KONIG FA IL DIABLO E DOMINA IL TAPPONE
Il ceco Leopold Konig (Netapp-Endura) ottiene la sua prima vittoria stagionale imponendosi nel tappone con arrivo sul Mount Diablo. Il 25enne della Netapp è riuscito a precedere di 7” il colombiano Jannis Acevedo (Jannis-Hagens Berman) e di 12” la coppia formata da Tejay Van Garderen (BMC) e Michael Rogers (Saxo Bank-Tinkoff). La classifica generale non subisce grossi cambiamenti, a parte il subentro di Acevedo nei primi tre, e vede sempre al comando Van Garderen.
Foto copertina: Konig svetta sul Mount Diablo (foto Jonathan Devich)
La tappa regina ha incoronato il suo re: potrebbe essere una coincidenza ma il cognome del vincitore di oggi, Konig, se tradotto in italiano significa proprio “re”.
Nel finale Leopold è stato l’unico a saper reagire allo scatto di Acevedo, e quando si è portato alla sua ruota, ha dovuto solo aspettare gli ultimi 300 metri per contrattaccare, staccare di ruota il colombiano e infine festeggiare all’arrivo, vincendo così la gara più prestigiosa della sua carriera.
Settima tappa della corsa californiana che partiva da Livermore e che terminava, dopo 147 chilometri, sul Mount Diablo. Il percorso, oltre al tratto clou della salita finale, prevedeva altre salitelle piazzate all’inizio e a metà tappa, per spingere quei corridori che ancora combattevano per la classifica dei GPM ad andare in fuga.
Infatti sin dalla partenza sono molti gli atleti che tentano ad andare in fuga, ma il drappello “fortunato” è quello composto da dieci corridori: Westra (Vacansoleil-DCM), De La Cruz (Netapp-Endura), Verona Quintanilla (Omega-Quick Step), Jones (Bissel Cycling), Koren (Cannondale), Butler (Champion System), Brown (Bontrager), English (5 Hour Energy), Didier e Andy Schleck (Radioshack). Il vantaggio di questo gruppetto, vista la quantità e la qualità presente, non supererà i tre minuti anche perché in gruppo la BMC tiene tutto sotto controllo.
Appena inizia la lunghissima salita finale inizia, sia davanti che dietro, la vera bagarre: tra i fuggitivi, lo scatto di Verona Quintanilla riduce il gruppetto ai soli Westra, De La Cruz, Schleck e Didier. Mentre in gruppo il passo imposto dalla BMC con i vari Pinotti, Moinard e Frank crea la classica “selezione naturale”, cioè quando il gruppo, man mano che sale, perde pezzi dalla sua coda.
Dopo qualche chilometro la salita si fa più impegnativa e davanti rimangono i soli De La Cruz e Westra, ma per loro la speranza di arrivare è molto debole perché dal gruppo maglia gialla iniziano i primi scatti: i primi che tenta qualcosa è la coppia Mancebo-Voigt che parte ai meno 5,6 dall’arrivo, e nonostante lo spagnolo stacchi il tedesco e raggiunga i battistrada, dimostrando così di andare forte, anche lui verrà riassorbito perché la BMC ha di nuovo aumentato l’andatura.
Più si avvicina al traguardo e più il gruppo di Van Garderen perde pezzi, ma la situazione torna ad imbizzarrirsi quando scatta Jannis Acevedo, il quale riesce ad accumulare subito spazio, ma presto gli farà compagnia un altro corridore, Leopold Konig, che riesce a portarsi sulla sua ruota e da lì non si muoverà fin sul finale.
La coppia Acevedo-Konig continua a guadagnare secondi sul gruppo fino a quando Mathias Frank non aumenta il ritmo; il passo imposto dal corridore svizzero riduce a quattro unità il drappello degli inseguitori, costringendo alla resa gente come Cameron Meyer, fin lì terzo della generale.
Tuttavia la corsa non è finita perché a guidare i primi due in testa è ancora Acevedo, il quale crede di avere in pugno la tappa ma purtroppo per lui il corridore alla sua ruota sarà capace di staccarlo negli ultimi 300 metri, nel punto più difficile della salita. A vincere è quindi Leopold Konig, che precede di 7” Acevedo, di 12”, in rimonta, la coppia Van Garderen-Rogers, di 23” il bravissimo Mathias Frank, di 29” Matthew Busche, di 32” Craddock, di 38” Mancebo, di 44” Mendes e De Maar.
In classifica generale la maglia gialla è ancora ben salda sulle spalle di Tejay Van Garderen che ha un vantaggio di 1′47” su Michael Rogers e di 3′26” su Jannis Acevedo, può proclamarsi vincitore della corsa californiana visto che la tappa di domani è praticamente un circuito pianeggiante attorno a San Francisco, anche se per l’ufficialità bisogna aspettare 24 ore.
Paolo Terzi
CESANA TORINESE – COL DU GALIBIER: UN ABBRACCIO LUNGO UNA TAPPA
Omaggio del Giro al Tour de France nell’anno della sua centesima edizione, ecco una tappa che sicuramente infiammerà la corsa rosa. Si sconfinerà attraverso il Moncenisio poi, dopo il “Telegrafo”, la gara si accenderà salendo al Galibier dallo stesso versante sul quale, un pomeriggio d’estate del 1998, Marco Pantani firmò una delle ultime grandi imprese della storia del ciclismo, ribaltando gli esiti di un Tour che sembrava irraggiungibile.
Un abbraccio, in tutti i sensi. A guardare la planimetria della prima delle due frazioni “transfrontaliere” del Giro 2013 subito lo s’intuisce, sotto la forma di un arco tracciato sulle Alpe Cozie, a cavallo del confine di stato. Ma l’abbraccio vero e proprio, quest’oggi, sarà quello che unirà il Giro al Tour, un omaggio della corsa rosa alla Grande Boucle nell’anno della sua centesima edizione e anche un atto che, d’incanto, cancellerà la sussurrata “rivalità” tra le due corse. Non lo è mai stato detto apertamente, e mai lo si farà, ma il Giro ha sempre guardato con un pizzico d’invidia al Tour, corsa che lo sopravanza per anzianità, prestigio e livello complessivo dei partecipanti, anche se col tempo la “distanza” tra le due gare si è notevolmente ridotta e, in alcune occasioni, il Giro è pure riuscito a “bagnare il naso” al Tour, come quando fu la prima grande corsa a tappe a proporre le cronometro e i GPM, entrambi introdotti nel 1933.
Per suggellare questo gesto di pace s’è scelta una delle roccaforti storiche del Tour, quel Col du Galibier che fu affrontato in corsa per la prima volta nel 1911 e sul quale i francesi hanno eretto un monumento dedicato al fondatore della corsa, il giornalista Henri Desgrange. Un colle francese al 100%, politicamente e geograficamente, ma con profonde radici italiane e il pensiero non può che andare al pomeriggio del 27 luglio del 1998 quando Marco Pantani pennellò lassù, salendo dallo stesso versante che sarà affrontato in questa tappa, una delle ultime grandi imprese della storia del ciclismo. Un ricordo che fa venire un pochino i brividi anche agli organizzatori, non per le gesta del “Pirata” ma per le difficilissime condizioni meteo con le quali si gareggiò quel giorno e che è più probabile che si ripresentino a maggio, rendendo ancora più dura la 15a frazione del Giro 2013. Già si incrociano le dita per quel giorno, anche se il recente passato e i cambiamenti climatici delle ultime stagioni hanno, di fatto, allontanato nel tempo le ultime nevicate cadute sul Giro, che non si imbianca più dalla tappa del Sestriere del 1994 e che, dopo anni di tentativi andati a vuoto, è riuscito a riappropriarsi dello Stelvio in tre occasioni negli ultimi 20 anni (1994, 2005, 2012).
Pur non essendo estrema, la lunghissima ascesa finale farà emergere i corridori più in palla del momento, mentre cominceranno a tramontare le quotazioni di quei corridori che hanno dato troppo finora e anche di quelli che solitamente soffrono la terza settimana di corsa, quella entrante. Qualcuno tra i big potrebbe tentare il “colpaccio”, anche se molti preferiranno forse appoggiarsi più a una selezione naturale che fisica, in attesa della stretta finale, costituita dalle tre tappe più temute in programma a ridosso della conclusione di Brescia, la cronoscalata alla Polsa e gli arrivi in Val Martello e alle Tre Cime.
Il via sarà dato da Cesana Torinese e, dopo essere ripassati da Oulx, si completerà la traversata della Valsusa con una lunga discesa iniziale di 34 Km, nel corso della quale si lambiranno i confini del Gran Bosco di Salbertrand, area protetta istituita nel 1995, e poi si toccherà il centro di Exilles, dominato da una fortificazione d’origine medioevale nella quale, secondo la tradizione, fu imprigionato il leggendario personaggio conosciuto come “Maschera di Ferro” e che nel 1984 fu scelta dal celebre regista Mario Monicelli per girarvi alcune scene di “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”, quelle ambientate nel castello del re longobardo Alboino, impersonato dal simpatico attore napoletano Lello Arena.
Al termine della discesa si attraverserà Susa – l’antica cittadina romana di Segusium, della quale conserva interessanti tracce – e subito si volgerà lo sguardo alla salita, prendendo di petto la prima delle tre grandi ascese di giornata, diretta al Colle del Moncenisio. Nonostante si tratti di uno dei valichi più celebri e storicamente frequentati dell’arco alpino – vi transitava l’antica Via Francigena – non ha un grande “curriculum” ciclistico, nel quale finora non compare il nome del Giro, mentre il Tour l’ha scalato appena cinque volte, nulla in confronto ai 58 passaggi finora effettuati sul Galibier. Si tratta di un passo che, pur non presentando grandissime inclinazioni, si annuncia parecchio esigente a causa dei quasi 30 Km di distanza che separano Susa dal valico, non tutti in salita perché questa terminerà quasi 4 Km prima, in vista delle rive dell’omonimo lago artificiale, presso il quale si scollinerà dopo aver “digerito” un dislivello di 1612 metri e una pendenza media del 6,5%. Entrati in Francia e raggiunto il colle, che deriva il nome dalle ceneri di un vasto incendio passato (ne furono rinvenute tracce in epoca napoleonica, quando fu tracciata l’attuale strada), in una decina di chilometri scarsi di discesa (media del 6,8%), movimentata da una manciata di tornanti, si planerà nella Moriana, antica regione francese scomparsa dopo l’istituzione dei dipartimenti e corrispondente alla vallata percorsa dal fiume Arc, le cui sorgenti si trovano sul gruppo delle Levanne, massiccio montuoso posto al confine con l’Italia. Prendendo a destra si andrebbe subito all’attacco di uno degli altri “giganti” delle Alpi, il colle dell’Iseran, mentre il gruppo imboccherà la direzione opposta, percorrendo solo per un breve tratto la strada di fondovalle. Per spezzare la “fame” di salita tra Moncenisio e Galibier, infatti, gli organizzatori hanno predisposto un leggero stuzzichino, introducendo la pedalabile ascesa verso Aussois (4,7 Km al 4,8%, max 13%), piccola stazione sciistica nei cui pressi si trova la Barriera dell’Esseillon, complesso di cinque fortificazioni fatte costruire tra il 1819 e il 1834, quando la Maurienne apparteneva al Regno di Sardegna e occorreva difendere il confine con la Francia, alla quale sarà ceduta, con Nizza e tutta la Savoia, dopo la seconda guerra d’indipendenza italiana.
Si riprenderà il fondovalle alle porte di Modane, uno dei principali centri della Val Moriana, situato presso gli sbocchi francesi dei due trafori del Frejus, scavati a quasi cent’anni di distanza l’uno dall’altro (nel 1871 quello ferroviario, nel 1980 quello stradale) sotto l’omonimo monte. Si tornerà quindi a pedalare in compagnia del fiume Arc per poco meno di venti chilometri, sino a Saint-Michel-de-Maurienne, la località di villeggiatura che per l’appassionato rappresenta la porta nord del Galibier. In realtà, non è ancora venuto il momento di misurarsi con le sue pendenze poiché prima bisognerà superare il Colle del Telegrafo, sua tradizionale e inevitabile ancella. Difficilmente qualcuno proverà ad andarsene su queste rampe, consapevoli di quello che troveranno più avanti, ma certamente rimarrà nelle gambe dei corridori la sua dozzina di chilometri d’ascesa al 7,2%, con un picco dell’11% nelle fasi iniziali. Raggiunti i 1566 metri del valico, che prende il nome da un telegrafo innalzato nel 1807 e che un tempo era superato in galleria, si scenderà per circa 5 Km verso Valloire, la località di sport invernali che poche ore più tardi accoglierà le operazioni di partenza della 16° tappa, e subito si riprenderà a puntare verso l’alto, per confrontarsi con il quinto colle per altezza delle Alpi Francesi, percorrendo una strada che fu tracciata tra il 1880 e il 1891, anno dell’apertura del tunnel posto poco sotto il valico, mentre solo dopo il 1976 sarà realizzato il tratto che sale sino ai 2642 metri del passo geografico, dove sarà steso lo striscione del traguardo. All’arrivo mancano 18 chilometri e 1237 metri di dislivello, ma non sarà ancora arrivato il momento di scorgere il volto “cattivo” del Galibier, quello che 15 anni fa affascinò Pantani, partito dopo l’attraversamento del Plan Lachat, dove si giungerà dopo 10,3 Km inclinati al 5,6%. Da quel punto la strada s’inerpicherà con deciso piglio e sul palcoscenico “dei grandi” degli ultimi 7800 metri, pendenti all’8,4%, i “forzati del Giro” avranno la possibilità di ricalcare le stesse assi sulle quali, in oltre cent’anni di Tour, si sono esaltati i grandi campioni della storia della corsa francese, buon ultimo il lussemburghese Andy Schleck, applaudito doppio conquistatore del Galibier nell’edizione 2011 della Grande Boucle.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Col du Mont Cenis (2081m). Costituito dalla Punta di Ronce e dalla Punta Clairy, è attraversato dalla “Route départementale 1006” (fino al 2006 classificata come Route nationale 6) tra Lanslebourg-Mont-Cenis e il confine con l’Italia. Separa le Alpi Graie dalle Cozie. Mai scalato al Giro, dal Moncenisio è transitato 5 volte il Tour de France: l’unico italiano a conquistarlo è stato Claudio Chiappucci, durante la storica tappa Saint-Gervais – Sestriere del 1992, il primo a scollinarvi in testa fu il francese Pierre Tacca nel 1949 (tappa Briançon – Aosta vinta da Coppi), l’ultimo il russo Konyshev nel 1999 (tappa Sestriere – Alpe d’Huez vinta da Guerini)
Col du Télégraph (1566m). Attraversato dalla Route départementale 902 (“Route des Grandes Alpes”) tra Saint-Michel-de-Maurienne e Valloire, non è mai stato affrontato dal Giro. Il Tour l’ha affrontato 28 volte come GPM. Il primo a transitare sotto lo striscione è stato il francese Émile Georget nel 1911, che poi scollinò in testa anche sul vicino Galibier e s’impose nella Chamonix – Grenoble; ultima gloria per lo spagnolo Gorka Izagirre nella tappa Modane – Alpe d’Huez, conquistata dal francese Pier Rolland. Gli italiani che sono transitati in testa sul Télégraph sono stati sette (contando anche Camellini, che prenderà la cittadinanza francese l’anno successivo): Bartolomeo Aymo nel 1924, Francesco Camusso nel 1935, Fermo Camellini nel 1947, Gastone Nencini nel 1957, Pietro Campagnari nel 1972, Giovanni Battaglin nel 1979 e Rodolfo Massi nel 1998.
Col du Galibier (2642m). Separa il Massiccio dei Cerces da quello d’Arvan-Villards ed è attraversato dalla Route départementale 902 (“Route des Grandes Alpes”) tra Valloire e il Col du Lautaret. Non è mai stato affrontato dal Giro, mentre vanta 58 passaggi del Tour tra il 1911 e il 2011, quando il centenario fu festeggiato con due scalate, proposte in due giorni differenti e da due versanti differenti. Il primo a conquistarlo fu il francese Émile Georget, l’ultimo il lussemburghese Andy Schleck, che mise il suo sigillo su entrambi i passaggi del 2011. In mezzo si contano 9 passaggi “tricolori”: Bartolomeo Aymo nel 1924, Francesco Camusso nel 1932, Gino Bartali nel 1937, Mario Vicini nel 1938, Fermo Camellini nel 1947, Fausto Coppi nel 1952, Franco Chioccioli nel 1992, Marco Pantani nel 1998 e Stefano Garzelli nel 2003.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Foto copertina: il monumento ad Henry Desgrange sul Col du Galibier (flickr)

Scorcio di Cesana Torinese (www.affitto.it)

Il Forte di Exilles visto in <<Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno>> (www.davinotti.com)

Susa, Arco di Augusto (www.virtualtourist.com)

Lago del Moncenisio (panoramio)

Aussois, uno dei forti della Barriera dell'Esseillon (www.tripadvisor.com)
Modane, il vecchio traforo ferroviario del Frejus (www.mit.gov.it)

Salendo al Galibier (marc.liaudon.pagesperso-orange.fr)
18-05-2013
maggio 19, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Mauro Santambrogio (Vini Fantini – Selle Italia) si è imposto nella quattordicesima tappa, Cervere – Bardonecchia (Jafferau), percorrendo 180 Km in 4h42′55″ alla media di 38,173 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) e di 9″ il colombiano Betancur Gómez. Nibali è ancora maglia rosa con 1′26″ sull’australiano Evans e 2′46″ sul colombiano Urán Urán.
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Il ceco Leopold Konig (Team Netapp – Endura) si è imposto nella settima tappa, Livermore – Mount Diablo, percorrendo 147,1 Km in 3h54′17″ alla media di 37,672 Km/h. Ha preceduto di 7″ il colombiano Acevedo Colle e di 12″ lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC Racing Team). Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 29° a 2′17″. Van Garderen è ancora leader della classifica con 1′47″ sull’australiano Rogers e 3′26″ su Acevedo Colle. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 41° a 29′57″
ROYAL SMILDE OLYMPIA’S TOUR (Paesi Bassi)
Due tappe disputate nell’ultimo giorno di gara.
Il mattino, l’australiano Campbell Flakemore (Huon Salmon – Genesys Wealth Adviser) si è imposto nella quinta tappa, circuito a cronometro di Reuver, percorrendo 13,8 Km in 16′54″ alla media di 48,994 Km/h. Ha preceduto di 6″ il connazionale Howson e di 15″ l’olandese Dylan Van Baarle (Rabobank Development Team), che ha conservato la testa della classifica con 1′12″ sul connazionale Koning e 1′17″ sul connazionale Van der Zwet.
Il pomeriggio, l’olandese Wim Stroetinga (Koga Cycling Team) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, circuito di Reuver, percorrendo 79,7 Km in 1h43′10″ alla media di 46,352 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Van Der Weijst e Vermeulen. Invariate le prime tre piazze della classifica, nella quale si impone Van Baarle.
GLAVA TOUR OF NORWAY (Norvegia)
Il norvegese Edvald Boasson Hagen (Sky ProCycling) si è imposto nella quarta tappa, Brumunddal – Lillehammer, percorrendo 195 Km in 5h01′31″ alla media di 38,804 Km/h. Ha preceduto di 11″ il portoghese Moreira Paulinho e di 29″ l’olandese Mollema. Miglior italiano Kristian Sbaragli (MTN Qhubeka), 40° a 7′20″. Boasson Hagen è il nuovo leader della classifica con 27″ su Moreira Paulinho e 44″ su Mollema. Miglior italiano Sbaragli, 53° a 10′22″.
PARIS – ARRAS TOUR
Lo statunitense Joey Rosskopf (Hincapie Sportswear Development Team) si è imposto nella prima tappa, Margny les Compiègne – Beaurains, percorrendo 179,3 Km in 4h06′53″ alla media di 43,575 Km/h. Ha preceduto di 19″ l’italiano Giorgio Brambilla (Atlas Personal – Jakroo) e il francese Tronet. Rosskopf è il primo leader della classifica con 18″ su Brambilla e 21″ sul francese Duval.
GP CLAUDE CRIQUIELION
Il belga Boris Vallée (Color Code – Biowanze) si è imposto nella corsa belga, Boussu – Duex-Acren, percorrendo 181,4 Km in 3h58′02″ alla media di 45,724 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Van Hoecke ed Eugenio Alafaci (Leopard – Trek Continental Team), unico italiano in gara.
RONDE DE L’ISARD (Francia – dilettanti)
Il colombiano Heiner Rodrigo Parra Bustamante (4-72 Colombia) si è imposto nella terza tappa, Le Mas-d’Azil – Goulier-Neige, percorrendo 124 Km in 3h43′42″ alla media di 33,259 Km/h. Ha preceduto di 16″ il connazionale Juan Ernesto Chamorro (4-72 Colombia) e di 23″ il francese Le Lavandier. Unico italiano in gara Ignazio Moser (BMC Development Team), 71° a 17′18″. Chamorro è il nuovo leader della classifica, con 7″ su Le Lavandier e 15″ sul belga Teuns. Moser 46° a 23° a 23′19″
CAMPIONATO NAZIONALE U23 (dilettanti)
Davide Martinelli (Team Food Italia Mg K Vis Norda) si è imposto nella prova a cronometro, Cannara – Ponte San Giovanni, percorrendo 27,7 Km in 34′18″ alla media di 48,455 Km/h. Ha preceduto di 20″ Andrea Toniatti (Zalf Euromobil Désirée Fior) e di 33″ Luca Sterbini (Vini Fantini – D’Angelo&Antenucci – Kyklos)
DUE GIORNI MARCHIGIANA – TROFEO CITTA’ DI CASTELFIDARDO (dilettanti)
L’italiano Matteo Collodel (Team Marchiol-Emisfero-Site) si è imposto nella corsa italiana, Castelfidardo – Cerretano di Castelfidardo, percorrendo 175,4 Km in 3h51′ alla media di 45,558 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Andrea Fedi (Ceramica Flaminia – Fondriest) e Giuseppe Fonzi (Vini Fantini – D’Angelo&Antenucci – Kyklos)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI JAFFERAU
maggio 18, 2013 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1963. Seguiteci.
Foto copertina: il grafico d’emergenza della tappa
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
Santambrogio, che impresa. Nibali 2°: è padrone del Giro(Gazzetta dello Sport)
Tra pioggia e neve, Nibali è sempre più padrone del Giro (Corriere della Sera)
Regno Unito
Now for the Tour: Thomas backs Bradley Wiggins’ return after Giro d’Italia disappointment (The Independent)
Nibali extends Giro d’Italia lead (The Times)
Santambrogio take stage as overall Giro leader Nibali retains maglia rosa (The Daily Telegraph)
Francia
Deux vainqueurs face au froid (L’Equipe)
Spagna
El ‘Tiburón’ Nibali le pega otro bocado al Giro de Italia (AS)
Nibali estira la ‘maglia’ rosa (Marca)
Santambrogio gana una etapa capada y Nibali, más líder (El Mundo Deportivo)
Belgio
Victoire de Santambrogio à la 14e étape (Le Soir)
Nibali laat Santambrogio winnen en verstevigt roze (De Standaard)
Santambrogio remporte la 14e étape devant Nibali (L’Avenir)
Santambrogio dompte la neige et Nibali (La Dernière Heure/Les Sports)
Santambrogio remporte la 14e étape sous la neige fondue (Sudinfo.be)
Paesi Bassi
Gesink in zwaar weer (De Telegraaf)
Germania
Italiener Santambrogio Sieger bei Schneeregen-Etappe (Berliner Zeitung)
Nibali baut Führung bei Santambrogios Sieg aus (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)
Canada
Santambrogio claims Giro 14th stage (The Globe and Mail)
USA
Santambrogio Takes Giro Stage 14, Nibali Extends Lead (The New York Times)
Colombia
Carlos Betancur, de tercero en la etapa 14 del Giro; Urán fue quinto (El Tiempo)
Colombiano Carlos Betancurt, tercero en la etapa 14 del Giro de Italia (El Espectador)
Australia
Nibali prospers as Evans slips behind (The Age)
Evans loses time to Giro leader (Herald Sun)
BOX POPULI
Ogni giorno, a partire dalla prima tappa, qui troverete i commenti degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
PRIMA DELLA TAPPA
Howling Wolf14: Si potrebbe evitare il Sestriere ed arrivare a Bardonecchia facendo la Valle di Susa. Se la nevicata non è abbondante, l’arrivo alla Jafferau potrebbe anche non saltare. E’ un arrivo in salita, non ci sono discese.
Howling Wolf14: Pare che le nevicate siano circoscritte solo alla primissima parte del mattino. Poi sono piogge deboli. L’Arpa Piemonte segnala lo zero termico a 2200-2300 metri.
Pedra85: Zero termico a 2200m vuol dire verosimilmente nevicate con accumuli anche sotto i 2000m
Howling Wolf14: Certo, è ovvio. Ma se la neve sarà al mattino entreranno subito in funzione i mezzi per la rimozione. Se malauguratamente dovesse nevicare anche al pomeriggio, la coltre sarà limitata e comunque non tale da pregiudicare la scalata della Jafferau. Occorrerà tenere in conto anche le temperature rigide, ma in salita – lo sai bene – si sentono meno.
Nebe1980: Se salta il Sestriere pazienza. Speriamo che non salti l’arrivo perchè già è un giro con poche salite, se saltano pure quelle… Aggiornamento meteo per domani Bardonecchia quota neve a 1750 mt
Salitepuntocia’: Si potrebbe fare la valle di Susa e arrivare anche a metà jafferau
Howling Wolf14: Poche salite? E’ pieno di salite. Troppe.
MirkoBL: Ma tanto metà le taglieranno per maltempo.
Vittorio P: Ci sono troppe salite! O, comunque, troppe in relazione ai pochissimi km a cronometro (cronometro vallonata non per specialisti e l’errore della cronoscalata) praticamente non ci sono crono. Giro per scalatori puri, non equilibrato. Quando si decideranno, gli organizzatori, ad ABOLIRE le cronoscalate e a inserire crono belle lunghe e piatte??
Nebe1980: Le salite sono poche e facili le crono sono troppe. Per fare un giro equilibrato ci vorrebbero almeno due salite come mortirolo e zoncolan e non ci sono. I Km a crono sono troppi dovrebbero essere non più di 60 di cui almeno 30 di crono di montagna perchè nel ciclismo di oggi nelle crono si fanno distacchi di minuti mentre in salita di pochi secondi. Guarda quest’anno Wiggins con infezione polmonare prende solo 30 sec sul Montasio staccandosi solo nel tratto aò 20%. Nibali al top prende un minuti e mezzo da wiggins in 22 Km di crono (dal Km 26 al K 48 della crono di saltara) Se Wiggins fosse in gara e non avesse perso tempo nelle discese sarebbe maglia rosa lui e con una cronoscalata a disposizione per assicurarsi un vantaggio incolmabile
Vittorio P: L’anno scorso Wiggins al top della forma si staccava da un Froome qualsiasi su una qualsiasi salita pirenaica. Chiunque che sa un briciolo di ciclismo sa Che una crono di 55 min non basta a pareggiare Stelvio, Tre Cime, Montasio, Jafferau, Galibier, Gavia, Val Martello, ecc.
Mauro Facoltosi: Ufficiale. Niente Sestriere nel percorso della tappa. Confermato l’arrivo in salita a Jafferau. La tappa sarà più lunga di 12 Km.
Howling Wolf14 (a Nebe1980): Sulle salite dure non si fanno distacchi importanti. Sono anni che si pone l’accento su questo aspetto. Lo ha sottolineato più a volte anche Cassani nelle sue cronache. Per fare i distacchi importanti bisogna far scoppiare di fatica i corridori. E questo avviene solo con i tapponi. Tapponi vuol dire percorsi con tante salite. Non necessariamente difficili. Anzi, forse meglio che siano facili.
Howling Wolf14 (a Vittorio P.): Speriamo presto. Un Giro che si riduce ad avere ancora una volta Scarponi protagonista dell’ultima settimana dev’essere ripensato. Mettiamo una pietra sopra questa ossessiva ricerca di salite con pendenze estreme, creiamo un Giro equilibrato e cerchiamo di portare i veri big del ciclismo di oggi, senza ridurci a Scarponi e Pozzovivo.
Howling Wolf14: il nuovo tracciato è bruttissimo. Le tappe così favoriscono gli scattisti. E così il Giro d’Italia torna ad essere per scattisti. E non per fondisti. Sempre più un campionato per scalatori. Gente che ha la sparata di uno o due minuti, poi vive di rendita.
Mauro 72: Questa volta sono ridicoli. Al Sestriere non c’è nessun problema, fa freddo, bella scoperta. La discesa a Cesana è la strada di montagna più sicura che esista. L’unica cosa bella del giro è la presentazione. Il Galibier, invece, è impossibile. E non faranno neppure il Moncenisio. Ma mettere 3 cime da più di 2600m in una corsa a maggio è la dimostrazione delle qualità degli organizzatori.
Il prossimo anno metteranno in programma una salita al 35%, sterrata, nel fango, coi chiodi per terra e le cavallette che attaccano.
Salitepuntocia’: Per far venire l anno prossimo froome sleck e contador ritorneranno
le salite dure,doppio zoncolan altro che il sestriere da Pinerolo, i galibier e
gli Stelvi a 70 km dal versante facile…
Patavium82: HW, sono d’accordo sul fatto che la tappa, il cui tracciato già non era memorabile prima, sia ora particolarmente brutta, e sono d’accordo sul fatto che non favorisca i fondisti, e cioè chi è capace di menare in montagna per tanti km, anche da solo se serve. Però, ti chiedo con sincera curiosità, quale percorso alternativo avrebbero potuto immaginare, una volta eliminato il Sestriere? Non conosco quelle zone, non è per fare polemica.
Patavium: Mauro 72, se all’arrivo di Jafferau sta nevischiando, come si vede in TV, dubito che al Sestriere sia meglio. Capisco l’amarezza di dovere vedere una mezza tappa (e neanche quella perchè le immagini non ci sono) però immagino sia una questione di sicurezza. Se fosse capitato qualcosa di serio in discesa dal Sestriere, cosa avremmo detto dell’organizzazione?
DURANTE LA CORSA
Howling Wolf14: Tappa stupida e insignificante. Non hanno nemmeno voglia di correrla. Si sveglieranno quando mancheranno 5 km all’arrivo. Bella roba. Noia mortale nelle tappe di montagna più ancora che nelle tappe di pianura. C’è qualcosa che non va. Sarebbe stato meglio fare una tappa appenninica ondulata con tante salite. Questa scelta ossessiva di salitoni alpini si sta rivelando un boomerang. E intanto Scarponi ha sempre più possibilità di lottare per il successo. Sigh!
Howling Wolf14: Non c’erano molte alternative, effettivamente. Potevano fare il Pra Martino, già scalato dal Giro qualche anno fa. Ma io ho l’impressione che i corridori non avevano molta voglia di fare salite. Hanno fiutato la possibilità di saltare il Sestriere, di evitare il freddo della discesa e quindi spingevano in ogni caso affinché il Sestriere non fosse sostituito in alcun modo. Quella di puntare direttamente su Susa è stata la scelta più logica. Il problema è che insistendo con queste tappe che arrivano molto in alto, anche nei prossimi giorni ci saranno tagli. Domani, innanzitutto, saltano Moncenisio e Galibier. Poi probabilmente salteranno Gavia e Stelvio. Forse si salveranno le 3 Cime di Lavaredo. Colpa del maltempo, sì, però la struttura del Giro va un po’ ripensata. Si corre a inizio maggio, bisogna tenerne conto.
Howling Wolf14: Io sul taglio del Sestriere sono d’accordissimo. Lo prevedevo e lo auspicavo già da ieri. Per ragioni di sicurezza.
Mauro 72: Al Sesteriere ha iniziato a nevischiare poco fa, strade perfette, te lo assicuro. Sono bagnate, ma non mi sembra che questa sia una motivazione per fermare la corsa Alla Sanremo era tutta un’altra storia, era proprio impossibile pedalare. Vi asscuro che la discesa da Sestriere a Cesana è una delle più facili discese da 2000m che ci siano, pericolosità zero. Poi sinceramente non mi spiace di non vedere il Sestriere che, come salita, non ha nulla di che. A parte che, come dici giustamente, non si vede nulla. Di vedere il faccino della Di Stefano ci siamo un poco stufati. Vedendo poco fa le immagini di Pantani al Galibier nel 1998 la Rai si auto-umilia. I francesi, 15 anni fa, non ci fecero perdere 1 solo minuto di corsa in condizioni meteo anche peggiori. La Rai non riesce a trasmettere da Avigliana
Canone? Ribadisco un’ultima cosa. Se programmi quote così alte a maggio non lamentarti della sfortuna perché qui la sfiga non c’entra nulla.
DOPO LA TAPPA
Salitepuntocià: Grande santambrogio. Ma più grande Nibali che con l’abbuono da 40″a Uran e qualcosa in più a evans. La durezza del giro su vede anche nelle tappe considerate facili, il freddo fa cento volte più selezione del caldo,che è il vero amico dei corridori. Uran ha detto in tv pure lui che il giro è la corsa più dura e più fredda. Peccato che non c e un organizzazione e una TV all altezza
trautman80: Non è possibile nel 2013 vedere solo le immagini dell’arrivo perche’ non volano gli elicotteri. La rai avra’ le tecnologie per predisporre un ponte mobile a meta’ salita, sapendo da giorni del maltempo. Non si pretende il fullhd con 15 riprese diverse, ma una trasmissione d’emergenza a bassa risoluzione dalla testa della corsa tramite una tecnologia diversa (satellitare,traffico telefonico?) dovrebbe essere possibile. Poi vedere Scarponi gelato all’arrivo fa pensare al Gavia di 25 anni fa, è una scena quasi ridicola pensando che i cicloamatori con l’abbigliamento tecnico di oggi corrono tranquillamente a febbraio.
Howling Wolf14: Quelle dichiarazioni di Uran gliele strappano di bocca i tirapiedi della Rai. Il Giro è la corsa più fredda? E il Tour è la corsa più calda. E allora? Per quanto riguarda Uran, vedremo cosa combinerà quando andrà al Tour.
Salitepuntocia’: Menomale l’anno prossimo tornano le salite
Howling Wolf14: Speriamo che nel 2014 eliminino un po’ di arrivi in salita. Non se ne può più. Speriamo che la lezione di quest’anno serva a qualcosa. Speriamo che l’attenzione, anziché sul percorso, si concentri sui big da portare al via. Ma ho paura che il Giro d’Italia interessi sempre di meno.
Howling Wolf14: Scarponi non è gelato. Era cotto. Deve aver faticato tantissimo su quella salita. In salita, lo sappiamo benissimo anche noi che pedaliamo, il freddo non lo senti, anche quando ci sono zero gradi. Inizi a sentir freddo se ti fermi, ma non subito, dieci minuti dopo.
Howling Wolf14: La Rai è un circo. Un carrozzone. Tanti scaldasedie, tanti tromboni, tanti tirapiedi. E poca gente che ha voglia di lavorare. E’ dai primi anni 60 che c’è questo problema, dai tempi di De Zan. Bastava una nuvola ed usciva la scritta: “Siamo in attesa di riprendere la trasmissione”. Gli elicotteri non volavano allora e non volano adesso. Al Tour volano sempre. Alla Vuelta pure. E, in ogni caso, come giustamente osservi, si possono prevedere in anticipo sistemi di trasmissione d’emergenza. Ma figurati se alla Rai ci arrivano.
Nebe1980: Si dice che i tapponi con tante salite fanno più selezione delle salite estreme e io sono daccordo. Ma io sono dell’idea che bisogna mettere i tapponi con varie salite estreme. Es. Stelvio Mortirolo, Monte Padrio. Oppure Sella Ciampigotto, Passo Pura, Crostis, Zoncolan o ancora Fauniera Sampeyre Agnello e Izoard.
Invece a proposito di salite al 30% non sarebbe male una cronoscalata all’albergo Edelweiss sopra San genesio.
Nebe1980 (a Howling Wolf14): Scusa ti lamenti che gli altri ce l’abbiano con Wiggins e tu cos’hai contro Scarponi? Anche io preferisco un corridore capace di attaccare da lontano ma meglio uno Scarponi di uno che guadagna minuti a cronometro e poi addormenta la corsa e fa ddormentare anche noi a vedere tappe noiose in cui la squadra tira a tutta e lui sta a ruota. Le salite estreme servono perchè li la squadra non ti può aiutare, ti devi arrangiare, deve lavorare il capitano in prima persona, la corsa non te la possono fare gli altri la devi fare tu. Io ho sempre detto che ci sono poche salite e infatti oggi e domani a prescindere dasl tempo si può fare la corsa solo sull’ultima salita mentre io avrei visto bene un tappone con cinque o sei colli.
Howling Wolf14: I tapponi con cinque-sei colli non li fanno più. Abbiamo dato al Giro quest’input delle salite estreme e ormai seguono questo filone. Quando andrà in pensione questa moda, forse rivedremo i veri tapponi. Non ce l’ho con Scarponi. Che peraltro, poi, mi è anche simpatico. Voglio solo sottolinearne la mediocrità e, soprattutto, la sopravvalutazione che fanno del marchigiano tanti mestieranti dell’informazione. Tanto di cappello per Scarponi, che è coriaceo e lottatore, ma un Giro che non annovera tra i suoi favoriti Scarponi non può essere una grande gara a tappe internazionale. Scarponi è uno da 10° posto, un piazzamento rispettabilissimo, ma altra cosa rispetto alla lotta per la maglia rosa.
Nebe1980: no psrimo piuttosto di vedere più salite e soprattutto di rivedere le salite dure i mortiroli, gli zoncolan, i fedaia i plan de corones e compagnia. Anzi speriamo in arrivi in salita seri anche al sud, un blockhaus e similari.
In fondo non mi sembra tanto per scalatori questo giro. il secondo della genarale è un cronoman e il primo sì è forte il salita ma è un passista scalatore non un arrampicatore puro tant’è vero che a cronometro perde dagli specialisti ma guadagna sugli arrampicatori puri. HW ma tu vorresti davvero un giro modello tour con le prime dieci tappe che sono un tavolo da biliardo due crono piatte di 60 Km l’una di cui una prima delle poche montagne così il cronoman fa le montagne con un enorme vantaggio e poi se gli dovesse capitare un giorno di dafaillances ha la crono finale. E le poche montagne con cime storiched a 60 Km dall’arrivo e tre arrivi in salita sriminziti su salite pedalabili dove la squadra conta più delle energie del singolo ? No perchè io negli ultimi anni sinceramente sto perdendo sempre più interesse per il tour, preferisco guardare la vuelta perchè il tour mi annoia
Howling Wolf14: Ma se hai appena finito di dire che Uran Uran ha detto che il Giro è la corsa più dura!!! Adesso dici che questo Giro non ti sembra “tanto per scalatori”. Ma allora, delle due l’una. Evans cronoman? Ma quando mai. Evans è un corridore completo, uno che si difende benissimo su ogni terreno. Ma non mi risulta che abbia mai fatto prestazioni eccezionali nelle crono. Tu, avendocela a morte con chiunque non prenda distacchi superiori ai 6 minuti nelle cronometro, vedi cronomen dappertutto. E’ una questione ideologica, la tua. Tu vorresti corse solo per scalatori, solo arrivi in salita. E chiunque altro non sia scalatore lo tratteresti e lo considereresti come carne da macello, come zavorra, come gente solo per far numero. Il ciclismo è altro, caro Nebe. Se andassi a rileggerti (o a leggerti) un po’ di storia forse te ne convinceresti.
Nebe1980: Veramente il commento di Uran non l’ho ricordato io ma un altro utente. io non lo avevo neppure sentito. Questo giro non è per scalatori. I giri per scalatori degli ultimi anni erano: il 96, 97, il 99, un po il 2007, il 2010, il 2011. Evans ha vinto un tour grazie alle cronometro altrimenti avrebbe vinto (meritatamente Schleck. Certo Evans va in salita ma il suo punto forte è la cronometro. io non ce l’ho con chi prende meno di 6 minuti a cronometro ma non mi piacciono i ragionieri della bici e solitamente i cronoman lo sono mentre mi piacciono quelli cxhe corrono a sensazione a provano anche quando sembra assurdo riuscire. ripeto per la ventesima volta, De Gendt è un cronoman ma mi è piaciuto l’anno scorso e ho sperato che quell’attacco sul mortirolo e stelvio lo portasse alla maglia rosa. alla fvine non ce l’ha fatta ma comunque ha conquistato il podio.
Salitepuntocia’: Uran ha detto che è la corsa più dura mai fatta. Ma ciò dimostra che anche un giro facile è piu duro di un tour. Anche lo stradopato e Leipheimer dissero che la per noi non estrema tappa del petrano era la più dura mai fatta da loro, figuriamoci se facevano i giri 2006 o 2010.
Howling Wolf14 (a Nebe1980): Non capisco in base a cosa tu possa stabilire che uno vince una corsa “meritatamente” ed uno “immeritatamente”. Il ciclismo non è come la boxe, dove ci sono dei giudici che stabiliscono chi vince in base ai pugni messi a segno, allo stile, alla difesa, etc. Nel ciclismo vince chi percorre un itinerario in minor tempo. Il ciclismo è questo, forse tu vedi un altro sport.
Nebe1980: Meritatamente perchè si è sbattuto, attaccando a cento chilometri dall’arrivo e vincendo la tappa il giorno dopo andando di nuovo all’attacco con Contador. Senza quella tappa a cronometro inutile e quindi su un percorso meno sbilanciato a favore dei cronoman avrebbe vinto lui. Ecco cosa intendo per meritatamente, chi fa attacchi come quelli che vanno a buon fine merita certamente
Nebe1980: Si a me piacciono le salite da ribaltamento e più sono pendenti più sono di buon umore. Quando vedo un muro mi si dipinge il sorriso sulla faccia. E allora? Tu la pensi diversamente… il mondo è bello perchè è vario
Howling Wolf14: Certo. Si è sbattuto solo lui. Gli altri sono lazzaroni. Non è che forse non si è sbattuto nella cronometro? Quello non ti viene in mente, perché hai un’avversione viscerale nei confronti delle cronometro. Insegniamo invece ai ciclisti ad allenarsi da soli, a fare delle uscite in soglia di 100-120 chilometri, da soli, senza scie. Quello è il ciclismo. Non stare in gruppo sino a tre km dal traguardo e poi uscire in bellezza. Se ti alleni da solo, impari a viaggiare a cronometro e poi puoi vincere i grandi giri. Altro che salite da circo.
in collaborazione con gli utenti del Forum dello scalatore (www.salite.ch)
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Mani di Forbice (Francesco Baccini), dedicata al gran lavoro di “taglia e cuci” degli organizzatori
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Cesana Torinese – Col du Galibier
Cesana Torinese: pioggia debole (0,1 mm) e schiarite, 6,3°C, venti deboli da S (4-5 Km/h), umidità al 89%
Susa (Km 32,9): pioggia debole (0,3 mm) e schiarite, 14,3°C, venti deboli da E (5-12 Km/h), umidità al 89%
confine di stato (Km 50 ): pioggia debole (0,2 mm) e schiarite, 6,8°C, venti deboli da ESE (6-7 Km/h), umidità al 79%, limite della neve a 1860 metri.
Col du Galibier : nevicate deboli (0,2 cm, sin dal mattino), -2,1°C (percepiti -6°C), venti moderati da WSW (11-18 Km/h), umidità al 90%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Le immagini languono, le parole volano… e gli strafalcioni lievitano
Vegni: “Giafferò” (Jafferau si pronuncia Giaffrò)
Pancani: “Gioffrò”
De Stefano: “La nostra radiocamera”
De Stefano: “Giovanni Barsotti” (Borsotti)
De Stefano: “Nuovo arrivo a Le Valloir, sotto Le Valloir” (si parlava di arrivo a Les Verney, sopra Valloir: tre strafalcioni in uno)
De Stefano: “Non ci so’ le condizioni per andare sul Galibier” (ce n’annamo a li castelli)
Martinello: “Per ben sei tappe sono previste percorsi alternativi”
De Stefano: “Sotto il nostro cartello della grafica”
De Stefano: “Le olimpiade invernale”
Sentita ad Anteprima Giro: “Cappa per mountain bike” (crasi tra gara e tappa)
De Stefano: “A causa della modifica del cambiamento del percorso” (cos’altro hanno tagliato?)
De Stefano: “A causa della modifica del percorso c’è un ritardo delle immagini” (e che c’entra!!! E poi le immagini in quel momento ancora c’erano, era l’audio che non andava)
De Stefano: “Teleceneoperatore” (che se stava a magnà?)
De Stefano: “Due settimane di corsa si stanno consumando in questa corsa rosa”
De Stefano: “Le volate di Napoli” (me ne ricordo una sola)
De Stefano: “Abbiamo cambiato il profilo di questa nostra 14a frazione” (ecco la colpevole del taglio del Sestriere, è la RAI, altro che neve!!!)
Martinello: “Una velacità”
Pancani: “Il gruppo non è più contato” (compatto)
Pancani: “Sulla salita verso Susa” (Susa è in pianura)
Cassani: “Ultimi otto colometri”
Pancani: “Grazie Alessandra” (ringraziando Arianna Secondini)
Pancani: “Queste nuvole così basso”
Pancani: “Comprensori sciistichi”
Pancani: “Cartello dell’ultimo chilometro” (striscione)
Martinello: “Gesink, che oggi occupava il terzo posto in classifica generale” (era quarto)
De Stefano: “Ha fatto la conferenza stampa lassù, via verso la sala stampa”
De Stefano: “Mauro Acquarone” (Michele, Mauro è Vegni)
IL GIRO DI GOMEZ
Come al Tour dello scorso anno, in questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
14a tappa: Cervere – Bardonecchia (Jafferau)
1° Nathan Haas
2° Mattia Gavazzi a 7″
3° Maurits Lammertink a 19″
4° Pim Lingthart s.t.
5° Andrey Zeits a 21″
Classifica generale
1° Mattia Gavazzi
2° Edwin Alcibiad Avila Vanegas a 17′27″
3° Wilson Alexander Marentes Torres a 18′23″
4° Rafael Andriato a 20′04″
5° Davide Appollonio a 21′24″
QUELLA VOLTA CHE SI PARTI’ DA NAPOLI
Tuffo nella storia del Giro del 1963, il primo e finora unico partito da Napoli. Ci condurranno indietro di 50 anni i titoli del quotidiano “La Stampa” e le altimetrie d’epoca dell’archivio di www.ilciclismo.it
14a TAPPA: SAINT VINCENT – CREMONA – 1 giugno 1963
NEL GIRO D’ITALIA IL GIOVANE MILANESE VIGNA SI IMPONE A CREMONA IN UNA CONFUSA VOLATA
Numerose spinte ed altre irregolarità fra i battuti – Il primo arrivato complimentato anche dagli sconfìtti per il suo fulmineo scatto finale – Vigna, da dilettante, aveva vinto le Olimpiadi di inseguimento a squadre – Nessun altro episodio di rilievo nella tappa, tolto il ritiro di Nencini – Classifica immutata – Oggi la Mantova-Treviso
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
2a tappa: Ischia – Forio (cronosquadre)
3a tappa: Sorrento – Marina di Ascea
4a tappa: Policastro Bussentino – Serra San Bruno
6a tappa: Mola di Bari – Margherita di Savoia
8a tappa: Gabicce Mare – Saltara (cronometro)
9a tappa: Sansepolcro – Firenze
10a tappa: Cordenons – Altopiano del Montasio
11a tappa: Tarvisio (Cave del Predil) – Vajont
12a tappa: Longarone – Treviso
NIBALI PADRONE DEL GIRO
Il siciliano attacca sulla salita di Jafferau, trovando la resistenza del solo Mauro Santambrogio. La maglia rosa rinuncia alla volata e cede la tappa al compagno d’avventura, al primo successo in carriera sulle strade del Giro. Perdono terreno Evans e Uran, crolla Gesink. Pesante l’incidenza del maltempo, che ha causato la cancellazione del Sestriere e la mancata diretta televisiva.
Foto copertina: Vincenzo Nibali impegnato lungo la salita di Jafferau (foto Bettini)
Se la cronometro di Saltara e l’arrivo del Montasio lo avevano lanciato come uomo da battere, è stata la salita di Jafferau a fare di Vincenzo Nibali il padrone del Giro d’Italia, a dispetto di una classific generale ancora corta. Evans e Uran, usciti dal primo appuntamento alpino come uniche alternative credibili al messinese, hanno visto le loro quotazioni crollare negli ultimi 2 km, dove la maglia rosa, preso atto del generale attendismo, ha deciso di muoversi in prima persona; e se le difficoltà dell’australiano, già attaccato con i denti al capoclassifica sul Montasio, potevano essere preventivate, meno previste erano quelle incontrate dal colombiano, che proprio a partire da oggi avrebbe dovuto provare ad avvicinare la vetta.
Eppure, il neo-capitano Sky aveva lasciato immaginare qualcosa di diverso, provando a smuovere la corsa a 4 km dal termine, rispondendo – per la verità senza particolare convinzione – ad un allungo di Diego Rosa. Soltanto Mauro Santambrogio e Carlos Betancur, invece, hanno saputo replicare all’affondo del capoclassifica, mentre Evans provava a resistere con la grinta di sempre, ma senza il sostegno dalle gambe degli anni d’oro. Già superato lo striscione dell’ultimo chilometro, e raggiunti Colbrelli e Paolini, ultimi reduci di una fuga inizialmente comprendente anche Pietropolli e Trentin, anche il colombiano di scorta si è dovuto arrendere, lasciando al duo italiano la sfida per il successo parziale.
Sfida in realtà mai cominciata, giacché Nibali ha preferito rinunciare alla volata e cedere una comunque meritatissima vittoria all’avversario. Scelta compiuta forse in ossequio ad una norma non scritta del ciclismo, ma probabilmente anche a criteri di convenienza: già privo dei migliori Aru e Tiralongo, il siciliano ha perso oggi per strada Alessandro Vanotti, vittima di una caduta che ha coinvolto anche Chalapud e ha costretto al ritiro Battaglin. Comprensibile, dunque, che non gli dispiaccia l’idea di garantirsi un occhio di riguardo – o perlomeno la scarsa belligeranza – della Vini Fantini, formazione tra le più in palla e attive del Giro.
A fine giornata, in ogni caso, soltanto Michele Scarponi, giunto a 1’28’’, e Robert Gesink, arrivato dopo 4’16’’, hanno riportato danni consistenti. Uran, 5° all’arrivo, alle spalle di un redivivo Samuel Sanchez, ha contenuto le perdite in 30’’, salvando per 1’’ il podio virtuale dall’assalto di Santambrogio (2’46’’ contro 2’47’’); Evans ha chiuso 3’’ più tardi, restando saldamente 2°, a 1’26’’. Pozzovivo e Kiserlovski, tagliando il traguardo in compagnia dell’ex iridato, lanciano le loro candidature per un piazzamento nei 5 e nei 10 rispettivamente, collocandosi ora al 7° e 12° posto (5’12’’ e 6’42’’ i distacchi). Continuano a tenere botta Niemec, ora 6° a 4’55’’, arrivato davanti al capitano Scarponi, e Majka, 8° a 5’32’’, per 7’’ davanti a Betancur.
A determinare distacchi relativamente contenuti, oltre alla brevità della pur aspra ascesa finale, ha senz’altro contribuito l’eliminazione dal percorso del Sestriere, dovuta ad una nevicata che non ha in realtà mai intaccato la praticabilità della strada. Sorte analoga a quella che rischiano di subire, fra meno di ventiquattro ore, Moncenisio e Galibier, per i quali gli organizzatori continuano a trattare con la prefettura francese competente. Difficile che la tappa possa essere disputata come originariamente disegnata, anche se resiste la speranza di poter percorrere la salita conclusiva almeno fino alla stele dedicata a Marco Pantani, a circa 2300 metri di quota; viceversa, il primo week-end alpino verrebbe quasi del tutto neutralizzato da un maltempo presente, ma non parso tale da giustificare la quasi totale assenza di copertura televisiva: l’aereo ponte necessario alla trasmissione non è infatti decollato per motivi non ancora ben chiariti (la prima spiegazione fornita è stata la possibile formazione di ghiaccio sulle ali, che lasciava però aperto l’interrogativo sul perché tutti gli altri velivoli decollassero regolarmente dall’aeroporto di Caselle; in seguito si è parlato di una sconcertante mancata predisposizione del mezzo; la causa principale è probabilmente di natura burocratica), lasciando alle sole telecamere fisse il compito di raccontare una frazione che avrebbe meritato ben altro.
Impossibile abbozzare previsioni sulla tappa di domani, anche se l’augurio – nel massimo rispetto dell’incolumità dei corridori – è che, per evitare di correre i rischi eccessivi di alcuni ben noti episodi (Gavia 1988 su tutti), non si cada nell’errore opposto, amputando il Giro di passaggi chiave per eccesso di prudenza. Altrimenti, nella giornata in cui la corsa renderà omaggio alla più bella impresa di Marco Pantani, verrà da chiedersi il senso di un simile tributo, se è opinione degli organizzatori che l’indimenticabile cavalcata verso Les Deux Alpes abbia avuto luogo in condizioni non regolari.
Matteo Novarini
VAN GARDEREN, CRONOMETRO A DIR POCO PERFETTA
Lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC) si aggiudica la cronometro individuale valida come sesta tappa dell’Amgen Tour of California. Il portacolori della BMC è riuscito a precedere Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM) di 23” e il giovane Rohan Dennis (Garmin-Sharp) di 28”. In virtù della performance odierna, Van Garderen ha aumentato di parecchi secondi il suo vantaggio in classifica generale sui suoi diretti avversari: il provvisorio secondo classificato, Michael Rogers, insegue con un ritardo di 1′47”.
Foto copertina: Van Garderen all’arrivo della crono (PhotoSport International)
Dopo le sorprese nella tappa di ieri, oggi il cronometro ha fatto praticamente rispettare i pronostici decretando la vittoria di Tejay Van Garderen, 23enne statunitense che possiede le caratteristiche tipiche di un atleta adatto ai grandi giri, ovvero il giusto mix tra l’abilità nella cronometro e in salita.
Qualità che combaciavano perfettamente con le caratteristiche della tappa odierna: una cronometro individuale di 32 chilometri attorno a San José, terza città per abitanti della California: il percorso prevedeva un primo tratto pianeggiante molto lungo, quasi 28 chilometri, alla fine del quale iniziavano i 3,5 chilometri in salita, vero ago della bilancia della prova.
Successivamente anche sulla strada, la teoria si è trasformata in pratica dato che a dominare è stato proprio Tejay Van Garderen, autore di una prova eccezionale, il quale ha coperto i 32 chilometri del percorso in 48′52”, risultando anche l’unico ad andare sotto la soglia dei 49 minuti.
Al secondo posto si classifica Lieuwe Westra che ferma i cronometri sui 49′15”, con un ritardo di 23 secondi dallo statunitense realizzando un prova tutto sommato buona, ma bisogna tenere conto del fatto che l’olandese, diversamente da Van Garderen, si era risparmiato nelle frazione precedenti proprio per essere al top nella tappa odierna.
Sul terzo gradino del podio sale il 22enne australiano Rohan Dennis (Garmis-Sharp) che chiude la proprio prova con un tempo di 49′20” e con un ritardo di 28 secondi dalla migliore prestazione.
Completano la Top Ten: Rogers a 1′05”, Pinotti a 1′08”, Meyer a 1′28”, Jungels a 1′29”, Konig a 1′43”, Frank a 1′43” e Chavanel a 1′46”.
Per quanto riguardo la classifica generale, allunga in maniera poderosa Tejay Van Garderen che di fatto ipoteca il Tour of California dato che il primo inseguitore, Micheal Rogers, ha un ritardo di 1′47”.
Domani è previsto il tappone di questa edizione della corsa californiana, ovvero l’arrivo in cima al Mount Diablo, una salita di 22 chilometri. Lì verrà fuori il nome del vincitore dell’Amgen Tour.
Paolo Terzi
CERVERE – BARDONECCHIA (Jafferau): LASSU’ DOVE VOLO’ L’AQUILOTTO MERCKX
Riprendono le montagne con l’impervio approdo sullo Jafferau, il monte che sovrasta la cittadina di Bardonecchia e sul quale una quarantina di anni fa lasciò il segno il grande Eddy Merckx. La situazione è in parte cambiata perché oggi lo sterrato ha lasciato il posto all’asfalto ma le pendenze sono le medesime sulle quali il campione belga mandò KO lo spagnolo Fuente e che anche stavolta permetteranno a uno scalatore di emergere.
Jafferau, questo (quasi) sconosciuto. Quando l’organizzazione del Giro annunciò, qualche mese fa, che una tappa della corsa rosa sarebbe giunta in quel luogo gli appassionati di ciclismo più giovani pensarono, molto probabilmente, a una nuova trovata di RCS Sport, anche perché la relativa pagina della nota enciclopedia online Wikipedia non faceva accenno a precedenti approdi del Giro su quel monte sul quale troneggia l’omonimo forte, costruito alla fine del XIX secolo. Ai tifosi più “vecchi”, a partire da quelli che veleggiano attorno alla mezza metà, si sarà aperto, invece, il libro dei ricordi tornando indietro nel tempo di quasi 40 anni, fin al 4 giugno del 1972, quando lassù il cannibale Eddy Merck conquistò il suo quindicesimo successo di tappa al Giro, innalzando uno dei pilastri sul quale poggiò la sua vittoria finale in quell’edizione, la terza delle cinque messe in cascina dall’asso belga. Fu un precedente, questo, che avrebbe potuto finire nel carniere di uno dei suoi avversari giurati, se lo spagnolo José Manuel Fuente non fosse incappato in uno dei suoi soliti errori, che potremmo definire di “presunzione tattica”, vale a dire partire troppo presto, non appena “snasata” la puzza della salita, non importava se quella fosse troppo lontana dall’arrivo o troppo facile nelle pendenze. Entrambe le caratteristiche albergavano nell’indole del versante occidentale del Sestriere, salendo verso il quale l’iberico della Kas spiccò il volo, sprecando inutilmente un sacco d’energie, quelle che gli sarebbero state utili nel duro finale. Merck lo lasciò fare e Fuente riuscì a racimolare un discreto vantaggio che, raggiunto un massimo di 1’35”, si sciolse come neve al sole sul terreno più congeniale allo spagnolo, la ripida e sterrata salita dello Jafferau. Lì andò in scena il crollo dello spagnolo, che si vide superare prima da uno scatenato Merckx e poi anche da Panizza, concludendo la tappa a 47” dal belga, ancor più saldamente maglia rosa, già indossata da una settimana. Fu una batosta che, però, non servì a far capire la lezione al corridore spagnolo, che ci ricascherà altre volte e ancor più clamorosamente, come quella volta che letteralmente si “spense” alla distanza nella tappa di Sanremo del Giro del 1974, accusando al traguardo addirittura 8 minuti da Merckx, perdendo anche quella maglia rosa che vestiva da 12 giorni e che aveva appena salvato per 18” dall’assalto del belga nella crono di Forte dei Marmi.
Memori di quanto successo quel pomeriggio, i “girini” non dovranno ripetere lo sbaglio di Fuente nella 14a frazione del Giro del 2013 che, a partire dal 46° Km, ricalcherà fedelmente le rotte della tappa del 1972, andando dunque a ricostituire la coppia Sestriere-Jafferau, ma senza lo sterrato che caratterizzava l’ascesa finale, anche stavolta succulenta occasione per gli scalatori. La strada a loro disposizione non sarà moltissima, essendo la salita lunga 7,2 Km (qualcosa in meno rispetto a quella dei Piani di Resinelli dello scorso anno, per fare un paragone), ma lassù si dovrà fare in conti con pendenze importanti, dell’ordine del 9% la media e del 14% la massima.
Non presenterà assolutamente inclinazioni, di contro, l’abbrivo di questa tappa, che decollerà in pianura e ci rimarrà per una sessantina di chilometri. Lasciata Cervere, la cittadina del cuneese dove l’anno scorso si impose Cavendish, il tracciato taglierà nel mezzo la nascente pianura padana puntando su Savigliano, paese natale del patriota Santorre di Santa Rosa, animatore del moto carbonaro che nel 1821 portò all’abdicazione del re Vittorio Emanuele I. Zigzagando nella pianura il gruppo si porterà quindi a casa di Italo Zilioli, storico “eterno secondo” del ciclismo italiano (appellativo attribuitogli prevalentemente per i tre secondi posti consecutivi “conquistati” nella classifica finale del Giro tra il 1966 e il 1968), che da diversi anni si è stabilito in quel di Ruffia. Superata Moretta, si varcherà il corso del più lungo fiume d’Italia, in quel tratto protetto dal Parco del Po Cuneese, entrando in provincia di Torino e virando verso il piede della catena alpina, raggiunta a Cavour, centro che fu feudo dei Benso (il casato del conte Camillo Benso di Cavour, primo Primo Ministro dell’Italia Unita) e che è dominato dalla singolare Rocca, piccola montagna alta 460 metri, isolata nel bel mezzo della pianura e protetta da una riserva naturale nella quale si trovano alcune incisioni rupestri e i ruderi di un castello, distrutto nel 1690 dall’esercito francese in occasione della Battaglia di Staffarda, episodio tra i più sanguinosi della Guerra della Grande Alleanza.
Punto di sutura tra le due anime di questa tappa sarà il passaggio da Pinerolo, uno dei “santuari” del Giro d’Italia. Il suo nome è, già da solo, una memoria perenne – anche per chi non c’era – della straordinaria impresa di Fausto Coppi al Giro del 1949, un’impensabile fuga su strade al limite della praticabilità che lo portò a pedalare in solitaria per quasi 190 Km, superando in testa cinque durissimi colli e giungendo al traguardo con quasi 12 minuti sul suo rivale per antonomasia, Gino Bartali. Altre due volte Torriani oserà riproporre quel “ring”, ma più nessuno riuscirà a emulare le gesta del Campionissimo e a mettere KO gli avversari e ci si dovrà accontentare della pur pregevole affermazione solitaria di Bitossi nel 1964 e del successo allo sprint di Saronni nel 1982. Non fa testo, invece, la “special edition” proposta nel 2009, nell’anno del centenario del Giro, quando Menchov fece sua tappa e maglia (anche se solo in seguito delle squalifiche di Di Luca e Pellizotti), perché la neve costrinse Zomegnan a reinventare il percorso storico, del quale fu conservato il solo Sestiere, prossima meta del gruppo. La strada comincerà a salire sin dall’uscita da Pinerolo, quando al valico mancheranno ben 55 Km, distanza che fu affronta a cronometro al Giro del 1993, con Indurain più lesto di tutti, vincitore a 34,203 Km/h. La media del navarro conferma che non si tratta di un versante durissimo quello che risale la Val Chisone e che si presenta come un’interminabile un nei primi venti chilometri, quelli che prevedono il passaggio da Perosa Argentina, il paese che è stato la “culla” della famiglia Agnelli e, indirettamente, del popolare attore francese Fernand Contandin, universalmente conosciuto come Fernandel, nato a Marsiglia da genitori occitani. Di quei 55 Km di salita autentica ce ne sono complessivamente poco più di 21, denotati da una pendenza media del 5,5% e da un picco del 9%, dati che rendono ancor più evidente la cantonata presa da Fuente nel ’72.
Sfiorate le ciclopiche strutture del forte di Fenestrelle – progettato nel ‘700 dall’ingegner Ignazio Bertola d’Exilles su incarico del primo re di casa Savoia, Vittorio Amedeo II, per proteggere l’allora confine di stato con la Francia – lentamente si salirà fino ai 2035 metri del passo, sul quale gli antichi romani eressero la “petram sistrariam”, il cippo miliare indicante il sessantesimo miglio da Augusta Taurinorum (Torino) e dal quale deriva il toponimo di Sestriere, da pronunciare rigorosamente all’italiana, senza utilizzare il francesismo adottato in seguito al lancio della stazione di sport invernali concepita dalla famiglia Agnelli negli anni ‘30. Scesi a Cesana Torinese, località di villeggiatura situata ai piedi del versante italiano del Monginevro, i corridori si porteranno in Valsusa, la valle percorsa dal fiume Dora Riparia, raggiungendola a Oulx, la più antica stazione di sport invernali d’Italia, sviluppatasi come tale nel 1906 su iniziativa dell’industriale italo – svizzero Adolfo Kind che, qualche anno prima, si era innamorato di questo nascente sport dopo essersi fatto spedire dalla Norvegia due “pattini da neve” in frassino, sperimentati prima nel torinese Parco del Valentino e poi sui pendii della non lontana Giaveno.
Una dolcissima risalita di una dozzina di chilometri, costeggiando l’autostrada del Frejus, introdurrà il gruppo in Bardonecchia, altra importante e antica stazione turistica, situata ai piedi della Rocca Bernauda, cima che, dopo la seconda guerra mondiale, con la cessione della Valle Stretta alla Francia divenne il punto più occidentale della nostra nazione. L’attraversamento del centro comporterà un breve e facile “scalino” (1900 metri al 3,5%), che anticiperà di pochissimo l’attacco dell’ascesa finale, palestra per dar sfogo alle velleità dei grimpeur, chiamati a emulare le nobili gesta di “monsieur” Merckx.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Colle di Sestriere (2033m). È un’ampia depressione costituita dal Monte Fraitève e dalla Punta Rognosa di Sestriere. Vi transita la SS 23 tra Cesana Torinese e Pragelato. Da Cesana vi sale anche il vecchio tracciato della statale, che transita per Sauze di Cesana. È quotato 2035 sulle cartine del Giro, che l’ha superato per la prima volta nel 1911, nel corso della Mondovì – Torino vinta dal francese Lucien Georges Mazan, più conosciuto con il soprannome di “Petit Breton”. Dal 1933, anno dell’istituzione della classifica GPM, è stato inserito 16 volte sul tracciato della corsa rosa: l’ultimo conquistatore è stato il bielorusso Vasil’ Kiryenka che nel Giro del 2011 si è imposto nella penultima tappa, scattata da Verbania e terminata proprio sul colle piemontese.
FOTOGALLERY
Foto copertina: il forte sulla cima dello Jafferau (www.geocaching.com)

Uno scorcio di Cervere (viaggi.repubblica.it)

Giro d'Italia del 1972, altimetria della tappa dello Jafferau (archivio storico altimetrie ilciclismo.it)

Savigliano (www.festivalstoria.it

Ruffia, il castello (panoramio)

La rocca di Cavour spunta dal cuore della pianura padana (www.ecodelchisone.it)

Pinerolo, basilica di San Maurizio (visitandine.altervista.org)

Il forte di Fenestrelle visto dall'alto (tripadvisor.com)

Sestriere (sestriere.blogolandia.it)

Oulx, chiesa dell'Assunta (panoramio)

Bardonecchia (tripadvisor.com)
17-05-2013
maggio 18, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il britannico Mark Cavendish (Omega Pharma – Quick Step) si è imposto anche nella tredicesima tappa, Busseto – Cherasco, percorrendo 254 Km in 6h09′55″ alla media di 41,199 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Giacomo Nizzolo (RadioShack – Leopard) e lo sloveno Mezgec. L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora maglia rosa con 41″ sull’australiano Evans e 2′04″ sul colombiano Urán Urán.
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC Racing Team) si è imposto nella sesta tappa, circuito a cronometro di San Jose, percorrendo 31,6 Km in 48′52″ alla media di 38,799 Km/h. Ha preceduto di 23″ l’olandese Westra e di 28″ l’australiano Dennis. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 5° a 1′08″. Van Garderen è ancora leader della classifica con 1′47″ sull’australiano Rogers e 2′57″ sull’australiano Meyer. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 52° a 27′52″
ROYAL SMILDE OLYMPIA’S TOUR (Paesi Bassi)
L’olandese Dylan Van Baarle (Rabobank Development Team) si è imposto nella quarta tappa, Bocholtz – Kunrade-Voerendaal, percorrendo 192,5 Km in 3h28′10″ alla media di 45,483 Km/h. Ha preceduto di 29″ i connazionali Groenewegen e Reinders. Van Baarle è il nuovo leader della classifica con 43″ sul connazionale Van der Zwet e 1′00″ sul connazionale Koning
GLAVA TOUR OF NORWAY (Norvegia)
L’olandese Theo Bos (Blanco Pro Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, Tønsberg – Drammen, percorrendo 162,7 Km in 4h02′22″ alla media di 40,278 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Alexander Kristoff (Katusha Team) e l’italiano Matteo Pelucchi (IAM Cycling). Kristoff è ancora leader della classifica con 14″ sul connazionale Boasson Hagen e 22″ sul connazionale Holst Enger. Miglior italiano Pelucchi, 5° a 22″.
RONDE DE L’ISARD (Francia – dilettanti)
Lo spagnolo Carlos Barbero Cuesta (Euskadi) si è imposto nella seconda tappa, St.Girons – Carla-Bayle, percorrendo 164,5 Km in 4h04′44″ alla media di 40,329 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Haritz Orbe Urrutia ( Euskadi) e di 2″ il francese Maxime Le Lavandier. Unico italiano in gara Ignazio Moser (BMC Development Team), 71° a 3′33″. Orbe Urrutia è il nuovo leader della classifica, con 15″ su Barbero Cuesta e 24″ sul francese Guyot. Moser 31° a 3′33″
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI CHERASCO
maggio 17, 2013 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1963. Seguiteci.
Foto copertina: l’abbraccio di folla alla partenza della tappa da Busseto (Foto Marco Vasini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
Cavendish, poker a Cherasco. Wiggo e Hesjedal si ritirano(Gazzetta dello Sport)
Cavendish non molla 4 volate, 4 vittorie (Corriere della Sera)
Regno Unito
Mark Cavendish sprints to yet another victory (The Independent)
Sick Wiggins forced out of Giro d’Italia (The Times)
Mark Cavendish sprints to fourth victory as Briton extends lead in points competition (The Daily Telegraph)
Francia
La fusée Cavendish (L’Equipe)
Spagna
Poker del intratable Cavendish (AS)
Cavendish no se cansa de ganar (Marca)
Cavendish no para, gana la cuarta etapa y Nibali sigue de rosa (El Mundo Deportivo)
Belgio
Bradley Wiggins, malade, renonce au Giro (Le Soir)
Cavendish pakt vierde ritzege in Giro (De Standaard)
13e étape du Giro: un Cavendish puissance 4 (L’Avenir)
Et de quatre pour Cavendish (La Dernière Heure/Les Sports)
Cavendish est vraiment monté en puissance (Sudinfo.be)
Cavendish sprint naar vierde ritzege in de Giro (Het Nieuwsblad)
Paesi Bassi
Cavendish ijzersterk (De Telegraaf)
Germania
Giro-Sieg Nummer vier für Cavendish – Wiggins raus (Berliner Zeitung)
Cavendish gewinnt vierte Etappe (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)
Lituania
Tryliktąjį „Giro d’Italia“ etapą R. Navardauskas baigė tarp lyderių (Lietuvos Rytas)
Canada
Canadian Ryder Hesjedal withdraws from Giro D’Italia in ‘heartbreaking’ decision(The Globe and Mail)
USA
Even Cavendish Surprised by Fourth Stage Win (The New York Times)
Colombia
Cavendish ganó su cuarta etapa; Urán no deja el tercer puesto del Giro (El Tiempo)
Urán no cede el tercer puesto en el Giro (El Espectador)
Australia
Wiggins pulls out of Giro (The Age)
Cavendish races to another stage win (Herald Sun)
BOX POPULI
Ogni giorno, a partire dalla prima tappa, qui troverete i commenti degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
Nebe1980: Che palle! Ancora Cavendish, però stavolta è stato bravo
MirkoBL: Volata da manuale anche oggi. E per fortuna che era stanco! Interessante anche questo Mezgec, piazzato pure oggi. E bravo Nizzolo, più di così oggi era quasi impossibile fare
Howling Wolf14: Finalmente al Giro d’Italia hanno messo al bando gli arrivi in curva, specialità in cui si era distinto Carmine Castellano. Ora bei vialoni, lunghissimi, ampi.
in collaborazione con gli utenti del Forum dello scalatore (www.salite.ch)
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Barbera e champagne (Giorgio Gaber)
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Cervere – Bardonecchia / Jafferau
Cervere : pioggia abbondante (2,4 mm), 11,7°C, venti deboli da N (8-9 Km/h), umidità al 95%
Villafranca Piemonte (Km 47,8): pioggia abbondante (2,8 mm), 11,6°C (percepiti 10°C), venti deboli da N (9-12 Km/h), umidità al 95%
Fenestrelle (Km 103,8 ): pioggia abbondante (3 mm), 5°C (percepiti 2°C), venti moderati da NE (13-29 Km/h), umidità al 96%
Sestriere – GPM 2035 m (Km 125,3) : nevicate abbondanti (2,1 cm, sin dal mattino), 0,4°C (percepiti -5°C), venti moderati da ESE (23-42 Km/h), umidità al 95%
Bardonecchia centro* – Traguardo volante (Km 159,4) : pioggia abbondante (2,8 mm), 4,1°C (percepiti 0°C), venti moderati da E (19-34 Km/h), umidità al 97%
*Il traguardo dello Jafferau è a 1908 metri, il limite della neve per Bardonecchia a 1230 (il centro è a 1281)
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Sentita ad Anteprima Giro: “Quest’opera è riservato”
Cassani: “Il tempo è riuscito a far capolino”
Cassani, mentre un rilevatore della velocità indicava 56 Km/h: “Gruppo che sta marciando a 52-53-54 orari”
Pancani: “Traguardo volante di Andriato” (t.v. di Alba, vinto da Andriato)
Pancani: “Classe noventa” (novanta)
Pancani: “Sonny Colbelli” (Colbrelli)
Pancani: “Raggiunti tre contrattaccanti” (commentando il fatto che tre contrattaccanti avevano raggiunto alcuni dei reduci della fuga del mattino)
Cassani: “Strada reletivemente stretta”
Cassani: “24 secondo”
Pancani: “Questi sono gli uomini che sono rimasti al contatto”
De Stefano: “Da Napoli a Cherasco attraverso la Lombardia” (va bene che questa era la tappa più lunga…)
De Stefano, parlando di Cavendish: “Abbiamo finito gli articoli per lui” (aggettivi)
Traduttrice di Samuel Sanchez: “Fate venire voglia di venire in Italia e conoscere la televisione pubblica” (la RAI puoi conoscerla anche rimanendo in Spagna)
De Stefano: “Torniamo qui da Cherasco” (dove già c’erano)
Pancani: “La linea può tornare allo studio di Roma” (dando la linea alla De Stefano che stava lì a due passi, a Cherasco)
Corriere della Sera: “Cavendish non molla 4 volate, 4 vittorie” (al Giro 2013 le volate finora disputate sono state 5)
IL GIRO DI GOMEZ
Come al Tour dello scorso anno, in questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
13a tappa: Busseto – Cherasco
1° Mattia Gavazzi
2° Tobias Ludvigsson s.t.
3° Patrick Gretsch s.t.
4° Iljo Keisse s.t.
5° Stephen Cummings s.t.
Classifica generale
1° Mattia Gavazzi
2° Jack Bodridge a 8′06″
3° Rafael Andriato a 15′19″
4° Edwin Alcibiad Avila Vanegas a 16′55″
5° Miguel Minguez Ayala a 17′16″
QUELLA VOLTA CHE SI PARTI’ DA NAPOLI
Tuffo nella storia del Giro del 1963, il primo e finora unico partito da Napoli. Ci condurranno indietro di 50 anni i titoli del quotidiano “La Stampa” e le altimetrie d’epoca dell’archivio di www.ilciclismo.it
13a TAPPA: LEUKERBAD – SAINT VINCENT – 31 maggio 1963
TACCONE 1° SUL GRAN SAN BERNARDO E A ST. VINCENT
Quarto successo consecutivo dell’abruzzese al Giro ciclistico d’Italia – Balmamion difende la sua maglia rosa – Malgrado una foratura nel finale – Massignan ha deluso i suoi tifosi
Il ciclista piemontese è giunto al traguardo con la pattuglia dei primi comprendente anche Zancanaro, De Rosso, Ronchini, Adorni e Fontona – Lo scalatore veneto in lieve ritardo sul culmine del Gran San Bernardo – Due sportivi di Como erano già in vetta alle 5 per attendere i corridori – Gli accorgimenti di Zilioli, Vendemmiati e Garau per affrontare la discesa
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
2a tappa: Ischia – Forio (cronosquadre)
3a tappa: Sorrento – Marina di Ascea
4a tappa: Policastro Bussentino – Serra San Bruno
6a tappa: Mola di Bari – Margherita di Savoia
8a tappa: Gabicce Mare – Saltara (cronometro)
9a tappa: Sansepolcro – Firenze
10a tappa: Cordenons – Altopiano del Montasio
11a tappa: Tarvisio (Cave del Predil) – Vajont
WIGGINS E HESJEDAL SI FERMANO, CAVENDISH NO
Il britannico conquista la quarta vittoria di tappa a Cherasco, battendo di misura Nizzolo e Mezgec dopo una lunghissima volata. A scuotere il Giro sono però soprattutto i ritiri, prima della partenza, di Wiggins e Hesjedal, ammalati e già attardati nei giorni scorsi. Nel finale di tappa, qualche movimento anche fra gli uomini di classifica, con Nibali che ha risposto ad un attacco di Intxausti.
Foto copertina: Mark Cavendish esulta dopo aver tenuto a bada la rimonta di Nizzolo e Mezgec (foto Roberto Bettini)
La notizia del giorno si abbatte sul Giro ancor prima del via della tappa più lunga, 254 km per fortuna risparmiati dal paventato maltempo: Bradley Wiggins e Ryder Hesjedal si fermano prima della tredicesima frazione, lascianod una corsa dalla quale erano di fatto usciti già da giorni, causa malanni accentuati dalle tremende condizioni meteo della frazione di ieri. Non esattamente sviluppi scioccanti, dopo aver visto il britannico – debilitato da un’infezione polmonare – cedere altri tre minuti sotto il diluvio di Treviso, e il canadese arrivare 20 minuti dopo i migliori nella prima tappa alpina, vittima di un malessere non ancora chiaro; ma non possono non colpire i definitivi addii alla gara dell’ex uomo da battere e del campione uscente, che ridimensionano di molto il livello di un parterre presentatosi ricchissimo a Napoli
La corsa è così partita priva di due dei suoi protagonisti da Busseto, che 200 anni fa dava i natali a Giuseppe Verdi, dove la Corsa Rosa era giunta dopo un trasferimento-fiume del tutto in linea con quelli valsi tanti rimproveri ad Angelo Zomegnan. Le previsioni vedevano una fuga della prima ora destinata a ricevere il via libera delle squadre dei velocisti, troppo intimorite dai saliscendi del finale per sobbarcarsi sei ore di inseguimento; ed è probabile che Hondo, Boem, Lastras, Bak, Ermeti, Andriato e Ludvigsson, una volta azzeccata l’azione buona, immaginassero di giocarsi fra loro la gloria giornaliera.
Poter schierare al via Mark Cavendish – questo Mark Cavendish, fra i più dominanti mai ammirati – equivale però ad una vittoria semi-certa in caso di arrivo allo sprint, e dunque gli Omega Pharma hanno ritenuto valesse la pena di correre il rischio di lavorare a vuoto per 250 km. Cannonball, dal canto suo, ha ripagato l’ennesima faticaccia dei suoi scudieri con il quarto successo in altrettante volate, per certi versi il più significativo del lotto; non tanto per la consueta dimostrazione di superiorità nei metri conclusivi, quanto per la disarmante facilità con cui il GPM di Tre Cuni e gli strappi di Barolo e Narzole sono stati scavalcati nella prima parte del plotone, mentre dietro perdevano contatto velocisti sulla carta più resistenti a quelle pendenze.
Non si può peraltro dire che gli avversari non avessero provato in ogni modo a sventare l’epilogo a ranghi compatti, o quantomeno a tagliar fuori il l’ex campione del mondo. Dapprima era stata la Vini Fantini ad inasprire la scalata verso l’unico Gran Premio della Montagna, lanciando due effimeri attacchi con Garzelli e Proni, per poi scandire un ritmo fatale, fra gli altri, a Goss e Modolo; quindi, sulla salita di Barolo, in avanscoperta si erano lanciati uno dopo l’altro Bongiorno, Veuchelen, Rabottini, Gatto, Azanza, Herrada e Giampaolo Caruso, capaci di guadagnare una quindicina di secondi e di raccogliere Bak e Lastras, ultimi reduci della fuga.
Proprio allo spagnolo della Movistar, a dispetto degli oltre 200 km al comando, va il merito di aver tenuto viva l’azione nel tratto interlocutorio prima dell’erta conclusiva, dove il drappello di nove si è via via ridotto ai soli Gatto, Herrada, Azanza, Bongiorno e Caruso. Proprio quest’ultimo, con la sagoma del gruppo ormai incombente, ha azzardato il tutto per tutto negli ultimi metri di ascesa, tentando un attacco in solitaria il cui destino è stato però segnato dal rettilineo infinito che ha portato la tappa alle porte di Cherasco.
L’assolo del siciliano si è spento a meno di 2 km dal termine, sotto l’impulso di una Cannondale sostituitasi in testa al classico treno Omega. Viviani si è così trovato nella posizione usualmente riservata a Cavendish, rimasto invece imbottigliato diverse posizioni più indietro. Come a Napoli, il fuoriclasse dell’Isola di Man è stato obbligato ad anticipare lo sprint, partendo ad addirittura 350 metri dalla linea bianca. Spinto dal vento favorevole, senza il quale una progressione tanto lunga sarebbe stata forse suicida, Cannonball ha saltato in scioltezza chi lo precedeva, pagando lo sforzo soltanto nei 50 metri finali, dove Mezgec e soprattutto Nizzolo sono andati non lontani dal completare una contro-rimonta. Viviani, costretto ad inventare qualcosa di diverso per provare a battere un corridore al momento fuori dalla portata degli avversari presenti, non è riuscito nemmeno questa volta a spezzare il digiuno di vittorie che dura dall’anno passato, fermandosi al 5° posto, dietro a Lancaster, anche a causa di un lancio imperfetto del suo treno.
Con il quarto acuto della maglia rossa si chiude di fatto la fase centrale del Giro, stretta fra lo spauracchio della cronometro di Saltara e quella del primo week-end alpino. Da qui in avanti, soltanto il giorno di riposo e la tappa di Vicenza consentiranno agli uomini di classifica di rifiatare prima della passerella di Brescia. In attesa di sapere quante delle salite in programma per il fine settimana potranno essere effettivamente affrontate, scampando alla scure della neve (prevista anche a quote inferiori ai 2000 metri), alcuni grossi calibri hanno offerto già oggi un piccolo antipasto di ciò che potrà essere: Intxausti, 8° della generale, si è mosso per replicare ad un allungo di Felline e Damiano Caruso, suscitando la pronta risposta della maglia rosa in persona e di Kiserlovski, 14°, ma fra i migliori sul Montasio. Episodi forse di poco conto, ma incoraggianti in vista di ciò che potrebbe accadere fra domani e domenica; purtroppo senza Wiggins ed Hesjedal, e auspicabilmente senza cambi di programma.
Matteo Novarini