LA ETAPA DEL DÍA: LUGO – OURENSE

novembre 4, 2020 by Redazione  
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Occasione d’oro per le fughe nella quattordicesima frazione della Vuelta 2020. Lo strappo finale verso Ourense escluderà dai giochi per la vittoria i velocisti al termine di quella che è la prima delle due frazioni di questa edizione della corsa spagnola, proposte consecutivamente, nelle quali supereranno i 200 Km di quota. Anche la marcia d’avvicinamento alla cittadina sede d’arrivo presenta diverse difficoltà altimetriche che s’annunciano come ideale trampolini di lancio verso la vittoria in una giornata che dovrebbe vedere i big a riposo

Dopo la complicata cronometro di ieri, la Vuelta ha in serbo un’ultima occasione per giocarsi il successo finale, rappresentato dall’arrivo in salita alla Covatilla previsto per sabato. In attesa di questa campale giornata si disputeranno tre frazioni di trasferimento consecutive nelle quali a calcare il palcoscenico della corsa spagnola dovrebbero essere i cacciatori di tappe. Con i big in guardingo riposo (per i motivi che specificheremo più sotto) ed un percorso che non agevola i velocisti, soprattutto per l’arrivo posto in vetta ad uno strappo di un chilometro al 6.5%, la frazione di Ourense costituirà la prima di tre occasioni d’oro per tutti quei corridori che sono finora rimasti a bocca asciutta e lungo il cammino parecchi trampolini di lancio per andare in fuga. I primi 80 Km proporranno un continuo saliscendi con pedalabili ascese buone per portar via il tentativo giusto, che poi potrebbe scremarsi sulle più impegnative difficoltà altimetriche che si incontreranno negli ultimi 100 Km, caratterizzati da tre GPM di terza categoria. Come dicevamo più sopra, i corridori di classifica potranno riposarsi ma senza troppe distrazioni, soprattutto nel finale perchè è previsto vento forte, che potrebbe raggiungere i 45 Km/h, con l’annesso rischio d’incappare in fratture in senso al gruppo.

METEO

Lugo: nubi sparse, 10.1°C (percepiti 4°C), vento moderato da NE (17-22 Km/h), umidità al 76%
Lalín (62.1 Km): poco nuvoloso, 9.2°C (percepiti 6°C), vento moderato da NE (21-28 Km/h), umidità al 66%
Monforte de Lemos (traguardo volante – 126 Km): cielo sereno, 13.5°C (percepiti 6°C), vento moderato da NE (27-33 Km/h), umidità al 54%
Orense – primo passaggio (171.4 Km): cielo sereno, 15.3°C (percepiti 8°C), vento moderato da NE (30-40 Km/h), umidità al 57%
Orense – arrivo: poco nuvoloso, 14.4°C (percepiti 7°C), vento forte da NE (30-43 Km/h), umidità al 60%

GLI ORARI DELLA VUELTA

Segnaliamo che la corsa non sarà seguita dalla RAI

12.00: partenza da Lugo
14.35: inizio diretta su Eurosport 1 (a circa 100 Km dalla partenza)
14.45-15.00: scollinamento Alto de Escairón
15.05-15.25: traguardo volante di Monforte de Lemos
15.30-15.50: scollinamento Alto de Guitara
16.25-16.55: scollinamento Alto de Abelaira
17.00-17.30: arrivo ad Ourense

UN PO’ DI STORIA

Capoluogo dell’omonima provincia galiziana, Ourense ha una discreta esperienza di Vuelta pur non ospitando un arrivo della corsa spagnola da venticinque anni, da quando Laurent Jalabert si impose con la maglia amarillo sulle spalle nella quinta tappa dell’edizione del 1995, la prima disputa a fine estate dopo il trasloco in calendario dal mese di aprile. In precedenza si era arrivati altre otto volte in questo centro, dove nel 1947 aveva per primo colto la vittoria Felice Adriano, corridore nativo di Monforte d’Alba che qualche mese più tardi prenderà la nazionalità francese. In seguito Ourense applaudirà ai successi dello spagnolo Miguel Gual (1948), del belga Frans De Mulder (1960), dello spagnolo Domingo Perurena (1967), dell’irlandese Sean Kelly (1980 e 1985), del britannico Malcolm Elliott (1989) e di Jalabert, che prima dell’affermazione del 1995 aveva fatto suo questo traguardo anche nel 1993.

Il Ponte del Millenio a Ourense e, in trasparenza, laltimetria della quattordicesima tappa (www.turismo.gal)

Il Ponte del Millenio a Ourense e, in trasparenza, l'altimetria della quattordicesima tappa (www.turismo.gal)

MIRA QUE ROGLIČ! SUL MIRADOR DE ÉZARO SHOW DELLO SLOVENO CHE SI RIPRENDE LA MAGLIA ROSSA

novembre 3, 2020 by Redazione  
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L’unica tappa a cronometro della Vuelta 2020 vede la spettacolare vittoria di Primož Roglič (Team Jumbo Visma). Lo sloveno parte in sordina e per tre quarti della tappa sembra galleggiare nelle posizioni di rincalzo ma sul muro finale è autore di una fenomenale rimonta che gli permette di battere per un solo secondo Will Barta (Team CCC). Lo sloveno si riprende la maglia rossa ma le buone prove di Richard Carapaz (Team INEOS Grenadiers) e di Hugh Carthy (Team EF Education First) rendono ancora viva l’ultima settimana della Vuelta 2020

In tempo di covid le anomalie sportive sono all’ordine del giorno ed anche la Vuelta 2020 non fa eccezione. Già abbiamo dovuto accettare l’idea del taglio da 21 a 18 tappe. In più, caso abbastanza raro per i GT, oggi è in programma l’unica tappa a cronometro della corsa spagnola in cui riscontriamo, se vogliamo, un’altra anomalia nell’anomalia. Su un totale di 33 km e 700 metri, con partenza da Muros, i ciclisti dovranno effettuare la più classica delle cronometro, ovvero senza la benché minima difficoltà altimetrica, per i primi 31 km; dopodiché, svolta a sinistra e ci si inerpica per i quasi due km finali sul Mirador de Ézaro, vero e proprio muro dalle pendenze costantemente in doppia cifra, già proposto nel 2012 e nel 2016. Primož Roglič (Team Jumbo Visma) ha 10 secondi di ritardo sulla maglia rossa Richard Carapaz (Team INEOS Grenadiers) ed oggi è in pole position per riprendersi il simbolo del primato ed ipotecare la vittoria finale. Sul Mirador de Ézaro se la prende proprio il campione sloveno. Partito in sordina, al primo intermedio del km era soltanto quinto con 13 secondi di ritardo su Will Barta (Team CCC). Ancora peggio era il dato del secondo intermedio, al km 14.5: Roglič faceva segnare 30 minuti e 34 secondi, ben 17 secondi peggio dello statunitense. Ebbene ai piedi del muro finale, Roglič aveva approssimativamente 20 secondi di ritardo su Barta. Lo sloveno spianava il Mirador de Ézaro e chiudeva in 46 minuti e 39 secondi, facendo 1 secondo meglio di Barta, che a lungo aveva assaporato il suo giorno di gloria e la prima vittoria da professionista. Terzo era invece un coriaceo Nelson Oliveira (Team Movistar), a 10 secondi di ritardo. Da segnalare nella top ten la buona prova di Mattia Cattaneo (Team Deceuninck Quick Step), sesto a 46 secondi di ritardo. Roglič si prende così la quarta vittoria della Vuelta 2020, tornando in maglia rossa e dando un segnale, forse decisivo, per la vittoria finale. Diciamo forse perché Richard Carapaz (Team INEOS Grenadiers) è autore di un’ottima cronometro per i suoi standard, visto che conclude in settima posizione a 49 secondi di ritardo da Roglič e facendo meglio di gente decisamente più attrezzata per prove del genere come ad esempio Rémi Cavagna (Team Deceuninck Quick Step), uno dei favoriti per la vittoria di oggi, che termina con un deludente ottavo posto a 58 secondi di ritardo da Roglič. Lo stesso Hugh Carthy (Team EF Education First) va molto bene e fa segnare il quarto tempo parziale, ai piedi del podio di giornata, a 25 secondi di ritardo da Roglič. In classifica generale Roglič è primo con 39 secondi di vantaggio su Carapaz e 47 secondi di vantaggio su Carthy. Domani la quattordicesima frazione da Lugo ad Ourense presenta un tracciato altimetricamente molto nervoso, con la presenza di tre GPM di terza categoria nella seconda metà della tappa. L’assenza pressoché totale di tratti in pianura fa presumere la possibilità di una fuga vincente, ma non possiamo escludere del tutto una volata a ranghi ridotti. L’arrivo è posto inoltre su uno strappa in salita ad oltre il 6% di pendenza media. Se le squadre dei big terranno chiusa la corsa, questi ultimi potranno anche giocarsi la vittoria di tappa.

Giuseppe Scarfone

Roglič vince sul Mirador de Ézaro (foto Getty Images)

Roglič vince sul Mirador de Ézaro (foto Getty Images)

03-11-2020

novembre 3, 2020 by Redazione  
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VUELTA A ESPAÑA

Lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) si è imposto nella tredicesima tappa, cronometro individuale Muros – Mirador de Ézaro (Dumbría), percorrendo 33.7 Km in 46′39″ alla media di 43.34 Km/h. Ha preceduto di 1″ lo statunitense Will Barta (CCC Team) e di 10″ il portoghese Nelson Filipe Santos Simões Oliveira (Movistar Team). Miglior italiano Mattia Cattaneo (Deceuninck – Quick Step), 6 a 46″. Roglič è tornato in maglia rossa con 39″ sull’ecuadoregno Richard António Carapaz Montenegro (INEOS Grenadiers) e 47″ sul britannico Hugh Carthy (EF Pro Cycling). Miglior italiano Cattaneo, 17° a 16′11″

LA ETAPA DEL DÍA: MUROS – MIRADOR DE ÉZARO (DUMBRÍA)

novembre 3, 2020 by Redazione  
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Si disputa l’unica tappa a cronometro prevista dal percorso della Vuelta 2020. Il percorso non presenta alcuna difficoltà altimetrica sino ai piedi del muro finale, ma il vento potrebbe rendere questa prova contro il tempo molto massacrante.

Erano previste due tappe contro il tempo nel tracciato della Vuelta, ma in seguito alla cancellazione delle prime frazioni in terra d’Olanda e della cronosquadre d’apertura, è rimasta solo quella collocata al tredicesimo giorno di gara, una tappa giornata che si annuncia più impegnativa di quel che lascia intendere l’altimetria. Lunga quasi 34 Km, quest’ultima si presenta totalmente pianeggiante sino alla svolta a destra che a due chilometri e mezzo dal traguardo anticiperà l’inizio della ripidissima salita che condurrà al traguardo, un vero e proprio muro di 1800 metri al 14% di pendenza media. Ma i principali problemi oggi i corridori non dovrebbero incontrarli sulla verticale finale, dove si registrano inclinazioni fino al 20%, ma nella prima parte del tracciato, quella che sulla carta non sembra presentare insidie. Fino ai piedi dell’ascesa del Mirador de Ézaro il percorso si snoderà quasi costantemente in riva all’Oceano Atlantico e il tratto di costa della penisola iberica che guarda verso il Nuovo Continente è notariamente spesso battuto da un forte vento, proprio quello che le previsioni meteo annunciano per questo pomeriggio e non sono previste grosse variazioni per la situazione tra l’orario di partenza del primo corridore e il momento nel quale lascerà la rampa di lancio la maglia roja Richard Carapaz. Il favorito per la vittoria sembrerebbe comunque ancora essere Primož Roglič, attualmente secondo in classifica, il quale prenderà il via con lo spettro del ribaltone al quale andò incontro nella cronometro dell’ultimo Tour de France: il vento e i suoi frequenti repentini cambi di direzioni saranno un avversario in più per lo sloveno e per gli altri corridori che ancora sono in lotta per la vittoria finale. All’uscita dalla tappa dell’Angliru, infatti, i primi quattro corridori della classifica sono racchiusi nello spazio di 35″.

METEO

Muros – partenza primo corridore: nubi sparse, 12.6°C (percepiti 4°C), vento moderato da NNE (29-30 Km/h), umidità al 74%
Muros – partenza maglia roja: cielo sereno, 12.7°C (percepiti 4°C), vento forte da NNE (32-33 Km/h), umidità al 75%
Mirador de Ézaro (Dumbría) : previsioni non disponibili

GLI ORARI DELLA VUELTA

Segnaliamo che la corsa non sarà seguita dalla RAI

13.47: partenza del primo corridore da Muros (Mickaël Delage)
14.35: inizio diretta su Eurosport 1 (50 minuti dopo la partenza del primo corridore)
16.18: partenza di Mikel Nieve
16.20: partenza di Aleksandr Vlasov
16.22: partenza di Alejandro Valverde
16.24: partenza di Felix Großschartner
16.26: partenza di Wouter Poels
16.28: partenza di Enric Mas
16.30: partenza di Daniel Martin
16.32: partenza di Hugh John Carthy
16.34: partenza di Primož Roglič
16.36: partenza di Richard Carapaz
17.20: arrivo di Carapaz al Mirador de Ézaro

UN PO’ DI STORIA

La Vuelta si è già affacciata due volte dal Mirador de Ézaro, spettacolare belvedere sull’Oceano Atlantico e sulla piccola baia dell’omonima località galiziana. In entrambi i casi l’arrivo era fissato in vetta ma nei due precedenti si trattava di tappe in linea e non di frazioni a cronometro: nel 2012 il primo a domare le ripide pendenze dle muro spagnolo è stato un corridore che si è sempre trovato a suo agio in simili finali, il catalano Joaquim Rodríguez Oliver, mentre nel 2016 a svettare lassù è stato il francese Alexandre Geniez

La vista che si gode dal Mirador de Ézaro e, in trasparenza, laltimetria della tredicesima tappa (www.turismo.gal)

La vista che si gode dal Mirador de Ézaro e, in trasparenza, l'altimetria della tredicesima tappa (www.turismo.gal)

TOUR 2021, SI CAMBIA REGISTRO

novembre 2, 2020 by Redazione  
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Tornano chilometraggio contro il tempo e tre tappe over 200 Km. Alpi soft prima dei Pirenei non durissimi. Apertura in Bretagna con due tappe da finisseur. Bella tappa con il Ventoux da scalare due volte e arrivo in fondo alla discesa.

Non è il solito festival di salite visto gli ultimi anni con le difficoltà altimetriche piazzate spesso in modo infelice.
Quest’anno gli organizzatori del Tour de France hanno seguito il motto che Vegni ha ripetuto negli ultimi anni parlando di giro umano.
Quello del 2021 sarà un Tour decisamente umano, due tappe alpine, tre pirenaiche ed una nella Provenza con il mitico Monte Calvo. Gli arrivi in salita in tappe di montagna saranno tre (Tignes, Col de Portet e Luz Ardiden), mentre ci saranno altrettante tappe di montagna con arrivo in discesa, Le Grand-Bornand, Malaucène e Andorra la Vella, in occasione dell’unico sconfinamento del Tour. Ad esse può essere aggiunta la quattordicesima tappa che costituisce l’antipasto ai Pirenei e presenterà tre salite non banali, con l’ultima posta a meno di 20 Km dalla conclusione.
Il souvenir Henri Desgrange sarà posto agli oltre 2400 metri del Port d’Envalira, salita lunga ma molto pedalabile. Come di consueto, invece, sul Tourmalet sarà posto il traguardo in ricordo di Jacques Goddet.
Sono programmate due cronometro: la prima di 27 Km alla quinta tappa e la seconda di 31 Km piazzata come di consueto alla vigilia della passerella sui Campi Elisi.
A questa tradizione i francesi non sanno proprio rinunciare. Il Giro d’Italia spesso negli ultimi anni ha proposto una cronometro all’ultimo giorno, facendo sì che anche nell’ultima tappa possa succedere qualcosa, come tra l’altro accaduto sia quest’anno, sia in epoca recente nel Giro vinto dal Tom Dumoulin, con il sorpasso su Quintana nella crono finale. Probabilmente, la sconffita dell’idolo di casa Laurent Fignon da parte di Greg Lemond nella cronometro di Parigi del 1989 brucia ancora nel ricordo dei transalpini.
Complessivamente, le tappe di montagna non sono molto dure, ma le salite non sono piazzate male.
Le Alpi nel 2021 saranno molto soft, ma arriveranno già all’ottava tappa con l’arrivo a Le Grand Bornand e, piazzata così presto, potrebbe risolversi in un nulla di fatto perchè c’è il rischio che big aspettino le ultime tappe; ma la cronometro di quasi 30 Km piazzata alla quinta frazione, quando le differenze tra specialisti e non vengono fuori in modo più marcato, potrebbe essere un’occasione ghiotta per tentare di cominciare a recuperare il tempo perduto nella cronometro da parte di coloro che soffrono questo tipo di esercizio.
L’accoppiata Romme – Colombière, con soli 6 Km tra la cima del primo e l’inizio del secondo e lo scollinamento a 15 Km dal traguardo, consentirà sicuramente di progettare un attacco ben strutturato. Un eventuale sgretolamento del gruppo sul Col de la Romme potrebbe essere fatale perché non c’è lo spazio per il rientro dei gregari nei soli sei chilometri che precedeno dell’inizio della Colombière. Non essendoci un arrivo in salita non ci sarà la sparata a tutta degli ultimi 500 metri. L’alternativa (per nulla remota) è che la tappa si risolva con un nulla di fatto, con una squadra che imporrà un ritmo elevato e i big che si controlleranno.
La seconda tappa alpina è invece ben poca cosa. La salita più dura, il Col du Prè, è posto a oltre 60 Km dall’arrivo, mentre il Cormet de Roselend verrà affrontato partendo da una quota già elevata e da un versante con pendenze pedalabili. Da lì ci saranno trenta chilometri, tra discesa e pianura, prima di attaccare la salita verso Tignes, molto lunga ma priva di quelle pendenze che permettono di fare la differenza. Ci sono un paio di tratti intorno al 9%, ma con la situazione del ciclismo moderno e con la collocazione nella prima parte del Tour non sembra ci siano spazio per scavare distacchi. Distacchi che, invece, potrebbero arrivare due giorni dopo nella tappa con arrivo a Malaucène dopo la doppia ascesa al Ventoux. Si tratta di una tappa ben disegnata che, dopo 72 Km senza difficoltà, prevede il Col de la Liguière (9,3 Km al 6,7%) e quindi subito il “Gigante della Provenza” dal versante di Sault, il meno duro tra i tre possibile, almeno fin quando, in località Chalet Reynard, la strada si riunisce con quella che versante classico, nel punto dove finisce la vegetazione e inizia la lunga pietraia che porta alla cima del monte reso famoso da Francesco Petrarca.
Al termine della discesa, ci saranno circa 12 Km per arrivare a Bédoin e affrontare di nuovo il Ventoux dal versante classico. Giunti in cima, i corridori dovranno affrontare la discesa lungo la quale nel 1994 Marco Pantani si gettò a folle velocità all’inseguimento di Eros Poli con la sua classica posizione con il sedere quasi sulla ruota posteriore. In quella occasione l’arrivo era posto a Carpentras, a oltre 40 Km dalla cima del “Monte Cavlo”, mentre in questo caso il traguardo sarà al termine della discesa, lunga 18 Km. Passare per due volte nella pietraia, specialmente se ci sarà vento contrario (come spesso accade) e gran caldo, potrebbe provocare difficoltà ad alcuni uomini di classifica ed in questo caso la faccenda potrebbe complicarsi alquanto. Manca l’arrivo in salita classico e quindi, anche in questo caso, non ci sarà la sparata degli ultimi metri. Un attacco ai tre chilometri dal GPM è possibilissimo e in discesa si potrà mettere anche altro fieno in cascina. Ovviamente, come sempre, sull’esito della tappa peserà il modo nel quale i corridori vorranno disputarla.
Le tappa pirenaiche, invece, saranno tre e un pochino più difficili rispetto a quelle previste sulle Alpi.
Le precederà una una sorta di antipasto costituito da una frazione di media montagna con arrivo a Quillan, nel corso della quale si dovranno affrontare tre salite brevi dalle pendenze non banali. L’ultima, il Col de Saint-Louis (4,7 Km al 7,4%), è posta a meno di 20 km dall’arrivo di una tappa che non ispirerà certamente i big, ma nella quale non ci sarà da annoiarsi perché le seconde linee potranno darsi battaglia.
La prima tappa pirenaica sarà quella in cui ci sarà l’unico sconfinamento previsto nel 2021 e si raggiungerà l’altitudine più elevata di tutto il tracciato. Si affroneranno i colli di Mont-Louis e di Puymorens che costituisce un’unica ascesa con il successivo Envalira (un po’ come il Télégraphe e il Galibier). Si tratta di salite molto pedalabili anche se l’altitudine dell’Envalira, che supera abbondantemente i 2000 metri, potrebbe dar fastidio a corridori come Valverde, che mal digeriscono le quote elevate.
Dopo una discesa di oltre 20 Km, su strade ampie, si affronterà il Col de Beixalis, ascesa di che non ha nulla a che vedere con le precedenti. Sono solo 6,5 Km, ma le pendenze sono molto severe perchè la media è dell’8,5% e le massime arrivano oltre il 13%. È stata affrontata già nel 2016 dal Tour ed in testa transitò Thibaut Pinot. Questa volta, però, non si arriverà ad Arcalis bensì nella capitale del principato, con il traguardo posto al termine di 15 Km di discesa. Anche in questo caso, l’attacco sarò possibile nei chilometri più duri (quelli centrali) del Beixalis, nei quali si potrà tentare di far la differenza prima di affrontare a tutta la picchiata verso l’arrivo.
Dopo una tappa da fughe prevista il giorno successivo a quella di Andorra si arriverà alla due giorni cruciale. Il 14 luglio, giorno della commemorazione della presa della Bastiglia, si affronterà una tappa pirenaica dal finale davvero duro. Dopo 113 Km pianeggianti si affronteranno in rapida successione Peyresourde, Val Louron e Portet. Si tratta di salite arcinote, la prime due sono storiche, mentre tutti ricordano la terza affrontata nella minitappa di 65 Km del 2018 vinta da un Quintana fuori classifica dopo la baggianata della partenza in griglia sul modello della Formula Uno che, nelle intenzioni degli organizzatori, avrebbe dovuto favorire la bagarre dall’inizio ed invece provocò un ricompattamento immediato. Le salite sono tutte dure e non c’è spazio per rifiatare tra un colle e l’altro. L’ascesa finale presenta costantemente pendenze severe lungo tutti i 15 Km che portano ai 2215 metri del Col de Portet, dove sarà posto il traguardo. Per impostare un attacco vero in questa tappa bisognerà tentare di utilizzare le prime due salite per lasciare il leader da attaccare senza squadra e poi tentare l’affondo sull’ultima salita. Naturalmente in presenza di squadre coma la Jumbo di quest’anno la questione si presenterà piuttosto complessa. In questo caso tutto si giocherà nei chilometri finali, nei quali si potrà comunque tentare di scavare distacchi vista la durezza della parte finale della frazione.
Il giorno successivo andrà in scena l’ultima frazione di montagna, caratterizzata da un mini chilometraggio che in questi ultimi anni pare esercitare un fascino irresistibile sugli organizzatori del Tour (per fortuna non su quelli del Giro): 130 Km con Tourmalet ed arrivo a Luz Ardiden, un’accoppiata classica che di solito veniva proposta dopo molte altre salite, mentre quest’anno avremo solo queste due salite secche. Il Tourmalet costituirà un trampolino di lancio obbligato per gli scalatori e, con la cronometro di 31 chilometri che incombe, sarà obbligatorio cercare di guadagnare più di qualche secondo, un po’ come nella tappa dello Stelvio del Giro di quest’anno. Il Tourmalet lo conosciamo tutti, è una salita sulla quale si può fare la differenza ed anche la salita finale non è uno scherzo. Le pendenze non sono quelle estreme sulle quali non è possibile scattare, ma neppure quelle pedalabili sulle quali si sta benissimo a ruota. Sono le pendenze ideali sulle quali dare rasoiate che oggi, purtroppo, sono diventate merce rara in un ciclismo popolato di regolaristi che fanno la differenze grazie al ritmo elevato.
Al penultimo giorno la cronometro di 31 chilometri emetterà il verdetto finale. Sia al Tour che al Giro quest’anno la crono finale è stata decisiva e si vedrà se quanto successo in questi ultimi mesi spingerà coloro che non brillano a cronometro a cercare di attaccare a testa bassa sulle montagne.
Quanto alle altre tappe sono da segnalare le prime due che vedranno arrivi su degli strappi, la prima tappa arriva in cima ad un’ascesa di 3 Km al 5.7% di pendenza media (con un passaggio al 14% nella parte iniziale), la seconda sulla celebre rampa di Mûr-de-Bretagne (2 Km al 6.9% con i primi mille metri al 9.8%) che già ha ospitato l’arrivo nel 2011, nel 2015 e nel 2018.
Da segnalare anche la settima tappa per l’elevato chilometraggio (248 Km, davvero insolito per il Tour degli ultimi anni) e pe e il tracciato accidentato che potrebbe favorire le fughe.
In definitiva si tratta di un Tour con dei passi avanti rispetto agli ultimi anni, tappe di montagna discrete, chilometraggi che cominciano ad essere più consoni ad un GT e chilometraggio contro il tempo adeguato.
Quel che manca è un vero tappone, una tappa di montagna di oltre 200 Km con tante salite in successione, una tappa come poteva essere quella del Giro con Agnello, Izoard, Monginevro e Sestriere (poi modificata) o anche quella con Campo Carlo Magno, Castrin, Stelvio e Torri di Fraele. Il Giro si è deciso non a caso in quelle due tappe. In frazione del genere, specialmente se poste a fine corsa, viene fuori il fondo e la resistenza e possono venire le crisi.
Altra nota negativa sono le troppe tappe per velocisti. Purtroppo, in questo caso, va dato atto agli organizzatori del Tour de France che, vista la conformazione del territorio francese, non è semplice (come invece è molto più facile fare in Italia) inserire molte tappe mosse.
Il percorso comunque non durissimo presenta un generale equilibrio ed è apprezzabile il passo avanti compiuto rispetto al passato.
Purtroppo l’organizzazione delle squadre degli ultimi anni non aiuta lo spettacolo. I capitani sono affiancati da gregari al livello di tutti gli altri uomini di classifica, sicché diventa impossibile scardinare le squadre che spesso rimangono compatte anche lungo le salite finali, come è accaduto quest’anno sull’arrivo al Grand Colombier.
Proprio ieri Roglič è arrivato sull’Angliru insieme a Sepp Kuss e tutti ricordano, sempre sull’Angliru, Froome arrivato insieme a Poels. Se i gregari riescono a portare i capitani in cima a salite come l’Angliru, si può immaginare che non avranno problemi sulle ascese francesi.
Certo che se due uomini che hanno vinto il Giro come Carapaz e Dumoulin (che ha fatto anche secondo in un Tour) partono con i gradi di gregario diventerò sempre più difficile rompere la corsa. Certamente dovrebbero essere ridotte le squadre a sei unità e vietati misuratori di potenza, frequenzimetri, e radioline. argomenti di cui pure qualche commentatore sta iniziando a parlare. L’impressione è di essere ancora lontani dal traguardo.
Purtroppo, finché non si interverrà in questo senso il percorso potrà essere disegnato anche molto bene ma da solo non sarà sufficiente a garantire spettacolo.

Benedetto Ciccarone

Il Mont Ventoux (http://www.autoclassmagazine.com)

Il Mont Ventoux (http://www.autoclassmagazine.com)

CARAPAZ DOMA L’ANGLIRU E TORNA IN ROJA

novembre 1, 2020 by Redazione  
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Alla fine la montagna ha partorito il topolino. E’ questo il verdetto principale che emerge dalla tappa regina della Vuelta 2020. L’arrivo in cima al mitico Alto de l’Angliru ha premiato Hugh Carthy (EF Pro Cycling), bravo a piazzare lo scatto decisivo a 1300 metri dal traguardo, al termine di una tappa in cui i distacchi tra i big sono stati molto risicati deludendo un pò le attese. Il britannico, rivelazione della corsa iberica, ha staccando di 16” il redivivo Alexandre Vlasov (Astana Pro Team), Enric Mas (Movistar Team) e Richard Carapaz (Ineos Grenadiers). Poco più dietro (a 26”) è giunto Roglic che ha perso la maglia rossa tornata sulle spalle di Carapaz per appena 10”. Lo sloveno può però sorridere in vista della cronometro di martedì che potrebbe riportarlo in testa alla graduatoria.

La 12 frazione era la più breve di quest’edizione (solo 109 km) ma al contempo anche quella più attesa visto l’arrivo posto in cima al mitico Alto de l’Angliru. Dopo la partenza da Pola de Laviana, i corridori erano attesi da 25 km piatti per poi affrontre in rapida sequenza due gpm di terza categoria, l’Alto del Padrùn (3,5 km al 6,6%) al km 29,3 e l’Alto de San Emiliano (5,9 km al 4,9%) al km 43, ed uno di 1a categoria, l’ Alto de la Mozqueta (6,6 km al 8,4 %) posto al km 60. Dopo la lunga discesa e il successivo fondovalle, la strada tornava a salire lungo le dure rampe dell’Alto del Cordal (5,5 km al 8,9%). Infine, giunti al km 97 iniziava la durissima salita che porta in cima all’Alto de L’Angliru: 12,2 km al 10,2% di pendenza media. Particolarmente duri gli ultimi 7 km caratterizzati da pendenze che arrivano fino al 23,5%.

Nei primi 10 km diversi corridori hanno provato ad evadare dal gruppo, ma soltanto la coppia formata da Anthony Roux (Groupama-FDJ) e Julius Van den Berg (EF Pro Cycling) è riuscita avvantaggiarsi. Quando la coppia di testa aveva raggiunto un margine di 20”, dal gruppo si è sganciato un nutrito drappello formato da ben 18 corridori: Mattia Cattaneo (Deceuninck-Quick Step), Alexandre Riabuschenko (UAE-Team Emirates), Luis Leon Sanchez (Astana Pro Team), Andreas Schillinger (Bora-Hansgrohe), Nans Peters (Ag2r La Mondiale), Lukasz Wisniowski (CCC Team), Enrico Gasparotto (NTT Pro Cycling), Imanol Erviti (Movistar Team), Jhojan Garcia (Caja Rural-RGA Seguros), Cameron Wurf, Robert Stannard e Alex Edmondson della Ineos Grenadiers, Kobe Goossens e Tosh Van der Sande della Lotto-Soudal, Guillaume Martin e Pierre-Luc Perichon per la Cofidis e infine la coppia della Burgos-BH formata da Angel Madrazo e Juan Felipe Osorio.
Il gruppo inseguitore ha raggiunto i due battistrada intorno al km 20, mentre dal gruppo provavano a rientrare altri tre atleti: Tomasz Marczynski (Lotto-Soudal) e il duo del UAE-Team Emirates formato da Davide Formolo e Jasper Philipsen.
Nel tratto pianeggiante che precedeva la prima salita di giornata, l’Alto del Padrùn (3,5 km al 6,6%), il plotoncino di testa è riuscito a guadagnare oltre un minuto sul gruppo principale. Il trio inseguitore è invece rimasto a metà strada fra i battistrada e il gruppo. Il cima al gpm Formolo e Marczynski, da cui si era nel frattempo staccato Philipsen, sono transitati con 1’ di svantaggio mentre il gruppo era ormai distante quasi 2 minuti. I due inseguitori lungo la successiva discesa hanno raggiunto Osorio e Gasparotto, che avevano perso contatto dal gruppo durante la salita, ma non hanno trovato particolare collaborazione. Ai piedi dell’Alto de de Santo Emiliano (5,9 km al 4,9%) i 18 fuggitivi sono transitati con 1’10” sul quartetto inseguitore e 2’20” sul gruppo. Proprio lungo l’ascesa della seconda asperità di giornata, è iniziata la rimonta di Formolo e Marczynski che hanno poi completato l’inseguimento al termine della discesa, quando all’arrivo mancavano 60 km.

Nel tratto di fondovalle i battistrada hanno guadagnato ulteriormente sul gruppo approcciando l’Alto della Mozqueta (6,6 km al 8,4% di pendenza media) con 3’ di vantaggio. Dopo un km di ascesa, dal gruppo sono scattati Esteban Chaves (Mitchelton-Scott) e David De La Cruz (UAE-Team Emirates). A loro si sono poco dopo aggiunti Thymen Arensman (Team Sunweb) e Ivo Oliveira (UAE-Team Emirates). Il portoghese ha scandito un ritmo molto elevato in favore di De La Cruz, facendo staccare Chaves, per poi rialzarsi a sua volta dopo aver completato il forcing.
L’attacco di De La Cruz ha scosso il Team Movistar che ha immediatamente reagito alzando il ritmo del plotone, facendo scendere il vantaggio dei battistrada a 2 minuti. Come conseguenza anche il gruppetto dei fuggitivi ha alzato il ritmo. A farne le spese prima Jhojan Garcia, poi Andreas Schillinger e infine Riabushenko. Il gruppo però ha continuato ad avvicinarsi, scollinando con 1’22” di ritardo dalla testa della corsa e 50” dalla coppia De La Cruz-Arensman. Poco dopo il gpm due corridori del gruppo di testa hanno rallentato per ordine delle rispettive ammiraglie: Erviti ha atteso il gruppo per dare manforte ai compagni di squadra, mentre Davide Formolo ha rallentato per dare una mano a De La Cruz, impegnato nell’inseguimento.
Lungo l’insidiosa discesa, un quartetto formato da Guillaume Martin, Pierre-Luc Perichon, Angel Madrazo e Anthony Roux, si è sganciato dal gruppo di testa. Il quartetto non ha però preso il largo e ai -30 dall’arrivo vantava appena 10” sugli immediati inseguitori e 45” sul gruppo. Di lì a poco i due gruppetti di testa si sono ricongiunti, approcciando l’Alto del Cordal (5,5 km al 8,9%) con 40” di vantaggio sul plotone.
La bagarre nel drappello di testa è riscoppiata lungo la dura ascesa. Ad avvantaggiarsi mentre si scalavano le prime rampe del’Alto del Cordal sono stati Mattia Cattaneo e Luis Leon Sanchez. Alle loro spalle provava a tener duro Guillaume Martin, già vincitore dei primi 3 gpm di giornata, mentre gli altri compagni di fuga venivano ripresi uno alla volta dal gruppo sempre tirato dalla Movistar, da cui nel frattempo si era già staccato Esteban Chaves.
La tenacia ha ripagatao Guillaume Martin che è riuscito a rientrare su Cattaneo e Sanchez ad 1,3 km dal gpm. Contemporaneamente nel gruppo della maglia rossa è partito il forcing di Chris Froome (Ineos Grenadiers) oggi finalmente utile alla causa del suo compagno Richard Carapaz. Il ritmo del britannico ha letteralmente frantumato il gruppo e ha mandato in difficoltà Marc Soler (Movistar Team) evidentemente affaticato dopo la tappa di sabato.
Sul gpm è nuovamente transitato per primo Guillaume Martin, ormai padrone della maglia a pois, davanti Mattia Cattaneo e Luis Leon Sanchez. Il gruppo, ormai ridotto ad una ventina di unità, è passato con meno di 30” di ritardo. Al termine della successiva discesa il terzetto di testa aveva solo 25” sul gruppo, mentre il ritardo di Soler era di 45”.

Si è così giunti alla scalata della terribile e affascinante salita de l’Alto de l’Angliru con i 3 battistrada ormai in procinto di essere riassorbiti dal gruppo tirato dagli uomini della Jumbo-Visma. Il primo ad essere ripreso è stato Mattia Cattaneo (ai -11). La stessa sorte è toccata a Guillaume Martin e Luis Leon Sanchez 500 metri più tardi.
Il ritmo della Jumbo-Visma ha ben presto fatto staccare Soler, che era rientrato poco prima e quindi (ai -10) anche Chris Froome, unico gregario rimasto a supporto di Carapaz dopo la caduta occorsa ad Andrey Amador. L’inesauribile Robert Gesink (Jumbo-Visma) ha continuato ad imporre un’andatura sostenuta per tutto il primo tratto (il più facile) dell’Angliru per poi spostarsi soltanto a 6,7 km dall’arrivo, quando era già iniziato il tratto più duro della salita.
Esaurito il compito di Gesink, in testa al gruppo formato da 10 uomini è arrivato un altro corridore della Jumbo-Visma, Jonas Vingegaard. Alla sua ruota vi erano i compagni Sepp Kuss e Primoz Roglic, quindi Enric Mas (Movistar Team), Daniel Martin (Israel Start-Up Nation), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), il duo della EF formato da Hugh Carthy e Michael Woods, Alexandre Vlasov (Astana Pro Team) e Wout Poels (Bahrain-McLaren).
Il gruppetto di testa ha affrontato senza sussulti il duro tratto di Las Cabanas (-6,2) con il danse Vingegaard sempre in testa.
A 5,2 km dall’arrivo Wout Poels è andato in difficoltà prima di arrendersi definitivamete ai -4,7. Il primo scatto è invece arrivato ai 3,6 per opera di Enric Mas. L’accelerazione prodotta dallo spagnolo ha fatto immediatamente staccare sia Vingegaard, che avea oramai esaurito il suo compito, che Michael Woods.
Sotto lo striscione dei -3 Mas guidava con una ventina di metri di vantaggio su un gruppetto tirato da Sepp Kuss e comprendente Roglic, Carpaz, Martin, Carthy e Vlasov. Approfittando della marcatura ad uomo con cui Roglic controllava Carapaz, Hugh Carthy e Alexandre Vlasov hanno provato ad avvantaggiarsi guadagnando qualche metro su Vlasov e Kuss, Roglic e un Daniel Martin in leggera difficoltà.
Si è così entrati nel tratto più duro, quello di Cuena les Cabres (-2,3), caratterizzato da una pendenza massima del 23,5%. Di li a poco è arrivato lo scatto di Richard Carapaz che ha subito mandato in difficoltà il leader Primoz Roglic. Carapaz ha raggiunto nel giro di poche pedalte Enric Mas, imitato da Hugh Carthy 200 metri più avanti. Dietro al terzetto di testa tirato da Carpaz vi erano Daniel Martin e Alexandre Vlasov, mentre Sepp Kuss si era fermato per aiutare Roglic, che a 1,5 km dal traguardo pagava 12” di ritardo.
L’azione di Carapaz è però andata calando e così ai 1300 metri dal traguardo Hugh Carthy ha prodotto una decisa accelerazione che ha fatto staccare sia Carapaz che Mas. Il britannico si è involato in solitaria aumentando ulteriormente il margine nel corso dell’ultimo km. Mas, che aveva provato a rientrare sul corridore della EF, ha dovuto desistere ed è stato poi ripreso da Vlasov.
Per Carthy è così arrivato il trionfo in cima alla salita più celebre e ambita della Vuelta. Ottima prestazione per Alexandre Vlasov 2° a 16” davanti ad Enric Mas e Richard Carapaz. Il trio comprendente Roglic, Kuss e Daniel Martin ha tagliato il traguardo con 26” di ritardo, mentre Poels e Woods hanno chiuso ad 1’35”. Ancora più indietro Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe) giunto 10° a 2’15” in compagnia di Mikel Nieve (Mitchelton-Scott).

Resta apertissima la classifica generale che vede ora Richard Carapaz in testa con appena 10” su Primoz Roglic, 32”sul trionfatore di giornata Hugh Carthy e 36” su un tenace Daniel Martin. Alle loro spalle si trova Enric Mas, sempre 5° ad 1’50”. Decisamente più staccati Wout Poels (6° a 5’13”), Felix Gossschartner (7° a 5’30) e Alejandro Valverde (Movistar Team), 8° a 6’22”. Entra in top 10 Alexandre Vlasov, 9° a 6’41”, davanti a Mikel Nieve, 10° a 6’42”.
La Vuelta riprenderà martedì, dopo il secondo giorno di riposo, con una cronometro individuale di 33,7 km. I primi 31 saranno completamente piatti, mentre negli ultimi 2 I corridori dovranno scalare le durissime rampe che portano al Mirador de Ezaro (1800 metri al 14,2%).

Pierpaolo Gnisci

Hugh Carthy in azione sulle dure rampe dellAngliru (Getty Images Sport)

Hugh Carthy in azione sulle dure rampe dell'Angliru (Getty Images Sport)

01-11-2020

novembre 1, 2020 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA A ESPAÑA

Il britannico Hugh Carthy (EF Pro Cycling) si è imposto nella dodicesima tappa, La Pola Llaviana / Pola de Laviana – Alto de l’Angliru, percorrendo 109.4 Km in 3h08′40″ alla media di 34.79 Km/h. Ha preceduto di 16″ il russo Aleksandr Vlasov (Astana Pro Team) e lo spangolo Enric Mas Nicolau (Movistar Team). Miglior italiano Mattia Cattaneo (Deceuninck – Quick Step), 21° a 6′12″. L’ecuadoregno Richard António Carapaz Montenegro (INEOS Grenadiers) è tornato in maglia rossa con 10″ sullo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) e 32″ su Carthy. Miglior italiano Cattaneo, 18° a 15′35″

VUELTA A GUATEMALA

Il panamense Christofer Robín Jurado López (nazionale panamense) si è imposto nella decima ed ultima tappa, circuito di Guatemala City, percorrendo 105 Km in 2h23′30″ alla media di 43.90 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli ecuadoregni Cristian David Pita Bolaños (Best PC Ecuador) e Byron Patricio Guamá De La Cruz (Best PC Ecuador). Nessun italiano in gara. Il guatemalteco Juan Mardoqueo Vásquez (Hino-One-La Red) si impone in classifica con 5′04″ sul colombiano Santiago Ordoñez (Canel’s Pro Cycling) e 7′29″ su Guamá De La Cruz.

LA ETAPA DEL DÍA: LA POLA LLAVIANA / POLA DE LAVIANA – ALTO DE L’ANGLIRU

novembre 1, 2020 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Tocca allo Zoncolan di Spagna decretare altri duri verdetti alla Vuelta perchè è arrivato il momento di confrontarsi con la salita più ripida della penisola iberica, quell’Alto de Angliru che già in sette occasioni ha detto legge nella corsa spagnola

Se la frazione della Farrapona era un tappone in formato leggermente ridotto, ora i corridori si troveranno di fronte ad una versione “mignon” di una tappa d’alta montagna, che concentrerà tutto il suo succo in soli 110 Km. Anzi, in soli 83 Km perchè rispetto alla giornata di ieri non ci sarà una salita da affrontare in partenza e l’approccio alle difficoltà avverà con un tratto perfettamente pianeggiante lungo poco più di 25 Km. Terminata questa fase d’avvio le salite, anche oggi previste nel numero di cinque, si succederanno quasi senza momenti per rifiatare tra un colle e l’altro. Bisognerà attendere il 60° Km di gara per vedere i corridori affrontare le prime pendenze interessanti di giornata, i 6.6 Km all’8.4% dell’Alto de la Mozqueta, terzultima salita di giornata, seguita una trentina di chilometri più avanti dai 5.4 Km al 9.3% dell’Alto del Cordal. Nonostante questi numeri c’è il rischio concreto che nessuno tra i big in gara decida di sfruttarli per mettere in difficoltà la maglia “roja”, tutti attenti a non sprecare energie in vista della tremenda ascesa finale dell’Angliru, il Mortirolo di Spagna, che la corsa iberica affronterà per l’ottava volta nella storia: i suoi 12.4 Km al 9.9%, con una punta al 23% nel cosiddetto tratto della “Cueña les Cabres”, ne faranno uno dei momenti salienti dell’edizione 2020 della Vuelta.

METEO

La Pola Llaviana / Pola de Laviana: cielo coperto, 19.3°C (percepiti 15°C), vento moderato da SSW (20-27 Km/h), umidità al 75%
Mieres (35.5 Km): cielo coperto, 21.4°C (percepiti 19°C), vento moderato da SSW (13-14 Km/h), umidità al 75%
Figaredo (traguardo volante – 77 Km): cielo coperto, 21.6°C (percepiti 19°C), vento moderato da SSW (13-14 Km/h), umidità al 74%
La Vega de Riosa (inizio salita – 96.3 Km): cielo coperto, 20.8°C (percepiti 19.5°C), vento debole da SSW (9-15 Km/h), umidità al 81%
Alto de l’Angliru : previsioni non disponibili

GLI ORARI DELLA VUELTA

Segnaliamo che la corsa non sarà seguita dalla RAI

13.50: inizio diretta su Eurosport 1 (15 minuti prima della partenza)
14.08: partenza da La Pola Llaviana / Pola de Laviana
14.50-14.55: inizio salita Alto del Padrún
14.55-15.05: scollinamento Alto del Padrún
15.10-15.15: inizio salita Alto de Santo Emiliano
15.15-15.30: scollinamento Alto de Santo Emiliano
15.35-15.45: inizio salita Alto de la Mozqueta
15.45-16.00: scollinamento Alto de la Mozqueta
16.10-16.30: traguardo volante di Figaredo
16.20-16.40: inizio salita Alto del Cordal
16.30-16.50: scollinamento Alto del Cordal
16.45-17.05: inizio salita finale
17.05-17.30: arrivo sull’Alto de l’Angliru

UN PO’ DI STORIA

L’Angliru ha un “papà” e questo padre risponde al nome di Miguel Prieto, uno dei dirigenti della ONCE, l’organizzazione nazionale dei ciechi spagnoli che dal 1989 al 2003 sponsorizzò l’omonima formazione professionistica. Non vedente anch’esso, ci vide benissimo quando intuì il potenziale della tremenda salita asturiana e nel 1996 non esitò a contattare i dirigenti di Unipublic, l’agenzia organizzatrice della Vuelta, i quali colsero subito la palla al balzo. Fattane sistemare la strada, la “Gamonal” (così veniva fino ad allora la montagna asturiana che oggi conosciamo come Angliru) vide ciclisticamente la luce il 12 settembre del 1999, quando lassù giunse per primo lo scalatore spagnolo José María Jiménez assieme al russo Pavel Tonkov. Fu amore a prima vista poichè ci si tornerà anche l’anno successivo, quando ci fu quello che a tutt’oggi è ancora l’unico successo italiano sull’Angliru, firmato dal trentino Gilberto Simoni, solitario al traguardo con più di due minuti sul ceco Jan Hruska. Nel 2002 toccherà allo spagnolo Roberto Heras, che due anni prima aveva fatto registrare il miglior tempo di scalata (41 minuti e 55 secondi, primato ancora oggi imbattuto) e che questa occasione in cima al “monstruo” asturiano riuscirà a levare al connazionale Óscar Sevilla quella maglia amarillo (la “roja” sarà introdotta nel 2010) che terrà fino alla penultima tappa e che gli sarà definitivamente tolta nella crono madrilena da un altro spagnolo, Aitor González. Nel 2008 sarà Alberto Contador a tagliare per primo il traguardo e questo è anche l’unico caso nel quale il nome del vincitore di tappa sull’Angliru coincide con quello del corridore che si imporrà nella classifica finale. Alta vittoria iberica nel 2009, stavolta per opera di Juan José Cobo Acebo, al quale parecchi anni dopo saranno levate sia la vittoria parziale, sia il successo finale in classifica: se il secondo sarà assegnato a posteri al britannico Chris Froome, non verrà ufficialmete considerato vincitore di quella tappa il corridore che era giunto secondo sull’Angliru, l’olandese Wout Poels. Infine, i più recenti vincitori in vetta alla tremenda salita iberica sono stati il francese Kenny Elissonde nel 2013 e ancora Contador, che il 9 settembre del 2017 otterrà lassù l’ultima vittoria della sua luminosa carriera, che concluse il giorno successivo sul traguardo finale della Vuelta a Madrid, dopo 14 anni di professionismo.

Un momento di corsa sulle infide pendenze dellAngliru e, in trasparenza, laltimetria della dodicesima tappa (www.eurosport.it)

Un momento di corsa sulle infide pendenze dell'Angliru e, in trasparenza, l'altimetria della dodicesima tappa (www.eurosport.it)

GAUDU BATTE SOLER A LA FARRAPONA. NO CONTEST TRA I BIG

ottobre 31, 2020 by Redazione  
Filed under News

L’11a tappa della Vuelta a Espana, 170 km da Villaviciosa a l’Alto de LA Farrapona, sorride a David Gaudu (Groupama-FDJ). Il corridore Bretone ha alzato le braccia al cielo al termine di una fuga nata quasi a metà tappa, davanti ad un generoso Marc Soler (Astana Pro Team) e ai due alfieri del Team Sunweb, Michael Storer e Mark Donovan. No contest tra gli uomini della generale che si sono controllati in vista della tappa di domani. La classifica è sempre guidata da Primoz Roglic (Jumbo-Visma) a pari tempo con Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) e con 25” su Daniel Martin (Israel Start-Up Nation).

La 11a frazione, disegnata per intero nel Principato delle Asturie, era una delle più esigenti da un punto di vista altimetrico visti i quasi 4800 metri di dislivello e ben 5 gran premi della montagna, di cui 4 di prima categoria. La prima salita di giornata, l’Alto de la Campa (3a cat) era posta immediatamente dopo il via, antipasto di una giornata molto dura. Arrivati al km 50 iniziava l’Alto de la Colladona (7,4 km al 6,7%), quindi in successione i corridori dovevano affrontare l’Alto de la Cobertoria (10 km al 8,7%) e il Puerto de San Lorenzo (10 km al 8,6%) prima di incontrare l’ascesa che porta a l’Alto de la Farrapona (16,5 km al 6,2%). La salita finale era caratterizzata da un andamento discontinuo e da un tratto finale lungo 4 km con pendenze sempre attorno all’8-9%.

La bagarre per andare in fuga è iniziata sin dal via, ma vista la voglia di tanti di andare in avanscoperta, il ritmo del gruppo nei primissimi chilometri è stato altissimo e non ha consentito a nessuno di sganciarsi.
Il primo ad evadere è stato Tim Wellens (Lotto-Soudal), partito ad 1,5 km dalla vetta del primo gpm di giornata, l’Alto de la Campa. Il fiammingo è scollinato in testa e ha poi proseguito in solitaria in attesa dell’arrivo di altri attaccanti, raggiungendo circa 15” di vantaggio sul gruppo che continuava a marciare ad andatura elevata. Dopo una ventina di chilometri Wellens è stato raggiunto da altri 7 corridori: Clement Champoussin (Ag2r La Mondiale), Magnus Cort (EF Pro Cycling), Ion Izagirre (Astana Pro Team), Pierre-Luc Perichon (Cofidis), Jose Joaquin Rojas (Movistar Team), Gonzalo Serrano (Caja Rural-Seguros RGA) e Tosh Van der Sande (Lotto-Soudal).
Gli 8 battistrada non hanno avuto vita facile visto che il gruppo, tirato dagli uomini del UAE-Team Emirates, non accennava a desistere. Il ritmo è leggermente calato soltanto quando altri 4 uomini sono riusciti ad evadere portandosi all’inseguimento dei battistrada: Ivo Oliveira (UAE-Team Emirates), Juan Pedro Lopez (Trek-Segafredo), Gino Mader (NTT Pro Cycling) e Tsgabu Grmay (Mitchelton-Scott). I contrattaccanti sono riusciti a rientrare sui battistrada poco prima del km 30, andando a formare un gruppo di testa composto da 12 corridori.
Il gruppo però non ha mollato la presa ed ha continuato a viaggiare ad alta velocità grazie all’andatura imposta da una Cofidis evidentemente non contenta della composizione del gruppo di testa. Di conseguenza il vantaggio dei fuggitivi non è decollato. Dopo 50 km di corsa, quandi i corridori stavano per iniziare la scalata dell’Alto della Colladona, il gap era di appena 35”.

Sulle prime rampe della salita è immediatamente scattato Tim Wellens alla cui ruota si è prontamente riportato Perichon. Gli altri fuggitivi, ad eccezione di Gino Mader, sono stati subito ripresi dal gruppo sempre tirato dalla Cofidis. Dopo un paio di chilometri di salita il plotone era già letteralmente frantumato in una diversi drappelli. A far esplodere ulteriormente il gruppo della maglia rossa è stata un’accelerazione di Guillaume Martin (Cofidis), intenzionato a riprendere Wellens, suo rivale nella classifica dei gpm. Nel giro di poche centinaia di metri la l’azione di Wellens è stata definitivamente neutralizzata.
Approfittando del successivo rallentamento, poco prima dello scollinamento si sono avvantaggiati Niklas Eg (Trek-Segafredo), Mark Donovan e Michael Storer (Team Sunweb), Bruno Armirail (Groupama-FDJ) e Nelson Oliveira (Movistar Team). Alle loro spalle nel frattempo era ripreso il duello tra Wellens e Guillaume Martin portatisi all’inseguimento dei 5 di testa poco prima del gpm.
La corsa si è finalmente stabilizzata lungo la successiva discesa quando Wellens, Martin e David Gaudu (Groupama-FDJ) sono rientrati sui 5 battistrada, dando vita ad un drappello di 8 corridori. Il ritmo del gruppo tirato da Jumbo-Visma e Ineos Grenadiers non ha però concesso ai fuggitivi di guadagnare un margine rassicurante. Ad 85 km dall’arrivo il gap era di appena 2’35”.

Di li a poco I corridori hanno imboccato la terza salita di giornata, il gpm di 1a categoria de l’Alto de la Corbetoria (10 km al 8,7%). Sulle prime rampe è arrivato un pò a sorpresa lo scatto di Marc Soler (Movistar Team) 10° in classifica generale e clamorosamente in difficoltà lunga la precedente salita. L’iberico è evaso dal gruppo lanciandosi all’inseguimento dei battistrada e rientrando quando mancavano 4,8 km allo scollinamento. Il distacco del gruppo era sceso nel frattempo ad 1’45”.
Una volta rientrato Soler, Nelson Oliveria si è sacrificato alla sua causa imponendo un ritmo piuttosto elevato nel gruppetto di testa. A pagarne le consequenze è stato Tim Wellens, che si è staccato a circa 3 km dalla vetta.
Il gpm è stato vinto da Guillaume Martin che ha così potuto incrementare il vantaggio in classifica su un Wellens ormai irrimediabilmente staccato, mentre il gruppo è transitato con oltre 2’30” di distacco.
Nel successivo fondovalle, Marc Soler, Nelson Oliveira e Guillaume Martin hanno provato ad avvantaggiarsi, approfittando di un battibecco tra Armirail e Donovan. I Fuggitivi si sono ricompattati dopo un paio di chilometri. Ciò nonostante i battistrada sono riusciti ad aumentare nuovamente il vantaggio arrivato a 3’15” ai -50. Poco più avanti (ai -44) iniziava la penultima salita di giornata, il Puerto di San Lorenzo (10 km al 8,6%).
Nel gruppo di testa, così come nella precedente salita, è stato Oliveira a fare un ritmo che ha consentito ai fuggitvi di non perdere troppo rispetto ad un gruppo che nel frattempo aveva aumentato l’andatura grazie al lavoro della Jumbo-Visma.
Lungo le rampe più dura della salita (pendenze costantemente superiori al 9% negli ultimi 6 km) l’unico a perdere contatto tra i battistrada è stato il danese Eg. Gli altri 7 hanno preseguito regolari fino al gpm dove per primo è transitato nuovamente Guillaume Martin, ormai involato verso la conquista della maglia a pois. Il gruppo, sempre meno folto, è scollinato con un ritardo di 2’20”.
I fuggitivi hanno guadagnato qualche secondo lungo la discesa e nel successivo fondovalle, presentandosi all’imbocco della salita finale (16,5 km al 6,2%) con 3’ di vantaggio sul gruppo.

Il primo a staccarsi lungo la salita che porta in cima a l’Alto de la Farrapona è stato Bruno Armirail. Poco più tardi (ai –11,6) è stato il turno di un bravissimo Olivera ormai esausto dopo aver a lungo tirato il drappello di testa. Rimasto senza il compagno, Soler si è dovuto sobbarcare gran parte del lavoro, specialmente lungo i tratti di falsopiano incontrati nella fase centrale della salita. Nel gruppo maglia roja è invece andato in difficoltà Esteban Chaves (Mitchelton-Scott) che ha perso contatto ai -9.
Il vantaggio dei fuggitivi è diminuito poco alla volta senza però crollare (2’03” ai -6). La situazione è cambiata a 5,1 km dal traguardo quando Marc Soler, stanco di dover tenere alta l’andatura, ha piazzato uno scatto deciso che ha subito mandato in difficoltà Mark Donovan e Guillaume Martin. David Gaudu è invece riuscito a rientrare sul corridore della Movistar nel giro di un centinaio di metri. Alle loro spalle, già visibilmente staccato, il primo inseguitore era l’australiano Michael Storer. L’accellerazione prodotta da Soler e Gaudu ha consentito di conservare il vantaggio sul gruppo (2’03” ai -4), mentre Storer, primo degli inseguitori ha rapidamente accumulato mezzo minuto di ritardo.
Si è così entrati nel tratto finale caratterizzato da pendenze intorno al 10%. La coppia di testa ha proceduto di comune accordo passando ai -2 con 40” su Donovan e Storer e 2’15” sul gruppo. Proprio a 2 km dall’arrivo è arrivata la violenta accelerazione di Mikel Nieve (Mitchelton-Scott) che ha ulteriormente ridotto il gruppo maglia rossa. Poco dopo Alexandre Vlasov (Astana Pro Team) è riuscito a sganciarsi dai big e a guadangare rapidamente un discreto margine sul gruppo.

Davanti, una volta entrati nell’ultimo chilomentro, Gaudu e Soler hanno iniziato a controllarsi, ormai decisi a giocarsi la tappa allo sprint: ai 150 metri dall’arrivo il francese della Groupama-FDJ ha piazzato uno scatto secco a cui Marc Soler non è riuscito a rispondere. Gaudu ha così tagliato il traguardo a braccia alzate con 4” di vantaggio sullo spagnolo del Movistar Team. Nel gruppo maglia rossa gli uomini di classifica non si sono dati battaglia, probabilmente anche in virtù dell’arrivo in cima all’Alto de l’Angliru in programma domani.
Dietro a Gaudu e Soler sono giunti i due corridori del Team Sunweb, Michael Storer e Mark Donovan, rispettivamente 3° e 4° a 52”. Poco dopo è arrivato Guillaume Martin (55”) che ha anticipato Vlasov (58”). I big sono stati regolati da Daniel Martin (Israel Start-Up Nation), 7° a 1’03” davanti a Enric Mas (Movistar Team), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) e Primoz Roglic (Jumbo-Visma).

La classifica generale resta pressochè invariata. Primoz Roglic è primo a pari tempo con Richard Carapaz (2° per la somma dei piazzamenti). Dietro di loro Daniel Martin (3° a 25”), Hugh Carthy (EF Pro Cycling), 4° a 58”, ed Enric Mas che occupa la quinta posizione con 1’54” di ritardo. Marc Soler è risalito in 6a posizione (a 2’44”) superando Felix Grossscharnter, ora 7° a 3’31”. Chiudono la top ten Alejandro Valverde (Movistar Team), 8° a 3’44”, Wout Poels (Bahrain-McLaren), a 3’54”, e Mikel Nieve, 10° a 4’43”.

Domani è in programma l’arrivo più atteso dell’intera Vuelta, al termine della 12a tappa da La Pola Llaviana a l’Alto de l’Angliru. La frazione sarà particolarmente breve (solo 109,4 km) ma presenterà ben 4 gran premi della montagna (due di 3a e due di 1a categoria) prima della terribile ascesa finale: 12,2 km con una pendenza media del 10,2%. I primi 4 km sono caratterizzati da un andamento a gradoni e da una pendenza media non eccessiva. Subito dopo un km di falsopiano, iniziano gli ultimi terribili 7 km, costantemente al di sopra del 10% e con punte che arrivano al 23,5%
Potrebbe essere la tappa decisiva dell’edizione 2020 della Vuelta, alla vigilia di un’ultima settimana non particolarmente dura. I big dovranno necessariamente uscire allo scoperto. Nel 2017 l’Angliru fu teatro dell’ultima grande vittoria di Alberto Contador.

Pierpaolo Gnisci

Gaudu esulta a la Farrapona (Foto: Getty Images)

Gaudu esulta a la Farrapona (Foto: Getty Images)

31-10-2020

ottobre 31, 2020 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA A ESPAÑA

Il francese David Gaudu (Groupama – FDJ) si è imposto nell’undicesima tappa, Villaviciosa – Alto de la Farrapona (Lagos de Somiedo), percorrendo 170 Km in 4h54′13″ alla media di 34.67 Km/h. Ha preceduto di 4″ lo spagnolo Marc Soler Gimènez (Movistar Team) e di 52″ l’australiano Michael Storer (Team Sunweb). Miglior italiano Mattia Cattaneo (Deceuninck – Quick Step), 26° a 3′15″. Lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) è ancora in maglia rossa con lo stesso tempo dell’ecuadoregno Richard António Carapaz Montenegro (INEOS Grenadiers) e 25″ sull’irlandese Daniel Martin (Israel Start-Up Nation). Miglior italiano Cattaneo, 19° a 9′39″

CAMPIONATO NAZIONALE ITALIANO FEMMINILE

Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo Women) si è imposta nella gara su strada, circuito di Breganze, percorrendo 118.5 Km in 3h09′17″ alla media di 37.56 Km/h. Ha preceduto di 54″ Katia Ragusa (Astana Womens Team) e di 55″ Marta Cavalli (Valcar – Travel & Service)

VUELTA A GUATEMALA

Il guatemalteco Manuel Oseas Rodas Ochoa (Decorabanos) si è imposto nella nona tappa, Santa Apolonia – Chimaltenango (Aldea Chuchucá Alto, Altos de Patzú), percorrendo 139 Km in 3h30′25″ alla media di 39.64 Km/h. Ha preceduto di 23″ l’ecuadoregno Pablo Andrés Caicedo Romo (Best PC Ecuador) e di 2′10″ l’ecuadoregno Byron Patricio Guamá De La Cruz (Best PC Ecuador). Nessun italiano in gara. Il guatemalteco Juan Mardoqueo Vásquez (Hino-One-La Red) è ancora leader della classifica con 5′31″ sul colombiano Santiago Ordoñez (Canel’s Pro Cycling) e 7′56″ su Guamá De La Cruz.

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