LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): GRADO – GORIZIA

maggio 23, 2021
Categoria: Approfondimenti

In giorno di domenica non va in scena uno spettacolare tappone di montagna, come ci si potrebbe aspettare, ma si disputa una tappa di trasferimento comunque non banale. Diversi saliscendi caratterizzano il percorso transfrontaliero della Grado – Gorizia, un invito a nozze per i cacciatori di tappe mentre i big si riposeranno alla vigilia del tappone dolomitico di Cortina.

È domenica ma se già vi state pregustando un appassionante tappone di montagna rimarrete delusi. Nel terzo dei tre giorni festivi del Giro 2021 gli organizzatori hanno, infatti, piazzata una normale tappa di trasferimento, rimandando l’appuntamento con le Dolomiti al giorno successivo, quando andrà in scena la Sacile – Cortina. Sarà normale ma non banale questa frazione interlocutoria, a cominciare dalla sua fisionomia “geopolitica” perché nel corso dei 147 Km della Grado-Gorizia si dovrà superare ben otto volte la linea di confine tra Italia e Slovenia, evento eccezionale che non costituisce un record perché nella tappa di Gorizia del Giro del 2001 – che, a parte lo strappo finale, presentava un tracciato totalmente differente da quello odierno – i passaggi dalla dogana furono ben nove. Ma banale questa giornata non lo sarà nemmeno sotto l’aspetto squisitamente tecnico, movimentata com’è da difficoltà altimetriche che ne faranno forse una delle ultime occasioni per i cacciatori di tappe, mentre più improbabile – anche se non da scartare a priori – sarà la possibilità di un arrivo allo sprint. Il nucleo di questa frazione sarà costituito da un vallonato circuito transfrontaliero di una trentina di chilometri che dovrà essere inanellato due volte, anche se saranno tre i passaggi previsti in vetta alla breve ma ripida salita di Gornje Cerovo (1.7 Km all’8.5% con un picco al 15%). Subito dopo l’ultimo scollinamento, quando al traguardo mancheranno poco più di 16 Km, si uscirà dal circuito per rientrare subito in Italia e imboccare la discesa che conduce a Gorizia, dove si attraverserà la periferia cittadina per poi effettuare un ultimo sconfinamento in terra slovena proprio a ridosso del finale. Qui s’incontrerà il traguardo volante ad abbuoni di Nova Gorica immediatamente prima d’intraprendere l’ultima salita prevista dal tracciato, il secco strappo di Kostanjevica, 600 metri all’8,1% che sembrano un ideale trampolino di lancio per sbarazzarsi dei compagni di fuga e tentare di percorrere in solitaria i restanti 3 Km, comprensivi dell’ultimo passaggio dall’ex dogana e da un breve tratto di pavé nel centro storico di Gorizia.

Il monastero sloveno di Kostanjevica a Nova Gorica e l’altimetria della quattordicesima tappa (wikipedia)

Il monastero sloveno di Kostanjevica a Nova Gorica e l’altimetria della quattordicesima tappa (wikipedia)

L’ANGOLO DELLA STORIA

La storia del Giro a Gorizia passa attraverso quattro capitoli e il primo di questi porta la data del 13 maggio del 1939, l’anno della penultima edizione della Corsa Rosa prima del lungo stop per la guerra. Quel giorno si disputava una cronometro, la dodicesima della storia del Giro, che aveva introdotto questo tipo di gare – prima grande corsa a tappe a farlo – nel 1933. In quell’edizione si è era già disputata una corsa contro il tempo, la difficile cronoscalata del Terminillo (resa ancora più impegnativa dal fondo sterrato) terminata con il successo del piemontese Giovanni Valetti, che aveva staccato di 28” Gino Bartali e che si ripeterà anche sui più vellutati 40 Km della Trieste-Gorizia, vinta a 41.5 Km/h precedendo di 52” un altro toscano, Olimpio Bizzi: alla fine Valetti s’imporrà anche in classifica generale conquistando il suo secondo e ultimo Giro consecutivo con quasi tre minuti di vantaggio su Bartali. Si tornerà nella città friulana nel 1963, quando il 5 giugno il veneto Vendramino Bariviera anticipò di 4” i compagni di fuga sul traguardo della Treviso – Gorizia, disputata in un clima certamente non festoso perché due giorni prima era scomparso Papa Giovanni XXIII e il cattolicissimo Torriani aveva addirittura meditato di sospendere la Corsa Rosa. È, invece, rimasto nella storia il passaggio del Giro da Gorizia nel 1983, non tanto per la vittoria di Moreno Argentin – che piazzò una delle sue stoccate da finisseur a un chilometro e mezzo dall’arrivo e anticipò di un amen la volata del gruppo – quanto per l’episodio del Guttalax che rischiò di far perdere il Giro a Giuseppe Saronni, che alla vigilia della conclusiva cronometro Gorizia – Udine era in maglia rosa con 1’56” sul bresciano Roberto Visentini. Successe che un imprenditore di certo non tifoso del corridore lombardo prezzolò un cameriere dell’albergo nel quale alloggiava Saronni affinché gli versasse il celebre lassativo nella minestra, ma gli stessi titolari dell’hotel avvertirono la polizia che arrestò il cameriere: se il “colpo” fosse andato a segno Beppe avrebbe realmente corso il rischio di perdere quel Giro perché in quella crono Visentini andò comunque meglio del lombardo – che aveva vinto l’altra crono di Parma – e gli affibbiò un ritardo di 49 secondi. Come ricordato più sopra, l’ultimo arrivo goriziano fu quello del 2001, quando l’undicesima tappa prese le mosse dalla località slovena di Bled e come nel 1963 vide andare in porto la fuga di giornata, coronata con il successo dello spagnolo Pablo Lastras.

CIAK… SI GIRO

Cinema, lirica e teatro non vanno molto d’accordo. Sono rare le trasposizioni cinematografiche di opere realizzate prendendo spunto dai lavori di celebri compositori e drammaturghi. Uno dei registi più prolifici in questo senso è stato Franco Zeffirelli, che sul grande schermo ha “osato” portare capolavori come “La bisbetica domata”, “Romeo e Giulietta” e “Amleto” di William Shakespeare, “La Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni, “La Traviata”, l“Otello” e l’”Aida” di Giuseppe Verdi. Anche Pier Paolo Pasolini scelse di cimentarsi in opere del genere e così nel 1967 girò Edipo Re prendendo spunto dall’omonima opera di Sofocle, mentre tre anni più tardi puntò su di un soggetto che sposava sia il teatro, sia la lirica: le vicende di Medea, la figura della mitologia greca che aveva ispirato prima numerose tragedie (come quella, andata perduta, scritta da Ovidio) e poi opere musicali come quella composta nel ‘700 dal toscano Luigi Cherubini. Scritta la sceneggiatura, ora Pasolini dove comporre il cast e per il ruolo della protagonista puntò dritto alla diva per eccellenza dell’opera lirica, la divina Maria Callas, che già da qualche stagione aveva imboccato la via del declino artistico anche a causa di problemi alle corde vocali. Convincerla non fu semplice, sia perché la Callas non aveva mai recitato in un film, sia perché lei mal sopportava certe tematiche scabrose che Pasolini toccava nei suoi film e anche l’omosessualità del regista, che riteneva di poter guarire. Anche lui temeva d’incontrare una donna altezzosa e viziata e invece nacque una sorta d’idillio platonico a prima vista, che più tardi sfocerà anche nella collaborazione per la realizzazione di un secondo film, ispirato all’Orestiade di Eschilo, che però non vide mai la luce anche se i sopralluoghi in Africa in previsione della sua messa in opera saranno comunque filmati e composti in un documentario che sarà presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1976. Tornando a Medea, Pasolini riuscì così a portare per la prima e unica volta la Callas sui set prescelti per le riprese, che spaziano dalla Cappadocia turca alla città siriana di Aleppo, da Piazza dei Miracoli di Pisa alla laguna di Grado, la cittadina dalla quale scatterà la quindicesima tappa del Giro 2021, dove si girò presso il casone posto sull’isola Mota Safon e che da allora è per tutti il “Casone di Pasolini” anche per perpetuare il ricordo del celebre regista, bolognese di nascita ma friulano nel cuore: l’amata madre Susanna – che fu anche attrice per lui ne “Il vangelo secondo Matteo”, interpretando il ruolo della Madonna – era di Casarsa della Delizia, dove a lungo anche lui abitò e dopo fu sepolto dopo il suo drammatico assassinio (2 novembre 1975).

La divina Callas in uno scena di Medea girata nella laguna di Grado

La divina Callas in uno scena di "Medea" girata nella laguna di Grado

Sul sito www.davinotti.com non sono al momento presenti location di questo film

METEO GIRO

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Grado : nubi sparse, 21°C (percepiti 22°C), vento moderato da S (21 Km/h), umidità al 72%
Mariano del Friuli – traguardo volante (Km 53.7) : nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 20°C, vento moderato da S (17 Km/h), umidità al 77%
Cormons – 1° passaggio (Km 86.1) : nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 20.3°C (percepiti 21°C), vento moderato da S (18 Km/h), umidità al 74%
Cormons – 2° passaggio (Km 117.5) : nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 20.2°C (percepiti 21°C), vento moderato da S (16 Km/h), umidità al 73%
Gorizia: pioggia modesta (0.2 mm), 18.9°C, vento moderato da SSW (10 Km/h), umidità al 78%

GLI ORARI DEL GIRO

12.15: inizio diretta su Raisport
13.15: inizio diretta su Eurosport1
13.15: partenza da Grado
14.00: inizio diretta su Rai2 (dopo circa 30 Km dalla partenza)
14.30-14.45: traguardo volante di Mariano del Friuli
14.50-15.00: primo passaggio di frontiera
14.55-15.10: primo passaggio GPM di Gornje Cerovo
15.40-15.55: secondo passaggio GPM di Gornje Cerovo
16.20-16.45: terzo passaggio GPM di Gornje Cerovo
16.40-17.00: traguardo volante di Nova Gorica
16.46-17.10: arrivo a Gorizia

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo quattordicesima tappa, Cittadella – Monte Zoncolan

1° Albert Torres
2° Callum Scotson a 3″
3° Cameron Meyer s.t
4° Maciej Bodnar s.t.
5° Stefano Oldani a 8″

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Attilio Viviani a 1′04″
3° Albert Torres a 6′09″
4° Samuele Rivi a 6′10″
5° Umberto Marengo a 8′30″

Maglia nera: Egan Bernal, 159° a 3h11′54″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Pancani: “Arrivi dal punto di vista logistici complicati”
Pancani: “Lo Zoncolan è una salita sulla quale non si può nascondere”
Borgato: “Campo San Felice” (Campo Felice)
Cassani: “La mantellina è l’ultimo momento che si può prendere”
Garzelli (ricordando l’arrivo sulla Zoncolan nel 2003): “Fu una scena dura, difficile”
Cassani: “L’intenzione era quello di entrare in fuga”
Garzelli: “Guerrero” (Guerreiro)
Cassani: “Affini sta tirando questa salita” (sperava di addolcirne la pendenza stiracchiandola?)
Genovesi: “Dopo gli anni 80 di età”
Pancani: “È scivolata un gel per Egan Bernal”
Rizzato: “Vedo un Bernal in una voglia di provare di attaccare”
Borgato: “Impresa Eolo che qui vinse il suo direttore sportivo Ivan Basso” (Fortunato, che corre per la Eolo, si è imposto sullo stesso traguardo dove il suo d.s. Basso vinse nel 2010)
Televideo: “Cacaruso” (Caruso)

DISCOGIRO

Ragazzo fortunato (Jovanotti)

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