BWANA POGACAR! IN RUANDA LO SLOVENO SI CONFERMA SIGNORE DEL CICLISMO
Tadej Pogacar si conferma campione del mondo, attaccando nuovamente a oltre cento chilometri dall’arrivo e mettendo tra sé e gli avversari un vantaggio che poi amministra molto bene anche quando Remco Evenepoel, dopo aver superati alcuni problemi patiti in gara, si lancia scatenato all’inseguimento.
Quando fu reso noto il percorso del mondiale in Ruanda molti commentatori affermarono che si trattava di uno dei percorsi più duri della storia. Un circuito con due strappi molto severi da ripetere 15 volte e con un giro più largo a circa metà gara con la scalata del Monte Kigali a oltre 1700 metri di quota.
La previsione di una corsa molto dura è stata in effetti rispettata, poiché sono stati solo 30 gli atleti a completare la corsa. Per vedere simili numeri bisogna riportare indietro la memoria al 1995, quando la prova mondiale di Duitama fu completata da 20 atleti con due grandi fuoriclasse come Indurain e Pantani sul podio alle spalle di un Abraham Olano che aveva approfittato del controllo tra il “Pirata” e il navarro.
La seconda scommessa era capire se Tadej Pogacar avrebbe attaccato nel punto più duro della corsa, ovvero sul Monte Kigali, anche se esso era posto a oltre 100 Km dalla conclusione.
Chi segue questo sport ha già avuto prova che certi attacchi non spaventano lo sloveno, che prova a muoversi sempre nel punto che ritiene maggiormente adatto a fare la differenza, anche quando si trova molto distante dall’arrivo. Di ciò si è avuto ampio riscontro alla Strade Bianche quando, nonostante una modifica del percorso che aveva spostato il difficile settore di Monte Sante Marie a oltre 80 km dal traguardo, Pogacar ha ugualmente attaccato su quel settore per andare a prendersi la vittoria.
E’ andata così anche oggi. Sulle dure rampe del Monte Kigali, l’iridato ha attaccato e solo
Juan Ayuso da subito e Isaac Del Toro in un secondo momento sono riusciti a rispondere. Lo spagnolo ha pagato quasi subito lo sforzo, mentre Del Toro, che era riuscito a rientrare con un minore dispendio energetico, è stato in grado di rimanere con Pogacar per una trentina di chilometri prima di essere costretto inesorabilmente ad alzare bandiera bianca.
Il quattro volte vincitore del Tour de France è rimasto da solo a 65 chilometri dalla conclusione, ma non si è fatto assolutamente intimorire e, giro dopo giro, gestendosi alla perfezione e senza alcun passaggio a vuoto ha incrementato il proprio vantaggio, che è poi riuscito a mantenere anche quando Remco Evenepoel (che aveva avuto problemi che lo avevano costretto a cambiare bicicletta due volte) si è riportato sul primo gruppo inseguitore e ha provato, prima con altri contrattaccanti e poi da solo, un disperato tentativo di inseguimento.
Tutto ciò rappresenta l’ennesima conferma dello straordinario motore che possiede il campione sloveno e che, dopo le brutali accelerate alle quali risulta impossibile rispondere senza sfinirsi, riesce a mantenere ed incrementare il distacco anche quando ad inseguirlo sono diversi atleti.
Oggi è stato inseguito per moltissimi chilometri da Evenepoel, Ben Healy e e Mattias Skjelmose, ma il distacco non è mai sceso sotto il minuto. L’impressione è che l’iridato si sia regolato sul ritmo a cui andavano dietro, dando ogni tanto qualche accelerata per incrementare il vantaggio.
Insomma, oggi non ce n’era per nessuno e si è avuta la prova che la cronometro non eccezionale disputata qualche giorno fa, gara in cui era stato raggiunto da Evenepoel partito due minuti e mezzo dopo, non era stata disputata a tutta in previsione del vero obiettivo, che era proprio la prova odierna.
La corsa è vissuto, nella prima parte, su di una fuga di sette uomini che rispondono ai nomi di Menno Huising (Paesi Bassi), Ivo Oliveira (Portogallo), Marius Mayrhofer (Germania), Anders Foldager (Danimarca), Fabio Christen (Svizzera) e Julien Bernard (Francia), sui quali si è portato in un secondo momento Raul Garcia Pierna (Spagna).
Il tentativo è stato tenuto sotto controllo da Belgio e Slovenia, in attesa del testa a testa tanto atteso.
Avvicinandosi al Monte Kigali i ritmi del gruppo hanno portato il gap, che aveva raggiunto punte di 2 minuti e mezzo, ad appena un minuto, mentre il gruppo di battistrada si disgregava e la fuga del mattino terminava quando Pogacar, grazie ad un’accelerazione, riprendeva Bernard, ultimo fuggitivo ad arrendersi.
All’attacco di Pogacar, Evenepoel in un primo momento prova a rispondere, ma ben presto deve mollare la presa e lo sloveno rimane solo con Ayuso. Nella successiva discesa Isaac del Toro riesce a riportarsi molto bene sulla coppia di testa e sul successivo strappo cittadino riesce a restare alla ruota del campione del mondo, mentre Ayuso paga la propria volontà di rispondere colpo su colpo e si stacca.
Dietro, si erano formati vari gruppetti che si sono ricompattati al rientro nel circuito, quando la situazione vede Pogacar e Del Toro in testa alla corsa con un distacco di circa un minuto su un folto drappello composto da Primož Roglič (Slovenia), Remco Evenepoel, Quinten Hermans e Cian Uijtdebroeks (Belgio), Mikkel Frølich Honoré e Mattias Skjelmose (Danimarca), Andrea Bagioli, Giulio Ciccone, Marco Frigo e Gianmarco Garofoli (Italia), Thomas Pidcock (Regno Unito), Valentin Paret-Peintre, Paul Seixas e Pavel Sivakov (Francia), Thymen Arensman e Bauke Mollema (Paesi Bassi), Jai Hindley, Michael Matthews, Michael Storer e Jay Vine (Australia), Kevin Vermaerke (USA), Juan Ayuso e Carlos Canal (Spagna), Afonso Eulalio (Portogallo), Jan Christen e Marc Hirschi (Svizzera), Andreas Leknessund e Embret Svestad-Bårdseng (Norvegia), Harold Tejada (Colombia), Richard Carapaz (Ecuador), Ben Healy (Irlanda), Amanuel Ghebreigzabhier (Eritrea), Toms Skujins (Lettonia) e il russo Artem Nych (Atleti Indipendenti).
Nelle fasi immediatamente successive Evenepoel cambia due volte la bicicletta, probabilmente per problemi alla sella che si erano già manifestati sul Monte Kigali. La scelta dei tempi, tuttavia, non è delle migliori e il belga perde contatto dal gruppo inseguitore, nel frattempo esploso a causa di un attacco di Honoré (Danimarca), Sivakov ed Healy. Grazie anche all’aiuto dei compagni di squadra, Evenepoel riesce a rientrare sul terzetto e, dopo una fase di rimescolamento, porta via un drappello con Skjelmose, Healy (Irlanda), Pidcock e Jai Hindley (Australia), mentre davanti Pogacar stacca – senza neppure cambiare andatura – uno sfinito Del Toro quando all’arrivo mancavano ancora 65 chilometri.
Il belga non riceve cambi dai compagni di avventura e prova a impostare un inseguimento che, però, ha come risultato unicamente quello di mantenere stabile il passivo intorno al minuto. Si tratta comunque di un ritmo importante, tanto che dopo un paio di giri sia Hindely sia Pidcock sono costretti a cedere.
Rimasti in tre i contrattaccanti, anche Healy e Skjelmose cominciano a dare qualche cambio ma è troppo poco, cosicché Evenepoel, al penultimo giro, decide di lanciarsi solitario all’inseguimento del battistrada e stacca perentoriamente gli altri due contrattaccanti sullo strappo di Kigali Golf.
Neppure questo tentativo scalfisce la determinazione di Pogacar, che continua con un ritmo elevato senza cedimenti la sua grandissima impresa iniziata con un’accelerazione a 110 Km dall’arrivo.
Dalla lotta per l’ultima medaglia disponibile, esce vincitore Haely, che riesce a staccare Skjelmose.
Per quanto riguarda l’Italia il capitano designato Giulio Ciccone non è riuscito ad accodarsi al quintetto formatosi con il rientro di Evenepoel e è rimasto con il secondo gruppo inseguitore, giungendo al traguardo in sesta posizione a 6′47″ e migliorando comunque la venticinquesima posizione dello scorso anno.
Il prossimo appuntamento per gli appassionati di ciclismo è il campionato europeo di domenica prossima, che presenta un percorso molto esigente. Sarà l’occasione per una nuova sfida tra Pogacar ed Evenepoel, ma stavolta ci sarà anche Jonas Vingegaard…
Benedetto Ciccarone

Pogacar vola verso il suo secondo titolo mondiale (foto Dirk Waem/Belga Mag/AFP via Getty Images)
CARNEADE VALLIERES VINCE L’ORO NELLA PROVA IN LINEA DONNE ELITE. DELUDONO LE AZZURRE
Magdeleine Vallieres porta in Canada una insperata medaglia d’oro nella prova in linea elite donne. Sul circuito di Kigali assistiamo ad una corsa anarchica in cui non c’è una nazionale precisa che controlla la corsa e ne esce così una sorta di tutte contro tutte. Argento all’Australia con Niamh Fisher-Black e bronzo alla Spagna con Mavi García. Italia deludente nonostante la prova generosa di Barbara Malcotti, calata nel finale
La prova in linea donne elite dei Mondiali di Ciclismo in Rwanda presenta lo stesso percorso degli uomini under 23 con l’ormai mitica Côte de Kimihurura preceduta dall’altrettanto insidiosa salitella del Kigali Gold Club di 800 metri con pendenze spesso in doppia cifra. In totale sono 164.6 km con 11 giri del circuito di Kigali che ci diranno quale sarà la ciclista che succederà alla belga Lotte Kopecky, assente quest’anno. Tra le squadre da tenere d’occhio c’è sempre l’Olanda ma anche Spagna, Francia, Australia e lo stesso Belgio puntano a fare bene. Tra le nazioni po’ più defilate ma capaci comunque di ben figurare citiamo l’Italia, il Canada, la Germania e gli USA. La grande protagonista della prima parte di corsa è stata l’austriaca Carina Schrempf, al comando da sola per una sessantina abbondante di km. Partita intorno al km 20 senza che nessun’altra ciclista le facesse compagnia, la Schrempf veniva ripresa dal gruppo solamente a 66 km dalla conclusione. A questo punto iniziavano attacchi e contrattacchi e la corsa diventava molto anarchica, visto che nessuna nazione sembrava in grado di controllarla. A 34 km dalla conclusione erano in testa la svizzera Noemi Rüegg e la spagnola Mireia Benito. Ma il gruppo reagiva grazie ad un’accelerazione dell’Australia. L’attacco decisivo veniva portato a 22 km dalla conclusione da Niamh Fisher-Black (Australia), Mavi García (Spagna) e Magdeleine Vallieres (Canada). Il terzetto aumentava il vantaggio sul primo gruppo inseguitore in cui era presente anche l’azzurra Barbara Malcotti e riusciva a mantenere una distanza tale da giocarsi la vittoria finale. Sull’ultima Côte de Kimihurura la Vallieres aumentava la cadenza delle pedalate riuscendo a staccare le compagne d’attacco ed andava a vincere in solitaria con 23 secondi di vantaggio sulla Fisher-Black e 27 secondi di vantaggio sulla García, Completavano la top five la svizzera Elise Chabbey in quarta posizione e l’olandese Riejanne Markus in quinta posizione, rispettivamente a 41 secondi ed a 57 secondi di ritardo dalla Vallieres mentre l’Italia disputava una delle peggiori prove degli ultimoi anni visto che la prima azzurra al traguardo era Elisa Longo Borghini in quindicesima posizione. La Vallieres che a 24 anni ottiene la vittoria più importante della sua carriera. Domani atto finale dei Mondiali con la prova su strada uomini elite. Tutti aspettano il duello tra Pogačar ed Evenepoel ma abbiamo visto le insidie del percorso di Kigali e non sempre i più forti hanno vinto – vedi ad esempio proprio Magdaleine Vallieres. Domani mettiamoci comodi e vediamo che succede, magari anche i vari Ayuso e Ciccone possono dire la loro nonostante siano due ciclisti che nell’analisi dei favoriti de Ilciclismo non sembravano avere molto credito.
Antonio Scarfone

Magdeleine Vallieres vince è campionessa donne elite ai Mondiale del Rwanda (foto: Getty Images)
HIC SUNT LEONES: DI CHI SARA’ IL RUGGITO PIÙ FORTE AI PRIMI MONDIALI AFRICANI DELLA STORIA?
Il primo Mondiale di ciclismo in Africa sul durissimo circuito di Kigali può dare conferme o riservare sorprese. Abbiamo già visto nelle prove a cronometro le insidie del percorso su cui spicca il pavè della Côte de Kimihurura, a cui si aggiungerà a metà gara la non trascurabile salita del Mount Kigali. Di seguito l’analisi dei favoriti de Ilciclismo.it
Tadej Pogačar parte in pole position e vuole la seconda maglia iridata consecutiva nonostante la giornata no nella cronometro di domenica scorsa. Il sorpasso di Remco Evenepoel ai suoi danni sulla salita finale della Côte de Kimihurura resta un’immagine quasi storica del ciclismo attuale, ma una corsa in linea è molto diversa da una cronometro. La nazionale slovena sarà a completa disposizione di Pogačar ma in caso di difficoltà ha valide alternative in Primož Roglič e Matej Mohorič, che possono sfruttare l’elemento sorpresa.
Remco Evenepoel tenterà la doppietta cronometro-strada e lo mettiamo subito dietro Pogačar. La gamba mostrata dal campione belga nella cronometro la dice lunga sulle possibilità di bissare l’oro di Wollongong. Lo scorso anno a Zurigo, su un percorso probabilmente meno duro, chiuse in quinta posizione non dando l’impressione di poter lottare per la zona medaglie. Siamo curiosi di vedere cosa farà questa volta. Nonostante l’assenza di Wout van Aert, Tiesj Benoot e Tim Wellens, il Belgio schiera una delle squadre più forti, se non la più forte. Se Evenepoel dovesse venire meno, nel ruolo di capitano possono può subentrare gente del calibro di Cian Uijtdebroecks, Ilan van Wilder, Quinten Hermans e Florian Vermeersch.
Alle spalle di Pogačar ed Evenepoel, molte attese ricadono su Tom Pidcock, terzo alla Vuelta e anche lui forte di un’ottima condizione. Una top five potrebbe essere alla sua portata. In seconda battuta la Gran Bretagna può puntare Oscar Onley, ma non trascuriamo neppure Joseph Blackmore e Mark Donovan.
Nel 2025 Isaac Del Toro ha stupito tutti con la vittoria del Giro d’Italia e altre numerose affermazioni, basti pensare il recente poker italiano nel giro di una settimana (GP Industria & Artigianato, Giro della Toscana, Coppa Sabatini e Trofeo Matteotti). Ma è già da inizio stagione che il giovane ciclista messicano va fortissimo, a cominciare dalla vittoria della Milano – Torino. La gamba è ottima, ma i quasi 270 km del percorso di Kigali influiranno sulla sua giovane età? Da notare che la nazionale messicana schiererà al via solo 3 corridori, 5 in meno rispetto all’Italia e alle principali nazionali al via.
La Danimarca è priva di Mads Pedersenm che ha mostrato di avere un’ottima condizione alla Vuelta e punterà gli Europei di inizio Ottobre. In Rwanda il capitano unico sarà Mattias Skjelmose Jensen, reduce da buone prestazioni nelle corse canadesi e da un secondo posto al Giro del Lussemburgo.
L’Olanda senza Mathieu van der Poel sembra essere poca cosa ma le doti da fondista ed il buon feeling con le salite alzano le quotazioni di Thymen Arensman. Citiamo anche Wout Poels, che in passato ha mostrato di essere a suo agio su percorsi simili a quello di Kigali.
L’Australia non avrà il Pogačar di turno ma ha sicuramente una delle rose più intriganti con Jay Vine e Jai Hidley che condivideranno il ruolo di capitano. Il ciclista dell’UAE Team Emirates XRG ha vinto un argento e un bronzo in questi mondiali e la sua gamba fa invidia a quella di Evenepoel, venendo anche da una Vuelta da protagonista (per lui tre vittorie di tappa, compresa la cronosquadre di Figueres, e la vittoria nella classifica dei GPM). Hindley è, invece, reduce dal quarto posto alla Vuelta ed è sempre stato tra i primi nelle tappe che contavano. Da segnalare anche Michael Storer, che può dire la sua sfruttando l’effetto sorpresa.
Nella Francia occhi puntati su Julian Alaphilippe, che ha vinto alla grande il recente GP del Quebec. Le vittorie iridate del 2020 e del 2021 sembrano lontane ma mai fidarsi di “Loulou”, che parte da outsider ma potrebbe stupire. Altro nome caldo della formazione transalpina è quello di Valentin Madouas.
Nonostante abbia una rosa di soli cinque ciclisti, la Svizzera ha quattro opzioni da sfruttare con Jan Christen, Fadio Christen, Mauro Schmid e soprattutto Marc Hirschi, altro ‘outsider di lusso’.
Juan Ayuso ha candidamente dichiarato nei giorni scorsi di voler lottare per il podio. Restano i dubbi sulla condizione non propriamente spumeggiante dello spagnolo, che si porta dietro le delusioni di Giro e Tour. La Spagna non è più protagonista ai Mondiali dai tempi di Valverde e anche quest’anno non sembra poter ambire a chissà cosa. Roger Adrià e Marc Soler possono essere l’alternativa ad Ayuso, ma a nostro giudizio al massimo per una top ten.
Peggio sembra essere messa l’Italia che con il forfait di Giulio Pellizzari pare definitivamente poter dire addio ai già flebili sogni di gloria. Il venticinquesimo posto di Giulio Ciccone a Zurigo pesa ancora sulla considerazione del ciclismo italiano, che non otteneva un risultato così deludente ai Mondiali da tempo immemore. Magari chissà che lo stesso Ciccone in un impeto di orgoglio riesca a fare meglio. La top ten sembra comunque un risultato difficile ma non impossibile da ottenere.
Di una cosa siamo sicuri di Ben Haely: attaccherà. L’irlandese si era già messo in luce a Zurigo e viene da un Tour de France in cui ha vinto una tappa ed è andato spesso in fuga. Il sesto posto al recente Giro del Lussemburgo dimostra che la condizione c’è.
Se è nella giornata buona, Richard Carapaz è uno di quei ciclisti che può sorprendere. Terzo al Giro, ha fin qui passato una seconda parte di stagione senza acuti ma affinando la condizione per l’appuntamento mondiale, nel quale ritorna a partecipare dopo cinque anni di assenza. Come Del Toro, correrà con l’handicap di una nazionale ridotta a soli tre elementi.
Gli Stati Uniti puntano su Quinn Simmons, ciclista simil-Healy dall’attacco facile.
Tra i ciclisti africani, tra i pochi che possono ben figurare citiamo l’eritreo Biniam Girmay, anche se per lui dovrebbe essere difficile (se non impossibile) anche la top ten.
Ultimo outsider che citiamo è il lettone Toms Skujiņš, il ciclista che chiuse in quarta posizione lo scorso anno a Zurigo. Il suo 2025 fin qui è stato piuttosto anonimo, se si eccettua le vittorie su strada a cronometro a campionati nazionali. Vedremo di che pasta è fatto su un percorso come quello di Kigali.
Antonio Scarfone

FINN COLORA KIGALI D’AZZURRO. LA MEDAGLIA D’ORO E’ NOSTRA
Nella prova in linea degli uomini under 23, prova maiuscola di Lorenzo Finn che attacca al momento giusto in tutte le fasi della corsa fino alla stoccata finale a 6 km dall’arrivo nel tratto più duro del circuito di Kigali con pendenze al 16%. L’oro torna in Italia dopo quattro anni, quando Filippo Baroncini vinse a Lovanio
La prova in linea degli Under 23 uomini ai mondiali di ciclismo del Rwanda è un concentrato di quella che aspetta domenica gli uomini elite e darà interessanti informazioni su tattiche, giochi di squadra e quant’altro. Sono undici i passaggi sul circuito di Kigali per un totale di 164.6 km. Tra i favoriti spicca il nome di Jarno Widar, ciclista belga dalle caratteristiche molto simili a quelle di Evenepoel che non ha preso parte alla prova a cronometro per migliorare la condizione dopo alcuni problemi fisici. L’Italia schiera probabilmente la seconda scelta nei pronostici della viglia con Lorenzo Finn pronto a entrare in zona medaglie. La fuga iniziale dopo la partenza da Kigali era formata da tre ciclisti ovvero Michał Pomorski (Polonia), Danylo Kozoriz (Ucraina) e Ramazan Yilmaz (Turchia). Kozoriz restava da solo al comando per una ventina di km prima di essere ripreso dal gruppo tirato in particolare dal Belgio. La corsa assumeva a grandi linee so stesso svolgimento di ieri delle donne U23 visto che anche in questo caso la selezione si faceva da dietro. A 60 km dalla conclusione restavano in testa una quindicina di ciclisti con l’Italia a pieno regime, avendo ancora tutti e quattro i suoi ciclisti presenti. Mattio, Borgo e Gualdi tiravano a sostegno di Finn finchè si steccava un gruppetto di cinque uomini formato proprio da Finn, Héctor Álvarez (Spagna), Mateusz Gajdulewicz (Polonia), Jan Huber (Svizzera) e Marco Schrettl (Austria). Era proprio Finn tra i più attivi ed infatti l’italiano rilanciava più volte l’andatura riuscendo ad avvantaggiarsi di una decina di secondi sugli immediati inseguitori. A 31 km dalla conclusione Huber raggiungeva Finn in testa alla corsa. A due giri dal termine il primo gruppo inseguitore era segnalato a 16 secondi di ritardo mentre il gruppo Widar, ancora più dietro, aveva 1 minuto circa da recuperare sulla coppia di testa. Finn sferrava l’attacco decisivo a circa 6 km dalla conclusione, accelerando nel tratto di 800 metri con pendenze che arrivavano al 16%. Il ciclista italiano staccava Huber che negli ultimi km avrebbe perso altro terreno. Finn andava a vincere in solitaria con 31 secondi di vantaggio su Huber ed 1 minuto e 31 secondi di vantaggio su Schrettl. Chiudevano la top five Álvarez in quarta posizione e Gajdulewicz in quinta posizione, rispettivamente a 1 minuto e 38 secondi ed a 1 minuto e 42 secondi di ritardo da Finn mentre il belga Widar, favorito della vigilia, crollava drasticamente nel finale di corsa chiudendo addirittura in 34° posizione. Dopo la vittoria tra i juniores a Zurigo lo scorso anno, Finn fa un upgrade vincendo l’anno successivo tra gli under 23 e non ha ancora 20 anni. Chissà se per lui sarà già tempo di nazionale maggiore ai prossimi mondiali in Canada di settembre 2026. Nel frattempo l’importante è che cresca bene perchè il talento non gli manca e può essere uno dei protagonisti del ciclismo che verrà. Intanto da domani si fa sul serio con le prove riservate alle formazioni Elite. Iniziano le donne con lo stesso percorso e lo stesso chilometraggio degli uomini U23. Non ci sta una chiara favorita anche se Francia e Olanda sembrano partire in pole position con Pauline Ferrand-Prevot e Demi Vollering, ma alle loro spalle ci sarà la solita Italia agguerrita con Elisa Longo Borghini alla ricerca di una medaglia per i colori azzurri.
Antonio Scarfone

Lorenzo Finn vince la prova iridata uomini under 23 (foto: Getty Images)
DONNE UNDER 23, VINCE LA FRANCESE GERI. QUARTA ELEONORA CIABOCCO
Sul circuito di Kigali iniziano le prime prove in linea e si capisce subito la durezza del percorso. A vincere la medaglia d’oro tra le donne Under 23 è la francese Célia Geri davanti alla slovacca Viktória Chladoňová ed alla spagnola Paula Blasi. Quarta Eleonora Ciabocco
I campionati del mondo di ciclismo entrano ancora di più nel vivo con l’inizio delle prove in linea. Le prime a essere impegnate saranno le ragazze under 23 su un percorso di 119.3 km nel quale il grande protagonista sarà l’ormai noto circuito di Kigali da ripetere otto volte con la Côte de Kimihurura che svetta a poco più di un chilometrro dalla linea del traguardo. Favorita d’obbligo è Cat Ferguson, la ciclista britannica che ha già vinto un oro e un argento nelle prove in linea dei mondiali precedenti, in Svizzera nel 2024 e in Scozia nel 2023. Altre nazioni partono comunque con buone possibilità di raggiungere la zona medaglie e citiamo tra le altre l’Australia, il Canada, la Francia, la Germania e la Spagna. Per l’Italia sarà presente in gara una sola ciclista, la marchigiana Eleonora Ciabocco che punta almeno alla top ten. La corsa è stata tatticamente molto chiusa anche perchè la fuga non ha mai trovato la disponibilità del gruppo a lasciarla andare, tant’è che col passare dei chilometri il gruppo stesso si riduceva più per la durezza del percorso che per attacchi o tentativi di attacco di qualche ciclista. A 64 km dalla conclusione proprio la Ferguson si defilava nelle retrovie del gruppo, staccandosene poco dopo. A 57 km dalla conclusione del gruppo principale faceva parte non più di una trentina di unità. La Ferguson provava a ritornare nella coda del gruppo, ma alzava definitivamente bandiera bianca a 47 km dalla conclusione. Dopo che il gruppo si era ridotto ad una quindicina di elementi a circa 15 km dalla conclusione, iniziavano i primi veri attacchi con la Francia protagonista, forte di tre cicliste ancora presenti davanti. A 11 km dalla conclusione ci provava la svedese Stina Kagevi. A 6 km dal termine alla svedese si univano Célia Gery (Francia), Paula Blasi (Spagna) e Viktória Chladoňová (Slovacchia). Era un continuo rimescolarsi dovuto anche alla strada che alternava tratti ripidi e discesa. Sotto lo striscione dell’ultimo chilometro si avvantaggiavano le francesi Geri, Bunel e nuovamente la Chladoňová. La Bunuel teneva alta l’andatura lavorando per la compagna di squadra, dotata di una buona progressione allo sprint. Una volta conclusosi il lavoro della Bunel, la Chladoňová lanciava lo sprint venendo raggiunta e superata dalla Geri, che vinceva davanti alla slovacca con un vantaggio di 2 secondi mentre bronzo era la spagnola Blasi che sopravanzava di pochi centimetri l’italiana Ciabocco. Chiudeva la top five un’esausta Bunel. Domani saranno di scena gli uomini Juniores e Under 23 con buone chance di medaglia per i ciclisti azzurri (su tutti Mattia Agostinacchio per gli juniores e Lorenzo Finn per gli under23).
Antonio Scarfone

Celia Gery vince il mondiale 2025 per la categoria under23 donne (foto Dario Belingheri/Getty Images)
L’AUSTRALIA E’ ORO NELLA CRONOSTAFFETTA MISTA. ARGENTO ALLA FRANCIA, BRONZO ALLA SVIZZERA
Ai Mondiali di Kigali,l’Australia vince la medaglia d’oro nella cronostaffetta mista, confermando quella di Zurigo dello scorso anno. Seconda la Francia e terza la Svizzera (con qualche rimpianto), mentre l’Italia non fa meglio della quarta posizione
La cronostaffetta mista per nazioni ai Mondiali di Kigali prevede un percorso di 41.8 Km con due giri di un circuito lungo 20.9 Km. Fasi clou saranno le doppie scalate della Côte de Nyanza e della Côte de Kimihurura,. La grande favorita è l’Australia con un sestetto formato da Jay Vine, Michael Matthews, Lucas Plapp, Brodie Chapman, Amanda Spratt e Felicity Wilson-Haffenden, ma Francia e Svizzera proveranno a rendere dura la vita agli “aussie”. Più defilate appaiono Germania e Italia, che rispetto agli anni passati non sembrano in grado di poter competere per la lotta medaglie. L’Australia mantiene le promesse della vigilia facendo segnare il miglior tempo già nella prima metà della prova con il terzetto maschile. A metà percorso l’Australia è, infatti, prima davanti alla Francia e alla Svizzera, staccate rispettivamente di 33 e di 34 secondi. Le cose cambiano al quarto intertempo, il primo del terzetto femminile, quando la Svizzera ribalta la situazione a suo favore recuperando oltre 30 secondi all’Australia e facendo segnare il miglior tempo in 39 minuti e 27 secondi, con l’Australia seconda a 3 secondi e la Francia terza a 20 secondi. Ma qui succede l’imprevisto, quando un problema meccanico costringe l’elvetica Marlene Reusser al cambio della bici, guasto che ha come conseguenza la riduzione del terzetto svizzero a due unità, con l’atleta più forte apparentemente messa fuori dai giochi. Invece la Reusser riuscirà a rientrare sulla Rüegg e sulla Liechti a 2 km dalla conclusione, proprio all’inizio della scalata della Côte de Kimihurura, ma ormai il danno era fatto perchè la Svizzera intanto perdeva parecchi tempo sull’Australia e anche sulla Francia, che avevano mantenuto un livello di pedalata costante. Al traguardo finale la prima posizione era così un affare tra Australia e Francia, con la prima che chiudeva con il tempo di 54 minuti e 30 secondi davanti alla Francia che, si piazzava seconda a 5 secondi di ritardo. La Svizzera chiudeva in terza posizione a 10 secondi di ritardo dall’Australia. L’Italia, dopo aver fatto segnare il secondo miglior tempo al primo intertempo, è calata alla distanza e è soltanto quarta a 1 minuto e 15 secondi di ritardo dall’Australia, mentre chiude la top five la Germania a 1 minuto e 34 secondi. Oggi si sono così chiuse le prove a cronometro dei Mondiali di ciclismo 2025 e da domani inizieranno le prove in linea con la gara riservata alle donne under 23.
Antonio Scarfone

Il terzetto maschile dell'Australia lanciato sulle strade di Kigali (foto Alex Whitehead/SWpix.com)
GREGOIRE VINCE A LUSSEMBURGO, MCNULTY VINCE IL GIRO DEL GRANDUCATO
Un attacco ben congegnato negli ultimi 25 km permette a Romain Grégoire (Team Groupama FDJ) di andare a vincere la quinta e ultima tappa del Giro del Lussemburgo. Brandon McNulty (UAE Team Emirates XRG) controlla la situazione e si impone in classifica generale
La quinta ed ultima tappa del Giro del Lussemburgo parte da Mersch e termina a Lussemburgo dopo 176.4 km. La prima parte è piuttosto nervosa con i quattro GPM della Côte de Nommern, della Montée de Gralingen, della Côte de Kautenbach e della Côte de Misärshaff; la tappa si dovrebbe, però, decidere nel circuito finale da ripetere in tre occasioni, nel quale il dentello del Papeierbierg presumibilmente vedrà gli attacchi decisivi per la vittoria di tappa. Brandon McNulty (UAE Team Emirates XRG) ha 47 secondi di vantaggio da gestire su Mattias Skjelmose (Team Lidl Trek) per cui, a meno di clamorose sorprese, l’americano sembra aver ipotecato la vittoria finale. La tappa è stata caratterizzata da una fuga di dodici uomini in cui figurava anche l’italiano Mattia Bais (Team Polti VisitMalta). Come anticipato, erano gli ultimi chilometri ad accendere la tappa, una volta conclusasi l’azione della fuga. A 25 km dall’arrivo attaccavano Ben Healy (Team EF Education EasyPost), Romain Grégoire (Team Groupama FDJ) e Mats Wenzel (Team Kern Pharma). Il terzetto si avvantaggiava decisamente sul gruppo maglia gialla fino a ottenere un vantaggio che superava il minuto. La reazione dell’UAE Team Emirates XRG, specialmente sull’ultimo passaggio dal Papeierbierg, riduceva la distanza dagli attaccanti a meno di un minuto proprio negli ultimi 2 km. Intanto Gregoire aveva accelerato in testa ed era abile a mantenere un risicato vantaggio su Healy. Il francese tagliava il traguardo in prima posizione con un secondo di vantaggio su Healy, mentre dopo 55 secondi il gruppo maglia gialla era regolato in terza posizione da Senna Remijn. Chiudevano la top five McNulty e Richard Carapaz (Team EF Education EasyPost). McNulty, dopo la gran gamba dimostrata al GP de Montreal, si impone meritatamente in classifica generale davanti a Skjelmose e Carapaz, portando i successi stagionali dell’UAE Tam Emirates a quota 86!
Antonio Scarfone

Grégoire vince l'ultima tappa della corsa lussemburghese (foto Groupama FDJ)
MONDIALI A CRONOMETRO ELITE: REUSSER ED EVENEPOEL SENZA RIVALI
Prove maiuscole per la svizzera Marlen Reusser e per il belga Remco Evenepoel che sono primi in tutti gli intertempi e vincono nettamente le rispettive prove contro il tempo. Per Evenepoel in particolare è il terzo oro consecutivo
I mondiali di ciclismo su strada 2025 di Kigali iniziano con le prove a cronometro elite donne e uomini. Per quanto riguarda le donne, il percorso misura 31.2 km e prevede la doppia scalata della Côte de Nyanza (da due versanti diversi) e nel finale la scalata della Côte de Kimihurura, quest’ultima in pavè. La svizzera Marlen Reusser ha dominato la prova iridata dal primo all’ultimo chilometri, facendo segnare il miglior tempo ai tre intertempi posti durante il percorso. L’elvetica ha tagliato il traguardo con il tempo di 43 minuti e 9 secondi, mentre al secondo posto si è piazzata l’olandese Anna van der Breggen con un ritardo di 51 secondi dalla ciclista svizzera. La medaglia di bronzo è ancora orange con Demi Vollering che chiude con un ritardo di 1 minuto e 4 secondi dalla Reusser. La top five è completata dal quarto posto dell’australiana Brodie Chapman e dal quinto posto della norvegese Katrine Aalerud, entrambe ad oltre 1 minuto e 20 secondo di ritardo dalla Reusser. Prove abbastanza anonime per le due cicliste italiane ai nastri di partenza con Monica Trinca Colonel che è soltanto undicesima con 3 minuti e 2 secondi di ritardo dalla Reusser, mentre ancora peggio fa Soraya Paladin che chiude al ventiseiesimo posto a quasi 5 minuti e mezzo dalla Reusser. La cronometro maschile misura invece 40.6 km ed oltre alle già citate Côte de Nyanza e Côte de Kimihurura, prevede anche la Côte de Peage. Remco Evenepoel cerca il terzo oro iridato consecutivo ma vedremo se Tadej Pogacar, probabilmente l’avversario più temibile del belga, sarà d’accordo. Ebbene, il dominio di Evenepoel – non troviamo parola più adatta – si concretizza fin dal primo intermedio, dove il belga infligge la bellezza di 44 secondi al Isaac Del Toro, mentre Pogacar è terzo a 45 secondi. Evenepoel si mantiene costante al primo posto nei successivi intertempi mentre Pogacar subisce un vistoso calo che lo fa scendere addirittura in quarta posizione al terzo intertempo, mentre salgono le quotazioni di Jay Vine per la medaglia d’argento. Evenepoel raggiunge addirittura Pogacar sulla Côte de Kimihurura e lo supera all’interno dell’ultimo chilometro andando a chiudere con il tempo di 49 minuti e 46 secondi. Secondo è Vine con 1 minuto e 14 secondi di ritardo, mentre la medaglia di bronzo va a Ilan van Wilder, terzo a 2 minuti e 36 secondi da Evenepoel. La giornata no di Pogacar vede lo sloveno quarto e fuori dal podio per poco più di un secondo a vantaggio di Van Wilder. Quinto è Del Toro con un ritardo di 2 minuti e 40 secondi. Italiani in ombra anche nello prova maschile con Matteo Sobrero tredicesimo e Mattia Cattaneo quindicesimo. Intanto Evenepoel è oro iridato per il terzo anno consecutivo, così come fece il tedesco Tony Martin nel triennio 2011 – 2013.
Antonio Scarfone

Il podio della crono iridata di Kigali (foto Anne-Christine Poujoulat/AFP via Getty Images)
GIRO DELLA ROMAGNA 2025 SCARONI FIRMA L’IMPRESA A CASTROCARO: VITTORIA IN SOLITARIA DOPO UN ATTACCO DA FINISSEUR
Il ritorno del Giro della Romagna ha offerto ancora una volta una giornata di grande ciclismo. Sulle strade tra Lugo e Castrocaro Terme e Terra del Sole, per 197,4 chilometri e oltre 2.400 metri di dislivello, il pubblico romagnolo ha potuto assistere a una corsa selettiva, caratterizzata da un ritmo elevato e da un finale di rara intensità. A imporsi è stato Christian Scaroni (XDS Astana), che ha concretizzato un colpo da maestro, attaccando nel circuito conclusivo e resistendo con grinta fino al traguardo, dove ha festeggiato la sua quinta vittoria stagionale.
Il tracciato del Giro della Romagna 2025 ha ricalcato la tradizione di questa classica di fine settembre: partenza da Lugo, quindi un lungo trasferimento verso l’entroterra forlivese fino al circuito finale di Castrocaro, ripetuto sette volte. Gli strappi di Via delle Volture e Via del Tesoro hanno rappresentato i punti chiave del circuito: pendenze brevi ma incisive, capaci di scremare il gruppo giro dopo giro. La continuità degli sforzi, sommata al ritmo sempre alto imposto dalle squadre più attrezzate, ha eroso progressivamente le energie degli uomini in gara.Dopo una partenza molto vivace, con diverse azioni neutralizzate nei primi 40 chilometri, si è formata una fuga di giornata composta da sette corridori, ben controllata però dal plotone. Le squadre degli uomini di classifica non hanno mai lasciato troppo spazio, mantenendo il margine sui tre minuti. Il gruppo si è avvicinato ai fuggitivi già all’ingresso del circuito finale, e giro dopo giro il ritmo ha fatto la differenza. A muovere le acque sono state soprattutto Astana Qazaqstan Development (XDS) e Kern Pharma, che hanno lavorato per portare i loro uomini nelle migliori condizioni possibili. La svolta è arrivata a 16 km dal traguardo, quando Christian Scaroni ha lanciato il suo attacco in contropiede, sfruttando un momento di marcamento reciproco tra gli altri favoriti. L’italiano ha guadagnato subito una manciata di secondi, che poi ha saputo trasformare in un vantaggio rassicurante grazie a un passo regolare ma potentissimo. Alle sue spalle il gruppo degli inseguitori, nonostante la superiorità numerica, non è riuscito a trovare l’accordo. I tentativi di Cobo, Brambilla e Velasco si sono spenti contro la solidità del lavoro di marcatura operato proprio dalla XDS Astana, che aveva un altro uomo in grado di giocarsi il podio.Scaroni ha tagliato il traguardo di Castrocaro con le braccia al cielo dopo 4h 42’ 03”, con una media superiore ai 42 km/h nonostante la durezza del percorso. Alle sue spalle è arrivato lo spagnolo Iván Cobo (Kern Pharma) a 51 secondi, mentre la volata per il terzo posto è stata vinta da Simone Velasco (XDS Astana), a 1’33”.
Antonio Scarfone

Scaroni vince il Giro della Romagna (foto Sprint Cycling Agency)
HAYTER VINCE LA CRONOMETRO DI NIEDERANVEN. MCNULTY SI VESTE DI GIALLO
Nella cronometro della quarta e penultima tappa del Giro del Lussemburgo, Ethan Hayter (Team Soudal Quick Step) vince con autorità davanti a Brandon McNulty (UAE Team Emirates XRG) e Ben Healy (Team Education EasyPost). Prova mediocre della ex maglia gialla Skjelmose Jensen che cede il simbolo del primato proprio a McNulty
La cronometro individuale della quarta tappa del Giro del Lussemburgo da Niederanven a Niederanven è lunga 26.3 km ed è sicuramente adatta agli specialisti. Tra questi non possiamo elencare proprio la maglia gialla Mattias Skjelmose Jensen (Team Lidl Trek) ed il terzo classificato Brandon McNulty (UAE Team Emirates XRG) che presumibilmente si daranno battaglia per provare nel primo caso ad aumentare il vantaggio sul ciclista americano e nel secondo caso a superare quello danese. La lotta per la vittoria del Giro de Lussemburgo sembra ormai circoscritta a questi due ciclisti anche se come terzo incomodo potrebbe emergere Marc Hirschi (Team Tudor Pro Cycling) che ha a disposizione la quinta ed ultima tappa di domani per provare a scompaginare le carte in tavola. Dopo il miglior tempo fatto segnare al primo intertempo, McNulty cala nella seconda parte della cronometro e chiude col tempo di 31 minuti e 2 secondi dietro un ottimo Ethan Hayter (Team Soudal Quick Step), unico a scendere sotto i 31 minuti con il tempo di 30 minuti e 38 secondi. Al terzo posto si piazza invece Ben Healy (Team EF Education EasyPost) con un ritardo di 57 secondi da Hayter. Skjelmose Jensen è soltanto decimo a 1 minuto e 22 secondi di ritardo da Hayter. Il ciclista danese perde così la leadership in classifica generale in cui è McNulty la nuova maglia gialla con 47 secondi di vantaggio sul danese mentre terzo è Carapaz a 1 minuto e 7 secondi di ritardo da McNulty. Domani è in programma la quinta ed ultima tappa da Mersch a Lussemburgo di 176.4 km che presenta un percorso abbastanza nervoso con la presenza di quattro gpm ed un finale in cui non c’è praticamente mai pianura: sarà un continuo saliscendi di piccoli zampellotti – specialmente il Pabeierbierg – che favoriranno gli attaccanti. McNulty ha un bel vantaggio su Skjelmose Jensen ed è ad un passo dalla vittoria del Giro del Lussemburgo.
Antonio Scarfone

Ethan Hayter vince la cronometro di Niederanven (foto: Getty Images)

