HIRSCHI, L’OSTINAZIONE PREMIA: IMPRESA DELL’ELVETICO NELLA TAPPA DI SARRAN
Ci ha provato fin dalla seconda tappa, quando aveva risposto con personalità all’attacco di Alaphilippe. Al terzo tentativo finalmente Marc Hirschi è riuscito a cogliere la prima, meritatissima vittoria al Tour de France. Per il giovane talento svizzero del Team Sunweb, già campione del mondo Under 23 nel 2018 ad Innsbruck, non poteva esserci modo migliore per ottenere la prima vittoria in assoluto da professionista. Il 22enne è scattato nel punto più duro dell’ascesa verso il Suc-au-May e ha staccato in compagni di fuga, giungendo tutto solo a Sarran. Alle sue spalle Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept) a 47” e un altro corridore del Team Sunweb, Søren Kragh Andersen, che ha regolato il gruppetto inseguitore giunto a 52”. Resta invariata la classifica generale, guidata da Primož Roglič (Jumbo-Visma).
La tappa più lunga di questa edizione del Tour de France, da Chauvigny a Sarran per un totale di 218 km, presentava un percorso decisamente più movimentato rispetto alle ultime due frazioni, vista la presenza di 4 GPM e di numerosi altri strappi. Particolarmente nervoso il finale con il GPM di 3a categoria de la Côte de la Croix du Pey (4,8 km al 6%), a 41 km dall’arrivo e l’arcigna salita che porta del Suc-au-May (3,8 km al 7,7%) posta a soli 25,5 Km dal traguardo. Quest’ultima, oltre ad essere classificata come GPM di 2a categoria, era anche sede del Point Bonus. Il finale presentava una serie di saliscendi e gli ultimi 4 km tutti all’insù verso il traguardo-
I primi tentativi di fuga si sono consumati subito dopo il via. Molti corridori hanno provato ad avvantaggiarsi, ingolositi dal disegno di tappa particolarmente favorevole ad eventuali fughe. Tra i più attivi si segnalano il campione del mondo Mads Pedersen (Trek-Segafredo), Matteo Trentin (CCC Team), Kasper Asgreen (Deceuninck-Quick Step) e diversi uomini della NTT Pro Cycling.
L’azione buona è venuta fuori al km 8 e ha visto protagonisti Nils Politt (Israel Start-Up Nation), il campione spagnolo Luis León Sánchez (Astana), Imano Erviti (Movistar) e Max Walscheid (NTT Pro Cycling). Subito dopo si è registrata una caduta che ha coinvolto José Joaquín Rojas (Movistar), già finito a terra ieri, Guillaume Martin (Cofidis), Niccolò Bonifazio (Total Direct Énergie) e Alexey Lutsenko (Astana).
La bagarre in testa al gruppo non è, però, cessata e si sono così susseguiti altri tentativi di fuga, tutti neutralizzati dal gruppo. I vari allunghi, infatti, non hanno consentito ai battistrada di prendere un vantaggio rassicurante, sempre compreso tra i 20 e 30 secondi. Tra i protagonisti da segnalare anche Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), sempre tallonato da Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step).
L’andatura in testa al gruppo si è calmata solo dopo una ventina di chilometri, favorendo l’azione dei fuggitivi della prima ora, che sono riusciti a portare il vantaggio a un minuto. Al km 25 è evaso dal plotone Mathieu Burgaudeau (Total Direct Énergie), al quale un paio di chilometri dopo si è aggiunto Kasper Asgreen (Decenuninck-Quick Step). Il duo inseguitore si è ritrovato a metà strada tra i quattro battistrada e il gruppo, guidato da una Bora-Hansgrohe intenzionata a non lasciare troppo margine ai fuggitivi. Al km 40 il gruppo di testa vantava circa un minuto sulla coppia inseguitrice e due minuti sul gruppo.
La situazione è rimasta pressoché invariata fino allo sprint intermedio di Le Dorat (km 51), in cui per primo è transitato Politt, davanti ad Erviti, Sánchez e Walscheid. La volata del gruppo, valida per la 7a posizione, è stata vinta dalla maglia verde Bennett davanti al compagno di squadra Michael Mørkøv e a Sagan, con l’Irandese che è così riuscito a guadagnare altri due punti nella lotta per la classifica a punti.
Dopo lo sprint Asgreen e Burgaudeau hanno accelerato riducendo lo svantaggio dai corridori di testa fino a circa 30”, mentre il gruppo viaggiava sempre con circa 2’ di svantaggio. A questo punto i battistrada hanno rallentato consentendo il rientro degli inseguitori, avvenuto al km 63.
La corsa ha quindi assunto un andamento regolare, col vantaggio del sestetto di testa che si è stabilizzato intorno ai due minuti. L’unico evento degno di nota durante la fase centrale della tappa è stato il ritiro di Ilnur Zakarin (CCC Team), avvenuto al km 93 e causato dalla frattura ad un costola rimediata dal russo nella tappa di ieri.
I sei battistrada hanno proseguito di comune accordo, lasciando a Burgaudeau entrambi i GPM di 4° categoria incontrati lungo il cammino, la Côte de Saint-Martin-Terressus (1,5 km al 8,8%) al km 104 e la Côte d’Eybouleuf (2,8 km al 5,2%) al km 121,5. Il gruppo, guidato sempre dagli uomini della Bora-Hansgrohe, ha continuato a controllare la fuga mantenendo il gap sempre poco sopra il minuto e mezzo.
Il ritmo del plotone è aumentato solo ad una sessantina di chilometri dall’arrivo sempre grazie all’impulso degli uomini della Bora, questa volta coadiuvati da Simon Geschke (CCC Team). Il vantaggio dei fuggitivi è così sceso a 30 secondi quando si transitava sotto lo striscione dei -50. Poco dopo Asgreen ha accelerato restando in compagnia del solo Erviti, mentre gli ex compagni di fuga venivano man mano riassorbiti dal gruppo. Il campione danese, sentendo il fiato sul collo del gruppo maglia gialla, ha continuato a rilanciare l’andatura fino all’inevitabile ricongiungimento, avvenuto a poco meno di 3 km alla vetta del GPM dela Côte de la Croix du Pey.
Nel frattempo dal gruppo era evasa la coppia del Team Sunweb formata da Tiesj Benoot e Søren Kragh Andersen, subito dopo raggiunta da Marc Soler (Movistar). A loro inseguimento si è portato un quartetto formato da Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), Alessandro De Marchi (CCC Team), Bob Jungels (Deceuninck-Quick Step) e Marc Hirschi (Sunweb), mentre numerosi altri corridori provavano ad evadere dal gruppo in una fase di corsa a dir poco concitata.
In corrispondenza dello scollinamento la situazione si è nuovamente rimescolata con la costituzione di un gruppo di sei uomini in testa alla corsa: il trio della Sunweb formato da Hirschi, Benoot e Kragh Andersen, Soler, Schachmann e Quentin Pacher (B&B Hotels-Vital Concept). Dietro di loro si era ivece creato un secondo gruppo 13 di corridori che, al termine della discesa, aveva un distacco prossimo ai 20”. Il gruppo maglia gialla, visibilmente selezionato, viaggiava a 40”.
Terminata la discesa è subito iniziata la scalata al Suc-au-May, la salita più dura di giornata. Lungo le prime rampe sono stati Benoot e Kragh Andersen a tenere alta l’andatura, sacrificandosi per il giovane compagno di quadra finché, a 28,5 Km dall’arrivo, è arrivato l’attacco di Soler. L’unico in grado di rispondere allo scatto dello spagnolo è stato Hirschi, che ha prima ripreso Soler e poi è partito in contropiede, mentre dal gruppo maglia gialla Julien Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), lanciato da Dries Devenyns, riusciva a rientrare sugli inseguitori.
Hirschi, già all’attacco nella 2a tappa e successivamente grande protagonsita della frazione con arrivo a Laruns, è riuscito a scollinare in solitaria, con un vantaggio di 17” su Schachmann e Soler. Il primo gruppo inseguitore, comprendente Alaphilippe, pagava un gap di 40”, mentre il gruppo della maglia gialla era ancora più distante.
Lungo la discesa Hirschi ha continuato il suo piccolo capolavoro, disegnando alla perfezione ogni curva e incrementando il vantaggio su Soler e Schachmann, che ai -15 era arrivato ad oltre 30”. Il duo inseguitore è stato quindi ripreso dal drappello di Alaphilippe sotto lo striscione dei -10, quando il distacco dal battistrada si era dilatato fino a 40”.
Hirschi, ormai lanciato verso la vittoria, ha gestito gli ultimi 10 km come meglio poteva, mentre alle sue spalle Alaphilippe provava con un ultimo, disperato tentativo di rientrare sul battistrada.
Hirschi si è così involato verso la sua prima vittoria da professionista, ottenuta con l’ennesima prova di talento e personalità nella corsa più importante del panorama internazionale. Il secondo posto è stato raccolto dall’esperto Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept), giunto a 47”, mentre la volata del gruppo inseguitore, dopo 52”, è stata vinta da Kragh Andersen davanti a Pacher, Jesús Herrada (Cofidis) e Schachmann.
Gli uomini di classifica, invece, non si sono dati battaglia e così è rimasta immutata la classifica generale, con la maglia gialla sempre sulle spalle di Primož Roglič (Jumbo-Visma). Dietro di lui Egan Bernal (Ineos Grenadiers) è secondo a 21” e Guillaume Martin, terzo a 28” . Seguono Romain Bardet (Ag2r La Mondiale) a 30”, Nairo Quintana (Arkéa-Samsic) e Rigoberto Urán (EF Pro Cycling) a 32” e Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) a 44”.
Domani interessante arrivo al Puy Mary, sempre nel Massiccio Centrale, al termine di una tappa lunga 191,5 km e che proporrà ben 7 Gran Premi della Montagna. Negli ultimi 15 km i corridori dovranno affrontare prima l’ascesa del Col de Neronne (3,8 km al 9,1%), in cima al quale sarà posto il traguardo con abbuoni, per poi salire in cima al Pas de Peyrol, sede d’arrivo di tappa. L’ultima ascesa, lunga 5,4 kme caratterizzata da una pendenza media dell’8,1%, negli ultimi 3 km presenta inclinazioni costantemente superiori all’11%. Gli uomini di classifica potrebbero tornare protagonisti, anche se non è da escludere che vada ancora in porto la fuga.
Pierpaolo Gnisci

Marc Hirschi all'attacco nella tappa di Sarran (Getty Images Sport)
A MICHAEL WOODS I BENEFICI DI SATURNIA
Il canadese Michel Woods (EF Pro Cycling) si impone nella terza frazione della Tirreno Adriatico 2020 sul traguardo di Saturnia battendo il polacco Rafał Majka (Bora-Hansgrohe) in una volata a due. Sua anche la maglia azzurra di leader della classifica generale.
La terza tappa della Tirreno Adriatico da Follonica a Saturnia è la più lunga dell’edizione 2020 con i suoi 217 km. Dopo i primi 110 pianeggianti inizieranno le prime difficoltà e la doppia ascesa di Poggio Murella, muro in cemento e da pendenze in doppia cifra sarà decisivo sia per la vittoria della tappa, sia per per scremare la classifica generale, per ora dominata dai velocisti dopo le prime due tappe concluse in volata.
Pronti via e subito diversi corridori cercano di portare via la fuga giusta, con il gruppo che però tiene sotto controllo la corsa ad una andatura molto veloce. Il tentativo buono è promosso da Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè), Dimitri Claeys (Cofidis), Matthew Holmes (Lotto Soudal), Pascal Eenkhorn (Jumbo-Visma), Benjamin Thomas (Groupama-FDJ), Hermann Pernsteiner (Bahrain-McLaren) e Nathan Van Hooydonck (CCC Team). Marco Frapporti (Vini Zabù – KTM), inizialmente rimasto fuori dal tentativo, decide di riportarsi tutto solo sui fuggitivi e riesce ad agganciare la testa della corsa nei pressi di Grosseto, quando il plotone in avanscoperta raggiunge ben 8 minuti di vantaggio. Lo strappo verso Montiano inizia a far sì che la fuga inizi a perdere tempo, anche perchè dietro ben tre squadre – Astana, Alpecin–Fenix e Mitchelton–Scott – si alternano a tirare e tenere una velocità elevata. Al primo passaggio sul Poggio Murella l’accordo del plotone in testa alla corsa salta, allorchè Thomas accende la miccia e fa esplodere la fuga di giornata. Suo il passaggio al GPM, seguito da Eenkhorn, Pernsteiner e Holmes a 20”. Tra la successiva discesa e la pianura il vantaggio del corridore della Groupama arriva a un minuto, mentre il gruppo insegue a cinque minurti e questa volta sono gli uomini della Ineos Grenadiers a far capolino in testa. L’atleta della Groupama capisce ben presto che da solo non sarebbe potuto andare da nessuna parte e così decide di rialzarsi, favorendo nuovamente il ricompattarsi dei sette fuggitivi di giornata, mentre il gruppo continua, incessantemente, ad inseguire. Ai meno 60 Km dalla conclusione si assiste ad un nuovo e determinante cambio in testa al gruppo inseguitore perchè stavolta sono i corridore della EF Pro Cycling a tirate mettendo il gruppo in fila indiana. La velocità è davvero elevata e così il gap da ricucire scende ai meno 45Km a soli 3 minuti. È proprio Thomas, croce e delizia delle azioni caratterizzanti la fuga, il primo a staccarsi dal gruppo di testa, mentre la EF con un superlativo Jonathan Caicedo torna in testa al gruppo portando il distacco per la prima volta sotto i due minuti. Verso la seconda scalata al Poggio Murella da segnalare l’attacco di Frapporti, ma è un’azione che non produce gli effetti sperati. Intanto il gruppo si fa sempre più vicino e pian piano riassorbe tutti gli uomini della fuga, tornando compatto in vista del GPM. A questo punto della corsa è Michael Woods (EF Pro Cycling) a lanciarsi tutto solo in un affondo solitario e scollinare in testa. Alle sue spalle insegue un gruppetto composto da Geraint Thomas (Ineos), Alexander Vlasov e Jakob Fuglsang (Astana), Wilco Keldermann (Sunweb), Fausto Masnada (Deceuninck-QuickStep) e Rafał Majka (Bora-Hansgrohe), il quale allunga in discesa e si porta tutto solo sul canadese. Saranno questi due uomini a giocarsi il successo di tappa, poichè dietro non c’è accordo nell’inseguire e così i due di testa guadagnano 17″ a 3 Km dall’arrivo. Woods in stato di grazia attacca a 200m dal traguardo, in leggera salita, e sorprende il polacco, che deve accontentarsi della seconda posizione. In terza posizione a regolare il primo gruppetto inseguitore è Keldermann a 20”. La classifica di tappa rispecchia anche la nuova classifica generale e così Woods guida la “Corsa dei Due Mari” con 5” su Majka, 26” su Keldermann e 30” su Thomas.
Domani è in programma la quarta tappa da Terni a Cascia, un vero tappone appenninico in cui le dure scalate di Forca di Gualdo, del Rifugio Perugia e di Ospedaletto, concentrate negli ultimi 60 km, daranno una fisionomia ancora più definita alla classifica generale con i big a giocarsi la vittoria.
Antonio Scarfone

Woods vince l'insidiosa tappa di Saturnia (foto Bettini)
EWAN SGOMINA GLI AVVERSARI NELLA GRANDE BATTAGLIA DI POITIERS
Non ci si poteva aspettare altro che un epilogo in volata per l’11a tappa del Tour de France, giro di boa dell’edizione 2020. A spuntarla al termine di uno sprint caotico e condito da polemiche è stato Caleb Ewan (Lotto-Soudal), che ha battuto al fotofinish Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), poi declassato dalla giuria per una spallata ai danni di Wout Van Aert (Jumbo-Visma), e il vincitore della frazione di ieri Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step). Resta invariata la classifica generale che vede sempre al comando lo sloveno Primož Roglič (Jumbo-Visma) davanti ad Egan Bernal (Ineos Grenadiers) e Guillaume Martin (Cofidis).
L’11a frazione della Grand Boucle, 167,5 km da Châtelaillon-Plage a Poitiers, rappresentava una delle ultime occasioni per i velocisti. Il percorso, quasi completamente piatto, prevedeva solo un gran premio della montagna di 4° categoria) in corrispondenza della Côte de Cherveux, al km 91 (1,1 km al 4,4%). Il finale nascondeva, però, un’altra piccola insidia, uno strappo di 700 metri al 4,1% poco dopo il cartello dei 4 km all’arrivo che poteva risultare indigesto agli sprinter puri e fungere da trampolino di lancio per qualche finisseur.
Alla partenza della tappa si sono presentati 163 corridori. Unico non partente Davide Formolo, a cui ieri sera era stata diagnosticata una frattura alla clavicola sinistra a causa dalla caduta che lo ha visto coinvolto al km 103 della 10a tappa, poi conclusa in ultima posizione.
Così come accaduto ieri, il primo tentativo di fuga è stato registrato già al km 0. Questa volta è stato Matthieu Ladagnous (Groupama-FDJ) a scattare subito dopo il via ufficiale della corsa dato da François Lemarchand, sostituto del direttore Christian Prudhomme risultato posivito al covid.
Il corridore nativo di Pau già dopo 7 km aveva superato il minuto di vantaggio sul gruppo, che procedeva ad andatura ridotta. Il gap è andato così ad incrementarsi rapidamente, raggiungendo i 4 minuti al km 15 e arrivando fino a 5′20″ quando i corridori avevano percorso appena 18 km. A quel punto ha fatto capolino in testa al gruppo Tim De Clercq (Deceuninck-Quick Step), pronto ad imporre un’andatura che non lasciasse troppo margine al corridore della Groupama.
A rompere i piani delle squadre dei velocisti è stato Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), che al km 22 ha provato ad evadere dal gruppo con una poderosa accelerazione, alla quale hanno immediatamente risposto Tom Van Asbroeck (Israel Start-Up Nation), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Michael Gogl (NTT Pro Cycling) e Lukas Pöstlberger (Bora-Hansgrohe). Il sestetto ha guadagnato un margine di una trentina di secondi, ma la Deceuninck-Quick Step, con il solito De Clercq in testa, ha fatto subito capire che l’azione dei 6 contrattaccanti, evidentemente ritenuti troppo pericolosi, non avrebbe preso il largo.
L’andatura forsennata ha fatto crollare in pochissimo tempo il vantaggio di Ladagnous, sceso nel giro di una manciata di km a 1′05″. Il francese, nel frattempo, aveva rallentato con la speranza di essere raggiunto dal gruppo di contrattaccanti in cui era presente anche il compagno di squadra Küng. Di lì a poco, però, i 6 insegutiori sono stati riassorbiti dal gruppo nel quale, nel frattempo, anche gli uomini della Lotto, col solito Thomas De Gendt, avevano iniziato a collaborare per riprendere i fuggitivi.
Una volta ripreso il gruppetto inseguitore, il plotone ha vistosamente rallentato l’andatura, consentendo a Ladagnous di aumentare nuovamente il vantaggio, risalito a 3 minuti dopo una quarantina di chilometri. La corsa ha quindi proceduto senza nuovi sussulti, col gruppo, guidato sempre dagli uomini della Deceuninck e della Lotto, che ha agilmente controllato il fuggitivo mantenendo stabile il distacco sempre intorno ai 3 minuti.
Il corridore della Groupama-FDJ è così transitato per primo sia al GPM della Côte de Cherveux, sia allo sprint intermedio di Les Grands Ajoncs (km 108), la cui volata per il secondo posto è stata vinta da Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step) davanti al compagno Michael Mørkøv e a Peter Sagan (Bora-Hansgrohe). Da segnalare l’astuzia del danese che, dopo aver lanciato il suo compagno di squadra, è riuscito a togliere allo slovacco 2 preziosi punti validi per la classifica della maglia verde.
Nei successivi chilometri il vantaggio di Ladagnous è ulteriormente scemato fino all’inevitabile ricongiungimento, avvenuto a 43 km dall’arrivo. Ai -38 da segnalare il ritiro di Gregor Mühlberger (Bora-Hansgrohe), a lungo sofferente durante l’intera tappa e costretto ad abbandonare la corsa in lacrime. Poco più tardi è stato Ion Izagirre (Astana Pro Team) ad alzare bandiera bianca a causa dell’ennesima caduta di questa prima parte di Tour de France, capitombolo che ha visto coinvolti, tra gli altri, anche José Joaquín Rojas (Movistar ) e Krists Neilands (Israel Start-Up Nation): per il basco una brutta ferita al sopracciglio destro e la probabile frattura della clavicola.
Si è così giunti alla lunga preparazione della volata, movimentata dal tentativo di Lukas Pöstlberger (Bora-Hansgrohe) che ha provato l’assolo a poco più di 6 km dal traguardo. L’austriaco è stato ripreso ai -5 dal duo della Decuninck-Quick Step formato da Kasper Asgreen e Bob Jungels. Il trio di testa, trainato dal campione di Danimarca, ha guadagnato un margine di circa 8” sul gruppo guidato dalla Cofidis di Elia Viviani e dalla Lotto-Soudal di Caleb Ewan. Il sacrificio di Asgreen è comunque valso a poco. Una volta esaurita la sua azione, poco dopo lo striscione dei -3, il danese si è spostato lasciando al comando Jungels e Pöstlberger. Quest’ultimo non aveva, però, intenzione di collaborare e il tentativo del duo è stato annullato ai -2 grazie al lavoro della NTT Pro Cycling.
A questo punto è stata la B&B Hotels-Vital Concept a prendere la testa del gruppo per lanciare Bryan Coquard. La volata che ne è scaturita è stata decisamente confusa. Il primo a partire, a 300 metri dall’arrivo, è stato Wout Van Aert (Jumbo-Visma), alla cui ruota era posizionato Sagan. Lo slovacco, dopo aver lanciato il suo sprint, ha provato a trovare un pertugio tra il belga e le transenne, facendosi spazio anche grazie ad una spallata.
Al centro della strada sono partiti Bennett ed Ewan. L’australiano, che sembrava rimasto troppo indietro, è riuscito a trovare il guizzo giusto e a vincere davanti a Sagan e al campione d’Irlanda. Van Aert ha, invece, tagliato il traguardo in quarta posizione, dimostrando con un gesto molto eloquente tutta la sua contrarietà per la manovra subita dallo slovacco, che è stato succesivamente declassato dalla giuria.
L’ordine d’arrivo è stato completato da Bryan Coquard (B&B Hotels-Vital Concept), Clément Venturini (Ag2r La Mondiale), Mads Pedersen (Trek-Segafredo), Luka Mezgec (Mitchelton-Scott), Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation), Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale) e Ryan Gibbons (NTT Pro Cycling).
Resta immutata la classifica generale guidata sempre da Primož Roglič (Jumbo-Visma) con un vantaggio di 21 secondi su Egan Bernal (Ineos Grenadiers) e 28 su Guillaume Martin (Cofidis). Seguono Romain Bardet (Ag2r La Mondiale) a 30”, Nairo Quintana (Arkéa-Samsic) e Rigoberto Urán (EF Pro Cycling) a 32” e Tadej Pogačar (UAE Team Emirates) a 44”.
Domani è in programma la 12 tappa, la più lunga di questa edizione, da Chauvigny a Sarran per un totale di 218 km. Il percorso sarà decisamente diverso rispetto alle ultime due frazioni. Sono numerosi gli strappi e le salitelle che caratterizzeranno la tappa, specialmente nel finale. In particolare da segnalare la Cote de la Croix du Pey (4.8 km al 6%) al km 177,5 e il Suc-au-May (3,8 km al 7,7%) la cui cima, posta soli 26 km dall’arrivo, è anche sede dello Point Bonus. L’epilogo più probabile sarà l’arrivo di una fuga da lontano, ma non è da escludere uno sprint a ranghi ridotti, con qualche uomo di classifica che potrebbe andare a caccia dii abbuoni.
Pierpaolo Gnisci

Il fotofinish che ha sancito la vittoria di Ewan a Poitiers
ACKERMANN ALLA SECONDA, IL VELOCISTA TEDESCO VINCE ANCHE LA SECONDA TAPPA DELLA TIRRENO-ADRIATICO
Dopo la frazione d’apertura, il velocista tedesco Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe) vince anche la seconda tappa della “Corsa dei due Mari”, mantenendo così una maglia di leader che però quasi certamente perderà domani nel complicato finale di Saturnia
Seconda tappa della Tirreno-Adriatico 2020 che viene vinta ancora una volta dal tedesco Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe). Frazione che da Camaiore arrivava a Follonica dopo 201 chilometri di strada, poco insidiosa era sulla carta per i velocisti e così è stato. Subito dopo la partenza se ne andava la fuga di Nicola Bagioli (Androni-Sidermec), Umberto Orsini (Bardiani-CSF-Faizanè), Marco Canola (Gazprom) ed Edoardo Zardini (Vini Zabù-KTM). Il primo ad alzare bandiera bianca era Canola, che si staccava dopo il GPM di Castellina Marittima vinto da Bagioli. L’ultimo a resistere all’arrivo del gruppo era Orsini, che invece veniva ripreso a 15 km dall’arrivo. Si arrivava così alla volata dove tutti gli occhi erano rivolti su Ackermann, ieri autore di un gesto atletico da vero campione. Gli uomini della Israel al servizio di Rick Zabel erano i più attenti in testa e alle loro spalle sgomitava la Deceuninck per Davide Ballerini. Eppure, sempre nelle utime centinaia di metri prima del traguardo, rispuntava ancora lui, Ackermann. Il velocista della Bora-Hansgrohe, in maglia blu di leader della classifica generale, anticipava di pochi centimetri Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates) e Zabel, figlio di quell’Erik che ha vinto per quattro volte la Milano-Sanremo. Quarto era Davide Ballerini (Deceuninck-QuickStep), quinto Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation). Con la vittoria odierna Ackermann rimane ancora, ovviamente, in maglia di leader, anche se la tappa di domani molto probabilmente regalerà uno scossone nella classifica generale grazie alle varie insidie altimetriche che si dovranno affrontare nel finale della Follonica-Saturni. In particolare provocherà la doppia ascesa al muro cementato di Poggio Murella, posizionato a pochi chilometri dal traguardo e in vetta al quale sarà collocato un monumento dedicato a Marco Pantani, inaugurato proprio nella giornata di domani.
Luigi Giglio

Ackermann concede il bis alla Tirreno sul traguardo di Follonica (Getty Images)
SAM BENNETT, VOLATA REGALE SULL’ÎLE DE RÉ
Sam Bennett avrà desiderato per tanto tempo la sua prima vittoria di tappa al Tour de France, così tanto da scoppiare in lacrime subito dopo aver tagliato per primo il traguardo. Il campione d’Irlanda, in forza alla Deceuninck-Quick Step, finalmente corona il suo sogno al termine di una volata dominata davanti a Caleb Ewan (Lotto-Soudal) e ad un Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) finalmente competitivo in uno sprint di gruppo. L’irlandese, lanciato in modo splendido da Michael Mørkøv, conquista così la 10a Tappa di questo Tour de France settembrino e si riappropria anche della maglia verde a scapito dello Slovacco. Resta invece immutata la classifica generale, guidata da Primož Roglič (Jumbo-Visma) con 21” di vantaggio su Egan Bernal (Ineos Grenadier) e 28” su Guillaume Martin (Cofidis).
La partenza della 10a tappa è stata preceduta dalla spasmodica attesa per gli esiti dei tamponi (oltre 600), effettuati ieri durante la giornata di riposo a tutti i membri delle squadre, per l’individuazione di eventuali contagi da Covid-19.
Con un comunicato emesso intorno alle 12, l’organizzazione ha annunciato che non è stato rilevato nessun caso tra i ciclisti e di conseguenza tutti sono stati ammessi alla partenza della tappa. Viceversa, sono state rilevate alcune positività tra i membri degli staff di alcune squadre, tutti allontanati dalla corsa. Più precisamente, si tratta un componente a testa per Cofidis, Ineos Grenadier, Mitchelton-Scott e Ag2r La Mondiale. Stesso esito anche per il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme, che dovrà stare lontano dalla corsa per i prossimi 7 giorni, in attesa di un nuovo tampone.
Al via della tappa si sono quindi presentati tutti i corridori rimasti in gara, ad eccezione di Domenico Pozzovivo (NTT Pro Cycling), che ha deciso di abbandonare la Grande Boucle a causa delle ferite al gomito rimediate nella prima tappa.
La frazione odierna, lunga 168,5 km, prevedeva la partenza dall’Île de Oléron e l’arrivo sull’Île de Rè, due isole poste nel mezzo dell’Oceano Atlantico ma a breve distanzata dalla costa della Francia “continentale”. Il percorso, pur essendo completamente piatto, si dipanava per lunghi tratti a ridosso dell’oceano e per questo riservava la possibilità di trovare vento, specialmente in prossimità del ponte, posto ad una qundicina di chilometri dal traguardo, che collega l’isola sede d’arrivo di tappa alla terraferma.
La corsa è stata immediatamente animata da Stefan Küng (Groupama-FDJ) e Michael Schär (CCC Team), protagonisti di un deciso allungo subito dopo la partenza. I due passisti elvetici, favoriti nel tratto iniziale dal vento a favore e dal disinteresse del gruppo, hanno rapidamente accumulato un minuto di vantaggio. Il gap è arrivato a circa 1′50″ intorno al km 30, quando in testa al gruppo sono apparse le divise della Deceuninck-Quick Step e della Lotto-Soudal, evidentemente intenzionate a non lasciare troppo spazio ai battistrada. L’azione delle squadre belghe ha prodotto una diminuzione del distacco, sceso a 50” già al km 50.
Subito dopo l’attraversamento di Royan, nel punto più meridionale della tappa, il percorso prevedeva una svolta a 90° e una conseguente mutazione della direzione del vento, diventato prevalentemente contrario e a tratti laterale. A questo punto numerose squadre, tra cui la Jumbo-Visma della maglia gialla Primož Roglič, si sono portate in testa al gruppo per evitare di restare invischiate nella formazione di qualche ventaglio. L’atteggiamento del gruppo ha fatto ulteriormente scendere il vantaggio dei battistrada, ridotto a soli 25 secondi al km 65.
Poco dopo la Deceuninck ha vistosamente accelerato, provando a fare la selezione sfruttando il vento laterale. A farne le spese sono stati i due fuggitivi, che sono stati immediatamente ripresi. Subito dopo lo striscione dei -100 una caduta, avvenuta nella parte finale del gruppo, ha coinvolto numerosi corridori tra i quali Nicolas Roche (Sunweb), Toms Skujiņš (Trek-Segafredo), Alessandro De Marchi (CCC Team), Nelson Powless (EF Pro Cycling) e Sam Bewley (Mitchelton-Scott), costretto al ritiro a causa di una sospetta frattura alla clavicola (gli esami ai quali sarà sottoposto in serata evidenzieranno, invece, una “semplice” frattura del polso).
L’accelerazione della Deceuninck è andata avanti per una manciata di chilometri, dopodichè il vento è tornato a spirare in senso contrario alla marcia dei corridori e i belgi si sono rialzati favorendo il rientro di tutti i corridori staccati. Il gruppo ha così proceduto compatto e tranquillo fino ai -65, quando un’altra caduta, avvenuta in prossimità di uno spartitraffico, ha spaccato il plotone. Tra i caduti, spiccano il terzo in classifica Guillaume Martin (Cofidis), Tadej Pogačar (UAE Team Emirates) con il compagno Davide Formolo, Edvald Boasson Hagen (NTT Pro Cycling) e Damiano Caruso (Bahrain-McLaren).
Mentre Pogačar è subito rientrato in gruppo, il leader della Cofidis è rimasto maggiormente attardato per poi rientare ai -56 grazie al preziosolo lavoro dei compagni di squadra Nicolas Edet, Jesús Herrada e Pierre-Luc Périchon. Davide Formolo ne è invece uscito malconcio a causa della frattura della clavicola sinistra, nonostante la quale ha chiuso la tappa in ultima posizione, ad oltre 15’ dal vincitore.
Il gruppo nei chilometri successivi ha proceduto tranquillamente fino allo sprint intermedio di Châtelaillon-Plage (km 131), dove a spuntarla nella volata è stato Matteo Trentin (CCC Team) davanti a Peter Sagan e Sam Bennett (Deceuninck – Quick Step).
Ai -31 è una nuova caduta a movimentare la tappa con ben 3 corridori del Team Arkéa-Samsic a terra.
A 19 km dall’arrivo, in uscita da La Rochelle, i corridori hanno nuovamente incontrato il vento laterale, favorendo un’azione della Ineos Grenadiers che ha provocato la perdita di contatto di diversi corridori, tutti fuori classifica. Ai -17 si è registrata un’ulteriore caduta che ha visto tra i coinvolti Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Richard Carapaz (Ineos Grenadier), Alberto Bettiol (EF Pro Cycling) e Alejandro Valverde (Movistar). Tra i corridori staccati a causa dell’incidente da segnalare anche Miguel Ángel López (Astana). Tutti sono, però, rientrati rapidamente in gruppo, aiutati dalle rispettive squadre.
Non ha, invece, sortito attacchi l’attraversamento del lunghissimo ponte che collega la terraferma all’Île de Rè dove, nonostante il vento insistente, nessuno si è preso la briga di forzare.
Si è così giunti allo sprint, preparato benissimo dal Team Sunweb. La formazione tedesca, interamente a disposizione dello sprinter olandese Cees Bol, ha allungato il gruppo, passando in testa sia ai -3, sia ai -2. Nell’ultimo chilometro è stato, però, Michael Mørkøv (Deceuninck-QuickStep) a fare la differenza. L’esperto danese si è inserito nel treno della Sunweb e ha poi lanciato nel miglior modo possibile Bennett, che ha finalizzato l’opera conquistando con decisione la sua prima vittoria di tappa al Tour.
Nulla ha potuto la rimonta di Caleb Ewan (Lotto Soudal), seguito a ruota da Sagan. Quarto si è piazzato un redivivo Elia Viviani (Cofidis) davanti al campione del mondo Mads Pedersen (Trek-Segafredo). Chiudono la top ten Andrè Greipel (Israel Start-Up nation), Bryan Coquard (B&B Hotels-Vital Concept), Bol, Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) e Luka Mezgec (Mitchelton-Scott).
Immutata la classifica generale al cui comando resta lo sloveno Roglič davanti a Egan Bernal (INEOS Grenadiers, 21”) e al sorprendente Guillaume Martin (28”). Quarto è Romain Bardet (Ag2r La Mondiale, 30”) davanti al duo colombiano formato da Nairo Quintana (Arkéa-Samsic) e Rigoberto Urán (EF Pro Cycling), entrambi a 32” dal capoclassifica.
Domani l’undicesima tappa porterà in 167,5 km da Châtelaillon-Plage a Poitiers. La carovana si sposterà dalla costa atlantica verso l’entroterra, con un percorso quasi completamente piatto e un finale nuovamente adatto alle ruote veloci, chiamate a sfruttare una delle ultime occasioni a loro disposizione.
Pierpaolo Gnisci

Sam Bennett vince la temuta tappa dei ventagli (Getty Images)
ACKERMANN, VOLATA IMPERIALE A LIDO DI CAMAIORE
Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe) vince in volata la prima tappa della Tirreno Adriatico 2020 battendo sul lungomare di Lido di Camaiore Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates) e Magnus Cort Nielsen (EF Education First). Il tedesco indossa anche la maglia azzurra di leader della classifica generale.
La Tirreno Adriatico 2020 “invade” il Tour de France e nel primo giorno di riposo della corsa francese va di scena la prima tappa della Corsa dei Due Mari, lunga 133 km e caratterizzata da un percorso che è praticamente un circuito dentro un altro circuito. Si parte da Lido di Camaiore, si percorre un primo circuito che presenta tre ascese del Pitoro e si ritorna in riva al Tirreno per altri due giri tra Marina di Pietrasanta e Lido di Camaiore, dove è posta la linea del traguardo. La fuga di giornata è stata caratterizzata dall’azione di Natan Haas (Cofidis), Simon Pellaud (Androni Sidermec), Daniel Savini (Bardiani-CSF) e Paul Martens (Jumbo Visma). Al primo passaggio dal Monte Pitoro la fuga faceva registrare il vantaggio massimo di 3 minuti e 43 secondi sul gruppo, tirato dalle squadre dei velocisti. La corsa si animava sulla terza ed ultima ascesa al Pitoro, quando Pellaud e Martens lasciavano la compagnia dei fuggitivi contrattaccando con decisione e scollinando insieme. A 60 km dal termine il loro vantaggio sul gruppo era di 1 minuto e 55 secondi. La seconda parte della tappa, completamente pianeggiante, vedeva il ritorno progressivo da parte del gruppo, con Sunweb, Bora Hansgrohe e NTT Cycling a condurre l’inseguimento. L’azione dei fuggitivi terminava a poco meno di 20 km dall’arrivo. La volata era ormai scontata ma ai meno 2 km dall’arrivo c’era da registrare una caduta che metteva fuori gioco Alberto Dainese (Sunweb) e Tim Merlier (Alpecin-Fenix), due papabili per la vittoria odierna. Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates) partiva lungo ma, quando sembrava tagliare per primo il traguardo, ecco che sbucava dal nulla Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe), che con un’accelerazione devastante risaliva sulla destra a velocità doppia e batteva di mezza ruota il colombiano. Al terzo posto si piazzava Magnus Cort Nielsen (EF Education First), mentre chiudevano la top five in quarta posizione Szymon Sajnok (CCC) e in quinta Davide Cimolai (Israel StartUp Nation). Ackermann ottiene così la quarta vittoria stagionale ed indossa la maglia azzurra di leader della classifica generale con 4 secondi di vantaggio su Gaviria e 6 secondi su Cort Nielsen. Domani i velocisti avranno un’altra occasione per battersi in volata e Ackermann potrà difendere la leadership nella seconda tappa da Camaiore a Follonica, ancora più pianeggiante di quella odierna con il solo facile GPM di Castellina Marittima dopo 98 km e a 103 Km dal traguardo.
Antonio Scarfone

Ackermann vince la prima tappa della Tirreno-Adriatico 2020 (foto Bettini)
LARUNS FEUDO SLOVENO: POGAČAR VINCITORE, ROGLIČ E MAGLIA GIALLA
A Laruns la fuga sperava di avere le stesse possibilità di ieri e, pur formandosi soltanto a metà del percorso, Marc Hirschi (Sunweb) era artefice di un’azione solitaria che per ampi tratti gli faceva accarezzare la sua prima grande affermazione in carriera. Ma gli attacchi incrociati dei big sul durissimo Col de Marie-Blanque faceva perdere terreno al coraggioso svizzero, che veniva ripreso da un gruppetto risicato di ciclisti a soli 2 km dal traguardo. La volata ristretta premiava Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), che aveva la meglio su Primož Roglič (Jumbo Visma), vincitore su questo stesso traguardo nel 2018 e nuova maglia gialla dopo la défaillance di Adam Yates (Mitchelton-Scott). Domani è in programma il primo giorno di riposo dopo due tappe pirenaiche tutto sommato godibili.
L’immancabile Pau è sede di partenza della nona tappa del Tour 2020 che termina a Laruns dopo 153 km. Come ieri si corre con un chilometraggio piuttosto ridotto ma che comunque potrebbe riservare qualche sorpresa visto che sono in programma cinque GPM, l’ultimo dei quali a 18 km dall’arrivo. Sulla carta sembra una tappa adatta ancora ad una fuga di uomini fuori classifica, ma potrebbe dire la sua anche chi ha nel mirino la classifica GPM. Per quanto riguarda la lotta per la maglia gialla, sarà interessante vedere cosa succederà sui colli dell’Hourcère e di Marie-Blanque, due ascese di prima categoria con tratti in doppia cifra di pendenza. Dopo la partenza da Pau il gruppo restava compatto e manteneva un’andatura ordinaria; sulla facile Côte d’Artiguelouve, posta dopo soli 9 km, Benoît Cosnefroy (AG2R) transitava in prima posizione conquistando l’unico punto a disposizione della speciale classifica. Si segnalava molto attivo il Team Sunweb che, prima con Marc Hirschi e poi con Nicolas Roche, cercava vanamente di portare via la fuga. Altri attacchi venivano portati nel tratto pianeggiante che precedeva il Col de la Hourcère, secondo GPM in programma. Tra i ciclisti all’attacco si segnalavano tra gli altri Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Daniel Martin (Israel StartUp Nation), Matteo Trentin (CCC), Hugh Carthy (EF Education First) e Tiesj Benoot (Sunweb), ma il gruppo non dava ancora il via libera e dopo 40 km era ancora compatto. La situazione cambiava sull’Hourcère, quando riuscivano ad evadere Davide Formolo (UAE-Team Emirates), Lennard Kamna (Bora Hansgrohe), David Gaudu e Sébastien Reichenbach (Groupama FDJ), Warren Barguil (Arkéa-Samsic), Jonathan Castroviejo (INEOS Grenadiers) e Marc Hirschi (Sunweb). Era quest’ultimo a rompere gli indugi e a provare l’azione individuale nel tratto più duro della salita. Lo svizzero scollinava con 1 minuto e 20 secondi sui diretti inseguitori, mentre il gruppo maglia gialla, tirato dal Team Jumbo Visma, era segnalato a oltre 2 minuti di ritardo. Nel frattempo si registrava il ritiro di Fabio Aru (UAE-Team Emirates), che si era staccato dal gruppo nel tratto pianeggiante che precedeva l’Hourcère in seguito ad una accelerazione e che viaggiava da solo in ultimissima posizione, con un ritardo che si faceva sempre più elevato. Hirschi scollinava tutto solo anche sul successivo Col de Soudet e si lanciava nella lunga discesa che portava ad Arette, località in cui era posto il traguardo volante. Hirschi continuava imperterrito verso il traguardo di Laruns e faceva suo anche il Col d’Ichère. A 37 km dalla fine il vantaggio dello svizzero sul gruppo maglia gialla era sceso a 4 minuti e 10 secondi. Il Team Jumbo Visma aumentava il ritmo sul Col de Marie-Blanche e tra i primi i big a cedere si segnalava Emanuel Buchmann (Bora Hansgrohe), ancora non al meglio dopo la caduta al recente Giro del Delfinato. Gli attacchi ed i controattacchi tra gli uomini di classifica facevano diminuire il vantaggio di Hirschi, che scollinava con soli 45 secondi sui più diretti inseguitori. Anche la maglia gialla Adam Yates (Mitchelton Scott) si segnalava in difficoltà. A 15 km dal termine Hirschi aveva 15 secondi di vantaggio su un quartetto formato da Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), Primož Roglič (Jumbo Visma), Mikel Landa (Bahrain McLaren ) ed Egan Bernal (INEOS Grenadiers). Lo svizzero veniva ripreso a 2 km dall’arrivo e la volata ristretta la vinceva Pogačar su Roglič, con Hirschi che doveva accontentarsi della terza piazza. Bernal e Landa chiudevano la top five mentre 11 secondi più tardi Bauke Mollema (Trek Segafredo) regolava un gruppetto con Guillaume Martin (Cofidis), Romain Bardet (AG2R), Richie Porte (Trek Segafredo), Rigoberto Urán (EF Education First) e Nairo Quintana (Arkéa-Samsic). Yates chiudeva con 54 secondi di ritardo e doveva dire addio alla maglia gialla. La nuova classifica generale vede Roglič al comando con 21 secondi di vantaggio su Bernal e 28 secondi su Martin. Domani il primo giorno di riposo consentirà a molti di rifiatare, in un Tour che finora è stato abbastanza stressante, soprattutto in queste ultime due tappe pirenaiche. Si riparte martedì per la decima tappa, disegnata tra l’Île d’Oléron e l’Île de Ré. La frazione si snoderà quasi costantemente lungo la costa atlantica e i ventagli saranno praticamente all’ordine del chilometro, per cui i big di classifica dovranno sempre tenere gli occhi aperti.
Giuseppe Scarfone

Pogačar si impone nell'ultima tappa pirenaica sullo stesso traguardo che due anni aveva visto vincitore il suo connazionale Roglič, oggi terzo e nuova maglia gialla (Getty Images Sport)
ANCHE IL MORTIROLO SORRIDE A PIDCOCK. IL GIRO D’ITALIA È SUO
Neanche il Mortirolo ha frenato la galoppata in rosa del britannico Pidcock, che ha fatto suo anche il successo di tappa all’Aprica. Seconda piazza per il belga Vandenabeele. che sale anche sul secondo gradino del podio finale. Terzo – sia di giornata, sia nella Generale – l’italiano Colleoni.
Anche l’ultima tappa del Giro Under23 si è chiusa nel segno del britannico Thomas “Tom” Pidcock (Trinity Road Racing) che, da puledro di razza qual è, non ha voluto lasciare nulla agli avversari aggiudicandosi così anche il successo odierno.
L’ordine d’arrivo dell’ottava e ultima tappa ha così sancito le prime posizioni della classifica generale con il belga Henri Vandenabeele (Lotto Soudal Development Team) che, andando all’attacco sul Mortirolo con la Maglia Rosa, ha chiuso in seconda posizione scalzando dal secondo gradino del podio finale Kevin Colleoni (Biesse Arvedi), che ha chiuso la tappa in quarta posizione a oltre 4’ dal vincitore. Terzo di giornata si è invece piazzato Samuele Zoccarato (Colpack Ballan) che ha preceduto Giovanni Aleotti (Cycling Team Friuli) e Filippo Conca (Biesse Arvedi), rimasti ai piedi del podio finale.
Il primo GPM in programma, quello di Teglio, viene superato senza attacchi con lo stesso Pidcock che onora la sua maglia rosa passando per primo sotto lo striscione. La successiva salita verso il GPM di Carona vede il primo attacco, portato da Antonio Tiberi e Davide Baldaccini (Colpack Ballan), che transitano in vetta con un circa 20 secondi di vantaggio. Al traguardo volante di Tirano si impone Baldaccini, mentre supera il minuto il vantaggio dei due di testa sul gruppo maglia rosa. Sulle prime rampe del Mortirolo Filippo Conca (Biesse Arvedi) in solitaria raggiunge i battistrada, dai quali si stacca Baldaccini. Dietro non rimangono a marcarsi e, anzi, il belga Vandenabeele forza l’andatura per attaccare il terzo posto in classifica di Aleotti, che si stacca dal gruppetto che inseguiva i battistrada e nel quale si segnala un pimpante Zoccarato. In vetta al Mortirolo transita per primo Pidcock insieme a Vandenabeele e con 26″ Zoccarato e 1′10″ su Colleoni.
La coppia di testa ha continua a procedere a tutta fino al traguardo dove il britannico in rosa mette la parola fine alle ostilità per la conquista del Giro d’Italia Under23. Il belga, invece, che era partito all’attacco per conquistare almeno un terzo posto nella generale, si ritrova e con merito sul secondo gradino della classifica finale. Con Colleoni, terzo, un italiano ritorna sul podio finale della corsa a tappe più importante della categoria (l’ultimo era stato Fabio Aru, piazzato secondo nel 2012).
Il piazzamento del portacolori della Biesse Arvedi ha fatto spendere parole d’elogio al Team Manager Massimo Rabbaglio “Ringrazio i ragazzi per le mille emozioni di questi giorni. Siamo stati protagonisti in tutte le tappe e chiudiamo con un terzo e quinto posto nella gara più importante della categoria. Sono felice e orgoglioso del lavoro di Colleoni e Conca e di tutti i ragazzi che hanno contribuito a questo risultato come meglio potevano: Carboni, Berzi, Menegotto e Belleri. Ringrazio i direttori sportivi e tutto lo staff , hanno gestito al meglio ogni aspetto di questa esperienza. Un ringraziamento anche agli sponsor, che ci fanno sempre sentire la loro vicinanza.”
Oltre alla classifica generale Pidcock ha fatto sua anche quella del Gran Premi della Montagna e la “combinata”, mentre Luca Colnaghi (Zalf Euromobil Désirée Fior) ha conquistato la classifica a punti, Cristian Rocchetta quella dei traguardi volanti, Edoardo Zambanini (Zalf Euromobil Désirée Fior) quella dei giovani e la formazione Kometa Xstra Cycling Team quella riservata alle squadre.
Mario Prato

Pidcock fa il "cannibale" e si aggiudica anche la tappa conclusiva dell'Aprica (foto Isolapress)
BATTAGLIA SUI PIRENEI: VINCE PETERS, YATES RESTA IN GIALLO
A Loudenvielle è Nans Peters (AG2R) ad aggiudicarsi la prima tappa pirenaica dopo essersene andato in fuga dopo pochi chilometri dalla partenza insieme a 12 attaccanti. Il francese costruisce la vittoria sul Col de Peyresourde, ultimo GPM in programma, quando resta da solo in testa alla corsa. Tra i big si registra qualche scaramuccia sulla penultima ascesa, che premia Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), unico a cercare con convinzione l’attacco; lo sloveno recupera una quarantina di secondi sulla maglia gialla Adam Yates (Mitchelton Scott). Chi invece deve dire addio ai sogni di gloria è ancora una volta Thibaut Pinot (Groupama FDJ), sofferente per la caduta di Nizza e staccatosi già sul Port de Balès. Per lui a questo punto non si esclude un mesto ritiro.
Se la tappa di ieri era stata caratterizzata dai ventagli e da alcuni rilevanti cambiamenti sia in classifica generale – a farne le spese sono stati in particolare Mikel Landa (Bahrein McLaren), Richie Porte (Trek Segafredo) e Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), sia nelle classifiche di specialità (Peter Sagan della Bora Hansgrohe è la nuova maglia verde mentre Egan Bernal della INEOS Grenadiers è la nuova maglia bianca) – oggi vanno di scena i Pirenei e vedremo se i big che ieri hanno perso terreno avranno la forza ed il coraggio di attaccare per provare a risollevarsi in un Tour che inizia a dare alcune risposte concrete. Sono 141 i chilometri che si dovranno percorrere tra Cazères-sur-Garonne w Loudenvielle, con tre GPM esigenti che attendono i ciclisti. Sull’ultimo di questi, il Col de Peyresourde, a 11 km dal termine, sono previsti anche secondi di abbuono per i tre ciclisti che transiteranno per primi. La tappa entrava subito nel vivo con una fuga di 13 ciclisti: Benoît Cosnefroy e Nans Peters (AG2R-La Mondiale), Ilnur Zakarin (CCC), Kévin Réza e Quentin Pacher (B&B Hotels-Vital Concept), Michael Mørkøv (Deceuninck-Quick Step), Neilson Powless (EF), Fabien Grellier e Jérôme Cousin (Total Direct Énergie), Carlos Verona (Movistar), Toms Skujiņš (Trek-Segrafredo), Søren Kragh Andersen (Sunweb) e Ben Hermans (Israel Start-Up Nation). Dopo 15 km la fuga aveva 2 minuti e 30 secondi sul gruppo, che si limitava a controllare visto che Zakarin, il ciclista messo meglio in classifica generale, era ad oltre 16 minuti di ritardo dalla maglia gialla Adam Yates (Mitchelton Scott). Il vantaggio della fuga aumentava e dopo 40 km dal via gli attaccanti avevano 10 minuti di vantaggio sul gruppo. SI segnalava il ritiro di Giacomo Nizzolo (NTT Cycling) per un problema al ginocchio. Cosnefroy transitava in prima posizione sul Col de Menté, rafforzando così il suo primato nella speciale classifica dei GPM. Il gruppo inseguiva a 11 minuti e 30 secondi. Sul Port de Balès, secondo GPM in programma, la fuga si spezzava in più tronconi e restavano in testa Peters e Zakarin. A 40 km dal termine la coppia suddetta aveva circa 20 secondi di vantaggio su Powless, Verona, Pacher, Kragh Andersen e Skujiņš. Nel gruppo maglia gialla Thibaut Pinot (Groupama FDJ) era segnalato in difficoltà e si staccava. Purtroppo gli strascichi della caduta patita nella tappa di Nizza si facevano sentire e come Pinot anche Pavel Sivakov (INEOS Grenadiers) si sfilava e finiva nelle retrovie del gruppo. Oltre a Nizzolo si segnalavano nel frattempo anche i ritiri di William Bonnet (Groupama FDJ), Diego Rosa (Arkéa-Samsic) e di Lilian Calmejane (Total Direct Énergie). Peters scollinava in prima posizione sul Port de Balès e nella discesa si avvantaggiava su Zakarin, non propriamente a suo agio quando la strada scende. Il gruppo maglia gialla scollinava con 9 minuti e 30 secondi di ritardo da Peters, mentre il gruppo Pinot era segnalato a quasi 17 minuti dalla testa della corsa. A circa 5 km dallo scollinamento del Balès uno scatto di Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step) accendeva la miccia tra i big. Tom Dumoulin (Jumbo Visma) ricuciva sul francese, poi scattava Pogačar, che trainava con sé Primož Roglič (Jumbo Visma) e Nairo Quintana (Arkéa-Samsic). La maglia gialla sembrava in difficoltà ma, grazie un rallentamento del terzetto davanti, riusciva a rientrare insieme agli altri big di classifica. Pogačar contrattaccava nuovamente a circa 3 km dallo scollinamento e in breve tempo guadagnava circa un minuto di vantaggio sul gruppetto maglia gialla. Dopo esser scollinato per primo sul Peyresourde Peters andava tutto solo a conquistare la vittoria sul traguardo di Loudenvielle. Skujiņš aveva la meglio su Verona 47 secondi dopo l’arrivo del vincitore. Pogačar era nono a 6 minuti da Peters e guadagnava 40 secondi sul gruppetto maglia gialla. Dei big lo sloveno era quello che recuperava più posizioni, mentre Yates restava in maglia gialla con 3 secondi di vantaggio su Roglič e 9 secondi su Guillaume Martin (Cofidis). Oltre a Pinot da registrare anche i ritardi di Richard Carapaz (INEOS Grenadiers), Alaphilippe, Dumoulin e Alejandro Valverde (Movistar Team), che vengono così estromessi dalle prime posizioni della classifica generale. Domani è in programma la nona tappa da Pau a Laruns, altra frazione pirenaica Dei cinque GPM in programma, il più duro è il Col de Marie-Blanque, posto a 18 km dal traguardo. I suoi ultimi 3 km in doppia cifra potranno mettere ulteriore pepe alla bagarre tra i big.
Giuseppe Scarfone

Nans Peters vince la prima delle due tappe pirenaiche (Getty Images Sport)
PIDCOCK ANCORA PIÙ IN ROSA DOPO MONTESPLUGA
Il britannico in rosa ha confermato il suo stato di forma andando a vincere in solitaria sul traguardo di Montespluga, primo arrivo in salita di questo Giro Giovani. Secondo di giornata e sempre secondo nella classifica generale Kevin Colleoni.
Se potevano esserci dei dubbi sulla tenuta di Thomas Pidcock (Trinity Road Racing) il primo arrivo in salita di questo Giro Under 23 li ha fugati abbondantemente. La maglia rosa, ben supportata dai compagni di squadra, è andato infattti a prendersi in solitaria uno dei traguardi simbolo di questa edizione della gara a tappe.
Sul podio di giornata è salito Kevin Colleoni (Biesse Arvedi), arrivato dopo 26”, che ha così mantenuto anche il suo secondo posto nella generale, dove ora è staccato dal leader di 1′28”. Terza piazza per Connor Brown (NTT Continental Cycling Team), giunto a 43”, che ha regolato Thomas Gloag (Trinity Road Racing), Giovanni Aleotti (Cycling Team Friuli ASD) e Henri Vandenabeele (Lotto – Soudal U23). Grazie al quinto posto odierno pure Aleotti conferma la sua posizione di classifica, terzo staccato di 2’08”, dodici in meno del belga Vandenebeele .
Nella prima parte di gara hanno tentato Marco Murgano e Alessandro Verre (Casillo-Petroli Firenze-Hopplà), Matteo Baseggio e Cristian Rocchetta (General Store-Essegibi-F.lli Curia), Filippo Baroncini (Beltrami TSA Marchiol), Paul Wright (Holdsworth-Zappi), Alessandro Baroni (Gallina Colosio Eurofeed), Lucio Pierantozzi (Sangemini-Trevigiani Mg Kvis), Clément Davy (Équipe Cycliste Continentale Groupama-FDJ), Connor Brown (NTT Continental Cycling Team), Matteo Gino Pegoraro (Zalf Euromobil Désirée Fior) e Tommaso Nencini (Mastromarco Sensi FC Nibali). Di questi dodici corridori lungo l’intermabile ascesa finale sono rimasti in avanscoperta i soli Baroni, Brown e Verre, mentre usciva dal gruppo maglia rosa il colombiano Didier Merchán (Colombia Tierra de Atletas), che si portava sulla testa della corsa e poi tentava di proseguire assieme al solo Brown.
Dietro, la gestione della corsa ricadeva nelle mani di due compagni di Pidcock, che controllavano agevolmente la situazione. La partenza del britannico ha così finalizzato al meglio il loro lavoro, anche se il primo attacco della maglia rosa non è passato inosservato perchè su di lui si sono prontamente portati, anche Kevin Colleoni, Giovanni Aleotti ed Henri Vandenabeele, ai quali si è accodato anche Thomas Gloag, compagno di squadra di Pidcock. A questo punto, ai meno 5, alla maglia rosa è bastato sferrare l’attacco decisivo che gli ha permesso di andare a centrare il successo in solitaria. Colleoni riesce cominque a contenere il distacco a soli 26” e a conquistare la seconda piazza.
Oggi ultimo atto in quel dell’Aprica che ospiterà, come già nel 2019, la partenza e l’arrivo dell’ottava tappa del Giro Under 23. Il gruppo delle promesse del ciclismo è atteso da 120,9 km senza un metro di pianura e con un dislivello di 3.500 metri da superare. Dopo i chilometri iniziale in discesa, si affrontano subiti i 7.4 Km al 6.3% della salita di Teglio, seguita da quella più lunga di Carona (10 km al 6,9%). Scesi a Tirano si affronterà l’atteso Passo del Mortirolo, scalato dal versante tradizione di Mazzo, 12.5 Km al 10.4% con pendenze che arrivano fino 18% e che condurrano fino a 1854 metri di quota. Percorsa la successiva ed ultima discesa di giornata rimarrà solo da affrontare la pedalabile salita finale di 14 Km al 3.5% che riporterà i corridori all’Aprica.
Mario Prato

Vittoria in maglia rosa per Pidcock a Montespluga (© Giro d'Italia U23)

