CADUTE IN POLONIA, TAPPA NEUTRALIZZATA E VITTORIA PER TURNER

agosto 7, 2025 by Redazione  
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Nella terza tappa del Giro di Polonia si sono riviste le stesse immagini trasmesse al Giro d’Italia, quando una maxi caduta costrinse l’organizzazione a interrompere e neutralizzare la tappa di Napoli ai fini della classifica per dar modo alle ambulanze di raggiungere gli ospedali e poi rientrare in corsa. In Campania la colpevole era stata la pioggia, stavolta la scelta di una strada non proprio perfetta, in discesa, stretta, tortuosa e con dei tratti in sterrato. Il capitombolo mandava a casa il secondo della classifica generale Mathias Vacek e coinvolgeva anche il leader della corsa Paul Lapeira, che riusciva comunque a concludere la tappa. Al traguardo vittoria del britannico Ben Turner

La terza tappa del Giro di Polonia da Wałbrzych a Wałbrzych doveva iniziare a dare qualche risposta in ottica classifica generale e le risposte ci sono state ma in negativo, visto che alcuni uomini di classifica hanno dovuto fare i conti con un caduta in discesa a circa 20 km dall’arrivo, avvenuta lungo una strada stretta e tortuosa che prevedeva anche tratti in sterrato. La bagarre per prendere le posizioni di testa prima della salita di Przełęcz Niedźwiedzica, che molto probabilmente avrebbe deciso le sorti della tappa, era fatale in particolare per il secondo della classifica generale Mathias Vacek (Team Lidl Trek), tra i ciclisti più malconci a causa della predetta caduta e costretto al ritiro. Fino a quel momento la tappa aveva visto la fuga di dieci ciclisti, ovvero Ide Schelling (Team XDS Astana), Anthony Perez (Team Cofidis), Reuben Thompson (Team Lotto), Mateusz Gajdulewicz (Nazionale Polacca), Pierre Thierry (Team Arkéa B&B Hotels), Kelland O’Brien (Team Jayco AlUla), Pepijn Reinderink (Team Soudal Quick-Step), Remi Cavagna (Team Groupama FDJ), Fabio Van den Bossche e Timo Kielich (Team Alpecin – Deceuninck). La squadra del leader della classifica generale Paul Lapeira (Decathlon AG2R La Mondiale) teneva a bada la fuga, che perdeva pezzi progressivamente. A 30 km dalla conclusione restavano in testa O’Brien e Reinderink. Quest’ultimo si sfilava e allo stesso tempo dal gruppo maglia gialla attaccavano Diego Ulissi (Team XDS Astana) e Lorenzo Milesi (Team Movistar). Il nuovo terzetto di testa era braccato dal gruppo maglia gialla che affrontava la discesa descritta precedentemente a tutta velocità, con caduta annessa. Oltre al già citato Vacek, tra gli uomini di classifica cadevano anche lo stesso Lapeira e Rafał Majka (UAE Team Emirates XRG), due rientravano nel gruppo principale. Intanto la tappa veniva neutralizzata a causa dell’assenza delle ambulanze al seguito della corsa, tutte impegnate nel trasportare in ospedale i corridori incidentati. I tre ciclisti in testa alla corsa venivano ripresi a poco più di un chilometro dall’arrivo e nella volata pro forma a vincere era Ben Turner (Team INEOS Grenadiers) che aveva la meglio su Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious) e Andrea Bagioli (Teal Lidl Trek). Chiudevano la top five Jan Christen (UAE Team Emirates) in quarta posizione ed Arjen LivYns (Team Lotto) in quinta posizione. Turner ottiene così la prima vittoria stagionale mentre in classifica generale Lapeira resta in maglia gialla con otto secondi di vantaggio su Victor Langellotti (Team INEOS Grenadiers) e 12 secondi di vantaggio su Jan Christen (UAE Team Emirates XRG). Ora è in programma la quarta tappa da Rybnik a Cieszyn per 201.4 km con tre GPM posizionati nella parte centrale della tappa, tra il km 78 ed il km 132. I velocisti avranno una nuova possibilità per mettersi alla prova e Olav Kooij (Team Visma Lease a Bike) è pronto per bissare il successo della tappa inaugurale.

Antonio Scarfone

I corridori fermi in attesa della ripartenza della tappa (foto Luc Claessen/Getty Images)

I corridori fermi in attesa della ripartenza della tappa (foto Luc Claessen/Getty Images)

COLPO DI MOSCHETTI ALLA VUELTA A BURGOS, IMPALLINATI MALUCELLI E MOLANO

agosto 6, 2025 by Redazione  
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In questi giorni la Spagna sembra portare fortuna ai nostri colori: dopo che sabato scorso Giulio Ciccone ha vinto la classica di San Sebastian, oggi i nostri “Mattei”, i velocisti Moschetti e Malucelli, sono arrivati rispettivamente primo e secondo nella volata di gruppo che ha concluso a Buniel una tappa con pochissime emozioni e che potrebbe essere stata la sola occasione offerta quest’anno agli sprinter dalla Vuelta a Burgos.

La seconda tappa della Vuelta a Burgos, a differenza della prima, è quasi interamente pianeggiante, pur continuando a percorrere gli altipiani della meseta a quasi 1000 metri di quota, nonostante non manchino frequenti saliscendi, mai tuttavia così impegnativi da trasformarsi in GPM, oggi del tutto assenti. Probabilmente vedremo i velocisti all’opera sul traguardo di Buniel, un paese situato poco ad ovest di Burgos, dove oggi si arriva dopo 162 chilometri.
La classifica di questa mattina rispecchia l’arrivo della tappa di ieri, con lo spagnolo Roger Adrià (Red Bull – BORA – hansgrohe) in maglia viola; dietro di lui il francese Jordan Labrosse (Decathlon AG2R La Mondiale Team) a 4 secondi (solo di abbuono). Il nostro Giulio Ciccone, che non sembra aver risentito della caduta di ieri, avvenuta mentre si stava giocando la vittoria di tappa con Adrià, Labrosse e Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), ha già un ritardo di 1’37”, non facile da recuperare in una corsa a tappe breve e priva di salite veramente impegnative.
La partenza è data alle 12.45 nel paese di Cilleruelo de Abaj con un tempo non solo sereno, ma molto caldo (ci sono già 28 gradi e ne sono previsti 35 nel pomeriggio). Nel giro di 3 chilometri parte una fuga con quattro corridori spagnoli di secondo piano, il più noto dei quali è forse il basco Txomin Juaristi (Euskaltel – Euskad), unico dei quattro ad aver vinto una corsa nella sua carriera (una tappa del Giro di Portogallo). Come spesso avviene i fuggitivi prendono facilmente molti minuti di vantaggio: dopo 30 chilometri i minuti sono quattro, poi il vantaggio inizia a calare progressivamente, anche se nel gruppo nessuno si dà particolarmente da fare. È solo a 50 chilometri dall’arrivo che inizia a tirare la UAE, forse sperando di far vincere la tappa al suo velocista Juan Sebastián Molano, già vincitore gli anni scorsi di tre tappe in questa stessa corsa. Quando mancano 40 chilometri il gruppo si trova a un minuto e mezzo dai fuggitivi, il cui vantaggio si riduce a un minuto scarso a 25 chilometri dal traguardo. A tirare passa allora la Q36.5 Pro Cycling Team, che probabilmente prepara la volata al suo specialista, il nostro Matteo Moschetti. L’avvicinamento a Burgos avviene in un panorama desertico, punteggiato solo dalle pale eoliche, e con la temperatura che va salendo rapidamente. A 18 chilometri dall’arrivo uno dei quattro fuggitivi cede e viene subito ripreso, mentre gli altri raggiungono il traguardo intermedio nell’abitato di Las Quintanillas con ancora una ventina di secondi di vantaggio; vi transita per primo l’altro corridore basco Iker Mintegi (Euskaltel – Euskadi). Fatalmente, quando mancano 9 chilometri all’arrivo la fuga ha termine e iniziano le manovre delle squadre in vista dell’inevitabile volata di gruppo. Il deserto lascia spazio a zone più antropizzate, dove qualche albero riesce persino a spezzare la monotonia di un paesaggio comunque affascinante. I corridori procedono ad oltre 60 km/h e nel gruppo nessuno tenta più la fuga: a due chilometri dalla fine la UAE si porta nuovamente in testa, ben presto affiancata dalla Decathlon AG2R La Mondiale Team e poi nuovamente dalla Q36.5. La volata è infine lanciata ed è talmente combattuta da rendere necessario il ricorso al fotofinish, dal momento che sono tre i corridori che tagliano simultaneamente la linea del traguardo: Moschetti, Molano e l’altro italiano Matteo Malucelli (XDS Astana Team). L’incertezza è tale che nessuno di loro esulta sino al responso della giuria, che assegna la vittoria a Moschetti, davanti a Malucelli e a Molano.
La classifica generale resta invariata, dal momento che ieri c’era stata un po’ di selezione sulla salita finale e i velocisti che oggi si sono contesi la vittoria erano rimasti attardati e non potevano scalare posizioni in classifica: Adrià resta quindi primo, davanti a Labrosse (primo fra i giovani) e al portoghese Afonso Eulálio (Bahrain – Victorious). Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), primo degli italiani, è quarto. Adrià guida anche la classifica a punti, Carlos García Pierna (Burgos Burpellet BH), grazie alla lunga fuga di ieri, quella degli scalatori. Domani i corridori sono attesi da una tappa simile alla prima, con diversi GPM sul percorso e un arrivo in leggera salita: se qualcuno dei favoriti volesse mettersi in luce, l’occasione sembra propizia.

Andrea Carta

Moschetti, Malucelli e Molano piombano contemporaneamente sul traguardo di Buniel (foto Antonio Baixauli/Getty Images)

Moschetti, Malucelli e Molano piombano contemporaneamente sul traguardo di Buniel (foto Antonio Baixauli/Getty Images)

ADRIÀ PRIMO A BURGOS, CICCONE DI NUOVO A TERRA

agosto 5, 2025 by Redazione  
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Era appena tornato a gareggiare, due mesi dopo l’infortunio al Giro d’Italia, ma la malasorte si è nuovamente accanita su Giulio Ciccone, finito a terra durante la volata in salita che ha posto termine alla prima tappa della Vuelta a Burgos. Mentre si attendono notizie sulle condizioni dell’abruzzese, che ha colpito l’asfalto con la spalla, va registrata la vittoria dello spagnolo Roger Adrià, che è riuscito a evitare il capitombolo innescato da Isaac del Toro e sulla rampa finale è riuscito a scavare un piccolo buco rispetto ai favoriti per il successo finale

Inizia oggi la breve corsa a tappe spagnola chiamata Vuelta a Burgos, una delle due (l’altra è il Giro di Polonia) che serve come preparazione per la ben più impegnativa Vuelta a España, che inizierà fra meno di tre settimane. Per questa ragione non mancano nomi illustri nel suo palmares (Delgado, Zulle, Rominger, Jalabert, Valverde e, per venire a tempi più recenti, Landa, Evenepoel e Roglič. I favoriti di questa edizione sono probabilmente Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e Giulio Ciccone (Lidl – Trek), già protagonisti della Classica di San Sebastian tre giorni fa, e poi i nostri Lorenzo Fortunato (XDS Astana Team), quest’anno vincitore della classifica degli scalatori al Giro, Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe), quest’anno sesto al Giro, Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta) e Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), quest’anno quinto al Giro. Per quanto riguarda gli altri stanieri vanno menzionati il già citatato poi Landa (Soudal Quick-Step), Jai Hindley (Red Bull – BORA – hansgrohe) ed Egan Bernal (INEOS Grenadiers, quest’anno settimo al Giro e sempre alla ricerca del pieno recupero dopo il grave incidente di qualche anno fa: tutti costoro, tranne Del Toro, dovrebbero in effetti essere alla partenza della Vuelta.
La corsa, come noto, si svolge sulla meseta spagnola intorno alla città di Burgos, dove le salite non mancano, anche se quelle più lunghe e famose si trovano altrove. Nella prima tappa, lunga ben 205 chilometri, vengono affrontati quattro GPM: l’Alto de Humada (3.1 km al 5.3%) dopo 38 chilometri (3a categoria), l’Alto de la Mazorra (7 km al 5.2%) dopo 130 Km (1a categoria), l’Alto del Aguilón (2.4 km al 4.1%) situato a 17 chilometri dal traguardo (2a categoria), e lo stesso arrivo a Burgos, con una piccola salita di 1 chilometro al 5% (3a categoria) che certamente taglierà le gambe ai velocisti puri, ammesso che rimangano nel gruppo che andrà a giocarsi la vittoria.
Si parte dal piccolo paese di Olmillos de Sasamón verso le 11.30, con un tempo nuvoloso e con temperature accettabili (ma la zona è famosa per il clima torrido, quasi desertico, ed è previsto che nei prossimi giorni faccia più caldo). Quasi subito prende il via una fuga con sei corridori di secondo piano, tutti spagnoli tranne il più noto, il passista belga Dries De Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale Team), vincitore anni fa di una tappa al Giro. Sul primo GPM passa in testa lo spagnolo Javier Ibáñez (Caja Rural – Seguros RGA), col gruppo a circa tre minuti. Dopo molti chilometri in cui non succede nulla, in vista del secondo GPM tenta l’azione solitaria Carlos García Pierna (Burgos Burpellet BH), presto raggiunto da De Bondt; la coppia, con lo spagnolo in testa, transita in cima alla salita con un vantaggio sul gruppo, che intanto ha riassorbito gli altri quattro fuggitivi, che sfiora sempre i tre minuti. Lo spagnolo è primo anche sul terzo GPM, dopo di che i due fuggitivi cedono e vengono riassorbiti a circa 15 chilometri dalla conclusione. Il gruppo, ancora molto folto, ma senza i velocisti puri – che, come previsto, hanno ceduto sui saliscendi della meseta – si porta nei pressi di Burgos senza che avvengano attacchi seri sino ad 8 chilometri dalla fine, quando ne esce, con grande convinzione, il giovane spagnolo Samuel Fernández (Caja Rural – Seguros RGA). I favoriti si guardano un po’ troppo, il che permette a Fernández di guadagnare rapidamente ben 25 secondi, che a 3 chilometri dalla fine sono ancora 20. Il gruppo finalmente accelera, a due chilometri Fernández mantiene 15 secondi di vantaggio, poi solo 8 quando inizia la salita finale, non ripida ma resa difficile dalla pavimentazione selciata. A soli 500 metri dalla linea di arrivo il gruppo riprende Fernández e a questo punto tutti accelerano. È lo spagnolo Roger Adrià (Red Bull – BORA – hansgrohe) che si porta in testa e cerca di allungare. Alle sue spalle si muovono finalmente i migliori finché, nella foga dello sprint conclusivo Del Toro, in terza posizione, scivola, finisce in terra e Ciccone, alla sua ruota, gli finisce addosso facendo la stessa fine e sbattendo con violenza la spalla destra. Mancano appena 200 metri alla linea di arrivo e Adrià approfitta dell’incidente per fare un piccolo buco alle sue spalle e vincere la tappa davanti al solo corridore che gli è rimasto attaccato, il francese Jordan Labrosse (Decathlon AG2R La Mondiale Team). Il resto del gruppo arriva sfilacciato, con distacchi varabili dai 4 agli 11 secondi, ai quali andranno aggiunti in classifica generale gli abbuoni previsti per i primi tre classificati. Terzo è il portoghese Afonso Eulálio (Bahrain – Victorious); primo degli italiani è Caruso, quinto; primo dei grandi nomi è Bernal, ottavo. Del Toro rientra in coda al gruppo e limita i danni a soli 11 secondi di ritardo; peggio va a Ciccone, che arriva dopo 1’27”. Ancora due ore dopo la conclusione della tappa le sue condizioni, comunque non gravi, rimangono incerte. Sarebbe un peccato se la caduta avesse compromesso l’ottima condizione di forma in cui sembra trovarsi in questi giorni e c’è da sperare che la clavicola, uno dei punti più a rischio di un ciclista, si sia salvata nonostante la brutta caduta.

Andrea Carta

Roger Adrià si impone nella prima tappa della corsa iberica (foto Antonio Baixauli/Getty Images)

Roger Adrià si impone nella prima tappa della corsa iberica (foto Antonio Baixauli/Getty Images)

TOUR DE POLOGNE, PAUL LAPEIRA FULMINA TUTTI A KARPACZ

agosto 5, 2025 by Redazione  
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Il francese della Decathlon AG2R sorprende i big negli ultimi 50 metri e conquista una tappa movimentata e spettacolare. Secondo Vacek, terzo Langellotti.

La prima parte della tappa odierna è stata movimentata, con un lungo circuito che ha incluso la salita di Przełęcz Kowarska e alcuni traguardi volanti a Kamienna Góra, Czarny Bór e Lubawka. Protagonisti iniziali quattro coraggiosi in fuga: Patrick Gamper (Jayco AlUla), Max Walker (EF Education-EasyPost), Tomasz Budziński e Patrick Stosz (nazionale polacca).
Il gruppo, inizialmente controllato dalla Visma-Lease a Bike del leader Olav Kooij, ha lasciato sfogare i battistrada per oltre 4 minuti, prima che UAE, Bahrain Victorious e Tudor alzassero il ritmo riducendo lo svantaggio. Il più combattivo è stato il britannico Walker, che ha provato l’azione di forza nell’ultimo circuito, arrivando a guadagnare oltre un minuto. Ma l’inseguimento orchestrato da Alpecin-Deceuninck e INEOS lo ha neutralizzato a 5 km dal traguardo, trasformando il finale in una sfida tra uomini di classifica e velocisti resistenti.Negli ultimi 3 km il gruppo si è selezionato: UAE e Decathlon AG2R hanno tirato a tutta, mentre Michał Kwiatkowski (INEOS) ha alzato ulteriormente il ritmo a 1 km dall’arrivo, facendo fuori diversi sprinter. Jan Christen (UAE) ha provato il colpo ai -400 metri, seguito da Finn Fisher-Black (RedBull-BORA), ma è stato Paul Lapeira a piazzare la stoccata decisiva: il francese ha sfruttato il lavoro del gruppo e negli ultimi 50 metri ha saltato tutti con un’accelerazione irresistibile, secondo posto per Mathias Vacek, terzo posto per Victor Langellotti.

Antonio Scarfone

POLONIA, LA PRIMA È DI OLAV KOOIJ: VOLATA VINCENTE DAVANTI A MAGNIER.

agosto 5, 2025 by Redazione  
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Il talento olandese della Visma | Lease a Bike sceglie il momento giusto e resiste al ritorno di Magnier. Caduta nel finale a 1,7 km dal traguardo complica l’avvicinamento.

La corsa polacca si apre subito nel segno dei velocisti. In una frazione apparentemente disegnata per loro, i tentativi di fuga non hanno vita facile. Ci provano fin dalle prime pedalate Patryk Stosz (Polonia), Donavan Grondin (Arkéa-B&B Hotels), Lars Boven (Alpecin-Deceuninck) e Nadav Raisberg (Israel-Premier Tech). Quest’ultimo perde presto contatto, lasciando ai compagni di avventura la responsabilità di tenere viva la fuga, che raggiunge un vantaggio massimo di 2’30”.
Il gruppo, però, non concede troppo spazio: a dettare il ritmo ci pensano le corazzate Ineos Grenadiers, Visma | Lease a Bike e Soudal Quick-Step, che riducono il gap a un minuto e mezzo già dopo due ore di gara, con ancora oltre cento chilometri da percorrere.
Il momento più caldo della fase centrale arriva al traguardo volante di Polkowice, dove Stosz decide di alzare bandiera bianca e farsi riprendere. Grondin e Boven resistono ancora per una ventina di chilometri, ma anche loro vengono risucchiati dal plotone a 38 km dalla linea d’arrivo. È allora che Bauke Mollema (Lidl-Trek) rompe gli schemi: uno scatto deciso gli permette di conquistare il GPM di Prochowice, prima di rialzarsi e lasciare di nuovo spazio al gruppo compatto.
Da lì in poi, è pura bagarre. Negli ultimi sette chilometri le squadre dei velocisti si sfidano senza riuscire a costruire un vero treno. L’adrenalina sale, una caduta a 1,7 km dall’arrivo complica ulteriormente la situazione e il finale diventa un concentrato di caos e nervi saldi. Tim Torn Teutenberg (Lidl-Trek) lancia lo sprint troppo lungo e viene rimontato negli ultimi metri da Olav Kooij (Visma | Lease a Bike), che azzecca il timing perfetto e firma il primo successo della corsa, resistendo al ritorno rabbioso di Paul Magnier (Soudal Quick-Step).

Antonio Scarfone

TOUR DE FRANCE FEMMES: PAULINE FERRAND-PRÉVOT VINCE ANCHE L’ULTIMA TAPPA E CHIUDE DA REGINA IN GIALLO

agosto 3, 2025 by Redazione  
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La campionessa francese si prende tutto: vittoria di tappa e maglia gialla. Vollering e Niewiadoma completano il podio. Gigante cede, Włodarczyk e Fisher-Black in top five.

Il Tour de France Femmes 2025 si chiude con un trionfo totale per Pauline Ferrand-Prévot. Dopo l’impresa sul Col de la Madeleine, la fuoriclasse della Visma ha dominato anche la nona e ultima tappa, con arrivo a Châtel, regalando alla Francia una vittoria dal sapore epico. A 44 anni dall’accoppiata di Hinault, il tricolore torna sul gradino più alto sia alla Parigi-Roubaix, sia al Tour.
Il finale è stato un copione perfetto per la Ferrand-Prévot: dopo aver controllato la corsa fino a 6.5 chilometri dal traguardo, ha piazzato l’attacco decisivo sullo strappo di Châtel, lasciando sul posto anche le più agguerrite inseguitrici. Demi Vollering (FDJ – SUEZ) e Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM zondacrypto) hanno completato il podio di tappa e quello finale, ma senza mai riuscire a impensierire la “regina” del Tour.
La giornata è iniziata con il tentativo di fuga delle compagne di squadra Anna van der Breggen e Femke Gerritse (Team SD Worx – Protime), poi raggiunte da Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) e Lucinda Brand (Lidl – Trek). Nella discesa prevista in partenza incappavano in difficoltà la Ferrand-Prévot e Sarah Gigante (AG Insurance – Soudal Team), con la Visma costretta a ricucire lo strappo insieme alla AG Insurance. Sulla Côte d’Arâches-la-Frasse, la Van der Breggen ci riprova, mentre il gruppo delle big si assottiglia.
Sul Col du Joux Plane, salita più dura di giornata, cadono la Niewiadoma e Cédrine Kerbaol (EF Education-Oatly). La polacca si rialza subito, la francese fatica a rientrare. Intanto la Gigante lancia un primo attacco, ma poi cede in discesa sotto il forcing della Vollering. Sul Col du Corbier il gruppo si riduce a sei atlete: la Vollering, la Niewiadoma, la Ferrand-Prévot, Niamh Fisher-Black (Lidl – Trek), Dominika Włodarczyk (UAE Team ADQ) e Juliette Labous (FDJ – SUEZ).
Lo strappo finale di Châtel segna la svolta: la Vollering ci prova, ma è la Ferrand-Prévot a spezzare gli equilibri. Parte con potenza, lascia tutte dietro e vola verso il traguardo con la grazia e la ferocia delle grandi campionesse. Il suo Tour, il suo momento, la sua apoteosi.
Alle sue spalle la Vollering chiude a 20”, terza vittoria di tappa sfumata ma secondo posto in classifica generale confermato. La Niewiadoma è terza a 4’09”, ancora sul podio per il quarto anno consecutivo. La Gigante crolla in discesa, perde oltre tre minuti e scivola dalla seconda alla sesta posizione, mentre la Włodarczyk sorprende tutti con un quarto posto inatteso. La Fisher-Black, quinta, chiude un weekend da incorniciare.
La top ten si completa con la Labous, Évita Muzic (FDJ – SUEZ), la Kerbaol e Paul Rooijakkers (Fenix-Deceuninck), mentre per incontrare la prima ciclista italiana occore far scorrere la classifica fino al 13° posto, occupato dalla trentina Barbara Malcotti (Human Powered Health) con un passivo che sfiora la mezzora. Per quanto concerne le classifiche “secondarie”, Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) imita
Jonathan Milan e si porta a casa a classifica a punti, Elise Chabbey (FDJ – SUEZ) è la leader tra le scalatrici, Nienke Vinke (Team Picnic PostNL) è la migliore tra le giovani, mentre la FDJ – SUEZ fa sua la speciale challenge riservata alle squadra.

Mario Prato

Pauline Ferrand-Prévot vince anche lultima tappa: è trionfo totale per la maglia gialla (foto Szymon Gruchalski/Getty Images)

Pauline Ferrand-Prévot vince anche l'ultima tappa: è trionfo totale per la maglia gialla (foto Szymon Gruchalski/Getty Images)

PAULINE FERRAND-PRÉVOT DOMINA IL COL DE LA MADELEINE E CONQUISTA LA MAGLIA GIALLA

agosto 3, 2025 by Redazione  
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Nell’ottava e penultima tappa del Tour de France Femmes 2025, Pauline Ferrand-Prévot ha dato spettacolo sul leggendario Col de la Madeleine, imponendosi con autorità e guadagnandosi la prestigiosa maglia gialla a una tappa dal termine. La campionessa francese della Visma | Lease a Bike ha staccato tutte le avversarie nella lunga salita finale, tagliando il traguardo con un vantaggio di 1’45” su Sarah Gigante (AG Insurance-Soudal Team) e di 2’15” su Niamh Fisher-Black (Lidl-Trek), ultima superstite della fuga di giornata.

Pauline Ferrand-Prévot (Team Visma | Lease a Bike), nata a Reims nel 1992, è una ciclista poliedrica, capace di eccellere sia in corse a tappe, sia nelle gare di un giorno e nelle cronometro. Dopo un anno di transizione dalla mountain bike alla strada, la sua vittoria al Tour de France Femmes 2025 segna il coronamento di un sogno a lungo inseguito: indossare la maglia gialla nella gara più importante di Francia. Nel suo palmarès spiccano il Campionato del Mondo su strada nel 2014, La Freccia Vallone nel 2014 e la Parigi-Roubaix nel 2025, confermando il suo status di leader nel ciclismo femminile mondiale.
La tappa di 111,9 km, partita da Chambery, ha visto fin dai primi chilometri un susseguirsi di attacchi e tentativi di fuga. Riejanne Markus (Lidl – Trek) e Usoa Ostolaza (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi) sono state le prime a guadagnare terreno, seguite da altre atlete di spicco come Elise Chabbey (FDJ – SUEZ) e Marion Bunel, compagna di squadra di Ferrand-Prévot. Il gruppo maglia gialla ha mantenuto un ritmo alto, soprattutto nelle discese, grazie a Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) e Kimberly Le Court-Pienaar (AG Insurance – Soudal Team), con l’obiettivo di tenere sotto controllo la fuga e preparare l’attacco decisivo.
Ai piedi della salita finale il vantaggio delle fuggitive si è assottigliato fino a circa un minuto e mezzo. È qui che la Ferrand-Prévot ha sferrato il suo attacco vincente, coadiuvata dal prezioso lavoro della compagna Bunel. La francese ha staccato prima Sarah Gigante (AG Insurance – Soudal Team), poi ha recuperato e superato anche le ultime fuggitive, lasciandosi alle spalle ogni rivale.
“Sono emozionata e felice,” ha dichiarato Ferrand-Prévot. “La maglia gialla è il mio sogno da bambina. Questa vittoria è il risultato di un lavoro di squadra incredibile e di una preparazione maniacale. Il finale è stato durissimo, ma sono riuscita a gestire lo sforzo come in mountain bike, mantenendo la giusta soglia. Domani c’è l’ultima tappa, sarà difficile e dovrò dare ancora il massimo, ma oggi mi godo questo momento.”
Anche la compagna di squadra Marion Bunel ha espresso soddisfazione: “Siamo riuscite a mettere in pratica il piano alla perfezione. È stato un lavoro di squadra straordinario, proprio come quello visto in passato da Wout van Aert al Giro d’Italia. Ora dobbiamo restare concentrate fino alla fine.”
La Gigante, seconda a 1’45”, ha ammesso la forza della vincitrice e la fatica della sua giornata, specialmente nelle discese dove ha subito qualche difficoltà. “Sono felice del risultato e della mia squadra. Sto migliorando e il secondo posto è un ottimo segnale.”
Niamh Fisher-Black (Lidl – Trek), terza, ha conseguito il medesimo piazzamento anche in classifica generale, mentre Demi Vollering (FDJ – SUEZ), pur tentando la rimonta, ha pagato uno scarto di oltre tre minuti, complici gambe non al massimo secondo il suo direttore sportivo Lars Boom.
Nonostante il dominio della Ferrand-Prévot, l’ultima tappa con salite impegnative potrebbe riservare sorprese. Jos van Emden, DS della Visma-Lease a Bike, ha invitato alla prudenza: “Ora siamo sulla hot seat, non è ancora finita. Pauline è speciale, ma dovremo lottare fino all’ultimo chilometro.”
Il Tour de France Femmes 2025 entra quindi nell’atto conclusivo con la campionessa francese pronta a difendere il suo primato e la maglia gialla per la gioia dei tifosi di casa e degli appassionati di ciclismo femminile in tutto il mondo.

Mario Prato

Braccia al cielo per Pauline Ferrand-Prévot ai quasi 2000 metri del Col de la Madeleine (foto Tim de Waele/Getty Images)

Braccia al cielo per Pauline Ferrand-Prévot ai quasi 2000 metri del Col de la Madeleine (foto Tim de Waele/Getty Images)

CICCONE ACCENDE UN CERO A SAN SEBASTIAN, L’ABRUZZESE TORNA ALLA VITTORIA DOPO LA CADUTA AL GIRO

agosto 2, 2025 by Redazione  
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Due mesi dopo la caduta che lo aveva costretto al ritiro dal Giro d’Italia Giulio Ciccone torna alle corse e subito lascia il segno alla Classica di San Sebastian

In Spagna non si corrono classiche “Monumento”, ma la corsa denominata “Classica di San Sebastian”, che si corre nel nord del paese nel mese di agosto, è di gran lunga la più importante gara in linea della penisola iberica, con nomi importanti nel suo palmares, fra cui quello di Miguel Indurain (è fra le pochissime corse in linea vinte dal campione navarro), e i nostri Bugno, Chiappucci, Casagrande, Rebellin e Bettini. In tempi recenti è stata vinta per ben tre volte da Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), quest’anno assente dopo la tremenda crisi sofferta al Tour e dalla quale non sembra ancora essersi ripreso. In sua assenza vanno senz’altro annoverati tra i favoriti alcuni corridori che si sono messi in luce al Giro, come lo spagnolo Juan Ayuso (UAE Team Emirates – XRG), il suo compagno di squadra Isaac Del Toro, i nostri Giulio Ciccone (Lidl – Trek, Tiberi), Christian Scaroni (XDS Astana Team) e Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe) e diversi reduci del Tour, fra i quali Oscar Onley (Team Picnic PostNL), Primož Roglič (Red Bull – BORA – hansgrohe), Marc Hirschi (Tudor Pro Cycling Team), qui vincitore l’anno scorso, Tobias Halland Johannessen (Uno-X Mobility) e Lenny Martinez (Bahrain – Victorious).
La corsa parte dalla città di San Sebastian, importante località turistica sulle rive dell’Atlantico, e vi torna dopo 211 chilometri e altri due passaggi intermedi, dopo avere effettuato molti giri nell’entroterra dove si affrontano diversi GPM: l’Alto de Andazarrate (5.9 km al 5.7%) dopo soli 28 chilometri (3a categoria), la salita di Urraki (8.6 km al 6.9%) dopo 81 (2a categoria), quella di Alkiza (4.4 km al 6.2%) al chilometro 102 (3a categoria), il famoso Alto de Jaizkibel (7.9 km al 5.6%) al chilometro 149 (2a categoria, spesso vi si decide la corsa), il breve ma ripido Erlaitz (3.8 km al 10.6%) al chilometro 170 (1a categoria) e infine la salita di Murgil-Tontorra (2.1 km al 10.1%, 2a categoria), la cui cima è a soli 7 chilometri dall’arrivo.
Si parte alle 11.30 con un tempo sereno ma non troppo caldo e quasi subito si forma un gruppo di una dozzina di uomini di secondo piano (il più noto è probabilmente il non più giovane passista inglese Ben Swift della INEOS Grenadiers) che prende rapidamente un paio di minuti di vantaggio. Sul primo GPM transita in testa il giovane francese Alexy Faure Prost (Intermarché – Wanty), poi i chilometri passano senza che succeda nulla di importante, anche se nel gruppo gli uomini della UAE cercano di non far prendere troppo vantaggio ai fuggitivi. Anche sul secondo e sul terzo GPM è Faure Prost a passare per primo, col gruppo che segue a due minuti scarsi, ed è solo sul Jaizkibel che i fuggitivi si sfaldano, mentre dal gruppo esce il forte passista australiano Luke Plapp (Team Jayco AlUla), quest’anno in evidenza sia al Giro (dove ha vinto una tappa), sia al Tour. Tra i fuggitivi resta presto da solo il giovane francese Jordan Labrosse (Decathlon AG2R La Mondiale Team), che transita primo in cima alla salita, seguito dagli ultimi reduci della fuga ai quali si è unito Plapp, che insegue con molta decisione anche grazie all’aiuto del compagno di squadra Paul Double, che era uno dei fuggitivi. Il gruppo segue a circa un minuto e mezzo. Alla fine della discesa Plapp, in compagnia di un altro reduce della fuga, il lussemburghese Mats Wenzel (Equipo Kern Pharma), raggiunge Labrosse, mentre il gruppo si avvicina lentamente ma inesorabilmente e, ai piedi dell’Erlaitz, si trova ad un minuto soltanto di distanza. Sulle rampe del duro GPM i tre fuggitivi accusano la fatica, mentre in gruppo sia Roglic, sia Del Toro iniziano a darsi da fare in prima persona. Ben presto Roglic, Del Toro e altri corridori, fra cui il nostro Ciccone, si riportano sui fuggitivi; a cedere per ultimo è Plapp. Ciccone tenta più volte l’azione solitaria, ma in cima alla salita di Erlaitz è Del Toro a passare primo. La coppia di testa si invola in discesa, seguita da un terzetto con Roglic, Jan Christen (UAE Team Emirates – XRG) e il belga Maxim Van Gils (Red Bull – BORA – hansgrohe), presto ripresi da alcuni corridori usciti dal gruppo principale. Si forma così un gruppetto con nove uomini fra i quali si trova anche Scaroni, che rimane a lungo a circa 40 secondi da Ciccone e Del Toro. Terminata la discesa dietro il primo gruppetto di inseguitori se ne è formato un altro, che comprende Ayuso, e che segue a circa un minuto e mezzo. Col passare dei minuti la coppia di testa incrementa il vantaggio e transita dal traguardo, dove inizia il circuito finale di 17 chilometri, con un minuto sui primi inseguitori e circa due sui secondi, che poco dopo vengono riassorbiti dal gruppo principale. All’inizio della salita di Murgil-Tontorra il gruppetto con Roglic e Scaroni si avvicina sino a 35 secondi: a questo punto parte con decisione Christen, nonostante in fuga vi sia un suo compagno di squadra, e riesce velocemente a riportarsi sulla coppia di testa, che appare un po’ in crisi sulla ripida salita. A questo punto c’è il colpo di scena: Christen non si ferma e prosegue nella sua azione, con Del Toro che cede di schianto. Invece Ciccone resiste e contrattacca a sua volta staccando Christen e passando per primo in vetta alla salita con un vantaggio di una decina di secondi. Più indietro vi sono Del Toro e gli altri componenti del gruppetto in cui si trovano anche Roglic, Van Gils e Scaroni. Ciccone, ormai da solo, tenta di resistere al ritorno degli inseguitori: a 3 chilometri dalla fine i corridori rientrano a San Sebastian, dove Ciccone ha ancora 8 secondi su Christen; tutti gli altri sembrano ormai tagliati fuori dalla lotta per la vittoria. Sullo scenografico lungomare di San Sebastian Christen vede Ciccone davanti a sé, ma il corridore abruzzese non cede: entrambi pennellano le curve alla perfezione, correndo più volte il rischio di toccare il marciapiede, ma la distanza fra di loro né aumenta. né diminuisce. Ed è così, dopo un ultimo chilometro di sofferenza, che Ciccone vince a braccia alzate, riportando i nostri colori sul gradino più alto del podio in una corsa davvero importante, dopo un digiuno che durava ormai dal 2021, quando Sonny Colbrelli vinse la Parigi-Roubaix. Secondo è Christen, a 8 secondi, terzo Van Gils, che regola dopo 19 secondi il gruppetto degli inseguitori, fra i quali Del Toro, quinto, e Scaroni, ottavo. Roglic, che nel finale ha ceduto, è solo 22esimo.

Andrea Carta

Ciccone torna al successo alla Classica di San Sebastian (foto Antonio Baixauli/Getty Images)

Ciccone torna al successo alla Classica di San Sebastian (foto Antonio Baixauli/Getty Images)

MAEVA SQUIBAN FA DOPPIETTA AL TOUR DE FRANCE FEMMES, LE COURT SOFFRE MA CONSERVA IL PRIMATO

agosto 2, 2025 by Redazione  
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Ancora Maeva Squiban, ancora un’impresa in solitaria. Dopo il trionfo di ieri ad Ambert la giovane francese del UAE Team ADQ bissa a Chambéry al termine di una tappa lunga e selettiva. Va in fuga sin dai primi chilometri e domina il Col du Granier, staccando tutte e tagliando il traguardo con 51 secondi di vantaggio. Kim Le Court soffre in salita, ma rientra in discesa e resta in maglia gialla.

È il Tour de France Femmes 2025 di Maeva Squiban. La ventitreenne bretone sta vivendo il momento più luminoso della sua carriera, firmando la seconda vittoria consecutiva con un’altra prestazione maiuscola. Partita all’attacco in una fuga a diciassette, ha resistito a ogni tentativo di ricucitura e ha fatto la differenza sull’ascesa del Col du Granier, prima di presentarsi da sola sul traguardo di Chambéry, conquistando la settima tappa della corsa transalpina.
Alle sue spalle, Cédrine Kerbaol (EF Education-Oatly) ha sfruttato le sue doti di discesista per chiudere seconda a 51″, mentre Ruth Edwards (Human Powered Health), tra le ultime a mollare nella fuga, ha completato il podio. Tutte le big, comprese Pauline Ferrand-Prévot (Team Visma | Lease a Bike) , Demi Vollering (FDJ – SUEZ) e Juliette Labous (FDJ – SUEZ), sono giunte al traguardo con un minuto di ritardo. Tra loro c’era anche Kimberlu Le Court-Pienaar (AG Insurance-Soudal), che sul Col du Granier ha perso contatto ma è riuscita a rientrare in discesa, evitando di perdere la maglia gialla.
La frazione, con partenza da Bourg-en-Bresse e sviluppo iniziale pianeggiante, ha visto formarsi una fuga corposa sin dai primi chilometri. Con la Squiban sono andate all’attacco atlete di peso come Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime), Chloé Dygert (CANYON//SRAM zondacrypto), Shirin Van Anrooij (Lidl – Trek), Justine Ghekiere (AG Insurance – Soudal Team) e Marie Le Net (FDJ – SUEZ). Il gruppo ha lasciato spazio e il vantaggio ha superato i quattro minuti. Solo nel finale, a 35 km dall’arrivo, la Fenix-Deceuninck ha provato a rimettere ordine, ma ormai il destino della tappa era segnato.
La Squiban ha dettato legge sull’ultima salita, lasciando sul posto tutte le compagne di avventura. Dietro, il forcing di Yara Kastelijn (Fenix-Deceuninck) e Pauliena Rooijakkers (Fenix-Deceuninck) ha provocato la crisi della Le Court, che però ha saputo dosare le forze e contare sull’aiuto fondamentale della Ghekiere, rientrata dalla fuga. Quando il gruppo delle migliori ha rallentato, la mauriziana ha colto l’occasione per riportarsi sotto e salvare il simbolo del primato.
Nel finale la Kerbaol ha cercato di riaprire i giochi sfruttando la discesa, riuscendo a recuperare su alcune ex fuggitive ma non sulla vincitrice, che ha tagliato il traguardo a braccia alzate. Un successo che proietta la Squiban tra le grandi protagoniste di questa edizione del Tour, in attesa della tappa decisiva di oggi, quando l’arrivo in salita al mitico Col de la Madeleine non lascerà più margine di attesa.
Sarà il giorno della verità per la classifica generale. Le big non potranno più nascondersi e la maglia gialla sarà chiamata a un’impresa se vorrà difendere il primato. Intanto, la regina delle ultime due giornate ha un nome e un volto ben chiari: Maeva Squiban.

Mario Prato

La Squiban vince anche la settima tappa (foto Szymon Gruchalski/Getty Images))

La Squiban vince anche la settima tappa (foto Szymon Gruchalski/Getty Images))

SQUIBAN INFIAMMA LA FRANCIA: VITTORIA IN SOLITARIA NELLA SESTA TAPPA DEL TOUR DE FRANCE FEMMES 2025

luglio 31, 2025 by Redazione  
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Sulla strada che porta ad Ambert Maeva Squiban firma un’impresa da campionessa e riporta la bandiera francese sul gradino più alto del podio. Con un attacco deciso a oltre 30 chilometri dal traguardo la bretone del UAE Team ADQ conquista la prima tappa di montagna della Grande Boucle femminile, dimostrando classe, coraggio e una condizione invidiabile.

Con un colpo da finisseur esperta, Maeva Squiban (UAE Team ADQ) ha dominato la sesta tappa del Tour de France Femmes 2025, lasciando il segno con un’azione solitaria che l’ha portata a trionfare ad Ambert con 1’09” di vantaggio sulla connazionale Juliette Labous (FDJ-SUEZ). Terza Kimberly Le Court (AG Insurance-Soudal Team), che mantiene la maglia gialla e guadagna 8 preziosi secondi di abbuono sulle dirette rivali.
La ventitreenne di Brest, già protagonista in tappe impegnative negli anni passati, si conferma talento cristallino del ciclismo francese e simbolo della nuova generazione in rosa. Dopo essere caduta nei giorni precedenti, la Squiban ha trovato la forza per riscattarsi nella giornata più dura, attaccando con decisione sul Col du Chansert e difendendo il margine in discesa e nel tratto in salita pedalabile verso Valcivières.
Nonostante la perdita di Elisa Longo Borghini, l’UAE Team ADQ ha saputo riorganizzarsi con determinazione. Dopo i tentativi in volata di Lara Gillespie, la formazione emiratina ha trovato nella Squiban la carta vincente per lasciare il segno. Il successo della giovane bretone – la seconda francese nella storia del Tour Femmes a imporsi dopo Cédrine Kerbaol (EF Education-Oatly) – è stato accolto con entusiasmo dal gruppo e dal pubblico di casa.
La tappa, partita da Clermont-Ferrand, è stata animata sin dai primi chilometri da una fuga di dodici atlete, tra le quali si segnalavano Elise Chabbey (Canyon//SRAM zondacrypto), impegnata nella conquista della maglia a pois, e Soraya Paladin (CANYON//SRAM zondacrypto). Il gruppo ha lasciato fare fino al Col du Béal, dove il ritmo imposto dall’AG Insurance-Soudal ha iniziato a limare il vantaggio delle battistrada. In discesa si sono accesi altri fuochi d’artificio, ma la corsa si è ricompattata prima che la Squiban cogliesse il momento perfetto per lanciare il suo attacco.
Nel finale, la Labous ha tentato una reazione tardiva, riuscendo a precedere la Le Court per il secondo posto. Dietro tutte le big sono arrivate insieme, ad eccezione di Niamh Fisher-Black (Lidl – Trek), attardata da un problema meccanico. In classifica generale la Le Court aumenta il margine su Pauline Ferrand-Prévot (+26”) e su Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM zondacrypto, +30”), mentre domani si attende un’altra tappa movimentata con l’arrivo in discesa a Chambéry dopo il Col du Granier.
Maeva Squiban, con la sua azione coraggiosa, ha dimostrato di essere non solo una promessa, ma una realtà del ciclismo femminile. Alta 1,66 metri, versatile e determinata, è destinata a diventare uno dei volti simbolo della disciplina nei prossimi anni.

Mario Prato

Maeva Squiban in fuga verso Ambert (Getty Images)

Maeva Squiban in fuga verso Ambert (Getty Images)

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