L’ULTIMA CLASSICA E’ DI DEGENKOLB

ottobre 13, 2013
Categoria: News

Il tedesco conquista allo sprint la 107a edizione della Parigi-Tours, battendo nettamente Morkov e Demare. Raggiunto all’ultimo chilometro Jetse Bol, evaso nell’ultima discesa da un gruppetto comprendente anche Marco Marcato e lo stesso Degenkolb.

Foto copertina: John Degenkolb, vincitore della Parigi-Tours (foto AFP)

La stagione delle grandi classiche si chiude nel segno di un velocista tedesco, proprio come si era aperta, quasi sette mesi fa, alla Milano-Sanremo. Se allora era stato Gerald Ciolek a punire l’esuberanza di Peter Sagan, è stato oggi John Degenkolb ad alzare le braccia, al termine di una Parigi-Tours che per almeno 200 km è vissuta su un copione più da prima settimana di Tour de France che da gara di un giorno.
Ad una manciata di chilometri dal via, il gruppo aveva infatti già individuato una fuga di comoda gestione da lasciar scappare, composta da Sebastian Lander, Aleksejs Saramotins, Yannick Martinez e Julien Duval. Pilotato in prevalenza dalle maglie blu della FDJ, coadiuvate saltuariamente da Europcar, Argos e Garmin, il plotone ha concesso al quartetto di testa un vantaggio massimo di 10’, toccato dopo una settantina di chilometri, riportato quindi senza difficoltà entro proporzioni controllabili intorno a metà gara.
Con il margine dei fuggitivi ormai di poco sopra il minuto, e quasi cinque ore di corsa sonnolenta alle spalle, la 107a edizione di questa nobile decaduta si è finalmente animata sulla Côte de Crochou, sotto la spinta dell’allungo di Niki Terpstra. Leukemans è stato il più lesto ad accodarsi e rilanciare a sua volta, dando il là ad una girandola di scatti e contro-scatti che avrebbe contrassegnato tutto il resto della gara.
Ai piedi della Côte de Beau Soleil, con 11 km ancora da percorrere, il gruppo ha riassorbito anche Saramotins, ultimo reduce dell’azione della prima ora, presentandosi compatto al primo vero punto chiave del tracciato. Marco Marcato, partito con l’onere del dorsale numero 1, ha preso di petto l’ascesa, trascinandosi dietro Sep Vanmarcke e un John Degenkolb che, facendosi trovare così avanti sul terreno in teoria a lui meno congeniale, lasciava intravedere l’avvicinarsi di un verdetto dai più già pronosticato alla vigilia.
Chavanel, Demare, Bol e Morkov si sono rifatti sotto in un secondo momento, contribuendo a rintuzzare un secondo scatto con cui Marcato aveva guadagnato un pugno di metri in discesa. Il danese della Saxo Bank si è incaricato di fare il ritmo sulla Côte de l’Epan, senza riuscire però a respingere i tentativi di rimonta che si susseguivano in gruppo: Van Avermaet è stato il solo a ricongiungersi con i sette entro la cima di uno strappo percorso in apnea, ma sono bastate poche centinaia di metri perché riuscisse a chiudere un ulteriore drappello, pullulante soprattutto di maglie Belkin.
Bol, leggermente avvantaggiatosi in discesa sui compagni d’avventura, si è così trovato con tre compagni a difendere e far crescere il suo margine nel successivo tratto pianeggiante, pronti addirittura ad ostruire quasi fisicamente un inseguimento peraltro del tutto disorganizzato. La parte principale del gruppo ha così raggiunto in breve l’ormai ex drappello inseguitore, lanciandosi compatto all’inseguimento di un Bol che, a 4 km dal traguardo, poteva vantare 12’’ di vantaggio, saliti a tredici mille metri più tardi.
La Belkin ha tentato di riprodurre in gruppo la tattica ostruzionistica inscenata con successo poco prima, ma gli sforzi degli ormai stremati uomini in nero-verde non sono bastati a frenare la caccia dei treni FDJ e Argos, pur numericamente ridotti, e sfavoriti da un finale ben più tortuoso rispetto alla spada di 2 km dell’Avenue de Grammont, traguardo tradizionale.
L’assolo dell’olandese si è definitivamente esaurito a 400 metri circa dall’arrivo, lasciando strada ad una volata lanciata con troppa fretta da Arnaud Demare. Degenkolb, piazzatosi con largo anticipo alla ruota del francese, non ha incontrato difficoltà nel passarlo sulla sinistra, resistendo senza patemi anche al tentativo di rimonta di Morkov, buono solo per la piazza d’onore, e a quello di Farrar, respinto dal vento e costretto ad accontentarsi della medaglia di legno, alle spalle di Demare. Van Staeyen, Haussler, Dumoulin, Izaga, Tamouridis e Terpstra hanno completato una top 10 di livello discreto ma nulla più, che certifica il momento di difficoltà di una classica che fatica ad attrarre parterre come quelli di alcune stagioni fa, quando sulle strade della Loira si assegnavano punti fondamentali per la classifica di Coppa del Mondo.
Non potendo tuttavia imputare al vincitore le assenze altrui, è giusto applaudire l’affermazione di un corridore che, in coda ad una stagione meno esaltante di quella scorsa, ha saputo però mettere in strada una superiorità netta, sufficiente ad ipotizzare che l’esito non sarebbe cambiato anche in caso di corsa più battagliata, o di finale tatticamente meno favorevole.

Matteo Novarini

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