OLIMPIADI, DOMINIO ANGLO-OLANDESE NELLA QUINTA GIORNATA

agosto 6, 2021 by Redazione  
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Giornata di festa per l’Olanda e la Gran Bretagna nella terzultima giornata di gare di ciclismo su pista. Nella sprint maschile è stata doppietta olandese con Harrie Lavreysen su Jeffrey Hoogland e il britannico Jack Carlin. Nella madison femminile il dominio è stato del duo britannico Katie Archibald – Laura Kenny, davanti alle danesi e le russe. Per l’Italia un deludente ottavo posto influenzato probabilmente da un caduta subita da Elisa Balsamo.

All’Izu Velodrome andava in scena la quinta giornata di competizioni con in palio le medaglie nella sprint maschile e la madison femminile dove le chance azzurre erano riposte nella coppia Letizia Paternoster ed Elisa Balsamo. Inoltre andavano in scena le qualificazioni per la sprint femminile dove non era presente nessuna italiana.

Nella Madison era la Francia ad attaccare subito al secondo giro, inseguita dall’Olanda in compagnia dell’Italia e la Gran Bretagna. Nella prima sprint era la Gran Bretagna a passare in testa sull’Olanda, la Francia e l’Italia. Le tornate successive erano calme, finché Elisa Balsamo restava coinvolta in una caduta per una ruotata con una irlandese che tamponava l’italiana. Nella seconda sprint era la Gran Bretagna a passare in testa sull’Olanda, l’Australia e la Polonia. Il terzo sprint era ancora una fotocopia per le prime due posizioni con Danimarca terza e Stati Uniti quarta. Balsamo rientrava in corsa poco prima di questa sprint. Nella quarta sprint era l’Australia a passare al comando su Olanda, Gran Bretagna e Italia. A questo punto la classifica vedeva le britanniche a 17, le olandesi a 12, le australiane a 7, mentre l’Italia era in un folto gruppo a 2 punti.

La Russia attaccava con la Francia venendo però chiuse dalla coppia olandese. Prima del quinto sprint avveniva una brutta caduta che coinvolgeva Belgio, Olanda e Polonia, mentre in volata la Gran Bretagna passava ancora in testa su Francia, Danimarca e Olanda. Nella sesta sprint era ancora la Gran Bretagna a continuare il loro dominio, seguita da Russia, Francia e Danimarca. Nella settima sprint Gran Bretagna ancora davanti a Olanda, Belgio (che però ha perso un giro che vale una penalità di 20 punti) e Polonia.

La Francia era la più attiva con gli attacchi riprovando a 46 giri dal termine, venendo ripresa dalla Gran Bretagna, mentre le altre squadre si guardavano un po’, la Gran Bretagna si aggiudicava l’ottavo sprint sulla Francia, mentre in gruppo l’Australia precedeva la Danimarca. Belgio e Russia provavano l’inseguimento completandolo a 34 giri dal termine, con anche la Danimarca ad unirsi poco dopo.
Nella nona sprint le britanniche precedevano la Danimarca, la Francia e Belgio. quest’ultima insieme all’Australia venivano coinvolte in un’altra caduta causata da un cambio errato della coppia belga. Il decimo giro andava ancora una volta ad appannaggio della Gran Bretagna su Danimarca, Russia e Francia. Le prime tre riuscivano anche a recuperare il giro diventando le favorite per le medaglie. La Francia passava al comando all’undicesimo sprint davanti a Danimarca, Olanda e Gran Bretagna. Nello sprint finale le britanniche completavano il trionfo vincendo la volata nettamente su Polonia, Olanda e Francia.

Una vittoria dominante per la Gran Bretagna, mentre l’argento andava alla Danimarca con il bronzo assegnato alla Russia. Un’Italia deludente, mai in lotta, probabilmente anche per la caduta subita, si doveva accontentare dell’ottavo posto.

Nelle semifinali della sprint maschile i due favoriti olandesi non tradivano le attese vincendo i loro incontri senza dover ricorrere alla terza prova, Jeffrey Hoogland contro Denis Dmitriev, mentre Harrie Lavreysen contro Jack Carlin. Nella finale per il terzo posto era Carlin a vincere agilmente i primi due round conquistando la medaglia di bronzo.
Nel derby olandese per l’oro era Hoogland per un soffio a spuntare il primo round, mentre nel secondo round era quasi in fotocopia, ma Lavreysen questa volta riusciva a sorpassare il connazionale negli ultimissimi metri. Nella sfida finale, evidentemente molto stanchi entrambi, era Lavreysen che ne aveva di più andando a vincere agilmente l’oro su Hoogland argento.

Nelle qualificazioni della sprint femminile il tempo migliore veniva fatto segnare da Lea Sophie Friedrich con il nuovo record olimpico in 10.310, davanti a Kelsey Mitchell, Emma Hinze e a Mathilde Gros. Ben 17 erano le atlete in grado di scendere sotto il precedente record olimpico fatto segnare da Rebecca James a Rio 2016. La prima sorpresa era l’assenza di Laurine van Riessen, venuta qua per entrare a far parte nello stretto circolo di atlete in grado di vincere una medaglia olimpica sia nei giochi invernali sia in quelli estivi, per lei la caduta di ieri è stata molto impattante causando una frattura alla clavicola, delle costole fratturate e una contusione polmonare. Simona Krupeckaite e Luz Daniela Gaxiola Gonzalez erano tra le atlete più importanti a rimanere escluse nei trentaduesimi e non riuscivano nemmeno a sfruttare le batterie di ripescaggi per rimanere nella contesa.

Negli ottavi Anastasiaa Voinova (argento mondiale e oro europeo in carica) veniva battuta da Gros, la quale però aveva fatto segnare un tempo migliore in qualificazione. Inoltre Tianshi Zhong veniva sconfitta dalla dominatrice di ieri Shanne Braspennincx, riuscendo però a vincere la batteria di qualificazione come la stessa Voinova.

Nella penultima giornata di gare domani saranno assegnate le medaglie nella madison maschile con la chance azzurre riposte in due già medagliati, cioè Elia Viviani e Simone Consonni. Il programma vedrà inoltre la continuazione delle qualificazioni della sprint femminile e le prime fasi del keirin maschile, entrambe con le medaglie che verranno assegnate nell’ultima giornata di domenica.

Carlo Toniatti.

La seconda sprint della finale vinta da Lavreysen su Hoogland (Getty Images)

La seconda sprint della finale vinta da Lavreysen su Hoogland (Getty Images)

MARKUS HOELGAARD PRIMO LEADER ALL’ARCTIC RACE OF NORWAY

agosto 6, 2021 by Redazione  
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La volata vincente di Markus Hoelgaard ha messo fine alla prima tappa dell’Arctic Race of Norway, la breve corsa scandinava che ha preso il via dalla città di Tromsø, sede di partenza e arrivo della tappa inaugurale.

Nel sempre affollato calendario UCI, il boquet delle brevi corse a tappe incastrate tra Tour de France, prove olimpiche e Vuelta a España comprende anche l’Arctic Race of Norway, che ha preso le mosse ieri a Tromsø con una frazione di 142,4km.
Il successo con relativa prima leadership nella classifica generale è andato al norvegese di Stavanger Markus Hoelgaard. Il portacolori della Uno-X Pro Cycling Team è stato autore di una lunga volata che gli ha permesso di avere la meglio sul più titolato connazionale Alexander Kristoff, che ha lasciato a casa le insegne della UAE-Team Emirates per rappresentare la propria nazionale ai nastri di partenza della corsa di casa, riuscendo anche ad anticiparlo di un paio di secondi. Terza piazza per il transalpino Bryan Coquard in maglia B&B Hotels p/b KTM. Per trovare il primo rappresentante della sparuta pattuglia italica presente bisogna scorrere l’ordine d’arrivo fino alla 11ª posizione, dove si è piazzato il veneto Samuele Battistella dell’Astana – Premier Tech.
Oltre al già citato Battistella sono presenti il coequiper del veneto Fabio Felline, Luca Coati del Team Qhubeka NextHash e Alessandro Fedeli della DELKO.
Oggi l’Arctic Race of Norway prevede una tappa di 177,6km da Nordkjosbotn a Kilpisjärvi, che si concluderà per la prima volta nella storia di questa giovane corsa in territorio finlandese. La frazione è caratterizzata da un tracciato mosso con 3 GPM, ma l’assenza di difficolta negli ultimi 12 Km, quasi del tutto privi di curve, potrebbero favorire il recupero del gruppo sulle eventuali azioni dei finisseur e l’arrivo allo sprint.

Mario Prato

La vittoria di  Hoelgaard nella tappa dapertura della corsa norvegerse (foto Bettini)

La vittoria di Hoelgaard nella tappa d'apertura della corsa norvegerse (foto Bettini)

VUELTA A BURGOS, BARDET CONQUISTA TAPPA E MAGLIA

agosto 5, 2021 by Redazione  
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Romain Bardet vince la tappa in solitaria e conquista il simbolo del primato. Alle sue spalle Pozzovivo e Landa

Tappa insidiosa quella odierna, con una salita dura come il Picon Blanco posta giusto ad una manciata km dal traguardo.
La fuga di giornata esce dopo circa 10 chilometri dal via, composta da Johan Jacobs (Movistar), Matis Louvel (Arkea-Samsic), Nico Denz (Team DSM), Daniel Oss (Bora-hansgrohe), Joan Bou (Euskaltel-Euskadi) e Julen Amezqueta (Caja Rural-Seguros RGA). Il sestetto però non convince il gruppo che non lascia crescere il vantaggio, tanto che già sulla prima salita in programma si torna a situazione di ranghi compatti.
Qua ci provano allora in 4: Oier Lazkano (Caja Rural-Seguros RGA), Joan Bou (Euskaltel-Euskadi), Oscar Cabedo (Burgos-BH) e Guy Niv (Israel Start-Up Nation), i quali riescono ad accumulare una manciata di minuti di margine prima del GPM.
Ai piedi dell’ultima salita di giornata, il temibile Picon Blanco, il vantaggio è ridotto ormai a soltanto 2 minuti e il gruppo è lanciato all’inseguimento. Attaccata la salita ci provano subito in diversi dal plotone, con Romain Bardet (Team DSM) e Mikel Landa (Bahrain Victorious) fra i più attivi. In vista dello scollinamento è proprio Bardet a dare il colpo giusto che gli permette di guadagnare una manciata di secondi sugli altri, che andrà poi ad incrementare nella discesa verso il traguardo nonostante una sbavatura che lo costringe a fermarsi e ripartire.
Parata trionfale per il francese, che conquista così anche la maglia di leader. Dietro di lui la volata per il secondo posto è vinta da Domenico Pozzovivo (Team Qhubeka NextHash) su Mikel Landa.

Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAle8

Romain Bardet in solitaria sul traguardo. Photo Credit: Bettini Photo

Romain Bardet in solitaria sul traguardo. Photo Credit: Bettini Photo

OLIMPIADI, VIVIANI DI BRONZO NELL’OMNIUM

agosto 5, 2021 by Redazione  
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Elia Viviani ha conquistato il bronzo nella prova olimpica dell’omnium, dopo l’oro conquistato a Rio, l’oro in questa edizione è invece andato al britannico Matthew Walls che ha dominato l’intera prova davanti al neozelandese Campbell Stewart autore di una grande corsa a punti. Viviani ha faticato nello scratch e nella tempo race vincendo però la corsa ad eliminazione e compiendo una superba corsa a punti che gli permetteva di recuperare una netta inferiorità rispetto a Benjamin Thomas e Jan Willelm Van Schip che partivano come secondo e terzo.
Nel keirin femminile la vittoria è andata all’olandese Shanne Braspennincx davanti alla giovane neozelandese Ellesse Andrews e alla canadese Lauriane Genest.

All’Izu Velodrome nella quarta giornata di gare andava in scena l’intero programma dell’omnium, a differenza delle precedenti edizioni dovuto al cambio di regolamento della disciplina. Le speranze azzurre erano affidate al campione uscente Elia Viviani che nell’ultimo paio di anni ha passato delle difficoltà che non gli permettevano di essere considerato il favorito, nonostante ciò la medaglia d’oro di ieri può averlo aiutato ad aumentare il suo morale e la fiducia nei suoi mezzi.

La prima prova era lo scratch, una corsa su 40 giri dove semplicemente vince chi arriva primo con un punteggio assegnato dai 40 punti a scendere di 2 per ogni posizione. Niklas Larsen a due terzi della prova si involava in solitaria con un attacco evidentemente pericoloso, poco dopo infatti un terzetto composto da Benjamin Thomas, Jan Willelm Van Schip e Artyom Zakharov provava l’inseguimento che veniva effettuato nel giro di pochi giri, nel frattempo il resto del gruppo non sembrava aver nessuno che volesse spendere energie nell’inseguimento, a quel punto Matthew Walls attaccava ferocemente e riusciva in poco tempo a rendere un quintetto il gruppo di attaccanti che a circa sei giri dalla fine rientravano sul gruppo assicurandosi le prime 5 posizioni della prova. Nella volata finale era Sam Welsford a vincere portandosi però a casa solo la sesta piazza, mentre Walls era il più veloce del gruppo menzionato precedentemente battendo Thomas e Van Schip, per Viviani invece un deludente tredicesimo posto, che significava -24, dopo non essere mai stato protagonista.

Nella tempo race il regolamento prevede una corsa di 40 giri con una volata ogni giro (dopo i primi 5 giri) con in palio un punto e la possibilità di ottenere 20 punti extra ad ogni doppiaggio. I punti raccolti dalla prova per la classifica generale erano sempre calcolati come nello scratch e nella seguente prova di eliminazione. I primi della classifica riuscivano a vincere parecchie volate, con Viviani totalmente invisibile fino a metà prova quando andava ad inserirsi in un attacco pericoloso, riusciva a prendere un giro di vantaggio (20 punti) con Thomas, Walls, Thery Schir, Gavin Hoover, Larsen, Kenny de Ketele, Szymon Sajnok, ma soprattutto Van Schip che tatticamente era stato furbo a mai chiudere il gap fino agli ultimi due giri, andando così a vincere dieci volate e vincendo la prova davanti ai Thomas e Walls, mentre Viviani accumulava 24 punti. Dopo due prove la classifica generale vedeva Van Schip al comando con 76 punti a parimerito con Walls e Thomas, ben 14 punti davanti a Larsen, mentre Viviani arrancava ancora a 42 punti.

Nella prova ad eliminazione veniva eliminato alla quarta eliminazione Roger Kluge, autore di una pessima prova in tutte le prime tre gare. Sajnok veniva eliminato per quinto, perdendo terreno in classifica, inoltre De Ketele veniva eliminato per decimo, seguito da Welsford con Thomas e Larsen sempre a rischio. Il danese veniva quindi eliminato per ottavo, mentre Thomas veniva eliminato per sesto. Van Schip veniva eliminato per quarto perdendo quindi la leadership ai danni di Walls. Schir veniva escluso in seguito, lasciando la vittoria dell’eliminazione una contesa a due tra Walls e Viviani. Viviani facilmente bruciava allo sprint finale Walls rientrando così in classifica seppur distante dal podio temporaneo. La classifica generale vedeva Walls al comando con 114 punti, davanti a Van Schip a 110 e Thomas a 106. Viviani era risalito al sesto posto a 82 punti dietro anche a Larsen e Schir.

Nella corsa a punti Kluge recuperava un giro, insieme a Yauheni Karaliok che però in maniera tattica aspettava la sprint per prendere anche 5 punti extra, mentre in gruppo la prima volata passava in testa Thomas su Hoover e Volikakis. Walls andava all’attacco con Hoover recuperando un giro con l’americano nettamente al comando dell’omnium che prendeva anche lo sprint su Hoover, Schir e Stewart. Lo stesso neozelandese prendeva lo sprint seguente riuscendo a recuperare pure lui il giro, mentre gli altri punti andavano a Thomas, Larsen e Schir. Era poi Elia Viviani ad attaccare in solitaria, raggiunto poi da Kluge e Karaliok, nello sprint era Viviani a passare in prima posizione davanti a Karaliok e Kluge, mentre Schir transitava quarto in gruppo. Il gruppo manteneva un forte ritmo lasciando una mezza pista di vantaggio agli attaccanti. Viviani vinceva ancora una volta lo sprint su Kluge e Karaliok recuperando anche il giro, mentre quarto era Walls. Viviani risaliva così al secondo posto della generale a parimerito con Thomas. Walls vinceva il sesto sprint su Viviani, Thomas e Van Schip che a questo punto erano i favoriti per le medaglie (Stewart era comunque quarto, a meno di 20 punti) con il britannico che sembrava in controllo per l’oro. Wellsford se ne andava in solitaria vincendo il settimo sprint su Maree, mentre Viviani batteva Thomas per il terzo posto allungando leggermente sul francese. L’australiano e il sudafricano venivano raggiunti da Walls, Viviani, Thomas, Stewart e Barcelò, ma in seguito anche De Ketele e Van Schip riuscivano a rientrare con Larsen a ruota. Viviani vinceva anche l’ottava volata davanti a Thomas, Walls e Van Schip.
Stewart attaccava con Larsen e Barcelò con il neozelandese che passava in testa allo sprint sul danese e Barcelò, mentre Schir era quarto. Negli ultimi nove giri Walls attaccava con Viviani e De Ketele in loro compagnia. Stewart riusciva però a prendere il giro a solo due giri dalla conclusione salendo così in seconda posizione. Schir vinceva la volata finale su Walls, Wellsford e Viviani. Così facendo era festa per Walls conquistava così un oro meritatissimo, mentre Stewart incredibilmente con la sua rimonta finale prendeva l’argento, ma la festa italiana restava integra con Viviani capace di resistere in zona medaglie conquistando il bronzo.

Negli ottavi della sprint maschile avvenivano poche sorprese con Jeffrey Hoogland, Harrie Lavreysen, Jack Carlin, Nicholas Paul, Maximilian Levy e Denis Dmitriev, quest’ultimo però batteva Jason Kenny, oro a Rio e Londra e argento a Pechino, il quale però nell’ultimo quinquennio non era più al livello delle precedenti edizioni. Anche Mohd Azizulhasni Awang doveva sperare nei ripescaggi per l’accesso ai quarti, il suo incontro era molto complicato contro il favorito Hoogland.
Nel primo dei ripescaggi Kenny riusciva a vincere qualificandosi ai quarti eliminando Awang, mentre nel secondo ripescaggio era Sebastien Vigier a restare in gioco per le medaglie.

Ai quarti di finale non sembrava presentare sorprese con i due olandesi, Carlin e Paul qualificati alle semifinali, esattamente i primi quattro tempi delle qualificazioni, vincendo entrambe le prime due gare. Paul, dopo qualche minuto, veniva però squalificato per la seconda prova e quindi doveva venir recuperata la sfida col russo Dmitriev che riusciva a spuntare la terza sfida con un tocco di ruota che andava a compromettere la prova di Paul, che non è stato però considerato irregolare e quindi per Dmitriev significava qualificazione in semifinale.
Nella finalina per il quinto posto era Levy a conquistare la corsa, mentre nella giornata di domani andranno in scena le semifinali e l’assegnazione delle medaglie.

Nella prova del keirin femminile avveniva una brutta caduta tra Katy Marchand e Laurine Van Riessen che erano considerate tra le favorite, in particolare l’olandese. Nella stessa prova erano Wai Sze Lee, Olena Starikova, Daria Shemeleva ed Emma Hinze qualificate alla semifinale. Nella seconda batteria l’eliminata di lusso era Mathilde Gros (bi-campionessa europea delle ultime due edizioni), mentre Shanne Braspennincx, Ellesse Andrews, Luz Daniela Gaxiola Gonzalez e Lauriane Genest erano le qualificate.
Non molte sorprese nell’ultima batterie con Kelsey Mitchell, Kaarle MxCulloch, Tianshi Zhong e Liubov Basova qualificate.

Nella prima semifinale vinceva Starikova su Andrews e Basova qualificandosi alla finale per le medaglie, mentre a sorpresa Lee e Zhong venivano escluse con Gonzalez. Nella seconda semifinale Braspennincx dominava la prova davanti alle canadesi Mitchell e Genest. Deludente la prova di Hinze che restava eliminata insieme al bronzo olimpico di Londra McCulloch. Hinze vinceva la finalina per il settimo posto che precedeva la finale dove Braspennincx confermava il dominio dimostrato per tutte le prove del keirin vincendo l’oro davanti ad Andrews e a Genest.

Nella giornata di domani, in programma, oltre alla finale della sprint maschile, le qualificazioni della sprint femminile e l’intero programma della madison femminile con l’Italia che schiererà Letizia Paternoster ed Elisa Balsamo che nei mondiali dell’anno scorso hanno conquistato il bronzo.

Carlo Toniatti.

Elia Viviani festeggia il bronzo appena conquistato (Getty Images)

Elia Viviani festeggia il bronzo appena conquistato (Getty Images)

VUELTA A BURGOS, MOLANO IL PIÙ VELOCE, SERRANO NUOVO LEADER

agosto 4, 2021 by Redazione  
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Juan Sebastian Molano vince in volata la seconda frazione della Vuelta a Burgos davanti a Dainese e Trentin. Gonzalo Serrano nuovo leader

Seconda frazione della Vuelta a Burgos 2021, 175 chilometri da Tardajos a Briviesca appannaggio delle ruote veloci.
Fuga che evade facilmente anche in questa seconda tappa della Vuelta, composta quest’oggi da Oier Lazkano (Caja Rural-Seguros Rga), Unai Cuadrado (Euskaltel-Euskadi), Sergio Garcia Gonzalez (Eolo-Kometa), Raúl García Pierna (Equipo Kern Pharma) e Carlos Canal (Burgos BH). Il plotone lascia fare mandando i fuggitivi ad oltre 6 minuti di vantaggio massimo, per poi gradualmente accelerare il ritmo che porta i battistrada a soli 20″ di margine, quando al traguardo mancano ormai 30 km.
A situazione di gruppo compatto ci provano in tre sull’ultima contropendenza di giornata: Kevin Geniets (Groupama-FDJ), Mads Würtz Schmidt (Israel Start-Up Nation) e Markus Burghardt (BORA-hansgrohe). Il tedesco della Bora è l’ultimo a resistere al rientro del gruppo che avviene quando la volata è quasi lanciata poco dopo la flamme rouge. Qui il più veloce è Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), lanciato magistralmente dal compagno di squadra Matteo Trentin poi terzo sul traguardo. Fra la coppia UAE chiude secondo un ottimo Alberto Dainese (Team DSM).
Cambia anche il vertice della classifica generale, con la maglia di leader che passa dalle spalle di Edward Planckaert (Alpecin-Fenix) a quelle di Gonzalo Serrano (Movistar), bravo a sfruttare un piccolo buco formatosi negli ultimi metri.

Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAle8

Il colpo di reni decisivo di Molano sulla linea del traguardo. Photo Credit: Bettini Photo

Il colpo di reni decisivo di Molano sulla linea del traguardo. Photo Credit: Bettini Photo

OLIMPIADI, ITALIA SUL TETTO DEL MONDO NELL’INSEGUIMENTO

agosto 4, 2021 by Redazione  
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Filippo Ganna ha condotto ancora una volta l’Italia ad un incredibile impresa nell’inseguimento a squadre conquistando l’oro insieme a Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan. Per gli azzurri l’impresa è arrivata al termine di un’altra prova palpitante contro i super favoriti danesi, è servito migliorare il tempo di ieri con un nuovo record del mondo per trionfare sugli avversari scendendo quasi sotto il muro di 3:42, impensabile fino a qualche anno fa. Per i danesi l’argento, mentre l’Australia ha conquistato il bronzo ai danni dei neozelandesi complice una caduta. Il resto della giornata ha visto le fasi di qualificazioni del keirin femminile e della sprint maschile.

Nella terza giornata dell’Izu Velodrome tutta l’Italia aspettava l’unica gara con in palio medaglie, l’inseguimento a squadre maschile. Nella semifinale per il bronzo tra Australia e Nuova Zelanda una caduta molto evitabile di Regan Gough degli all blacks, dopo 2500 metri, rovinava le loro grandi chance di medaglia garantendo all’Australia un bronzo senza dover spingere al massimo. Nella finale per l’oro tra Italia e Danimarca ci si aspettava una partenza forte dei danesi, che però restavano sotto agli italiani per più di metà gara, uscendo forte nel terzo quarto di gara con quasi 9 decimi da difendere negli ultimi 1000 metri. A poco più di 3 giri dalla fine (750 metri), era Filippo Ganna a prendere in carico il compito della rimonta azzurra che ad ogni checkpoint vedeva gli azzurri recuperare circa un decimo. A 250 metri dalla conclusione mancavano esattamente 285 millesimi da colmare, in un’impresa che sembrava complicata, ma complice forse un piccolo calo dei danesi o più probabilmente un’impressionante trenata dell’immenso Ganna gli azzurri effettuavano il sorpasso negli ultimi 100 metri compiendo un’autentica impresa con un oro storico per l’Italia che mancava da Roma 1960 condito con un miglioramento del record del mondo (3:42.032). I danesi terminavano la prova in 3:42.198, anch’esso tempo migliore della prova azzurra nella giornata di ieri dovendo accontentarsi di un argento che sa di sconfitta visti i pronostici.

Nel resto della giornata andavano in scena i primi turni del keirin femminile e della sprint maschile. Nella qualificazione della sprint i duo olandesi Jeffrey Hoogland e Harrie Lavreysen facevano segnare il miglior tempo con il record olimpico in 9.215. Durante le prime prove a eliminazioni le principali eliminazioni erano quelle di Mateusz Rudyk (bronzo nei mondiali 2019 e sempre nei 5 nelle ultime tre edizioni) e del surinamese Jair Tjon En Fa ad essere escluso dopo aver terminato sesto nelle prove di qualificazione. Giornata complicata anche per Mohd Azizulhasni Awang, l’atleta malese bronzo mondiale in carica, che dopo una prova non brillante nella qualificazione ha dovuto sfruttare due round di ripescaggi per accedere agli ottavi in programma domani con le medaglie assegnate nella giornata di venerdì.

Nelle qualificazioni del kering femminile le eliminazioni a sorpresa erano quelle di Anastasiia Voinova e di Hyejin Lee (argento negli ultimi mondiali). Tante favorite si sono qualificate attraverso i ripescaggi con Emma Hinze (campionessa mondiale in carica), Wai Sze Lee e Kaarle McCulloch, rispettivamente oro e argento nei mondiali 2019, oltre alla bi-campionessa europea delle ultime due edizioni Mathilde Gros e Katy Marchant che era stata relegata nella sua batteria. Nella giornata di domani la fase conclusiva dai quarti di finale alle finali.

Giornata molto attesa per l’Italia anche quella di domani con l’Omnium maschile in programma dove Elia Viviani vorrà provare a difendere il titolo olimpico conquistato a Rio 5 anni fa.

Carlo Toniatti.

Prova di forza di Ganna per la conquista delloro olimpico (Getty Images Sport)

Prova di forza di Ganna per la conquista dell'oro olimpico (Getty Images Sport)

VUELTA A BURGOS, PLANCKAERT VINCE LA PRIMA

agosto 3, 2021 by Redazione  
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Edward Planckaert vince la prima tappa della Vuelta a Burgos davanti a Gonzalo Serrano. Terzo Vincenzo Albanese

Pronti via ed esce subito la fuga che caratterizzerà la tappa odierna, la prima dell’edizione 2021 della Vuelta a Burgos. Il drappello al comando è composto da Mario Aparicio (Burgos-BH), Joan Bou (Euskaltel-Euskadi), Márton Dina e Sergio Garcia Gonzalez (Eolo-Kometa), Florian Maitre (Team TotalEnergies) e Sergio Roman Martín (Caja Rural-Seguros RGA) e raggiunge un vantaggio massimo vicino ai 7 minuti.
Alle loro spalle il gruppo col passare dei chilometri si organizza per l’inseguimento, fino a quando la Ineos tenta di sfruttare il vento con un ventaglio in testa: il tentativo inizialmente riesce contribuendo anche a rientrare sulla fuga di giornata, che viene così riassorbita da questo drappello inseguitore distaccatosi dal resto del plotone. Dietro però il gruppo non molla e quando mancano circa 30 km al traguardo si torna a ranghi compatti.
Si susseguono in questa fase ripetuti tentativi di fuga tutti contenuti dal gruppo, l’ultimo dei quali ai -4 Km quando ad arrendersi sono Alexys Brunel (Groupama-FDJ) e Tobias Bayer (Alpecin-Fenix). Giunti alla Flamme Rouge inizia lo strappo finale: ci prova subito Romain Bardet (Team DMS) seguito da Gonzalo Serrano (Movistar). Alle loro spalle si muovono anche Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa), Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) e Edward Planckaert (Alpecin-Fenix). Quest’ultimo riesce a recuperare e saltare uno ad uno gli altri, battendo in volata sul traguardo un ottimo Serrano e andando a vestire così anche la prima maglia di leader della corsa. Chiude terzo Vincenzo Albanese.

Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAle8

Planckaert esulta sul traguardo di Burgos. Photo Credit: Bettini Photo

Planckaert esulta sul traguardo di Burgos. Photo Credit: Bettini Photo

OLIMPIADI, RECORD DEL MONDO PER GANNA E COMPAGNI

agosto 3, 2021 by Redazione  
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Filippo Ganna ha guidato gli azzurri verso la finale per l’oro nell’inseguimento a squadre in programma domani, nel farlo ha fatto segnare un incredibile record del mondo. Contro di loro c’è però la Danimarca, autentica di un grande disastro nella semifinale dopo aver dimostrato però di essere superiori agli azzurri. Nella prova femminile vittoria dominante delle tedesche con le azzurre che si sono fermate al sesto posto facendo segnare il record italiano.
Nelle gare sprint a squadre successo per la Cina nella giornata di ieri al femminile e all’Olanda nella gara maschile di oggi.

All’Izu Velodrome sono andate in scena le prime due giornate di gara dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Nella giornata di ieri, perlopiù dedicata alle qualificazioni sono andate in scena le qualifiche per gli inseguimenti a squadre dove Germania al femminile e Danimarca al maschile hanno dimostrato il loro valore di squadre favorite vincendo la prova. Per l’Italia femminile il quarto posto le costringeva ad affrontare la Germania nelle batterie, mentre al maschile Filippo Ganna ha portato gli azzurri al secondo posto con la ostica Nuova Zelanda come avversaria in batteria.
Il programma olimpico aveva anche le sprint a squadre femminile che assegnavano la prima medaglia. Nelle qualificazioni era la Germania a spuntarla in 32.102 con solo 33 millesimi di margine sulla compagine cinese, campionesse in carica di Rio 2016, mentre Olanda e il Comitato Olimpico Russo erano nettamente avvantaggiate per giocarsi il bronzo avendo un ritardo di 3 decimi dalle prime due squadre e 6 decimi di vantaggio sul Messico. Infatti le prove in batterie hanno confermato il passaggio del turno delle quattro formazioni con la Cina in grado di abbassare il record del mondo (appartenuto a loro dal 2015) a 31.804 con la Germania che con 31.905 segnava il secondo tempo migliore di sempre. Era quindi l’ora delle due finali con Comitato Olimpico Russo e Olanda a contendersi il bronzo con una partenza velocissima delle russe che garantiva loro la conquista della medaglia. A seguire lo showdown tra Germania e Cina con una partenza forte delle cinesi che riuscivano a difendersi per 85 millesimi dal ritorno delle tedesche. Il podio di Rio 2016 veniva quindi confermato con Russia e Germania ad invertirsi di medaglie, mentre la Cina si confermava la più forte.

Nella seconda giornata di pista si iniziava con l’inseguimento a squadre femminile dove il Canada riusciva ad effettuare un ottimo tempo, difficile da battere per le azzurre che avrebbero dovuto migliorare notevolmente (2 secondi) il record italiano. La sfida più attesa era quella tra Stati Uniti e Gran Bretagna con le atlete britanniche che finivano molto forte la loro prova vincendo con margine e distruggendo il record del mondo fatto segnare nella giornata precedente dalle tedesche (4:07.307) con 4:06.748. A seguire era il turno delle italiane contro la superpotenza tedesca, per il gruppo azzurro il record italiano non bastava andando a qualificarsi per la sfida per il 5°-6° posto. Contemporaneamente la Germania rispondeva immediatamente alle britanniche con un impressionante 4:06.159, la finale per il terzo posto vedeva quindi le statunitensi a dover sfidare le canadesi. L’Italia non riusciva a battere l’Australia nella lotta per il quinto posto, mentre gli Stati Uniti conquistavano il bronzo con margine. Nella finale per l’oro le britanniche pagavano la fatica accumulata nella semifinale non riuscendo minimamente a rispondere alle tedesche perdendo quindi il titolo conquistato a Rio, nel frattempo le tedesche si esibivano in una prova fantasmagorica andando a disintegrare il record del mondo con un impressionante 4:04.249, ben sei secondi più veloce della finale di cinque anni fa.
Nella stessa sessione erano previste anche le batterie dell’inseguimento maschile, con le finali però programmate per la giornata di domani, qui l’Australia riusciva a riscattarsi dalla controprestazione di ieri con il nuovo record olimpico in 3:44.902. A seguire erano gli azzurri che si affrontavano in una semifinale palpitante contro i neozelandesi. La sfida era rimasta molto equilibrata finché gli all blacks riuscivano ad andare in vantaggio di mezzo secondo a 750 metri dal termine della prova. In quel momento era Filippo Ganna a prendere le redini del terzetto azzurro (Francesco Lamon era già rimasto staccato) andando a compiere una rimonta impressionante che andava a colmare il gap a solo 150 metri dalla fine. L’Italia vinceva distruggendo il record del mondo in 3:42.307 ben 2 secondi e 3 decimi sotto il tempo fatto segnare dalla Danimarca nel 2020, mentre la Nuova Zelanda, incredibilmente, con 3:42.397 restava fuori dalla finale per l’oro, ma sicura di potersi giocare la medaglia. I danesi nell’ultima batteria dimostravano di essere i favoriti per la vittoria con una prova devastante, ai 3000 metri erano oltre al secondo di vantaggio sull’Italia. All’inizio del giro finale però avveniva il disastro. Il Regno Unito aveva sostituto Edward Clancy (che si è così ritirato definitivamente dalla pista) con Charlie Tanfield, il quale aveva perso le ruote dei compagni di squadra, ma essendo il terzo uomo aveva comunque da continuare la sua prova. Frederik Madsen, forse non aspettandosi questa situazione, stava gareggiando a testa bassa, andando ad impattare contro il britannico e creando una caduta, fortunatamente evitata dagli altri danesi. Dopo un’ora di discussioni è stato deciso di assegnare il passaggio in finale ai danesi perché avevano raggiunto la scia del terzo uomo dei britannici che nell’inseguimento a squadra garantisce il passaggio del turno. L’Italia ha provato a protestare chiedendo una squalifica per aver causato la caduta, ma non è stata ascoltata. Sarà quindi sfida Italia-Danimarca domani per la medaglia d’oro, mentre la medaglia di bronzo andrà ad una squadra oceanica con la sfida Australia-Nuova Zelanda. Per gli Azzurri e Ganna in primis, servirà un’impresa per battere i danesi, ma arrivati a questo punto è lecito sognare.
L’altra competizione in programma era la sprint a squadre maschile dove nelle qualificazioni gli olandesi miglioravano il record olimpico con 42.134 davanti a Gran Bretagna, Australia e Francia. Nelle batterie l’Australia riusciva a migliorare il tempo con un 42.103, che veniva però battuto in successione prima dai britannici con 41.829 e poi dagli olandesi in 41.431 (a due decimi dal record del mondo stabilito da loro nel 2020). La Francia era la quarta classificata contro gli australiani per il bronzo dove gli atleti del Down Under sbagliavano la partenza andando a compromettere la loro prova, i francesi erano bravi a sfruttare l’occasione conquistando il bronzo. Subito dopo era l’ora della battaglia per l’oro tra Olanda e Gran Bretagna con i britannici anche loro vittime di una partenza disastrosa, ma poco avrebbero potuto contro gli olandesi che riuscivano a limare ancora il record olimpico con un 41.369 che garantiva a loro l’oro, mentre per i campioni in carica di Rio della Gran Bretagna era un altro titolo olimpico perso.

Carlo Toniatti.

Lesultanza di Filippo Ganna dopo aver fatto segnare il record del mondo - Bettini Photo

L'esultanza di Filippo Ganna dopo aver fatto segnare il record del mondo - Bettini Photo

CIRCUITO DE GETXO, VINCE NIZZOLO

agosto 2, 2021 by Redazione  
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Giacomo Nizzolo vince il Circuito de Getxo davanti a Giovanni Aleotti e Buitrago Sanchez

Circuito mosso e tortuoso quello della classica spagnola alla quale in tanti hanno posto il cerchiolino rosso sul calendario.
La fuga non riesce ad evadere per lunghi tratti, fin quando un gruppetto prende il largo di forza intorno ai 70 km di corsa. Si tratta di Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa), Cesare Benedetti (Bora-Hansgrohe), Dayer Quintana e Matis Louvel (Team Arkéa-Samsic), Lluis Mas e Mathias Norsgaard (Movistar), Matej Mohoric (Bahrain-Victorious), Antonio Nibali e Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), Antonio Jesus Soto (Euskaltel-Euskadi) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates). Nomi pesanti che non fanno dormire sonni tranquilli al plotone, il quale controlla il distacco massimo sotto i 2 minuti. Quando il vantaggio è ridotto ormai a una manciata di secondi davanti gli unici superstiti della fuga iniziale sono Mohoric, Norsgaard, Soto, Trentin e Albanese. Iniziata l’ultima salita di giornata dal plotone principale ci prova Abner González (Movistar), prontamente seguito da Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious). I due raggiungono i fuggitivi e guadagnano qualcosa mentre alle loro spalle si forma una coppia tutta italiana all’inseguimento, Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) e Giovanni Aleotti (Bora-hansgrohe). Prima dello scollinamento fuoriescono dal gruppo anche Alessandro Covi (UAE Team Emirates) e Giacomo Nizzolo (Qhubeka NextHash), e nei 10 km di discesa seguenti tutti questi piccoli drappelli distanziati di poche manciate di secondi si compattano in un’unica testa della corsa lanciata verso la volata per la vittoria.
Sul traguardo il più veloce per distacco è Giacomo Nizzolo, che salta e stacca Giovanni Aleotti e Buitrago Sanchez.

Lorenzo Alessandri
TW @LorenzoAle8

Giacomo Nizzolo esulta sul traguardo. Photo Credit: Bettini Photo

Giacomo Nizzolo esulta sul traguardo. Photo Credit: Bettini Photo

POWER POWLESS! UN AMERICANO VINCE A SAN SEBASTIAN 26 ANNI DOPO ARMSTRONG.

luglio 31, 2021 by Redazione  
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La Classica di San Sebastian si conferma corsa d’attacco e si decide negli ultimi 30 km quando se ne vanno in quattro nella discesa di Erlaitz. E’ Neilson Powless (Team EF Education Nippo) a battere in una volata ristretta Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious) e Mikkel Honorè (Team Deceuninck Quick Step). Quarto posto per Lorenzo Rota (Team Intermarchè Wanty Gobert), vittima di una caduta nella discesa finale che gli preclude le chance di vittoria.

La Classica di San Sebastian è una delle corse di un giorno più attese del periodo estivo e ritorna al suo posto dopo la cancellazione del 2020 per colpa del Covid. Quest’anno la prova è lunga quasi 224 e segue le Olimpiadi di Tokyo, dalle quali provengono alcuni ‘stakanovisti’. Il percorso come sempre si adatta agli scattisti-scalatori e la presenza di Julian Alaphilippe, capitano designato della Deceuninck Quick Step, sarà lo spauracchio per tutti gli altri ciclisti. Il campione del mondo si ripresenta ai nastri di partenza dopo un Tour de France in cui è stato protagonista soprattutto nella prima settimana e in qualche fuga successiva. Il percorso gli si addice perfettamente, anche perché ha già vinto qui nel 2018. Il punto chiave, come è stato negli ultimi anni, potrebbe essere la durissima salita finale di Murgil-Tontorra: sono solo 2 km e mezzo ma ci sono punte superiori al 20%. Alaphilippe dovrà fare comunque i conti con un’agguerrita concorrenza. Tra le squadre più attese la Trek Segafredo porta ad esempio Giulio Ciccone e Bauke Mollema, reduci da Tokyo e ottimi scalatori. La stessa Bora Hansgrohe può essere temibile con Wilco Kelderman e Patrick Konrad. La Jumbo Visma ha in Jonas Vingegaard, secondo al Tour, la sua punta di diamante. Nella Israel StartUp Napion un Daniel Martin al top potrebbe dare filo da torcere a molti avversari, mentre l’INEOS porta come sempre una squadra piena di capitani, con Gianni Moscon, Adam Yates, Egan Bernal che cercheranno lo spunto giusto per primeggiare. Da segnalare anche il ritorno alle corse di Mikel Landa nella Bahrain Victorious dopo un periodo di stop. La corsa si animava soltanto intorno al km 73, sulle prime rampe della salita di Urraki. In testa si formava un gruppo di 16 ciclisti composto da Tsgabu Grmay (Team BikeExchange), Lilian Calmejane e Mikael Cherel (Team AG2R Citroen), Mikel Bizkarra (Team Euskaltel Euskadi), Valerio Conti ed Alexandr Riabushenko (UAE Team Emirates), Javier Romo (Team Astana), Johan Jacobs e Josè Joaquin Rojas (Team Movistar), Jeremy Cabot (Team Direct Energie), Jokin Murguialday (Team Caja Rural), Oscar Cabedo e Dani Navarro (Team Burgos BH), Xandres Vervloesem (Team Lotto Soudal) e Romain Hardy (Team Arkea Samsik). Il gruppo di testa scollinava con circa 1 minuto e 30 secondi di vantaggio sul gruppo principale. La fuga guadagnava fino a 4 minuti sul gruppo nel tratto centrale che portava alla successiva salita dello Jaizkibel. Erano Trek Segafredo, INEOS Grenadiers, Deceuninck Quick Step e Jumbo Visma le squadre più attive all’inseguimento del drappello di testa. Il ritmo imposto da queste squadre, soprattutto lungo l’ascesa dello Jaizkibel, imprimeva una decisa accelerazione da parte del gruppo, il quale scollinava nella nebbia con 1 minuto e 40 secondi di ritardo dalla testa della corsa. Il gruppo guadagnava ulteriormente nel tratto in pianura che conduceva alla salita di Erlaitz, penultima asperità a meno di 50 km dal termine. Nel frattempo una curva verso destra, presa troppo velocemente e resa insidiosa dall’asfalto bagnato, faceva grossi danni tra le fila della Bora Hansgrohe, visto che cadevano in tre: Matteo Fabbro, Wilco Kelderman e Giovanni Aleotti. Romo affrontava da solo in testa la salita di Erlaitz: 4 km al 10.6%, un vero e proprio muro. Il giovane spagnolo aveva ancora 40 secondi di vantaggio sul gruppo tirato dalla Jumbo Visma. Simon Carr (Team EF Education First) e Mikel Landa (Team Bahrain Victorious) erano i primi a riportarsi su Romo. Il britannico accelerava e scollinava in prima posizione. A 38 km dalla conclusione Carr aveva 36 secondi di vantaggio su Landa ed 1 minuto di vantaggio su un gruppo molto affievolito, che contava una trentina di unità. A 30 km dall’arrivo Landa veniva ripreso dal gruppo e Carr aveva ancora circa 40 secondi di vantaggio. A 25 km dal termine usciva dal gruppo un gruppo di quattro attaccanti formato da Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Mikkel Honorè (Team Deceuninck Quick Step), Neilson Powless (Team EF Education First) e Lorenzo Rota (Team Intermarchè Wanty Gobert), che raggiungevano Carr in testa. Si avvicinava l’ultima asperità di Murgil Tontorra, salita sulla quale si sarebbe giocata molto probabilmente la corsa con le sue pendenze al 20%. Honorè, Powless e Mohoric erano i primi a scollinare , mentre Rota perdeva un centinaio di metri ma riusciva a rientrare sui tre a 7 km dall’arrivo. In una curva in discesa verso destra Rota, Mohoric ed Honorè venivano rallentati. Powless si avvantaggiava ma veniva ripreso da Mohoric a 2 km dal termine. Anche Honorè rientrava sulla testa della corsa quando mancava 1 km e mezzo al traguardo. La volata a tre, lanciata da Mohoric, veniva vinta da Powless, che otteneva così la vittoria più prestigiosa della sua carriera, portando in USA la seconda Classica di San Sebastian 26 anni dopo Lance Armstrong. Secondo era lo sloveno mentre Honoré terminava in terza posizione. Uno sfortunato Rota concludeva quarto a 29 secondi di ritardo da Powless mentre ciò che rimaneva del gruppo veniva regolato da Alessandro Covi (UAE Team Emirates) per la quinta posizione. L’estate prosegue con un Agosto molto interessante e fitto di impegni. Nelle prime due settimane pioveranno, è il caso di dirlo, le corse a tappe con Vuelta a Burgos, Giro del Portogallo, Giro di Polonia, Giro di Danimarca e Giro di Spagna, che sarà l’ultimo GT e si concluderà il 5 Settembre. Non mancheranno però anche le corse di un giorno, le più importanti delle quali si disputeranno verso fine mese con la Classica di Amburgo, la Brussels Cycling Classic e la Bretagne Classic – Ouest-France.

Giuseppe Scarfone

Neilson Powless vince a la Classica di San Sebastian (foto Getty Images Sport)

Neilson Powless vince a la Classica di San Sebastian (foto Getty Images Sport)

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