GROENEWEGEN INAUGURA IL GIRO DI SLOVENIA CON UN COLPO DA MAESTRO

giugno 4, 2025 by Redazione  
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Il campione olandese firma la volata di Skofljica e torna al successo. Jayco AlUla impeccabile nel pilotarlo alla vittoria.

La prima tappa del Giro di Slovenia 2024 ha visto il ritorno al successo di Dylan Groenewegen. Il velocista olandese della Jayco AlUla ha conquistato la Pirano–Skofljica (170,6 km) con uno sprint deciso e perfettamente orchestrato dal suo team. Sul traguardo ha preceduto Phil Bauhaus (Bahrain Victorious) e Manuel Peñalver (Team Polti VisitMalta), mentre Luca Colnaghi (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè) è stato il miglior italiano con un solido sesto posto.
Nel corso della giornata, il gruppo ha lasciato spazio a una fuga composta da quattro corridori, mantenendo però sempre il controllo della corsa grazie al lavoro della Jayco AlUla. Il distacco si è mantenuto stabile attorno ai due minuti fino alle battute finali, quando l’andatura si è fatta più sostenuta e i fuggitivi sono stati ripresi a meno di dieci chilometri dal traguardo.
La squadra australiana ha poi svolto un lavoro magistrale nel portare Groenewegen nelle prime posizioni al momento decisivo. Il velocista dei Paesi Bassi è stato perfettamente scortato fino all’ultima curva, dove ha lanciato una progressione irresistibile, imponendosi con autorità.
Quella odierna è la sesta vittoria di tappa di Groenewegen al Giro di Slovenia, corsa dove si conferma protagonista. Le prossime due tappe offriranno altre occasioni per i velocisti e l’olandese si candida già come uomo da battere.
Nel post-gara, Groenewegen ha commentato con soddisfazione:
«La posizione migliore in finale è stata la ruota dei miei compagni di squadra. Mi hanno tenuto davanti molto bene, tutti sapevano che soprattutto nell’ultima curva a sinistra era molto importante avere una buona posizione. Max Walscheid si è assicurato che potessi fare la curva perfetta, quindi avevo un’ottima posizione di partenza per lo sprint. Sono estremamente felice di aver vinto oggi. Nei giorni scorsi non mi sentivo perfettamente in forma, ma oggi le cose sono andate molto bene per me e per la squadra. Avevamo un piano e ci siamo attenuti ad esso in modo ordinato. La squadra merita questa vittoria dopo tutto il duro lavoro svolto durante la tappa».
Il Giro di Slovenia è appena iniziato, ma il tono è già stato dato: servirà brillantezza, strategia e – soprattutto – gambe veloci.

Mario Prato

Groenewegen vince la prima tappa del Giro di Slovenia (www.alesfevzer.com)

Groenewegen vince la prima tappa del Giro di Slovenia (www.alesfevzer.com)

04-06-2025

giugno 4, 2025 by Redazione  
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TOUR OF SLOVENIE

Il norvegese Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) si è imposto nella prima tappa, Pirano – Škofljica, percorrendo 170.6 Km in 3h49′21″, alla media di 44.63 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Phil Bauhaus (Bahrain – Victorious) e lo spagnolo Manuel Peñalver (Team Polti VisitMalta). Miglior italiano Luca Colnaghi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), 6°. Groenewegen è il primo leader della classifica con 1″ sull’elvetico Fabio Christen (Q36.5 Pro Cycling Team) e 4″ su Bauhaus. Miglior italiano Colnaghi, 10° a 10″

TOUR OF LITHUANIA

L’estone Martin Laas (Quick Pro Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Klaipėda, percorrendo 179.3 Km in 3h51′58″, alla media di 46.377 Km/h. Ha preceduto allo sprint i danesi Stian Rosenlund (AIRTOX – Carl Ras) e Oliver Søndergaard (AIRTOX – Carl Ras). Unico italiano in gara Alessio Gasparini (May Stars), 124°. Laas è il primo leader della classifica con 5″ su Rosenlund e 7″ su Søndergaard. Gasparini 124° a 11″

TOUR DE GYEONGNAM (Corea del Sud)

L’australiano Dylan Hopkins (Roojai Insurance) si è imposto nella prima tappa, circuito di Tongyeong, percorrendo 127.9 Km in 3h12′29″, alla media di 39.868 Km/h. Ha preceduto di 1′13″ l’italiano Andrea D’Amato (JCL Team UKYO) e il connazionale Cameron Scott (CCACHE x BODYWRAP). In gara anche l’italiano Simone Raccani (JCL Team UKYO), 9° a 1′13″. Hopkins è il primo leader della classifica con 1′17″ su D’Amato e 1′19″ su Scott. Raccani 9° a 1′23″

TOUR DE CAMEROUN

Il camerunense Michel Boris Tientcheu (nazionale camerunense) si è imposto nella prima tappa, circuito di Maroua, percorrendo 127.9 Km in 2h58′55″, alla media di 42.891 Km/h. Ha preceduto di 58″ l’ivoriano Isiaka Cissé (nazionale ivoriana) e il connazionale Clovis Kamzong (SNH Vélo Club). Nessun italiano in gara. Tientcheu è il primo leader della classifica con 58″ su Cissé e Kamzong

GIRO D’ITALIA 2025 – LE PAGELLE

giugno 3, 2025 by Redazione  
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Le nostre pagelle ai protagonisti e ai non protagonisti del Giro 2025. Simon Yates vince d’astuzia il suo secondo GT, Mads Pedersen tra i ciclisti più vincenti e in forma. L’Italia si salva con Fortunato e Scaroni. Tra cadute e delusioni, insufficienze per Roglic, Ayuso e Tiberi

SIMON YATES. Parte in sordina e le cadute in serie dei suoi avversari lo favoriscono non poco. In più, dimostra di avere una condizione che cresce tappa dopo tappa fino all’azione sul Colle delle Finestre che mette sotto scacco scacco Del Toro e Carapaz. Vince il suo secondo GT, dopo la Vuelta 2018, senza avere alla vigilia i favori del pronostico ma tutto sommato con merito alla luce delle scelte tattiche decisive. VOTO: 9

ISAAC DEL TORO. L’UAE Team Emirates XRG continua a sfornare campioni e “campionabili”. A 21 il messicano ha di fronte a sé una carriera da vincente e vincente sarebbe stato anche al suo primo Giro se la tattica dell’UAE fosse stata diversa. Sul Colle delle Finestre pensa a marcare stretto Carapaz, considerato l’avversario più temibile per la maglia rosa, ma insieme alla squadra ignora Simon Yates, che sfrutta al meglio le sue carte. Vince comunque la tappa di Bormio. VOTO: 8

DAMIANO CARUSO. Arrivare quinto in un GT all’età di 37 anni non è una cosa di tutti i giorni e il ciclista siciliano, che partiva come gregario di Antonio Tiberi, costruisce pezzo dopo pezzo una top five meritata con sacrificio e determinazione. VOTO: 8

GIULIO PELLIZZARI Dopo il ritiro di Roglic il marchigiano diventa l’uomo squadra della Redbull BORA Hansgrohe e convince specialmente nelle tappe di Brentonico e di Bormio. Il sesto posto finale dice senza ombra di dubbio che può diventare il ciclista italiano di riferimento per i grandi giri. VOTO: 8

MADS PEDERSEN. Dimostra di avere una gran gamba, anche nelle tappe mosse e perfino in quelle di montagna, andando spesso e volentieri in fuga. Vince a mani basse la maglia ciclamino vincendo quattro tappe e indossando anche la prima maglia rosa. Al Tour la Lidl Trek punterà su Jonathan Milan ma Pedersen lo rivedremo alla Vuelta. VOTO: 8

LORENZO FORTUNATO. Magari non avrà vinto tappe e non ci siamo stropicciato gli occhi come per Pedersen, ma anche la sua vittoria della maglia azzurra non è sembrata quasi mai in discussione. VOTO: 8

WOUT VAN AERT. La classe non è acqua e, dopo una prima settimana difficile in cui ottiene soltanto un secondo posto nella prima tappa di Tirana alle spalle di Pedersen, il belga migliora nel prosieguo del Giro ottenendo una bella vittoria a Siena nella tappa degli sterrati. Infine aiuta in modo determinante Simon Yates nella tappa del Colle delle Finestre, andando in fuga presto e trainando nel finale il ciclista britannico verso la vittoria al Giro. Oltre ad essere stato l’ultimo uomo nelle volate di Kooij. VOTO: 8

RICHARD CARAPAZ. Probabilmente il ciclista che recrimina di più. Dimostra di avere un’ottima forma, vince la tappa di Castelnovo ne’ Monti e scala posizioni su posizioni in classifica generale. Forse sul Colle delle Finestre attacca troppo presto sprecando energie e perdendo lucidità, visto che dopo l’allungo di Yates si deve accollare il peso dell’inseguimento poichè Del Toro non collabora. VOTO: 7.5

EGAN BERNAL. Dopo i gravi infortuni patiti è ancora lontano dalla forma dimostrata tra il 2019 e il 2021, quando vinse Giro e Tour. Il settimo posto finale è comunque un’iniezione di fiducia. VOTO: 7.5

OLAV KOOIJ. Il velocista più forte del Giro si porta a casa due vittorie di tappa ma non è mai entrato in competizione con Pedersen per la vittoria della maglia ciclamino. VOTO: 7.5

GIULIO CICCONE. Il ciclista italiano più propositivo del Giro 2025 fino alla caduta nella tappa di Nova Gorica e al conseguente ritiro. La top five poteva essere davvero alla sua portata. VOTO: 7

CHRISTIAN SCARONI. L’Italia ciclistica deve ringraziare il ciclista bresciano se non resta a secco di vittorie al Giro 2025. VOTO: 7

DEREK GEE. Dopo il nono posto al Tour 2024 ecco il quarto posto al Giro 2025. Il canadese prova a ripercorrere le gesta di Hesjedal e chissà che in futuro non ci riesca. VOTO: 7

EINER RUBIO. Per il colombiano è un Giro fotocopia di quello 2024, senza alti né bassi. VOTO: 7

BRANDON MCNULTY. Una top five per lo statunitense dell’UAE nonostante il lavoro di gregariato prima per Ayuso e poi per Del Toro. VOTO: 7

MICHAEL STORER. L’australiano termina le sue fatiche con un decimo posto finale che sarebbe stato migliore senza la crisi patita nella tappa di Bormio. VOTO: 6.5

PRIMOZ ROGLIC . Cade tante, troppo volte. La caduta nella ricognizione della cronometro di Pisa è probabilmente la pietra tombale sul suo Giro. SI ritira mestamente nella tappa del San Valentino dopo l’ennesima caduta eda 35 anni non sappiamo a questo punto se sarà ancora competitivo per un GT. VOTO: 5

JUAN AYUSO. Anche lo spagnolo è tartassato dalle cadute che ne limitano movimenti e posizione sui pedali a causa del ginocchio dolorante. Non è mai nel vivo della corsa. se non nelle primissime tappe, e quando si rende conto – lui e la sua squadra – che Del Toro inanella buone prestazioni tappa dopo tappa vestendo anche la maglia rosa, si arrende al ritiro, che avviene nella diciottesima tappa, dopo che ci era messa anche una puntura d’ape. VOTO: 5

ANTONIO TIBERI. Doveva essere la migliore speranza italiana per salire almeno sul podio, ma tra cadute e una forma che non è mai sembrata delle migliori chiude in un anonima diciassettesima posizione, lontano anni luce dalle posizioni che contano e con all’attivo altrettanti tre sesti posti di tappa. VOTO: 4

MIKEL LANDA La sua esperienza e la sua affidabilità nei GT potevano portarlo davvero in alto in questo Giro, ma una curva in discesa non segnalata e poco protetta causa la caduta che lo estromette dalla corsa già nella prima tappa. S.V.

Antonio Scarfone

02-06-2025

giugno 2, 2025 by Redazione  
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TROFEO ALCIDE DE GASPERI

L’ucraino Kyrylo Tsarenko (Team Solution Tech – Vini Fantini) si è imposto nella corsa italiana, Cismon del Grappa (Valbrenta) – Pergine Valsugana, percorrendo 159.7 Km in 3h43′20″, alla media di 42.904 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Lennart Jasch (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies) e di 2″ l’italiano Luca Cretti (MBH Bank Ballan CSB)

IL GIRO CHE VERRÀ (e altro ancora)

giugno 2, 2025 by Redazione  
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Concluso il Giro d’Italia la Gazzetta si cominciano a tessere il mosaico della prossima edizione della Corsa Rosa. Ancora non si sà da dove partirà il Giro nel 2026, ma già ci sono succulente candidature per tappe di montagna….

Il sipario sul Giro d’Italia 2025 è appena calato e dovranno trascorrere diversi mesi prima che torni a sollevarsi sulla prossima edizione della Corsa Rosa. Nulla si sa di preciso sulla località dalla quale si partirà e differente è la situazione rispetto allo scorso anno, quando a Giro concluso veniva data per certa la partenza dell’edizione 2025 da Trieste, successivamente scavalcata dall’Albania, il cui “Grand Départ” è stato nelle settimane successive fortemente caldeggiato dal Presidente del Consiglio Giorgio Meloni. In teoria ci sarebbe ora da restituire ai triestini il “maltolto” e verrebbe facile pronosticare la partenza del Giro dal Friuli, ma proprio nelle scorse ore è uscita la notizia di una probabile tappa di montagna in Slovenia e, stando così le cose, pare improbabile che il Giro parta dall’estremità nordorientale della nostra nazione per poi farvi ritorno nel finale per la sopra citata tappa. E si riferiscono proprio a frazioni di montagna le indiscrezioni più interessanti uscite alcune nelle scorse settimane, altre già lo scorso anno, quando il comune campano di Piedimonte Matese annunciò l’intenzione di volersi candidare per un arrivo di tappa, proponendo l’arrivo in salita presso il Santuario di Santa Maria Occorrevole, al termine di un’ascesa di 4.6 Km al 7.1%. Risale al 2023, invece, la candidatura della località piemontese di Pian della Mussa (20 Km al 5.6%) dove nel frattempo dodici mesi fa ha fatto scalo la tappa regina del Giro Next Gen, il Giro d’Italia riservato agli Under23 (20 Km al 5.6%), che pure è organizzato dalla Gazzetta dello Sport e che potrebbe avervi fatto concludere la tappa della corsa giovanile per prendere le misure della località d’arrivo in previsioni di un ritorno con il Giro dei “grandi”.
Recentissima è la proposta di una tappa di montagna disegnata sulle strade della provincia di Varese e il cui tracciato coinvolgerebbe anche la vicina Svizzera: se i dirigenti del Giro accoglieranno l’invito e accetteranno il percorso già ideato i “girini” si troveranno ad affrontare le impegnative salite del Passo del Cuvignone (9 Km all’8.5%) e dell’elvetica Alpe di Neggia (12.5 Km al 9.3%) prima dell’arrivo al Passo Forcora (9.5 Km al 6.9%). Se vorranno il Giro i varesini dovranno, però, vincere la concorrenza con la stessa confederazione elvetica, perchè poco tempo fa il “Corriere del Ticino” ha segnalato una voce che dà un po’ di tempo sta circolando oltreconfine, voce che parla di un’arrivo in salita nella località di Carì (10.2 Km all’8%), dove al Tour de Suisse del 2024 si impose il britannico Adam Yates, fratello gemello di quel Simon che abbiamo appena finito di festeggiare in rosa a Roma.
Certezze, al momento non ce ne sono, dunque. Anzi, no. Una c’è: l’anno prossimo al timone della Corsa Rosa probabilmente non ritroveremo più Mauro Vegni. Il 66enne organizzatore del Giro ha recentemente annunciato che l’edizione 2025 potrebbe essere la sua ultima da direttore, avendo già maturato i requisiti per la pensione. Ora bisognerà attendere i prossimi mesi per capire chi gli succederà: potrebbe succedere che venga confermato ancora per qualche stagione, come successo con il suo predecessore Carmine Castellano, oppure i vertici di RCS Sport dovranno scegliere un nuovo direttore.

Mauro Facoltosi

Mauro Vegni dubbioso: sarà ancora lui a dirigere il Giro nel 2026? (foto ANSA)

Mauro Vegni dubbioso: sarà ancora lui a dirigere il Giro nel 2026? (foto ANSA)

SALA STAMPA

Italia

Un inglese a Roma: Simon Yates re del Giro. La Visma vince anche l’ultima tappa con Kooij –
Giro d’Italia, l’incontro di Papa Leone XIV con i corridori: “Siete modelli per i giovani nel mondo”

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Kooij zmagovalec zadnje etape, Simon Yates celotnega Gira – Rožnati junak je čakal sedem let, da je z Girom poravnal račune (Kooij vince l’ultima tappa, Simon Yates vince la classifica generale del Giro – L’eroe rosa ha aspettato sette anni per saldare i conti con il Giro)

Delo

Regno Unito

Yates seals title in Rome as teammate Kooij wins final stage (Yates si aggiudica il titolo a Roma mentre il compagno di squadra Kooij vince la tappa finale)

The Guardian

Francia

Des hauts, des bas et la consécration : Yates, he can – Le sacre de Yates, la belle fin de Kooij – Le pape Léon XIV bénit le peloton qui a traversé le Vatican (Alti, bassi e consacrazione: Yates, può farlo – L’incoronazione di Yates, la bella fine di Kooij – Papa Leone XIV benedice il gruppo che ha attraversato il Vaticano)

L’Équipe

Spagna

Imperatore Yates

AS

Belgio

Olav Kooij rondt geweldig teamwerk af en pakt zijn tweede ritzege in de Giro, Simon Yates is eindwinnaar – Giro-peloton maakt tussenstop in het Vaticaan, paus ontmoet truiendragers (Olav Kooij completa un grande lavoro di squadra e conquista la sua seconda vittoria di tappa al Giro, Simon Yates è il vincitore assoluto – Il gruppo del Giro fa tappa in Vaticano, il Papa incontra la maglia rosa)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Kooij maakt Giro van Visma-Lease a Bike extra mooi: sprinter wint in Rome, eindzege voor Yates (Kooij rende il Giro della Visma-Lease a Bike ancora più speciale: vince lo sprinter a Roma, vittoria assoluta per Yates)

De Telegraaf

Danimarca

Simon Yates fuldender stor Giro-triumf i Rom (Simon Yates completa il grande trionfo del Giro a Roma)

Politiken

Germania

Schmach von 2018 ausgemerzt: Simon Yates gewinnt den Giro d’Italia (L’umiliazione del 2018 è stata cancellata: Simon Yates vince il Giro d’Italia)

Kicker

Repubblica Ceca

Poslední den Gira vládla Visma. Titul má Simon Yates, Kooij vyhrál etapu (Visma domina l’ultima giornata del Giro. Simon Yates conquista il titolo, Kooij vince la tappa)

Mladá Fronta Dnes

Usa

British rider Simon Yates wins elusive Giro d’Italia title – Pope Leo XIV blesses cyclists competing in the Giro d’Italia as final stage enters Vatican gardens (Il ciclista britannico Simon Yates vince l’inafferrabile titolo del Giro d’Italia – Papa Leone XIV benedice i ciclisti in gara al Giro d’Italia mentre l’ultima tappa entra nei giardini del Vaticano)

The Washington Post

Colombia

Egan Bernal y Einer Rubio: luchado y merecido top 10 en el Giro de Italia, sacaron la cara por Colombia – Nairo Quintana rompió el protocolo en la última etapa del Giro de Italia y habló con el papa León XIV (Egan Bernal ed Einer Rubio: un meritato e combattuto piazzamento nella top 10 al Giro d’Italia, hanno difeso la Colombia – Nairo Quintana violò il protocollo nell’ultima tappa del Giro d’Italia e parlò con Papa Leone XIV)

El Tiempo

Ecuador

Locomotora brillante! Richard Carapaz queda tercero en el Giro de Italia, que gana británico Simon Yates – Giro de Italia: ‘me dijo que no me iba ayudar porque no lo hice con él’, dice mexicano Isaac del Toro y su disputa con Richard Carapaz, en la etapa 20 (Locomotiva brillante! Richard Carapaz arriva terzo al Giro d’Italia, vinto dal britannico Simon Yates – Giro d’Italia: “Mi ha detto che non mi avrebbe aiutato perché non l’ho fatto con lui”, racconta il messicano Isaac del Toro e la sua lite con Richard Carapaz, nella 20a tappa)

El Universo

Messico

Del Toro logra histórico segundo puesto en el Giro; Yates gana – Isaac del Toro, subcampeón en el Giro de Italia; “volveré con más fuerza” (Del Toro conquista uno storico secondo posto al Giro; vince Yates – Isaac del Toro, secondo classificato al Giro d’Italia; “Tornerò più forte”)

La Jornada

Australia

Briton Yates secures elusive Giro d’Italia title (Il britannico Yates si aggiudica l’inafferrabile titolo del Giro d’Italia)

The West Australian

DISCOGIRO

Sarà quel che sarà (Tiziana Rivale)

GIRO AL CONTRARIO

L’ordine d’arrivo dell’ultima tappa

1° Alessandro Verre
2° Martin Marcellusi
3° Josef Cerný a 18″
4° Enzo Paleni s.t.
5° Andrea Pietrobon a 27″

Classifica generale

1° Alexander Krieger
2° Jensen Plowright a 17′13″
3° Gerben Thijssen a 20′32″
4° Niklas Märkl a 25′17″
5° Taco van der Hoorn a 27′59″

Miglio italiano Matteo Moschetti, 8° a 29′28″

Maglia nera: Simon Yates, 159° a 6h25′03″

L’ULTIMO GIRO DI MAGNI

Riviviamo l’edizione 1955 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose per la terza ed ultima volta in carriera Fiorenzo Magni

5 GIUGNO 1955 – 21a TAPPA: SAN PELLEGRINO TERME – MILANO (141 Km)

MAGNI, CAMPIONE DI TENACIA, TRIONFA NEL GIRO

Con 13 secondi di vantaggio su Coppi in classifica generale – La ripresa di Magni-Coppi e la sfortuna di Nencini – Koblet vince l’ultima tappa nella volata di 82 corridori – Media primato stabilita da Fiorenzo

Gli Assi oggi a Tonino, dove Binda li interpellerà per il Tour – Sul percorso totale Km. 35,560 – Coppi e le tappe a cronometro – Defilippis ha vinto un milione ed ha corso l’ultima tappa con la febbre – Arrivederci al prossimo Giro

IL GIRO FINISCE IN GIALLO: DEL TORO MATADOR DI SE STESSO

giugno 2, 2025 by Redazione  
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Tappa di Roma e trionfo in rosa per lo sciame giallo Visma. Il simbolo è Wout: senza troppo brillare, fanno alla grande quel che sanno fare…

Roma ribadisce papale papale la sentenza del Sestriere: assist da manuale di Wout Van Aert, e Kooji insacca la vittoria della tappa finale.
Poco altro da ricordare in una tappa passerella, se non l’omaggio Visma alla moglie di Gesink, scomparsa prematuramente: l’ennesimo lutto nella vita di un corridore (ritiratosi l’anno scorso e per quasi vent’anni bandiera del team) per il quale i trionfi o le amarezze offerti dalla bicicletta sono stati ricacciati a forza in una prospettiva assai relativa, anche se è significativo e commovente che proprio in sella lo stesso Gesink abbia voluto rimarcare col ricordo la propria risposta a quest’altro violento scossone esistenziale.
Ancora non si è posato il poverone del Colle del Finestre, dove la sensazione generalizzata è che – nonostante la prova magistrale indiscutibilmente offerta da Simon Yates e dal suo team Visma – non abbia effettivamente vinto, anzi diciamo pure dominato, l’atleta più forte, bensì il più pronto, disposto e predisposto a giovarsi del mutuo scornarsi altrui. Anche questa è la bellezza del ciclismo, dove non tutto è scatto secco, irruenza, wattaggio, ma talora viene a galla la più profonda natura della sfida che è quella con se stessi: non tanto nel senso ovvio e quasi banale di trascendere i propri limiti atletici nello sforzo o perfino nella sofferenza, quanto in quello ben più profondo di rivedere e cesellare adeguatamente i condizionamenti impostici dal proprio ego.
È un equilibrio sottile perché senza voglia di affermarsi nello sport è difficile vincere. Ma questo è uno sport in cui per vincere bisogna essere molte volte pienamente disposti a perdere. Non si tratta solo di bluffare – capitolo pur importantissimo nel manuale della tattica in bicicletta – bensì di comportarsi in modo da accettare pienamente il rischio di una sconfitta bruciante per potersi così infilare in pertugi di possibilità che, a volte, possono diventare sfuggenti anche per il più forte di tutti.
Anzitutto, però, un grande e doveroso omaggio a Simon Yates che, pur con qualche stagione difficile, è sempre stato fra i grandi protagonisti delle corse a tappe, soprattutto i grandi giri, e perfino nell’era dei fenomeni transumani si è spesso ricavato piazzamenti di prestigio da “primo o secondo fra i mortali”, per di più militando ostinatamente, quasi a oltranza, in una squadra australiana di media caratura, il suo primo team professionistico, pur di poter fare le cose a modo proprio. Su altra scala, un atteggiamento da van der Poel ante litteram. L’anno scorso però qualcosa si era rotto, le prestazioni apparivano opache e sicuramente ormai abbondantemente scoccata la trentina le sensazioni erano di demotivazione e declino: di qui la scelta di cambiare aria in cerca di metodologie nuove. Ammettendo i limiti delle proprie prassi e priorità pregresse – del proprio personalissimo “modo di essere se stesso” insomma – pur di levarsi la curiosità di scoprire quale sarebbe stato il proprio punto di arrivo una volta accettata una guida diversa. Chissà che in ciò non abbia influito l’esempio del fratello gemello Adam, che cedette ben prima alle sirene del team britannico INEOS (britannico come i due gemelli, attesi come profeti dal proprio movimento nazionale), ricavandone una prima miglioria del rendimento sportivo, per poi dare un autentico salto verso l’alto, adempiendo al potenziale da sempre attribuitigli, con l’approdo allo squadrone UAE nelle vesti di gregario extralusso per Pogi – e qualche bella vittoria collaterale come ricompensa. Il destino ha voluto che per Simon la squadra a cui rispondere di sì fosse quel Team Visma che della UAE sono gli arcinemici, capaci in più occasioni di sopraffare il talento puro dello stratosferico capitano avversario grazie a tattiche eccellenti e preparazioni fisiche estremamente mirate.
Dalla stagione passata, nondimeno, il Team Visma, perdute sponsorizzazioni importanti, pare aver perso una parte della propria preponderanza atletica. Complici infortuni assortiti, i suoi atleti di punta apparivano nel 2024 tutti un’ombra sbiadita di quanto avessero esibito al mondo intero fra 2022 e 2023. E il 2025 sembrava partito con la stessa musica, epitome della quale il talento cristallino di Wout Van Aert ridotto spesso a correre di rimessa per poi perdere addirittura volate in teoria scontatissime. Si erano aperte allora due scuole di pensiero, in realtà in parte compossibili: da un lato chi riteneva che il Team Visma avesse ormai passato i picchi del biennio 2022 e 2023, per cui i suoi atleti sarebbero andati nel 2025 a collocarsi come già nel 2024 in un ambito di più normale competitività, magari scontando pure qualche scoria da eccesso prestazionale protratto, con la possibile eccezione dei nuovi inserti che magari si giovassero del primo impatto di metodologie innovative rispetto a team di provenienza comunque più mediocri, o addirittura giovanili; dall’altro lato, c’è invece chi considera che l’abnorme forza gravitazionale del Tour de France da rivincere a ogni costo con Vingegaard abbia, anche solo inconsapevolmente, fatto slittare in avanti il fulcro prestazionale del team, di cui si spiegherebbe così una primavera mediocre, con picchi di forma raggiunti macchinosamente, e sempre arrivati con tre o quattro settimane di ritardo.
Il Giro non conferma né smentisce alcuna di queste due elucubrate teorie. Certamente fa piacere che la Visma non abbia dominato con uno strapotere fisico insultante, anzi. Emblematica la vittoria di Wout Van Aert a Siena, accettando – proprio nel teatro della sua propria rivelazione al mondo intero come fenomeno assoluto anche su strada (complice lo sterrato) – di trovarsi ora a seguire passivamente, quasi sommessamente, le ruote di uno scatenato Del Toro 21enne, senza mai dare un cambio neppure simbolico, pur di garantirsi il margine di fiato necessario a giocarsela d’esperienza nel finale. Astuzia, prudenza, saggezza, calcolo, accettazione dell’umiliazione, tattica, regole del gioco, opportunità o opportunismo, tutto però ampiamente nei limiti del bello, del poetico, della dignità di non sapersi il più forte atleticamente, ma comunque entro la fierezza di volere – e dovere – imporre a quell’altro, lui sì più forte, la necessità sportiva di superar-si, per poter vincere, cioè senza concedergli di farlo per mera inerzia fisica.
E tale è parso anche il Giro di Simon Yates e dei gregari Visma tutti. Momenti di notevole brillantezza fisica e altri di appannamento, sempre nei parametri imposti a ciascuno dal proprio talento. Il più al di sotto del proprio potenziale, Van Aert, è stato colui che si è rilevato, e di gran lunga, il più decisivo per i trionfi altrui, pilotando magistralmente lo sprinter Kooji, di per sé meno esplosivo del previsto, ma capace comunque di vincere così due tappe. La gestione perfetta sul Finestre per farsi trovare nel luogo perfetto con il massimo di forze per innestare quella trenata devastante che ha trasformato un minuto o due scarsi di vantaggio in una voragine mostruosa profonda cinque incolmabili, lunghissimi minuti. Distruggendo del tutto il morale e le opzioni strategiche di chi inseguiva. E seppur Simon Yates sia apparso la propria miglior versione, nemmeno lui ha proposto il tipo di stravolgimento dei valori in campo che si ricorda con sacro timore dall’altro Finestre britannico, quello di Froome (e del crollo di Simon, come si è ribadito a iosa in questi giorni).
Pur in tutt’altro modo – questo un Giro divertentissimo, quello uno noiosissimo – è emersa una qualche reminiscenza della vittoria 2023 da parte di Roglic, allora appunto capitano dell’alveare giallo Jumbo-Visma. Una condotta sorniona, di risparmio, di attendismo, di presenza attenta, a tratti sofferta, ma mai preponderante… fino a un colpo da KO in cui scatenare tutto il potenziale di una forma finalmente al culmine. È anche (ma col culmine anticipato di quattro tappe) lo schema vincente del Tour di Vingo 2023. Così come la giocata scacchistica facente perno su Van Aert ha ricordato l’identica chiave, seppur allora solo potenziale, del Tour 2022, quando Pogacar fu costretto a inseguire Roglic per impedire che si ricongiungesse con Van Aert là davanti. Molti, avendo visto la capacità distruttiva di questo Wout (e non certo il Super Wout 2022!) sabato in pochi km di falsopiano, avranno forse dovuto ricredersi in merito alla presunta ingenuità di Pogacar in quel frangente.
Insomma, per risolvere il giallo di questo Giro 2025 enigmatico e misterioso fino all’ultimo colosso alpino, i Visma hanno dovuto far ricorso a tutto il proprio repertorio da autentici Sherlock Holmes della bicicletta, strategie geniali e rivelazioni conclusive comprese. Sarà da capire se al Tour alzeranno ulteriormente l’asticella atletica o se sarà con queste stesse armi, compreso magari un Simon in veste di super gregario, che affronteranno la rivincita contro l’UAE, che senza Pogi è veramente apparsa più allo sbando che mai.
Ora però bisogna parlare di chi questo Giro lo ha reso così appassionante, e va detto che, al netto della bella giocata di chiusura, non sono stati certo i Visma, anzi in generale piuttosto pedissequi e complici nello spegnere ogni focolaio di battaglia.
Il merito è invece per la prima parte di Bernal e della sua INEOS, che chiudono il Giro un po’ obliati perché giunti al finale con il fiato corto e pure con la squadra accorciata dai vari ritiri. Egan è stato comunque esemplare. Campione vero nella testa, anche con gambe non all’altezza della volontà, ha usato la squadra e la strategia per smuovere la corsa in mille frangenti, peraltro venendo penalizzato da un tracciato che offriva tappe scandalosamente predisposte a una facile difesa da parte di squadroni compatti proprio quando la sua forma era al meglio. Senza farsi demoralizzare, le ha animate aprendo crepe a non finire nelle corazzate avversarie, e probabilmente inducendo quell’alzarsi imprevisto del livello di competizione durante la seconda settimana che ha messo fuori gioco tutti coloro che non fossero al meglio. Il risultato, un settimo posto non generoso nei suoi confronti (ci sarebbe stata una top 5, rispetto a un Caruso da applausi vista l’età ma comprensibilmente sparagnino nello stile di corsa) resta comunque di gran lunga il migliore nei grandi giri, dopo il tremendo incidente contro il bus che quasi gli costò la carriera o la vita a inizio 2022. Deve essere durissima per un fenomeno arrampicarsi faticosamente non mese dopo mese bensì anno dopo anno lungo la viscida parete della miglioria prestazionale, dal nulla assoluto in risultanze, il mero potersi allenare e correre (che è già moltissimo), alle prime top 10 in corse a tappe brevi, poi i podi in queste ultime, e infine lottare al vertice in un Grande Giro, e in un Giro d’Italia addirittura.
Carapaz ci ha regalato la versione migliore di se stesso. Il corridore che non sbaglia il tempo di un attacco, che coniuga l’esecuzione mirata di ogni passo con il risultato da perseguire, che raccoglie il massimo di quanto stia sul piatto. Il tutto con uno stile aggressivo, esplosivo, sorprendente. A Bismantova quell’attacco fulminante che lasciò il pubblico così incredulo da far pensare a molti “lo hanno lasciato andare”. Niente di più falso, lo dissero subito i colleghi e lo confermò la strada poi. Devastante nel tappone omerico del massacro di San Valentino, seccamente il più forte, determinato nel portarsi a ruota Pellizzari, pur consapevole che l’italiano (finalmente libero da obblighi di gregariato dopo il ritiro di Roglia) lo avrebbe infilzato in contropiede – ma Richard aveva in testa solo l’obiettivo rosa. Di nuovo eccezionale verso Bormio, prima il forcing sul Mortirolo per predisporre il terreno a che l’ultimo strappetto delle Motte divenisse potenzialmente selettivo, poi la fucilata, con Del Toro, e di nuovo con Del Toro protagonismo a due nella tappa della noia, quella valdostana, dove nondimeno i due latinos si sarebbero confermati nel finale una spanna sopra tutti in termini sia di fondo sia di esplosività. E qui forse si è annidata la serpe che sarebbe costata il Giro ad entrambi…
Perché quando Carapaz a sorpresa usa tutta la squadra per far esplodere il gruppo da inizio e salite e trasformare l’intero interminabile Finestre in un infinito anfiteatro per un duello uno contro uno (contro uno…), in Del Toro si radica un pensiero assurdo e autodistruttivo, il pensiero che confesserà candidamente poi in tutte le interviste. “Carapaz era arrogante, pensava di poterci demolire tutti, e io ho deciso che gli avrei dimostrato che quanto a me, no, non avrebbe mai potuto staccarmi”. Dall’orgoglio alla paura di vederlo incrinato il passo è breve. E dalla paura alla paralisi il passo è più breve ancora. Così Del Toro si rifiuta ostinatamente di collaborare con Carapaz che per tutto il Finestre porta il peso degli allunghi sugli inseguitori, e fin qui ci potrebbe anche stare, degli scatti per scuotere il catenaccio della maglia rosa, e pure questo potrebbe avere una logica, ma perfino il peso tutto dell’inseguimento a Simon Yates perché, questa la scusa di Del Toro a domanda esplicita, “essendo Yates terzo e Carapaz secondo, toccava a lui inseguirlo”. Ebbene, lo abbiamo visto. La colossale baggianata è il tipico grumo di pensiero a cui la mente si attacca disperatamente per giustificare a se stessa l’ingiustificabile: pur di non correre il benché minimo rischio di vedersi in qualche momento staccato da Carapaz, Del Toro ha buttato alle ortiche il Giro d’Italia. Diciamo Del Toro perché in bicicletta c’era lui e lo stile di corsa lasciava trasparire appieno il suo stato d’animo, ma la responsabilità principale, con un atleta di 21 anni, è dell’ammiraglia, che deve strillargli nell’auricolare, per una volta con giusta causa, la condotta di gara da seguire. C’era un’ora di ascesa per farlo entrare in ragione.
La peculiarità della situazione è che essa non era simmetrica: senza poter staccare Del Toro, a nulla valeva a Carapaz riprendere Yates. Per lui, già vincitore di un Giro, e già secondo nel 2022, poco o nulla cambia il gradino del podio. E, sic stantibus rebus, Carapaz ha potuto e dovuto fare del tutto e di più pur di staccare Del Toro, ma non è stato possibile. Dunque amarezza tanta, ma rimpianti pochi. La possibilità per Carapaz di vincere sarebbe cominciata laddove Del Toro stesso avesse voluto, prima di tutto, vincere. Si badi bene, non una certezza di vincere, perché altrimenti Del Toro avrebbe avuto ben ragione di non imbandire la vittoria a Carapaz, e dunque di imbandirla a chi altri avesse lui voluto.
Ma esisteva eccome una terra di nessuno, una striscia nebbiosa e polverosa e tortuosa come gli ultimi km del Finestre, entro la quale Carapaz, e Del Toro, e pure Yates, certo (in terz’ordine!), si sarebbero potuti giocare la definitiva maglia rosa su un equilibrio di secondi, misurando le rispettive forze e i rispettivi sforzi. In questo modo invece Del Toro ha ottenuto ciò che si era prefisso, non perdere da Carapaz. Sicuramente penserà, e ne ha ben donde, che non sarà questa la sua ultima occasione. Ma proprio le storie personali di Bernal, e di Carapaz, e dell’America Latina tutta, insegnano che non si sa mai per davvero se la prima occasione sarà anche l’ultima (in realtà per Bernal parliamo del Tour, e per Carapaz speriamo che l’ultima non sia ancora giunta, ma il riferimento è ai Giri sfuggiti di un niente). Bernal e Carapaz hanno còlto la propria occasione maiuscola quando è toccato loro, ormai nel 2019, per entrambi, poi per il resto della carriera hanno dimostrato – e proprio non vincendo – di essersela meritata eccome. La domanda resta aperta per Del Toro, ma forse, come per quasi ogni 21enne (o 104enne) di questo mondo, la sua vera corrida in cui al contempo sopravvivere e lasciarsi sopraffare, toro e torero in uno, è ancora quella celebrata nell’arena interiore.

Gabriele Bugada

Il podio del Giro 2025 (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Il podio del Giro 2025 (foto Dario Belingheri/Getty Images)

01-06-2025

giugno 1, 2025 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA

L’olandese Olav Kooij (Team Visma | Lease a Bike) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, circuito di Roma, percorrendo 143 Km in 3h12′19″, alla media di 44.614 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck) e l’italiano Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team). Il britannico Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike) si impone in con 3′56″ sul messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e 4′43″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), 5° a 7′32″

TOUR OF NORWAY

Il britannico Matthew Brennan (Team Visma | Lease a Bike) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Stavanger, percorrendo 130 Km in 2h53′29″, alla media di 44.961 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Alexander Kristoff (Uno-X Mobility) e il danese Tobias Lund Andresen (Team Picnic PostNL). Due italiani in gara: Alessandro Covi (UAE Team Emirates – XRG) 19°, Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty) 36°. Brennan si impone in classifica con 28″ sul monegasco Victor Langellotti (INEOS Grenadiers) e 39″ sull’elvetico Jan Christen (UAE Team Emirates – XRG). Covi 11° a 1′12″, Rota 44° a 10′15″.

TOUR OF NORWAY WOMEN

La norvegese Mie Bjørndal Ottestad (Uno-X Mobility) si è imposta nella seconda ed ultima tappa, circuito di Stavanger, percorrendo 108 Km in 2h40′16″, alla media di 40.433 Km/h. Ha preceduto di 50″ la connazionale Susanne Andersen (Uno-X Mobility) e la belga Margot Vanpachtenbeke (VolkerWessels Cycling Team). Miglior italiana Elisa Valtulini (BePink – Imatra – Bongioanni), 24° a 1′37″. La Ottestad si impone in classifica con 44″ sulla belga Justine Ghekiere (AG Insurance – Soudal Team) e 49″ sulla britannica Lauren Dickson (Handsling Alba Development Road Team). Miglior italiana la Valtulini, 25° a 5′48″

BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL

Il tedesco Marius Mayrhofer (Tudor Pro Cycling Team) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Javron-les-Chapelles – Laval, percorrendo 163.9 Km in 3h32′54″, alla media di 46.191 Km/h. Ha preceduto di 32″ l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) e il francese Bryan Coquard (Cofidis). Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Q36.5 Pro Cycling Team), 6°. Il neozelandese Aaron Gate (XDS Astana Team) si impone in classifica con 1″ sul francese Pierre Latour (Team TotalEnergies) e 3″ sul francese Thibaud Gruel (Groupama – FDJ). Miglior italiano Vincenzo Albanese (EF Education – EasyPost), 13° a 18″

ALPES ISÈRE TOUR

Il francese Aubin Sparfel (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Saint-Joseph-de-Rivière – La Mure, percorrendo 181 Km in 4h56′40″, alla media di 36.607 Km/h. Ha preceduto di 1″ gli irlandesi Jamie Meehan (AVC Aix Provence Dole) e Liam O’Brien (Lidl – Trek Future Racing). Miglior italiano Thomas Pesenti (Soudal Quick-Step Devo Team), 8° a 32″. Sparfel si impone in classifica con 14″ sul connazionale Maxime Decomble (Equipe continentale Groupama-FDJ) e 29″ sul belga Matteo Vanhuffel (Development Team Picnic PostNL). Miglior italiano Pesenti, 4° a 51″

FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)

Il belga Joppe Heremans (VolkerWessels Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Esch-sur-Alzette, percorrendo 165.4 Km in 3h42′58″, alla media di 44.509 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Šimon Vaníček (ATT Investments) e l’australiano Matthew Fox (Veloce Club Rouen 76). Miglior italiano Kevin Pezzo Rosola (General Store – Essegibi – F.Lli Curia), 18°. L’olandese Martijn Rasenberg (Parkhotel Valkenburg) si impone in classifica con 6″ sul britannico Thomas Mein (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente) e 7″ sul belga Joppe Heremans (VolkerWessels Cycling Team). Miglior italiano Mattia Negrente (XDS Astana Development Team), 9° a 18″

OBERÖSTERREICH RUNDFAHRT (Austria)

Il tedesco Jannis Peter (Team Vorarlberg) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Paneum St. Florian/Asten – Hinterstoder Höss, percorrendo 132.3 Km in 3h13′59″, alla media di 40.921 Km/h. Ha preceduto allo sprint il messicano Edgar David Cadena (Petrolike) e di 11″ l’italiano Mattia Gaffuri (Swatt Club). Cadena si impone in classifica con 24″ su Peter e 47″ su Gaffuri

COURSE DE LA PAIX GRAND PRIX JESENÍKY (Repubblica Ceca – Under23)

Il britannico Noah Hobbs (nazionale britannica) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Jeseník – Šumperk, percorrendo 118.4 Km in 2h42′33″, alla media di 43.703 Km/h. Ha preceduto allo sprint il lussemburghese Mathieu Kockelmann (nazionale lussemburghese) e l’austriaco Adrian Stieger (nazionale austriaca). Miglior italiano Gabriele Bessega (nazionale italiana), 4°. Lo spagnolo Pau Martí (nazionale spagnola) si impone in classifica con 2″ su danese Simon Dalby (nazionale danese) e 6″ sull’italiano Simone Gualdi (nazionale italiana)

COPPA DELLA PACE – TROFEO FRATELLI ANELLI (Under23)

L’italiano Diego Bracalente (MBH Bank Ballan CSB) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Sant’Ermete, percorrendo 173.9 Km in 4h14′20″, alla media di 41.025 Km/h. Ha preceduto di 27″ il tedesco Paul Fietzke (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies) e di 36″ il danese Kevin Biehl (General Store – Essegibi – F.Lli Curia)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): ROMA – ROMA

giugno 1, 2025 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

La 108esima edizione del Giro d’Italia è arrivato al suo atto conclusivo, una pura formalità dopo che ore prima lo sterrato del Colle delle Finestre ha decretato la vittoria finale di Simon Yates

Ieri sullo sterrato del Colle delle Finestre si sono decise le sorti del 108° Giro d’Italia con l’impresa del britannico Simon Yates, che ha imitato quella del suo connazionale Chris Froome sulle medesime strade nel 2018 e ha ribaltato la classifica scavalcando a pedali pari l’ex maglia rosa Isaac Del Toro e Richard Carapaz. Considerati anche i pesanti distacchi affibbiati da Yates nulla potrà mutare oggi dopo la conclusiva passerella disegnata sulle strade di Roma, una pura formalità che si aprirà con un evento eccezionale, perchè per la prima volta nella storia la carovana di una corsa ciclista varcherà i confini della Città del Vaticano. Accadrà fuori corsa, al termine del lungo tratto di trasferimento che ogni giorno viene percorso dai “girini” tra il raduno di partenza e il “chilometro zero” e questo momento sarà coronato dall’incontro tra i corridori e il neoeletto papa Leone XIV. Ricevuta la benedizione del pontefice, la tappa prenderà ufficialmente il via e percorsi i primi 3 Km il gruppo già transiterà dalla linea del traguardo, quest’anno collocato in Via del Circo Massimo, dopo che lo scorso anno il Giro era terminato in Via di San Gregorio e in precedenza in Via dei Fori Imperiali. Si dovrà compiere un primo giro di circuito ampio, lungo quasi 65 km, che porterà i corridori fuori città, prima all’EUR e poi sulla litoranea del Lido di Ostia, per poi tornare a pedalare verso il cuore della capitale. Più corto rispetto a quello affrontato lo scorso anno, l’anello conclusivo misurerà 9.4 Km e dovra essere ripetuto otto volte toccando alcuni dei luoghi più celebri della Città Eterna come le Terme di Caracalla (già sede del raduno di partenza), il Colosseo, i Fori Imperiali, l’Altare della Patria, il lungotevere e la Bocca della Verità, che si lambirà a poche centinaia di metri dal traguardo, dove andrà in scena l’ultima sfida tra i velocisti. Ma non sarà una volata semplice perchè quando all’arrivo mancheranno 300 metri la strada prenderà lentamente a salire proponendo una rampa che, pur non essendo durissima (pendenza massima del 5%), sicuramente si farà sentire e sarà d’impiccio per diversi sprint. È l’ultimo tributo alla salita al termine della “la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo”….

Mauro Facoltosi

Roma vista dalla Basilica di San Pietro e l’altimetria della ventesima tappa (www.thevaticantickets.com)

Roma vista dalla Basilica di San Pietro e l’altimetria della ventesima tappa (www.thevaticantickets.com)

SALA STAMPA

Italia

Simon Yates, capolavoro sul Finestre per prendersi il Giro. Del Toro e la Uae lo buttano via

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Yates v rožnatem, pri UAE pozabili, da del Toro ni Pogačar (Yates in rosa, gli UAE hanno dimenticato che Del Toro non è Pogačar)

Delo

Regno Unito

Simon Yates pulls off stunning comeback to all but seal Giro d’Italia triumph (Simon Yates compie una rimonta incredibile e sigilla il trionfo al Giro d’Italia)

The Guardian

Francia

Simon Yates renverse la course avant la dernière étape (Simon Yates ribalta la corsa prima della tappa finale)

L’Équipe

Spagna

Finestrazzo de Simon Yates

AS

Belgio

Plottwist in de Giro: Simon Yates profiteert van gekibbel en verovert roze trui na aanval op loodzware klim, Chris Harper wint laatste bergrit (Colpo di scena al Giro: Simon Yates trae vantaggio dai litigi e conquista la maglia rosa dopo un attacco in salita estenuante, Chris Harper vince l’ultima tappa di montagna)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Yates (Visma) zet Giro op z’n kop en kan eindzege haast niet meer ontgaan – Ruzie Isaac Del Toro en Richard Carapaz leidt tot Giro-coup Simon Yates: ’Hij kan niet koersen’ – Yates prijst Wout van Aert in Giro d’Italia: ’Zijn optreden was kers op de taart’ (Yates (Visma) capovolge il Giro e non può certo mancare la vittoria assoluta – La faida tra Isaac Del Toro e Richard Carapaz porta al colpo di stato del Giro Simon Yates: “Non sa correre” – Yates elogia Wout van Aert al Giro d’Italia: “La sua prestazione è stata la ciliegina sulla torta”)

De Telegraaf

Danimarca

Vildt drama ser ud til at afgøre det hele: Simon Yates triumferer i Giroen efter kæmpe kup (Un dramma selvaggio sembra decidere tutto: Simon Yates trionfa al Giro dopo un colpo di scena)

Politiken

Germania

Machtdemonstration im Schotter-Aufstieg: Yates vor Giro-Sieg (Dimostrazione di potenza sulla salita sterrata: Yates a un passo dalla vittoria del Giro)

Kicker

Repubblica Ceca

Finestre rozhodlo. Simon Yates zaskočil Del Tora a míří za titulem z Gira (Finestre decisivo. Simon Yates sorprende Del Toro e punta al titolo del Giro)

Mladá Fronta Dnes

Usa

Redemption for Yates on epic mountain climb as he closes in on Giro d’Italia title (Riscatto per Yates in una scalata epica in montagna, mentre si avvicina al titolo del Giro d’Italia)

The Washington Post

Colombia

Egan Bernal y Einer Rubio salvaron el top 10 en épica etapa 20 del Giro de Italia: Simon Yates, nuevo líder (Egan Bernal ed Einer Rubio hanno conquistato la top 10 nell’epica 20a tappa del Giro d’Italia: Simon Yates prende il comando)

El Tiempo

Ecuador

Británico Simon Yates acaricia el Giro de Italia: es nuevo líder de la clasificación general y Richard Carapaz ahora es tercero – ‘No ha sabido correr bien y ha ganado el más inteligente’, el ‘palazo’ de Richard Carapaz al mexicano Isaac del Toro, que pierde liderato del Giro de Italia (Il britannico Simon Yates è vicino al Giro d’Italia: è il nuovo leader della classifica generale, mentre Richard Carapaz è ora terzo – “Non sapeva correre bene e ha vinto il più intelligente”, il “colpo” di Richard Carapaz al messicano Isaac del Toro, che perde la testa della corsa al Giro d’Italia)

El Universo

Messico

Simon Yates arrebata liderato del Giro a Isaac del Toro en penúltima etapa (Simon Yates strappa la maglia rosa del Giro a Isaac del Toro)

La Jornada

Australia

Aussie Harper wins and Yates rides into pink at Giro (L’australiano Harper vince e Yates si veste di rosa al Giro)

The West Australian

GLI ORARI DEL GIRO

16.05: partenza ufficiosa da Roma (Viale delle Terme di Caracalla)
16.25: partenza ufficiale dalla Città del Vaticano (Casa Santa Marta)
16.30: primo passaggio dal traguardo (Via del Circo Massimo)
16.10-16.20: traguardo volante di Lido di Ostia (Fontana dello Zodiaco)
16.55-17.05: secondo passaggio dal traguardo (inizio circuito finale)
17.05-17.20: terzo passaggio dal traguardo
17.20-17.35: quarto passaggio dal traguardo
17.30-17.50: traguardo volante al quinto passaggio dal traguardo
17.45-18.05: sesto passaggio dal traguardo
17.55-18.15: settimo passaggio dal traguardo
18.00-18.20: traguardo volante in Via di San Gregorio (con abbuoni)
18.10-18.30: ottavo passaggio dal traguardo
18.20-18.45: nono passaggio dal traguardo
18.35-18.55: arrivo finale a Roma

METEO GIRO

Roma – partenza: nubi sparse, 29°C, vento moderato da S (13-29 Km/h), umidità al 44%
Lido di Ostia (traguardo volante – Km 36.2): nubi sparse, 23°C (percepiti 24°C), vento moderato da S (13-24 Km/h), umidità al 74%
Roma – 3° giro (traguardo volante – Km 96.8): nubi sparse, 27°C, vento moderato da S (19-37 Km/h), umidità al 51%
Roma – arrivo: nubi sparse, 25°C (percepiti 26°C), vento moderato da S (16-34 Km/h), umidità al 62%

DISCOGIRO

Roma capoccia (Antonello Venditti)

GIRO AL CONTRARIO

L’ordine d’arrivo della ventesima tappa

1° Matteo Moschetti
2° Olav Kooij s.t.
3° Taco van der Hoorn s.t.
4° Casper van Uden s.t.
5° Alex Edmondson s.t.

Classifica generale

1° Alexander Krieger
2° Jensen Plowright a 17′26″
3° Gerben Thijssen a 18′39″
4° Niklas Märkl a 23′24″
5° Taco van der Hoorn a 26′41″

Miglio italiano Matteo Moschetti, 7° a 27′31″

L’ULTIMO GIRO DI MAGNI

Riviviamo l’edizione 1955 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose per la terza ed ultima volta in carriera Fiorenzo Magni

4 GIUGNO 1955 – 20a TAPPA: TRENTO – SAN PELLEGRINO TERME (216 Km)

FAUSTO COPPI VINCE A SAN PELLEGRINO E MAGNI RICONQUISTA LA MAGLIA ROSA

Nencini con le lagrime agli occhi ha visto svanire il suo bel sogno

Clamoroso sconvolgimento della classifica che vede ora al secondo posto Fausto a 13 secondi dal primo – Nencini, fuggito coi due assi, è fermato da una foratura, perde 200 metri e non riesce più a riprendere – La formidabile azione dei due campioni che resistono per 140 chilometri alla caccia d’una muta di avversari aumentando continuamente il vantaggio – Oggi il Giro si conclude con la San Pellegrino-Milano – Ha forato quattro volte ed è caduto – La tenace lotta prima della resa – Magni e Coppi non avevano intenzione di attaccare – Gridavano i tifosi: “Evviva la coppia atomica”

31-05-2025

maggio 31, 2025 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA

L’australiano Chris Harper (Team Jayco AlUla) si è imposto nella ventesima tappa, Verrès – Sestriere (Vialattea), percorrendo 205 Km in 5h27′29″, alla media di 37.559 Km/h. Ha preceduto di 1′49″ l’italiano Alessandro Verre (Arkéa – B&B Hotels) e il britannico Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike). Yates è la nuova maglia rosa con 3′56″ sul messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e 4′43″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), 5° a 7′32″

TOUR OF NORWAY

Il belga Maxim Van Gils (Red Bull – BORA – hansgrohe) si è imposto nella terza tappa, Jørpeland – Heja, percorrendo 141.6 Km in 3h23′17″, alla media di 41.794 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Matthew Brennan (Team Visma | Lease a Bike) e il monegasco Victor Langellotti (INEOS Grenadiers). Due italiani in gara: Alessandro Covi (UAE Team Emirates – XRG) 21° a 31″, Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty) 28° a 46″. Brennan è ancora leader della classifica con 16″ su Langellotti e 27″ sull’elvetico Jan Christen (UAE Team Emirates – XRG). Covi 12° a 1′02″, Rota 43° a 10′05″.

TOUR OF NORWAY WOMEN

La belga Justine Ghekiere (AG Insurance – Soudal Team) si è imposta nella prima tappa, Jørpeland – Heja, percorrendo 101 Km in 2h40′12″, alla media di 37.828 Km/h. Ha preceduto di 1″ la britannica Lauren Dickson (Handsling Alba Development Road Team) e di 5″ l’australiana Sarah Gigante (AG Insurance – Soudal Team). Miglior italiana Elisa Valtulini (BePink – Imatra – Bongioanni), 27° a 4′07″. La Ghekiere è la prima leader della classifica con 5″ sulla Dickson e 11″ sulla Gigante. Miglior italiana la Valtulini, 28° a 4′17″

BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL

Il neozelandese Aaron Gate (XDS Astana Team) si è imposto nella seconda tappa, Sainte-Suzanne – Bais, percorrendo 210.2 Km in 5h07′37″, alla media di 40.999 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Pierre Latour (Team TotalEnergies) e di 5″ il belga Milan Menten (Lotto). Miglior italiano Alessandro Romele (XDS Astana Team), 30° a 5″. Gate è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo di Latour e 2″ sul francese Thibaud Gruel (Groupama – FDJ). Miglior italiano Vincenzo Albanese (EF Education – EasyPost), 12° a 17″

ALPES ISÈRE TOUR

Il tedesco Moritz Kretschy (Israel Premier Tech Academy) si è imposto nella quarta tappa, Primarette – Saint-Maurice-L’Exil, percorrendo 176.2 Km in 4h10′23″, alla media di 42.223 Km/h. Ha preceduto di 19″ il francese Aubin Sparfel (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team) e l’italiano Thomas Pesenti (Soudal Quick-Step Devo Team). Kretschy è il nuovo leader della classifica con 1″ sull’elvetico Valentin Darbellay (Elite Fondations Cycling Team) e 2″ sul belga Viktor Soenens (Soudal Quick-Step Devo Team). Miglior italiano Pietro Mattio (Team Visma | Lease a Bike Development), 4° a 2″

FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)

Il belga Kay De Bruyckere (Pauwels Sauzen – Cibel Clementines) si è imposto nella terza tappa, circuito di Canach, percorrendo 195.4 Km in 4h46′35″, alla media di 40.91 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Clément Petit (Veloce Club Rouen 76) e l’italiano Giovanni Bortoluzzi (General Store – Essegibi – F.Lli Curia). L’olandese Martijn Rasenberg (Parkhotel Valkenburg) è ancora leader della classifica con 6″ sul britannico Thomas Mein (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente) e 7″ sul belga Joppe Heremans (VolkerWessels Cycling Team). Miglior italiano Mattia Negrente (XDS Astana Development Team), 9° a 18″

OBERÖSTERREICH RUNDFAHRT (Austria)

Il messicano Edgar David Cadena (Petrolike) si è imposto nella terza tappa, Bad Schallerbach – Aigen-Schlägl, percorrendo 141.1 Km in 3h22′09″, alla media di 41.88 Km/h. Ha preceduto di 4″ il belga Aaron Dockx (Alpecin-Deceuninck Development Team) e l’ungherese Bálint Feldhoffer (Team United Shipping). Miglior italiano Mattia Gaffuri (Swatt Club), 4° a 6″. Cadena è il nuovo leader della classifica con 6″ su Feldhoffer e 9″ su Dockx. Miglior italiano Lorenzo Galimberti (Petrolike), 6° a 26″

TOUR OF ESTONIA

Il danese Marcus Sander Hansen (BHS – PL Beton Bornholm) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Tartu, percorrendo 164.8 Km in 3h52′37″, alla media di 42.508 Km/h. Ha preceduto di 3′04″ lo svedese Ville Merlöv (nazionale svedese) e di 5′04″ il connazionale Niklas Larsen (BHS – PL Beton Bornholm). Miglior italiano Filippo Ridolfo (Team Novo Nordisk), 10° a 1′14″. Hansen si impone in classifica con 1′34″ su Merlöv e 2′09″ sul connazionale Mads Andersen (AIRTOX – Carl Ras). Miglior italiano Ridolfo, 33° a 1′43″.

LADIES TOUR OF ESTONIA

La polacca Karolina Kumiega (nazionale polacca) si è imposta nella corsa estone, circuito di Tartu, percorrendo 104.2 Km in 3h01′13″, alla media di 34.5 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Malwina Mul (nazionale polacca) e di 31″ la finlandese Heidi Antikainen (nazionale finlandese). Nessuna italiana in gara

TOUR OF IRAN

Il turco Tahir Yiğit (Spor Toto Cycling Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Sareyn – Tabriz, percorrendo 198.4 Km in 4h53′05″, alla media di 40.616 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’eritreo Milkias Maekele (BIKE AID) e l’iraniano Aidin Aliyari (nazionale iraniana). Nessun italiano in gara. L’iraniano Saeid Safarzadeh (nazionale iraniana) si impone in classifica con 3″ su Maekele e 30″ sull’eritreo Yoel Habteab (BIKE AID)

COURSE DE LA PAIX GRAND PRIX JESENÍKY (Repubblica Ceca – Under23)

Il danese Simon Dalby (nazionale danese) si è imposto nella terza tappa, Zábřeh – Dlouhé stráně, percorrendo 131 Km in 3h22′28″, alla media di 38.821 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Peter Øxenberg (nazionale danese) e lo spagnolo Pau Martí (nazionale spagnola). Miglior italiano Simone Gualdi (nazionale italiana), 4°. Martí è il nuovo leader della classifica con 2″ su Dalby e 6″ su Øxenberg. Miglior italiano Gualdi, 4° a 8″

LE FINESTRE PARLANO ANCORA INGLESE: YATES SI RIPRENDE QUELLO CHE AVEVA LASCIATO LASSÙ NEL 2018

maggio 31, 2025 by Redazione  
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Con una grande impresa Simon Yates vince il Giro d’Italia sulla stessa salita sulla quale lo aveva perduto nel 2018. Del Toro e Carapaz si marcano agevolando Yates ma gli errori più gravi sono di Del Toro e della UAE.

Una bellissima tappa ha ribaltato il Giro d’Italia grazie all’attacco di Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike), che si è inserito nella battaglia in corso tra Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e Richard Carapaz (EF Education – EasyPost) e si è involato verso la Cima Coppi, trovando in discesa un passistone con un grande motore come Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike), che gli ha permesso di incrementare il vantaggio nel tratto in falsopiano.
Yates ha fatto una grande impresa come quella che il connazionale Froome aveva fatto proprio ai suoi danni nel 2018 e quindi bisogna attribuirgli il merito della sua stupenda azione, ma vanno parimenti sottolineati i gravissimi errori della UAE e di Del Toro.
Il primo errore della formazione emiratina è stato quello di non inserire un uomo nella fuga, che in una tappa come quella di oggi era una mossa praticamente obbligata vieppiù pensando a che corridore aveva inserito la squadra del terzo della classifica.
Quando Carapaz ha attaccato all’inizio della salita del Colle delle Finestre Del Toro ha risposto molto bene mentre Yates ha proseguito regolare con il suo passo, comunque ottimo, e si è riportato sulla coppia. Nella girandola di scatti e attacchi Yates è stato lasciato andare e sin lì ci può anche stare, visto che non si può rispondere a tutti colpo su colpo, ma quando il vantaggio di Yates aveva superato il minuto Del Toro e Carapaz hanno fatto quasi una sorta di surplace, al punto che Derek Gee (Israel – Premier Tech), che si staccava ad ogni scatto, non solo si riportava sulla coppia dei sudamericani ma rilanciava la velocità semplicemente proseguendo con il proprio passo.
Ora un uomo in maglia rosa sotto attacco non può permettersi di giocare a chi va più piano perché ovviamente per Carapaz arrivare secondo o terzo non fa grossa differenza.
Chi rischiava di perdere il giro era Del Toro che, quindi, doveva mettersi in testa e andare al massimo che poteva per cercare di evitare che il vantaggio lievitasse troppo.
Sicuramente sulla salita avrebbe limitato i danni, visto che il gioco tattico con Carapaz è andato avanti per diversi chilometri. Allo stesso modo in discesa e nel tratto in falsopiano verso il Sestriere invece di chiedere collaborazione a Carapaz e passeggiare dopo aver ricevuto un diniego avrebbe dovuto mettersi a testa bassa e andare a tutta.
Probabilmente avrebbe perduto lo stesso, visto che Yates aveva trovato Van Aert, ma sarebbe stato certamente meglio che consegnare il giro su un piatto d’argento al britannico.
Ovviamente questo non cancella tutte le cose ottime che Del Toro ha mostrato in questo Giro d’Italia, ma quello di oggi è stato un gravissimo errore che nemmeno un giovane deve commettere. Quando Yates è davanti con un minuto di vantaggio la maglia rosa deve prendere l’iniziativa. Non era Carapaz che rischiava di perdere il Giro ma Del Toro. Ora è possibile che Del Toro fosse al limite, però certamente poteva provare ad andare del suo passo senza quasi fermarsi nei momenti in cui Carapaz rallentava per costringerlo ad andare davanti.
Yates ha giocato di esperienza, ma certamente l’errore della Uae e quello di Del Toro hanno facilitato non poco la riuscita dell’impresa.
La tappa è stata caratterizzata da una fuga di circa 30 corridori formatasi in più tempi, che è andata via nelle fasi iniziali della corsa e ha raggiunto un vantaggio massimo di circa 10 minuti
Il tentativo era composto da Timo Kielich (Alpecin-Deceuninck), Sylvain Moniquet (Cofidis), Dries De Bondt (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Enzo Paleni (Groupama-FDJ), Kim Heiduk (Ineos Grenadiers), Jacopo Mosca (Lidl-Trek) e Gianmarco Garofoli (Soudal Quick-Step),Francesco Busatto (Intermarché – Wanty), Mads Pedersen (Lidl-Trek), Carlos Verona (Lidl-Trek), Jon Barrenetxea (Movistar Team), Ethan Hayter (Soudal Quick-Step) e Manuele Tarozzi (VF Group Bardiani CSF – Faizanè),Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck), Jimmy Janssens (Alpecin-Deceuninck), Alessandro Verre (Arkea-B&B Hotels), Pello Bilbao (Bahrain Victorious), Fran Miholjević (Bahrain Victorious), Stefano Oldani (Cofidis), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Sven Erik Bystrøm (Groupama-FDJ), Kévin Geniets (Groupama-FDJ), Rémy Rochas (Groupama-FDJ), Kevin Colleoni (Intermarché – Wanty), Simon Clarke (Israel – Premier Tech), Jefferson Cepeda (Movistar Team), Chris Harper (Team Jayco AlUla), Mattia Bais (Team Polti VisitMalta), Mirco Maestri (Team Polti VisitMalta), Wout van Aert (Team Visma | Lease A Bike) e Martin Marcellusi (VF Group Bardiani CSF – Faizanè).
Sul Colle delle Finestre la fuga ha perso via via pezzi, finché non sono restati davanti solo Harper e Verre. Quest’ultimo ha provato a tenere il ritmo dell’australiano ma non è riuscito nell’impresa. Verre è stato, però, bravo e gestirsi e a non naufragare, cosa che gli ha permesso di resistere al ritorno di Yates e di guadagnare il secondo posto.
La corsa dei big è stata tutta un’altra cosa. La EF di Carapaz ha tirato per lunghi tratti sino alle prime rampe del Colle delle Finestre, quando l’ultimo uomo ha aperto il gas per lanciare l’attacco di Carapaz, che è stato molto violento e potrebbe aver causato problemi allo stesso corridorre. Del Toro ha risposto prontamente, mentre Yates ha proseguito regolare in progressione ed è riuscito a riportarsi sulla coppia di sudamericani. I primi 3 della generale hanno proseguito assieme per qualche chilometro, alternandosi negli scatti, mentre il quarto, Gee, andava su costante, come da sue caratteristiche. L’ennesimo scatto di Yates ha visto un rallentamento da parte di Carapaz e Del Toro, che si guardavano in faccia perché probabilmente entrambi aspettavano che fosse l’altro a rispondere e così, pian piano, Yates ha guadagnato secondi. L’impressione è stata che Carapaz fosse in grado di seguire Yates e questo è stato forse il più grave errore commesso dall’ecuadoriano, non certo quello di non collaborare con Del Toro (come pure vari opinionisti hanno sostenuto).
Il patatrac ha iniziato a materializzarsi quando Carapaz e Del Toro non inseguivano affatto e anzi quasi si fermavano, consentendo diverse volte il rientro di Gee. In questa fase Yates ha guadagnato oltre un minuto, divenuti un minuto e mezzo in vetta al Finestre. Nei primi chilometri della discesa il britannico ha trovato Van Aert, che si era inserito nella fuga proprio con lo scopo di aiutare il capitano, in un tratto adattissimo alla caratteristiche del belga e, a quel punto, è finita la corsa. Dietro Del Toro e Carapaz non potevano certo competere con un motore come quello di Van Aert, ciò tuttavia non giustifica comunque la totale arrendevolezza dei due, che litigavano su chi dovesse tirare.
Ovviamente, le colpe maggiori ricadono su Del Toro perché era lui in maglia rosa e Carapaz, non essendo riuscito a staccarlo sul Colle delle Finestre, non aveva più alcun interesse a collaborare, dato che per lui arrivare secondo o terzo non avrebbe fatto certo la differenza.
Se Carapaz avesse collaborato con Del Toro, anche nell’ipotesi in cui fossero riusciti a chiudere su Yates, l’ecuadoriano non avrebbe comunque vinto ma avrebbe al massimo fatto secondo, invece che terzo (cosa che per uno che il Giro lo ha vinto non avrebbe fatto grande differenza).
Del Toro, a quel punto, avrebbe dovuto provare ad andare a tutta, invece che proseguire a velocità da gita domenicale, anche se con Van Aert davanti sarebbe stato comunque difficile recuperare.
L’andatura blanda ha consentito il rientro del gruppo di Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe) e Damiano Caruso (Bahrain – Victorious) che era in ritardo di ben due minuti al GPM di Colle delle Finestre.
Terminato il lavoro di Van Aert, Yates ha proseguito di ottimo ritmo sulle dolci rampe verso Sestriere e, mentre Harper tagliava il traguardo braccia al cielo, il britannico pregustava quella maglia rosa che aveva dovuto cedere a Chris Froome proprio sul Colle delle Finestre nel 2018 (quando la tappa, però, terminò sopra Bardonecchia).
Il gruppo maglia rosa con tutti i big, eccetto Egan Bernal (INEOS Grenadiers), è arrivato con quasi 6 minuti di ritardo da Yates, che si ritrova quindi in maglia rosa con un vantaggio di poco inferiore ai 4 primi su Del Toro, con Carapaz sul gradino più basso del podio.
Ottimo Caruso che, a 38 anni, entra in top five grazie alla sua grande esperienza e solidità, mentre Pellizzari ha conquistato un ottimo sesto posto dopo aver lasciato diversi minuti sulla strada per aiutare il capitano Primoz Roglic, ritiratosi a causa di vari problemi fisici in gran parte dovuti alla cadute.
Si chiuderà domani un Giro d’Italia molto emozionante che ha visto delle belle sfide nelle tappe intermedie e insidiose forse più che sulle grandi montagne, con l’eccezione della tappa di oggi.
A questo punto, occhi puntati sul Tour de France e sulle storiche corse di preparazione, Criterium del Delfinato e Giro di Svizzera.

Benedetto Ciccarone

Yates allattacco verso il Colle delle Finestre (Getty Images)

Yates all'attacco verso il Colle delle Finestre (Getty Images)

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