a braccie alzate davanti al gruppo in rimonta.
Il percorso della semiclassica che chiude il primo weekend fiammingo – 202 km con partenza ed arrivo a Kuurne – presentava una parte centrale caratterizzata da alcuni muri, gli ultimi dei quali erano il Kruisberg-Hotond (km 125), l’Oude Kwaremont (km 143) e il Kluisberg (km 150). Gli ultimi 50 km, che presentavano un circuito finale di 15 km da percorrere una sola volta, erano invece completamente piatti e quindi favorevoli ai ricongiungimenti e ad una probabile volata.
La fuga di giornata parte dopo circa 40 km ed è composta dal canadese Hugo Houle (Astana), dal danese Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates), dal norvegese Jonas Abrahamsen (Uno-X Norwegian Development Team) e dai belgi Roy Jans (Alpecin-Fenix) e Boris Vallée (Bingoal-Wallonie Bruxelles).
Ai -65 il danese è costretto a perdere contatto dagli altri quattro a causa di una foratura. Poco dopo nel gruppo avviene una caduta che coinvolge direttamente una decina di corridori e costringe molti altri a rallentare. Il gruppo si spezza in due tronconi principali e in altri più piccoli che cercano di rientrare.
Tra i corridori caduti, alcuni dei quali finiti dentro un fosso, c’è anche Gianni Moscon (Ineos) che, evidentemente innervosito, lancia una bici colpendo in pieno un corridore della NTT Pro Cycling: l”intervento della giuria ne sancirà la squalifica – l’ennesima per il trentino – per condotta violenta.
All’imbocco del Oude Kwaremont, i 4 fuggitivi possono vantare ancora 4′20” di vantaggio su un gruppo che man mano va ricomponendosi e che nel frattempo ha già riassorbito Bjerg.
A prendere la testa del gruppo sul muro è l’EF Pro Cycling, ma è la successiva azione di Matteo Trentin (CCC) a produrre una decisa selezione del gruppo, che si riduce ad una ventina di unità e scollina con uno svantaggio di circa 3′40”. La corsa si accende anche sull’ultimo muro di giornata, il Kluisberg, con la formazione di un gruppo di contrattaccanti nel quale, oltre al già citato Trentin sono presenti tra gli altri Greg Van Avermaet (CCC), Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), Heinrich Haussler e Sonny Colbrelli della Bahrain-Merida, Tim Merlier (Alpecin-Fenix), Cees Bol e Tiesj Benoot della Sunweb, Zdeněk Štybar (Deceuninck-Quick Step), Jens Keukeleire (EF Pro Cycling), Alexander Kristoff (UAE Team Emirates), Luke Rowe (Team Ineos) e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), fresco vincitore della Omloop Het Nieuwsblad .
Dopo l’ultimo muro i fuggitivi conservano solo 2′30” sul gruppo dei venti contrattaccanti, a loro volta inseguiti da un secondo drappello, formato da una dozzina di corridori, tra i quali si segnala Mads Pedersen (Trek-Segafredo). L’aggancio però non riesce e il gruppetto del campione del mondo viene riassorbito dal gruppo principale guidato dalla Israel Start-Up Nation.
Ai -40 i contrattaccanti hanno ridotto lo svantaggio dalla testa della corsa ad 1′30” e viaggiano con circa 30 secondi sul gruppo, in testa al quale è nel frattempo arrivata la Deceuninck-Quick Step, evidentemente intenzionata a ricucire sia sui fuggitivi, sia sui contrattaccanti. Il ricongiungimento, figlio anche della scarsa collaborazione nel gruppetto davanti, avviene ai -35.
Nonostante siano finiti i muri, la bagarre continua grazie ad una sequenza di attacchi che vedono protagonisti, tra gli altri, Stuyven, Van Avermaet, Štybar e Bob Jungels (Deceuninck – Quick Step).
Ai -30 è Kasper Asgreen (Deceuninck – Quick Step) a provarci. Il danese riesce ad andare via tutto solo e riprende i fuggitivi, due dei quali, ce Jans, gli restano incollati a ruota. Abrahamsen e Houle vengono invece ripresi dal gruppo che, a causa della fase di corsa convulsa, si è prima spezzato e poi ricomposto.
I tre fuggitivi guadagnano rapidamente una ventina di secondi, mentre il gruppo prova ad organizzare l’inseguimento. Poco prima dei -25 Julien Vermote (Cofidis) si muove a caccia del terzetto di testa che continua a guadagnare sul gruppo principale fino ad avere 44” ai -23. A quel punto è il Team Ineos, col barbuto Ian Stannard, ad alzare l’andatura del plotone. Di lì a poco, oltre alla Ineos, inizierà a tirare anche la Sunweb, presente con tanti uomini nel gruppo, composto da una quarantina di corridori.
Ai -20 Vermote viene ripreso da un gruppo, adesso tirato anche dagli uomini della Lotto-Soudal, che ha ridotto lo svantaggio dalla testa della corsa a circa 30”.
Asgreen capisce che è il momento di aumentare l’andatura e con una poderosa accelerazione riesce a staccare Jans, mentre Vallée riesce a fatica a rimanergli a ruota.
Si arriva così al primo passaggio sulla linea d’arrivo (-15km) con il duo di testa che viaggia con 35” di vantaggio sul primo gruppo inseguitore, tirato da Sunweb ed Ineos. Sono principalmente gli uomini della formazione tedesca a fare l’andatura, grazie ad uno straordinario Tiesj Benoot. Il vantaggio scende a circa 17” quando mancano ancora 10 km al traguardo.
A questo punto Asgreen si esibisce in una nuova accelerazione che stavolta fa fuori Vallée e riporta il vantaggio a 20”. Asgreen inizia a perdere qualche secondo ma, complice anche lo sfaldamento degli inseguitori, riesce a mantenere un margine ancora rassicurante: ai -2 sono ancora 12 i secondi che lo separano dal gruppo.
Il danese riesce a gestire il vantaggio negli ultimi due chilometri, chiudendo a braccia alzate in un finale fotocopia del 2019; dopo tre secondi piomba sulla linea d’arrivo il gruppo, regolato da un Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling) particolarmente arrabbiato che batte di poco Alexander Kristoff (UAE Team Emirates). Quarta piazza per Fabio Jakobsen (Deceuninck-Quick Step) davanti a Stuyven e Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida), 6°. Chiudono la top ten nell’ordine Ben Swift (Ineos), Jurgen Roelandts (Movistar), Kristoffer Halvorsen (EF Pro Cycling) e Fabian Lienhard (Groupama-FDJ).
Per Asgreen, già 2° all’ultimo Giro delle Fiandre (alla sua prima partecipazione), è la prima vittoria in una corsa fiamminga. Considerato quanto già messo in mostra nei primi due anni di professionismo, c’è da immaginare che non sarà l’ultima e che già nell’immediato futuro il danese potrà essere protagonista nelle classiche del nord.
La Deceuninck-Quick Step ha interpretato la corsa imponendo la sua supremazia tecnica e tattica, preludio di una primavera in cui continuerà ad essere la squadra di riferimento in tutte le classiche del pavè.
Pierpaolo Gnisci

Asgreen in azione verso Kuurne (Getty Images)
DRÔME CLASSIC, ACUTO DI SIMON CLARKE
Simon Clarke vince la classica francese battendo in volata Warren Barguil ed un ottimo Vincenzo Nibali
Continua ad imperversare il maltempo in Francia, così anche oggi si corre su strade viscide e bagnate che aumentano il coefficiente di difficoltà del tracciato della Drôme Classic, giovane gara giunta quest’anno alla 7a edizione.
Il ritmo non sembra risentire del maltempo e nelle fasi iniziali è veramente forsennato, impendendo ai vari tentativi da lontano di prendere il largo. Si deve attendere il km 20 perché un terzetto – Julen Irizar (Fundación-Orbea), Franck Bonnamour (Arkéa-Samsic) e Pier-André Côté (Rally Cycling) – riesca a prendere il largo, raggiungendo ben presto il considerevole margine di 8 minuti.
Dietro le squadre dei big controllano attentamente sotto la spinta di Ag2r e Cofidis, che riportano i battistrada a 1’45” di distacco quando mancano 35 km al traguardo. Inizia ora la fase più calda ed emozionante della corsa, con scatti e controscatti a ripetizione in testa al plotone.
I fuggitivi vengono raggiunti ai -25, in concomitanza con il tentativo in contropiede di Sean Bennett (EF Pro Cycling), sulla cui ruota si porta subito un brillante Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo). Il messinese riesce addirittura a fare il vuoto e a scollinare da solo al comando sulla Côte de Roberts, ai -20 dall’arrivo. Ripreso nel tratto di pianura successivo, il capitano della Trek ci riprova nuovamente prendendo di petto la Côte de Grane, inseguito da Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep). Nibali scollina con un piccolo margine che viene ben presto cucito dal gruppetto inseguitore, tirato da Nicolas Edet (Cofidis). Il campione siciliano quest’oggi sembra avere una gamba decisamente buona, tanto che ci riprova ancora sull’ultima salita di giornata, il Mur d’Allex, a dieci chilometri dal traguardo. Questo è il tentativo giusto, prontamente colto da Warren Barguil (Arkéa-Samsic) e Simon Clarke (EF Pro Cycling).
Nibali tenta di fare il vuoto nella scivolosa picchiata verso il traguardo, ma senza successo. La vittoria è così assegnata in volata, con Clarke che regola abbastanza facilmente i due compagni di fuga, nell’ordine Barguil e Nibali, che chiudono così il podio odierno.
Lorenzo Alessandri

La vittoria di Simon Clarke nella corsa francese (foto Bettini)
OMLOOP HET NIEUWSBLAD: LA SPUNTA STUYVEN SU LAMPAERT, BRAVO MATTEO TRENTIN
Nella corsa che inaugura la stagione dei muri e del pavè nella campagna fiamminga, è andata in scena una gara con numerose azioni, favorite anche da pioggia e vento. Dalla girandola di attacchi, escono Stuyven e Lampaert che vanno a giocarsela in volata. L’azzurro Trentin prova a recuperare stoicamente i 12 secondi che pagava in cima al Muro di Grammont, ma deve accontentarsi della medaglia di legno.
La pioggia ed il vento hanno accompagnato i corridori lungo i duecento chilometri tondi tondi lungo la campagna fiamminga per la Omloop Het Nieuwsblad, corsa che, giunta alla settantacinquesima edizione, inaugura ogni anno la stagione del pavè e dei muri.
I primi coraggiosi che decidono di avventurarsi nelle intemperie sono Manuele Boaro (Astana), Matteo Jorgenson e Lluís Mas (Movistar), Senne Leysen (Alpecin-Fenix) e Matthijs Paaschens (Bingoal-Wallonie Bruxelles).
Il gruppo non reagisce e concede fino a 7 minuti e mezzo a questo tentativo, con il vantaggio che diminuisce quando si portano in testa gli uomini della CCC e della Trek.
Durante l’inseguimento il vento spezza il gruppo; restano davanti Zdenêk Štybar e Tim Declercq (Deceuninck-Quick-Step), Mads Pedersen, Alex Kirsch, Ryan Mullen e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Tim Wellens (Lotto Soudal), Lukas Pöstlberger (Bora-Hansgrohe), Nils Politt (Israel Start-Up Nation), Chris Lawless, Ian Stannard, Owain Doull, Luke Rowe e Ben Swift (Ineos), Pascal Eenkhoorn (Jumbo-Visma) e Nils Eekhoff (Sunweb), i quali riescono a guadagnare oltre mezzo minuto sul gruppo, che però si organizza e rientra, anche perché i chilometri per arrivare al traguardo sono ancora 130.
Più o meno contemporaneamente alla neutralizzazione del tentativo dei sedici, capitolano anche i cinque fuggitivi della prima ora.
Dopo un effimero tentativo nato per iniziativa di Michael Valgren (NTT), al quale avevano pure aderito nomi di primo piano come Trentin e Greg Van Avermaet (CCC), si forma una fuga più seria e strutturata con Tim Declercq e Yves Lampaert (Deceuninck-Quick-Step), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Frederik Frison (Lotto Soudal), Jonas Rutsch (EF), Mike Teunissen (Jumbo-Visma), Søren Kragh Andersen (Team Sunweb) e Trentin.
Il gruppo insegue con la Ineos che cerca di organizzarsi, ma manca del tutto l’accordo e la situazione porta i battistrada a guadagnare rapidamente un margine che arriva sino ai 2 minuti.
Vista la situazione Pöstlberger prova a smuovere la acque, anche a costo di tentare da solo di riportarsi sui battistrada. La sua iniziativa è seguita da Heinrich Haussler (Bahrain-McLaren), Jenthe Biermans (Isrel Start-Up Nation), Pascal Eenkhoorn (Jumbo-Visma) e Dries Van Gestel (Total Direct Énergie). In un secondo momento, il gruppo dei contrattaccanti si infoltisce grazie all’aggancio operato da Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e Tiesj Benoot (Team Sunweb). L’avventura dei sette però finisce poco dopo con il gruppo che riacciuffa i primi inseguitori ma non riuscirà a riportarsi sui battistrada.
La battaglia tra questi ultimi esplode sul Muro di Grammont, da sempre momento topico di questa corsa.
A lanciare il guanto della sfida ci pensa Lampaert, ma Stuyven è lestissimo a prende la ruota del belga mentre qualche difficoltà in più evidenzia Kragh Andersen, che riesce comunque a riportarsi sui due. Matteo Trentin, invece, perde contatto e scollina 12 secondi più tardi.
Nei chilometri successivi è davvero lodevole il tentativo dell’italiano di annullare il gap, ma purtroppo davanti sono oramai lanciati con Lampaert e Stuyven che si scattano in faccia a ripetizione, sfinendo Andersen che già aveva mostrato segnali di cedimento e che alza definitivamente bandiera bianca lasciando gli altri due a giocarsi la vittoria in volata.
Lampaert riesce a conquistare la posizione ideale alla spalle di Stuyven, ma questi parte con una accelerata tremenda che non lascia scampo all’avversario, che deve accontentarsi della piazza d’onore. Uno sfinito Kragh Andersen conquista il terzo gradino del podio, mentre un Trentin comunque lodevole giunge quarto.
Si è tratto di una bella corsa, come sempre, di grande tradizione e caratterizzata un percorso decisamente interessante. Il vento e la pioggia hanno poi favorito l’esplosione delle bagarre già da molto lontano e la girandola di attacchi e contrattacchi ha offerto uno spettacolo emozionante.
Trentin è stato molto pronto nell’individuare il tentativo giusto. Aveva già provato a seguire Valgren, che però aveva promosso un tentativo privo della necessaria struttura e convinzione. Il momento era quello giusto ed infatti l’azzurro non si è fatto sfuggire l’occasione di inserirsi anche nel tentativo buono, partito poco dopo.
Peccato per il mancato coronamento di un inseguimento che, per la convinzione con il quale è stato condotto, avrebbe meritato un esito migliore.
Benedetto Ciccarone

Jasper Stuyven vince l'edizione 2020 dell'Omloop Het Nieuwsblad (Getty Images)
FAUN-ARDÈCHE CLASSIC: RÉMI CAVAGNA IN SOLITARIA SOTTO LA PIOGGIA
Rémi Cavagna conquista la classica francese al termine di una grande fuga solitaria. Alle sue spalle Tanel Kangert su Guillaume Martin
Corsa bagnata tutto il giorno e per questo ancora più impegnativa. Già dalle battute iniziali esce la fuga buona di giornata: a comporla sono Victor Lafay (Cofidis), Evaldas Siskevicius (Nippo Delko One Provence), Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step), Julen Irizar (Fundación-Orbea) e Benjamin King (Team NTT), ai quali il gruppo lascia subito ampio margine di manovra. Forse troppo: il vantaggio supera i 5 minuti, nonostante fra i battistrada non ci sia molto accordo e col passare dei chilometri Cavagna riesce a lasciarsi tutti i compagni di fuga alle spalle.
Dietro il gruppo inizia a sospettare che il margine possa essere ormai non sanabile e così a provarci sulla penultima salita di giornata è Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), che si avvantaggia in solitaria ma viene raggiunto nel tratto pianeggiante seguente. Qui arriva la sortita dal plotone di un gruppetto formato da Tanel Kangert (EF Pro Cycling), Guillaume Martin e Nicolas Edet (Cofidis), Nans Peters (Ag2r La Mondiale) e Warren Barguil (Arkéa – Samsic).
Ormai i giochi sono fatti a favore degli attaccanti del mattino: Cavagna termina le asperità in programma con un margine di tranquillità e può godersi la passerella di trionfo sul traguardo.
Alle sue spalle la differenza fra gli inseguitori la fanno in due, Kangert e Martin: la volatina per il primo dei battuti è appannaggio dell’estone della EF mentre chiude terzo il portacolori transalpino.
Lorenzo Alessandri

Vittoria in solitaria con ampio margine di vantaggio per Rémi Cavagna nella Faun-Ardèche Classic (Getty Images)
OK POGAČAR, STAVOLTA IL TEMPO È GIUSTO (MA POI IL CORONAVIRUS ROVINA LA FESTA)
Stavolta Tadej Pogačar non ha commesso l’errore di partire troppo tardi, come aveva fatto due giorni fa salendo verso la Jebel Hafeet, e sulla medesima salita ha conquistato la vittoria bruciando letteralmente all’ultima curva il kazako Lutsenko. Il leader della classifica Adam Yates conclude dietro i due e vince la corsa araba a due tappe dal termine. Ma in serata irrompe la psicosi Coronavirus a rovinare la festa: ultime frazioni annullate e tutti a casa dopo i tamponi.
La quinta tappa dell’UAE Tour, con lo stesso arrivo di martedì sulla Jebel Hafeet, è stata messa in cascina da un ciclista che continua a far parlare di se: Tadej Pogačar (UAE Emirates). La tappa, lunga 162 km e partita da Al Ain, veniva animata nei primi chilometri da una fuga composta da cinque ciclisti, gli italiani Andrea Garosio (Vini Zabù KTM) e Christian Scaroni (Gazprom-RusVelo), il belga Tosh Van der Sande (Lotto Soudal), il britannico James Knox (Deceuninck-Quick Step) e lo statunitense Larry Warbasse (AG2R La Mondiale). Il loro margine ha sfiorato i 6’30” attorno al km 70, mentre Team Ineos, Jumbo-Visma e Mitchelton-Scott da dietro provavano ad allungare il gruppo grazie al vento favorevole. Il lavoro non dava molti frutti poichè dopo una decina di chilometri solo una ventina di unità, nessuna delle quali di classifica, perdeva terreno. A 40 km dall’arrivo attaccava la Groupama-FDJ, con i transalpini che tentavano un ventaglio, anche questo senza esito positivo. Arrivati sull’ascesa finale con un margine di poco superiore ai 2 minuti, James Knox si sbarazzava dei compagni di fuga involandosi da solo ai meno 9.5 km. L’UAE Team Emirates di Pogačar prendeva in mano la situazione, prima con Sven Erik Bystrøm e poi, soprattutto, con Davide Formolo, che faceva selezione frantumando il gruppo dei big. Rientrati nei ranghi i primi fuggitivi di giornata, davanti restava solo Knox che iniziava gli ultimi 5 km con 45″ da gestire. Terminato il lavoro di Formolo, ai meno 4.8 km attaccava Pogačar, sulla cui ruota rimaneva Adam Yates (Mitchelton-Scott); sui due successivamente si portavano David Gaudu (Groupama-FDJ) e Alexey Lutsenko (Astana). Con un nuovo attacco ai meno 3.8 Km Pogačar, riprendeva il coraggioso Knox e rimaneva solo al comando, raggiunto poco più tardu da Yates, Lutsenko, Gaudu e Ilnur Zakarin (Katusha). Dopo una serie di scatti e controscatti Adam Yates prendeva il largo e solo Pogačar riusciva a raggiungerlo. I due, però, si guardavano in faccia favorendo il rientro a meno di un chilometro dall’arrivo di Gaudu, Lutsenko e Zakarin. All’ultima curva Lutsenko prendeva le redini in mano mentre Pogačar la imboccava sul lato più esterno. Il kazako partiva favorito ma veniva rimontato a sorpresa da un tenace Pogačar, che lo anticipava sul traguardo, mentre terzo era Adam Yates, qui vincitore l’altroieri. Quarto era Gaudu a 4″, quindi seguivano nell’ordine d’arrivo Zakarin a 7″ e Formolo a 23″. In classifica generale è ancora in testa Yates con 1’01” su Pogačar e 1’33” su Lutsenko. Una classica purtroppo definitiva perchè le autorità locali in serata decideranno di dichiarare conclusa la corsa con due giorni di anticipo a causa dello stato influenzale che ha colpito due membri della carovana: controlli per tutti e, se i tamponi evidenzieranno la presenza del Coronavirus, 14 giorni di quarantena prima di poter rientrare in patria.
Luigi Giglio

La vittoria di Pogačar sulla Jebel Hafeet nella quinta tappa della corsa emiratina (foto Bettini)
IL LEONE OLANDESE TORNA A RUGGIRE
Dylan Groenewegen (Jumbo Visma) si aggiudica in volata la quarta tappa del UAE Tour, interamente disegnata sulle strade di Dubai, 173 km con partenza dallo Zabeel Park e traguardo presso il centro commerciale City Walk.
Si riparte con Adam Yates (Mitchelton-Scott) in maglia rossa. Il gemello di Simon ha conquistato ieri il simbolo del primato dopo il doppio attacco sulla salita della Jabel Hafeet.
La tappa odierna è cucita su misura per i velocisti. In fuga vanno immediatamente l’australiano William Clarke (Trek Segafredo) e lo sloveno Veljko Stojnić (Vini Zabù – KTM ).
Ai -85 avviene una caduta in gruppo, nella quale ad avere la peggio è Caleb Ewan (Lotto Saudal), il eader della classifica a punti, che riporta un’abrasione al gomito sinistro, infortunio che consente comunque al piccolo aussie di continuare senza particolari problemi.
Restringimento, spartitraffico ed altra caduta avviene ai -47,5 e stavolta, tra gli altri, finiscono a terra Adam Hansen (Lotto Soudal) e José Joaquín Rojas (Movistar), anche loro subito pronti a ripartire senza gravi conseguenze,
Ai – 40 Clarke vince l’ultimo traguardo volante di tappa e conquista tre secondi d’abbuono superando Stojnić, che con il secondo posto conserva comunque la casacca nera di leader degli sprint intermedi.
Il gruppo ormai “vede” i due fuggitivi: il primo ad essere risucchiato dal plotone è Stojnić ai – 36, mentre Clarke, non molla e torna a guadagnare vantaggio fino a superare il minuto; ma anch’egli è costretto a cedere ai 7 km e mezzo dall’arrivo.
Ora a lavorare sodo sono gli uomini della Deceuninck – Quick Step, ed in particolar modo Mattia Cattaneo, e della Bora,. che mantengono un’andatura alta nonostante il vento forte. Alle loro spalle la Sunweb è costretta a prendere un po’ di aria sprecando molte energie. Ai – 3 tocca alla Jumbo Visma con Tony Martin che cerca di tirare il più a lungo possibile per Dylan Groenewegen.
L’ultimo chilometro prevede un leggero dislivello e poi una curva a sinistra a gomito prima del rettilineo finale. Parte la volata con Sam Bennet (Deceuninck-Quick Step), Groenewegen, Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe) e Fernando Gaviria (UAE Team Emirates). Quest’ultimo cerca di rimontare l’olandese della Jumbo, che però ha la meglio trionfando in una volata di pura resistenza. Solo quinto Ewan mentre il primo italiano dell’ordine d’arrivo è Jakub Mareczko (CCC Team), settimo davanti ad Attilio Viviani (Cofidis), fratello minore di Elia.
In classifica generale tutto immutato con Yates a comandare con 1’07” di vantaggio in classifica su Tadej Pogačar (UAE Team Emirates) e 1’35” su Alexey Lutsenko (Astana Pro Team).
Domani si tornerà ad affrontare la salita di Jebel Hafeet, stavolta al termine di una frazione di 162 km che scatterà dalla città di Al Ain e che prevede, come la tappa di ieri, una prima parte di gara completamente pianeggiante disegnata nel deserto.
Vito Sansone

Groenewegen a segno nella quarta tappa della corsa asiatica (foto Bettini)

