GIRO DI SVIZZERA: SIMMONS VINCE AD HEIDEN, GRÉGOIRE RESISTE IN GIALLO ALLA VIGILIA DELLE ALPI
Domani l’ascesa allo Spluga nel finale della tappa di Piuro aprirà la due giorni alpina del Giro di Svizzera 2025. In attesa delle frazione decisive oggi si è una corsa una tappa quasi gemella di quella disputata ieri, anche se terminata diversamente perchè stavolta uno dei fuggitivi di giornata, lo statunitense Quinn Simmons, è riuscito a resistere al ritorno del gruppo e a imporsi in quel di Heiden. Con una ventina di secondi di ritardo è piombato sul traguardo il risicato gruppo dei migliori, una trentina scarsa di corridori con dentro il leader della classifica Romain Grégoire
Anche la terza tappa del Giro di Svizzera 2025 parte da Aarau, la capitale del cantone di Argovia nel nord del paese, fra Zurigo e Basilea, e non è una ripetizione di quella di ieri (cosa che ci potrebbe anche stare, dato che ieri non è successo nulla), ma una novità di questa edizione: due tappe consecutive che partono dalla stessa località! Sono lontani i tempi in cui le tappe di un “Giro” partivano dalla località in cui si era arrivati il giorno prima e trasferire ogni giorno i corridori, anche di centinaia di chilometri, oggi che i “tapponi” non esistono più, è cosa che passa inosservata. Si riparte dunque da Aarau e si arriva ad Heiden, un paese nei pressi del lago di Costanza, dopo 196 chilometri che presentano alcuni GPM nel finale: la salita di Knolhusen (2° categoria, 5 chilometri al 6% con punte dell’8%) a 17 chilometri dal traguardo e quella di Büriswilen (3° categoria, 2 chilometri al 7% ma con punte del 13%) a soli 10 chilometri dall’arrivo. Peraltro, come già ieri, anche l’arrivo ad Heiden è in salita, non proibitiva: 3 chilometri con pendenze dal 3 al 7% che non valgono un GPM ma che forse ci faranno vedere un arrivo un po’ diverso da quello di ieri. Comunque tutta la seconda parte della tappa, dopo una prima metà sostanzialmente pianeggiante, presenta molti impegnativi saliscendi e, se i corridori vorranno, la selezione ci sarà senza dubbio.
Si parte alle 12.15 col giovane francese Romain Grégoire (Groupama – FDJ) sempre leader della classifica grazie alla sorprendente vittoria nella prima tappa; alle sue spalle l’altro francese Kévin Vauquelin (Arkéa – B&B Hotels). Sinora non si è visto il portoghese João Almeida (UAE Team Emirates – XRG), il grande favorito per la vittoria finale che, essendo rimasto attardato di oltre tre minuti nella prima tappa, se davvero vuole portare a casa il suo terzo major Tour di questa stagione dovrebbe darsi da fare da subito, senza aspettare le ultime occasioni.
Il tempo è buono, la temperatura quasi ideale, vicina ai 25 gradi, e nei primi chilometri partono sei corridori di secondo piano, fra i quali c’è il nostro Samuele Battistella (EF Education – EasyPost), anni fa capace di vincere un mondiale Under 23; il più accreditato tra i fuggitivi è probabilmente il francese Nans Peters (Decathlon AG2R La Mondiale Team), vincitore di tappa sia al Giro, sia al Tour, oltre che di un Trofeo Laigueglia. Da tener d’occhio anche l’americano Quinn Simmons (Lidl – Trek), recente vincitore di una tappa (sia pure quasi neutralizzata per il maltempo) al Giro di Catalogna. Col passare dei chilometri il vantaggio dei fuggitivi supera ben presto i due minuti, per poi assestarsi intorno al minuto e mezzo quando la strada inizia a salire nella seconda metà della tappa. Sulle prime asperità diversi corridori provano a uscire dal gruppo e riportarsi sui fuggitivi, ma tutti i tentativi vengono rapidamente bloccati e, dopo aver visto i loro vantaggio scendere sino a 40 secondi, i corridori in fuga tornano a guadagnare terreno. Dopo il paese di Bazenheid i sei uomini in fuga arrivano ai due traguardi volanti, posti nelle vicinanze del monastero di Magdenau, a circa due terzi del percorso, con un vantaggio tornato sui due minuti. Il primo traguardo viene vinto dal belga Brent Van Moer (Lotto), il secondo dall’altro belga Emiel Verstrynge (Alpecin – Deceuninck). In questa fase della corsa poco succede, a parte una caduta che coinvolge diversi corridori, dei quali il più illustre è il britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), ormai 39enne ma sempre fra i candidati alla vittoria finale: purtroppo sarà tra gli ultimi a concludere la tappa, con un ritardo di un quarto d’ora dal vincitore. Dopo un altro traguardo volante, vinto dal britannico Max Walker (EF Education – EasyPost), i fuggitivi affrontan a meno di 40 chilometri dall’arrivo la salita al paese di Appenzell, che non è abbastanza ripida da essere considerata GPM, ma presenta alcuni tratti al 10% che riescono a fare selezione, sia davanti, sia dietro. Ben presto Peters e Walker si staccano e vengono ripresi dal gruppo; gli altri quattro fuggitivi restano con un solo minuto di vantaggio in cima alla salita. Sulla discesa che porta ai piedi del primo GPM, la salita di Knolhusen, il vantaggio del quartetto scende a soli 20 secondi. A questo punto Simmons decide di rompere gli indugi e si avvantaggia sui compagni di fuga, transitando primo sul GPM; dopo una quarantina di secondi passa il gruppo, sempre compatto e che nel corso della salita ha riassorbito i reduci dalla fuga. Simmons continua la sua azione solitaria e affronta la ripida salita di Büriswilen con una trentina di secondi di vantaggio, mentre dietro perdono terreno i corridori meno brillanti. In cima al GPM Simmons mantiene 30 secondi di vantaggio e insiste con tenacia, sperando che i continui saliscendi che lo accompagneranno sino al traguardo finiscano per avvantaggiare lui piuttosto che il gruppo. A 7 chilometri dalla fine il forte passista americano Neilson Powless (EF Education – EasyPost), che quest’anno ha vinto la “Attraverso le Fiandre” davanti a Van Aert, tenta di riportarsi sul connazionale, che non sembra avere alcuna intenzione di arrendersi. A 3 chilometri dalla fine, all’inizio della salita che porta ad Heiden, Simmons ha sempre 35 secondi di vantaggio su Powless, col gruppo poco indietro. Ai due chilometri i distacchi sono sempre immutati e quello che cede è proprio Powless, che viene ripreso dal gruppo. Simmons continua nella sua azione mentre cercano di muoversi i finisseur, tra i quali l’austriaco Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e, come già ieri, lo svizzero Jan Christen (UAE Team Emirates – XRG). Mentre Simmons va a vincere indisturbato, dopo una giornata in cui è stato in fuga per l’intera durata della tappa, i tentativi alle sue spalle vengono facilmente sventati e sul traguardo si vede finalmente Almeida, che arriva secondo vincendo la volata e si prende almeno i secondi di abbuono; terzo è il britannico Oscar Onley (Team Picnic PostNL), alla cui ruota si piazza un ottimo Gregoire, seriamente intenzionato a difendere il primato in classifica e che non ha minimamente risentito – né ieri, né oggi – delle brevi ma numerose salite poste lungo il percorso delle tappe. Col gruppo principale arrivano al traguardo circa trenta corridori e il nostro Lorenzo Fortunato (XDS Astana Team) è il solo italiano fra di loro (è anche il migliore dei nostri in classifica, decimo). Alle spalle di Gregoire rimane secondo Vauquelin, oggi quinto, mentre Almeida, pur risalendo sino al 17esimo posto dopo la buona prova di oggi, rimane ancora staccato di oltre tre minuti. Domani si sconfina in Italia, a Chiavenna, dopo la prima vera salita di questo Giro: il passo dello Spluga. Vedremo finalmente muoversi i cosiddetti “grandi”?
Andrea Carta

Quinn Simmons vince la terza frazione del Giro di Svizzera (Getty Images)
CAPOLAVORO DI VERVENNE A CANTÙ, VITTORIA DI TAPPA E MAGLIA ROSA AL GIRO NEXT GEN
Jonathan Vervenne firma un’autentica impresa nella seconda tappa del Giro Next Gen 2025, imponendosi con una lunga azione solitaria e conquistando la Maglia Rosa. Il belga della Soudal Quick-Step Devo Team ha resistito al ritorno del gruppo regolato da Sparfel e Bozzola, affermandosi come nuovo protagonista della corsa. Ora primo arrivo in salita al Passo del Maniva.
Giornata da incorniciare per Jonathan Vervenne, protagonista assoluto della seconda tappa del Giro Next Gen Carta Giovani Nazionale 2025, disputata tra la sede della Fiera di Milano di Rho Fiera e Cantù sulla distanza di 146 km. Il corridore belga della Soudal Quick-Step Devo Team ha costruito la sua vittoria con una poderosa azione iniziata a ben 128 chilometri dal traguardo, in compagnia dello svizzero Ilian Barhoumi (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team), e conclusa in solitaria dopo aver staccato il compagno di fuga a 61 km dall’arrivo.
Nonostante il forcing del gruppo maglia rosa negli ultimi chilometri Vervenne è riuscito a mantenere un margine sufficiente per tagliare il traguardo a braccia alzate con 30 secondi di vantaggio su Aubin Sparfel (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team), secondo, e Mirko Bozzola (S.C. Padovani Polo Cherry Bank), terzo a pari tempo. Un’azione da manuale, che non solo gli è valsa la vittoria di tappa ma anche la leadership della classifica generale e la conquista della Maglia Rosa.
Le sue parole all’arrivo raccontano tutta l’emozione di un successo cercato e meritato:
“Ogni corridore Under 23 sogna una tappa al Giro Next Gen. Ieri ero deluso dal 16° posto, oggi ho trasformato quella delusione in energia. Quando siamo rimasti in due davanti, il mio DS mi ha detto di aprire il gas se il vantaggio scendeva sotto i due minuti: così ho fatto. Solo a 5 km dal traguardo ho creduto davvero di poter arrivare”. Nel dopotappa anche Matisse Van Kerckhove (Team Visma | Lease a Bike Development) ha elogiato il connazionale: “Ha fatto una grande impresa, ma noi restiamo concentrati su Nordhagen. Vogliamo portarlo alla vittoria finale”.
Con questo risultato, Vervenne (22 anni e 20 giorni) diventa il secondo vincitore più “anziano” nella storia recente del Giro Next Gen. Per lui si tratta della quarta affermazione internazionale, dopo il Tour des 100 Communes (2023) e due titoli nazionali a cronometro in patria (2023 e 2025).
Le classifiche accessorie premiano anche Van Kerckhove (Team Visma | Lease a Bike Development), che indossa sia la Maglia Bianca di miglior giovane, sia la Maglia Azzurra degli scalatori. La Maglia Tricolore di miglior italiano resta sulle spalle di Lorenzo Mark Finn (Red Bull – Bora – Hansgrohe Rookies).
Oggi il Giro Next Gen entrerà nel vivo con la prima frazione di alta montagna. Dopo un lungo tratto pianeggiante fino al Lago d’Iseo, si affrontno il Passo Tre Termini e, successivamente, la salita finale (13.3 Km al 6.8%) verso i 1744 metri del Passo del Maniva, Cima Coppi dell’edizione 2025. Sarà una giornata determinante per gli uomini di classifica, chiamati a uscire allo scoperto su pendenze impegnative e tornanti spettacolari.
Mario Prato

Vervenne vince la tappa di Cantù dopo una lunga fuga. (Foto Giro Next Gen © La Presse)
SPUNTA ALBANESE DAL LAGO NERO, IL CORRIDORE CAMPANO VINCE LA SECONDA TAPPA DEL GIRO DI SVIZZERA
Sulle sponde del “Lago Nero” è tornato alla vittoria il corridore campano Vincenzo Albanese, che non alzava le braccia al cielo dal 19 agosto del 2022, quando si era imposto nell’ultima tappa del Tour du Limousin. Il corridore dell’EF Education-EasyPost ha preceduto allo sprint un gruppo forte di un centinaio di elementi al termine della seconda frazione della corsa elvetica, mentre il leader della classifica Romain Grégoire ha conservato senza troppi sforzi la maglia gialla.
La seconda tappa del Giro di Svizzera 2025 (88esima edizione della corsa considerata un tempo la terza, in ordine di importanza, dopo il Tour e il Giro) parte da Aarau, la capitale del cantone di Argovia nel nord del paese, fra Zurigo e Basilea, e arriva presso il laghetto alpino di Schwarzsee (letteralmente “Lago Nero”) dopo 177 chilometri che prevedono, dopo una prima metà di tappa sostanzialmente pianeggiante, 3 GPM: il Guggisberg (2° categoria, 5.3 km al 4.3%) dopo 126 chilometri (ma la strada inizia a salire molto prima), lo Heitenried (3° categoria, 1.5 km al 7%) e infine il Rechthalten (3° categoria, 1.6 km al 6.1%). Le difficoltà non terminano su questo breve GPM, in quanto anche l’arrivo a Schwarzsee è in salita, con i 5 chilometri conclusivi al 3,3%: non abbastanza da considerare GPM anche l’arrivo, ma sicuramente abbastanza per sperare in un arrivo diverso dalla volata di gruppo. Non è da escludere che gli stessi favoriti per la vittoria finale possano contendersi il successo e il primato in classifica. Grande favorito è naturalmente il portoghese João Almeida (UAE Team Emirates – XRG), unico corridore in gara ad avere già ottenuto notevoli risultati quest’anno nelle corse a tappe; vanno poi tenuti d’occhio lo svizzero Marc Hirschi (Tudor Pro Cycling Team) – brillantissimo l’anno scorso nelle corse in linea, ma quest’anno sparito dalla circolazione dopo aver vinto una delle gare inaugurali della stagione, una semiclassica a Valencia – e poi diversi buoni passisti come l’americano Neilson Powless (EF Education – EasyPost), il belga Arnaud De Lie (Lotto), l’australiano Ben O’Connor (Team Jayco AlUla) e il grande campione francese Julian Alaphilippe (Tudor Pro Cycling Team), tutti in cerca di un acuto che possa raddrizzare la loro stagione, fin qua al di sotto delle attese. Da non dimenticare anche alcune vecchie glorie ormai sul viale del tramonto come il 39enne britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), il 35enne colombiano Nairo Quintana (Movistar Team) e soprattutto il mitico “keniano bianco”, l’inglese Chris Froome (Israel – Premier Tech). Leader della classifica è comunque il giovane francese Romain Grégoire (Groupama – FDJ), vincitore a sorpresa della tappa di ieri, che vanta già buoni risultati nelle corse a tappe brevi, seguito da un altro francese, Kévin Vauquelin (Arkéa – B&B Hotels), l’anno scorso vincitore di una tappa al Tour e già due volte secondo alla Freccia Vallone. Ieri il favorito Almeida ha subìto un distacco di tre minuti dai primi in classifica e ben presto dovrà darsi da fare se davvero le sue intenzioni sono quelle di vincere questa corsa (sarebbe per lui il terzo major Tour quest’anno, dopo Giro dei Paesi Baschi e Tour de Romandie).
A differenza di ieri il tempo è ottimo, sereno ma non caldo (circa 20 gradi), e la partenza viene data poco prima delle 13. Nel giro di pochi chilometri partono in fuga tre corridori di secondo piano: l’esperto svizzero Silvan Dillier (Alpecin – Deceuninck), anni fa vincitore di una tappa al Giro, l’altro svizzero Mauro Schmid (Team Jayco AlUla), anche lui vincitore di una tappa alla Corsa Rosa, e il tedesco Jonas Rutsch (Intermarché – Want). Il tempo è ottimo e la fuga prende ben presto un discreto vantaggio, arrivando a superare i due minuti dopo una trentina di chilometri. La calma torna presto sovrana e nulla succede sino a metà corsa, quando i corridori passano il paese di Münsingen, non lontano da Berna; proprio nei pressi di questo paese si verifica un evento raro, ma previsto dal regolamento: un passaggio a livello chiuso vede i corridori costretti a fermarsi, con i fuggitivi che vengono fatti ripartire con lo stesso vantaggio che avevano al momento dello stop (un minuto e mezzo). Dopo pochi chilometri la strada inizia a salire senza che la situazione cambi: i fuggitivi affrontano la salita al primo GPM con un vantaggio immutato sul gruppo, sempre compatto. Tuttavia Dillier si stacca sulle prime rampe e viene ben presto ripreso; Rutsch e Schmid proseguono di buon passo, col secondo che transita per primo sul Guggisberg. Sul GPM la coppia mantiene un minuto e mezzo di vantaggio, ma nella discesa successiva questo si dimezza. È sempre Schmid a transitare per primo nel paese di Heitenried, dove si trova il secondo GPM, mentre il gruppo inizia a perdere pezzi. Fra gli staccati va purtroppo segnalato Froome, che dopo il famoso incidente di alcuni anni fa è diventato l’ombra di sé stesso.
Dopo aver superato due sprint intermedi nei paesi di Sankt Antoni e di Tafers, la corsa inizia a salire verso il traguardo, che dista ancora 28 chilometri; Rutsch e Schmid hanno ancora 30 secondi di vantaggio e li mantengono fino ai piedi del terzo GPM, posto nel paese di Rechthalten. La salita è fatale a Rutsch, che aveva già avuto qualche difficoltà salendo a Heitenried e che viene rapidamente ripreso dal gruppo; Schmid riesce invece a transitare primo allo scollinamento, sia pure con pochi secondi di vantaggio, e poi viene ripreso quando mancano ancora 13 chilometri al traguardo. All’inizio della salita finale – 6 chilometri al traguardo – passano a condurre la EF Education – EasyPost (forse sperando in Powless) e la Lotto (forse sperando in Arnaud De Lie). Tutti sembrano attendere l’ultimo chilometro, dove la salita termina con una rampa di circa 500 metri al 6%, ma è il giovane svizzero Jan Christen (UAE Team Emirates – XRG), che quest’anno ha corso poco e con scarsi risultati, a rompere gli indugi in un altro tratto abbastanza ripido, a circa 2 chilometri e mezzo dal traguardo. Christen, tuttavia, non è Pogacar e viene ripreso a soli 500 metri dall’arrivo, quando alcuni corridori si improvvisano finisseur e riescono a guadagnare qualche metro sugli altri: nella confusione generale va a vincere il nostro Vincenzo Albanese (EF Education – EasyPost), corridore che dopo aver vinto molti anni fa un Trofeo Matteotti era finito nel dimenticatoio. Secondo, quasi a vendicare il fratello più giovane, si piazza lo svizzero Fabio Christen, che però corre per la Q36.5 Pro Cycling Team. Terzo un altro sconosciuto, l’americano Lewis Askey (Groupama – FDJ), che tuttavia è reduce da un’ottima “4 giorni di Dunkerque” (vi ha ottenuto una vittoria di tappa e il secondo posto in classifa). Nessuno dei grandi si è fatto vedere, oggi, non c’è stata nessuna fuga importante e le salite hanno fatto ben poca selezione, con quasi 100 corridori (su 150 partecipanti) arrivati insieme sulla linea del traguardo. La classifica generale, capeggiata da Romain Grégoire, resta immutata: chi vuole vincere la corsa potrà muoversi domani, in quella che sarà una tappa non troppo diversa da quella odierna, sia per la lunghezza, sia per le caratteristiche delle salite finali, comunque tutt’altro che proibitive.
Andrea Carta

Vincenzo Albanese vince la seconda tappa del Giro di Svizzera (foto Tim de Waele / Getty Images)
SCHWARZBACHER PIÙ VELOCE DI TUTTI A RHO: È SUA LA PRIMA MAGLIA ROSA DEL GIRO NEXT GEN 2025
Il giovane slovacco della UAE Team Emirates Gen-Z sorprende tutti nella cronometro inaugurale del Giro Next Gen. Con una prova magistrale sugli 8 Km e rotti di Rho conquista la prima Maglia Rosa dell’edizione 2025 davanti a Van Kerckhove e Thornley. È la seconda vittoria stagionale per lui, al termine della crono più veloce della storia della corsa.
Il Giro Next Gen 2025 si apre con un colpo di scena: Matthias Schwarzbacher, 19enne slovacco della UAE Team Emirates Gen-Z, vince a sorpresa la cronometro inaugurale di Rho e conquista la prima Maglia Rosa della corsa a tappe Under 23. Sui 8,4 chilometri pianeggianti del percorso lombardo, Schwarzbacher ha fermato il cronometro sul tempo di 9’17”, alla media record di 54,291 km/h, la più veloce mai registrato nella storia del Giro d’Italia di quelli che un tempo venivano definiti “dilettanti”-
Alle sue spalle si piazzano il belga Matisse Van Kerckhove (Team Visma | Lease a Bike Development), staccato di un solo secondo, e il britannico Callum Thornley (Red Bull – Bora – Hansgrohe Rookies), terzo a 3″. Tra gli italiani il migliore è Lorenzo Mark Finn, 17° a 15″, che si prende però la soddisfazione di vestire la Maglia Tricolore di miglior azzurro.
“Era una cronometro corta, quindi puntavo solo alla top 10”, ha raccontato Schwarzbacher all’arrivo. “Sono cresciuto con le imprese di Peter Sagan: se corro è anche grazie a lui. Dedico questa vittoria a lui e alla mia squadra, che mi ha guidato perfettamente”.
È la seconda vittoria stagionale per il talento slovacco, dopo la Umag Classic dello scorso marzo, e il terzo successo a cronometro nella categoria U23. Mai prima d’ora un corridore slovacco aveva indossato la Maglia Rosa in una delle due versioni del Giro.
Schwarzbacher ha poi aggiunto: “Volevo solo dare il massimo. Ora voglio tenere la Maglia anche nei prossimi giorni, ma so che nella prima tappa di montagna dovrò cedere il passo ai nostri uomini di classifica”.
Oltre alla Maglia Rosa, Schwarzbacher veste anche la Maglia Rossa della classifica a punti. Le altre maglie vanno invece a Matisse Van Kerckhove, leader sia del GPM (Maglia Azzurra) sia della classifica giovani (Maglia Bianca), e a Finn , che come abbiamo già detto indossa la Maglia Tricolore.
Il belga Van Kerckhove, classe 2006 e già secondo nel campionato nazionale belga U23, ha così commentato:
“Essere sul podio del Giro Next Gen è un’emozione unica. Sembra di vivere il Giro d’Italia vero. Il mio obiettivo è aiutare Nordhagen, ma oggi sono felice di aver portato a casa due maglie”.
Per quanto riguarda i big attesi in classifica generale, sono andati bene Albert Withen Philipsen (Lidl – Trek) e Jørgen Nordhagen (Team Visma | Lease a Bike Development), rispettivamente 4° a 6″ e 5° a 7″, mentre più indietro si sono piazzati nell’ordine d’arrivo il vincitore della scorsa edizione Jarno Widar (Lotto Development Team), 27° a 19”), e Pau Martí (Israel Premier Tech Academy), terzo nel 2024 e oggi solo 43° a 29″
Il Giro prosegue con una frazione leggermente ondulata che si snoda tra Varesotto e Brianza fino a sfiorare la Svizzera prima di concludersi a Cantù. Due giri di un circuito nervoso con strappi e rilanci metteranno alla prova il gruppo, prima del finale in salita. Gli ultimi 2 km potrebbero premiare un finisseur, mentre il rettilineo finale – in leggera ascesa con pendenze sopra il 7% – promette scintille anche per i velocisti più resistenti.
Mario Prato

Schwarzbacher al traguardo della tappa di Rho (www.gironextgen.it)
MARTINEZ TRIONFA SUL MONCENISIO, DELFINATO A POGACAR
Non c’è battaglia tra Pogacar e Vingegaard sul Moncenisio, l’ultima salita del Giro del Delfinato. Questo “stato di stasi” permette allo sloveno di imporsi nella corsa transalpina per la prima volta in carriera, e al francese Lenny Martinez – ultimo residuato bellico della fuga di giornata – di andare a imporsi nella tappa conclusiva con una trentina di secondi di margine sui grandi favoriti.
L’ultima tappa del 77esimo Giro del Delfinato prende il via dal comune “diffuso” di Val-D’Arc, situato ai piedi delle grandi salite affrontate ieri, in quello che molti hanno definito “tappone” nonostante una distanza di poco superiore ai 130 chilometri. La partenza è praticamente in salita, in quanto si inizia da subito a risalire la vallata che porta al celebre paese di Saint-Michel-de-Maurienne, dal quale partono altre famose ascese, quella del Col du Télégraphe, ad esempio, e quelle diretta alla stazione di sport invernali di Valmeinier 1800, dove si è arrivati ieri. Il percorso della tappa è in costante salita, sia pure con alcune discese che seguono i punti considerati GPM, che iniziano da subito con la salita alla Côte d’Aiton (3° categoria, 1.3 km al 8.2%) dopo 5 chilometri, e proseguono, dopo 15 chilometri, con la Côte de Saint-Georges-d’Hurtières (2° categoria, 4.9 km al 5.7%). Infine, prima di arrivare a Saint-Michel-de-Maurienne, si supera il Col de Beaune (1° categoria, 6.7 km al 6.7%) al chilometro 67. Il percorso continua a risalire verso Modane, che viene raggiunta e superata dopo la salita alla Côte de Saint-André (3° categoria, 2.5 km al 7.5%) al chilometro 98,. Ci s’inerpica quindi verso il Moncenisio passando, al chilometro 101, per la Côte d’Aussois (2° categoria, 6.3 km al 6.1%). Il colle viene raggiunto al chilometro 129, dopo un’ascesa di 10 chilometri al 7% che vale come GPM di prima categoria, seguita da quasi 5 chilometri in quota sul pianoro che fiancheggia l’omonimo lago artificiale, verso la linea del traguardo, tracciat a poca distanza dal confine italiano, spostato al di qua dello spartiacque dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La partenza viene data alle 13.30 e, se non sembrano esserci dubbi sul nome di chi vincerà il Giro del Delfinato, vale a dire il campione del mondo Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG), che ha dominato la corsa dall’inizio alla fine nonostante una prova incolore nella breve cronometro di mercoledì, non è detto che sia sempre lo sloveno a vincere la tappa, oltretutto per la terza volta consecutiva, dato che il falsopiano conclusivo ben si presta a recuperi da parte di quei corridori che non fossero troppo attardati. Senza dubbio andranno in cerca di riscatto il secondo della classifica, il danese Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike), il terzo, il sorprendente tedesco Florian Lipowitz (Red Bull – BORA – hansgrohe), e ovviamente il quarto, il grande talento belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), che sinora ha deluso non poco i suoi tifosi. Tra gli altri corridori da tenere d’occhio non va dimenticato il francese Romain Bardet (Team Picnic PostNL), che oggi conclude la sua carriera e che è andato più volte in fuga nei giorni scorsi alla disperata ricerca di una vittoria di prestigio che possa chiudere alla grande la sua attività agonistica. In altri tempi non ci sarebbero stati dubbi sul fatto che il gruppo avrebbe lasciato vincere un corridore così famoso nel giorno del suo ritiro; ma nel cosiddetto “ciclismo moderno” non si può mai dire, anche perché la maggior parte degli appassionati, più che la vittoria di Bardet, aspetta l’ennesimo duello fra Pogačar e Vingegaard.
La salita iniziale favorisce diversi attacchi, con Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck) deciso a mettersi in luce; è Louis Barré (Intermarché – Wanty) a transitare per primo sulla Côte d’Aiton, poi sulla seconda salita di giornata si forma un nutrito gruppo di fuggitivi, tra i quali si segnalano, oltre a Van der Poel, l’americano Sepp Kuss (Team Visma | Lease a Bike) – il più forte gregario di Vingegaard, che potrebbe essere stato mandato in avanscoperta dal danese – ma anche il forte passista irlandese Ben Healy (EF Education – EasyPost) e gli spagnoli Enric Mas (Movistar Team), decimo in classifica (è sulla carta il più forte del gruppetto) e Iván Romeo (Movistar Team), che nei giorni scorsi è stato maglia gialla. Sorprende, tra i nomi in fuga, quello del britannico Jake Stewart (Israel – Premier Tech), che sinora si era visto solo nelle volate di gruppo, vincendone anche una.
In cima al secondo GPM, la Côte de Saint-Georges-d’Hurtières, transita primo Bruno Armirail (Decathlon AG2R), che si trova nel gruppetto dei fuggitivi. Questi affrontano la terza salita, il Col de Beaune, con più di due minuti di vantaggio sul gruppo, che inizia a perdere i velocisti e ben presto riassorbe Stewart che, come previsto, è il primo dei fuggitivi a cedere e in seguito abbandonerà la corsa. Sulla cima del colle passa per primo Lenny Martinez (Bahrain – Victorious) davanti ad Armirail e a Van der Poel, dopo di che è proprio il fuoriclasse olandese a lanciarsi nell’attacco solitario. Intanto Armirail, col buon risultato ottenuto sui due GPM, di 1° e 2° categoria, passa a condurre la classifica degli scalatori. Alle sue spalle si piazzano Pogacar e i due colombiani Santiago Buitrago (Bahrain – Victorious) e Sergio Higuita (XDS Astana Team), a pari merito. Van der Poel prosegue nella sua azione solitaria e vince lo sprint intermedio di Saint-Michel-de-Maurienne: questo gli dà un vantaggio consistente nella classifica a punti, che all’inizio della tappa lo vedeva primo a pari merito col solito Pogacar. L’olandese vuole palesemente vincere questa classifica, ma per riuscirci deve sperare che Pogacar non arrivi neanche terzo sul traguardo finale. I chilometri passano e i fuggitivi, sempre preceduti dal solitario Van der Poel, scollinano sul quarto GPM, la Côte de Saint-André, con un vantaggio sul gruppo sempre di poco superiore ai due minuti; nel frattempo inizia a piovigginare, per la prima volta dopo una settimana di grande caldo, e la temperatura, che sinora si era mantenuta vicina ai 30 gradi, scende un po’, ma non abbastanza da influire sull’esito della corsa.
La situazione è immutata quando inizia la salita al quinto GPM, la Côte d’Aussois, dove Pogacar, Vingegaard e pochi altri corridori si avvantaggiano temporaneamente sul resto del gruppo: questo ben presto torna compatto, con quasi 3 minuti di ritardo sul solitario fuoriclasse olandese, che a sua volta ha guadagnato oltre un minuto sugli ex compagni di fuga. Alle 16 i corridori passano a Modane e poco dopo transitano sulla Côte d’Aussois, con i distacchi tra Van der Poel e i fuggitivi, e fra questi e il gruppo, che rimangono immutati.
Con l’avvicinarsi dell’ultimo GPM Van der Poel inizia a cedere e si fa riprendere dai fuggitivi quando manca poco più di un chilometro all’inizio della salita del Moncenisio; il gruppo è a circa un minuto e mezzo ed è tirato dagli uomini del norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Mobility), che difende il quinto posto dall’attacco di Mas. Sulla salita il primo a cedere è proprio Van der Poel, e subito dopo Romeo, mentre Mas accelera e con lui rimangono solo Kuss, Healy, Martinez e il francese Valentin Paret-Peintre (Soudal Quick-Step). Il gruppo, dove sono rimasti 25 corridori, si trova a poco più di un minuto e inizia a riassorbire i fuggitivi a mano a mano che questi cedono. Ben presto Mas e Martinez rimangono soli al comando e a questo punto lo stesso Johannessen cerca di accelerare per difendere la sua posizione in classifica. Contemporaneamente il giovane ma inesperto francese Paul Seixas (Decathlon AG2R La Mondiale Team) cade – in salita! – e danneggia la bicicletta, mettendo a rischio il suo buon sesto posto in classifica generale. Gli scatti di Johannessen riducono il gruppo dei migliori a una decina di unità, con Pogacar che non sembra intenzionato a vincere anche questa tappa e Vingegaard che si limita a stargli a ruota. Finalmente, a poco più di 3 chilometri dal GPM, si muove Evenepoel e subito gli vanno dietro Pogacar e Vingegaard: Johannessen rimane con loro, ma non così Lipowitz, la cui terza posizione viene messa a rischio dall’attacco del campione belga, ben presto aiutato dal compagno di squadra Paret-Peintre, reduce dalla fuga e ritrovato per strada. Quasi nello stesso momento Martinez scatta e Mas cede di schianto. Quando manca un chilometro e mezzo alla cima Vingegaard tenta un allungo e il solo Pogacar lo segue senza difficoltà. I due raggiungono velocemente gli ultimi reduci della fuga, vale a dire Kuss, Healy e Mas, e iniziano a inseguire Martinez, che tuttavia tiene duro e transita primo sul Moncenisio con 50 secondi di vantaggio. Evenepoel e Lipowitz scollinano, invede, dopo un minuto e 15 secondi. Sul falsopiano conclusivo Pogacar e Vingegaard continuano a tirare, ma senza esagerare, e permettono a Martinez, che resiste tenacemente, di arrivare primo con 36 secondi di vantaggio. Pogacar non disputa la volata e lascia il secondo posto a Vingegaard; a pochi secondi arrivano Evenepoel, che nel falsopiano finale ha recuperato molto terreno, e l’americano Matteo Jorgenson, compagno di squadra di Vingegaard. Appena dietro Mas, Lipowitz e Johannessen: la classifica generale resta quindi immutata, col solo Seixas che scende dal sesto all’ottavo posto. Pogacar vince il Giro del Delfinato con 59 secondi su Vingegaard e 2 minuti e 38 secondi su Lipowitz; seguono Evenepoel, Johannessen, Jorgenson, Mas e Seixas. Pogacar, grazie al terzo posto, vince anche la classifica a punti, a pari merito con Van der Poel ma con più vittorie, mentre è solo secondo, dietro Armirail, in quella degli scalatori. Lipowitz, davanti a Evenepoel e a Seixas, è il migliore dei giovani. Adesso non resta che aspettare il Tour, dove tutto lascia pensare che vedremo gli stessi corridori contendersi la vittoria finale e i successi nelle tappe più importanti.
Andrea Carta

ll podio del Delfinato 2025 (Getty Images)
ROMAIN GREGOIRE, FUGA, CONTRATTACCO E VITTORIA NELLA PRIMA TAPPA DEL GIRO DI SVIZZERA
Prima tappa alquanto caotica del Giro di Svizzera 2025 in cui una maxi fuga si avvantaggia sul gruppo e si gioca la vittoria. A vincere è Romain Grégoire (Team Groupama FDJ) che attacca sull’ultimo gpm di Michaelskreuzstrasse e arriva in solitaria sul traguardo di Küssnacht
Adligenswilerstrasse e Michaelskreuzstrasse sono gli altisonanti nomi dei due gpm di terza e di seconda categoria che caratterizzano la prima tappa del Giro di Svizzera e che dovranno essere ripetuti per due volte nel circuito di Küssnacht, località di partenza e di arrivo dalla quale parte l’88° edizione di una corsa dove non ci sono i fenomeni impegnati al Giro del Delfinato – leggasi i vari Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel ed il cui vincitore dovrebbe emergere da una rosa piuttosto ampia di candidati. A farla da podrona potrebbe comunque essere, tanto per cambiare, la UAE Team Emirates XRG che ha un terzetto di ottimo livello formato da Joao Almeida, Felix Großschartner ed il beniamino di casa Jan Christen. La prima tappa è stata caratterizzata da una maxifuga di 29 ciclisti partita proprio tra i primi due gpm di giornata. I componenti di questa fuga erano i seguenti: Felix Großschartner (UAE Team Emirates XRG), Ewen Costiou, Mathis Le Berre e Kévin Vauquelin (Team Arkéa B&B Hotels), Sam Maisonobe (Team Cofidis), Matej Mohorič e Rainer Kepplinger (Team Bahrain Victorious), Benoît Cosnefroy (Decathlon AG2R La Mondiale), Romain Grégoire (Team Groupama FDJ), Ben Swift (Team INEOS Grenadiers), Georg Zimmermann e Simone Petilli (Team Intermarchè Wanty), Lennard Kämna e Quinn Simmons (Team Lidl Trek), Pablo Castrillo e Will Barta (Team Movistar), Luke Durbridge, Felix Engelhardt e Ben O’Connor (Team Jayco ALUla), Waren Barguil (Team Picnic PostNL), Tijmen Graat e Bart Lemmen (Team Visma Lease a Bike), Nicole Conci e Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), George Bennett e Hugo Houle (Team Israel Premier Tech), Julian Alaphilippe (Team Tudor Pro Cycling), Matteo Badilatti e Sjoerd Bax (Team Q36.5 Pro Cycling). La fuga manteneva un vantaggio stabile sul gruppo che si aggirava sui 3 minuti. Sul secondo gpm di Michaelskreuzstrasse iniziavano gli attacchi con il gruppo di testa che si allungava. Tra i ciclisti più attivi si segnalavano O’Connor, Alaphilippe e Grègoire. Proprio quest’ultimo si involava nel tratto più difficile del gpm e riusciva a guadagnare metri su metri nei confronti dei diretti inseguitori. Grégoire aumentava sempre di più il proprio vantaggio fino ad andare a vincere in solitaria con 20 secondi di vantaggio su Vauquelin e Lemmen. Alaphilippe chiudeva in quarta posizione, anch’egli a 20 secondi di ritardo da Grégoire mentre chiudeva la top five O’Connor a 1 minuto e 07 secondi di ritardo da Grégoire. Il gruppo principale veniva regolato da Marc Hirschi (Team Tudor Pro Cycling) a 3 minuti e 12 secondi di ritardo da Grégoire che ottiene la seconda vittoria stagionale dopo essersi già imposto lo scorso primo marzo nella Faun-Ardèche Classic. Grègoire veste anche la maglia gialla di leader della classifica generale con 24 secondi di vantaggio su Vauquelin e 26 secondi di vantaggio su Lemmen. Domani è in programma la seconda tappa da Aarau a Schwarzsee di 177 km in cui spicca il finale abbastanza impegnativo con tre gpm che salgono a gradoni e sui quali sarà fondamentale rilanciare bene il ritmo, soprattutto dalle squadre dei big di classifica i quali probabilmente si giocheranno anche la vittoria di tappa.
Antonio Scarfone

Romain Grègoire vince a Küssnacht (foto: Getty Images)
DELFINATO: TRIS DI POGACAR MA VINGEGAARD E’ IN RIPRESA, REMCO NON CI SIAMO
Nel tappone del Delfinato trionfa ancora Tadej Pogacar, ma stavolta Vingegaard trova il ritmo giusto e, dopo aver perso 20 secondi, riesce a mantenere il distacco fino al traguardo. Invece Evenepoel perde altri 2 minuti e mezzo e non sembra in grado di inserirsi nella sfida per il Tour.
Si sa, il Delfinato serve a testarsi e ad affinare la preparazione in vista del Tour de France. Non sempre è un test veritiero, ricordiamo tutti la pessima prova di Nibali nell’anno in cui poi arrivò in maglia gialla sul podio di Parigi; tuttavia, specie negli ultimi anni, con la crescente importanza anche da punto di vista economico del ranking, la vittoria diventa un obiettivo importante.
Dopo la tappa a cronometro Tadej Pogacar (UAE Team Emirates – XRG) non sembrava in stato di grazia, ma l’iridato già nella tappa di ieri aveva voluto mettere le cose in chiaro. In una frazione per lui ideale era, infatti, riuscito a rifilare un minuto a Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike) e già si parlava di un Tour de France segnato.
Nella frazione di oggi, un vero e proprio tappone anche se di limitato chilometraggio, le indicazioni sono state leggermente diverse. Due salite lunghe e iconiche come Madeleine e Croix de Fer, prima della ascesa finale pure di 16 chilometri, andavano a comporre il disegno di un tracciato più adatto a un corridore come Vingegaard. Il danese in effetti si è mosso insieme a Pogacar, ma non ha tentato di rispondere alla rasoiata violenta del rivale, proseguendo del proprio passo, che era comunque superiore a quello di tutti gli altri. Dopo aver perso rapidamente 20 secondi, è riuscito a mantenere il distacco per diversi chilometri, andando alla stessa velocità di Pogacar e recuperando dei secondi nel finale.
A dir le verità, si è avuta la sensazione che il portacolori della UAE non abbia spinto al massimo, cosa che ha confermato egli stesso nell’intervista post gara, e che abbia più badato a gestire il finale; tuttavia la scalata di Vingegaard, isolatamente considerata, è stata molto buona e ha dato l’impressione di un atleta che si sta man mano avvicinando al top della condizione.
In un quadro del genere, il danese può legittimamente aspirare a contendere il trionfo al Tour de France al vincitore uscente, specie nei tapponi pirenaici e alpini, ma dovrà stare attento nella prima parte di Tour de France, molto più adatta ad un corridore come Pogacar, che sembra già piuttosto in forma e potrebbe anche non aver scoperto tutte le carte.
Chi non sembra poter essere della partita è Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) che, dopo la débâcle di ieri, ha perso altri 2 minuti e 40 secondi. La sua indubbia superiorità contro il tempo non è sufficiente a bilanciare la sua inferiorità in montagna e non solo per il limitato chilometraggio delle prove a cronometro.
Buona la prova di Florian Lipowitz (Red Bull – BORA – hansgrohe) che ha confermato il terzo posto di ieri e quello in classifica, riuscendo fino a un certo punto a difendersi molto bene. Ha pagato un po’ nel finale ma è comunque riuscito ad arrivare al traguardo con la metà del distacco di Evenepoel e ora ha un vantaggio di quasi 2 minuti sull’olimpionico in classifica.
Ora bisognerà vedere in che condizioni si presenterà Primoz Roglic (Red Bull – BORA – hansgrohe) alla Grande Boucle perché il team non vorrà commettere lo stesso errore fatto al Giro sacrificando un giovane in forma come Giulio Pellizzari per un Roglic che, al di là delle cadute, non era sembrato affatto brillante.
La tappa di oggi ha visto subito il tentativo di attacco solitario di Victor Campenaerts (Team Visma | Lease a Bike). Dopo qualche chilometro, c’è stata una girandola di scatti e controscatti dalla quale è nato un drappello con la presenza di Matteo Jorgenson (Team Visma | Lease a Bike), che ha costretto la UAE ad andare a chiudere.
Davanti rimangono Valentin Paret-Peintre (Soudal Quick-Step) e Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale Team) sui quali rientrano Ben Healy (EF Education – EasyPost), Alexey Lutsenko (Israel – Premier Tech) e Sepp Kuss (Team Visma | Lease a Bike). Con il passare dei chilometri, si uniscono all’attacco in tempi diversi Sergio Higuita (XDS Astana Team), Clément Braz Afonso (Groupama – FDJ), Juan Guillermo Martinez (Team Picnic PostNL), Jordan Jegat (Team TotalEnergies), Santiago Buitrago (Bahrain – Victorious), Louis Meintjes (Intermarché – Wanty), Romain Bardet (Team Picnic PostNL), Iván Romeo (Movistar) e Andreas Leknessund (Uno-X Mobility).
Sulla Croix de Fer il gruppo di testa perde Paret-Peintre che si stacca, ma trova Guillaume Martin (Groupama – FDJ) che esce dal gruppo e va a prendere la testa della corsa. In testa al gruppo i Visma impongono il cambio di ritmo, facendo scendere sensibilmente il vantaggio dei battistrada.
In discesa rimane davanti solo Bardet che, alla vigilia dell’addio, prova l’attacco solitario. Il gruppo maglia gialla scollina forte di meno di dieci unità e Pogacar non ha gregari.
Dopo il tratto tecnico di discesa, si calmano le acque ed il gruppo maglia gialla si ripopola con Pogacar che ritrova Pavel Sivakov (UAE Team Emirates – XRG), il quale fa un ottimo lavoro in testa per evitare attacchi e offrire al capitano l’occasione di provare l’affondo.
Come era accaduto ieri, Vingagaard prova a rispondere solo per pochi secondi perché capisce subito che la rasoiata è troppo violenta per lui. Il danese, però, in pochi chilometri trova il ritmo giusto e mantiene il distacco di 20 secondi da Pogacar, mentre Lipowitz – che aveva tentato di resistere a Vingagaard – deve mollare il colpo.
L’attacco di Pogacar è stato meno devastante di quello di ieri, perché anche Evenepoel, in evidente difficoltà, è riuscito per molto chilometri a mantenere un gap intorno al minuto, salvo poi colare a picco nel finale.
L’impressione che ha dato Pogacar è stata di non aver spinto a tutta ed egli stesso, nell’intervista, ha detto di aver attaccato per evitare di essere egli stesso attaccato e di aver badato a controllare nel finale.
Domani è in programma l’ultima tappa con l’arrivo sul Moncenisio. Non si tratta una salita impossibile ma è pur sempre il punto più alto della corsa e sarà interessante capire se andrà di nuovo in scena una sfida tra i due principali protagonisti della corsa transalpina e del prossimo Tour.
Benedetto Ciccarone

Pogacar vince anche a Valmeinier 1800 (Getty Images)
DELFINATO, POGACAR RIBALTA IL VERDETTO DEL CRONOMETRO E SI RIPRENDE LA MAGLIA GIALLA
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) sferra l’attacco decisivo nel tratto più duro della Côte de Domancy, Nessuno riesce a tenere la sua ruota ed il campione sloveno va a vincere in solitaria sul traguardo di Combloux. Pogacar indossa di nuovo la maglia rosa e praticamente ipoteca la vittoria del Giro del Delfinato 2025
Nonostante sia lunga poco meno di 127 km, la quinta tappa del Giro del Delfinato da Valserhône a Combloux promette fuochi d’artificio per quanto riguarda la classifica generale. I cinque gpm in programma saranno la miccia di questi fuochi ed in particolare sulla Côte de Domancy, a circa 7 km dall’arrivo, i big di classifica sono attesi ad uno scontro frontale su pendenze costantemente in doppia cifra per quasi 2 km. Un muro vero e proprio dove Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) dovrà difendersi dagli atticchi si Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike) anche se non sono da scartare altri nomi caldi come quelli di Florian Lipowitz (Team Redbull BORA Hansgrohe), Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike) e ci mettiamo dentro anche il sorprendente Paul Seixas (Decathlon AG2R La Mondiale), tutti quanti presenti nella top ten generale. Ci sono poi quegli scalatori che hanno toppato nella cronometro di due giorni fa ed avranno voglia di rifarsi e citiamo tra gli altri i vari Carlos Rodriguez (Team INEOS Grenadiers), Lenny Martinez (Team Bahrain Victorious) ed Enric Mas (Team Movistar). Dopo la partenza da Valserhône si segnalava subito un attacco di quattro ciclisti ovvero Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck), Anders Foldager (Team Jayco ALUla), Victor Guernalec (Team Arkéa B&B Hotels) e Fabien Doubey (Team TotalEnergies) a cui si aggiungevano poco dopo Søren Wærenskjold (Team Uno-X Mobility), Fabian Weiss (Team Tudor Pro Cycling) e Toms Skujiņš (Team Lidl Trek). Questo primo tentativo di fuga veniva però annullato dalla pronta reazione del gruppo maglia gialla. Dopo una ventina di km si formava un altro drappello di fuggitivi con Van der Poel sempre presente, al quale si aggiungevano Michael Leonard (Team INEOS Grenadiers), Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale), Alex Baudin (Team EF Education EasyPost), Andreas Leknessund (Team Uno-X Mobility), Romain Bardet (Team Picnic PostNL), Pierre Thierry (Team Arkéa B&B Hotels) ed Anthony Turgis (Team TotalEnergies). Questa volta il gruppo lasciava fare e dopo 30 km il vantaggio dei battistrada saliva a 1 minuto e 30 secondi. Armirail scollinava per primo sul gpm della Côte de Villy-le-Pelloux posto al km 35. Il ciclista francese scollinava in prima posizione anche sul successivo gpm del Col des Fleuries posto al km 59. Erano sempre UAE Team Emirates e Visma Lease a Bike le squadre che conducevano il ritmo nella prima parte del gruppo. Sul successivo gpm della Côte de Mont-Saxonnex il gruppo dei fuggitivi si scremava ed allo stesso tempo anche quello della maglia gialla perdeva parecchi ciclisti. Baudin scollinava in prima posizione seguito da Leonard ed Armirail mentre il gruppo maglia gialla era capeggiato da un generosissimo Tim Wellens (UAE Team Emirates). Baudin vinceva anche il traguardo volante di Le Grangeat posto al km 107.5 dopodicheè tutti aspettavano ormai l’imminente finale con la scalata in rapida successione della Côte de Domancy e della Côte de la Cry. Baudin e Leonard prendevano in testa la Côte de Domancy ma il ritmo infernale imposto dagli uomini dell’UAE Team Emirates non dava scampo alla coppia che conduceva la corsa. Proprio nel tartto più duro della Côte de Domancy Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) apriva il gas e nel giro di una ventina di secondi faceva il vuoto. Ultimo ciclista a mantenere la sua ruota era Jonas Vingegaard (Teanìm Visma Lease a Bike) che però si arrendeva allo strapotere dello sloveno e si limitava ad andare del suo passo, un po’ come tutti gli altri…Pogacar aumentava il vantaggio sugli avversari diretti pedalata dopo pedalata mentre la maglia gialla Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) si perdeva nelle retrovie. Il fenomeno sloveno andava a vincere sul traguardo di Combloux con 1 minuto ed 1 secondi di vantaggio su Vingegaard e con 1 minuto e 22 secondi di vantaggio si Lipowitz. Chiudevano la top five Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike) in quarta posizione e Remco Evenepoal in quinta posizione, rispettivamente a 1 minuto e 30 secondi di ritardo ed a 1 minuto e 50 secondi di ritardo da Pogacar. Dopo la vittoria nella prima tappa, Pogacar concede il bis e si riprende la maglia gialla con 43 secondi di vantaggio su Vingegaard e 54 secondi di vantaggio su Lipowitz. Domani si sale ancora di più nella settima tappa da Grand-Algueblanche a Valmeinier 1800 di 131.6 km. Tre gpm hors categorie – Col de la Madeleine, Col de la Croix de Fer e l’arrivo di Valmenier 1800 – dicono tutto sulla durezza della tappa. Se oggi Pogacar ha ipotecato la vittoria della breve corsa a tappe francese, domani può chiudere definitivamente il discorso.
Antonio Scarfone

Tadej Pogacar vince a Combloux (foto: Getty Images)
DAUPHINÉ, STEWART SORPRENDE MILAN A MÂCON
Successo per lo sprinter britannico della Israel – Premier Tech nella quinta tappa del Giro del Delfinato (Saint-Priest – Mâcon, 183 km), che batte Axel Laurence (Ineos-Grenadiers) e il norvegese Søren Wærenskjold. Il friulano della Lidl-Trek chiude al quinto posto e non riesce a finalizzare al meglio il lavoro di squadra. Caduta senza conseguenze per Remco Evenepoel all’ultimo chilometro, ma il belga resta al comando della classifica generale.
La quinta tappa del Giro del Delfinato era perfetta per una eventuale fuga e ne hanno approfittato cinque corridori – l’olandese Enz Leijnse (Picnic – PostNL) e i francesi Jordan Labrosse (Decathlon – AG2R La Mondiale), Benjamin Thomas (Cofidis), Thibaut Guernalec e Pierre Thierry (Arkea B&B Hotels) – che hanno accumulato un vantaggio mai superiore ai due minuti.
Il quintetto ha comunque resistito lungo il percorso vallonato e caratterizzato da quattro GPM, l’ultimo posizionato a 20 km dall’arrivo. Sulle rampe della Côte de Quatre Vents restano in tre ma il gruppo trainato dall’Alpecin – Deceuninck di Mathieu Van der Poel fatica a guadagnare terreno su di loro e il terzetto dei fuggitivi resiste fino ai -2 dall’arrivo. Una volta ripresa la fuga si mette in testa la Lidl – Trek di Jonathan Milan e all’ultimo chilometro cade la maglia gialla Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), per fortuna senza conseguenze. Nello sprint Jake Stewart (Israel – Premier Tech) sorprende Milan – oggi solo quinto – e compagni e si porta a casa la tappa.
Evenepoel grazie alla cronometro di ieri resiste in testa alla classifica generale con 4” su Florian Lipowitz (Red Bull – Bora Hansgrohe) e 9” su Ivan Romeo (Movistar Team). Da domani si comincia a fare sul serio con l’arrivo in salita a Combloux, al termine di una tappa breve (soli 127 Km), ma molto esplosiva.
Andrea Giorgini

Jake Stewart vince la quinta tappa del Delfinato (Getty Images)
EVENEPOEL SBRICIOLA CRONOMETRO E AVVERSARI A SAINT-PERAY. TAPPA E MAGLIA PER IL BELGA
L’attesa cronometro di Saint-Péray vede la vittoria di Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) che rispetta i pronostici della vigilia e si impone indossando la maglia di campione del mondo della specialità. Il belga è la nuova maglia gialla con una manciata di secondi di vantaggio su Lipowitz e Romeo. Domani tappa interlocutoria che potrebbe anche non esserlo visto che in gruppo oltre ad Evenepoel ci sta gente come Pogacar e Vingegaard
I 17.4 km della cronometro individuale da Charmes-sur-Rhône a Saint-Péray ci diranno molto sulla piega che prenderà i Giro del Delfinato da qui al termine. Dopo il blitz di Ivàn Romeo nella tappa di ieri, oggi i vari Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel dovranno rispondere da par loro e dare una scossa decisa alla classifica generale in vista delle salite del week end. Il percorso della cronometro presenta un breve tratto in salita di circa 2 km che potrebbe infastidire i cronomen puri. Resta il fatto che Evenepoel, campione del mondo della specialità, è tra i favoriti principali per la vittoria di tappa. Ed Evenepoel rispetta i pronostici della vigilia vincendo con il tempo di 20 minuti e 50 secondi. Il podio parziale viene completato dai due ciclisti della Visma Lease a Bike con Jonas Vingegaard in seconda posizione e Matteo Jorgenson in terza posizione, rispettivamente a 21 e 38 secondi di ritardo. Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) è ’solo’ quarto a 49 secondi di ritardo da Evenepoel mentre la top five è chiusa da un ottimo Floriam Lipowitz (Team Redbull BORA Hansgrohe) che si classifica a 57 secondi di ritardo da Evenepoel. Il campione belga ottiene la terza vittoria stagionale e precisamente la seconda a cronometro dopo quella nella quinta tappa del Tour de Romandie. Evenepoel è anche la nuova maglia gialla con 4 secondi di vantaggio su Lipowitz e 9 secondi di vantaggio su Romeo ma nel giro di 2 minuti sono racchiusi ancora 31 ciclisti quindi si può dire che la classifica generale sia ancora molto corta. Domani è in programma la quinta tappa da Saint-Priest a Mâcon di 183 km in cui spiccano i quattro gpm di Saint-Amour, Fontmartin, Boubpn e Quatre Vents: due ‘cols’ e due ‘côte’ che non impensieriranno minimamente gli uomini di classifica ma che possono tagliare fuori i velocisti puri per la vittoria di tappa, visto che dall’ultimo scollinamento il traguardo dista circa 25 secondi e sarà dura per le squadre dei velocisti organizzarsi per rientrare sul gruppo maglia gialla, soprattutto se il ritmo imposto dalle squadre dei big sarà elevato come già successo nella tappa di ieri. Evenepoel potrebbe addirittura ampliare il suo vantaggio in classifica sugli avversari diretti con un’azione delle sue.
Antonio Scarfone

Remco Evenepoel vince a Saint-Péray (foto: Stefano Cavasino / DPP / Shutterstock))