21-05-2013
maggio 22, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Lo spagnolo Beñat Intxausti Elorriaga (Movistar Team) si è imposto nella sedicesima tappa, Valloire – Ivrea, percorrendo 238 Km in 5h52′48″ alla media di 40,476 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’estone Kangert e il polacco Niemiec. Miglior italiano Franco Pellizotti (Androni Giocattoli – Venezuela), 6° a 14″. L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora maglia rosa con 1′26″ sull’australiano Evans e 2′46″ sul colombiano Urán Urán.
AN POST RAS (Irlanda)
L’irlandese Sam Bennett (An Post – Chainreaction) si è imposto nella terza tappa, Nenagh – Listowel, percorrendo 141,1 Km in 3h23′29″ alla media di 41,605 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Ollegaard e il polacco Marcin Bialoblocki (Team UK Youth), nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo del neozelandese Archbold e dell’irlandese McConvey.
TOUR OF JAPAN
Il sudcoreano Sung Baek Park (KSPO) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Mino, percorrendo 160,7 Km in 3h59′23″ alla media di 40,278 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Michele Merlo (Vini Fantini – Selle Italia) e l’argentino Maximiliano Ariel Richeze. Park è il nuovo leader della classifica, con 2″ su Richeze e sul giapponese Nishitani. Miglior italiano Andrea Francesco Palini (Lampre – Merida), 4° a 2″.
CARAVAGGIO – VICENZA: C’ERA UNA VOLTA LA VOLATA…
È stata annunciata come una tappa da volata ma molto difficilmente il traguardo di Vicenza finirà nel carniere di uno sprinter. Tutta colpa di Crosara, la salita che gli organizzatori hanno collocato a ridosso dell’epilogo di quest’ultima tappa tranquilla, posta alla vigilia delle ore decisive per le sorti del Giro 2013. C’è un tratto piuttosto pendente, il traguardo è lì vicino e, mentre naufragheranno tra i Berici le speranze dei velocisti, vedremmo scalpitare i finisseur e chi medita a un successo parziale, all’ultima occasione possibile.
… e ci saranno ancora gli sprint! Ma è innegabile che in questi ultimi anni qualcosa sia cambiato, a cominciare dalla quantità. Per rendersene conto basta contare il numero di volate andate a buon fine negli ultimi otto anni della direzione di Carmine Castellano (1997 – 2004) e poi paragonarlo con quello degli sprint delle ultime otto edizioni, successive all’approdo ai vertici della corsa rosa di Zomegnan e Vegni: lo stacco è evidente, 74 volate contro 49, una media di 9,25 sprint prima e di 6,1 poi, con il Giro 2011 decisamente misero per le ruote veloci del gruppo, che portarono a casa appena 4 traguardi. Il “giro di vite” apportato dalla nuova dirigenza ha, però, investo anche la qualità degli sprint, che sono diventati più difficili da una parte e più spettacolari dall’altra, anche per questioni che potremmo definire di “marketing”. Sono, infatti, sparite le tradizionali tappe di puro trasferimento d’una volta, tutte piatte, talvolta lunghe e spesso noiose, che poco invogliavano chi seguiva il Giro da casa ad accendere il televisore all’ora della diretta. Meglio percorsi più brevi e scattanti che spronino i corridori a dare il massimo, meglio ancora se c’è la salitella nel finale perché, sotto sotto, il telespettatore è un filino sadico e se non vede la difficoltà non è contento. Questo nuovo andazzo, che lentamente è stato copiato anche in altre corse (a partire dal Tour) ha costretto i velocisti a migliorarsi e ad attrezzarsi per meglio resistere agli strappi del finale, riuscendo pian piano ad appropriarsi di traguardi che un tempo sarebbero terreno di caccia per altri tipi di corridori. Nelle intenzioni degli organizzatori anche questa tappa di Vicenza dovrebbe appartenere alla categoria delle frazioni per velocisti del “nuovo corso” e, come tale, è stata presentata sul “Garibaldi”, il road-book ufficiale della corsa rosa. Ma stavolta si è un po’ esagerato nella valutazione perché la salita di Crosara, piazzata a ridosso della città del Palladio, pur non essendo durissima costituirà un ostacolo difficilmente sormontabile per gli sprinter, che dovranno tenere in serbo le loro ultime cartucce per la conclusiva tappa di Brescia. Via libera, dunque, alle fughe o agli attacchi nel finale, anche perché questa sarà, probabilmente, l’ultima occasione per condurli felicemente in porto, essendo nei prossimi tre giorni previsti traguardi “proibiti” e l’ultimo, come detto, sarà già prenotato.
La tappa scatterà dal “cuore mariano” della Lombardia, il santuario di Caravaggio, eretto sul luogo dove, il 26 maggio del 1432, la Madonna apparve a una contadina, a un tiro di schioppo dal paese d’origine dei genitori di Michelangelo Merisi, il celebre pittore noto appunto come “Il Caravaggio”.
Lasciata la provincia di Bergamo, nel tratto iniziale il gruppo filerà sulle strade della pianura padana verso Soncino, dove si trova un interessante castello che appartenne agli Sforza, all’interno del quale si aggirarono i loschi figuri di Don Rodrigo e del Griso nella spassosa parodia comica dei “Promessi Spossi” realizzata nel 1989 dal celebre “Trio”. Varcato l’Oglio, il tracciato attraverserà per una cinquantina di chilometri la provincia di Brescia, transitando a sud del capoluogo che, quattro giorni più tardi, sarà inedita meta dell’ultima tappa. Dopo Montichiari, centro che dal 2009 può vantare un attivissimo velodromo, i “girini” giungeranno nell’alto mantovano, dove la pianura sarà momentaneamente spezzata da qualche sparuta e dolcissima collinetta, sfiorando quelli che furono i campi di combattimento delle tre guerre d’indipendenza italiana. All’inizio di questo tratto il gruppo transiterà per Castiglione delle Stiviere, paese natale di San Luigi Gonzaga e nel quale è possibile visitare un museo dedicato alla Croce Rossa Internazionale, nata nel 1863 da un’intuizione avuta quattro anni prima dall’imprenditore elvetico Henry Dunant sul campo di battaglia di Solferino, resosi conto della disorganizzazione nei soccorsi ai numerosissimi soldati feriti. Si toccherà poi Solferino, centro dominato dalla “Spia d’Italia”, torre risalente al 1022 che oggi è divenuta il memoriale della battaglia. Si rientrerà in Veneto varcando il Mincio sul ponte visconteo di Valeggio sul Mincio, costruito nel XIV secolo nei pressi di Borghetto, suggestivo nucleo d’origine medioevale che nel 1954 fu scelto da Luchino Visconti per girarvi alcune scene di “Senso”, pellicola recentemente inserita nella lista dei “100 film italiani da salvare”. Finito il tratto ondulato, si tornerà a pedalare sul suolo pianeggiante correndo ai piedi delle colline di Custoza, sulle quali troneggia l’ossario inaugurato nel 1879 per accogliere le salme dei soldati caduti in due battaglie qui combattute, in occasione della prima e della terza guerra d’indipendenza.
Raggiunta Verona, dove il Giro transiterà anche in occasione della tappa conclusiva, inizierà uno dei tratti più scorrevoli di questa frazione, che avrà la forma di un rettilineo quasi ininterrotto di quasi 20 Km, disegnato alla base delle prime pendici dei Monti Lessini e che si concluderà alle porte di San Bonifacio, il paese natale di Davide Rebellin, nel quale si trova l’interessante abbazia di San Pietro Apostolo, fondata nell’VIII secolo dall’ordine benedettino. Sui colli alle spalle di San Bonificio si colloca Soave, noto centro vinicolo che riporterà l’appassionato di sport (e non di ciclismo soltanto) con la memoria al 10 giugno del 1984, quando da lì scattò la crono conclusiva del Giro, frazione con la quale Moser riuscì a ribaltare un verdetto che sembrava compromesso dall’esito del tappone dolomitico di Arabba, disputato due giorni prima: il francese Fignon alla partenza vestiva la maglia rosa con 1’31” sul trentino che, grazie anche all’utilizzo delle ruote lenticolari sperimentate con successo nel recente e vittorioso record dell’ora, giunse al traguardo dell’Arena di Verona con 2’24” di vantaggio sul transalpino, ricacciandolo al secondo posto della classifica.
Poco dopo i “girini” lasceranno la direttrice per Vicenza e inizieranno il periplo dei Berici, vasta catena collinare formatasi cento milioni di anni fa quando la pianura padana era occupata dal mare, puntando su Lonigo, dove è possibile visitare due caratteristi esempi di “ville venete”, entrambe appartenute alla famiglia Pisani ma “forgiate” da due mani differenti: è opera del Palladio quella realizzata in frazione Bagnolo mentre quella soprannominata “Rocca Pisana” fu innalzata dal suo contemporaneo Vincenzo Scamozzi, molto conosciuto anche come scenografo (sue sono le “scene fisse” del Teatro Olimpico di Vicenza). Dopo Orgiano (dove si trova Villa Fracanzan-Piovene, che fu set di “La moglie del prete” con Marcello Mastroianni in scena) e Sossano riprendono per un breve tratto i saliscendi, inseriti a dar la sveglia agli attaccanti: da lì a poco, infatti, avrà inizio il momento chiave della tappa, la salita di Crosara. S’inizierà a salire nel centro di Barbarano Vicentino e i primi 2,8 Km saranno i più tosti, forti di una pendenza media dell’8,1%, mentre la massima rasenterà il 19%. Si assisterà poi a un deciso cambio di musica in vista del bivio per Zovencedo, poiché la pendenza si abbatterà con decisione e per arrivare al GPM si dovranno affrontare 3200 metri di strada al 3,4%. Sotto lo striscione mancheranno una quindicina di chilometri alla meta, che inizialmente avranno la forma di una spedita discesa di 6,3 Km (media del 5,9%) che, nel finale, si snoderà a breve distanza dalle rive del Lago di Fimon, il più vasto della provincia di Vicenza.
Quando si tornerà definitivamente sul piano, si avranno davanti 7 Km nuovamente pianeggianti prima di completare la fatica giornaliera e quasi difficilmente in quel breve lasso di strada le formazioni riusciranno a imbastire un treno. Saranno, comunque, chilometri frenetici quelli che si vivranno in quei frangenti, mentre il gruppo sfiorerà incurante dei suoi pregi architettonici la “Rotonda”, la più celebre tra le ville progettate dal Palladio, finita in almeno quattro occasioni sotto l’occhio della macchina da presa che la “catturò” l’ultima volta nel 2003, quando vi fece scalo addirittura una troupe arrivata d’oltreoceano “Oggi sposi… niente sesso”, commedia romantica con protagonisti Brittany Murphy e Ashton Kutcher.
Forse solo un po’ di distrazione in questa giornata, restando comunque sempre vigili, se la concederanno i solo big della classifica, che si godranno gli ultimi scampoli di tranquillità prima della stretta finale. Domani si riprende a salire, eccome se si salirà!
MODIFICHE AL PERCORSO
Tagliato il passaggio da Verona (che sarà toccata nel corso della tappa finale), nel finale non si salirà a Crosara da Barbarano ma dal versante di Nanto (5,3 Km al 6,8%, max 12%)
Mauro Facoltosi
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Foto copertina: Vicenza, Piazza dei Signori (www.nuovavicenza.it)

Santuario di Caravaggio (www.reginamundi.info)

Castello di Soncino (www.welfarenetwork.it)

Solferino, torre Spia d'Italia (www.vallesabbianews.it)

Il Borghetto di Valeggio sul Mincio in una scena di <<Senso>> (www.davinotti.com)

Le colline di Custoza dominate dall'ossario (panoramio)

Soave, i vigneti e il castello (www.thewinecompany.net)

San Bonifacio, abbazia di San Pietro Apostolo (flickr)

Lonigo, la Rocca Pisana (teatriemusei.ovest.com)

Villa Fracanzan-Piovene di Orgiano in <<La moglie del prete>> (www.davinotti.com)

Lago di Fimon (vicenza.anisn.it)

La Rotonda di Vicenza come appare nel film commedia americano <<Oggi sposi... niente sesso>> (www.davinotti.com)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI IVREA
maggio 22, 2013 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1963. Seguiteci.
Foto copertina: Cavendish festeggia il suo 28° compleanno alla partenza da Valloire (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
A Ivrea fa festa Inxausti sprinta e trionfa a Ivrea. Nibali rosa, affonda Santambrogio (Gazzetta dello Sport)
Nibal resta in rosa. Cede Santambrogio (Corriere della Sera)
Regno Unito
Vincenzo Nibali stays on course as Intxausti edges sprint (The Independent)
Intxausti sprints to stage 16 win at Giro (The Times)
Intxausti sprints to stage 16 victory (The Daily Telegraph)
Francia
Intxausti, aussi! (L’Equipe)
Spagna
Victoria de Intxausti, la primera de un español en este Giro (AS)
¡’Bravissimo’ Intxausti! (Marca)
Intxausti se lleva la etapa (El Mundo Deportivo)
Belgio
Victoire de l’Espagnol Benat Intxausti (Le Soir)
Intxausti triomfeert in de Giro (De Standaard)
Intxausti offre un 3e succès partiel de Movistar (L’Avenir)
L’Espagnol Intxausti s’adjuge la 16e étape(La Dernière Heure/Les Sports)
Victoire de l’Espagnol Benat Intxausti dans la 16e étape(Sudinfo.be)
Paesi Bassi
Weer drama Gesink (De Telegraaf)
Germania
Erster Giro-Etappensieg für Intxausti – Nibali in Rosa (Berliner Zeitung)
Baske Intxausti gewinnt 16. Etappe (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)
Lettonia
R. Navardauskas „Giro d’Italia“ šešioliktajame etape – ketvirtas Lietuvos Rytas
Canada
Spain’s Benat Intxausti wins Giro stage 16 (The Globe and Mail)
USA
Nibali Retains Giro Lead (The New York Times)
Colombia
Urán y Betancur siguen tercero y séptimo en la general tras etapa 16 (El Tiempo)
El colombiano Carlos Betancur, líder de los novatos del Giro (El Espectador)
Australia
Giro leader braces for Evans’ attack (The Age)
Cadel keeps focus on Giro’s scenic route (The Australian)
Italian holds Cadel at bay (Herald Sun)
BOX POPULI
Ogni giorno, a partire dalla prima tappa, qui troverete i commenti degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
PRIMA DELLA TAPPA
Mauro Facoltosi: Succederà qualcosa tra i primi ad Andrate, secondo voi?
Profpivo: Dovrebbe andare via una fuga. Ad Andrate, anche se mi sembra una salita corta ma piuttosto dura, potrebbe muoversi magari gente di seconda linea come Majka, Betancur o Inxausti.
Howling Wolf14: Può essere che si muovano quelli che occupano dall’8° al 20° posto della classifica, magari per scalzarsi l’un l’altro, ma questa è la giornata buona perché la fuga parta da lontano e nessuno del gruppo abbia l’interesse ad andarla a riprendere. Non verrà inseguita dalle squadre dei velocisti perché con Andrate in mezzo gli sprinters rischiano di non tenere le ruote, non verrà inseguita dai big perché il migliore in classifica tra gli attaccanti avrà come minimo un distacco di 25 minuti. Potrebbero andar via 10-15 elementi e poi giocarsi la vittoria sulla salita di Andrate.
Mauro Facoltosi: Potrebbero succedere entrambe le cose: approdo della fuga e qualche tentativo di un corridore d’alta (anche se non altissima) classifica nel finale
DURANTE LA TAPPA
Howling Wolf14 Il finale della tappa di Ivrea si sta facendo interessante perché il gruppo ha deciso di non lasciare andare via la fuga di Pazzi & Pirazzi e la conclusione è molto incerta e il prode Cassani tira fuori l’argomento Ranking UCI e i piazzamenti di rincalzi. Ma ha le fette di salame sugli occhi? Ma non vede che una corsa che era ormai quasi addormentata si sta animando proprio perché dietro tirano per difendere il 13° posto o il 14° posto? Ma che cos’è questo brutto modo di interpretare il ciclismo solo in chiave di vittoria. Scinto mi è molto simpatico, ma le idiozie che a volte dice non posso fargliele passare. E peggio ancora sono quelle di Reverberi. Ma che cosa vuola il d.s. della Bariani-CSF, che i suoi corridori vengano portati sul red carpet all’arrivo? Ma che cos’è quest’avversione per lo “scattarsi in faccia”? E perché mai i fuggitivi della Movistar dovrebbero collaborare? Per far vincere la tappa a Di Luca. Ma il bello è proprio quello: scattarsi in faccia. E senza guardarsi in faccia. Cassani ha fatto una giusta osservazione: con il sistema punti UCI ora anche tra i professionisti si corre come tra i dilettanti. Esatto. Ma è proprio quello il bello. Lui, invece, l’ha detto quasi in chiave denigratoria, come se la combattività fosse un elemento negativo, come se ci si dovesse accordare per andare tutti insieme amichevolmente all’arrivo. Ma basta. Ma di questo ciclismo siamo stufi. Vogliamo vedere i corridori scattarsi in faccia. Il bello è lì. Reverberi, vai a casa a fare i mestieri. Cassani, smettila di fare il tirapiedi di Reverberi e di Scinto.
DOPO LA TAPPA
Mauro Facoltosi: Vittoria di Intxausti. Il gruppo maglia rosa riprende i fuggitivi sulla salita di Andrate, dove si staccano Pozzovivo e Santambrogio (che perde due posizioni in classifica). Commenti?
Nebe1980: Il commento è che al giro qualche uomo di classifica rimette le penne anche in tappe come questa mentre al tour queste tappe sono una noia mortale e questa è la netta superiorità del giro. Il tour non lo vede nemmeno con il cannocchiale
Gnaldi: Credo i due abbiano sottovalutato la salita. Certo non lunga, ma
piuttosto impegnativa. I nomi mi fanno venire un po’ di nostalgia dato che erano le strade sulle quali scorrazzavo quando per lavoro vivevo ad Ivrea (fra i giri memorabili: una Ivrea-Biella-Oropa-Ivrea ed una Ivrea-Nivolet e ritorno, entrambe in solitaria).
Howling Wolf14: Tappa bellissima, una delle più belle. Combattuta e incerta sino alla fine. Il signor Reverberi pretendeva che gli altri team gli dicesso: “Prego, signor Reverberi, si accomodi. Lei ha messo in scena una bella fuga, oggi la vittoria tocca a lei”. Si era messo in testa questa cosa. Ma il Giro d’Italia, per fortuna, non è una fiaba di Perrault. Battaglia sino alla fine. Bella tappa, bella vittoria di Inxausti. Mi è dispiaciuto per Gesink: ogni giorno ne ha una. Scarponi tra l’ammirevole e il patetico.
Pozzovivo? E’ un corridore che va bene quando i ritmi sono blandi. Allora fa lo scattino e guadagna quei 40 metri. Ma quando si mena duro non ce la fa. E’ ammirevole anche lui, ma è stato un po’ sopravvalutato.
Santambrogio? E’ la prima volta che raccoglie la sfida di un grande giro. Va quindi compreso. E’ la prima volta che affronta da protagonista la fatidica “terza settimana”. Probabilmente avrà un’ulteriore flessione, ma il suo Giro va comunque giudicato in chiave positiva. Magari alla prossima occasione sarà più maturo. E soprattutto avrà una vera squadra, non quella tipo Armata Brancaleone del simpatico Luca Scinto, che anziché proteggere il capitano manda in avanscoperta Rabottini e lo “scarsoide” (mutuo il termine da un amico del forum) Di Luca.
MirkoBL: Scusate, ma Gesink, che ha avuto un problema meccanico negli ultimi 3 km, non avrebbe dovuto vedersi assegnato lo stesso tempo dei primi 3 arrivati?
Howling Wolf14: A me risulta che avrebbe avuto lo stesso tempo dei primi 3 se fosse caduto. Non mi pare valido il problema meccanico.
in collaborazione con gli utenti del Forum dello scalatore (www.salite.ch)
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
Inno nazionale spagnolo
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Caravaggio – Vicenza
Caravaggio : cielo sereno, 18,7°C, venti deboli da WNW (7 Km/h), umidità al 59%
Leno (Km 50,6): cielo sereno, 19,5°C, venti deboli da WNW (5-6 Km/h), umidità al 56%
Valeggio sul Mincio – rifornimento (Km 97,4) : cielo sereno, 20,7°C, assenza di vento, umidità al 55%
San Bonifacio – Traguardo volante (Km 150,3) : poco nuvoloso, 21,6°C, venti deboli da ESE (4 Km/h), umidità al 55%
Vicenza: nuvole sparse con possibilità di deboli ed isolate piogge, 21,4°C, venti deboli da E (4-6 Km/h), umidità al 57%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Meteoweb: “il Galibier fatto solo a metà” (un po’ più di metà, a dire il vero)
De Stefano: “Un musica speciale”
De Stefano: “Questa città resa famosa dal calendario delle arance” (Ivrea è famosa per il carnevale delle arance)
Conti: “E’ partita una tappa a cronometro del Tour da Ivrea” (nel 1966 si corse la Ivrea – Chamonix, non certo una crono)
Conti, ricordando la tappa di Biella del 1964: “Attaccò da Ivrea verso la Serra” (la salita non iniziava da Ivrea)
Pancani: “Ha ringraziato gli astani”
Cassani: “Non l’hanno detto radiocorsa”
Pancani: “Questi che abbiamo visto inquadrate”
Cassani: “Prima di arrivare a quell’ultimo chilometro di difficoltà ce ne sono ancora tante” (mancava solo la salita di Andrate)
Pancani: “Traguardo volante di Bollegno” (Bollengo)
Pancani: “Ecco i battistrada all’ultima curva, quando mancherà 1 km all’arrivo”
De Stefano: “Sempre più dominatore di questa torsa”
Martinello: “Una tappa fotocopia, come quella di oggi”
De Stefano: “Beppe, prepara i tuoi bianco e nero a colore”
Televideo: “2′23″ (il distacco di Santambrogio è di 2′24″)
Televideo: “Mari – Polsa” (Mori-Polsa)
IL GIRO DI GOMEZ
Come al Tour dello scorso anno, in questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
16a tappa: Valloire – Ivrea
1° Maxim Belkov
2° Pieter Weening s.t.
3° Christian Meier s.t.
4° Mads Christensen s.t.
5° Thomas Danielson s.t.
Primo italiano Edoardo Zardini, 7° (s.t.)
Mattia Gavazzi, giunto primo, espulso per traino
Classifica generale
1° Edwin Alcibiad Avila Vanegas
2° Rafael Andriato a 51″
3° Davide Appollonio a 2′04″
4° Miguel Minguez Ayala a 2′48″
5° Adam Blythe a 3′33″
QUELLA VOLTA CHE SI PARTI’ DA NAPOLI
Tuffo nella storia del Giro del 1963, il primo e finora unico partito da Napoli. Ci condurranno indietro di 50 anni i titoli del quotidiano “La Stampa” e le altimetrie d’epoca dell’archivio di www.ilciclismo.it
16a TAPPA: TREVISO (cronometro individuale) – 4 giugno 1963
ADORNI BATTE BALDINI NELLA PROVA A CRONOMETRO – RONCHINI BALZA AL PRIMO POSTO IN CLASSIFICA
Emozioni a Treviso nella 16a tappa del Giro ciclistico d’Italia – Ronchini maglia rosa; seguono Adorni a 2″, Zancanaro a 10″, De Rosso a 16″ e Balmamion a 24″
La corsa si è svolta senza clamori pubblicitari nel rispetto del dolore per la morte del Pontefice – Una caduta dopo venti chilometri di gara ha danneggiato l’ex campione del mondo – Il vincitore è scoppiato in lacrime quando ha saputo di aver sconfitto il suo compagno di squadra – Cinque corridori, in classifica generale, sono ora raggruppati nel breve intervallo di ventiquattro secondi, alla vigilia delle salite dolomitiche
ARCHIVIO ALMANACCO
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2a tappa: Ischia – Forio (cronosquadre)
3a tappa: Sorrento – Marina di Ascea
4a tappa: Policastro Bussentino – Serra San Bruno
6a tappa: Mola di Bari – Margherita di Savoia
8a tappa: Gabicce Mare – Saltara (cronometro)
9a tappa: Sansepolcro – Firenze
10a tappa: Cordenons – Altopiano del Montasio
11a tappa: Tarvisio (Cave del Predil) – Vajont
12a tappa: Longarone – Treviso
14a tappa: Cervere – Bardonecchia (Jafferau)
15a tappa: Cesana Torinese – Col du Galibier
TERRORISMO BASCO A IVREA: SCOPPIA L’ENNESIMA TAPPA TRAPPOLA
Basta che si affacci un timido sole, o almeno che non nevichi o piova a secchiate, e il Giro diventa una polveriera. In una tappa da fughe, gli uomini di classifica si attaccano all’arma bianca, con scossoni nella top ten. Vince Intxausti, Sanchez attacca in discesa per risollevare l’Euskaltel. Nibali sereno e illeso, prova di solidità dell’Astana
Foto Bettini: Intxausti esulta sul traguardo di Ivrea (foto Bettini)
Sembrava fatta, per la fuga. Quasi venti uomini partiti di buon mattino e di buona lena in suolo francese, tanto che sulle rampe del Moncenisio, ora percorso “a rebours” e senza patemi meteo, ritengono di aggregarsi, battezzando l’azione come buona, anche altri protagonisti, come la coppia colombiana Atapuma e Chalapud, e poi Zardini, quel De Greef già intraprendente nel tappone di domenica; ma soprattutto Di Luca, che va a raggiungere Rabottini, e Damiano Caruso, che non è lontanissimo dai primi dieci in classifica generale.
La giornata sembrava così imbandirci una tavolata i cui piatti forti sarebbero stati le ormai tipiche scaramucce per i Gpm tra Chalapud e Pirazzi (ovviamente presente fin dall’inizio nel tentativo di evasione), con in lizza un altro habitué come Jackson Rodriguez, oltreché la possibilità per due giovani promettenti come Caruso e Kelederman di migliorare la propria classifica, avendo i due a circa quattro minuti rispettivamente la top ten e la top 15. La Fantini, non per niente, punta forte sulla fuga, piazzandoci i due alfieri più in forma dopo il capitano Santambrogio.
La sceneggiatura del giorno prenderà però tutt’altra piega, perché parafrasando il proverbio classico, possiamo dire: “troppa brigata, vita complicata”. Davanti l’accordo degli atleti, ormai più di venti, fatica a comporsi, e inevitabilmente iniziano scatti e controscatti per selezionare gruppi più ristretti, da cui restino espulsi i “portoghesi” che stanno troppo sulle ruote. Sella con Kelderman e Navardauskas, poi Sella da solo, e poi Pate a più riprese…
Da dietro l’Astana gioca al gatto col topo, non vuole far strabordare il vantaggio viste le proporzioni del gruppo di fuggitivi e i nomi di un certo rilievo che lo compongono, ma al contempo non nutre nemmeno urgenze di recupero immediato. Lasciare un tre o quattro minuti è l’ideale.
Un po’ a sorpresa, tuttavia, Radioshack e Katusha si portano in testa e alzano sensibilmente il ritmo, forse per difendere le posizioni di Kiserlovski e Trofimov, i quali si trovano proprio a ridosso della top ten ambita da Caruso.
Una tappa potenzialmente di transizione viene invece percorsa di buon passo, facendo segnalare per la cronaca anche il ritiro di Taylor Phinney.
Davanti il nervosismo trascende in panico, con nuovi attacchi da parte dello stesso Caruso e di Rabottini. La girandola di ricomposizioni e sfaldamenti lascia in testa Sella, Kelderman e Pate, tallonati da Herrada, Verdugo, Bole, Navardauskas, e l’infaticabile Pirazzi. Proprio alle porte dell’ascesa finale si formerà un gruppetto di otto uomini, che come una sostanza chimica instabile durerà pochi minuti, mentre da dietro il peloton incombe a meno di sessanta secondi di distacco.
Ad aprire le ostilità nel gruppetto è Pirazzi, mentre dal gruppo parte il colombiano Duarte, atteso come prima punta del Team Colombia ma fin qui apparentemente un po’ sottotono come tutta la squadra.
Non tardano molto i fuochi artificiali nel gruppo dei migliori, con Scarponi a proporre un paio di allunghi e Nibali sempre attentissimo a ruota. La tensione è alle stelle, il gruppo dimagrisce a vista d’occhio, e per scongiurare un fuoco di fila di scatti l’Astana piazza Kangert a imporre una velocità di crociera elevata. Davanti Duarte si riporta sulla testa della corsa, tirandosi dietro un Pirazzi che aveva perso brevemente contatto dai colleghi di evasione.
D’un tratto brilla un’assenza: non ci sono maglie giallo fluo nel gruppo ormai ridottissimo dei migliori. Santambrogio ha perso contatto.
Gli uomini di classifica “sentono l’odore del sangue”, e così le due punte Lampre, Samuel Sanchez, Majka, Pellizotti propongono brevi accelerazioni che non sfasciano il gruppetto in virtù del collante celeste Astana, ma che rendono il ritmo proibitivo anche per Kiserlovski e Pozzovivo. La fuga, o almeno quel che ne resta, ovvero Navardauskas, Herrada e Pirazzi, viene infine riassorbita, e con loro Duarte.
La cima del Gpm incombe (quanta complicità da parte degli organizzatori nell’imboscata, battezzando questo colle come un “3.a categoria”, e valorizzando sul Garibaldi gli “8 km piani conclusivi”!), Pirazzi stringe i denti, piazza l’allungo, quand’ecco che un fulmine bianco lo passa a doppia velocità. È uno scatto di Betancur, che in una frazione di secondo si disfa degli altri big e pare voler andare in cerca della tanto agognata vittoria di tappa.
La discesa è all’inizio molto tecnica, le piogge dei giorni scorsi la rigano con rivoli che la fanno viepiù insidiosa: Samuel Sanchez si ricorda di esser stato uno dei migliori falchi del peloton, e sgancia i colleghi; Betancur lo intravvede, gli fa cenno di raggiungerlo per collaborare verso la meta (anche se questo potrebbe implicare l’ennesima piazza d’onore). Sembrano fare il buco, mentre dietro si incarica dell’inseguimento Scarponi, con Nibali e Kangert interessati soprattutto a scendere in sicurezza.
La prima svista di Scarponi, però, stimola Nibali a non correre neppure il minimo rischio, e nello spazio di un paio di curve ben pennellate il siciliano si riporta sui primi, con gli altri, pur faticosamente, a pedinare le sue traiettorie.
Arriviamo alla pianura con un manipolo di 17 uomini a giocarsi la gara. In ottica di classifica spiccano le assenze dei già citati Santambrogio, Kiserlovski e Pozzovivo, mentre sono ben presenti, a parte gli altri nomi della top ten, Gesink, Pellizotti, Samuel Sanchez, e poi – a fare buona compagnia a Nibali – il preziosissimo Kangert e un Aru speriamo recuperato.
Ci sarebbe di che formare un trenino Astana che porti tutti assieme fino alla meta, ma le idee nell’ammiraglia azzurra sono altre. Nibali lascia astutamente un bel buco per Kangert, che scatta per tentare la vittoria di tappa, ricompensa che sarebbe peraltro meritatissima. Inevitabile che ciò inneschi altri allunghi, trasformando la pianura conclusiva in quanto di meno riposante per i corridori, specialmente con 230km nelle gambe da stamattina. Ci provano poi Gesink, Urán, Pellizotti, Majka, perfino Pirazzi e alla fin fine anche Samuel Sanchez, appena prima che Gesink venga stoppato da un problema meccanico (solo il 39 per lui in questo finale! Impossibile tenere il passo). Quando si parla di nomi grossi, ci pensa Nibali stesso a chiudere, altrimenti è l’ottimo Aru a tenere un’andatura che riconduca all’ordine le schegge impazzite.
Dalla roulette di questo finale adrenalinico schizzano via i numeri di Intxausti, Niemiec e Kangert. Il loro vantaggio si va dilatado, e alla flamme rouge risulta chiaro che non verranno più ripresi.
Nessuno dei tre è uno sprinter, ma Niemiec nemmeno ci prova, abbozza un treno singhiozzante per gli altri due, e poi resta a guardare mentre Intxausti allunga cambiando lato della carreggiata, mollando Kangert in bambola e vanificandone il tardivo recupero.
Terza tappa per una Movistar su livelli eclatanti, consolidamento della top ten per Beñat, e soprattutto la possibilità di una commossa dedica a Xavi Tondo, baciando le dita delle due mani che vanno a comporre una “X”. Peccato per Kangert, un altro che sta facendo un Giro ben sopra le attese, ma la missione per l’Astana è compiuta più che felicemente, evitando anche molesti abbuoni al più rapido Evans.
A quasi due minuti approda una dozzina di uomini, con Pozzovivo, Kiserlovski e Trofimov (che beffa per Radioshack e Katusha, aver chiuso sulla fuga per poi innescare una situazione pagata cara proprio dai loro uomini per la generale), Santambrogio viene tirato quasi di peso da uno stoico Gatto fino agli ultimi 500m, che per il Santa si traducono in una infinita e disperata volata, per contenere il ritardo appena sotto ai due minuti e mezzo. Che senza Gatto sarebbero stati quattro. Come sarebbe andata con a disposizione anche i due uomini più reattivi in salita finora, a parte lo stesso Santambrogio, ovvero quei Di Luca e Rabottini bruciati nella fuga a lunga gittata? O con almeno uno dei due? Difficile che potessero aiutare molto, in salita, visto che il capitano stentava a tenere la ruota di Gatto, certamente però avrebbero potuto collaborare con Oscar una volta giunti in pianura, limando magari un minutino in più, mantenendo cioè il leader nella top 5 e dentro la soglia psicologica dei quattro minuti. Sia come sia, è nello spirito e nella natura della Vini Fantini correre qualche rischio e non poter coprire in ogni circostanza il proprio leader, quel che invece l’Astana ha oggi fatto ottimamente, mostrando in Aru la speranza di avere un arma in più tra un paio di giorni, quando ogni gregario sarà decisivo. Interessante la reattività di Gesink, Samuel Sanchez e Pellizotti, che vedono avvicinarsi le prime dieci posizioni della classifica, e soprattutto mostrano una forma tale da far sperare in una vittoria di tappa, della quale le rispettive formazioni avrebbero un bisogno veramente disperato.
Le premesse per continuare a divertirsi in un Giro che ha fin qui offerto ben pochi momenti di stanca ci sono tutte, sempre che il gelo non torni a ghiacciare quei bollenti spiriti che tante emozioni ci hanno assicurato anche oggi.
Gabriele Bugada
VALLOIRE – IVREA: LA POZZANGHERA DOPO LA TEMPESTA
Al rientro in Italia, dopo aver archiviato due intese giornate alpine, non aspettiamoci una tappa tranquilla. Forse lo sarà sino a una ventina di chilometri dall’arrivo, poi la lunga fase pianeggiante finale sarà spezzata dall’improvvisa ascesa verso Andrate. Le pendenze e il chilometraggio della tappa, una delle più lunghe di questa edizione, potrebbero collaborare a far di questo finale un epilogo di sofferenza per chi non avrà ancora smaltito lo Jafferau e il Galibier.
I due tapponi alpini non sono stati proprio una tempesta di salite, ma avranno avuto la violenza d’un prepotente acquazzone sulla classifica che, all’inizio della terza settimana di gara, avrà già una fisionomia ben delineata. A questo punto ci si attenderebbe, dopo i finali verso il cielo dello Jafferau e del Galibier e la giornata di riposo (notoriamente indigesta a diversi corridori), una tranquilla tappa di alleggerimento per dar modo ai velocisti di sfogare le velleità represse nelle giornate precedenti e per concedere ai big una giornata di relativa pace. Ma non sarà così, invece, perché gli organizzatori hanno pensato bene di piazzare, al termine di una frazione lunga quasi 240 Km, e per questo già dispendiosa di suo, un’ascesa breve ma secca che svetterà all’improvviso in mezzo alla pianura che caratterizzerà gli ultimi 140 Km di gara.
Il tracciato lo si conosce da mesi e, dunque, questo finale non sarà una novità, ma, piazzata a pochi chilometri dal traguardo, quest’asperità potrebbe cogliere di sorpresa chi non avrà ancora smaltito le fatiche delle tappe precedenti e tra questi potrebbe anche esserci qualche uomo ancora in alta classifica. In pratica, dopo l’acquazzone franco-piemontese, ecco una vera e propria pozzanghera nella quale sprofondare senza rimedio.
Per arrivare a questo finale i “girini” dovranno riscavalcare la catena alpina e lo faranno ripercorrendo a ritroso gran parte del tracciato della tappa precedente. Dunque, subito dopo la partenza da Valloire, uno dei due poli del comprensorio sciistico Galibier-Thabor, si dovrà tornare sul Télégraphe senza fare, stavolta, il traguardo della montagna (anche perché sono soli 3,7 Km al 3,2%, superati proprio a 3,7 Km dal via). Ripresa la Val Moriana, si andrà poi a ripetere l’ascesa al Moncenisio dal versante francese, svettando a 2081 metri di quota quando saranno trascorsi 66 Km dalla partenza e ne mancheranno 170 alla conclusione. Rientrati in Italia, a Susa si lasceranno le strade percorse due giorni prima volgendo le spalle alla montagna e puntando con decisione verso la pianura, in direzione di Torino. Sfiorata la cittadina di Avigliana, il cui interessante centro storico medioevale è dominato dalla millenaria Sacra di San Michele, costruita all’inizio del X secolo sulla vetta del Monte Pirchiriano, il gruppo cambierà direzione lasciando la direttrice per la prima capitale d’Italia e procedendo in direzione del Canavese, la regione storico-geografica del Piemonte che corrisponde con l’intera porzione della provincia di Torino posta a nord del capoluogo, tra questo e il confine con la Valle d’Aosta, e sulle cui strade si dipanerà tutta la parte finale di questa sedicesima giornata di gara. Il tratto successivo si snoderà al piede delle prime pendici delle Alpi Graie e sarà movimentato da leggerissimi saliscendi e da qualche curva mentre si costeggeranno i confini del Parco Naturale la Mandria, istituito nel 1978 per proteggere il più grande parco recintato d’Europa, un tempo riserva di caccia della famiglia reale e al cui interno si trova un castello, dimora prediletta di Vittorio Emanuele II e della sua amante Rosa Vercellana, che il sovrano sposerà con rito morganatico. L’ingresso nel Canavese avverrà da Ciriè, centro che può essere definito la capitale ciclistica di questa terra perché vi hanno vissuto o ve ne erano originari ben tre vincitori del Giro d’Italia, Giovanni Brunero (1921, 1922, 1926), Giuseppe Enrici (1924, nato a Pittsburgh da genitori ciriacesi) e, il più conosciuto, Franco Balmamion (1962, 1963), che ancora risiede in questo comune, dove si sarebbe potuto far filotto con Secondo Martinetto, che arrivò quarto nel 1924.
Superati i “mangi e bevi” il gruppo si porterà in piano a Ozegna, centro che ritroverà la corsa rosa 37 anni dopo l’arrivo della 15a tappa dell’edizione 1976, terminata con una volata a gruppo compatto vinta dal belga Rik Van Linden davanti al connazionale Patrick Sercu che, tagliato il traguardo, incappò in una rovinosa caduta travolgendo un operatore della tv tedesca che stava riprendendo lo sprint troppo in mezzo alla strada. Subito dopo un facile zampellotto, penultima difficoltà del tracciato, condurrà al traguardo volante ad abbuoni di Agliè, dove si sprinterà all’ombra del Castello Ducale, la più settentrionale delle residenze sabaude “griffate” UNESCO, conosciuto agli appassionati di fiction per essere stato il set di “Elisa di Rivombrosa”. Altro interessante richiamo di questo centro è la Villa Il Meleto, che fu residenza estiva della famiglia del poeta Guido Gozzano, nella quale è stato ricostruito il famoso salotto di Nonna Speranza, descritto in un suo celebre componimento.
Tornato scorrevole, il tracciato transiterà ai piedi del colle sul quale sorge Parella, centro impreziosito da un castello del XIII secolo che sarà prossimamente restaurato, e poi raggiungerà l’antico centro salasso di Eporédia, l’odierna Ivrea, conosciuta per la “battaglia delle arance”, principale evento dello Storico Carnevale di Ivrea, manifestazione svoltasi per la prima volta nel 1808, esattamente cent’anni prima della nascita della Olivetti, la celebre azienda informatica che oggi costituisce anche una meta turistica, sia per la trasformazione degli stabili industriali nel Museo all’aperto di architettura moderna, sia per la presenza, all’interno del complesso, della quattrocentesca chiesa di San Bernardino.
Pur non essendoci passaggio dal traguardo inizierà ora l’anello di 35 Km che rappresenterà la parte più succulenta della tappa, tracciato sulle pendici occidentali della Serra, la vasta collina d’origine morenica che funge da confine naturale tra la provincia di Torino e il Biellese e ai cui piedi si adagiano cinque piccoli e deliziosi specchi d’acqua, il più grande dei quali, il Lago Sirio, è considerato il più pulito d’Italia. La strada che percorreranno i “girini” costeggerà, invece, le rive del Lago Campagna (detto anche “di Cascinette”) subito prima d’intraprendere l’attesa ascesa verso Andrate, piccolo centro posto al margine settentrionale della Serra, dove questa si salda alla catena alpina. Per arrivarci si dovrà penare per poco meno di 6 Km, su di una strada inclinata all’8,3% medio, con un picco del 16,6% raggiunto nei pressi del portale occidentale della Galleria della Serra, sfiorato a circa metà ascesa. Giunti sotto lo striscione del GPM mancheranno 18 chilometri e mezzo al traguardo, parte in discesa su Borgofranco d’Ivrea e poi nuovamente in pianura, per un finale da percorrere con il cuore in gola se qualche grosso nome si staccherà e il gruppo si trasformerà in un branco di lupi famelici. Ma stavolta non sarà la preda a fuggire!
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Col du Télégraph (1566m). Attraversato dalla Route départementale 902 (“Route des Grandes Alpes”) tra Saint-Michel-de-Maurienne e Valloire, non è mai stato affrontato dal Giro. Il Tour l’ha affrontato 28 volte come GPM. Il primo a transitare sotto lo striscione è stato il francese Émile Georget nel 1911, che poi scollinò in testa anche sul vicino Galibier e s’impose nella Chamonix – Grenoble; ultima gloria per lo spagnolo Gorka Izagirre nella tappa Modane – Alpe d’Huez, conquistata dal francese Pier Rolland. Gli italiani che sono transitati in testa sul Télégraph sono stati sette (contando anche Camellini, che prenderà la cittadinanza francese l’anno successivo): Bartolomeo Aymo nel 1924, Francesco Camusso nel 1935, Fermo Camellini nel 1947, Gastone Nencini nel 1957, Pietro Campagnari nel 1972, Giovanni Battaglin nel 1979 e Rodolfo Massi nel 1998.
Col du Mont Cenis (2081m). Costituito dalla Punta di Ronce e dalla Punta Clairy, è attraversato dalla “Route départementale 1006” (fino al 2006 classificata come Route nationale 6) tra Lanslebourg-Mont-Cenis e il confine con l’Italia. Separa le Alpi Graie dalle Cozie. Mai scalato al Giro, dal Moncenisio è transitato 5 volte il Tour de France: l’unico italiano a conquistarlo è stato Claudio Chiappucci, durante la storica tappa Saint-Gervais – Sestriere del 1992, il primo a scollinarvi in testa fu il francese Pierre Tacca nel 1949 (tappa Briançon – Aosta vinta da Coppi), l’ultimo il russo Konyshev nel 1999 (tappa Sestriere – Alpe d’Huez vinta da Guerini)
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Foto copertina: Ivrea, un momento della battaglia delle arance (apollodoro.it)

Sculture di neve a Valloire (www.tripadvisor.com)

Il centro storico di Avigliana (www.tripadvisor.com)

Sacra di San Michele (www.arengario.net)

Castello della Mandria (www.atlanteparchi.it)

Castello di Ozegna (www.claudiocolombo.net)

Il castello ducale di Agliè come appare in <<Elisa di Rivombrosa>> (www.davinotti.com)

Castello di Parella (www.provincia.torino.gov.it)

La Serra di Ivrea vista dal lago di Viverone (panoramio)

Lago Sirio (www.trivago.com)

Ivrea, chiesa di San Bernardino (flickr)
20-05-2013
maggio 21, 2013 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
Giorno di riposo
AN POST RAS (Irlanda)
Il nezoelandese Shane Archbold (An Post – Chainreaction) si è imposto nella seconda tappa, Longford – Nenagh, percorrendo 160,4 Km in 3h23′57″ alla media di 47,288 Km/h. Ha preceduto allo sprint il polacco Bialoblocki e il belga De Buyst.
L’irlandese Peter Hawkins (Team IG – Sigma Sport) è il nuovo leader della classifica, con 2″ su Archbold e Bialoblocki.
TOUR OF JAPAN
Giorno di riposo
IL SECONDO SQUILLO DI SAGAN
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale) vince l’ultima tappa dell’Amgen Tour of California riuscendo a precedere con una volata maestosa il tedesco Daniel Schorn (Netapp-Endura) e lo statunitense Tyler Farrar (Garmin-Sharp). Oltre all’affermazione di Sagan bisogna aggiungere anche l’incoronazione di Van Garderen a vincitore della corsa americana.
Foto copertina: il sigillo di Sagan sull’edizione 2013 del Tour of California (foto Jon Devich)
Dopo la prima vittoria ottenuta nella terza tappa ci saremmo aspettati un Peter Sagan in formato “cannibale” visti i precedenti che risalgono ad un anno fa, quando in California vinse cinque tappe su otto disputate. Ma dalla terza tappa in poi il giovane talento di Zilina, Slovacchia, ha centrato solo piazzamenti lasciando denotare che la condizione fisica non fosse ancora al top. I campioni, però, escono alla distanza e nell’ultima volata la potenza di Sagan è stata talmente devastante che nessuno è riuscito a contrastarlo.
Quest’ultima tappa lunga 130 chilometri che partiva da San Francisco e terminava a Santa Rosa prevedeva un percorso tutto sommato abbordabile a parte qualche strappetto, anche impegnativo ma non tale da escludere la volata finale.
Qualche chilometro dopo la partenza evadono dal gruppo tre corridori: De Gendt (Vacansoleil-DCM), McCartney (Bissel Cycling) e Duchesne (Botranger); il trio in avanscoperta riuscirà a guadagnare un vantaggio massimo di circa quattro minuti, ma nonostante l’impegno mostrato dai fuggitivi, oggi era praticamente impossibile scappare dalle “grinfie” del gruppo.
Ed è così che il gruppo riusce a rientrare sui battistrada quando all’arrivo mancano una dozzina di chilometri, all’entrata del circuito finale, con gli squadroni dei velocisti già piazzati in testa al plotone.
Passato il triangolo rosso dell’ultimo chilometro è l’Orica-Greenedge che si impadronisce delle prime posizione e non le mollerà se non quando inizierà la volata. L’ultimo portacolori della formazione australiana che lavora in funzione di Matthews, nonostante la mancanza del capitano alla propria ruota, continua nella sua progressione: appena si scansa parte la volata che ha un solo padrone: Peter Sagan. Appena lo slovacco comincia il suo sprint gli avversari perdono metri e neppure il vento contrario riuscirà a svantaggiare Sagan, che taglia il traguardo con netto distacco sugli inseguitori. Secondo classificato è Daniel Schorn mentre giunge terzo l’americano Tyler Farrar.
L’altro corridore che festeggia sul podio è Tejay Van Garderen che, con la conclusione della tappa di oggi, è ufficialmente il vincitore del Tour of California 2013. La vittoria del 24enne statunitense è giunta, oltre che alle ottime capacità individuali, anche grazie ad un team, la BMC, che si è dimostrata ampiamente la più forte e anche quella che credeva di più nella vittoria del proprio capitano. Per Van Garderen c’è ora in mirino un’altra corsa, il Tour de France, che sicuramente lo vedrà protagonista come l’anno scorso.
Paolo Terzi
19-05-2013
maggio 20, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Giovanni Visconti (Movistar Team) si è imposto nella quindicesima tappa, Cesana Torinese – Col du Galibier (Valloire), percorrendo 144,8 Km in 4h40′48″ alla media di 30,940 Km/h. Ha preceduto di 42″ il colombiano Betancur Gómez e il polacco Niemiec. Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora maglia rosa con 1′26″ sull’australiano Evans e 2′46″ sul colombiano Urán Urán.
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, San Francisco – Santa Rosa, percorrendo 129,9 Km in 3h04′07″ alla media di 42,332 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’austriaco Schorn e lo statunitense Farrar. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 67° a 27″. In classifica si impone lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC Racing Team) con 1′47″ sull’australiano Rogers e 3′26″ sul colombiano Acevedo Colle. Miglior italiano Pinotti, 41° a 30′24″
GLAVA TOUR OF NORWAY (Norvegia)
Il norvegese Alexander Kristoff (Katusha Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Gjøvik – Hønefoss, percorrendo 172,9 Km in 4h04′29″ alla media di 42,432 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Enger e Edvald Boasson Hagen (Sky ProCycling). Miglior italiano Kristian Sbaragli (MTN Qhubeka), 49° a 1′13″. In classifica si impone Boasson Hagen con 31″ sul portoghese Moreira Paulinho e 45″ su Enger. Miglior italiano Sbaragli, 42° a 11′39″.
AN POST RAS (Irlanda)
L’irlandese Conor Dunne (Tipperary Carrick Iverk Produce) si è imposto nella prima tappa, Dunboyne – Longford, percorrendo 135,4 Km in 2h48′55″ alla media di 48,094 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Northey e di 23″ l’olandese Eefting, distanziati di 4″ e 29″ nella prima classifica generale.
PARIS – ARRAS TOUR
Il francese Rudy Barbier (Bridgestone Anchor) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Arras, percorrendo 182,5 Km in 4h17′35″ alla media di 42,510 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico McLay e il francese Duval. Unico italiano in gara Giorgio Brambilla (Atlas Personal – Jakroo), giunto 95° ma accreditato del tempo dei primi essendo stato coinvolto in una caduta nella volata. In classifica si impone lo statunitense Joey Rosskopf (Hincapie Sportswear Development Team) con 17″ su Duval e 18″ su Brambilla.
SIMAC OMLOOP DER KEMPEN
L’italiano Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Veldhoven, percorrendo 200 Km in 4h27′27″ alla media di 44,868 Km/h. Ha preceduto di 2″ l’olandese Lammertink e di 8″ l’olandese Te Stroet.
TOUR OF JAPAN
Il giapponese Taiji Nishitani (Aisan Racing Team) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Sakai, percorrendo 2,7 Km in 3′26″ alla media di 47,184 Km/h. Ha preceduto di 4″ il sudcoreano Seo e di 5″ il giapponese Mori. Miglior italiano Andrea Palini (Lampre – Merida), 7° a 7″.
RONDE DE L’ISARD (Francia – dilettanti)
Il belga Gert-Jan Devos (Ovyta – Eijssen – Acrog Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Foix – St. Girons, percorrendo 161,3 Km in 4h38′01″ alla media di 34,810 Km/h. Ha preceduto di 52″ il francese Guillemois e il colombiano Juan Ernesto Chamorro (4-72 Colombia). Ritirato l’unico italiano in gara, Ignazio Moser (BMC Development Team). In classifica si impone Chamorro con 9″ sul francese Le Lavandier e 20″ sul belga Teuns.
DUE GIORNI MARCHIGIANA – GP SANTA RITA (dilettanti)
L’italiano Matteo Busato (Trevigiani Dynamon Bottoli) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Sant’Agostino di Castelfidardo, percorrendo 152,1 Km in 3h48′ alla media di 40,026 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Gianluca Milani (Zalf Euromobil Désirée Fior) e Nicola Dal Santo (Ceramica Flaminia – Fondriest)*
*professionista
TROFEO MATTEOTTI DILETTANTI
L’italiano Gianluca Leonardi (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Marcialla, percorrendo 153 Km in 3h50′ alla media di 39,913 Km/h. Ha preceduto di 2″ gli italiani Davide Formolo (Petroli Firenze Wega Contec) e Alessio Casini (Maltinti Lampadari – Banca di Cambiano)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI GALIBIER
maggio 20, 2013 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1963. Seguiteci.
Foto copertina: ripresa dalla telecamera della RAI, anche una marmotta è uscita dal letargo per assistere al tappone del Galibier
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
Galibier, Visconti nel nome del Pirata. Nibali sempre più padrone del Giro (Gazzetta dello Sport)
Impresa di Visconti sul Galibier. Nibali resta maglia rosa (Corriere della Sera)
Regno Unito
Visconti claims first victory amid snowy conditions (The Independent)
Visconti conquers snow and rivals to take the stage 15 (The Daily Telegraph)
Francia
Visconti en solitaire (L’Equipe)
Spagna
Visconti conquista el Galibier en un día de huelga del pelotón (AS)
Visconti se adjudica una etapa épica en el Galibier (Marca)
Nibali mantiene el rosa bajo la nieve (El Mundo Deportivo)
Belgio
L’Italien Giovanni Visconti remporte la 15e étape du Tour d’Italie, au Galibier (Le Soir)
Visconti wint mythische Giro-etappe op de Galibier (De Standaard)
Visconti remporte en solitaire la 15e étape, dans la neige (L’Avenir)
Santambrogio dompte la neige et Nibali (La Dernière Heure/Les Sports)
Visconti en solitaire dans la neige (Sudinfo.be)
Paesi Bassi
Visconti wint in de sneeuw (De Telegraaf)
Canada
Visconti claims 15th Giro stage with strong solo performance (The Globe and Mail)
USA
Nibali Contains Rival’s Attacks to Retain Overall Lead (The New York Times)
Colombia
Carlos Betancur, de segundo en la etapa 15 del Giro, Duarte fue quinto (El Tiempo)
Carlos Betancurt, líder de los jóvenes del Giro de Italia (El Espectador)
Australia
Evans down on time but not hope (The Age)
Evans still in the hunt in Giro (The Australian)
Cadel chase stalls in snow (Herald Sun)
BOX POPULI
Ogni giorno, a partire dalla prima tappa, qui troverete i commenti degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
GIORNI PRECEDENTI LA TAPPA
Mauro Facoltosi: RCS al momento non ha ancora preso una decisione, il prefetto della Savoia sì: negato il permesso al Giro per il passaggio su Moncenisio e Galibier a causa dei troppi rischi. L’unica soluzione possibile sarebbe, a questo punto, di partire da Cesana Torinese, raggiungere Bardonecchia, sconfinare attraverso il traforo del Frejus e da lì salire sul Telegraphe per raggiungere Valloire. Si parla di traguardo alternativo a Les Verneys, circa 2 Km dopo Valloire. Il problema è che, in diretta, oggi Vegni ha detto che il traforo era impensabile: dunque, a questo punto, temo che RCS deciderà di annullare la tappa. Le squadre dovranno comunque raggiungere Valloire in autobus, dove è in programma il giorno di riposo e la partenza della successiva frazione, che riporterà la carovana in Italia. Se, però, il Moncenisio non sarà agibile nemmeno martedì e non vorranno passare dal traforo, penso che, a questo punto, recupereranno la partenza saltata domenica e la tappa diventerà Cesana Torinese – Ivrea.
Nebe1980: buffoni sono mesi che si lavora per assicurare il galibier, aspetta almeno la mattina della tappa per decidere e nel frattempo sbattiti per consentire il passaggio in sicurezza. In fondo il galibier è arrivo e quindi non c’è discesa
Mauro Facoltosi: Gli organizzatori non ne hanno colpa; senza l’ok del prefetto non si passa. Qualche anno fa un permesso negato fece saltare un’intera corsa a tappe (Giro della Liguria)
Profpivo: Parlare col senno di poi è sempre facile, ma non è stato un po’ troppo azzardato prevedere un Giro con quattro tappe oltre i 2000 metri di quota? A maggio non è così incredibile che nevichi in montagna. E se continua così anche la tappa con Gavia e Stelvio salterà, e a grosso rischio anche quella della Tre Cime.
Mauro Facoltosi: Va anche detto che erano anni che non si vedeva un maggio così nevoso e freddo.
Salitepuntocia’: Un maggio piovoso direi ma non freddo. La prima parte del mese ha fatto ben 2-3 gradi sopramedia del periodo degli ultimi trent’anni, solo da 3 gg si è sottomedia ed è capitato nel momento delle Alpi … L’aria più fresca e quindi la neve in montagna a quelle quote cade indipendentemente da quanto sia più caldo o più freddo della media, infatti anche a luglio e agosto con una semplice perturbazione atlantica nevica sopra i 2500 e a volte più in basso, livigno ha le sue nevicatine anche a luglio a agosto a 1800 mt. A metà maggio la media massime a milano ad esempio è 22 gradi , e minime di 10 gradi.. In quota significa che va sottozero comunque. L’unica differenza è che in un maggio veramente freddo nevica a 700-1000 mt, in un maggio qualsiasi a 2000. Nel giro 84 A GIUGNO nevicò a Bardonecchia alla partenza della tappa a 1200 mt e fece 30cm a macugnaga…
Sto maggio fa ridere al confronto…
Howling Wolf14: Il Giro d’Italia va un po’ ripensato. E’ vero che il 2013 è un anno eccezionale di maltempo, però non si possono sempre forzare le situazioni. Bisognerà tener conto anche di questo aspetto.
Mauro Facoltosi: Secondo le ultime informazioni in arrivo dalla Francia, che in un primo momento parlavano di traguardo anticipato a Le Verneys (3 Km dopo Valloire), pare che si possa arrivare fino alle Granges del Galibier, a quota 2300 metri.
Mauro Facoltosi: E’ arrivata la conferma da Acquarone: arrivo a quota 2300, dove c’è il monumento a Pantani. Ci sono ancora dubbi, ma si spera, per il Moncenisio.
Nebe1980: Beh era quello che dicevo io. Aspettiamo domani e tentiamo nel frattempo di fare il possibile perchè il tracciato sia il più possibile vicino a quello originariamente programmato. L’arrivo ai 2300 mt è già una buona scelta per coniugare la sicurezza dei corridori con l’esigenza di una corsa che vede molte salite a rischio
Howling Wolf14: Con tutta la comprensione per gli organizzatori, io ritengo comunque che una corsa a tappe non possa vivere per metà della sua durata su precarietà, punti interrogativi, ipotesi e percorsi di emergenza. E’ vero che si tratta di un anno particolarmente ostile per via del maltempo, ma è altrettanto vero che, svolgendosi la corsa a maggio, il fattore possibile maltempo andrà tenuto in debita considerazione quando si disegneranno i percorsi della prossime edizioni. I team programmano le loro tattiche sulla base delle caratteristiche delle tappe che si succedono, magari non attaccano in una frazione e tengono in serbo le energie per quella successiva. Se quella successiva salta, le tattiche e i programmi vanno a pallino. E allora si dice che sapendolo prima si sarebbe attaccato nella tappa precedente. Il Giro non può vivere alla giornata. Dovrà decidere di andare dove si può, non dove forse non si può. Sennò chieda la collocazione in un’altra parte del calendario. Ma temo che, siccome il Giro, ormai, conta poco, le eventuali richieste rimangano lettera morta.
Profpivo: Non credo assolutamente che arriveranno a 2300 metri, mi sembra solo una maldestra mossa per tenere vivo l’interesse della gente sfruttando anche il fatto che lì c’è la stele per Pantani. E poi scusate ma se non si passa sul Moncenisio, come fanno a fare la tappa. Secondo me sarà annullato tutto, se il prefetto non dà l’ok è impossibile partire. E se proprio andasse bene, metteranno il traguardo a Valloire.
Nebe1980: ma perchè non mettono l’arrivo all’alpe d’huez che è più bassa? comunque in effetti le altitudini estreme sono pericolose. io preparerei il percorso alternativo sin dalla presentazione del giro. Comunque di salite dure sotto i 2000 ce ne sono tante (prime tra tutte Zoncolan e Mortirolo)
Salitepuntocia’: Meglio così. Con la scusa del maltempo finalmente capiranno che le salite da passistoni tipo Stelvio galibier etc non su devono mettere nei percorsi. I zoncolan Prada alta nortirolo etc son a quote più basse e quindi questi son i punti fermi per il futuro
Howling Wolf14: Ma, Nebe, forse tu non hai ancora capito come si organizza una corsa ciclistica a tappe. Le tappe devono arrivare dove ci sono gli enti locali che cacciano i cosiddetti euros. Non è che si vanno a mettere a capocchia i teloni del traguardo. RCS ha preso i soldi da Valloire e lì la tappa deve arrivare e lì le squadre devono pernottare. L’Alpe d’Huez non c’entra. All’Alpe d’Huez non interessa l’arrivo del Giro. Seconda cosa. I percorsi alternativi sono pronti da mesi. Ovviamente non vengono rivelati, ma per ogni tappa alpina ce ne sono almeno due o tre. Questa è stata un’ondata di maltempo eccezionale che ha reso parzialmente impraticabili anche gli itinerari alternativi.
Salitepuntocia’: L’alpe d’huez sta chiedendo il giro da tre anni ma valloire ha offerto più soldi. idem bardonecchia etc. Il mondo gira in base ai soldi …
Nebe1980: Nun va bene. NN si può fare il galibier? Io avrei messo l’alpe d’huez come arrivo alternativo. in fondo a 2660 mt può nevicare anche a luglio (vi ricordate il tour 96?) quindi alternativa sulla vicina alpe d’huez e quel paese gli stramaledetti quattrini che rovinano questo sport e anche tutti gli altri
Howling Wolf14: Per quanto mi riguarda i soldi non rovinano il ciclismo. Io vado in bicicletta da quando avevo 8 anni. E non ho mai smesso. La mia è una passione. Anche per altri. Per i professionisti, invece, è una passione trasformata in lavoro. Pedalano per guadagnare. Gli stramaledetti quattrini servono a loro per vivere come servono a te. Se poi questa logica non ti piace e pensi che – come dice Salitepuntocià – si dovrebbe correre solo per passione, non per soldi, per osservare lo spirito olimpico, beh, prova a fare qualche proposta oppure – come dicevo io – se il principio non ti va, accomodati da altra parte. Tanto, se vai in bicicletta, potrai continuare a farlo lo stesso.
DOPO LA TAPPA
Mauro Facoltosi: Vittoria di Visconti. Betancur 2°, Niemiec 3°. Nel gruppo maglia rosa si è visto poco. Con tutto quello che avevano fatto gli organizzatori per salvare questa tappa potevano osare un pochino di più.
Fricius: Direi però che il pianto di Visconti è stato veramente commovente, da solo è valso più di molto spettacolo e molte parole.
Salitepuntocia’: Quoto. Anche perché dal galibier non ci si aspettava nulla, la prossima volta facciano un arrivo all’alpe d’huez anche se come euro offrirà di meno….
in collaborazione con gli utenti del Forum dello scalatore (www.salite.ch)
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
E adesso pedala (Marco Pantani)
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Valloire – Ivrea
Valloire: previsioni non disponibili
confine di stato (Km 78,1): pioggia debole (0,1 mm), 6,7°C, venti deboli da SSE (3-7 Km/h), umidità al 77%, limite della neve a 1810 metri.
Susa (Km 95,4) : pioggia debole (0,2 mm), 15,6°C, venti deboli da E (6-11 Km/h), umidità al 71%
Fiano (Km 147) : pioggia debole (0,2 mm), 14,5°C, venti deboli da ENE (6 Km/h), umidità al 73%
Agliè – Traguardo volante (Km 183,6) : pioggia debole (0,3 mm), 14,3°C (percepiti 13°C), venti deboli da NE (10 Km/h), umidità al 76%
Ivrea : pioggia debole (0,3 mm), 14,9°C, venti deboli da ENE (8 Km/h), umidità al 80%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
Vaccari: “Abbassare la partenza” (abbassare la bandiera del via alla partenza)
Roberto Petito: “Condizioni atmosferice”
Vaccari: “Partenza alle 14″ (infatti sono partiti alle 13)
Cattaneo: “Non solo sei arrivato al fondo, ma hai pure vinto questa tappe per ciclisti duri” (ciclisti duri? intendevi congelati? ieri ci sono andati vicino, in effetti)
Nibali: “Sul Galibier, dove Pantani ha costruito qualche… diversi successi” (uno solo, rimasto nella storia, ma uno solo)
Roberto Petito: “Spartitraffici”
Pancani: “Giuffrò” (Jafferau si pronuncia Giaffrò)
Cassani: “Il Moncensio verrà scalato anche domani per rientrare in Italia” (domani c’è il riposo)
France3: “Cesara Torinese” (la Buonamici è toscana)
De Stefano: “Francesco Pantani”
Pancani: “La cima del gigante delle alpi ancora una volta resterà inviolata” (solo stavolta e nel 1996, al Tour, non si riuscì a salire sul Galibier)
Pancani: “La sbarra era rimasta ai piedi della strada del Galibier”
Pancani: “Sette uomini al comando sul gruppo”
De Luca: “Siamo alle code del gruppo”
Pancani: “Uno dei campioni più amato”
Pancani: “Ha ripreso a navigare qua ai 2300 metri del Galibier” (la neve è diventata uno straripante diluvio?)
Pancani: “La composizione del podio alle spalle di Visconti”
IL GIRO DI GOMEZ
Come al Tour dello scorso anno, in questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
15a tappa: Cesana Torinese – Col du Galibier
1° Davide Appollonio
2° Mattia Gavazzi s.t.
3° Filippo Pozzato s.t.
4° Marco Canola s.t.
5° Giairo Ermeti s.t.
Classifica generale
1° Mattia Gavazzi
2° Rafael Andriato a 20′04″
3° Edwin Alcibiad Avila Vanegas a 20′14″
4° Davide Appollonio a 21′24″
5° Miguel Minguez Ayala a 22′01″
QUELLA VOLTA CHE SI PARTI’ DA NAPOLI
Tuffo nella storia del Giro del 1963, il primo e finora unico partito da Napoli. Ci condurranno indietro di 50 anni i titoli del quotidiano “La Stampa” e le altimetrie d’epoca dell’archivio di www.ilciclismo.it
15a TAPPA: MANTOVA – TREVISO – 2 giugno 1963
MAGNANI SCATTA E VINCE A TREVISO – BALMAMION, DE ROSSO E ADORNI: UNO DEI TRE MAGLIA ROSA A MILANO
Giornata senza emozioni al Giro d’Italia, alla vigilia dell’odierno riposo – De Rossi strappa 3 secondi a Balmamion – Il “punto” dopo le prime quindici tappe
Primo successo da professionista del corridore di Cesena, che ha staccato di un soffio in prossimità del traguardo i 27 compagni di fuga – Il plotone dei migliori giunto con un quarto d’ora di distacco – I primi hanno percorso i 155 Km, alla notevole media di 44,211 Km/h – Alla partenza, breve cerimonia a ricordo di Learco Guerra – I primi in classifica sono arrivati a Treviso con netto ritardo, ma nell’ultimo chilometro il veneto è riuscito a staccare di poco la Maglia rosa – Fra i miglior in classifica una specie di patto di non aggressione in attesa delle Dolomiti – Sulle prossime salite Taccone attaccherà di nuovo? – Zancanaro si batte bene, ma è poco aiutato dai compagni di squadra.
GIORNO DI RIPOSO A TREVISO (3 GIUGNO 1963, GIORNO DELLA SCOMPARSA DI PAPA GIOVANNI XXIII)
I CORRIDORI DEL GIRO OGGI A TREVISO IMPEGNATI NELLA TAPPA A CRONOMETRO
Si prevedono importanti mutamenti in classifica generale – Il cordoglio del Giro per la morte del Papa
La frazione, completamente pianeggiante, è lunga 56 chilometri – Alle spalle di Baldini, cui non dovrebbe sfuggire il successo, si daranno battaglia la maglia rosa Balmamion ed i suoi più diretti rivali – Una grande cerimonia prevista per domani prima della partenza della tappa per Gorizia
ARCHIVIO ALMANACCO
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2a tappa: Ischia – Forio (cronosquadre)
3a tappa: Sorrento – Marina di Ascea
4a tappa: Policastro Bussentino – Serra San Bruno
6a tappa: Mola di Bari – Margherita di Savoia
8a tappa: Gabicce Mare – Saltara (cronometro)
9a tappa: Sansepolcro – Firenze
10a tappa: Cordenons – Altopiano del Montasio
11a tappa: Tarvisio (Cave del Predil) – Vajont
12a tappa: Longarone – Treviso
14a tappa: Cervere – Bardonecchia (Jafferau)
SUL GALIBIER VINCONO VISCONTI E LA PAURA
Si risolve in un nulla di fatto la frazione del Col du Galibier, salvata soltanto da una splendida impresa solitaria di Giovanni Visconti. Il gruppo neutralizza in sostanza il Moncenisio, affrontato a passo d’uomo, e i big si marcano sulla salita finale. Altra piazza d’onore per Betancur, che recupera una manciata di secondi insieme a Majka e Niemec. Pressoché invariata la classifica generale.
Foto copertina: Giovanni Visconti festeggia il meritatissimo successo sul Galibier (foto Roberto Bettini)
Se l’idea della quindicesima tappa del Giro d’Italia era quella di rendere omaggio a Marco Pantani, si può dire che l’esperimento sia riuscito solo a metà: la visita alla stele dedicata al Pirata, dove le pessime condizioni meteo hanno costretto a porre il traguardo, ha suscitato più di qualche emozione, ma i corridori – che hanno ovviamente diritto di interpretare la corsa come meglio credono, perseguendo gli obiettivi che preferiscono – non hanno propriamente contribuito all’omaggio, dando l’impressione di giudicare la corsa più chiusa di quanto la classifica non autorizzi a pensare.
Evans, Uran e Santambrogio, per questioni di graduatoria, condizione e risultati gli unici a poter nutrire sogni rosa, hanno ritenuto quel che restava del Galibier (una buona fetta: 14 dei 18 km previsti originariamente) insufficiente a mettere in difficoltà il capoclassifica, o hanno forse rimandato l’assalto a terreni ancor più arcigni, che non si presenteranno però prima di venerdì. Scarponi ha abbozzato un allungo a 3 km dalla vetta, ma senza mostrare né la convinzione né la gamba necessarie a colmare almeno una parte dei quasi 4’ che lo separano dalla testa; tanto che meglio di lui, oggi come ieri, ha saputo fare Niemec, compagno sempre più vicino allo status di co-capitano, ormai staccato di soli 42’’ dal marchigiano in graduatoria.
A minacciare la serenità della Astana, che ha ritrovato oggi anche il miglior Fabio Aru, hanno provato soltanto alcuni outsiders: Gesink, Henao e Kiserlovski sul Télégraphe, Kelderman, Sanchez, Caruso, Betancur e Majka sul Galibier, in mezzo a tanti attacchi senza seguito da parte di uomini fuori classifica (Stetina, De Greef, Di Luca, Herrada, Gastauer, Martinez, Garate, Petrov). Nessuno è riuscito a scuotere davvero un gruppo pilotato a ritmo costante ma non esasperato da Agnoli prima e Aru poi, folto ancora di una trentina di unità a 2 km dal traguardo. Come spesso è avvenuto, è stato allora Nibali ad operare la maggiore selezione, prima che una girandola di scatti negli ultimi 1500 metri consentisse a Betancur, Majka e Niemec di guadagnare un pugno di secondi.
In tutto ciò, va a Giovanni Visconti il merito di aver salvato il bilancio della giornata, ponendo la seconda candidatura – dopo quella di Hansen a Pescara – alla palma di miglior azione solitaria del Giro. Terzo siciliano a far fortuna in questo Giro, dopo le maglie rosa Puccio e Nibali, il tre volte campione italiano si è involato in fuga a 3 km dal primo Gran Premio della Montagna, quel Moncenisio per la cui scalata in bicicletta Vegni e Acquarone avevano dovuto combattere non meno che per garantirsi gran parte del Galibier, dopo il parere fortemente contrario espresso ieri dal prefetto francese. Uno sforzo ripagato dai corridori con una comprensibile ma poco edificante auto-neutralizzazione, condita da improperi a chi, nei chilometri iniziali, ha osato rompere la tregua, peraltro organizzata in una delle giornate di maggior visibilità televisiva della corsa.
Visconti è stato fra i primi a dare il via alla gara vera, insieme a Pirazzi, Chalapud e Rodriguez, successivamente raggiunti in testa da Weening, Rabottini e Rubiano. I sette hanno raggiunto un vantaggio massimo superiore ai 6’, ma un enorme e incomprensibile dispiegamento di forze della Lotto Belisol nel tratto di fondovalle precedente il Télégraphe ha riportato il plotone ad appena 2’, lasciando immaginare che il successo parziale fosse affare per grossi calibri. E così sarebbe effettivamente stato, se il siciliano, dopo aver distanziato già sulla penultima ascesa i compagni di viaggio, non avesse mantenuto a lungo un ritmo superiore a quello del gruppo e dei vari drappelli via via evasi, soffrendo davvero soltanto nei chilometri finali, percorsi sotto una nevicata di crescente intensità.
Conservando sul traguardo 42’’ di vantaggio, l’alfiere Movistar, al primo successo di prestigio con la maglia che veste dalla stagione scorsa, ha relegato all’ennesimo secondo posto Betancur, cui resta la parziale consolazione di aver sfilato la maglia bianca a Majka per 5’’, ma il rammarico di aver dovuto attendere più del giusto a muoversi per consentire il rientro di Domenico Pozzovivo, rimasto attardato a causa di una caduta nella discesa del Télégraphe.
Alla vigilia del secondo giorno di riposo, Nibali entra dunque nell’ultima settimana mantenendo 1’26’’ su Evans, 2’46’’ su Uran, 2’47’’ su Santambrogio, 3’53’’ su Scarponi, 4’35’’ su Niemec, 5’15’’ su Betancur, 5’23’’ su Majka e 5’57’’ su Pozzovivo: distacchi ancora piuttosto contenuti, che rendono ancor meno comprensibile l’arrendevolezza con cui quasi tutti si sono consegnati al dominio del capoclassifica negli ultimi due giorni. Il terreno per tentare la rimonta rimane, a cominciare già dall’insidiosa tappa di Ivrea di martedì; ma occorrerà ben altra combattività per evitare che la maglia rosa controlli con la stessa scioltezza di questo week-end.
Matteo Novarini