25-01-2014
gennaio 25, 2014 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
SANTOS TOUR DOWN UNDER (Australia)
L’australiano Richie Porte (Team Sky) si è imposto nella quinta tappa, McLaren Vale – Willunga Hill, percorrendo 151,5 Km in 3h42′20″, alla media di 40,884 Km/h. Ha preceduto di 10″ l’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida) e l’australiano Simon Gerrans (Orica – GreenEDGE), che ritorna leader della classifica con 1″ sul connazionale Evans e 5″ su Ulissi.
TOUR DE SAN LUIS (Argentina)
Il colombiano Julián David Arredondo Moreno (Trek Factory Team) si è imposto nella sesta tappa, Las Chacras – Merlo (Mirador del Sol), percorrendo 184,4 Km in 4h16′54″, alla media di 43,067 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’argentino Godoy e e di 5″ il colombiano Nairo Alexander Quintana Rojas (Movistar Team). Miglior italiano Domenico Pozzovivo ( AG2R La Mondiale), 6° a 12″. Quintana Rojas è ancora leader della classifica con 35″ sullo statunitense Gaimon e 1′57″ su Godoy. Miglior italiano Pozzovivo, 10° a 4′03″
GREIPEL IMPRENDIBILE: FA SUA LA PRIMA VOLATA
Nella volata finale il tedesco Andrè Greipel (Lotto-Belisol) non si fa sfuggire la sua prima vittoria stagionale. Il velocista della Lotto precede sul traguardo il suo compagno di squadra Jurgen Roelandts ed Elia Viviani (Cannondale), colpevole di essere partito da posizione troppo arretrata al momento dello sprint. Non cambia nulla in classifica generale con Cadel Evans ancorato in prima posizione.
Per un corridore è importante vincere, ma se sei un velocista è fondamentale, verrebbe da dire “l’unica cosa che conta”. E in quanto a vittorie André Greipel è sicuramente un esperto, uno che forse non riuscirebbe ad elencarle tutte. Oggi ha raggiunto quota 15 in termini di successi di tappa al Tour Down Under, consacrandosi come l’atleta piú vincente della storia della corsa australiana. Certi risultati però non si possono raggiungere senza l’aiuto di una squadra disposta ad assisterti in ogni momento e nella vittoria odierna il ruolo della squadra del tedesco, la Lotto-Belisol, è stato decisivo, soprattutto quando si è trattato di tirare, anche forte, tant’è che avversari come Kittel, Renshaw e Ferrari sono rimasti attardati per via del frazionamento del gruppo, causato dal ritmo tenuto dai
Lotto-Belisol. Altrettanto decisivo si è dimostrato nel momento di preparare la volata, quindi un plauso va riconosciuto anche al team belga.
Per quanto riguarda la tappa, questa quarta frazione cominciava da Unley per terminare dopo 148 chilometri a Victor Harbor e, come si era anticipato ieri, il percorso poteva lasciare presupporre ad un finale in volata, principalmente perché le difficoltà altimetriche, un Gran Premio della Montagna e altre brevi salitelle, erano posizionate nella prima parte di gara.
Dal chilometro 0 c’è stata subito battaglia, con scatti e contro scatti però sempre rintuzzati dal gruppo, grazie ad un lavoro super dell’Orica, intenzionata a tenere il plotone compatto fino al 25esimo chilometro, dov’era fissato un traguardo volante su cui Gerrans ha conquistato 3″ di abbuono. Finito l’interregno Orica sono ricominciati gli ennesimi scatti, destinati a durare per poco tempo, dal momento che alcuni corridori importanti e non lontani da Evans in classifica hanno provato
ad andare in fuga (Bakelants). Questo naturalmente ha costretto la BMC a reagire, producendo un nulla di fatto. Solo dopo una quarantina di chilometri viene lasciato il via libera ad un tentativo, prima formato da cinque elementi e poi ridotto a sole due unitá, Wurf della Cannondale e Domont dell’Ag2r La Mondiale. I due battistrada sono riusciti a guadagnare un vantaggio massimo vicino ai 5 minuti, ma
l’accelerazione dei Lotto e degli Orica, che ha creato dei “ventagli”, ha ridotto drasticamente il distacco, annullandolo del tutto ai meno 40 dall’arrivo.
Da lì in poi l’episodio principale è stato la “volatina” per il traguardo
intermedio con abbuoni posto a 25 chilometri dalla conclusione, vinto stavolta da Haas su Gerrans e Ulissi, con i due avversari di Evans che hanno ridotto il distacco dalla maglia ocra rispettivamente di 5 e un secondo. Dopodiché la lotta ha riguardato l’accaparramento delle prime posizioni in funzione dell’epilogo finale, con la Lotto-Belisol bella e compatta per Greipel, che ha guidato il plotone fino all’ultima
curva dove, prima Hansen e poi Roelandts, hanno tirato perfettamente la volata al “gorilla” tedesco, il quale non ha dovuto fare altro che controllare il ritorno degli avversari (che non c’è stato, visto che al secondo posto si è classificato il suo compagno Roelandts); solo terzo Elia Viviani, partito troppo dietro.
La situazione in classifica rimane invariata dal punto di vista delle posizioni, con Cadel Evans ancora primo, mentre si avvicinano sia Gerrans, ora a 7″ di distacco, sia Ulissi, che insegue a 14″ dall’australiano della BMC. Sará a dir poco decisiva la tappa di domani con l’arrivo in cima alla Willunga Hill che risolverá la lotta per la classifica generale.
Paolo Terzi

Spadroneggia la Lotto-Belisol sul traguardo di Victor Harbor: 1° Greipel, 2° Roelandts (foto Tim de Waele)
EVANS, COLPO DA CAMPIONE
Grazie ad un’azione maiuscola sull’ultima salita posta a 10 chilometri dal traguardo, Cadel Evans (BMC) si impone nella terza tappa del Tour Down Under staccando di 15″ un gruppetto composto da una dozzina di corridori e regolato dall’australiano Nathan Hass (Garmin-Sharp) su Diego Ulissi (Lampre-Merida). Il corridore della BMC si impadronisce del primato in classifica generale, che ora conduce con 12″ di vantaggio su Simon Gerrans e 15″ su Ulissi.
La grandezza di un campione, sebbene arrivato al trentaseiesimo anno d’età, si misura anche da come reagisce alle stagioni meno vincenti: il Cadel Evans di questo primo scorcio di 2014 è un atleta magro e giá in buona forma e nelle prime due tappe della corsa australiana si é sempre piazzato ottimamente. Oggi Cadel, trovando una giornata a sé favorevole, è riuscito a staccare in salita tutti
i concorrenti per poi continuare imperterrito a pieno ritmo nella successiva discesa e infine a giungere solitario all’arrivo dove ha festeggiato a modo la sua prima vittoria stagionale. Successo che ulteriormente dimostra lo spirito combattivo che ha sempre distinto questo grande campione del ciclismo e che fa di lui un corridore ancora capace di ottenere certi risultati, nonostante sia poco probabile che possa ripetere l’annata d’oro del 2011 suggellata dal trionfo al Tour de France.
Per quanto riguarda la tappa, questa terza frazione partiva da Norwood per concludersi a Campbellown dopo aver pedalato per 145 chilometri su un percorso complessivamente nervoso, reso complicato da una salita di prima categoria posta a meno di dieci chilometri dall’arrivo e che avrebbe potuto fare la differenza.
Ad inizio tappa se ne vanno via dal gruppo in quattro: Meyer (Drapac), Grivko (Astana), Cousin (Europcar) ed il sempreverde Jens Voigt (Trek). I battistrada riescono a guadagnare fino ad un vantaggio massimo di circa tre minuti, oltre i quali il gruppo si da una svegliata ed inizia il più classico degli inseguimenti comandato dall’Orica-Greenedge, che inserisce in testa al plotone corridori del calibro di Goss e Matthews a tirare. Come si sarebbe potuto prevedere i fuggitivi non sono riusciti a sfuggire alle grinfie del gruppo, il quale ha ripreso Voigt e Grivko proprio all’inizio della salita decisiva, quando a menare le danze era la Sky di Richie Porte. Poco dopo sarebbe stata la BMC a prendere in mano la situazione con Morabito che ha alzato bruscamente il ritmo, sfoltendo di molto il gruppo, per favorire Evans. Ed è stato proprio l’australiano ad alzarsi sui pedali e a tentare lo scatto a poco più di un chilometro e mezzo dal GPM: l’unico a rispondergli è stato Porte, mentre il gruppetto dei migliori si è sparapagliato ancora di più. Il ritmo imposto da Evans è stato veramente bestiale, costringendo Porte alla resa a mille metri dalla vetta. Nel frattempo, da dietro Simon Gerrans iniziava una ormai tardiva rimonta,
perchè se da un lato era riuscito a riprendere un Richie Porte in netta difficoltà, dall’altro sarebbe stato per lui impossibile riprendere Evans. Negli ultimi chilometri Cadel ha continuato a macinare sui pedali a pieno regime, mentre alle sue
spalle la coppia Gerrans-Porte veniva raggiunta dal resto del gruppetto comprendente i vari Thomas, Ulissi, Hass e Gesink. Ma questo accadeva a due chilometri dall’arrivo, troppo tardi per organizzare un inseguimento efficace.
Il corridore australiano della BMC ha portato così a buon fine la sua avventura solitaria, lasciando tutti gli altri a 15″ e obbligando Nathan Hass ad accontentarsi della seconda posizione e Diego Ulissi della terza.
La stessa storia si è verificata in classifica generale, con Cadel Evans che ha spodestato Simon Gerrans portando in dote un vantaggio di 12″ sul portacolori dell’Orica. Prevista per domani la quarta tappa di questo Santos Tour Down Under, e verosimilmente il traguardo di Victor Harbor proporrà la prima sfida tra i velocisti, che fino ad ora non hanno potuto esprimersi, come invece accadeva negli anni scorsi, a causa di percorsi maggiormente difficoltosi.
Paolo Terzi

Con Quintana al San Luis, Evans è il primo dei grandi campioni a lasciare il segno nella stagione 2014 (foto Bettini)
QUINTANA HA GIA’ MESSO IL TURBO
Il forte scalatore colombiano ha dimostrato di aver già adesso, a metà gennaio, uno stato di forma da grandi corse a tappe, lo stesso sbandierato all’ultimo Tour de France, dove lo avevamo visto essere il migliore della classifica generale alle spalle di uno stratosferico Froome. Al Tour de San Luis gli è bastato l’ultimo chilometro del Cerro el Amago per scavare un importante divario tra sè e gli avversari, apparsi piuttosto demotivati, e riuscendo a mantenerlo nel lungo falsopiano che conduceva al traguardo. Ora l’unico ostacolo tra il colombiano della Movistar e la vittoria finale è la frazione contro il tempo del penultimo giorno, 20 Km privi di difficoltà altimetriche
Quarta tappa del Tour de San Luis, una frazione chiave con l’arrivo posto 4 chilometri dopo lo scollinamento della salita più dura della corsa, Cerro el Amago, 10 Km di ascesa continua con pendenze a doppia cifra in diversi tratti ed una media del 7,20%. Non si è fatto attendere l’attacco di uno degli uomini più rappresentativi del gruppo, che già nella frazione dell’altro ieri aveva regolato il drappello dei grandi in cima alla salita finale, dimostrando di possedere un buon spunto e uno stato di forma soddisfacente.
Nella frazione odierna Nairo Quintana ha fatto vedere un vero e proprio show, molto simile a quelli visti al Tour de France e conferma di essere tra i migliori scalatori del momento. In un ciclismo in cui i grandi propongono attacchi negli ultimissimi chilometri degli arrivi in salita, il colombiano è partito poco dopo l’inizio della salita finale, ai 9 dall’arrivo, procedendo prima con altri corridori e poi staccando tutti sulle ultime rampe prima dello scollinamento, infliggendo pesanti distacchi agli avversari ed arrivando a soli quattro secondi dal primato in classifica generale.
La corsa ha visto anche oggi la fuga di giornata, nata dopo circa mezz’ora dall’inizio della frazione quando escono dal gruppo 5 atleti: Juan Ignacio Curuchet (Argentina), Matias Presa (Uruguay), Juan Esteban Arango Carvajal (Team Colombia), Julian Gaday (Buenoa Aires) e Jonathan Clarke (United Healthcare Presented by Maxxis). Dietro sono gli uomini del leader della generale a controllare e a dettare il ritmo. I fuggitivi raggiungono un vantaggio massimo di 6 primi e 40 secondi, ma il ritmo di gara è molto intenso e la sorte degli avventurieri appare volgere verso l’inevitabile capitolazione quando il gruppo accelera, dopo circa un’ora e mezza di corsa, recuparando terreno molto velocemente. Il primo traguardo volante se lo aggiudica Curuchet, seguito da Gaday e Presa, mentre il gruppo ha già dimezzato il gap. Gaday si aggiudica il secondo sprint seguito da Curuchet e Arango mentre ai fuggitivi, che ormai hanno poco più di un minuto di vantaggio sul gruppo, si aggiungono anche Almonacid e Guzman. Ai piedi della prima salita di terza categoria (El Embalse, 990 metri sul livello del mare) la fuga viene neutralizzata ed il gruppo torna compatto. Il colombiano Carvajal, che è stato l’ultimo a cedere, resta per qualche chilometro solo al comando, ma il sogno si infrange ai meno 15. Nei primi chilometri della salita finale è il corridore della selezione di casa Sergio Godoy a lanciare l’attacco, mentre Nairo Quintana non ci pensa due volte e coglie la palla al balzo, raggiungendolo con estrema facilità. I due proseguono con 25 secondi di vantaggio su Moyano (San Luis Somos Todos), Atapuma (BMC), Abila, Rubiano (Team Colombia) ed Euser. L’attacco decisivo viene sferrato ai cinque dall’arrivo, quando Quintana accelera e non ce n’è per nessuno; il compagno di avventura Godoy non può far nulla per chiudere sull’attacco, né gli altri inseguitori appaiono in grado di reagire sicché il colombiano si invola verso il traguardo in perfetta solitudine alla maniera dei grandi scalatori. Da notare che Quintana è partito per il secondo attacco ai meno 5 e la salita terminava a quattro chilometri dall’arrivo, ciò significa che Quintana ha mantenuto un ritmo forsennato anche negli ultimi chilometri di falsopiano, rifilando un distacco di ben 50 secondi a Godoy e 1:32 ad Atapuma. Tutti gli altri inseguitori arrivano un po’ alla spicciolata come in una cronometro individuale: Moyano a 1:39, Euser 1:45, Rubiano Chavez a 2:09, Stetina (che si era aggiudicato il primo GPM) a 2:46. Nei primi dieci solo un italiano, Gianluca Brambilla, nono a 3:04.
Gaimon riesce a mantenere il primato per soli 4 secondi, ancora in virtù della fuga del primo giorno. L’attacco di Quintana è stato davvero impressionante oltre che tecnicamente perfetto; già nella salita della seconda tappa aveva dato l’impressione di essere particolarmente vitale, ma nella frazione odierna ha dimostrato una netta superiorità nei confronti di tutti gli altri big che non hanno neppure provato a seguire il colombiano e che non hanno proposto alcun accenno di attacco. Il secondo classificato al Tour de France 2013 ha dapprima colto l’occasione, seguendo l’attacco di Godoy, quindi è restato per qualche chilometro con l’argentino che cercava di collaborare avendo evidenti velleità di vittoria di tappa, finché non ha deciso di rompere decisamente gli indugi e di partire secco, salutando la compagnia e imprimendo un ritmo impossibile.
Nairo Quintana quindi si conferma non solo un fortissimo scalatore, ma anche uno dei pochi che tenta attacchi anche all’inizio delle salite. Al Tour de France lo avevamo visto attaccare sui Pirenei anche da molto lontano, sulle Alpi si è sì mosso nell’ultima salita, ma senza limitarsi a cercare di forzare negli ultimi 2 o 3 chilometri piazzando la bottarella dei 20 secondi. Qui al Tour di San Luis conferma questa tendenza che sembra dare i suoi frutti visti i distacchi inflitti agli avversari; distacchi che gli permetteranno di affrontare la cronometro di domani con spirito positivo, visto anche il ritmo con cui ha affrontato gli ultimi chilometri di falsopiano, facendo lievitare il distacco maturato nell’ultimo chilometro dell’asperità.
La frazione contro il tempo è per specialisti, caratterizzata da lunghi rettilinei con dislivello praticamente nullo e con un chilometraggio che per una corsa di una settimana è di tutto rispetto, 20 Km.
In ogni caso, con la vittoria di oggi lo scalatore colombiano sembra aver messo una seria ipoteca sulla vittoria finale e soprattutto sembra stia gettando le basi per una stagione straordinaria.
Benedetto Ciccarone

Quintana all'attacco sulla dura salita del Cerro el Amago (foto Bettini)
24-01-2014
gennaio 24, 2014 by Redazione
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SANTOS TOUR DOWN UNDER (Australia)
Il tedesco André Greipel (Lotto Belisol Team) si è imposto nella quarta tappa, Unley – Victor Harbor, percorrendo 148,5 Km in 3h33′07″, alla media di 41,808 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Roelandts e l’italiano Elia Viviani (Cannondale Pro Cycling Team). L’australiano Cadel Evans (BMC Racing Team) è ancora leader della classifica con 7″ sul connazionale Gerrans e 14″ sull’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida).
TOUR DE SAN LUIS (Argentina)
L’italiano Adriano Malori (Movistar Team) si è imposto nella quinta tappa, circuito a cronometro di San Luis, percorrendo 19,2 Km in 22′11″, alla media di 51,931 Km/h. Ha preceduto di 3″ lo statunitense Phinney e di 29″ l’argentino Giacinti. Il colombiano Nairo Alexander Quintana Rojas (Movistar Team) è il nuovo leader della classifica con 26″ sullo statunitense Gaimon e 2′01″ sull’argentino Godoy. Miglior italiano Domenico Pozzovivo ( AG2R La Mondiale), 12° a 3′56″
TUTTO QUI?
Presentata come l’occasione per rivelazioni scottanti, l’intervista rilasciata da Danilo Di Luca a “Le Iene” si è risolta in ammissioni di colpe già note e accuse generiche a colleghi non meglio identificati. Non abbastanza da far notizia, ma quanto basta per guadagnarsi convocazioni da tribunali sportivi e minacce di cause legali da parte di mezzo movimento ciclistico.
A dispetto del clamore dal quale è stata preceduta, la chiacchierata intervista concessa da Danilo Di Luca a “Le Iene” non ha rivelato nulla che non fosse già noto ad appassionati e spettatori occasionali delle due ruote. Nonostante il comprensibile tentativo degli autori del programma Mediaset di tratteggiare le dichiarazioni come un evento unico (“Tu ammetti le tue colpe ma nessuno lo fa”, suggerisce l’intervistatore, dimenticando opportunamente un buon numero di controesempi), la confessione dell’abruzzese si inserisce in una tradizione di casi analoghi, con protagonisti perlopiù atleti che ammettono quanto è stato ormai abbondantemente acclarato senza la loro assistenza.
Se non c’era di certo bisogno del palcoscenico di Italia 1 per scoprire che Di Luca ha fatto uso di doping durante la propria carriera, a rendere l’intervista del tutto superflua è stato soprattutto il resto delle dichiarazioni: Danilo non ha fatto nomi e cognomi, non ha illuminato nessuno circa le dinamiche di doping e antidoping, non ha denunciato nulla che non fosse già noto. L’affermazione secondo la quale il 90% dei partecipanti al Giro d’Italia assumerebbe sostanze dopanti arriva con almeno un decennio di ritardo per poter scioccare gli spettatori, oltre ad essere formulata in termini talmente vaghi – a cominciare dalla percentuale misurata a braccio – da costituire un’accusa tanto generica da risultare quasi inoffensiva. Accusa, peraltro, non documentata e non circostanziata, ma suffragata soltanto da fantomatiche chiacchiere scambiate tra corridori nelle fasi di stanca della corsa.
Gli unici guizzi dell’intervista – ma non esattamente in positivo – sono arrivati quando la discussione ha toccato il tema delle ripercussioni del doping sul fisico, seccamente negate da Di Luca, che ha invece teorizzato che le sostanze dopanti (EPO in particolare) rappresentino rarissimi casi di farmaci privi di effetti collaterali. Tesi molto personale e in contrasto con la letteratura medica, che non concorda sull’innocuità del cospicuo incremento dell’ematocrito indotto dall’uso di tali sostanze.
Dato il contesto, era poi inevitabile che, nella parte finale, la chiacchierata prendesse una svolta pruriginosa, arrivando a toccare il tema dell’uso di Viagra a scopi dopanti (del tutto irrilevante, visto che l’interessato nega di averne mai fatto uso), fino a sfociare in una disquisizione sull’astinenza sessuale da praticare prima e durante le gare; argomento degnissimo di essere discusso, ma che nemmeno marginalmente concerne la questione doping, e la cui comparsa illustra forse meglio di quanto siamo in grado di fare noi a parole il carattere e il livello dell’intervista.
Troviamo difficile spiegare il motivo per cui Di Luca, ora produttore di biciclette, abbia acconsentito a rilasciare un’intervista che ha deluso chi si illudeva di trovarvi qualcosa di rivelatorio ed è riuscita nell’impresa di non smascherare o toccare ex colleghi e dirigenti, dando al contempo a questi ultimi validi motivi per intentare cause legali contro Danilo. La spiegazione del vile denaro, ipotizzata da Vincenzo Nibali in una replica inutilmente scomposta, potrebbe anche essere valida, ma viene da domandarsi se sia sufficiente a giustificare il mix di pubblicità negativa e nuovi guai giudiziari.
Matteo Novarini
I VELOCISTI STAVOLTA NON SBAGLIANO… E NIZZOLO NEPPURE
Avevano paura di fallire anche questo obiettivo, dopo essersi svisti sfumare la prima occasione nella tappa d’apertura. Stavolta le squadre degli sprinter hanno monopolizzato la cabina di regia della terza tappa della corsa argentina, impedendo che le fughe giornaliere riuscissero ad andare in porto andandole a riprendere quando mancano ancora molti chilometri all’arrivo. L’operazione è riuscita alla perfezione, un po’ meno agli Omega Pharma che puntavano alla vittoria con il duetto Cavendish / Boonen ma che sono rimasti con un pugno di mosche in mano perchè il loro lavoro è stata sopravanzato da quello della neonata Trek Factory, che ha ottenuto il bottino massimo lanciando braccia al cielo l’italiano Giacomo Nizzolo.
Come era prevedibile, la tappa odierna del Tour de San Luis ci ha riservato la prima volata di gruppo ed anche la prima soddisfazione per noi italiani in questa gara con la splendida vittoria di un bravissimo Giacomo Nizzolo, protagonista di uno sprint perfetto. Dopo la sorpresa della prima tappa, che tutti pensavano riserva di caccia per le ruote veloci e che ha visto invece andare in porto una fuga che il gruppo ha lasciato andare, oggi le cose sono andate diversamente.
In realtà, la frazione odierna poteva sembrare sulla carta meno adatta agli sprinter rispetto a quella dell’altro ieri. Infatti, il tracciato estremamente mosso, sempre tra i 700 ed i 1000 metri, con molti saliscendi e uno strappetto all’arrivo sembrava molto più adatto a colpi di mano piuttosto che ad una volata, ma le squadre dei velocisti hanno tenuto cucita la corsa e non hanno permesso ai tentativi, che pure ci sono stati, di avere buon esito. In ogni caso i saliscendi non erano di quelli tali da mettere in difficoltà i velocisti in gruppo.
Il principale avversario dei corridori oggi è stato però il caldo, con temperature che hanno abbondantemete superato i 40 gradi arrivando a toccare punte di 44 e mettendo certamente a dura prova le energie degli atleti lungo tutto il corso della frazione.
La fuga di giornata, partita dai primi chilometri di gara, ha visto come al solito protagonisti i corridori di casa poichè tre argentini su sei fuggitivi sono usciti dal gruppo tentando la fortuna. La fuga, durata circa centotrenta chilometri, è stata animata da Ignacio Maldonado (Seleccion Uruguay), Julian Barrientos (Seleccion Argentina), Patricio Almonacid (Seleccion Chile), Juan Ignacio Curuchet (Seleccion Argentina), Clément Koretzky (Bretagne Secha) e Ruben Ramos (Seleccion Argentina), portatosi sulla testa della corsa in un secondo momento.
E’ Almonacid a conquistare l’unico GPM di giornata (terza categoria), seguito da Maldonado e Barrientos. E’ l’argentino Curuchet, invece, ad aggiudicarsi il primo traguardo volante (meta sprint), dopo 67 chilometri di corsa.
I fuggitivi raggiungono un vantaggio massimo di quasi cinque minuti, ma il gruppo, memore della tappa dell’altro ieri, non solo non ha lasciato che il vantaggio si dilatasse, ma ha addirittura ripreso gli attaccanti quando mancavano ancora quaranta chilometri al traguardo. Questa fretta di chiudere sulla fuga ha, però, costituito un invito a nozze per altri corridori con intenzioni bellicose ed infatti Daniel Díaz (San Luis Somos Todos), Alfredo Lucero (San Luis Somos Todos), Pieter Weening (Orica Greenedge) e Marco Marcato (Cannondale) hanno allungato, riuscendo a guadagnare qualcosa sul gruppo che, però, ha prontamente reagito neutralizzando il tentativo nel giro di una ventina di minuti.
A questo punto risultava chiaro che la vittoria si sarebbe decisa allo sprint e le squadre dei velocisti si sono organizzate per portare i capitani in posizione favorevole. I Lampre hanno tentato di anticipare i tempi con l’allungo dell’argentino Araquistan per favorire lo spunto di Sasha Modolo che aveva vinto la volata del gruppo nella prima tappa, ma questa volta il trevigiano ha lanciato la volata decisamente in anticipo. Mark Cavendish, a sopresa, invece di tentare la vittoria ha tirato la volata al compagno di squadra Tom Boonen che sembrava essere in stato di grazia; il belga è partito a grande velocita e sembrava aver trovato lo spunto vincente, ma un ottimo Nizzolo è riuscito a resistere alla sparata di Boonen ed a superarlo prima del traguardo, cogliendo così l’ottava vittoria della carriera.
Il velocista milanese è stato autore di uno sprint perfetto individuando la ruota di Tom Boonen come quella buona per poi superare un avvesario comunque lanciatissimo. Davvero un ottima prova che fa ben sperare per la stagione appena iniziata.
Una curiosità da segnalare: Giacomo Nizzolo è indicato come svizzero dal sito ufficiale della corsa argentina, una svista che non è stata ancora emendata.
La considerazione interessante che questa tappa ci offre è la paura delle squadre dei velocisti di lasciarsi sfuggire per la seconda volta una volata. Infatti, invece di lasciare la fuga con un paio di minuti di vantaggio fino a pochi chilometri dall’arrivo, il gruppo, a scanso di equivoci, ha ripreso gli avventurieri di giornata con largo anticipo, offrendo di fatto l’occasione per un secondo attacco che si è puntualmente verificato. Le alte velocità non hanno comunque consentito agli attaccanti di conseguire un vantaggio gestibile e, pertanto, il secondo tentativo ha avuto vita brevissima. Naturalmente, i velocisti hanno pensato che questa fosse per loro l’ultima occasione, esclusa la tappa finale, poichè inizia ora la tre giorni cruciale di questo Tour de San Luis e qualche sprinter potrebbe esser costretto a far le valigie cadendo nelle grinfie del tempo massimo. Domani è in programm l’arrivo sul Cerro El Amago, salita più dura della corsa, seguito dalla cronometro di San Luis e quindi dall’arrivo al Mirador del Sol, ove l’anno scorso appose il sigillo Alberto Contador.
Stiamo quindi per assistere all’inizio della vera sfida per la vittoria finale dato che da domani i grandi non potrenno più nascondersi.
Benedetto Ciccarone

Nizzolo dirige la sinfonia della vittoria davanti alla platea di Juana Koslay (foto Bettini)
23-01-2014
gennaio 23, 2014 by Redazione
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SANTOS TOUR DOWN UNDER (Australia)
L’australiano Cadel Evans (BMC Racing Team) si è imposto nella terza tappa, Norwood – Campbelltown, percorrendo 145 Km in 3h34′05″, alla media di 40,638 Km/h. Ha preceduto di 15″ il connazionale Haas e l’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida). Evans è il nuovo leader della classifica con 12″ sul connazionale Gerrans e 15″ su Ulissi.
TOUR DE SAN LUIS (Argentina)
Il colombiano Nairo Alexander Quintana Rojas (Movistar Team) si è imposto nella quarta tappa, El Potrero de los Funes – Alto del Amago, percorrendo 168,7 Km in 4h15′33″, alla media di 39,608 Km/h. Ha preceduto di 50″ l’argentino Godoy e di 1′32″ il colombiano Atapuma Hurtado. Miglior italiano Gianluca Brambilla (Omega Pharma – Quick Step), 9° a 3′04″. Lo statunitense Phillip Gaimon (Garmin – Sharp) è ancora leader della classifica con 4″ su Quintana Rojas e 1′15″ sull’antillano De Maar. Miglior italiano Domenico Pozzovivo ( AG2R La Mondiale), 14° a 3′49″
DIEGO, LA STRADA È GIUSTA: ULISSI VINCE A STIRLING
Nella seconda tappa del Tour Down Under Diego Ulissi (Lampre-Merida) sbaraglia la forte concorrenza con uno sprint notevole, distanziando nettamente il vincitore di ieri, l’australiano Simon Gerrans (Orica-Greenedge), ed il suo connazionale Cadel Evans (BMC). Non cambia nulla in classifica generale con Gerrans che mantiene la leadership grazie ad un vantaggio di 7″ nei confronti di Ulissi.
Sono passati all’incirca tre mesi dall’ultima vittoria di Diego Ulissi, ed è evidente che in questo lasso di tempo il corridore toscano non sembra aver dimenticato il gusto del trionfo. Vincere giá al secondo giorno di corse significa, oltre ad avere una buona forma fisica, che il cammino intrapreso per la stagione appena iniziata si sta incanalando nel versante giusto. Altro aspetto che colpisce è la facilitá con cui Ulissi si é tolto di ruota Gerrans nello sforzo finale, lasciando il campione australiano a due biciclette di distanza, il che fa intendere la presenza di parecchia esplosività sia nella gambe che nella testa del corridore della Lampre-Merida.
Per quanto riguarda questa seconda tappa, si partiva da Prospect per arrivare a Stirling dopo aver percorso complessivamente 150 chilometri. La caratteristica principale della frazione odierna, che la rendeva anche abbastanza complicata, era la presenza di continui saliscendi, alcuni dei quali anche parecchio pendenti. Finale di tappa contraddistinto ancora da numerose salitelle, dunque, ma stavolta concentrate in un circuito di 20 chilometri da ripetere due volte. Appena segnalata la partenza iniziavano puntualmente gli scatti tentati dai più coraggiosi ed erano così in tre coloro che andavano a comporre la testa della corsa, Clarke (Drapac), Flakemore (Unisa) e Boy Van Poppel (Trek). Tuttavia il loro vantaggio non è mai salito oltre i tre minuti e questo grazie al lavoro di Orica, Garmin e Sky, mentre davanti i due australiani si spartivano GPM e sprint intermedi.
I fuggitivi son comunque riusciti a stare a galla fino a 30 chilometri dal traguardo, momento in cui Flakemore si staccava dai primi aspettando ad andatura turistico il ritorno del gruppo e lasciando che gli altri due battistrada percorressero ancora 10 chilometri prima di fare la sua stessa fine.
Dopo il ricongiungimento prima la Lotto e poi la Tinkoff si sono scambiate alla guida del gruppo e, a parte qualche allungo velleitario e una foratura occorsa a Greipel, lo status quo è rimasto invariato. La situazione si è sbloccata durante l’ultimo giro, prima con l’arrivo della Garmin in testa al gruppo, che ha aumentato decisamente il ritmo nel primo tratto della salita finale, lunga 5 chilometri ma tutto sommato dolce quanto a pendenze, e poi con l’inizio della “sarabanda” degli scatti, primo fra tutti quello di Ian Stannard (Team Sky). Partito ai meno due e mezzo, il pistard britannico ha resistito fino al triangolo rosso dell’ultimo chilometro, giusto in tempo per assistere all’allungo del suo compagno e capitano Richie Porte, che non ha potuto evitare lo sprint, preparato anche oggi da un ottimo lavoro dell’Orica.
É stato Daryl Impey a fungere da ultimo uomo per Gerrans, affiancato ai 250 metri da un lato da Evans e dall’altro da Ulissi, che nel frattempo ha dovuto anche rimontare almeno quattro posizioni.
Al momento di uscire dalla ruota di Impey, Gerrans ha dovuto diminuire sensibilmente la velocità a causa dello scarto del compagno, ma quando è partito Ulissi, il campione nazionale australiano non ha potuto opporre resistenza e non fare altro che guardare il corridore toscano alzare le braccia.
Al terzo posto si è classificato Cadel Evans, mentre dietro al vincitore del Tour de France 2011 si sono piazzati ottimamente altri due corridori italiani: Francesco Gavazzi (Astana) in quarta posizione e Fabio Felline (Trek) in ottava.
Domani è in programma un’altra frazione densa di insidie, soprattutto nel finale per la presenza di una salita di prima categoria, il Montacute, posta a dieci chilometri dal traguardo, caratterizzata da pendenza attorno al 10% e da una discesa molto tecnica che potrebbe rompere il gruppo in molti “tronconi”.
Paolo Terzi

Esplode la gioia di Ulissi sul traguardo di Stirling (foto Bettini)
22-01-2014
gennaio 22, 2014 by Redazione
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SANTOS TOUR DOWN UNDER (Australia)
L’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida) si è imposto nella seconda tappa, Prospect – Stirling, percorrendo 150 Km in 3h52′14″, alla media di 38,754 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli australiani Simon Gerrans (Orica – GreenEDGE) ed Evans. Gerrans è ancora leader della classifica con 7″ su Ulissi e 11″ sul tedesco Greipel.
TOUR DE SAN LUIS (Argentina)
L’italiano Giacomo Nizzolo (Trek Factory Team) si è imposto nella terza tappa, Tilisarao – Juana Koslay, percorrendo 175,8 Km in 4h14′19″, alla media di 41,476 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Ventoso Alberdi e il belga Boonen. Lo statunitense Phillip Gaimon (Garmin – Sharp) è ancora leader della classifica con 1′47″ sull’antillano De Maar e 3′56″ sul canadese Meier. Miglior italiano Domenico Pozzovivo ( AG2R La Mondiale), 9° a 4′21″