GLI AZZURRI VOGLIONO IMPARARE A SALTARE COME CANGURI

ottobre 3, 2011 by Redazione  
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Qualcosa cambia davvero! Dopo tanti annunci e tante speranze, spesso cadute nel nulla, i campionati italiani disputatisi la scorsa settimana a Montichiari hanno mostrato che forse questa è la volta buona per dire che qualcosa sta cambiando e in positivo per la pista italiana.

Foto copertina: la formazione Androni Giocattoli in azione nel vittorioso inseguimento a squadre (foto Bettini)

Dopo troppo tempo, finalmente i campionati italiani di ciclismo su pista tornano a disputarsi in un impianto al coperto e con le misure internazionali. Senza nulla togliere ai velodromi scoperti che in questi anni hanno dato e continuano a dare tantissimo al ciclismo, era però una carenza notevole far disputare le prove nazionali su velodromi che non hanno le caratteristiche che si trovano in giro per il mondo.
Questa però è stata solo la prima e più evidente delle novità che sono emerse agli italiani. Un’altra bella notizia è stata la risposta sia del pubblico, accorso sempre numerosissimo a vedere le gare, che degli atleti, i quali nonostante questo italiano sia stato disputato solo una settimana dopo i campionati del mondo su strada, non hanno voluto rinunciare all’occasione di poter vincere la maglia tricolore. E allora ecco che tanti protagonisti azzurri della settimana iridata sono stati protagonisti anche a Montichiari, su tutti la campionessa del mondo su strada Giorgia Bronzini e la speranza, sempre più certezza, Elia Viviani, senza dimenticare una bella schiera di atleti juniores già azzurri a Copenaghen.
L’ultima novità di cui si è parlato molto nel parterre di Montichiari, dove tutte le maggiori cariche della FCI sono passate almeno per una mezza giornata, è la decisione presa dalla federazione che prevede. a partire dalla stagione 2012, di vietare una Domenica al mese alle categorie giovanili di correre su strada, consentendo però l’attività su pista, ciclocross, MTB, BMX o cronometro.
La scuola australiana che da anni dimostra come la polivalenza degli atleti dia una marcia in più al movimento tutto, ha finalmente fatto svegliare le coscienze dei nostri dirigenti che giustamente hanno deciso di copiare quanto di buono altre federazioni stanno facendo. Il risultato di questa decisione, ancora da definire nei particolari e che certamente sarà accettata con molte difficoltà dai più tradizionalisti, avrà almeno due effetti positivi: evitare un’attività troppo intensa per i più giovani e permettere a ciascuno di cimentarsi nelle diverse discipline, imparando ciò che ciascuna ha di specifico e potenziando alcune attitudini che solo facendo attività diverse dalla strada sono incrementabili.

Entrando nelle specifico della rassegna tricolore, non analizziamo prova per prova i risultati, lavoro che risulterebbe lungo e di poco interesse. Cerchiamo invece di far emergere anche attraverso essi, ciò che sta cambiando.
Il movimento juniores già da un po’ di tempo mostra di avere grandi potenzialità, sia in ambito maschile che in ambito femminile. Abbiamo atleti molto validi sia per le prove endurance che per le prove veloci e l’aver visto la Confalonieri vincere il titolo italiano con la maglia iridata addosso dopo una prova combattutissima dimostra che atlete di alto livello ne abbiamo molte. Merito di questo risultato è sicuramente da attribuirsi oltre che agli atleti anche alle società: tra queste segnaliamo la cicli Fiorin Despar, società che ha fatto incetta di tricolori e che da sempre fa della polivalenza una sua caratteristica.
In ambito professionistico, il movimento femminile si basa ancora troppo sulle atlete stradiste prestate alla pista. Ben vengano tutte queste campionesse, che ci permettono anche a livello interazionale di ottenere ottimi risultati, ma non bastano, il settore velocità che non può basarsi sulle stradiste è apparso ancora in affanno e la solita Frisoni ha incrementato ancora la sua collezione di titoli non avendo avversarie in grado di metterla in difficoltà.
Gli uomini, invece, dopo anni di letargo hanno dimostrato qualche progresso, non solo con il solito Elia Viviani, mattatore della manifestazione e beniamino del pubblico, ma anche con altri professionisti che hanno deciso di cimentarsi nelle prove su pista a loro più congeniali. I portacolori della Androni, ad esempio, erano presenti in molti e hanno partecipato a tante prove, ottenendo anche belle vittorie, la più prestigiosa delle quali è stata forse quella ottenuta nella prova olimpica dell’inseguimento a squadre.
Anche nelle prove veloci, si è visto qualche segnale di ripresa. Dopo il doloroso e forzato addio alle competizioni di Roberto Chiappa, che si è infortunato durante le qualificazioni della velocità, il Team Ceci ha dimostrato tutto il proprio valore. Luca Ceci, dopo un periodo di inattività si è ripresentato in pista con una forma mai vista in precedenza e questo gli ha permesso di vincere la velocità a squadre, la velocità individuale e di stabilire il record italiano sul km da fermo (risultato, però, subito migliorato dal cugino Francesco Ceci, che ha fatto segnare un tempo che avrebbe permesso ad entrambi di entrare fra i primi 10 in una manifestazione internazionale). Anche fra gli juniores il team Ceci ha dimostrato di essere il miglior team italiano nel settore veloce.
La speranza che stavolta qualcosa stia cambiando davvero è fondata, ma è sbagliato cantare vittoria troppo presto. C’è ancora molta strada da fare da parte di tutti: atleti, sponsor, organizzatori, federazione e società. Siamo certi che investire sulla pista sia una cosa giusta e fruttuosa, speriamo che anche altri la pensino come noi e che finalmente la pista italiana possa tornare ai livelli che le competono.

Tutti i risultati dei campionati italiani si trovano all’indirizzo uffiacile del velodromo di Montichiari http://www.velodromofassabortolo.com/

Matteo Colosio

VIVIANI E GUARNIERI CONFERMANO DI AVERE UNA MARCIA IN PIÙ

giugno 29, 2011 by Redazione  
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Anche nella seconda giornata di corsa il duo in maglia Pulinet conferma la supremazia sul resto del gruppo, il vantaggio sulle coppie inseguitrici è molto ampio, ma questo rischia di creare alleanze fra le coppie che si sentono tagliate fuori.

Foto copertina: la coppia Donadio-Perez, in testa dopo l’anticipo della terza serata (www.6giornidellerose.com)

Un Elia Viviani in forma Tour de France e uno Jacopo Guarnieri che appare quello dei giorni migliori continuano a dare spettacolo e a racimolare punti pesanti in classifica generale.
La coppia italiana, in maglia di leader SiderPighi, inizia la serata vincendo la prima prova in programma, la corsa a punti. Nonostante un inizio in sordina e i punti raccolti dalla coppia Rossetti formata da Marvulli e Lampater, nella seconda metà di gara Guarnieri si è imposto in due sprint e ha raccolto i punti necessari per la vittoria.
Le due prove successive sono state lo scratch, dove il polacco già vicecampione del mondo di specialità Rafal Ratajczyc (Pavinord) ha vinto con una volata impressionante per potenza, e la gara ad eliminazione che ha visto primeggiare Angelo Ciccone (Pinarello), che ha superato nella volata finale Sebastian Donadio (Salumificio La Rocca), il musicista argentino, idolo del pubblico. La volata finale, a dire il vero, è stata molto strana e dopo una fase di studio è sembrato addirittura che Donadio non sia riuscito a lanciarsi lasciando a Ciccone una facile vittoria a braccia alzate.
L’ultima prova della seconda tappa, il giro lanciato, è stato rivinta da Viviani e Guarnieri che col tempo di 21.57 hanno superato la coppia Dostal Hacecky (21.73).
La classifica generale al termine della seconda tappa è quindi la seguente:

1.Guarnieri-Viviani (Pulinet) 96 punti
2. Lampater-Marvulli (Rossetti) 56
3. Hochmann-Blaha (Acef) 41
4. Madsen-Hester (Indacoo) 41
5. Lea-Simes (Gas Sales) 33
6. Edwards-Hoffman (Rosti) 27
7. Donadio-Perez (La Rocca) 26
8. De Poorteere- Schets (Ferri)22
9. Dostal-Hacecky (Il Container) 16
10. Elorriaga-Muntaner (Alu Tecno) 15.

A questo punto il programma ha però proposto anche la prima prova della terza tappa, l’americana. Corsa a ritmi elevatissimi, è vissuta sulla rivalità fra le due coppie al comando della classifica generale e su una caccia a 3 che ha permesso alle coppie Donadio-Perez (La Rocca), De Poorteere-Schets (Ferri) e Kankosky- Kadlec (Macro) di guadagnare un giro e giocarsi la vittoria nella prova. L’americana è poi stata meritatamente conquistata dalla coppia Donadio-Perez, ma la supremazia della coppia Pulinet e lo stretto marcamento che c’è stato fra loro e la coppia Rossetti hanno provocato una corsa bloccata, durante la quale una sola caccia, nella quale nessuna delle due coppie era presente, è riuscita ad andare a buon fine. A questo punto è la coppia argentina del Salumificio La Rocca ad essere virtualmente al comando della generale e sarà molto difficile per tutti gli altri recuperare lo svantaggio, anche se giovedì notte si correrà la cento chilometri all’americana, gara in cui un calo di rendimento costa giri di svantaggio.

Matteo Colosio

VIVIANI E GUARNIERI SUBITO LEADER ALLA QUATTORDICESIMA SEIGIORNI DELLE ROSE.

giugno 28, 2011 by Redazione  
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E’ iniziata la scorsa notte la tradizionale seigiorni estiva di Fiorenzuola, dedicata in questa edizione alla celebrazione dei 150 anni dell’ unità d’Italia. Fra le tante novità, la costante è lo spettacolo che fin da subito la manifestazione ha offerto.

Foto copertina: Viviani e Guarnieri in azione nella prima americana della 14a sei giorni delle rose (www.6giornidellerose.com)

L’edizione 2011 della seigiorni delle rose propone un nuovo format, ma parte come sempre col piglio giusto. Claudio Santi e il suo staff hanno avvicinato gli show che accompagnano la manifestazione ciclistica agli standard internazionali e hanno come sempre proposto una starting list di primissimo livello in cui oltre a 20 coppie di professionisti, figurano 20 pistard donne e i migliori juniores che verranno associati alle coppie e daranno vita ad una classifica speciale nel corso della seigiorni.
Fra i tanti cambiamenti, ci sono però delle costanti. La prima si chiama Jacopo Guarnieri, enfant du pays che, come succede nelle corse a tappe quando il gruppo passa per il proprio paese, si avvantaggia subito e assieme al suo compagno di coppia e di squadra Elia Viviani, guida la classifica generale grazie alle vittorie nella corsa a punti e nel giro lanciato. Entrambe le vittorie della coppia al comando della classifica sono state ottenute sui rivali più accreditati per la vittoria finale, Marvulli e Lampater, coppia nuova composta da due protagonisti delle seigiorni invernali. A ben figurare durante la prima serata di gare anche la coppia campione d’Europa e vice campione del mondo dell’americana Hochmann-Blaha, capace di vincere l’americana grazie ai numerosi punti raccolti durante gli sprint. La classifica generale è ancora molto corta e nessuna coppia ha guadagnato quei giri che a Fiorenzuola sono pesantissimi in quanto conquistarli è una vera e propria impresa essendo la pista lunga non i tradizionali 160 m delle seigiorni, ma ben 400 m.

Matteo Colosio

Classifica generale al termine della prima serata:

1. Guarnieri-Viviani (Pulinet) 46 punti
2. Lampater-Marvulli (Rossetti) 32
3. Lea-Simes (Gas Sales) 17
4. Donadio-Perez (La Rocca) 16
5. Edwards-Hoffman (Rosti) 16
6. Hochmann-Blaha (Acef) 15
7. Madsen-Hester (Indacoo) 14
8. Lagkuti-Radionov (Peugeot) 10
9. De Poorteere-Schets (Ferri) 6
10. Dostal-Hacecki (Il Container) 4

APELDOORN 2011, MONDIALI AUSTRALIANI (CON RIFLESSI AZZURRO-ARGENTEI)

marzo 29, 2011 by Redazione  
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La rassegna iridata, la prima con la stessa formula che sarà proposta ai giochi olimpici, regala molte sorprese e conferma il cambio della guardia nel dominio della pista. Infatti è l’Australia a dominare, vincendo ben otto titoli. L’italia ha portato a casa due medaglie, una d’argento con Viviani e una di bronzo con la Bronzini.

Foto copertina: Viviani nello Scratch che gli è valso la conquista della medaglia d’argento (CJ Farquharson/WomensCycling.net)

Sulla pista olandese di Apeldoorn si sono corsi i primi campionati del mondo disputati seguendo il programma delle prossime olimpiadi, ma con l’aggiunta (per fortuna) di alcune prove storiche come la Madison, la corsa a punti, l’inseguimento individuale, lo scratch e il chilometro da fermo.
Il divario fra prove olimpiche e prove non olimpiche è stato determinante. Purtroppo, come già da alcuni anni succedeva per il chilometro da fermo, le prove che non faranno parte del programma olimpico sono state di livello inferiore rispetto alle altre.
Pochi gli stradisti al via, l’Italia – felice eccezione – ha avuto per la prima volta dopo molto tempo diversi professionisti fra le sue fila (Viviani, Cimolai, Ermeti, Bertazzo) e, fra le donne, la campionessa del mondo Giorgia Bronzini che ha cercato, senza fortuna, di raddoppiare il suo iride.
La spedizione azzurra è tornata a casa con alcune notizie positive e altre negative. La prima notizia positiva è il numero di professionisti che si sono cimentati ai mondiali in pista, evento eccezionale per il movimento italiano, la seconda è stata la medaglia d’argento conquistata da Viviani nello scratch, giunta alla fine di una corsa molto tirata che ha visto primeggiare a sorpresa l’atleta di Hong Kong Kwok, in grado di anticipare il gruppo, ma sul quale, con un azione imperiosa stava per piombare un Viviani scatenato. Argento meritato, che profuma d’oro, un po’ come il bronzo di Giorgia Bronzini, favorita assieme alla Vos per la corsa a punti, ma imbrigliata nel gioco delle marcature, che hanno permesso ad atlete di secondo piano di guadagnare un giro, molti punti e i primi due posti del podio. Giorgia è stata però la prima delle “big”.
Mondiale da dimenticare, invece, per le prove olimpiche, sempre per quanto concerne le prestazioni azzurre. Nella velocità, sia maschile che femminile bisogna ripartire da zero, poichè i due cugini Ceci (Luca non viene più convocato dalla terza prova di coppa del mondo) non possono competere a livello internazionale: bisogna ripartire dagli juniores e investire come stanno facendo Australia, Gran Bretagna e Francia, dove, dopo qualche anno di difficoltà, sta nascendo una nuova covata di velocisti di prim’ordine, come il campione del mondo della velocità Bauge (riconfermatosi per il terzo anno definitivo, sancendo la fine dell’impero britannico di Sir Hoy) e come Sireau e d’Almeida che, con il campione del mondo della velocità, vincono la prova della velocità a squadre sulla Germania e la Gran Bretagna.
Anche i nostri inseguitori ancora non sono all’altezza e, se fra gli uomini il tempo è stato alto (ma il quartetto è stato rinnovato in molti “vagoni”), fra le donne il lavoro da fare è ancora di più; purtroppo non si può in una prova così tecnica sfruttare le stradiste con una buona predisposizione per la cronometro, ma bisogna lavorare sull’esercizio specifico e sui suoi automatismi.
Il mondiale olandese ha inoltre confermato che l’Australia è ormai la nazione faro del movimento e lo dimostrano gli 8 titoli conquistati. L’atleta portabandiera è stata Anna Meares, capace di vincere l’oro nel keirin, nella velocità e nella velocità a squadre, strappando il titolo di donna più veloce del mondo alla Pendleton che ha ottenuto “solo” un bronzo nella velocità indivuduale. Ma l’Australia è fra le migliori nazioni anche nella velocità maschile, grazie al titolo conquistato da Perkins nel keirin che, con una volata tatticamente perfetta, ha vinto su Hoy (a cui non è bastato il vantaggio di avere Crampton come gregario di lusso durante la finale) e Mulder.
Nella Madison si riconfermano campioni del mondo Mayer e Howard, stradisti con la passione per la pista, capaci di vincere sulla sorprendente Repubblica Ceca e sull’Olanda dell’ex sprinter Bos, nonostante avessero tutti i pronostici e le attenzioni delle altre coppie puntati addosso.
L’nseguimento a squadre, così come l’inseguimento individuale (Bobridge) è stato vinto dai canguri che, probabilmente, solo a causa della lentezza della pista non sono riusciti a migliorare il record del mondo. L’omnium maschile è stato vinto da Freiberg, che con una prova regolarissima è riuscito a superare il neozelandese Archbold, favoritissimo della vigilia.
Buono è stato anche il mondiale della Bielorussia che, se in campo maschile non presenta atleti competitivi, in ambito femminile riesce sempre ad ottenere buoni risultati, con due ori conquistati, grazie alla prova della Panarina nei 500m da fermo e della Sharakova nella corsa a punti.
Solo un oro per gli ex dominatori dell’anello, i britannici. La loro nazionale ha ottenuto in totale nove medaglie, ma la sfortuna e la super potenza australiana ha fatto si che soccombesse e che in vista di Londra 2012 debba iniziare un lavoro serio per evitare la debacle di questi campionati del mondo. Il solo inseguimento a squadre donne sorride alla Gran Bretagna che vince davanti agli Stati Uniti in una gara vissuta a senso unico.
La Germania si salva grazie all’oro di Nimke nel chilometro da fermo e si mantiene ad alti livelli nella velocità a squadre, dove manca un atleta di punta che possa far fare il salto di qualità per vincere l’oro.
Il Canada grazie alla Witten ottiene un bel titolo nell’omnium femminile, che fa ben sperare in vista delle olimpiadi, considerato il margine con cui l’atleta ha vinto la prova. I cugini americani ringraziano la primatista del mondo sui 3000m Hammer che rivince il mondiale dell’inseguimento individuale davanti ad una combattiva Shanks, in lotta per il titolo fino alla fine.
La Colombia ha ottenuto un oro a sorpresa, grazie a Alcibiades Avila, che ha anticipato i favoriti e guadagnato un giro. Mayer le ha provate tutte per vincere, sprintando, attaccando e inseguendo, ma alla fine, nonostante abbia dimostrato di essere il più forte, si devuto accontentare della seconda posizione.
Finisce così la stagione invernale della pista. Il prossimo appuntamento sarà la seigiorni estiva di Fiorenzuola e poi gli italiani assoluti che aprirano la stagione 2011-2012, importantissima per sperare di qualificarsi alle olimpiadi. In questo momento l’unico atleta che sembra in grado di farlo è Elia Viviani che, se continuerà a racimolare punti nella prossima coppa del mondo, potrà sfoggiare l’azzurro sull’anello di Londra fra un anno e mezzo.

Matteo Colosio

DOMINIO DANESE A COPENAGHEN

febbraio 9, 2011 by Redazione  
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I beniamini di casa, gli ex campioni del mondo Rasmussen e Mørkøv, si impongono nella seigiorni di Copenaghen davanti a due arrembanti connazionali Hester e Madsen, sfruttando il fattore campo per precedere coppie ben più quotate.

Foto copertina: Rasmussen e Mørkøv in azione nella serata finale (http://www.6-dages.dk)

Anche se con qualche difficoltà in più del previsto, i due favoriti della vigilia, i danesi Alex Rasmussen e Michael Mørkøv, sono riusciti a conquistare il successo finale nella penultima seigiorni della stagione.
A loro favore ha sicuramente giocato la starting list, di modesto livello rispetto ad altre seigiorni di questa stagione, oltre al fatto di correre in casa.
I favoriti della vigilia assieme alla coppia danese erano i tedeschi Bartko e Bengsch, capaci a Brema di dominare in lungo e in largo. Forse a causa del fattore sorpresa di cui ormai non godono più, i due hanno deluso le aspettative e non hanno mai impensierito i leader della classifica, terminando al 4° posto con un giro e oltre 100 punti di ritardo.
A far sudare la vittoria a Rasmussen e Mørkøv ci hanno pensato, invece, i giovani Hester E Madsen, danesi che da un po’ di tempo fanno parte del circuito delle seigiorni, ma che mai erano riusciti ad arrivare così vicini ad una vittoria. I due sfidanti, dopo essere stati leader della generale al termine della prima sera, hanno fin dal secondo giorno dovuto cedere alla supremazia dei connazionali più blasonati, perdendo anche un giro durante l’ultima serata, ma hanno dimostrato di essere in fase di maturazione e di avere molta grinta. Fra i due merita attenzione soprattutto Hester, per la gradualità dei suoi progressi. Hanno completato il podio gli esperti olandesi Stam e Van Bon.
La stagione si prenderà adesso una pausa, in attesa degli ultimi tre appuntamenti importanti, la quarta prova di coppa del mondo, la seigiorni di Tilburg e i campionati del mondo, che si disputeranno a Marzo ad Apeldoorn in Olanda.

Matteo Colosio

UN BOBRIDGE DA RECORD

febbraio 3, 2011 by Redazione  
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Nella notte in cui si concludeva la seigiorni di Berlino numero 100 con il successo di Bartko e Kluge, dall’altra parte del mondo, in Australia, l’inseguitore della Garmin ha stabilito il nuovo primato sui 4000 metri, battendo il record di Bordman che durava da 15 anni.

Foto copertina: Jack Bobridge in azione nella gara dei 4000 metri da record (foto Cycling Australia / Regallo)

La seigiorni di Berlino, giunta alla centesima edizione, ha presentato una starting list davvero eccezionale, con tutti i migliori seigiornisti al via e con la ciliegina sulla torta dei campioni del mondo del madison, per la prima volta assieme in una seigiorni.
Nè è risultata una corsa combattuta e molte coppie hanno avuto l’opportunità di giocarsi il successo sino alla fine, ma ad avere la meglio sono i padroni di casa Bartko e Kluge che fanno valere la loro esperienza per superare i canguri campioni del mondo e i danesi Rasmussen e Morkov. Il successo sembra netto, più di 100 punti sui secondi, ma è stato ottenuto dopo una rimonta che ha portato a conquistare il giro di ritardo che separava i tedeschi dai campioni del mondo.
Contemporaneamente, in Australia si stavano svolgendo i campionati nazionali su pista (tuttora in corso, conclusione prevista il 6 febbraio), dove nelle qualificazioni Rohan Dennis aveva fatto segnare un tempo vicino ai 4′e13”, la miglior prestazione sui 4 km da quando l’UCI ha bandito le biciclette speciali con le quali Boardman e Obree avevano stupito il mondo durante gli anni ‘90. Ciò che sembrava impossibile doveva però ancora accadere: Jack Bobridge, neoprofessionista della Garmin che non rinuncia alla pista, ha infranto il muro che sembrava insuperabile del record di Boardman e ha fatto fermare il cronometro sui 4′10”534. La performance è di altissimo livello tecnico e viene dopo mesi di “digiuno”, durante i quali Bobridge aveva abbandonato la pista per dedicarsi alla strada – correndo il Tour Down Under e vincendo il titolo australiano su strada – a dimostrazione che le due attività possono essere complementari.
Il prossimo mese di marzo offrirà parecchie occasiono per divertirsi se tutti gli atleti che possono ambire alla vittoria parteciperanno alla gara dell’inseguimento individuale. Forse mai nella storia ci sono stati così tanti atleti di qualità in questa disciplina che UCI e CIO hanno deciso di togliere dal programma olimpico. Provate ad immaginare che gara sarebbe quella di Londra 2012 se al via ci fossero i già citati Dennis e Bobridge, gli inglesi capitanati da Wiggins, l’americano Phinney, il neozelandese Sergent…..

Matteo Colosio

Il podio della 6 giorni di Berlino (www.sechstagerennen-berlin.de)

Il podio della 6 giorni di Berlino (www.sechstagerennen-berlin.de)

KEISSE LASCIA PISTA A BENGSCH

gennaio 19, 2011 by Redazione  
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La mancanza di Keisse, fermato dagli organizzatori su sprone dell’UCI, ha permesso di scoprire agli appassionati della pista un nome nuovo, quello del tedesco Bengsch. In coppia col più navigato connazionale Bartko e contro tutti i pronostici, è riuscito ad imporsi con ampio distacco nella Sei Giorni di Brema, vinta dalla coppia teutonica con ben 2 giri di vantaggi sugli elvetici Marvulli e Aescbach

Foto copertina: il podio della seigiorni di Brema (sechs-tage-rennen.de)

Il caso Keisse condiziona ancora una volta il mondo della pista. La starting list della seigiorni di Brema, infatti, prevedeve il ritorno in coppia del corridore belga col compagno di sempre Bartko, coppia che era scoppiata dopo il caso doping che aveva coinvolto Keisse e le dure dichiarazioni del compagno tedesco.
All’ultimo momento, però, l’UCI è riuscita a convincere gli organizzatori a non far partire Keisse e si è così formata la coppia Bartko-Bengsch, ritenuta debole rispetto ad altre coppie più blasonate.
La coppia tedesca parte, però, subito alla grande e dopo la prima sera comanda già la classifica con 20 punti sui connazionali Mohs e Barth. Il vantaggio aumenta tutte le sere e anche se alle loro spalle gli inseguitori più blasonati se le suonano di santa ragione, loro non abbandonano la vetta, anzi continuano ad aumentare il loro vantaggio, sia in termini di giri che di punti.
Al termine della quinta serata i giochi sono ormai fatti, con i due tedeschi che hanno 1 giro e molti punti di vantaggio sugli svizzeri Marvulli e Aescbach. Nell’ultima serata riescono addirittura a guadagnare un altro giro e a concludere la manifestazione con 2 giri e 33 punti di vantaggio sui secondi.
Sul terzo gradino del podio salgono i giovani danesi Hester e Madsen, coppia che fa già da un po’ parte del mondo delle seigiorni e che può rivelarsi molto interessante in previsione futura.
Brema, intanto, ci regala un volto nuovo, quello del ventisettenne Bengsch, che speriamo non resti chiuso dalla grande concorrenza fra i tedeschi, perché il ragazzo di Francoforte sembra avere le carte in regola per ben figurare anche nelle manifestazioni più importanti.

Matteo Colosio

PISTA, SI RIPARTE DA ROTTERDAM (CON QUALCHE ACCIACCO)

gennaio 12, 2011 by Redazione  
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Il 2011 comincia con una delle seigiorni più caratteristiche del circuito, quella di Rotterdam.
Protagonisti della manifestazione sono stati gli acciacchi che hanno colpito diversi big, condizionando il risultato finale della gara. Intanto il caso Keisse, che sembrava risolto, presenta un nuovo capitolo.

Foto copertina: la passerella trionfale di Stam e Van Bon (www.uiv.dk)

I primi giorni del nuovo anno sono stati intensi per Keisse e i suoi legali, con il corridore belga che pensava di aver ormai finito di pagare i conti con la giustizia, forte di una sentenza emessa da un tribunale belga. Ma l’UCI informava con un comunicato che il caso era ancora aperto e che il corridore della Quick Step non poteva correre al di fuori del territorio belga, dove aveva valore la sentenza di cui si è parlato.
Keisse, che risultava fra gli iscritti alla seigiorni di Rotterdam, rischiava dunque di non poter partire e i giudici di gara il giorno prima dell’inizio della manifestazione erano stati informati che, se avesse preso il via, nessuno dei suoi risultati avrebbe dovuto essere registrato.
Gli organizzatori e il corridore hanno però trovato una soluzione e, rivolgendosi ad un tribunale olandese, hanno ottenuto per Keisse il permesso di correre la seigiorni.
Dopo l’ennesima puntata della telenovela belga, che siamo certi presenterà altri colpi di scena, la seigiorni è potuta partire, con 14 coppie di buon livello e soprattutto ben assortite, per poter offrire uno spettacolo veramente equilibrato.
Partenza a razzo proprio per Keisse che, in coppia col connazionale De Ketele, balza subito al comando della classifica, tallonato dalle coppie Lampater – Stroetinga e Schep – Bos.
Salta subito all’occhio l’assenza di Marvulli e Terpstra dal vertice della classifica, causata da una forma influenzale che ha colpito il corridore elvetico durante i primi giorni di corsa e l’ha costretto al ritiro.
Durante la terza sera il belga Stroetinga, prima secondo in classifica, cade e si frattura la clavicola; al comando balza la coppia Stam – Van bon che conquista un giro di vantaggio sugli inseguitori.
La quarta sera porta alla ribalta Schep e Bos, i due idoli di casa, che prendono le redini della corsa e si presentano favoritissimi per la vittoria finale.
Buon velocista su strada, Bos si stava rivelando anche forte seigiornista, ma ha dovuto rinunciare all’ultima serata di gare per un problema fisico Questo spiana la strada a Stam e Van Bon che si impongono sulle coppie De Ketele – Keisse e Bartko – Ligthart .
Nel frattempo, è iniziata a Montichiari la “3 Sere del Garda”, manifestazione che coinvolgerà i migliori atleti italiani, dagli esordienti agli open. La starting list è di alto livello e in campo femminile spiccano i nomi di Bronzini e Guderzo. Spiace che fra gli open uomini siano assenti i corridori della nostra nazionale, impegnati in un ritiro a Valencia.

Matteo Colosio

COPPA DEL MONDO A CALI’: SOLO LA BRONZINI CI SALVA

dicembre 21, 2010 by Redazione  
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Il secondo appuntamento della rassegna mondiale si dimostra per l’ennesima volta una delle tappe di più basso profilo della manifestazione. La posizione nel calendario è sfavorevole, mentre anche la location e il velodromo non sono dei più accattivanti. L’Italia, grazie alla sua campionessa Bronzini, rialza la testa, ma il futuro è ancora molto scuro.

Si è conclusa Domenica la seconda tappa della Coppa del mondo di ciclismo su pista. Ad ospitare la rassegna è stato il velodromo di Calì, in Colombia, che un mese fa aveva annunciato la rinuncia ad ospitare la prova. Poi, di fronte alla minaccia dell’UCI di non considerare la candidatura della Colombia per un futuro campionato del mondo su strada, il comitato organizzatore ha trovato le forze per fa disputare la prova.
Per una volta iniziamo parlando degli azzurri; la cosa ci inorgoglisce, ma non ci permette di dormire sonni tranquilli…
La spedizione italiana era abbastanza consistente, contrariamente a quella di molte altre nazioni, ma fin da subito abbiamo capito che le nostre speranze erano tutte riposte in Giorgia Bronzini, la campionessa del mondo di Melbourne 2010, maestra della corsa a punti in pista.
Giorgia non ha deluso le aspettative e, nonostante la febbre alta sofferta alla vigilia è riuscita ad imporsi nella sua prova, anche se fin dallo scorso marzo mancava da una gara di alto livello in pista. La gara di Giorgia è stata intelligente, non avendo conquistato punti nei primi sprint, dove ha studiato e curato le avversarie più pericolose. In seguito, ha vinto due volate consecutive e ha raccolto due punti nell’ultimo sprint, vincendo con 3 punti sulla belga Kelly Druyts e la bielorussa Askana Papko. La nota negativa di questa bella vittoria è che la corsa a punti è stata tolta dal programma olimpico, per cui Giorgia potrà incantarci in questa disciplina solo ai campionati del mondo e, una volta l’anno, nella prova di coppa del mondo che, a rotazione, ospita questa disciplina. Oltre a questo successo, da segnalare anche il settimo posto di Buttazzoni nello scratch.
Per il resto la spedizione azzurra è stata anonima e sempre più lontana dalla qualificazione a Londra, in qualsiasi disciplina. Le poche speranze residue sono riposte su Annalisa Cucinotta, che in questi giorni ha terminato i due anni di squalifica e sembra molto determinata a cimentarsi nell’omnium per puntare ad una medaglia a Londra. Le capacità non le mancano, la speranza è che i due anni di inattività non abbiano ingolfato il suo motore e che il tempo che le resta per accumulare i punti per qualificarsi sia sufficiente.
Il programma di corsa si è aperto con l’inseguimento a squadre femminile che è stato vinto dalla Nuova Zelanda, nazione che si dimostra sulla buona strada in vista delle prossime olimpiadi; al secondo posto si è piazzato il team statunitense Ouch Pro Cycling, al terzo posto la Gran Bretagna.
Nella velocità a squadre femminile torna al successo la britannica Pendleton che, con la compagna Varnish, approfitta delle molte assenze illustri e supera Germania e Francia.
Nella velocità a squadre maschile il livello è stato altissimo e la finale ha visto la sfida infinita fra Gran Bretagna e Francia (con quest’ultima rappresentata da D’Almeida, Sireau e Baugé) che ha avuto la meglio sugli inglesi (questi ultimi hanno iniziato a mostrare qualche segno di cedimento nel loro vagone più rappresentativo, sir Chris Hoy) e sull’onnipresente Nuova Zelanda.
Altra prova fuori dal programma olimpico è stato lo scratch maschile, vinto dal campione del mondo, il talentuosissimo Morgan Kneisky, che ha fatto sua la volata fra chi era riuscito a guadagnare un giro sul gruppo. Primo nella volata finale, ma settimo perché ad un giro di ritardo, si è imposto il nostro Alex Buttazzoni.
L’omnium maschile è stato conquistato dal britannico campione del mondo Ed Clancy, davanti al colombiano Arrango e Bell. Emozionante lo scontro fra primo e secondo che, dopo una serie di sorpassi e controsorpassi, si è deciso solo negli ultimi metri del chilometro da fermo.
La velocità individuale donne ha visto capitolare in finale la Pendleton, sopravanzata dalla giovane tedesca Vogel, mentre terza è arrivata la Clair. La Penldeton si è poi rifatta nel keirin, dove si dimostra ancora una volta la donna più veloce del mondo, lasciandosi alle spalle la coppia francese Clair-Cueff. Nel keirin maschile, un po’ sottotono a causa della starting list di qualità non elevata, vittoria del bravo malese Awang su Pervis e Spicka.
Nella velocità maschile si è rinnovato lo scontro Francia Gran Bretagna, con il campione britannico Hoy che ha eliminato il connazionale Kenny nei primi turni e il campione del mondo Baugè in semifinale; quindi lo sfidante Sireau ha avuto un cammino più semplice e ha superato in semifinale il giapponese Kitatsuru, poi relegato al quarto posto da Baugè. La finale esaltante fra il padrone delle specialità veloci e l’uomo più veloce del pianeta – in quanto detentore del record sui 200 metro – ha visto la vittoria del francese, favorito dal cammino più agevole nei turni precedenti, ma ha anche evidenziato come l’impero sterminato di Hoy stiano iniziando a mostrare qualche segno di cedimento.
Nell’inseguimento a squadre maschile vittoria facile per la Nuova Zelanda (Bewley, Sergent, Ryan e Gough) sui padroni di casa colombiani e sulla Spagna.
Nell’omnium femminile dominio dell’americana Sarah Hammer, che si è aggiudicata 3 delle cinque prove in programma ed ha evidenziato una superiorità mostruosa sulle rivali. Da segnalare l’assenza dell’iberica Olaberria, dominatrice della prova di Melbourne.
La pista si prende adesso una pausa, e ripartirà con l’anno nuovo: il 6 gennario prenderà il via la seigiorni di Rotterdam, mentre dal 21 al 23 a Pechino si disputerà la terza prova di Coppa del mondo.

Matteo Colosio

Giorgia Bronzini si impone nella corsa a punti (www.pedaletricolore.it)

Giorgia Bronzini si impone nella corsa a punti (www.pedaletricolore.it)

GLI AUSTRALIANI PROFETI IN PATRIA

dicembre 7, 2010 by Redazione  
Filed under Giro di pista, News

La Coppa del mondo 2010-2011 è iniziata in Australia e i padroni di casa hanno saputo sfruttare a loro favore il “fattore campo”. Splendida in particolare Anna Meares, capace di dominare nelle prove veloci. I britannici sono apparti un po’ sottotono ma riescono comunque a tornare a casa con un discreto bottino. Per l’Italia, purtroppo, è notte fonda.

Foto copertina: il trionfo di Anna Meares (foto Shane Goss / www.licoricegallery.com)

La nuova versione della coppa del mondo ha preso il via lo scorso fine settimana dalla terra dei canguri dove, sulla non veloce pista di Sidney, si sono viste prestazioni di alto livello, nonostante la forma di molti atleti non sia ancora al meglio.
La nuova formula prevede che anche in coppa del mondo si disputino solo le competizioni olimpiche (omnium, inseguimento a squadre, velocità, velocità a squadre e keirin), con l’aggiunta di due altre prove che cambieranno a rotazione.
Molti big erano presenti all’appuntamento che assegna punti importanti per qualificarsi alle olimpiadi e, di conseguenza, le prove sono state di alto livello.
La prima giornata ha visto la Cina battere la Gran Bretagna nella velocità femminile, importante segnale che denota come anche nel ciclismo femminile sia entrato il meccanismo della globalizzazione. Questo ha fatto sì che le squadre di paesi ciclicamente ancora poco significativi potessero, in qualche circostanza, battere paesi storicamente vincenti nelle discipline della pista.
La velocità a squadre maschile è andata, invece, alla corazzata britannica composta dai fortissimi Hoy, Crampton e Kenny; al secondo posto si è piazzata una sorprendente e giovanissima Nuova Zelanda, costituita da atleti che in futuro potrebbero diventare molto competitivi nelle prove veloci.
Nella finale dell’inseguimento a squadre donne da registrare la bella vittoria dell’Australia con il tempo di 3′22″171, di pochi decimi di secondo inferiore al record del mondo; alle loro spalle si sono vista una bella Germania e la Nuova Zelanda nuovamente in mostra.
Il programma ha poi offerto la prima prova estranea al programma olimpico, la Madison, dominata dai padroni di casa e campioni del mondo in carica Mayer-Howard, che hanno vinto con un giro di vantaggio su Nuova Zelanda e Olanda. Solo 14 le coppie schieratesi al via, segno che se una disciplina non rientra nel programma olimpico le federazioni investono poco su di essa. Per fare un paragone lo scorso anno, quando non erano entrate in vigore le nuove modifiche, era necessario far svolgere delle batterie prima della finale della Madison per il gran numero di coppie che si iscrivevano.
La seconda giornata di corsa ha visto l’assegnazione delle medaglie dell’omnium maschile, vinto dal ventunenne neozelandese Shane Archbold, regolarissimo nelle varie prove che compongono questa gara e vincente solo in una di esse, l’inseguimento individuale. Alle sue spalle sono finiti il canadese Bell e il britannico Clancy.
La velocità femminile ha visto poi la beniamina di casa Anna Meares dominare la prova, stracciando in finale la campionessa del mondo in carica Pendleton 2 a 0. Alle loro spalle è giunta la tedesca Vogel, che non ha potuto disputare la finalina in quanto la sua avversaria, la cinese Guo, si era fratturata la clavicola durante la semifinale.
Il keirin maschile – prova che da oramai parecchio tempo sorride non tanto a chi ha una velocità di punta molto alta, ma a chi ha un mix di velocità e resistenza – ha riproposto alla grande sir Chris Hoy, il campione del mondo, che ha vinto con una prestazione superba la “sua” prova, sprigionando tutta la sua potenza in una volata molto lunga; alle sue spalle sono finiti l’olandese Mulder, campione del mondo del chilometro e il francese Bourgain.
La terza giornata di prove è stata contraddistinta dal dominio degli australiani che hanno conquistato 3 ori su 4.
Il primo è arrivato al termine dei 500 m da fermo (l’altra gara che non fa parte del calendario olimpico), dove Anna Meares ha vinto con il tempo straordinario di 33″593 davanti alla campionessa europea Clair.
Ma la Meares non è doma e dopo i due ori già conquistati vince anche il keirin davanti alla connazionale Mc Culloch e alla Sanchez. Anna si dimostra l’atleta più in forma del momento e un’avversaria da tener d’occhio nei prossimi appuntamenti che contano, considerate le qualità delle sue performance.
L’omnium femminile interrompe il dominio australiano nell’ultima giornata e è vinto dalla spagnola Olaberria che – come accaduto anche fra gli uomini – si impone più per la regolarità che per il fatto di aver gareggiato ad un livello superiore a quello delle altre atlete. Infatti, la spagnola è riuscita a vincere l’oro senza aver fatto sua nessuna delle prove previste nell’omnium, gara il cui regolamento necessita di una modifica, in modo da attribuire maggior peso alle vittorie rispetto ai piazzamenti: proseguendo su questa strada si corre il rischio di vedere divenire campione olimpico un corridore chi non eccelle in nessuna disciplina.
Fra gli uomini la velocità a squadre è finita nelle mani degli australiani che hanno fatto segnare un tempo molto buono (3′56″913), proponedoli fra i favoriti per le prove importanti del prossimo futuro. Delusione per la Gran Bretagna che, sopravanzata dalla Russia, non si è neppure qualificata per la finale.
Nella velocità maschile, vittoria ancora australiana ad opera di Perkins che supera in finale il britannico Kenny. La prova non ha visto al via il faro della disciplina Hoy che ha preferito lasciare ai suoi compagni della velocità a squadre il compito di fare punti in questa disciplina.
Avrete notato che durante il resoconto delle tre giornate non si è mai accennato agli atleti italiani, nonostante i nostri siano stati presenti in quasi tutte le discipline previste.
Purtroppo è con molto dispiacere che, ancora una volta, dobbiamo dire che la trasferta azzurra è stato un fiasco completo. Siamo stati inesistenti nelle prove veloci e al proposito molti appassionati del settore si stanno chiedendo come sia possibile continuare a convocare sempre gli stessi atleti, uomini che, oramai da parecchio tempo, non riescono mai neppure a qualificarsi per il secondo turno nelle varie discipline. L’ultimo risultato degno di nota nelle prove veloci è stato il sesto posto di Francesco Ceci nel keirin – conseguito lo scorso anno a Manchester nella prima prova di Coppa del mondo – ma si è trattato di un risultato isolato. Forse è il caso di non sperperare risorse con trasferte costose in giro per il mondo, mentre sarebbe meglio avere delle basi un po’ più solide ed investire sulla crescita della base del movimento, per poter poi ritrovarsi con atleti all’altezza del confronto a livello internazionale.
Anche nelle prove omnium e inseguimento non è andata meglio, con il tredicesimo posto di Ciccone nell’omnium quale miglior risultato.
In contemporanea alla prova di coppa del mondo si è corsa anche la seigiorni di Zurigo, vinta dai tedeschi Bartko-Hondo sugli svizzeri Aeschbach-Marvulli, rimasti in testa alla classifica dalla seconda serata fino all’ultima americana.

Matteo Colosio

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