DUQUE BEFFA LA LAMPRE AL BEGHELLI
Giornata ancora positiva per la Lampre che, dopo la serie di vittorie chiusa ieri da un capolavoro di Ulissi, piazza oggi sul podio ben due atleti, Mori e Favilli, che chiudono al secondo e terzo posto il GP Beghelli, beffati negli ultimi metri da un allungo del colombiano Duque.
Foto copertina: è colombiano il “Duque” di Monteveglio (foto Bettini)
Ben più veloce di ieri la partenza della prima fuga con Cunego (Lampre), Coledan (Bardiani), Domont (Ag2r), Paterski (Cannondale), Balloni (Flaminia), Kochetkov (RusVelo) Hacecky (Dukla), Zilioli (Androni) e Ospina (Colombia) che si sono avvantaggiati dopo poche pedalate dal via. A questi, una manciata di chilometri dopo, si sono uniti il solito Villella (Cannondale), Paulinho (Saxo-Tinkoff), Grmay (MTN), E.Rossi (Meridiana), Pasqualon (Bardiani), Mihaylov (CCC) e Anacona (Lampre). L’andamento della fuga è molto altalenante con le squadre escluse a tentare di ricucire e il buon accordo dei quindici al comando a permettere loro di riguadagnare non appena entrati nel circuito finale, col distacco che triplica fino a quasi sei minuti. La resa del gruppo è solo apparente e dal secondo giro in poi il distacco inizia a calare, tanto più che tra i battistrada iniziano le prime scaramucce con Paterski a creare scompiglio, subito ripreso. Il contrattacco è più tagliente e Anacona, Coledan, Balloni, Rossi e Zilioli raggiungono un vantaggio interessante, sopra al mezzo minuto.
L’attacco di Coledan infiamma definitivamente la corsa quando siamo al penultimo passaggio sullo Zappolino mentre il resto dei fuggitivi viene ripreso dal gruppo lanciato a tutta lungo la discesa all’inseguimento del portacolori della Bardiani-CSF. I 40” con i quali Coledan inizia l’ultima tornata non sono, però, sufficienti a resistere al ritorno del gruppo che si presenta compatto ai piedi dello Zappolino.
Gli attacchi di Rebellin (CCC), Durasek (Lampre), Tosatto (Saxo), Villella, Pozzovivo (Ag2r) e Colli (Fantini-SelleItalia) lungo l’ultima ascesa non fruttano l’effetto sperato e il gruppo si avvia verso un’ovvia volata, scongiurata solo da un allungo perfetto di Duque che si porta dietro Mori e Favilli, i quali non riescono, però, a recuperare i metri di svantaggio e sono costretti ad accontentarsi dei gradini più bassi del podio.
Andrea Mastrangelo
L’ULTIMA CLASSICA E’ DI DEGENKOLB
Il tedesco conquista allo sprint la 107a edizione della Parigi-Tours, battendo nettamente Morkov e Demare. Raggiunto all’ultimo chilometro Jetse Bol, evaso nell’ultima discesa da un gruppetto comprendente anche Marco Marcato e lo stesso Degenkolb.
Foto copertina: John Degenkolb, vincitore della Parigi-Tours (foto AFP)
La stagione delle grandi classiche si chiude nel segno di un velocista tedesco, proprio come si era aperta, quasi sette mesi fa, alla Milano-Sanremo. Se allora era stato Gerald Ciolek a punire l’esuberanza di Peter Sagan, è stato oggi John Degenkolb ad alzare le braccia, al termine di una Parigi-Tours che per almeno 200 km è vissuta su un copione più da prima settimana di Tour de France che da gara di un giorno.
Ad una manciata di chilometri dal via, il gruppo aveva infatti già individuato una fuga di comoda gestione da lasciar scappare, composta da Sebastian Lander, Aleksejs Saramotins, Yannick Martinez e Julien Duval. Pilotato in prevalenza dalle maglie blu della FDJ, coadiuvate saltuariamente da Europcar, Argos e Garmin, il plotone ha concesso al quartetto di testa un vantaggio massimo di 10’, toccato dopo una settantina di chilometri, riportato quindi senza difficoltà entro proporzioni controllabili intorno a metà gara.
Con il margine dei fuggitivi ormai di poco sopra il minuto, e quasi cinque ore di corsa sonnolenta alle spalle, la 107a edizione di questa nobile decaduta si è finalmente animata sulla Côte de Crochou, sotto la spinta dell’allungo di Niki Terpstra. Leukemans è stato il più lesto ad accodarsi e rilanciare a sua volta, dando il là ad una girandola di scatti e contro-scatti che avrebbe contrassegnato tutto il resto della gara.
Ai piedi della Côte de Beau Soleil, con 11 km ancora da percorrere, il gruppo ha riassorbito anche Saramotins, ultimo reduce dell’azione della prima ora, presentandosi compatto al primo vero punto chiave del tracciato. Marco Marcato, partito con l’onere del dorsale numero 1, ha preso di petto l’ascesa, trascinandosi dietro Sep Vanmarcke e un John Degenkolb che, facendosi trovare così avanti sul terreno in teoria a lui meno congeniale, lasciava intravedere l’avvicinarsi di un verdetto dai più già pronosticato alla vigilia.
Chavanel, Demare, Bol e Morkov si sono rifatti sotto in un secondo momento, contribuendo a rintuzzare un secondo scatto con cui Marcato aveva guadagnato un pugno di metri in discesa. Il danese della Saxo Bank si è incaricato di fare il ritmo sulla Côte de l’Epan, senza riuscire però a respingere i tentativi di rimonta che si susseguivano in gruppo: Van Avermaet è stato il solo a ricongiungersi con i sette entro la cima di uno strappo percorso in apnea, ma sono bastate poche centinaia di metri perché riuscisse a chiudere un ulteriore drappello, pullulante soprattutto di maglie Belkin.
Bol, leggermente avvantaggiatosi in discesa sui compagni d’avventura, si è così trovato con tre compagni a difendere e far crescere il suo margine nel successivo tratto pianeggiante, pronti addirittura ad ostruire quasi fisicamente un inseguimento peraltro del tutto disorganizzato. La parte principale del gruppo ha così raggiunto in breve l’ormai ex drappello inseguitore, lanciandosi compatto all’inseguimento di un Bol che, a 4 km dal traguardo, poteva vantare 12’’ di vantaggio, saliti a tredici mille metri più tardi.
La Belkin ha tentato di riprodurre in gruppo la tattica ostruzionistica inscenata con successo poco prima, ma gli sforzi degli ormai stremati uomini in nero-verde non sono bastati a frenare la caccia dei treni FDJ e Argos, pur numericamente ridotti, e sfavoriti da un finale ben più tortuoso rispetto alla spada di 2 km dell’Avenue de Grammont, traguardo tradizionale.
L’assolo dell’olandese si è definitivamente esaurito a 400 metri circa dall’arrivo, lasciando strada ad una volata lanciata con troppa fretta da Arnaud Demare. Degenkolb, piazzatosi con largo anticipo alla ruota del francese, non ha incontrato difficoltà nel passarlo sulla sinistra, resistendo senza patemi anche al tentativo di rimonta di Morkov, buono solo per la piazza d’onore, e a quello di Farrar, respinto dal vento e costretto ad accontentarsi della medaglia di legno, alle spalle di Demare. Van Staeyen, Haussler, Dumoulin, Izaga, Tamouridis e Terpstra hanno completato una top 10 di livello discreto ma nulla più, che certifica il momento di difficoltà di una classica che fatica ad attrarre parterre come quelli di alcune stagioni fa, quando sulle strade della Loira si assegnavano punti fondamentali per la classifica di Coppa del Mondo.
Non potendo tuttavia imputare al vincitore le assenze altrui, è giusto applaudire l’affermazione di un corridore che, in coda ad una stagione meno esaltante di quella scorsa, ha saputo però mettere in strada una superiorità netta, sufficiente ad ipotizzare che l’esito non sarebbe cambiato anche in caso di corsa più battagliata, o di finale tatticamente meno favorevole.
Matteo Novarini
BOUHANNI SORPRENDE TUTTI A QIANDIAJIAN
In una tappa apparentemente fuori dalla sua portata per via della presenza di sette gran premi della montagna il velocista francese porta a casa il suo secondo successo consecutivo dopo quello di Yanqing precedendo allo sprint Michael Matthews, Aleksey Tsatevich ed Elia Viviani e rafforzando la maglia gialla di leader. Nel finale Tony Martin prova a far saltare il banco ma senza esito e i giochi per la classifica generale si decideranno nell’arrivo in salita di Mentougou Mountain.
Foto copertina: il bis consecutivo di Bouhanni sulle strade di Cina (foto Graham Watson)
La terza tappa del Tour of Beijing, 176 km da Yanqing a Qiandiajian, si presentava come una frazione adatta a diverse possibili soluzioni per via della presenza di sette gran premi della montagna, tra cui l’impegnativa ascesa di Si Hai poco oltre metà percorso, ma anche di un finale tutto sommato agevole con la sola salita di Huang Tu Lang, 2 km al 4,3% non certo sufficienti per fare selezione, prima degli 11 km di discesa e pianura verso il traguardo. Dopo il primo sprint intermedio, nel quale il neo campione del mondo Rui Alberto Faria da Costa (Movistar) ha conquistato 1” di abbuono che potrebbe anche rivelarsi decisivo per il successo finale, è partita la fuga che ha caratterizzato la tappa ad opera di Marc Goos (Belkin), Wesley Sulzberger (Orica-GreenEdge), Hayden Roulston (RadioShack), Albert Timmer (Argos-Shimano), Manuele Boaro (Saxo-Tinkoff) e un Damiano Caruso (Cannondale) che evidentemente non è interessato alla generale, cui punterà il compagno Ivan Basso, ma che ha fatto incetta di punti sui vari GPM andando a conquistare la leadership nella graduatoria degli scalatori. In ogni caso il gruppo non ha mai lasciato loro grande spazio grazie al lavoro della Fdj della maglia rossa Nacer Bouhanni, rimasto solo in vetta dal momento che Thor Hushovd (Bmc), al quale era appaiato in classifica, è rientrato in patria per stare vicino alla figlia ricoverata in ospedale. Sebbene l’andatura non sia mai stata forsennata, tanto che il plotone si è sempre mantenuto forte di oltre 100 unità, va dato comunque atto al giovane velocista francese di aver dimostrato una tenuta in salita che non gli si conosceva: in ogni caso a circa 40 km dal traguardo i battistrada sono stati riassorbiti e in contropiede ci ha provato lo stakanovista Adam Hansen (Lotto-Belisol) – che nelle ultime due stagioni ha portato a termine Giro, Tour e Vuelta togliendosi anche la soddisfazione di vincere la tappa di Pescara nella corsa rosa 2013 – ma anche il tentativo dell’australiano è stato annullato ai piedi della salita finale. A fare il diavolo a quattro lungo un’ascesa molto pedalabile, ideale per le sue caratteristiche, è stato il vincitore delle ultime due edizioni del Tour of Beijing Tony Martin (Omega-QuickStep), che ha dapprima prodotto una progressione che ha messo in fila indiana il gruppo e soprattutto ha accelerato nella successiva discesa, tentando di replicare il colpo che nel 2012 aveva portato in quel di Men Tou Gou e grazie al quale si era aggiudicato la classifica generale malgrado l’assenza di prove a cronometro. Approfittando di un attimo di indecisione di Rui Costa, che si trovava alla sua ruota, il tedesco è riuscito ad acquisire un leggero margine di vantaggio ma quando la strada è tornata pianeggiante ha dovuto arrendersi all’inseguimento delle squadre dei velocisti, concluso ai -4 dal traguardo. Una volta avvenuto il ricongiungimento è stata proprio l’Omega-QuickStep a prendere il comando delle operazioni con Zdenek Stybar che ha portato davanti Alessandro Petacchi sul rettilineo finale. Il 39enne spezzino, rimasto anche leggermente chiuso proprio dal compagno di squadra, si è però fatto sorprendere mancando l’attimo giusto per lanciare il suo sprint e ne hanno approfittato Elia Viviani (Cannondale) e Borut Bozic (Astana) per partire davanti a tutti, ma entrambi nulla hanno potuto di fronte alla prepotente rimonta di Bouhanni, che ha conquistato il secondo successo consecutivo dopo quello di Yanqing e l’11° stagionale davanti a Michael Matthews (Orica-GreenEdge), alla sorpresa di giornata Alexey Tsatevich (Katusha), a un Viviani cui è mancata l’esplosività dei giorni migliori, a Martin Kohler (Bmc) e a Bozic. Da segnalare che nell’ultima discesa il gruppo si è spezzato in due tronconi con Matteo Ferrari (Lampre) e Yauheni Hutarovich (Fdj) giunti con 43” di ritardo insieme, tra gli altri, ad un uomo di classifica come Jean-Christophe Péraud (Ag2r). Gli altri big hanno chiuso invece nel primo troncone e si giocheranno la classifica generale – guidata al momento sempre da Bouhanni con 11” su Matthews e Maxime Bouet (Ager) e 16” su Tsatevich e Nikolas Maes (Omega-QuickStep) – nell’arrivo in salita di Men Tou Gou Mountain al termine del quale si concluderà la quarta tappa, 150,5 km con partenza da Yanqing.e gli ultimi 12,6 tutti all’insù con una pendenza media del 5,7%.
Marco Salonna
12-10-2013
ottobre 13, 2013 by Redazione
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GIRO DELL’EMILIA
L’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida) si è imposto nella corsa italiana, Modena – Bologna (San Luca), percorrendo 200 Km in 5h00′53″, alla media di 39,882 Km/h. Ha preceduto di 1″ il danese Sørensen e l’italiano Davide Villella (Cannondale)
TOUR OF BEIJING (Cina)
Il francese Nacer Bouhanni (FDJ.fr) si è imposto nella seconda tappa, Huairou – Yanqing, percorrendo 201,5 Km in 4h59′49″, alla media di 40,324 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Roberto Ferrari (Lampre – Merida) e l’australiano Docker. Bouhanni è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo del norvegese Hushovd e 1″ sul francese Bouet. Miglior italiano Ferrari, 6° a 4″.
SEMPRE PIU’ LAMPRE: ULISSI TRIONFA ANCHE ALL’EMILIA
Continua il momento d’oro della Lampre che, sempre sotto il segno di Ulissi, dopo Milano – Torino e Coppa Sabatini, porta a casa anche il Giro dell’Emilia, altra prestigiosa classica del calendario italiana. Stavolta il toscano ha preceduto, in vetta alla dura erta di San Luca, il danese Sorensen e il neoprofessionista Villella che, in gruppo da poche settimane, si era già fatto vedere tra i nomi che contano alla Sabatini, dove pure aveva conquistato il terzo posto
Foto copertina: dopo Superga e Peccioli Ulissi esplode anche a San Luca di Bologna (foto Bettini)
Dopo una prima metà di stagione davvero negativa per la squadra blu-fucsia nessuno si sarebbe aspettato questa serie incredibile di vittorie allungata quest’oggi dal successo del sempre più concreto Ulissi che aggiunge al suo palmares una corsa di rilievo come il Giro dell’Emilia, corsa che annovera nel suo albo d’oro i nomi dei più grandi campioni passati e presenti. da Girardengo, record di vittorie a Coppi, da Bartali a Merckx, da Ullrich a Rebellin, da Basso a Schleck, da Gesink a Quintana, penultimo vincitore della classica bolognese.
La gara si presenta dura fin dai primi chilometri con tutte le squadre che non hanno alcuna intenzione di lasciar andare una fuga. Per ben sessanta chilometri il gruppo ricuce ogni tentativo e i primi ad andarsene sono Poljanski. Paulinho, N.Sorensen (Saxo-Tinkoff), Dupont (Ag2r), Martinello (Cannondale), Mori (Lampre), Rubiano, Facchini, Parrinello (Androni), Pagani (Bardiani-CSF), Taborre (Vini Fantini-Selle Italia), Grmay (MTN), Rybakov (RusVelo) e Honkisz (CCC), i quali non godono però di grande libertà e vengono ripresi a due giri dal termine nel circuito di San Luca, dopo un timido tentativo in solitaria di Parrinello.
La Lampre, molto attiva all’inseguimento, prova a lanciare Durasek che viene immediatamente seguito da Sella (Androni). I due restano soli per circa un giro per poi venire agganciati da un folto drappello in vista dell’ultimo passaggio. Si forma così un gruppo di tredici unità con Ulissi, Scarponi (Lampre), C.A.Sorensen (Saxo-Tinkoff), Villella (Cannondale), Zilioli, Pellizzotti (Androni), Finetto (Vini Fantini – Selle Italia), Rebellin (CCC), Bongiorno, Zardini (Bardiani-CSF) e Pozzovivo (Ag2r).
Il drappello rimane compatto fino all’ultima ascesa del San Luca dove inevitabilmente scoppia la bagarre. Accende le polveri un sorprendente Villella con Zardini a tirare quanto restava del gruppo. Il più lucido è stato ancora una volta Ulissi che, non appena ripreso il portacolori Cannondale, ha bruciato tutti gli avversari tagliando per primo il traguardo, per la sesta volta in stagione. Alle sue spalle è giunto Sorensen, seguito dall’ottimo Villella quindi da Pellizzotti e Bongiorno che chiudono la top five.
Andrea Mastrangelo
SOLO BOUHANNI NEGA LA POLE A FERRARI
Il bresciano della Lampre-Merida sfiora il primo successo stagionale ma nulla può di fronte al 23enne francese che, ben lanciato dal compagno Dominique Rollin, inizia la volata di Yanqing al comando e rimane davanti fino al traguardo, conquistando anche la leadership della generale a discapito di Thor Hushovd. 5° posto per Alessandro Petacchi mentre i pretendenti al successo finale del Tour of Beijing rimangono alla finestra in attesa delle frazioni più dure.
Foto copertina: il francese Bouhanni sconfigge Ferrari sul traguardo di Yanqing (foto AFP)
La seconda tappa del Tour of Beijing, 201,5 km da Huairou a Yanqing, presentava un percorso decisamente più impegnativo – con quattro gran premi della montagna, di cui tre di 2a categoria – rispetto alla frazione che l’ha preceduta ma comunque alla portata dei velocisti, in virtù degli ampi spazi per recuperare tra una salita e l’altra e dei 51 km, di cui oltre 40 in pianura, che separavano la vetta di Yan Shan Tian Chi, ultima ascesa di giornata, dal traguardo. Malgrado le prime due salite fossero poste nei 30 km iniziali non vi è stata grande bagarre e facilmente è nata la fuga di giornata, promossa ad 8 Km dal via da Oliver Kaisen (Lotto-Belisol), un habituè dei tentativi da lontano, cui si sono accodati Chad Beyer (Champion System), Maxime Bouet (Ag2r), il redivivo Thomas De Gendt (Vacansoleil) e il padovano Massimo Graziato (Lampre-Merida), che hanno acquisito un vantaggio massimo di 4′30” su di un gruppo nel quale la Bmc del leader della generale Thor Hushovd ha costantemente tenuto il comando delle operazioni, tenendo un ritmo blando in salita in modo da non perdere uomini per gli ultimi 40 km e accelerando nei tratti pianeggianti. Verso Yan Shan Tian Chi prima Graziato e poi Beyer e un De Gendt ancora una volta irriconoscibile hanno perso le ruote di Bouet e Kaisen che, al pari di quanto fatto dal compagno Sander Cordeel nella prima tappa, è stato l’ultimo ad arrendersi a 8 km dal traguardo mentre il francese, che potrebbe dire la sua anche in classifica generale, si è rialzato subito dopo l’ultimo sprint intermedio, posto ai -35. Nella battaglia tra i treni delle squadre dei velocisti è emersa la Fdj con Dominique Rollin che ha portato davanti Nacer Bouhanni, con Roberto Ferrari abile a prendere la ruota del francese lanciando la propria volata dalla seconda posizione. Sembrava che il bresciano ce la facesse ad avere la meglio negli ultimi metri ma il 23enne francese di origine magrebina, agevolato anche da una sede stradale piuttosto stretta, ha mantenuto la testa fino al traguardo conquistando il decimo successo nel 2013 e superando in questa graduatoria il ”gemello” e compagno di squadra Arnaud Démare, fermo a quota nove e non presente al Tour of Beijing. Ferrari ha, dunque, dovuto accontentarsi del secondo posto, ennesimo piazzamento in un’annata in cui non è ancora riuscito a mettere le proprie ruote davanti a tutti, mentre 3° ha chiuso Mitchell Docker (Orica-GreenEdge), che ha disputato lo sprint in luogo del più quotato compagno Michael Matthews rimasto nelle retrovie; 4° è giunto Matti Breschel (Saxo-Tinkoff) e 5° Alessandro Petacchi (Omega-QuickStep), unico a centrare la top five in entrambe le tappe disputate. Nulla da fare ancora una volta per Elia Viviani (Cannondale), solo 10°, mentre Hushovd non si è lanciato nella volata e per il gioco dei piazzamenti ha dovuto cedere il primato nella generale a Bouhanni: il transalpino e il norvegese hanno ora 1” di margine su Bouet, 3” su Willem Wauters (Vacansoleil) e 4” su Luka Mezgec (Argos-Shimano) e Ferrari ma la classifica cambierà radicalmente al termine della terza tappa, 176 km da Yanqing a Qiandiajian con sette gran premi della montagna, anche se il più impegnativo che porta a Si Hai è molto lontano dal traguardo e l’ultimo strappo verso Huang Tu Liang con la vetta posta a -11 è pienamente alla portata anche degli sprinter che reggono quando la strada sale.
Marco Salonna
11-10-2013
ottobre 12, 2013 by Redazione
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TOUR OF BEIJING (Cina)
Il norvegese Thor Hushovd (BMC Racing Team) si è imposto nella prima tappa, Shunyi – Huairou, percorrendo 190,5 Km in 4h20′34″, alla media di 43,866 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Mezgec e il belga Maes. Miglior italiano Alessandro Petacchi (Omega Pharma – Quick Step), 4°
E ALLA FINE SPUNTA HUSHOVD
Nono successo stagionale per l’iridato di Melbourne che, grazie a una portentosa rimonta nelle ultimissime pedalate, conquista in quel di Hairou la prima tappa del Giro di Pechino davanti allo sloveno Luka Mezgec e ai due corridori dell’Omega-QuickStep Nikolas Maes e un Alessandro Petacchi che ha iniziato lo sprint davanti a tutti ma ha pagato dazio nei metri conclusivi. Delusione per Roberto Ferrari ed Elia Viviani rispettivamente 10° e 17°.
Foto copertina: un raggiante Hushovd sul podio della prima tappa del “Giro di Pechino” (foto AFP)
Dopo il Giro di Lombardia, in cui Joaquim Rodriguez ha bissato il successo del 2012 conquistando anche la leadership della classifica del World Tour a discapito di Chris Froome, il circuito maggiore del ciclismo internazionale si conclude con il Tour of Beijing, corsa a tappe di cinque giorni giunta alla sua terza edizione dopo che le prime due sono state appannaggio di Tony Martin (Omega-QuickStep). Proprio il tedesco pluricampione mondiale a cronometro sarà la stella della manifestazione insieme al neo iridato in linea Rui Alberto Faria Da Costa (Movistar) e insieme a loro punteranno alle zone alte della classifica generale, su di un percorso decisamente più favorevole agli scalatori rispetto al passato, Carlos Betancur e Jean-Christophe Péraud (Ag2r), Janez Brajkovic (Astana), Robert Gesink e Wilco Kelderman (Belkin), Mathias Frank (Bmc), Daniel Martin (Garmin-Sharp), Jan Bakelants (RadioShack), Richie Porte (Team Sky), Michael Rogers (Saxo-Tinkoff) e un Ivan Basso (Cannondale) ancora a caccia del primo acuto stagionale mentre si concentreranno sui traguardi parziali Zdenek Stybar (Omega-QuickStep), Rinaldo Nocentini (Ag2r), Simone Ponzi (Astana), Daniele Ratto (Cannondale), Fabian Wegmann (Garmin-Sharp, Giovanni Visconti (Movistar), Cameron Meyer (Orica-GreenEdge), Juan Antonio Flecha (Vacansoleil) e i numerosi velocisti presenti, con i nostri Alessandro Petacchi (Omega-QuickStep), Elia Viviani (Cannondale) e Roberto Ferrari (Lampre-Merida) che nelle tappe meno impegnative dovranno vedersela con Yauheni Hutarovich (Ag2r), Borut Bozic (Astana), Thor Hushovd (Bmc), Nacer Bouhanni (Fdj), Michael Matthews (Orica-GreenEdge), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), Luka Mezgec (Argos-Shimano) e Kelly Robert Van Hummel (Vacansoleil). La prima tappa, 190,5 km da Shunyi ad Hairou, era appunto dedicata agli sprinter, caratterizzata com’era da un solo Gpm di 3a categoria posto poco prima di metà percorso, ed è vissuta a lungo sulla fuga di Willem Wauters (Vacansoleil), Sander Cordeel (Lotto-Belisol), Ryota Nishizono (Champion System) e del brianzolo Davide Viganò (Lampre-Merida), che hanno acquisito fino a 7′10” su di un plotone nel quale il grosso del lavoro è stato svolto dalla Fdj di Bouhanni e dalla Cannondale di Viviani, che si era aggiudicato nel 2012 la frazione inaugurale conclusasi nei pressi dello stadio olimpico di Pechino. Il primo a rialzarsi nel quartetto è stato Viganò, che probabilmente ha scelto di rimanere al fianco di Ferrari piuttosto che proseguire in un’azione che avrebbe avuto scarsissime probabilità di successo, mentre gli altri tre hanno proseguito di comune accordo fino all’ultimo sprint intermedio, posto a 40 km dal traguardo, in cui Nishizono e Wauters si sono dati battaglia con il giapponese che è riuscito a transitare per primo. Immediatamente dopo ha preso il largo Cordeel che ha avuto la forza di resistere all’inseguimento del gruppo fino ai -5 ed è stato solo grazie all’intervento della Bmc, e segnatamente di un Marco Pinotti che al termine della stagione chiuderà la sua carriera agonistica, che l’azione del 26enne fiammingo è stata annullata. Inevitabile, dunque, la conclusione allo sprint con Petacchi e Matthews, ottimamente supportati dai rispettivi compagni di squadra, che si sono lanciati davanti a tutti all’ingresso del breve rettilineo finale, ma la strada che tirava leggermente ha tagliato le gambe ad entrambi che sono stati superati dapprima da Mezgec e negli ultimissimi metri anche da Hushovd che per meno di mezza ruota ha avuto la meglio anche sullo sloveno, conquistando il nono successo in un 2013 che lo ha visto tornare a discreti livelli dopo una stagione precedente costellata di problemi fisici e priva di successi. Il 35enne norvegese ha preceduto nell’ordine Mezgec e un Nikolas Maes (Omega-QuickStep) che si è ritrovato a disputare una sua volata distinta da quella del compagno Petacchi sul quale ha avuto la meglio nel finale, con lo spezzino che ha chiuso 4° davanti a Matthews e ai giovani Enrique Sanchez (Movistar) e Rudiger Selig (Katusha) mentre Ferrari ha chiuso la top ten e Viviani non è andato oltre il 17° posto. Grazie agli abbuoni Hushovd guida la classifica generale con 3” su Wauters, 4” su Mezgec, 6” su Maes, 9” su Nishizono e 10” su Petacchi e il resto del gruppo alla vigilia di una seconda tappa, 201,5 km da Huairou a Yanqing, che vede nuovamente favoriti i velocisti in virtù dei diversi spazi per recuperare tra un Gpm e l’altro (ne saranno previsti 4, tre dei quali di seconda categoria) e dei 40 km conclusivi interamente pianeggianti.
Marco Salonna
SABATINI, SPIETATO DOMINIO DELLA LAMPRE
Si era capito fin dall’inizio che sarebbero stati loro l’ago della bilancia della Coppa Sabatini 2013. Tutti i tentativi apportati lungo il percorso non sono andati in porto soprattutto grazie al controllo della Lampre – Merida, che alla fine ha colpito il bersaglio pieno, andando a segno con Diego Ulissi, mattatore di questo finale di stagione dopo essersi imposto alla Milano – Torino. Per il livornese si è trattato di un successo allo sprint, davanti ai giovani Pasqualon e Villella, recentemente sbarcato nel mondo del professionismo come stagista alla Cannondale.
Foto copertina: Ulissi si impone alla Coppa Sabatini bissando il recente successo alla Milano – Torino (foto Bettini)
Ennesimo capolavoro oggi sulle strade pisane per i blu-fucsia della Lampre-Merida. Il gran lavoro odierno ha spianato la strada al livornese Diego Ulissi che ha cosí inanellato dopo il successo della settimana scorsa alla Milano-Torino anche quello odierno alla Coppa Sabatini. Il talentuoso portacolori della Lampre-Merida con uno scatto perentorio sulla salita finale ha spento le velleitá del francese Cherel (Ag2r La Mondiale), bravo a sfruttare il lavoro impostato dalle altre formazioni ma non abbastanza per cogliere il successo.
Alle spalle del giovane livornese (classe ‘89) si sono piazzati altri due ragazzi di belle speranze, Andrea Pasqualon (Bardiani Valvole – CSF Inox) e Davide Villella, stagista alla Cannondale.
Prima delle fasi conclusive e decisive la corsa, una delle ultime del calendario italiano ed europeo, ha avuto uno svolgimento frizzante ma fin da subito si erano intuite le ambizioni della Lampre-Merida, decisa piú che mai a monopolizzare questo ultimo scampolo di stagione.
Con gli uomini blu-fucsia votati al sacrificio per tenere in pugno la corsa, a nulla sono valsi i tentativi di Montaguti, Parrinello, Pagani, Van Rensburg, Zardini e Miletta poco dopo il via e quelli successivi e ben piú ambiziosi che si sono avuti quando al traguardo cominciavano a mancare una ventina di chilometri. La guardia dei “Lampre” peró é stata vigile e ha saputo tenere sotto controllo i vari tentativi che hanno animato la gara fin dai primi chilometri.
10-10-2013
ottobre 11, 2013 by Redazione
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COPPA SABATINI
L’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Peccioli, percorrendo 198,6 Km in 4h48′42″, alla media di 41,274 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Andrea Pasqualon (Bardiani Valvole – CSF Inox) e Davide Villella (Androni Giocattoli – Venezuela)
PARIS – BOURGES
Il tedesco John Degenkolb (Team Argos – Shimano) si è imposto nella corsa francese, Loiret – Burges, percorrendo 190,3 Km in 4h38′00″, alla media di 41,072 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Démare e Dumoulin. Miglior italiano Davide Appollonio (AG2R La Mondiale), 5°.