WIGGINS E HESJEDAL SI FERMANO, CAVENDISH NO

maggio 17, 2013
Categoria: News

Il britannico conquista la quarta vittoria di tappa a Cherasco, battendo di misura Nizzolo e Mezgec dopo una lunghissima volata. A scuotere il Giro sono però soprattutto i ritiri, prima della partenza, di Wiggins e Hesjedal, ammalati e già attardati nei giorni scorsi. Nel finale di tappa, qualche movimento anche fra gli uomini di classifica, con Nibali che ha risposto ad un attacco di Intxausti.

Foto copertina: Mark Cavendish esulta dopo aver tenuto a bada la rimonta di Nizzolo e Mezgec (foto Roberto Bettini)

La notizia del giorno si abbatte sul Giro ancor prima del via della tappa più lunga, 254 km per fortuna risparmiati dal paventato maltempo: Bradley Wiggins e Ryder Hesjedal si fermano prima della tredicesima frazione, lascianod una corsa dalla quale erano di fatto usciti già da giorni, causa malanni accentuati dalle tremende condizioni meteo della frazione di ieri. Non esattamente sviluppi scioccanti, dopo aver visto il britannico – debilitato da un’infezione polmonare – cedere altri tre minuti sotto il diluvio di Treviso, e il canadese arrivare 20 minuti dopo i migliori nella prima tappa alpina, vittima di un malessere non ancora chiaro; ma non possono non colpire i definitivi addii alla gara dell’ex uomo da battere e del campione uscente, che ridimensionano di molto il livello di un parterre presentatosi ricchissimo a Napoli
La corsa è così partita priva di due dei suoi protagonisti da Busseto, che 200 anni fa dava i natali a Giuseppe Verdi, dove la Corsa Rosa era giunta dopo un trasferimento-fiume del tutto in linea con quelli valsi tanti rimproveri ad Angelo Zomegnan. Le previsioni vedevano una fuga della prima ora destinata a ricevere il via libera delle squadre dei velocisti, troppo intimorite dai saliscendi del finale per sobbarcarsi sei ore di inseguimento; ed è probabile che Hondo, Boem, Lastras, Bak, Ermeti, Andriato e Ludvigsson, una volta azzeccata l’azione buona, immaginassero di giocarsi fra loro la gloria giornaliera.
Poter schierare al via Mark Cavendish – questo Mark Cavendish, fra i più dominanti mai ammirati – equivale però ad una vittoria semi-certa in caso di arrivo allo sprint, e dunque gli Omega Pharma hanno ritenuto valesse la pena di correre il rischio di lavorare a vuoto per 250 km. Cannonball, dal canto suo, ha ripagato l’ennesima faticaccia dei suoi scudieri con il quarto successo in altrettante volate, per certi versi il più significativo del lotto; non tanto per la consueta dimostrazione di superiorità nei metri conclusivi, quanto per la disarmante facilità con cui il GPM di Tre Cuni e gli strappi di Barolo e Narzole sono stati scavalcati nella prima parte del plotone, mentre dietro perdevano contatto velocisti sulla carta più resistenti a quelle pendenze.
Non si può peraltro dire che gli avversari non avessero provato in ogni modo a sventare l’epilogo a ranghi compatti, o quantomeno a tagliar fuori il l’ex campione del mondo. Dapprima era stata la Vini Fantini ad inasprire la scalata verso l’unico Gran Premio della Montagna, lanciando due effimeri attacchi con Garzelli e Proni, per poi scandire un ritmo fatale, fra gli altri, a Goss e Modolo; quindi, sulla salita di Barolo, in avanscoperta si erano lanciati uno dopo l’altro Bongiorno, Veuchelen, Rabottini, Gatto, Azanza, Herrada e Giampaolo Caruso, capaci di guadagnare una quindicina di secondi e di raccogliere Bak e Lastras, ultimi reduci della fuga.
Proprio allo spagnolo della Movistar, a dispetto degli oltre 200 km al comando, va il merito di aver tenuto viva l’azione nel tratto interlocutorio prima dell’erta conclusiva, dove il drappello di nove si è via via ridotto ai soli Gatto, Herrada, Azanza, Bongiorno e Caruso. Proprio quest’ultimo, con la sagoma del gruppo ormai incombente, ha azzardato il tutto per tutto negli ultimi metri di ascesa, tentando un attacco in solitaria il cui destino è stato però segnato dal rettilineo infinito che ha portato la tappa alle porte di Cherasco.
L’assolo del siciliano si è spento a meno di 2 km dal termine, sotto l’impulso di una Cannondale sostituitasi in testa al classico treno Omega. Viviani si è così trovato nella posizione usualmente riservata a Cavendish, rimasto invece imbottigliato diverse posizioni più indietro. Come a Napoli, il fuoriclasse dell’Isola di Man è stato obbligato ad anticipare lo sprint, partendo ad addirittura 350 metri dalla linea bianca. Spinto dal vento favorevole, senza il quale una progressione tanto lunga sarebbe stata forse suicida, Cannonball ha saltato in scioltezza chi lo precedeva, pagando lo sforzo soltanto nei 50 metri finali, dove Mezgec e soprattutto Nizzolo sono andati non lontani dal completare una contro-rimonta. Viviani, costretto ad inventare qualcosa di diverso per provare a battere un corridore al momento fuori dalla portata degli avversari presenti, non è riuscito nemmeno questa volta a spezzare il digiuno di vittorie che dura dall’anno passato, fermandosi al 5° posto, dietro a Lancaster, anche a causa di un lancio imperfetto del suo treno.
Con il quarto acuto della maglia rossa si chiude di fatto la fase centrale del Giro, stretta fra lo spauracchio della cronometro di Saltara e quella del primo week-end alpino. Da qui in avanti, soltanto il giorno di riposo e la tappa di Vicenza consentiranno agli uomini di classifica di rifiatare prima della passerella di Brescia. In attesa di sapere quante delle salite in programma per il fine settimana potranno essere effettivamente affrontate, scampando alla scure della neve (prevista anche a quote inferiori ai 2000 metri), alcuni grossi calibri hanno offerto già oggi un piccolo antipasto di ciò che potrà essere: Intxausti, 8° della generale, si è mosso per replicare ad un allungo di Felline e Damiano Caruso, suscitando la pronta risposta della maglia rosa in persona e di Kiserlovski, 14°, ma fra i migliori sul Montasio. Episodi forse di poco conto, ma incoraggianti in vista di ciò che potrebbe accadere fra domani e domenica; purtroppo senza Wiggins ed Hesjedal, e auspicabilmente senza cambi di programma.

Matteo Novarini

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