LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): CANAZEI – SEGA DI ALA

maggio 26, 2021 by Redazione  
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Dopo il secondo giorno di riposo il Giro riparte con una delle sue tappe più difficili. In programma l’ascesa al Passo di San Valentino e, soprattutto, il durissimo e inedito arrivo in salita a Sega di Ala. Ma anche lo stesso giorno di riposo potrebbe rappresentare per qualcuno un ostacolo duro da digerire.

Tre grossi “scogli” presenta la terza tappa alpina del Giro d’Italia e per illustrarveli incominciamo dal fondo, dall’ascesa finale verso il traguardo di Sega di Ala che da tutti è stata indicata come la più dura di questa edizione. Ma non ce n’era bisogno perché i suoi numeri parlano chiaro e già da soli la dipingono come una sorta di Zoncolan trentino per via dei suoi 11.2 Km al 9.8%, dato “adulterato” dalla facilità degli ultimi duemila metri nei quali la strada sale al 5.3%: tutta la parte precedente è quasi costantemente in doppia cifra di pendenza ed è proprio il tratto che precede il finale quello più mostruoso perché per 2500 metri si pedalerà in compagnia di una pendenza media del 12.1%, raggiungendo un picco massimo del 17% ai meno 3.5 Km. Il secondo scoglio sarà rappresentato dalla salita che anticiperà di una quarantina di chilometri l’attacco della Sega di Ala e che, pur non presentando una pendenza paragonabile a quella dell’ascesa conclusiva (la media è del 7.8%), di certo si farà sentire perché bisognerà percorrere quasi 15 Km verso il cielo per arrivare ai 1315 metri del Passo di San Valentino: sono distanze e inclinazioni che posso far più male del previsto all’inizio della terza settimana di gara, quella nella quale le energie complessive tendono a calare. Ci sarà anche un primo GPM da affrontare a una sessantina di chilometri dal via ma non sarà questo il terzo scoglio al quale facevano accenno, rappresentato invece dalla giornata di riposo che il gruppo ha osservato ieri a Canazei. Ci sono diversi corridori che mal la sopportano ma anche chi normalmente la supera di slancio la deve temere, perché si tratta di un momento – obbligatorio per regolamento internazionale – che arriva a spezzare un ritmo di gara che nel frattempo si è consolidato. C’è ci fatica a rimettersi in pista dopo il riposo e se si riparte con una tappa dura come quella di Sega di Ala si rischia di pagare tantissimo. C’è un precedente illustre che ebbe come vittime due corridori italiani di punta al Tour de France del 1993. I nostri Chiappucci e Bugno, rispettivamente secondo e terzo nella classifica generale l’anno prima (e, a ruoli invertiti, nel 1991), si erano schierati al via come principali avversari dello spagnolo Indurain ma si squagliarono come neve al sole durante la prima tappa di montagna, che veniva subito dopo il riposo e prevedeva le ascese ai colli del Glandon e del Galibier: al traguardo di Serre Chevalier giunsero entrambi pesantemente staccati con il monzese – che indossava per il secondo anno consecutivo la maglia iridata – che lasciò per strada quasi 8 minuti e il “Diablo”, che l’anno prima ci aveva estasiati con l’impresa nel tappone del Sestriere – che ne perse ancora di più. Ecco perché si dovrà temere più il giorno di riposo di Canazei che il non meno temibile tappone della Sega di Ala.

Panoramica su Castel Beseno e la Vallagarina e l’altimetria della sedicesima tappa (www.visitrovereto.it)

Panoramica su Castel Beseno e la Vallagarina e l’altimetria della sedicesima tappa (www.visitrovereto.it)

L’ANGOLO DELLA STORIA

Non c’è storia a Sega di Ala per quanto riguarda il Giro, che inserisce per la prima volta questa salita nel percorso e sulla quale potrà tornare in futuro anche come “semplice” passaggio perché è possibile proseguire oltre la zona dove sarà collocato il traguardo, raggiungere il soprastante Passo delle Fittanze e da là scendere verso Verona. In realtà non è la prima volta che una corsa professionista ne affronta le sue tremende pendenze perché proprio a Sega di Ala nel 2013 era terminata la frazione conclusiva del Giro del Trentino, partita da Arco con il francese Maxime Bouet leader della classifica, detronizzato al traguardo da chi vincerà la tappa, il siciliano Vincenzo Nibali. Era il 19 aprile e quasi un mese più tardi – per la precisione il 23 maggio – nelle stesse zone lo “Squalo” s’imporrà al Giro d’Italia nella cronoscalata della Polsa, che si snodò su un versante della stessa montagna sul quale si trova il Passo di San Valentino. Quest’ultimo ha ospitato nel 2011 l’arrivo della frazione decisiva del Giro di Padania, vinta da Ivan Basso, mentre finora l’unico passaggio del Giro d’Italia risale al 1995, quando vi si salì dallo stesso versante di quest’anno nel finale della Pieve di Cento – Rovereto: vi scollinò in testa il trentino Mariano Piccoli mentre a imporsi in quella frazione fu l’elvetico Pascal Richard.

CIAK… SI GIRO

Se siete appassionati di cinema e siete nel contempo estimatori del buon vino allora non dovete perdervi una vera e propria degustazione di “Vinodentro”, magari accompagnata da un calice di Marzemino. È proprio questo nettare, che deliziò Mozart al punto da inserirlo in una battuta del suo “Don Giovanni” (“Versa il vino! Eccellente Marzemino”), a rappresentare uno dei fondamentali ingredienti del film firmato nel 2003 dal regista Ferdinando Vicentini Orgnani. Il protagonista Giovanni Cuttin lo beve e si trasforma da semplice e timido impiegato, per giunta astemio, nel più celebre sommelier italiano ma anche in un potenziale assassino. Una trama ricca di misteri che si svolge tra i vigneti della valle dell’Adige, come quelli che ammanto i colli che salgono verso la mole di Castel Beseno, l’imponente maniero che farà da sentinella al passaggio dei corridori mentre viaggeranno verso le dure ascese del finale. E c’è spazio anche per gli affascinanti panorami delle Pale di San Martino in questa pellicola enigmatica…

Al protagonista di Vinodentro viene suggerito di uccidere sua moglie: la scena è girata tra i vigneti che ammantano le colline di Castel Beseno (www.davinotti.com)

Al protagonista di "Vinodentro" viene suggerito di uccidere sua moglie: la scena è girata tra i vigneti che ammantano le colline di Castel Beseno (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/vinodentro/50047098

METEO GIRO

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Canazei : poco nuvoloso, 11.1°C (percepiti 12°C), vento moderato da SW (15 Km/h), umidità al 49%
Cavalese (Km 35.4) : cielo coperto, 14.4°C, vento moderato da SW (12-17 Km/h), umidità al 69%
Trento – traguardo volante (Km 91.3) : cielo coperto, 20.2°C (percepiti 21°C), vento moderato da SW (12-14 Km/h), umidità al 64%
Mori – traguardo volante (Km 121.6) : cielo sereno, 20.8°C, vento moderato da SW (11-15 Km/h), umidità al 54%
Passo di San Valentino -GPM (Km 155.2) : poco nuvoloso, 13.2°C, vento moderato da WSW (13-14 Km/h), umidità al 53%
Sega di Ala: cielo sereno, 13.5°C, vento moderato da SW (12-14 Km/h), umidità al 51%

GLI ORARI DEL GIRO

11.00: inizio diretta su Raisport
11.55: inizio diretta su Eurosport1
12.00: partenza da Canazei
13.25-13.35: GPM di Sveseri
14.10-14.20: traguardo volante di Trento
14.45-15.00: traguardo volante di Mori
15.05-15.25: inizio salita di Passo di San Valentino
15.50-16.20: GPM di Passo di San Valentino
16.25-16.55: inizio salita Sega di Ala
17.00-17.35: arrivo a Sega di Ala

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo sedicesima tappa, Sacile – Cortina d’Ampezzo

1° Lars van den Berg
2° Simon Guglielmi s.t.
3° Victor Campenaerts a 43″
4° Łukasz Wiśniowski s.t.
5° Dries De Bondt a 1′20″

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Attilio Viviani a 2′05″
3° Maximiliano Richeze a 6′01″
4° Matteo Moschetti a 7′13″
5° Umberto Marengo a 9′54″

Maglia nera: Egan Bernal, 152° a 3h55′29″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Borgato: “Emanuele Gebreigzabhier” (Amanuel)
Pancani: “Sotto i 3 minuti per il vantaggio dei 5 al comando”
Garzelli: “Per i 5 al comando ci sono poche possibilità di arrivare a Cortina vittoriosi” (anche perchè solo uno poteva essere il vincitore)
Rizzato: “È a 50 metri dal duo Nibali-Pedrero-Formolo”
Pancani: “Bardet, lo vedete…” (peccato che nessuno, compreso lo stesso Pancani, potesse vederlo perchè non arrivavano le immagini dalla corsa)
Borgato: “Hanno tirato su tutta la vallata”
Televideo RAI: “Philipe Martinez Poveda” (Daniel Felipe Martínez Poveda)
Comunicato RCS (riportando le dichiarazione di Bernal): “Ho attacato sul Passo Giau”

DISCOGIRO

C’è un fiore sulle Dolomiti (Goran Bregović)

GIRO 2021- LE PAGELLE DELLA SECONDA SETTIMANA

maggio 25, 2021 by Redazione  
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Al termine della seconda settimana proponiavo nuove pagelle e stavolta le sentenze saranno definitive per i velocisti, non essendo più previste tappe alla loro portata nella rimanente sezione del Giro d’Italia 2021

EGAN BERNAL: Il corridore colombiano chiude il discorso Maglia Rosa nella seconda settimana. Bene sullo sterrato nella tappa di Montalcino, benissimo sulle dure rampe dello Zoncolan dove insegue, raggiunge e stacca Simon Yates, perfetto sul Giau. I problemi alla schiena sono solo un brutto ricordo e all’orizzonte non si vede nessuno in grado di scalzarlo dalla vetta della classifica. VOTO: 9,5

DAMIANO CARUSO: Senza Landa e con Pello Bilbao in crisi, il buon siciliano si ritrova coi gradi di capitano, un ruolo che Caruso ricopre egregiamente. Arriva alla terza settimana in seconda posizione nella classifica generale, un risultato che cercherà di difendere e che lo ripagherà per tutte le stagioni in cui ha dovuto sacrificarsi per i vari capitani di turno. VOTO: 8,5

HUGH CARTHY: Un fantasma. C’è ma non si vede, Giau compreso. Termina la seconda settimana del Giro d’Italia sul gradino più basso del podio a 3′40” da Bernal. Lo statunitense della EF Education-Nippo sarà uno di quei corridori che potrebbe regalarci azioni importanti nella terza settimana, dove esce allo scoperto, tutto da vedere se si accontenterà del terzo posto. Da attenzionare. VOTO: 7

PETER SAGAN: Il tre volte Campione del Mondo non avrà lo smalto degli anni migliori, ma la grinta e la sagacia tattica è sempre la stessa. Vince a Foligno e sale due volte sul podio di giornata, conquista la maglia ciclamino e la tiene saldamente in pugno proteggendola dagli attacchi dei rivali. VOTO: 7

GIACOMO NIZZOLO: Sfiora la vittoria due volte per poi trovarla a Verona quando scatta da lontano per riprendere Affini. Il gesto tecnico del portabandiera della Qhubeka ASSOS è uno dei più belli di questa edizione della Corsa Rosa. VOTO: 7

TIM MERLIER: Il belga vince la prima volata del Giro d’Italia, non riesce più a ripetersi ma con caparbietà conquista due volte la maglia ciclamino, una per ritiro di Ewan. Buona la sua prima partecipazione ad un Grande Giro di tre settimane. VOTO: 7

GIULIO CICCONE: Corre con la consueta energia, nonostante una Trek-Segafredo che disperde le proprie energie senza raccogliere frutti, inseguendo tappe e fughe. Perde terreno a Montalcino, dove si fa trovare impreparato nell’azione clou di giornata. Si difende nei giorni seguenti superando senza danni l’esame Zoncolan e soprattutto il Giau. VOTO: 6,5

CALEB EWAN: Come da tradizione sbaglia le prime volate, poi prende le misure e non ce n’è per nessuno. L’australiano vince facile sia a Cattolica, sia a Termoli. Resta l’ombra di un ritiro, con la maglia ciclamino addosso, che sembra più tattica che dovuta a problemi di salute. VOTO: 6,5

DAVIDE CIMOLAI: Il velocista friuliano della Israel Start-Up Nation regala al suo team piazzamenti importanti. Termina sul podio di giornata per ben tre volte e sfiora anche la quarta. Sempre combattivo e attento, nelle volate dà il meglio di sé. VOTO: 6

ALEKSANDER VLASOV: Il russo scoppia sul più bello. Aveva iniziato la seconda settimana con la gamba e l’energia che aveva dall’inizio del Giro. Sullo Zoncolan, con un’Astana che ha fatto fuoco e fiamme nei chilometri precedenti, crolla nel finale commettendo errori di inesperienza. Limita i danni nella tappa con arrivo a Cortina d’Ampezzo. Podio a portata di mano. VOTO: 6

ROMAIN BARDET: Dopo una prima parte di Giro d’Italia da dimenticare, rientra in classifica con un’ottima prestazione sul Giau e lungo la seguente discesa verso Cortina d’Ampezzo. Arriva alla terza settimana con un ritardo di soli 1′30” dal terzo posto. VOTO: 6

ELIA VIVIANI: Dopo il Giro disastroso dello scorso anno, il veronese si presenta al via con voglia e determinazione. Raccoglie due terzi posti ma è ben lontano da vincere una tappa. Sarà il portabandiera della spedizione italiana alle Olimpiadi di Tokyo, un grosso bocca in lupo. VOTO: 5,5

MATTEO MOSCHETTI: Il velocista della Trek-Segafredo è ancora un gradino sotto rispetto ai velocisti di primo piano presenti al Giro d’Italia. Deve crescere ancora. VOTO: 5,5

FERNANDO GAVIRIA: Il colombiano della UAE-Team Emirates paga le incomprensioni con gli uomini del suo treno (Molano) e soprattutto una condizione fisico-psicologica che non trova più. Arriva secondo a Foligno, ma lo spunto di qualche anno fa è ormai un ricordo, notizia triste se parliamo di un ventiseienne. VOTO: 5,5

SIMON YATES: Il corridore britannico dopo qualche tappa in sordina esce allo scoperto sullo Zoncolan. Per il resto della settimana corre di rimessa alla ricerca del picco di forma che sembrava si stesse avvicinando e invece crolla sul Giau. In classifica generale si ritrova quinto a 4′20” da Egan Bernal, distacco che sembra ormai eccessivo. Nulla è scontato, proprio Yates perse il Giro d’Italia nel 2018 nelle diciannovesima tappa, in una frazione ostica ma non irresistibile per opera di un indemoniato Froome; deve provare il tutto per tutto per salvare una Corsa Rosa al momento amara per lui. VOTO: 5

REMCO EVENEPOEL: Seconda settimana nera per il campioncino belga dove sono usciti tutti i suoi limiti che lo costringono a mettere da parte le ambizioni di classifica. Nella tappa degli sterrati toscani soffre e si allontana dalla Maglia Rosa, sullo Zoncolan dopo aver sofferto nella discesa del Rest prende 1′30” da Bernal. Disperso sul Giau. Male male. VOTO: 5

VINCENZO NIBALI: L’attacco in discesa a Bagno di Romagna è stato solo una splendida illusione. Si è vista una seconda settimana da incubo per lo “Squalo”. Sullo Zoncolan è uno dei primi big a staccarsi e arriverà con oltre 10 minuti di ritardo da Bernal, prova ad andare in fuga nulla tappa di Cortina d’Ampezzo ma non regge il ritmo degli altri fuggitivi. Tentera ancora di salvare questa sua partecipazione al Giro provando a vincere una tappa nella terza settimana, ma la gamba non è quella degli anni migliori. VOTO: 5

DYLAN GROENEWEGEN: Il velocista della Jumbo-Visma rientrava in corsa dopo la lunga squalifica. Lontanissimo dalla forma migliore, non riesce a trovare i tempi giusti nelle volate. VOTO: 5

Luigi Giglio

BERNAL VINCE IN MAGLIA ROSA UNA TAPPA ORRENDAMENTE MUTILATA

maggio 24, 2021 by Redazione  
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Egan Bernal, con un attacco sul Giau, stacca tutti e si presenta in perfetta solitudine sul traguardo di Cortina d’Ampezzo. Buona difesa di Caruso, che scavalca in generale Yates in crisi. Bardet risale posizioni e Ciccone si difende discretamente. Carthy, senza farsi troppo vedere, è ora sul podio provvisorio. Ma lo scandalo del giorno è il taglio della tappa.

Questa mattina la diretta alla partenza della tappa più dura, il tappone dolomitico, con la salita più dura del giro, il Passo Fedaia, si è aperta con una notizia sibillina.
I rappresentanti dei corridori erano in riunione con Mauro Vegni per discutere di eventuali modifiche del tracciato dovute al maltempo.
Il resto è storia, la tappa è stata mutilata in modo orrendo ed ingiustificabile, togliendo la salita più dura: il Fedaia e la Cima Coppi a Passo Pordoi, riducendo un tappone di oltre 200 chilometri ad una minitappetta rabberciata di 150 Km che è quindi diventata l’ennesima tappa per corridori esplosivi invece che una delle poche vere occasioni per corridori di fondo.
La cosa più grave è che esiste un protocollo, siglato a tutte le parti in causa, che stabilisce i casi nei quali le tappe possono subire modifiche e nessuna di queste condizioni era sussistente al momento della decisione, né probabile in base al meteo.
Non si comprende allora la ragione della esistenza d protocolli, se poi essi vengono bellamente ignorati.
L’insensatezza delle decisione si coglie ancora di più se si pensa che il Giau, che pure è stato percorso, è solo sei metri più basso del Pordoi e ben più alto del Fedaia. Se la discesa del Giau è stata percorsa, non si capisce perché si è pensato di non poter percorre in sicurezza quella del Pordoi e quella del Fedaia.
Il punto è che la decisione che poteva salvare capra e cavoli esisteva.
Si poteva disputare regolarmente la tappa e, in caso di peggioramento delle condizioni, potevano essere neutralizzate le discese, facendole percorrere molto lentamente e con i corridori ben coperti che avrebbero avuto la possibilità di fermarsi in cima e cambiarsi visto che si sarebbe ripartiti con i tempi registrati in cima alla salita.
Se la situazione fosse peggiorata si arebbero salvate almeno le salite ma, visto come è evoluta la situazione, la tappa sarebbe stata disputata regolarmente e sarebbe stata spettacolare.
Se nel gruppo maglia rosa, a metà Giau, erano in 7 chissà cosa sarebbe successo nel drittone di Malga Ciapela a 100 km all’arrivo.
Alcuni opinionisti hanno evocato il Gavia dell’88, un mantra che viene tirato in campo sempre in queste occasioni.
Va detto però che mai in questi giorni è stato ipotizzato il pericolo neve o il pericolo di temperature sotto zero, come accadde in quella occasione.
Il direttore della corsa, intervistato al processo alla tappa, si è espresso come se alcuni corridori avessero minacciato sciopero o sabotaggi.
Vegni ha detto espressamente che c’era il rischio di vedere qualche scena non molto bella in caso di disputa integrale della tappa.
In un caso così grave, però, non si può avanzare il sospetto e lasciar cadere la cosa, il direttore della corsa avrebbe dovuto tacere oppure, una volta detto quel che ha detto, fare i nomi ed i cognomi e dire quale azione di protesta era stata ventilata.
In questo modo, non solo non si è capito in definitiva alla responsabilità di chi debba essere ricondotta una scelta così scellerata, ma soprattutto ci si è trovati di fronte ad un organizzatore che ha detto che la tappa doveva essere disputata integralmente, a direttori sportivi che si sono tutti dichiarati favorevoli alla tappa integrale e corridori che hanno detto (almeno quelli intervistati sul punto) di voler correre sul tracciato originario.
Nessuno ha avuto il coraggio di assumersi la responsabilità della scelta perché si è trattato di una scelta oggettivamente assurda.
Quanto alla cronaca sportiva la selezione c’è ovviamente stata, visto che il Giau è una salita dura, ma con il tracciato originario sarebbe stata ben altra cosa, con buona pace di quanto è stato detto nel corso delle dirette della Rai da parte di diversi giornalisti ed opinionisti che hanno difeso una scelta indifendibile e che hanno detto che è comunque stata una bella tappa.
Subito dopo la partenza avvenuta sotto una pioggia battente ci sono vari allunghi.
Il più convinto è quello di Louis Vervaeke (Alpecin-Fenix) che viene però ripreso ai piedi della prima salita.
Grazie alla vivacità di Davide Formolo (UAE Team Emirates) sulla prima salita, si forma una fuga abbastanza folta composta, oltre che dal portacolori della UAE, anche da Daniel Martin (Israel Start-Up Nation), João Almeida (Deceuninck-QuickStep), , Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), Koen Bouwman (Jumbo-Visma), Tanel Kangert (BikeExchange), Louis Vervaeke (Alpecin-Fenix), Antonio Pedrero (Movistar), Gorka Izagirre (Astana-PremierTech), Einer Augusto Rubio (Movistar), Jan Hirt (Intermarché-Wanty-Gobert), Matteo Fabbro (Bora-Hansgrohe), Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), Felix Großschartner (Bora-hansgrohe), Davide Villella (Movistar), Nicolas Roche (DSM), Geoffrey Bouchard (Ag2r Citroën), Amanuel Ghebreigzabhier (Trek-Segafredo), Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), Jan Tratnik (Bahrain Victorious), Natnael Tesfazion (Androni-Sidermec) e Márton Dina (Eolo-Kometa).
In un secondo momento, questi attaccanti vengono raggiunti da Giovanni Visconti e Samuele Zoccarato (Bardiani-Csf-Faizané), Kilian Frankiny (Qhubeka Assos), Diego Ulissi (UAE Team Emirates) e Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa).
Ovviamente la presenza di Almeida e di Martin, non lontanissimi in generale, non permette all’attacco di prendere il largo.
Nella discesa, il gruppo dei battistrada si spezza per iniziativa di Nibali che, con le sue doti da discesista, su una picchiata bagnata si porta dietro, Izagirre, Almeida, Pedrero, Formolo e il compagno di squadra Ghebreizgzabhier.
I sei di testa hanno un altro passo rispetto agli inseguitori ed anche il gruppo, in un primo tempo, concede sino a 6 minuti, ma poi accelera per non lasciare troppo spazio ad una fuga con Almeida.
E’ pero per opera della EF Education-Nippo che il vantaggio si polverizza. L’azione è chiaramente finalizzata a tutelare la posizione in generale di Hugh Carthy, anche se sollecitata chiaramente agli Ineos che volevano risparmiarsi.
A parere di chi scrive, gli EF potevano tranquillamente rifiutarsi di tirare, perché comunque gli Ineos non potevano permettere che una fuga con Almeida prendesse il largo e, stancare gli uomini di Bernal e risparmiare i propri, poteva rivelarsi utile anche a Carthy in caso di attacchi nella terza settimana.
La prima vittima illustra del forcing degli EF è Evenepoel, che perde contatto prima del Giau e giungerà al traguardo con un ritardo pesantissimo, uscendo di classifica. E’ tuttavia comprensibile che, dopo 9 mesi di inattività, il giovane corridore belga non abbia la forma per far classifica in una corsa di tre settimane.
Sul Giau, dopo un primo allungo di Pedrero, ci prova Formolo, che sale come di consueto con il lungo rapporto. Nibali va in difficoltà, Pedrero prima sembra accusare, poi invece raggiunge e stacca Formolo, mentre Almeida, da cronoman puro, sale in progressione e riesce a difendersi molto bene.
E’ quindi un peccato per la debalce di Sestola che ha messo Almedia fuori dai giochi per la generale.
Dietro, il forcing di Carr riduce il gruppo maglia rosa ad uno sparuto drappello composto da Hugh Carthy (EF), Egan Bernal e Dani Martinez (Ineos Grenadiers), Romain Bardet (DSM), Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), Damiano Caruso (Bahrain Victorious) e Simon Yates (BikeExchange), mentre Alexander Vlasov (Astana-PremierTech) rimane attardato per via di un problema meccanico con la mantellina che si va ad impigliare nella ruota posteriore.
Simon Yates rimane in coda, ma stavolta non risale il gruppo, si stacca e viene raggiunto da Vlasov, mentre Bernal parte senza possibilità di replica e lascia tutti sul posto.
Alle spalle della maglia rosa, è un si salvi chi può, dietro ognuno procede con il proprio passo. Uno splendido Damiano Caruso scollina con soli 45 secondi, mentre Bardet passa a 1:13, Carthy, Ciccone e Almeida a 1:30, Vlasov e Martinez a 2:10 e Yates a 2:50.
Nella discesa, inaspettatamente, Vlasov se la cava egregiamente, mentre come era prevedibile, il discesista Bardet si riporta su Damiano Caruso. I due tagliano il traguardo di Cortina a 27 secondi dalla maglia rosa. Ciccona Carthy ed Almedia accusano circa 1 minuto e 20, Vlasov 2:11, Yates 2:37, Martinez 3:13.
In generale, Caruso si prende la seconda posizione mentre Carthy si piazza sul terzo gradino del podio. Per il quarto posto sono molto vicini Vlasov, Yates e Ciccone.
La tappa di oggi, benché mutilata in modo orrendo, ha dimostrato che con l’arrivo in discesa gli attacchi partono da più lontano e gli appassionati possono godere di azioni di più ampio respiro, invece che lo scattino a 2 Km dall’arrivo ed i distacchi si fanno più pesanti.
Gli organizzatori dovrebbero quindi capire che ciò che fa la differenza sono ancora i tapponi lunghi tra una località ed un’altra come nei tempi antichi.
Oggi, invece, si privilegiano solo gli arrivi in salita sulle cime dei monti, sui passi o nelle stazioni invernali, che però inevitabilmente vedono la corsa controllata sino agli ultimissimi chilometri.
Domani, giorno di riposo mentre mercoledì andrà in scena una tappa molto importante, con due salite dure come San Valentino e Sega di Ala che è la stessa salita del Passo Fittanze con l’arrivo posto un po’ prima della vetta per ragioni logistiche.

Benedetto Ciccarone

Bernal allattacco nel corso della picchiata che dalla cima del Passo Giau conduce a Cortina (Getty Images Sport)

Bernal all'attacco nel corso della picchiata che dalla cima del Passo Giau conduce a Cortina (Getty Images Sport)

24-05-2021

maggio 24, 2021 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA

Il colombiano Egan Arley Bernal Gómez (INEOS Grenadiers) si è imposto nella sedicesima tappa, Sacile – Cortina d’Ampezzo percorrendo 153 Km in 4h22′41″, alla media di 34.947 Km/h. Ha preceduto di 27″ il francese Romain Bardet (Team DSM) e l’italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious). Bernal Gómez è ancora maglia rosa con 2′24″ su Caruso e 3′40″ sul britannico Hugh John Carthy (EF Education – Nippo)

MERCAN’TOUR CLASSIC ALPES-MARITIMES

Il francese Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits) si è imposto nella corsa francese, Saint-Sauveur-sur-Tinée – Valberg, percorrendo 143 Km in 4h23′56″, alla media di 32.508 Km/h. Ha preceduto di 1′42″ i connazionali Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team) e il francese Bruno Armirail (Groupama – FDJ). Miglior italiano Diego Rosa (Team Arkéa Samsic), 13° a 4′52″

RONDE VAN LIMBURG

Il belga Tim Merlier (Alpecin-Fenix) si è imposto nella corsa belga, Hasselt – Tongeren, percorrendo 199.8 Km in 4h41′35″, alla media di 42.574 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Daniel McLay (Team Arkéa Samsic) e il tedesco John Degenkolb (Lotto Soudal). Due italiani in gara: Luca Mozzato (B&B Hotels p/b KTM) 47° a 1′10″, Gianmarco Garofoli (Development Team DSM) 58° a 1′37″

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): SACILE – CORTINA D’AMPEZZO

maggio 24, 2021 by Redazione  
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Ecco il tappone dolomitico, un babau reso ancora più temibile dal maltempo previsto per la giornata di oggi e che renderà un calvario le quattro ascese previste dal menù. Si comincia con la Crosetta in partenza per poi arrivare ad un finale di gara che proporrà in rapida successione i passi Fedaia, Pordoi e Giau

Preparatevi all’indigestione. È arrivato il giorno del tappone dolomitico, una frazione che è per davvero paragonabile a uno dei massicci dei “Monti Pallidi”, un macigno di 5680 metri di dislivello e 212 Km complessivi, quasi cinquanta dei quali saranno da pedalare in salita, un vero e proprio banchetto d’alta montagna che avrà come companatico il maltempo, essendo prevista pioggia – per giunta abbondante – dalla partenza di Sacile fino al traguardo di Cortina, mentre è scongiurato il rischio di neve (in vetta al Giau si toccheranno i 2°C). Si comincerà con un antipasto decisamente sostanzioso e che potrebbe rimanere sullo stomaco di qualche corridore se la tappa dovrebbe prendere il via all’insegna dell’agonismo, perché a soli 14 Km dal via s’imboccherà la prima delle quattro ascese che caratterizzano il percorso e che, con l’esclusione della Cima Coppi, sono tutte classificate di prima categoria: si tratta della Crosetta, 11 Km e mezzo al 7% che costituiscono la porta d’accesso meridionale al celebre altopiano del Cansiglio e che saranno seguiti da un lungo “digiuno” perché dopo non si parlerà più di salite per quasi novanta chilometri. Dopo questa introduzione sarà servito il primo piatto, la dura ascesa alla Marmolada, che quest’anno sarà meno impegnativa del solito perché non è ancora possibile transitare all’interno della spettacolare gola dei Serrai di Sottoguda, dove s’incontrano le prime pendenze cattive e la cui strada – distrutta da un nubifragio nell’ottobre del 2018 – non è stata al momento ancora ricostruita. Invece, i “girini” non potranno evitare d’affrontare il tremendo drittone tra Malga Ciapela e la Capanna Bill, cuore di pietra di 2700 metri all’11.8% inserito all’interno di un’ascesa complessivamente lunga 14 Km esatti e caratterizzata da una pendenza media del 7.6%. La portata di carne può sembrare “light” al confronto della Marmolada, ma i successivi 12 Km al 6.8% del successivo Passo Pordoi, privi di picchi particolarmente estremi, spesso han causato sfracelli quando le due ascese sono state abbinate, anche a causa delle quote abbondantemente sopra i 2000 metri: in cima al passo si toccheranno i 2239 e sarà messa in palio la “Cima Coppi”. Solitamente le due salite si affrontano in coppia con il traguardo fissato in cima alla seconda, ma non sarà così quest’anno perché valicato il Pordoi mancheranno ancora una sessantina di chilometri all’arrivo e in questo tratto si dovrà superare quella che è la più breve ma anche più ripida tra le salite previste. È il dolce, un “tiramisù” ipercalorico che riporterà a una quota simile a quella della Cima Coppi (2233 metri) e che a qualche big della classifica potrebbe complicare la digestione: sono i 10 Km al 9.3% diretti al Passo Giau, superato il quale inizierà una picchiata che terminerà a soli 800 metri dalla linea d’arrivo di Cortina d’Ampezzo.

Burp!

Il Monte Averau, una delle cime che sovrastano il Passo Giau, e l’altimetria della quindicesima tappa (www.dolomiti.org)

Il Monte Averau, una delle cime che sovrastano il Passo Giau, e l’altimetria della quindicesima tappa (www.dolomiti.org)

L’ANGOLO DELLA STORIA

Nonostante la sua notorietà e il suo trovarsi letteralmente immersa nell’affascinante paesaggio delle Dolomiti, Cortina d’Ampezzo non ha un “curriculum” rosa particolarmente nutrito e il numero di volte nelle quali il Giro vi ha fatto tappa impallidisce al confronto con quello delle più prestigiose località alpine e pirenaiche del Tour de France: a Luchon la Grande Boucle ha fatto tappa in 50 occasioni, 32 sono le volte nelle quali un traguardo della corsa francese è stato fissato a Briançon, mentre Cortina è al momento ferma a quota sei, forse pagando lo scotto del ritardo con il quale le Dolomiti sono state scoperte dal Giro. Al Tour, infatti, Pirenei e Alpi sono stati per la prima volta inseriti nel tracciato rispettivamente nel 1910 e nel 1911, mentre si dovranno attendere trent’anni per la prima frazione dolomitica della storia, la Vittorio Veneto – Merano, inserita nel tracciato del Giro del 1937. A vincerla sarà Gino Bartali che due anni più tardi si piazzerà secondo nella prima delle sei frazioni con arrivo a Cortina, preceduto in volata dal corregionale Secondo Magni al termine di una tappa non particolarmente difficile, che prevedeva quale unica ascesa il Passo della Mauria. Dopo il 1939 il Giro tornerà per la seconda volta a Cortina nel 1948, quando accolse l’arrivo di una tappa ancora più semplice, soli 80 Km con partenza da Auronzo di Cadore e i pedalabili passi di Monte Croce Comelico e di Cimabanche da scavalcare, ma quel poco bastò a Fausto Coppi per imbastire una delle sue leggendarie imprese, che lo portò a tagliare il traguardo in solitaria con più di tre minuti di vantaggio su Bartali e gli altri rivali. Nel 1951 sarà un altro grande campione a imporsi nel cuore delle Dolomiti, il tre volte vincitore del Tour Luison Bobet, che avrà la meglio allo sprint sul Campionissimo. Nel 1955 arriverà la vittoria del piemontese Angelo Conterno, poi gli arrivi a Cortina diventeranno più rari: negli ultimi 65 anni solo in due occasioni la Gazzetta l’ha prescelta come traguardo, conquistato dal ligure Giuseppe Perletto nel 1977 e dallo spagnolo Joaquim Rodríguez nel 2012.

CIAK… SI GIRO

Non sono moltissime le volte nelle quali il cinema ha scelto le Dolomiti come luogo per le riprese. Ancor più rare sono le scene d’azione che hanno come fondale i Monti Pallidi e c’è un luogo lungo il tracciato di questa tappa che ne ha ospitata una. Correva l’anno 2003 quando una troupe cinematografica statunitense risalì le pendenze della Marmolada (ma dal più facile versante di Canazei) per girare una scena de “The Italian Job”, remake di una pellicola britannica del 1969, “Un colpo all’italiana”, filmata tra il Regno Unito, l’Irlanda e l’Italia, dove le riprese si svolsero tra Torino, la Valle d’Aosta e la strada a tornanti del Colle del Nivolet, qualche chilometro più in alto rispetto al Lago Serrù, sede d’arrivo della prima tappa alpina del Giro del 2019. Quando gli americani, 34 anni più tardi, decisero di rifare il film del 1969 spostarono l’ambientazione delle scene straniere dall’Europa alla California, mentre per i set italiani si scelsero location decisamente più spettacolari: così il rocambolesco colpo che dà il via al film e che ha come bottino una cassaforte ricolma di lingotti d’oro avviene nella sempre affascinante Venezia, mentre per la scena dell’agguato al furgone sul quale i ladri viaggiano con la refurtiva e nella quale viene assassinato uno dei capi della banda (John Bridger, interpretato dall’attore canadese Donald Sutherland) fu scelta la diga del Lago di Fedaia. Nella finzione è in Austria e al confine con l’Italia era ambientata anche la scena precedente, con tanto di cartelli fasulli: ma anche in questo caso sono le Dolomiti e per la precisione quel che si vede nel film è il vicino Passo Sella, del quale viene anche mostrata una panoramica da lontano curiosamente ribaltato rispetto alla realtà.

Il lago di Fedaia, poco distante dallomonimo passo, come appare nel film The italian job: mancano pochi istanti alla drammatica scena delluccisione di uno dei protagonisti del colpo (www.davinotti.com)

Il lago di Fedaia, poco distante dall'omonimo passo, come appare nel film "The italian job": mancano pochi istanti alla drammatica scena dell'uccisione di uno dei protagonisti del colpo (www.davinotti.com)

Un innevato Passo Sella (ribaltato) come appare in unaltra scena de The italian job (www.davinotti.com)

Un innevato Passo Sella (ribaltato) come appare in un'altra scena de "The italian job" (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/the-italian-job/50004255

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/un-colpo-all-italiana/50000805

METEO GIRO

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Sacile: pioggia abbondante (2.1 mm), 14.6°C, vento moderato da ENE (14 Km/h), umidità al 94%
La Crosetta – GPM (Km 25.3) : pioggia abbondante (2.6 mm), 9.6°C, vento moderato da ENE (13 Km/h), umidità al 97%
Agordo – traguardo volante (Km 90.9) : pioggia forte (3.7 mm), 12.4°C, vento debole da E (9-10 Km/h), umidità al 96%
Passo Fedaia – GPM (Km 128.1) : pioggia consistente (1.7 mm), 3.8°C, vento moderato da SSE (10-11 Km/h), umidità al 96%
Passo Pordoi – Cima Coppi (Km 153.2) : pioggia consistente (1.1 mm), 3.9°C, vento moderato da S (13-16 Km/h), umidità al 96%
Passo Giau – GPM (Km 194.5) : pioggia consistente (0.8 mm), 1.8°C, vento moderato da SSE (10-11 Km/h), umidità al 95%
Cortina d’Ampezzo: pioggia consistente (1.5 mm), 8.5°C, vento moderato da SE (14-25 Km/h), umidità al 96%

GLI ORARI DEL GIRO

9.45: inizio diretta su Raisport
10.45: inizio diretta su Eurosport1
10.50: partenza da Sacile
11.55-12.10: GPM de La Crosetta
13.25-13.45: traguardo volante di Agordo
14.00: inizio diretta su Rai2 (dopo circa 100 Km dalla partenza)
14.00-14.25: inizio salita Passo Fedaia
14.10-14.40: traguardo volante di Sottoguda (Rocca Pietore)
14.40-15.10: GPM di Passo Fedaia
14.55-15.30: inizio salita Passo Pordoi
15.20-16.00: GPM di Passo Pordoi (Cima Coppi)
16.00-16.45: inizio salita Passo Giau
16.30-17.20: GPM di Passo Giau
16.50-17.45: arrivo a Cortina d’Ampezzo

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo quindicesima tappa, Grado – Gorizia

1° Mauro Schmid
2° Mikkel Frølich Honoré a 3″
3° Matteo Moschetti s.t.
4° Maciej Bodnar a 3′12″
5° Guy Niv s.t.

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Attilio Viviani a 1′04″
3° Samuele Rivi a 6′10″
4° Matteo Moschetti a 6′12″
5° Maximiliano Richeze a 8′11″

Maglia nera: Egan Bernal, 154° a 3h12′12″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

De Luca: “Ancora una velocità pancia a terra”
Pancani: “Caduta nella quale sono rimasti 35 corridori”
Genovesi (parlando delle sabbiature): “Entrando sottopelle i sali della sabbia aiutano i dolori”
Rizzato: “Ha avuto qualche problemi di salute”
Borgato: “Stava andando per vincere la tappa”
Pancani: “Non bisogna mai partire dalla testa”
Borgato: “Stanno guadagnando il terzetto di testa”
Borgato: “Sono già impegnati il terzetto al comando”
Cassani: “Van De Bondt” (Dries De Bondt)
Borgato: “Sta conducendo tutto lui questa discesa”
Borgato: “Stanno per essere ripresi di quel che è rimasto il gruppo inseguitore”
Borgato: “Gli è partito la ruota posteriore”
Traduttrice di Campenaerts: “Siamo l’unica squadra” (probabilmente il belga stava dicendo che erano una squadra unica)
De Stefano: “C’è stata una guerra sui nervi nel finale”
De Stefano: “Alla fine si va chi ha più gambe”
Garzelli: “Ci potranno essere grandi differenza in discesa”
Televideo RAI: “Cataldi” (Cataldo)
Televideo RAI: “L’iniziativa non viene contrastata dal gruppo che si fa distanziare anche di 12 secondi” (minuti)

DISCOGIRO

We Are the World (Michael Jackson, Lionel Richie)

VUELTA A MURCIA, ASSOLO DI SOTO

maggio 23, 2021 by Redazione  
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Antonio Jesus Soto vince la Vuelta a Murcia – Costa Calida con una fuga solitaria. Seconda piazza per Angel Madrazo, chiude il podio Gonzalo Serrano

Corsa resa dura fin dalle battute iniziali a causa di scrosci di pioggia che hanno seguito i corridori durante il percorso odierno in terre di Murcia.
La fuga di giornata si forma dopo circa 20 km, composta da Gleb Brussenskiy (Astana-Premier Tech), Juan José Lobato (Euskaltel-Euskadi), Mathias Vacek (Gazprom-Rusvelo), Jesús Ezquerra (Burgos-BH) e Magnus Sheffield (Rally Cycling), ai quali qualche chilometro dopo si ricongiungono anche Nikita Stalnov (Astana-Premier Tech), Angel Madrazo (Burgos-BH) e Marcos Jurado (Electro Hiper Europa).
Questo gruppetto ritrovatosi al comando procede spedito e raggiunge un vantaggio massimo di 3’45” sul plotone trainato prevalentemente da Bahrain-Victorious, UAE Team Emirates e Movistar, le formazioni più accreditate per il successo finale quest’oggi.
L’Alto Collado Bermejo però, Cima Pantani di questa edizione, riduce sensibilmente le speranze della testa della corsa che scollina con appena 45” di margine. È nella discesa seguente che Antonio Jesus Soto (Euskaltel-Euskadi) tenta di evadere dal plotone per ricongiungersi con i battistrada, riuscendo nell’intento pochi chilometri seguenti. Poco dopo è lo stesso corridore spagnolo oggi in grande spolvero a scattare di nuovo in testa alla corsa, tenendosi sulla ruota solamente Magnus Sheffield. Si forma dunque una nuova coppia al comando con un vantaggio sui più immediati inseguitori di circa un minuto, e sul gruppo principale più dietro di 2 primi.
Arrivati all’ultima ascesa in programma quest’oggi, la Cresta del Gallo, uno scatenato Soto stacca il compagno di fuga Sheffield e prova ad involarsi in solitaria verso il traguardo, nonostante il gruppo abbia ricucito il margine con il secondo gruppetto inseguitore e si trovi adesso a soli 40”.
Allo scollinamento il distacco è di soli 20” ma tanto basta al portacolori della Euskaltel – Euskadi per giungere al traguardo in solitaria, resistendo al ritorno del gruppo nei 10 km seguenti.
Alle sue spalle la volata dei battuti è vinta da Angel Madrazo su Gonzalo Serrano (Movistar).

Lorenzo Alessandri
TW @LorenzoAle8

Lo spagnolo Soto si impone nella Vuelta a Murcia (foto EFE)

Lo spagnolo Soto si impone nella Vuelta a Murcia (foto EFE)

RINTOCCHI DI CAMPENAERTS A GORIZIA, ANCHE L’OLANDESE SFATA IL TABU’ GIRO

maggio 23, 2021 by Redazione  
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Il due volte campione europeo a cronometro ha vinto la quindicesima tappa del giro d’italia, attaccando in pianura a 22 Km dall’arrivo insieme a Riesebeek e riuscendo poi a battere allo sprint il collega olandese. Pioggia molto forte nel finale, probabile preludio alle condizioni meteo che i girini troveranno domani nel tappone dolomitico.

In casa Qhubeka Assos, si stanno togliendo più di uno sfizio. Sul traguardo di Verona, Giacomo Nizzolo ha colto la prima vittoria al Giro ed oggi, proprio nel giorno in cui Giacomo lascia il giro dopo le sofferenze dello Zoncolan, un altro eterno piazzato al Giro come Campenaerts riesce a cogliere la vittoria in una tappa adatta alle fughe ma tutt’altro che banale. I brevi strappi con pendenze arcigne presenti nel percorso non sono certo il terreno preferito per un cronoman come Campenaerts, ma lui non si è fatto scoraggiare ed ha attaccato sul suo terreno preferito: la pianura.
Con una trenata da passista di razza, si è tolto di ruota tutti i compagni di fuga con l’unica eccezione di Riesebeek. L’olandese è riuscito a resistere sino all’arrivo ai tentativi di Campenaerts di staccarlo ed anzi ha anche provato ad allungare, ma sul traguardo non aveva decisamente più le energie per disputare lo sprint, tanto che è stato battuto pur essendo riuscito a lanciare la volata nella posizione ideale.
Le caratteristiche della tappa facevano pensare ad una giornata adatta alle fughe, anche se non era peregrina l’idea di provare un’imboscata al capoclassifica, sfruttando magari un momento di disattenzione sugli strappi e sulle successiva discese tecniche. Il forte acquazzone caduto sopra la corsa nelle fasi finali e l’attesa per la tappa di domani hanno comunque consigliato agli uomini di classifica di riposare e di non sprecare energie in azioni con poche possibilità di esito positivo.
La corsa è comunque partita a velocità elevata e proprio Campenaerts promuove subito un attacco insieme ad altri corridori.
A centro gruppo però, si verifica una brutta caduta che, per numero di corridori coinvolti e conseguenze, impegna notevoli risorse sanitarie a seguito della carovana, ragion per cui la giuria decide di neutralizzare la corsa per evitare che gli atleti rimangano senza assistenza medica.
A seguito della caduta, si sono dovuti ritirare Natnael Berhane (Cofidis), Jos Van Emden (Jumbo-Visma) e Ruben Guerreiro (EF-Nippo) e soprattutto Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), sesto in generale che aveva dimostrato un’ottima gamba nella tappa di Montalcino ed anche ieri era riuscito a difendersi discretamente.
Terminato il periodo di neutralizzazione, la corsa riparte e si avvantaggiano subito 15 corridori Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Quinten Hermans (Intermarché-Wanty Gobert Materiaux), Lars van den Berg (Groupama-FDJ), Dario Cataldo e Albert Torres (Movistar), Harm Vanhoucke e Stefano Oldani (Lotto Soudal), Nikias Arndt (DSM), Dries De Bondt e Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix), Łukasz Wiśniowski, Victor Campenaerts e Maximilian Walscheid (Qhubeka-Assos), Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates) e Simone Consonni (Cofidis).
Poco dopo, si lanciano al contrattacco Filippo Tagliani (Androni Giocattoli-Sidermec), Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty Gobert Materiaux), Alexis Gougeard (Ag2r Citroen) e Matteo Jorgenson (Movistar), ma questi atleti, non riuscendo a rientrare sui battistrada che si danno cambi regolari, decidono di rialzarsi.
Il gruppo ovviamente non ha nessun interesse ad andare a riprendere i fuggitivi e lascia loro un vantaggio enorme che supererà abbondantemente i 10 minuti.
Nei primi due passaggi sul GPM di Gornje Cerovo, in terra slovena, non succede nulla ma nel successivo tratto i pianura, gli uomini della Qhubeka Assos tentano di sfruttare la superiorità numerica, lanciando in successione Campenaerts, Wisniowski e Walscheid.
Nessuno di questi attacchi sortisce l’esito sperato, ma Campenaerts non si dà per vinto e ci riprova a 22 chilometri dal traguardo e, con una proverbiale trenata da cronoman alla quale si affilano solo Riesebeek e Torres, riesce a guadagnare qualche secondo sugli altri attaccanti.
Nel drappello degli inseguitori, ci sono diversi scatti ma nessuno è risolutivo. Pochi metri prima di scollinare per l’ultima volta il GPM, Torres cede di schianto, lasciando davanti la coppia con Campenaerts e Riesebeek che ormai ha una vantaggio di trenta secondi sul drappello degli inseguitori che risulta composto da Mollema, Hermans, Cataldo, Consonni, De Bondt, Vanhoucke e Arndt.
Torres, a questo punto, si lascia riassorbire e tira per cercare di aiutare Cataldo a rientrare, mentre la pioggia piomba improvvisamente quanto prepotentemente sulla corsa.
Nella discesa bagnata, Campenaerts prova a sfruttare le sue doti funamboliche, ma Riesebeek pur a fatica, non si fa soprendere
Ai – 5, l’olandese prova ad allungare, ma Campenaerts non si fa sorprendere e sulla rampa ai- 4 prova a sua volta il contrattacco. Riesebeek soffre e perde anche qualche metro, ma molto caparbiamente riesce a riacciuffare la ruota dell’avversario in prossimità del triangolo rosso.
Il ritardo degli inseguitori è di 15 secondi, ma costoro non sfruttano la fase di studio tra i due di testa con Campenaerts che si volta in continuazione per sorvegliare Riesebeek che è riuscito a guadagnare la posizione migliore.
L’olandese lancia la volata, ma Campenaerts, che in un primo momento era stato superato, riesce a sua volta a passare un Riesebeek a corto di energie e vince finalmente la sua prima tappa al giro.
Successo strameritato per il due volte campione europeo cronometro, che ha saputo sfruttare con l’esperienza sia la superiorità numerica della squadra che i tratti di strada adatti alle sue caratteristiche, riuscendo a volgere a suo favore l’inerzia ella gara.
Bravo Riesebeek a resistere, ma nel finale non ne aveva davvero più.
Il gruppo, vista anche la pioggia, decide di non prendere rischi ed arriva con molta tranquillità ad oltre 17 minuti.
Domani andrà in scena il tappone dolomitico con Crosetta, Fedaia, Pordoi (Cima Coppi) e Giau prima dell’arrivo a Cortina d’Ampezzo. Il meteo dà pioggia su tutto il percorso e possibile nevischio sulle cime oltre i 2000, le condizioni meteo potrebbero giuocare un ruolo fondamentale, visto che sono in molti a soffrire le temperature rigide ed in questo senso le difficoltà maggiori potrebbero trovarsi lungo le discese.

Benedetto Ciccarone

Campenaerts vince la tappa italo-sloveno del Giro (foto Bettini)

Campenaerts vince la tappa italo-sloveno del Giro (foto Bettini)

23-05-2021

maggio 23, 2021 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA

Il belga Victor Campenaerts (Team Qhubeka ASSOS) si è imposto nella quindicesima tappa, Grado – Gorizia, percorrendo 147 Km in 3h25′25″, alla media di 42.937 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix) e di 7″ il tedesco Nikias Arndt (Team DSM). Miglior italiano Simone Consonni (Cofidis, Solutions Crédits), 4° a 7″. Il colombiano Egan Arley Bernal Gómez (INEOS Grenadiers) è ancora maglia rosa con 1′33″ sul britannico Simon Philip Yates (Team BikeExchange) e 1′51″ sull’italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious)

VUELTA CICLISTA A LA REGIÓN DE MURCIA “COSTA CALIDA”

Lo spagnolo Antonio Jesús Soto Guirao (Euskaltel – Euskadi) si è imposto nella corsa spagnola, Los Alcázares – Alcantarilla, percorrendo 192.4 Km in 4h42′19″, alla media di 40.89 Km/h. Ha preceduto di 31″ i connazionali Ángel Madrazo Ruiz (Burgos-BH) e Gonzalo Serrano Rodríguez (Movistar Team). Unico italiano in gara Matteo Trentin (UAE-Team Emirates), 40° a 11′25″

ALPES ISÈRE TOUR

L’olandese Sjoerd Bax (Metec – Solarwatt p/b Mantel) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Pressins – Crolles, percorrendo 141.4 Km in 3h58′40″, alla media di 35.547 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Jakub Otruba (Elkov – Kasper) e il francese Stefan Bennett (Team Pro Immo Nicolas Roux). Miglior italiano Edoardo Zardini (Vini Zabù), 19° a 2′10″. Bax si impone in classifica con 1′58″ sul danese Anthon Charmig (Uno-X Dare Development Team) e 2′02″ su Otruba. Miglior italiano Alessandro Bisolti (Androni Giocattoli – Sidermec), 21° a 6′18″

VUELTA A BURGOS FEMINAS (Donne)

L’olandese Anna van der Breggen (SD Worx) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, Quintanar de la Sierra – Lagunas de Neila, percorrendo 121.6 Km in 3h24′15″, alla media di 35.721 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Annemiek Van Vleuten (Movistar Team) e di 20″ la connazionale Demi Vollering (SD Worx). Miglior italiana Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo Women), 12° a 1′27″. La Van der Breggen si impone in classifica con 3″ sulla Van Vleuten e 23″ sulla Vollering. Miglior italiana la Longo Borghini, 11° a 1′27″.

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): GRADO – GORIZIA

maggio 23, 2021 by Redazione  
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In giorno di domenica non va in scena uno spettacolare tappone di montagna, come ci si potrebbe aspettare, ma si disputa una tappa di trasferimento comunque non banale. Diversi saliscendi caratterizzano il percorso transfrontaliero della Grado – Gorizia, un invito a nozze per i cacciatori di tappe mentre i big si riposeranno alla vigilia del tappone dolomitico di Cortina.

È domenica ma se già vi state pregustando un appassionante tappone di montagna rimarrete delusi. Nel terzo dei tre giorni festivi del Giro 2021 gli organizzatori hanno, infatti, piazzata una normale tappa di trasferimento, rimandando l’appuntamento con le Dolomiti al giorno successivo, quando andrà in scena la Sacile – Cortina. Sarà normale ma non banale questa frazione interlocutoria, a cominciare dalla sua fisionomia “geopolitica” perché nel corso dei 147 Km della Grado-Gorizia si dovrà superare ben otto volte la linea di confine tra Italia e Slovenia, evento eccezionale che non costituisce un record perché nella tappa di Gorizia del Giro del 2001 – che, a parte lo strappo finale, presentava un tracciato totalmente differente da quello odierno – i passaggi dalla dogana furono ben nove. Ma banale questa giornata non lo sarà nemmeno sotto l’aspetto squisitamente tecnico, movimentata com’è da difficoltà altimetriche che ne faranno forse una delle ultime occasioni per i cacciatori di tappe, mentre più improbabile – anche se non da scartare a priori – sarà la possibilità di un arrivo allo sprint. Il nucleo di questa frazione sarà costituito da un vallonato circuito transfrontaliero di una trentina di chilometri che dovrà essere inanellato due volte, anche se saranno tre i passaggi previsti in vetta alla breve ma ripida salita di Gornje Cerovo (1.7 Km all’8.5% con un picco al 15%). Subito dopo l’ultimo scollinamento, quando al traguardo mancheranno poco più di 16 Km, si uscirà dal circuito per rientrare subito in Italia e imboccare la discesa che conduce a Gorizia, dove si attraverserà la periferia cittadina per poi effettuare un ultimo sconfinamento in terra slovena proprio a ridosso del finale. Qui s’incontrerà il traguardo volante ad abbuoni di Nova Gorica immediatamente prima d’intraprendere l’ultima salita prevista dal tracciato, il secco strappo di Kostanjevica, 600 metri all’8,1% che sembrano un ideale trampolino di lancio per sbarazzarsi dei compagni di fuga e tentare di percorrere in solitaria i restanti 3 Km, comprensivi dell’ultimo passaggio dall’ex dogana e da un breve tratto di pavé nel centro storico di Gorizia.

Il monastero sloveno di Kostanjevica a Nova Gorica e l’altimetria della quattordicesima tappa (wikipedia)

Il monastero sloveno di Kostanjevica a Nova Gorica e l’altimetria della quattordicesima tappa (wikipedia)

L’ANGOLO DELLA STORIA

La storia del Giro a Gorizia passa attraverso quattro capitoli e il primo di questi porta la data del 13 maggio del 1939, l’anno della penultima edizione della Corsa Rosa prima del lungo stop per la guerra. Quel giorno si disputava una cronometro, la dodicesima della storia del Giro, che aveva introdotto questo tipo di gare – prima grande corsa a tappe a farlo – nel 1933. In quell’edizione si è era già disputata una corsa contro il tempo, la difficile cronoscalata del Terminillo (resa ancora più impegnativa dal fondo sterrato) terminata con il successo del piemontese Giovanni Valetti, che aveva staccato di 28” Gino Bartali e che si ripeterà anche sui più vellutati 40 Km della Trieste-Gorizia, vinta a 41.5 Km/h precedendo di 52” un altro toscano, Olimpio Bizzi: alla fine Valetti s’imporrà anche in classifica generale conquistando il suo secondo e ultimo Giro consecutivo con quasi tre minuti di vantaggio su Bartali. Si tornerà nella città friulana nel 1963, quando il 5 giugno il veneto Vendramino Bariviera anticipò di 4” i compagni di fuga sul traguardo della Treviso – Gorizia, disputata in un clima certamente non festoso perché due giorni prima era scomparso Papa Giovanni XXIII e il cattolicissimo Torriani aveva addirittura meditato di sospendere la Corsa Rosa. È, invece, rimasto nella storia il passaggio del Giro da Gorizia nel 1983, non tanto per la vittoria di Moreno Argentin – che piazzò una delle sue stoccate da finisseur a un chilometro e mezzo dall’arrivo e anticipò di un amen la volata del gruppo – quanto per l’episodio del Guttalax che rischiò di far perdere il Giro a Giuseppe Saronni, che alla vigilia della conclusiva cronometro Gorizia – Udine era in maglia rosa con 1’56” sul bresciano Roberto Visentini. Successe che un imprenditore di certo non tifoso del corridore lombardo prezzolò un cameriere dell’albergo nel quale alloggiava Saronni affinché gli versasse il celebre lassativo nella minestra, ma gli stessi titolari dell’hotel avvertirono la polizia che arrestò il cameriere: se il “colpo” fosse andato a segno Beppe avrebbe realmente corso il rischio di perdere quel Giro perché in quella crono Visentini andò comunque meglio del lombardo – che aveva vinto l’altra crono di Parma – e gli affibbiò un ritardo di 49 secondi. Come ricordato più sopra, l’ultimo arrivo goriziano fu quello del 2001, quando l’undicesima tappa prese le mosse dalla località slovena di Bled e come nel 1963 vide andare in porto la fuga di giornata, coronata con il successo dello spagnolo Pablo Lastras.

CIAK… SI GIRO

Cinema, lirica e teatro non vanno molto d’accordo. Sono rare le trasposizioni cinematografiche di opere realizzate prendendo spunto dai lavori di celebri compositori e drammaturghi. Uno dei registi più prolifici in questo senso è stato Franco Zeffirelli, che sul grande schermo ha “osato” portare capolavori come “La bisbetica domata”, “Romeo e Giulietta” e “Amleto” di William Shakespeare, “La Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni, “La Traviata”, l“Otello” e l’”Aida” di Giuseppe Verdi. Anche Pier Paolo Pasolini scelse di cimentarsi in opere del genere e così nel 1967 girò Edipo Re prendendo spunto dall’omonima opera di Sofocle, mentre tre anni più tardi puntò su di un soggetto che sposava sia il teatro, sia la lirica: le vicende di Medea, la figura della mitologia greca che aveva ispirato prima numerose tragedie (come quella, andata perduta, scritta da Ovidio) e poi opere musicali come quella composta nel ‘700 dal toscano Luigi Cherubini. Scritta la sceneggiatura, ora Pasolini dove comporre il cast e per il ruolo della protagonista puntò dritto alla diva per eccellenza dell’opera lirica, la divina Maria Callas, che già da qualche stagione aveva imboccato la via del declino artistico anche a causa di problemi alle corde vocali. Convincerla non fu semplice, sia perché la Callas non aveva mai recitato in un film, sia perché lei mal sopportava certe tematiche scabrose che Pasolini toccava nei suoi film e anche l’omosessualità del regista, che riteneva di poter guarire. Anche lui temeva d’incontrare una donna altezzosa e viziata e invece nacque una sorta d’idillio platonico a prima vista, che più tardi sfocerà anche nella collaborazione per la realizzazione di un secondo film, ispirato all’Orestiade di Eschilo, che però non vide mai la luce anche se i sopralluoghi in Africa in previsione della sua messa in opera saranno comunque filmati e composti in un documentario che sarà presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1976. Tornando a Medea, Pasolini riuscì così a portare per la prima e unica volta la Callas sui set prescelti per le riprese, che spaziano dalla Cappadocia turca alla città siriana di Aleppo, da Piazza dei Miracoli di Pisa alla laguna di Grado, la cittadina dalla quale scatterà la quindicesima tappa del Giro 2021, dove si girò presso il casone posto sull’isola Mota Safon e che da allora è per tutti il “Casone di Pasolini” anche per perpetuare il ricordo del celebre regista, bolognese di nascita ma friulano nel cuore: l’amata madre Susanna – che fu anche attrice per lui ne “Il vangelo secondo Matteo”, interpretando il ruolo della Madonna – era di Casarsa della Delizia, dove a lungo anche lui abitò e dopo fu sepolto dopo il suo drammatico assassinio (2 novembre 1975).

La divina Callas in uno scena di Medea girata nella laguna di Grado

La divina Callas in uno scena di "Medea" girata nella laguna di Grado

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METEO GIRO

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Grado : nubi sparse, 21°C (percepiti 22°C), vento moderato da S (21 Km/h), umidità al 72%
Mariano del Friuli – traguardo volante (Km 53.7) : nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 20°C, vento moderato da S (17 Km/h), umidità al 77%
Cormons – 1° passaggio (Km 86.1) : nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 20.3°C (percepiti 21°C), vento moderato da S (18 Km/h), umidità al 74%
Cormons – 2° passaggio (Km 117.5) : nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 20.2°C (percepiti 21°C), vento moderato da S (16 Km/h), umidità al 73%
Gorizia: pioggia modesta (0.2 mm), 18.9°C, vento moderato da SSW (10 Km/h), umidità al 78%

GLI ORARI DEL GIRO

12.15: inizio diretta su Raisport
13.15: inizio diretta su Eurosport1
13.15: partenza da Grado
14.00: inizio diretta su Rai2 (dopo circa 30 Km dalla partenza)
14.30-14.45: traguardo volante di Mariano del Friuli
14.50-15.00: primo passaggio di frontiera
14.55-15.10: primo passaggio GPM di Gornje Cerovo
15.40-15.55: secondo passaggio GPM di Gornje Cerovo
16.20-16.45: terzo passaggio GPM di Gornje Cerovo
16.40-17.00: traguardo volante di Nova Gorica
16.46-17.10: arrivo a Gorizia

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo quattordicesima tappa, Cittadella – Monte Zoncolan

1° Albert Torres
2° Callum Scotson a 3″
3° Cameron Meyer s.t
4° Maciej Bodnar s.t.
5° Stefano Oldani a 8″

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Attilio Viviani a 1′04″
3° Albert Torres a 6′09″
4° Samuele Rivi a 6′10″
5° Umberto Marengo a 8′30″

Maglia nera: Egan Bernal, 159° a 3h11′54″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Pancani: “Arrivi dal punto di vista logistici complicati”
Pancani: “Lo Zoncolan è una salita sulla quale non si può nascondere”
Borgato: “Campo San Felice” (Campo Felice)
Cassani: “La mantellina è l’ultimo momento che si può prendere”
Garzelli (ricordando l’arrivo sulla Zoncolan nel 2003): “Fu una scena dura, difficile”
Cassani: “L’intenzione era quello di entrare in fuga”
Garzelli: “Guerrero” (Guerreiro)
Cassani: “Affini sta tirando questa salita” (sperava di addolcirne la pendenza stiracchiandola?)
Genovesi: “Dopo gli anni 80 di età”
Pancani: “È scivolata un gel per Egan Bernal”
Rizzato: “Vedo un Bernal in una voglia di provare di attaccare”
Borgato: “Impresa Eolo che qui vinse il suo direttore sportivo Ivan Basso” (Fortunato, che corre per la Eolo, si è imposto sullo stesso traguardo dove il suo d.s. Basso vinse nel 2010)
Televideo: “Cacaruso” (Caruso)

DISCOGIRO

Ragazzo fortunato (Jovanotti)

FORTUNATO CONQUISTA LO ZONCOLAN MA LA BUONA SORTE NON C’ENTRA

maggio 22, 2021 by Redazione  
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Ottima prova del venticinquenne della Eolo Cometa che, in fuga dal mattino, dopo aver raggiunto Tratnik, primo a provare ad avvantaggiarsi, lo ha staccato nei chilometri finali, dove le pendenze si facevano molto severe. Vlasov fa lavorare la squadra, ma perde nel finale. E’ Yates a provare un attacco ma, ancora una volta, Bernal dimostra di avere esplosività e guadagna ancora sugli avversari.

Quando Lorenzo Fortunato si è lanciato all’inseguimento di Jan Tratnik, primo a cercare di avvantaggiarsi sugli altri fuggitivi lungo le rampe dello Zoncolan, Davide Cassani, uno che se ne intende, dalla motocronaca esprimeva le proprie perplessità sulle possibilità di Fortunato di mantenere un buon ritmo sino al traguardo. Il CT della nazionale italiana ha avuto torto, il venticinquenne della Eolo non solo ha mantenuto bene il ritmo, ma ha pure staccato inesorabilmente Tratnik quando le pendenze hanno incominciato ad incattivirsi sotto le ruote dei corridori.
Fortunato ha così firmato una grande impresa, coronando positivamente una fuga partita dal mattino in una giornata in cui molti opinionisti avevano pronosticato una battaglia tra i big per la vittoria di tappa dopo tante frazioni conclusesi in modo positivo per gli attaccanti di giornata.
Oggi, effettivamente, non è stato molto facile né portare via la fuga, né riuscire a mantenere un vantaggio tale da permettere agli attaccanti di affrontare la salita finale senza essere raggiunti.
In effetti la maglia rosa, prima a tagliare il traguardo tra gli uomini di classifica, ha centrato la terza posizione, riuscendo a rimontare più della metà dei componenti dell’attacco iniziale.
Per avvantaggiarsi sul gruppo George Bennett ed Edoardo Affini (Jumbo-Visma), Nelson Oliveira (Movistar), Lorenzo Fortunato e Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa), Bauke Mollema e Jacopo Mosca (Trek-Segafredo), Alessandro Covi (UAE Team Emirates), Rémy Rochas (Cofidis), Jan Tratnik (Bahrain-Victorious) e Andrii Ponomar (Androni Giocattoli-Sidermec) devono percorrere diversi chilometri a 60 orari, grazie alle trenate dei passistoni come Affini.
I cambi sono regolari e il tentativo è ben strutturato, tanto che i nove contrattaccanti che avevano tentato di unirsi al drappello devono rinunciare e le accelerate di Ganna in testa al gruppo non sono sufficienti a ricucire sugli 11.
Gli Ineos abbandonano abbastanza presto l’idea di chiudere, ma ci sono molte squadre rimaste escluse che non ci stanno e tentano sia di accelerare il passo del gruppo, sia di mandare in avanscoperta degli uomini: tutto inutile i battistrada vanno fortissimo ed il gruppo deve rassegnarsi a lasciarli andare.
Il vantaggio arriva rapidamente ai 7 minuti e così gli uomini dell’Astana si incaricano di prendere in mano la situazione, segno che Alexander Vlasov, secondo in generale, ha buone sensazioni.
Il ritmo degli uomini di Martinelli è elevato, ma non riesce a far scendere più di tanto il vantaggio dei fuggitivi che continuano d buona lena con cambi regolari.
Sulla salita verso la Forcella di Monte Rest, il gruppo accelera sempre sotto l’azione degli Astana e riesce a guadagnare circa 2 minuti e mezzo sui battistrada, ma allo scollinamento il gap è ancora superiore a 6 minuti.
La formazione kazaka quindi forza anche in discesa e, a un certo punto, spezzano il gruppo con il primo drappello formato solo da Aleksandr Vlasov, Gorka Izagirre , Luis León Sánchez, Harold Tejada (Astana – Premier Tech), Pello Bilbao (Bahrain-Victorious) ed Egan Bernal (Ineos Grenadiers), con il solo Jonathan Castroviejo.
Il gruppo comunque si ricompatta grazie al lavoro delle squadre rimaste dietro, in particolare quella di Remco Evenepoel,
Nel tratto tra la fine della discesa della Forcella i Monte Rest e l’inizio della salita dello Zoncolan, i battistrada recuperano un po’ del divario perso a causa del forcing dell’Astana ed attaccano le prime rampe con circa 6 minuti di vantaggio.
Jan Tratnik, da grande passista qual è, alza il ritmo in modo graduale, senza mai alzarsi sui pedali, ma riesce comunque ad avvantaggiarsi sugli altri uomini delle fuga, nel frattempo ridottosi a causa delle defezioni di quelli che avevano lavorato di più, come ad esempio un ottimo Affini che si era speso in favore di Bennet.
Fortunato decide in breve di uscire dal drappello e portarsi all’inseguimento di Tratnik, mentre Bennett, Covi, Mollema e Oliveira proseguono regolari.
In gruppo, gli astana vengono rilevati dagli Ineos e sulla salita iniziano man mano a staccarsi le vittime dell’elevato ritmo imposto: Nibali, Attila e poco dopo anche Evenepoel.
All’inizio del tratto duro ai – 3, Fortunato si alza sui pedali e riesce a staccare Tratnik che tenta difendersi col ritmo su pendenze non molto adatte a lui.
In gruppo invece Vlasov, che con la sua condotta d gara aveva dato ad intendere di essere intenzionato a sferrare un grande attacco, comincia ad indietreggiare nelle posizioni, mentre invece Yates risale tutto il gruppo e prova addirittura ad allungare, con il solo Bernal che gli rimane attaccato. I vari Buchman, Caruso, Ciccone, Carthy e Martin sono costretti a tentare di limitare i danni alla meno peggio.
Mentre davanti Covi accelera in un tentativo davvero tardivo di recuperare, Bernal nelle ultime rampe stacca Yates che è non ha l’esplosività del finale e finisce ad 11 secondi dal capoclassifica che taglia il traguardo poco più di un minuto dopo il passaggio di Fortunato braccia al cielo.
Ciccone e Caruso chiudono a 40 secondi dalla maglia rosa, mentre gli atri uomini di classifica arrivano subito dopo un po’ alla spicciolata fino a Vlasov che paga 1 minuti e 9 a Bernal.
Yates con il suo attacco si è preso la seconda posizione in generale, mentre grazie alla debalce di Vlasov, Caruso riesce a mantenere la terza.
Bernal ha indubbiamente dimostrato un’altra volta di non avere rivali su tratti esplosivi e grandi pendenze, anche la squadra ha dimostrato di essere in grado di pilotare il capitano perfettamente con Martinez che è arrivato insieme a Ciccone e Caruso, nonostante il lavoro svolto per il capitano.
Tutti gli altri hanno provato a limitare i danni, andando al massimo possibile su pendenze sulle quali non c’è alternativa a quella di trovare il proprio ritmo e seguire quello.
Yates però ha dimostrato di esserci e le tappe che arriveranno nei prossimi giorni, in particolare quella prevista per lunedì, potrebbero rivelarsi maggiormente adatte alle sue caratteristiche.
Purtroppo, come ha sottolineato Copeland nel corso del processo alla tappa, si sente la mancanza d un corridore come Mikel Landa in grado di inventarsi azioni per mettere in difficoltà le tattiche de team Ineos.
Diciamo purtroppo non perché non si apprezzino i pregevoli gesti atletici di Egan Bernal ma perché si spera di vedere un giro incerto e combattuto sino all’ultima tappa e perché per il Giro è davvero un peccato aver perso un protagonista come Landa in grado di scompligliare le carte.
L’appuntamento con la battaglia tra i big è probabilmente per Lunedì, ma attenzione ala tappa di domani che nasconde trabocchetti ed è adatta per organizzare imboscate da parte di chi si sente battuto in una sfida testa a testa.

Benedetto Ciccarone

Lorenzo Fortunato esulta sulla vetta dello Zoncolan (Getty Images Sport)

Lorenzo Fortunato esulta sulla vetta dello Zoncolan (Getty Images Sport)

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