31-01-2014

gennaio 31, 2014 by Redazione  
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NEW ZEELAND CYCLE CLASSIC

L’australiano Brenton Jones (Avanti Racing Team) si è imposto nella terza tappa, circuito di Palmerston North, percorrendo 154,5 Km in 3h51′17″, alla media di 40,080 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Wippert e l’australiano Rudolph. Il neozelandese Michael Vink (Team Budget Forklifts) è ancora leader della classifica con 4″ su Jones e 6″ sulll’australiano Donnelly.

30-01-2014

gennaio 30, 2014 by Redazione  
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NEW ZEELAND CYCLE CLASSIC

L’olandese Wouter Wippert (Drapac Professional Cycling) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Palmerston North, percorrendo 143 Km in 3h08′34″, alla media di 45,501 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Klemme e l’australiano Jones. Il neozelandese Michael Vink (Team Budget Forklifts) è ancora leader della classifica con 4″ su Jones e 6″ sulll’australiano Donnelly.

29-01-2014

gennaio 29, 2014 by Redazione  
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NEW ZEELAND CYCLE CLASSIC

Il neozelandese Michael Vink (Team Budget Forklifts) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Palmerston North, percorrendo 6,1 Km in 6′13″, alla media di 58,874 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’australiano Jones e di 6″ l’australiano Donnelly.

DOWN UNDER A FORZA G: GERRANS & GREIPEL IN TRIONFO

gennaio 27, 2014 by Redazione  
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Nell’ultima tappa della corsa australiana possono sorridere due corridori: Gerrans, vincitore della classifica generale davanti a Cadel Evans per un solo secondo, e Greipel, vincitore dell’ultima tappa davanti a Renshaw e Fenn e degli unici sprint che ha proposto la competizione.

Il primo, Simon Gerrans si é aggiudicato la classifica generale e la relativa maglia ocra per la seconda volta in carriera dal 2012 mentre l’altro, Andrè Greipel, non ha fatto altro che vincere volate in questa parte del mondo dal 2008, con l’unica eccezione del 2011, anno in cui non fu in buone condizioni fisiche e sfiorò solamente la vittoria arrivando secondo in due tappe. Sono sufficienti questi dati statistici per spiegare la forza di questi due atleti e più specificatamente la loro propensione alla vittoria nel Santos Tour Down Under.
Per quanto riguarda la tappa, questa sesta ed ultima frazione ha proposto un pianeggiante circuito di 4500 metri – interamente tracciato sulle strade di Adelaide, capitale dello stato dell’Australia Meridionale – da percorrere 18 volte, come nelle “antiche” kermesse, anche se in questo caso la corsa portava in dote, oltre ai premi gara, anche alcuni punti World Tour, aumentandone l’importanza.
Fin dalle prime battute gli atleti in gara hanno cominciato con le solite battaglie come nei giorni scorsi; infatti, dopo i primi 10 chilometri percorsi a velocità elevata, un terzetto composto da Belkov (Katusha), Clarke (Drapac) e Berard (Ag2r La Mondiale) ha salutato il gruppo andando in testa alla corsa. I fuggitivi, nel prosieguo della loro azione, hanno potuto raggiungere un vantaggio massimo di due minuti sul gruppo prima che squadre come Lotto-Belisol e Orica-Greenedge si ponessero al loro inseguimento in maniera più ostinata.
Il lavoro degli squadroni all’inseguimento, con l’aggiunta dell’Omega-Quick Step che credeva inverosimilmente di portare Renshaw a giocarsela con Greipel, è stato premiato a 10 chilometri dall’arrivo, quando i battistrada sono stati risucchiati dal plotone in avvicinamento. A quel punto la situazione é rimasta ancora in fase di studio e le squadre al comando non hanno subito messo il piede sull’acceleratore, anche perché mancava ancora parecchio al traguardo.
La velocità si è impennata vorticosamente ai meno cinque, quando in testa al gruppo si è portata la Omega-Quick Step, che ha diretto le operazioni di preparazione allo sprint fino all’ultimo chilometro dove la Lotto ha guadagnato posizioni su posizioni prima di giungere in testa: il treno della squadra belga ha lanciato al meglio il proprio velocista, prima con l’altissimo Sieberg che ha messo il plotone in fila, evitando possibili recuperi da parte di altri uomini veloci, poi con il “pesce pilota” Roelandts che ha tirato la volata a Greipel. Il tedesco ha voluto aspettare l’accelerazione di Renshaw prima di iniziare il proprio sprint ma, quando ha iniziato a pigiare sui pedali, gli avversari sono praticamente “rinculati”, cosicché hanno dovuto accontentarsi dei piazzamenti e guardare Greipel quando ha alzato le braccia. Dietro al tedesco si sono classificati nell’ordine Renshaw, Fenn, De Kort, Cantwell, Goss ed Hass. Primo degli italiani al traguardo è stato Jacopo Guarnieri, dodicesimo, davanti al più quotato Elia Viviani, che è rimasto troppo indietro anche oggi al momento di iniziare la volata.
In classifica generale, nonostante il secondo di differenza, Evans non ha mai tentato di sorprendere Gerrans sprintando ai traguardi volanti e di fatto si è dovuto accontentare della seconda posizione dietro al suo connazionale. Al terzo posto, a 5″ da Gerrans, si è piazzato Diego Ulissi, che può essere soddisfatto del suo debutto in terra australiana, terminato, oltre che col podio nella generale, con un bottino di una vittoria di tappa. E questa é stata la prima gara dell’anno importante…

Paolo Terzi

Gerrans festeggia sul podio del Santos Tour Down Under (foto AFP)

Gerrans festeggia sul podio del Santos Tour Down Under (foto AFP)

MODOLO METTE IL SIGILLO AL SAN LUIS DI QUINTANA

gennaio 27, 2014 by Redazione  
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L’Italia chiude in bellezza l’edizione 2014 del Tour de San Luis, con il terzo successo “azzurro” su sette tappe disputate, firmato dal veneto Sacha Modolo, che ha così ripagato il lavoro della Lampre, anche per la vittoria sfumata nella tappa inaugurale. Ad imporsi è il colombiano Quintana, che ha dimostrato una forma eccezionale anche se, strada facendo, non ha incontrato avversari alla sua altezza. La corsa argentina ha comunque ribadito che il corridore della Movistar, dopo l’exploit all’ultimo Tour de France, sarà uno dei protagonisti delle grandi corse a tappe anche in questa stagione.

Come in una sorta di rincorsa, i corridori italiani pareggiano il conto con i colombiani quanto a vittorie di tappa; se si eccettua la prima vittoria di Philip Gaimon, Italia e Colombia hanno lasciato a bocca asciutta tutte le altre. I colombiani poi sono stati mattatori assoluti, conquistando tutti e tre gli arrivi in salita oltre alla classifica generale e quella del gran premio della montagna.
L’ultima tappa dell’ottavo Tour de San Luis ha avuto tutte le caratteristiche della passerella finale per il vincitore della classifica finale Nairo Quintana, che si è comunque dato da fare anche oggi andando a sprintare dopo 17 chilometri per conquistare l’unico traguardo valevole per la classifica del gran premio della montagna, assicurandosi così il primo posto anche in questa speciale classifica davanti al connazionale Arredondo.
La tappa è stata animata dalla fuga di 5 uomini. Inizialmente, escono dal gruppo Weber e Ochoa che, dopo esser riusciti a guadagnare fino ad un minuto sul gruppo, vengono raggiunti anche da Carlos Betancur, Juan Pablo Valencia e Pablo Alarcón. Gli attaccanti riescono ad accumulare un vantaggio massimo di poco inferiore ai tre minuti mentre Juan Pablo Valencia conquista l’ultimo traguardo volante, ufficializzando così la conquista di questa speciale classifica da parte del corridore di casa Julian Gaday. Nel frattempo, si è rialzato Alarcon e restano davanti in quattro, ma il gruppo guidato dai Lampre cambia decisamente passo e si capisce subito che gli attaccanti hanno la sorte segnata. L’inseguimento termina ai meno trenta e il gruppo viaggia compatto sotto la guida dei blu-fucsia verso la volata finale. Nell’ultimo chilometro, si mettono davanti anche gli Omega ma Sacha Modolo ripaga nel migliore dei modi il lavoro dei compagni di squadra andando a vincere allo sprint l’ultima tappa, precedendo nettamente Peter Sagan. Modolo aveva regolato il gruppo nella prima tappa, alle spalle dei fuggitivi, e nell’ultima frazione riesce finalmente a conquistare la vittoria che gli era sfuggita il giorno inaugurale.
Quintana ha vinto meritatamente questo Tour de San Luis, dimostrando di essere il più forte in salita, staccando decisamente tutti gli avversari sull’arrivo più duro e dando l’impressione, anche sugli altri arrivi in salita, di avere nelle gambe la corsa. La stagione si annuncia quindi rosea per il colombiano che dovrà solo stare attento a gestire la forma per essere al meglio nei momenti chiave della stagione, quelli delle grandi corse a tappe che rappresentano certamente l’obbiettivo del vincitore del Tour di San Luis.
Bisogna però osservare che Quintana non ha avuto avversari in grado di impensierirlo a cronometro. Nella corsa contro il tempo, infatti, nessuno dei primi dieci della generale è riuscito a piazzarsi nei primi venti e questo vuol dire che Quintana ha certamente dimostrato superiorità, ma bisogna anche tenere conto che a cronometro è stato battuto da uomini come Nibali e Scarponi, che non sono affatto apparsi in forma dato che sono giunti rispettivamente ventitreesimo e quarantaquattresimo con ritardi pesanti per corridori del loro calibro (10 minuti Scarponi, 23 minuti Nibali).
Rimane, quindi, una sorta di incognita sul comportamento di Quintana nelle corse contro il tempo, anche se al Tour de France ha dimostrato di potersi in qualche modo difendere anche in questa specialità.
Per quanto riguarda i nostri nella generale, il migliore è stato Domenico Pozzovivo, ottimo decimo con un ritardo di quattro minuti. Lo scalatore di Policoro è apparso attivo su tutti gli arrivi in quota, registrando un passivo tutto sommato accettabile anche nella prova contro il tempo.
Lontani gli altri italiani con Cunego ventesimo, Scarponi ventitreesimo, Sella ventottesimo e Brambilla trentesimo.
La classifica del Gran Premio della Montagna vede Quintana al primo posto con 25 punti, seguito dall’ottimo Arredondo con 20 e Godoy con 16. Tutto argentino, invece, è il podio della “meta sprint”, classifica stilata in base ai passaggi sui due traguardi volanti d’ogni tappa in linea:se l’aggiudica Julian Gaday con 10 punti, seguito da Curuchet con 8 e Tolosa con 7. Conquista la classifica degli Under23 il britannico Yates, mettendo in fila Caio Godoy e Lucas Gaday. La classifica per squadre è invece appannaggio del team di casa San Luis Somos Todos, secondi gli uomini del Team Unitedhealthcare, terzi i BMC Racing.
Si conclude quindi questa ottava edizione del Tour di San Luis con una eccezionale partecipazione di uomini importanti e la vittoria della nuova speranza colombiana per la grandi corse a tappe ed un ottimo risultato degli italiani con ben tre vittorie di tappa: complimenti a Nizzolo, Malori e Modolo.

Benedetto Ciccarone

Modolo a segno nella tappa conclusiva del Tour de San Luis (foto Bettini)

Modolo a segno nella tappa conclusiva del Tour de San Luis (foto Bettini)

WILLUNGA BUSSA AL “PORTE”… E RICHIE STACCA TUTTI

gennaio 27, 2014 by Redazione  
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Nella quinta tappa del Tour Down Under Richie Porte (Team Sky) vince per distacco sull’arrivo posto in cima alla salita di Willunga Hill. Con 10″ di ritardo dall’atleta di casa giunge Diego Ulissi (Lampre-Merida), che chiude al secondo posto davanti a Simon Gerrans (Orica-Greenedge). In classifica generale si verifica un ribaltone che consente a Gerrans di riprendersi la leadership, lasciando Evans ad un vantaggio minimo di un secondo.

Nei giorni scorsi non c’era la percezione che Richie Porte fosse in una forma straripante. Stava bene, era competitivo, ma era evidente che gli mancasse il colpo risolutivo. Sulla salita di Montacute nella terza tappa, per esempio, aveva tentato di stare alla ruota di Cadel Evans per poi cedere dopo nemmeno un chilometro di fuori giri. C’è da dire che siamo ancora a gennaio e, con l’obiettivo giá acclarato del Giro d’Italia, questo piccolo ritardo di forma è più che comprensibile. Ma alla fine di una corsa a tappe, anche se di una sola settimana, i valori si appiattiscono, le energie diminuiscono e ad emergere sono gli atleti che recuperano meglio dalla fatiche dei giorni di corsa: caratteristica del recupero che evidentemente è in dote a Porte e che oggi l’ha portato a sbaragliare la concorrenza sulla salita finale ottenendo così la vittoria.
Per quanto riguarda questa quinta frazione si partiva da McLaren Vale per giungere a Willunga Hill dopo aver pedalato per 151 chilometri su un percorso, dal punto di vista altimetrico, più complicato negli ultimi 25 chilometri con la doppia scalata alla salita di Willunga, difficoltá lunga 3000 metri e con pendenze regolari intorno al 7,5%.
La prima parte della corsa è stata caratterizzata da un tentativo di fuga nato dopo cinque chilometri dal via e composto da quattro corridori: Voigt (Trek), Ignatiev (Katusha), Lobato (Movistar) e Trentin (Omega-Quick Step). I fuggitivi sono riusciti a guadagnare sul plotone un vantaggio massimo poco al di sotto dei nove minuti, anche perché la BMC avrebbe concesso volentieri la vittoria al drappello in avanscoperta, visto che avrebbero tolto la possibilità ai big di prendersi l’abbuono, permettendo ad Evans di conservare la maglia.
Sul piano pratico, invece, le cose sono andate diversamente perchè squadre come l’Orica di Gerrans e la Sky di Porte si sono parecchio impegnate nell’inseguimento, completato sull’ultimo passaggio all’Old Willunga Hill, quando il plotone ha ripreso Jens Voigt, l’ultimo dei battistrada ad alzare bandiera bianca.
Al primo passaggio sulla salita qualche corridore ha provato lo scatto ma senza fortuna e questo per il ritmo elevato imposto dall’Orica-Greendge. Ma la vera selezione si è prodotta più avanti, lungo il falsopiano prima della discesa, provocata principalmente da Matthews, un altro uomo Orica.
All’imbocco del secondo ed ultimo passaggio verso la cima dell’Old Willunga Hill il gruppo era composto da non più di una ventina corridori che, guidati stavolta dalla BMC di Evans, riprendevano l’eterno Voigt.
Per tutta la durata dell’ascesa non c’è stato momento in cui Evans non abbia provato a staccarsi di ruota il rivale Gerrans, il quale al contrario si è dimostrato freddo a superare una prima, piccola crisi ai meno due dal traguardo. Mentre Gerrans era in difficoltà, e dopo un attacco di Evans, è partito dalla testa della corsa Richie Porte, che ha immediatamente guadagnato metri sugli avversari. Dietro al tasmaniano Cadel cercava invano di riportarsi sull’attaccante ma il ritmo di Porte, oggi, era insopportabile per tutti. Il portacolori della BMC non poteva non pagare gli eccessivi sforzi precedenti e a 900 metri dall’arrivo sono rientrati su di lui sia Ulissi che Gerrans.
La gara a quel punto era chiusa e Richie Porte ha potuto festeggiare sul traguardo la sua prima vittoria stagionale, precedendo di 10″ Diego Ulissi, che ha vinto il testa a testa con Gerrans per il secondo posto. A 14″ è giunto un terzetto composto da Gesink, Impey ed Evans, classificatosi in quest’ordine.
Con l’abbuono guadagnato al traguardo Gerrans riesce a sorpassare Cadel Evans in classifica generale per un solo secondo, mentre Ulissi resta stabilmente in terza posizione, anche se a 5″ da Gerrans.
Classifica generale che non dovrebbe cambiare dopo la sesta ed ultima tappa, che prevede vari giri di circuito da percorrere attorno ad Adelaide per un totale di 85 chilometri e che si deciderà in volata.

Paolo Terzi

Porte conquista il Tour Down Under sulla cima della Willunga Hill (foto AFP)

Porte conquista il Tour Down Under sulla cima della Willunga Hill (foto AFP)

RISPUNTA LA LIBERALIZZAZIONE

gennaio 26, 2014 by Redazione  
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Priva di vere rivelazioni sulla questione doping, la tanto discussa intervista di Danilo Di Luca a “Le Iene” è servita a rendere di nuovo attuale il tema della liberalizzazione del doping, ciclicamente proposta da più parti negli ultimi anni. Una non-soluzione che equivarrebbe ad una dichiarazione di impotenza.

L’intervista rilasciata da Danilo Di Luca a “Le Iene” ha riportato alla ribalta il tema della liberalizzazione del doping, suggerita dall’abruzzese come migliore soluzione per rendere più equa una situazione che vede i corridori dividersi non fra onesti e disonesti, bensì fra bari puniti e bari impuniti. Una proposta non nuova, avanzata negli anni – tra gli altri – da figure quali Francesco Moser e Umberto Veronesi, quest’ultimo dell’idea di bandire soltanto i prodotti in grado di nuocere alla salute degli atleti (discriminante che renderebbe però consentite, di fatto, solo pochissime sostanze – checché ne dica lo stesso Di Luca – e che introdurrebbe comunque dei paletti che alcuni potrebbero tentare di aggirare).
Il ragionamento a sostegno della tesi è semplice: se non è possibile debellare la piaga del doping, meglio renderlo lecito, così che tutti possano farne uso, ripristinando gli stessi valori riscontrabili nell’utopico scenario di corse pulite al cento percento. Per quanto riguarda eventuali effetti collaterali, si attribuisce al corridore la facoltà di disporre come crede del proprio fisico, eventualmente anche danneggiandolo scientemente.
Al di là di ogni considerazione etica su quest’ultimo punto, già le premesse su cui poggiano le proposte del partito pro-liberalizzazione si prestano a più di una obiezione.
Anche nel caso in cui a chiunque fosse consentita l’assunzione di qualsiasi farmaco, si è davvero certi che tutti avrebbero uguale accesso a tali prodotti? Improbabile: già ora, come affermato dallo stesso Di Luca, non è raro che alcuni atleti entrino in possesso di sostanze sconosciute ai colleghi, traendo per un certo periodo dei vantaggi dall’esclusiva su aiuti di ultima generazione. La liberalizzazione enfatizzerebbe con ogni probabilità la corsa alla pozione magica più recente, creando dunque sbilanciamenti comparabili a quelli attualmente esistenti fra puliti e non. Il tutto senza considerare – giacché ci si riallaccerebbe alla teoria secondo cui il corridore è libero di mettere a repentaglio la propria integrità come meglio crede – l’eventualità che qualcuno, preso dalla febbre dell’ultima novità di laboratorio, decida di spingersi troppo oltre e consumare prodotti eccessivamente estremi.
Sempre a detta dello stesso Di Luca, inoltre, il doping non è pratica per poveri: il prezzo di una fiala di eritropoietina è dell’ordine delle centinaia di euro, costo tale da offrire un palese vantaggio ai corridori e alle squadre con maggiori risorse economiche.
Anche ammettendo poi che tutti abbiano identiche opportunità di accesso ad identici prodotti, resta comunque da appurare che identici farmaci abbiano identici effetti su fisici diversi. Per i comuni medicinali non è così, e appare piuttosto ardito teorizzare che avvenga il contrario per i prodotti in questione. Anche in un mondo in cui tutti si dopassero alla stessa maniera, insomma, il risultato non sarebbe lo stesso di un ciclismo in cui tutti corressero a pane e acqua.
Mettendo da parte le considerazioni di natura tecnica, occorre per di più considerare le ripercussioni che una liberalizzazione avrebbe nel lungo periodo sull’intero movimento e sulla sua percezione da parte del pubblico.
La fama di sport-patria del doping per eccellenza, immeritatamente guadagnata combattendo duramente le pratiche illecite, come avviene per il resto nella sola atletica leggera, diventerebbe a questo punto pienamente legittima e certificata dalle stesse autorità ciclistiche. Per uno sport che si alimenta storicamente soprattutto di entusiasmo popolare, si tratterebbe con ogni probabilità di una condanna a morte, a meno di non credere che le masse possano infiammarsi per gesta dichiaratamente drogate da aiuti chimici.
Appare inoltre ovvio che una simile decisione porterebbe in breve ad un tracollo del numero di praticanti, a partire dai giovanissimi. Ben pochi ragazzi con la passione della bicicletta si avvierebbero ad una carriera preclusa – perlomeno ad alti livelli – a chi non sia disposto a danneggiare la propria salute con farmaci attualmente vietati, e ancora meno famiglie sarebbero disposte ad assecondare le voglie dei giovani più inossidabili. Il ciclismo diverrebbe di fatto uno sport con data di scadenza, destinato a vedersi ben presto prosciugato di talenti, e ad estinguersi contemporaneamente alla fine agonistica delle generazioni adesso in attività.
Legalizzare un reato per la sola incapacità di prevenirlo non rappresenterebbe soltanto uno schiaffo a principi che sarebbe bello credere (illudendosi) universalmente condivisi, ma costituirebbe anche un harakiri da un punto di vista prettamente materiale. L’unico, a quanto pare di capire, che interessi a Di Luca e compagni.

Matteo Novarini

ARRENDONDO RE DEI MIRADOR, QUINTANA RE DI SAN LUIS

gennaio 26, 2014 by Redazione  
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Oramai è tappa. L’ultima tappa sarà una pura formalità, l’atto che sancirà ufficialmente la vittoria di Nairo Quintana nell’ottava edizione del Tour de San Luis dopo che il colombiano della Movistar ha chiuso al terzo posto l’ultima frazione di montagna. Sul Mirador de Sol il più brillante è stato il connazionale Arredondo, già vincitore quattro giorni fa sul Mirador del Potrero. Il migliore dei nostri è Pozzovivo, caduta per Nibali (si teme una frattura ad una costola)

Arredondo è decisamente uomo da “mirador”. Dopo la vittoria sul Mirador del Potrero, conquista anche l’arrivo del “belvedere” del Sol ed ancora una volta sul terzo gradino del podio di tappa c’è il connazionale Nairo Quintana, che questa volta, però, ci sale da leader della generale e vincitore ormai certo di questo Tour de San Luis. La tappa di domani infatti, seppur mossa, non presenterà alcuna asperità significativa e non dovrebbe cambiare le carte in tavola.
La Colombia incassa così il terzo successo di tappa e fa decisamente man bassa di vittorie in questa importante corsa.
La tappa è stata caratterizzata, per lunghi tratti, da una fuga; dopo circa un’ora di corsa e dopo qualche timido tentativo di fuga subito neutralizzato, se ne vanno in sette: Richard Mascaranas, Larry Warbasse (BMC Racing Team), Jens Keukeleire (Orica GreenEDGE), Anthony Delaplace (Bretagne – Séché Environnement), Kenny Dehaes (Lotto Belisol Team), Juan Esteban Arango Carvajal (Team Colombia) e Gregory Juel Brenes Obando (Jamis – Hagens Berman).
Colpisce decisamente il fatto che, nel tentativo di fuga odierno, non ci sia nessun argentino, poichè fino a questo momento i corridori di casa non avevano perso l’occasione di inserirsi in ogni tentativo. Gli attaccanti riescono a raggiungere un vantaggio massimo di 5 primi e 50 secondi e, dopo un primo recupero lento, il gruppo accelera decisamente l’andatura ed il vantaggio comincia a calare a ritmo vertiginoso.
Il primo traguardo volante viene conquistato da Richard Mascarañas, seguito da Lawrence Warbasse e Antonhy Delaplace, mentre nel secondo sprint la spunta Kenny Dahaes che mette in fila Mascarañas e Arango, quando ormai il distacco del gruppo è ridotto a due minuti.
Ai 35 Km all’arrivo, cala ancora il vantaggio della fuga sino ad un minuto e mezzo e, a questo punto, tra i fuggitivi allungano Antonhy Delaplace, Juan Arango, Lawrence Warbasse e Jens Keukeleire, mentre gli altri preferiscono rialzarsi in attesa del gruppo, che sopraggiunge a forte velocità.
Altro importante momento della corsa si verifica ai 17 all’arrivo quando, in una caduta di circa 30 corridori, rimangono coinvolti anche gli italiani, Scarponi, Apollonio, Montaguti e Nibali, per il quale si sospetta una frattura alla costola.
Nel frattempo vvontinua a scendere il vantaggio dei quattro reduci della fuga che vengono ripresi proprio ai piedi dell’ultima salita, iniziata quindi con il gruppo compatto.
Nei primi chilometri sono i Movistar a dettare il ritmo, con la fattiva collaborazione degli uomini della formazione San Luis Somos Todos, fin quando, a quattro chilometri dal traguardo, il leader della classifica generale rompe gli indugi e parte all’attacco seguito dal connazionale Arredondo; i due vengono raggiunti un chilometro dopo da un altro colombiano, Serpa Perez, che nel tratto più duro della salita (pendenze del 15%) stacca Quintana ed Arredondo e da l’impressione di aver trovato il giuzzo decisivo. Proprio all’ultimo chilometro viene, però, raggiunto e staccato, oltre che da Quintana ed Arredondo anche da Godoy che, nel frattempo, si era riportato sui due. Negli ultimi mille metri Godoy è piuttosto pimpante e riesce addirittura a sottrarre allo sprint la seconda piazza a Quintana, dietro ad un Arredondo strabiliante che, con un sprint deciso, infligge anche qualche metro di distacco ai due che lo seguono sulla linea del traguardo.
Ottimo piazzamento per il nostro Domenico Pozzovivo, sesto a dodici secondi, che si conferma migliore italiano della generale e riesce ad entrare nella top ten di questo Tour de San Luis.
Philip Gaimon perde appena quattrodici secondi e riesce a difendere agevolmente la seconda posizione dall’assalto dell’argentino Godoy della formazione di casa, che deve quindi accontentarsi del gradino più basso del podio. Ottima, dunque, la prova di Gaimon che è riuscito a centrare la seconda posizione con il vantaggio accumulato nella fuga bidone della prima tappa.
Ancora una volta superlativa la prova di Nairo Quintana: anche se non ha staccato tutti come l’altro giorno ha comunque corso da grande campione, ha rotto gli indugi ed ha attaccato nonostante fosse il leader della generale, facendosi promotore di quello si rivelerà l’attacco decisivo. Bisogna anche dire che Quintana non aveva certo bisogno di attaccare all’ultimo chilometro Godoy ed Arredondo che avevano comunque un ritardo significativo nella generale. Il colombiano della Treck Factory Racing si porta a casa due splendide vittorie di tappa su due importanti arrivi in salita ed il quarto posto della generale a 2:54 da Quintana e aggiunge il suo nome a quello di Alberto Contador nell’albo d’oro dei vincitori sul paesaggisticamente meraviglioso traguardo del Mirador del Sol.
Le difficoltà sono finite, quella di domani si annuncia una tappa per velocisti sebbena abbia un profilo mosso con una salitella ai 25 dall’arrivo che non dovrebbe creare problemi alle route veloci del gruppo che avranno, dunque, l’occasione di dare l’ultima zampata.

Benedetto Ciccarone

Arredondo gran mattatore dei mirador (foto Bettini)

Arredondo gran mattatore dei 'mirador' (foto Bettini)

26-01-2014

gennaio 26, 2014 by Redazione  
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SANTOS TOUR DOWN UNDER (Australia)

Il tedesco André Greipel si è imposto nella sesta ed ultima tappa, criterium di Adelaide, percorrendo 85,5 Km in 1h55′16″, alla media di 44,505 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Renshaw e il britannico Fenn. Miglior italiano Jacopo Guarnieri (Astana Pro Team), 12°. In classifica si impone l’australiano Simon Gerrans (Orica – GreenEDGE), con 1″ sul connazionale Evans e 5″ sull’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida)

TOUR DE SAN LUIS (Argentina)

L’italiano Sacha Modolo (Lampre – Merida) si è imposto nella settima ed ultima tappa, San Luis – Terrazas del Portezuelo, percorrendo 148,1 Km in 3h13′28″, alla media di 45,930 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo slovacco Sagan e l’argentino Maximiliano Ariel Richeze. In classifica si impone il colombiano Nairo Alexander Quintana Rojas (Movistar Team) con 43″ sullo statunitense Gaimon e 2′02″ sull’argentino Godoy. Miglior italiano Domenico Pozzovivo ( AG2R La Mondiale), 10° a 4′03″

A SAN LUIS IL GRAN GIORNO DEI MOVISTAR

gennaio 25, 2014 by Redazione  
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Parla ancora italiano il Tour de San Luis e dopo il successo di Nizzolo nella tappa di Juana Koslay portiamo a casa quello di Adriano Malori in una delle tappe che contano, la decisiva cronometro di San Luis. Decisiva perchè ha ribaltato i piani alti della classifica invertendo nelle posizioni lo statunitense Gaimon, leader della corsa argetina sin dalla prima tappa, e il colombiano Quintana, nuovo e molto probabilmente definitivo capoclassifica. Il corridore della Movistar, compagno di formazione di Malori, ha dalla sua il tracciato che proporrà oggi l’ultimo arrivo in salita prima della facile conclusiva prevista domenica.

Dopo la severa lezione che Quintana ha impartito l’altro giorno a tutti gli avversari, ancora soddisfazioni per la Movistar che conquista tappa e maglia: la prima con uno splendido ed attesissimo Adriano Malori e la seconda proprio con il leader colombiano che riesce ad infliggere alla ormai ex maglia “naranja” un distacco di ben trenta secondi nei venti chilometri contro il tempo previsti dalla frazione odierna.
Soddisfazione anche per il ciclismo italiano, dunque, con la seconda vittoria di tappa in cinque giorni di gara. Malori era in effetti la speranza italiana per questa frazione, ma la presenza di Taylor Phinney rendeva la sfida particolarmente appassionante. La gara non ha tradito le attese e ci ha offerto un testa a testa mozzafiato tra lo statunitense e l’emiliano, entrambi ex campioni del mondo a cronometro under 23, il primo nel 2010 e il secondo nel 2008. Al traguardo si sono registrati solo 3 secondi di differenza tra i due, a favore del nostro Malori.
La corsa ha visto il suo duello principale nelle fasi iniziali, con il vincitore che ha stabilito un tempo che nessuno riuscirà a superare, battendo anche il record del tracciato, identico a quello dello scorso anno. Il vincitore di tappa ha concluso la prova in 22 primi e 11 secondi alla media di 51,931 orari.
Abbastanza anonime le prove dei big, il migliore dei quali è stato Boonen, 7° a 57 secondi. Soprende invece Peter Sagan con un ottimo decimo posto a 1:05 dal vincitore; Scarponi è undicesimo e Nibali quattordicesimo rispettivamente a 1:08 e 1:14, comunque meglio del nuovo leader della generale Nairo Quintana che ha concluso al sedicesimo posto con un passivo di 1:18 che gli è comunque bastato per conquistare la maglia di leader, poiché Gaimon ha concluso la prova in trentatreesima posizione a 1:48 da Malori e, quindi, a 30 secondi da Quintana. Da segnalare il sesto posto di Manuel Quinziato a 53 secondi.
L’uomo nel quale erano riposte le speranze dei tifosi di casa, Giacinti, è giunto terzo con un ritardo di 29 secondi.
Si è capito subito il trend del duello per la generale e si è avuta l’impressione di una pedalata più efficace da parte del colombiano rispetto allo statunitense. Infatti, a metà gara, il divario tra i due era di 14 secondi ed ha continuato a lievitare con lo stesso trend anche nella seconda parte. Da osservare anche che la crono ha proposto una classifica di tappa completamente diversa dalla generale. Nairo Quintana, infatti, è l’unico dei primi dieci della generale ad essersi classificato nei primi venti nella tappa odierna.
La situazione della generale vede ora Quintana al comando con 26 secondi su Gaimon, più staccati gli altri con Godoy (ottimo secondo sul Cerro El Amago l’altro giorno e ieri giunto ventiquattresimo a 1:38) sul terzo gradino del podio provvisorio a 2 primi e un secondo; quarto un altro argentino, Moyano, a 2:17, mentre in quinta piazza troviamo un altro uomo che aveva animato la fuga della prima tappa, Marc de Maar, con un passivo di 2:47.
Al termine di questa tappa possiamo affermare che Quintana sembra avere solidamente in mano la vittoria finale salvo crisi sull’arrivo in salita di oggi, francamente improbabile, mentre dobbiamo dare atto a Gaimon di aver disputato un’ottima prova sino ad ora. Ha vinto la prima tappa con una splendida fuga ed ha difeso con i denti il vantaggio accumulato in quella frazione; è riuscito a resistere anche ieri all’arrambaggio di Nairo Quintana, mentre oggi ha sì ceduto il simbolo del primato, ma resta comunque secondo con un vantaggio su Godoy e Moyano che gli lascia buone speranze di salire sul podio finale.
Abbastanza demotivati i grandi con Nibali e Scarponi che hanno pesanti passivi in classifica (quindici minuti circa il primo, otto il secondo), mentre Purito Rodriguez accusa un ritardo che sfiora addirittura i trenta minuti. Migliore degli italiani nella generale è Domenico Pozzovivo che oggi ha chiuso in ventunesima posizione con un ritardo di 1:29.
Domani è in programma la tappa più lunga della corsa, 184 chilometri con arrivo in salita al Mirador del Sol e pendenze arcigne nel finale: 8,75% la media con due chilometri tra il 14% e il 15% per giungere nel lugo dove l’anno scorso si impose Alberto Contador.
Sembra un altro arrivo adatto al nuovo leader della generale, staremo a vedere se qualcuno dei grandi che finora è restato in ombra proverà a mostrare un guizzo.

Benedetto Ciccarone

Malori vola sulle strade di San Luis (foto Bettini)

Malori vola sulle strade di San Luis (foto Bettini)

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