UN GATTO IN FORMATO MONDIALE

settembre 6, 2012 by Redazione  
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E’ il trevigiano di Altivole ad aggiudicarsi la terza tappa, nello strappo a 3,5km dall’arrivo rimangono lui e Nibali e in volata non c’è storia. Terzo, staccato, giunge Chiarini, poi Taborre e Modolo.

Foto copertina: Gatto, vittoria sotto l’acqua in quel di Merate (foto Bettini)

Clima autunnale e tappa da 250km: le strade tra Castelfranco e Merate si corrono col sapore di Mondiale. Come sempre è una lunga fuga a caratterizzare la maggior parte della corsa con Cesaro, Buckmann, Rocchetti, Garofalo e Mertens in avanscoperta. I cinque raggiungono un vantaggio massimo di 10′ col gruppo che, tranquillo, lascia fare.
Nella seconda parte della corsa iniziano però i preparativi in vista dello strappo finale e così il vantaggio dei fuggitivi cala fino a dieci chilometri dal traguardo quando il plotone torna compatto in attesa del muro della Madonna del Bosco: 900m al 12% a tre chilometri dall’arrivo. Il primo a provarci è Pellizzotti, seguito da Gatto e Nibali. Il campione italiano però non riesce poi a tenere il ritmo tenuto dal portacolori della Farnese e così al traguardo si presentano Gatto e Nibali, mentre il tricolore viene riassorbito dal gruppo.
In volata nessuna storia, molto più a suo agio Oscar Gatto che vince staccando di ruota Nibali, il siciliano si consola comunque con la maglia azzurra. Terzo giunge Chiarini, poi Taborre e Modolo, vincitore della seconda tappa.
In generale, come detto, si issa al primo posto Vincenzo Nibali. Chiarini secondo e Gatto terzo. Dietro la schiera di Colnago che ancora vivono di rendita dopo la cronosquadre del primo giorno. Nei prossimi giorni, con le montagne, si attendono però diversi movimenti, anche se il primo posto sembra quello più sicuro.

Andrea Mastrangelo

VUELTA FUENTE DI EMOZIONI

settembre 5, 2012 by Redazione  
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Anziché rappresentare un semplice antipasto della sfida finale sulla Bola del Mundo, la 17a tappa sconvolge la classifica generale della Vuelta: con un attacco a sorpresa a 50 km dal traguardo, Contador rifila oltre 2’ e mezzo a Joaquim Rodriguez, in crisi sull’ultima salita e scavalcato anche da Alejandro Valverde, 2° al traguardo. Decisivo per il madrileno l’apporto dei compagni Hernandez e Paulinho e di Paolo Tiralongo.

Foto copertina: Alberto Contador grida la sua gioia per il ritorno al successo e la leadership conquistata (foto AFP)

Era la frazione di montagna meno attesa della Vuelta, con quell’altimetria troppo tenera negli ultimi 20 km, uno stradone che sale dapprima dolcemente, poi sempre più ripido, ma senza mai raggiungere pendenze tali da reggere il confronto con tante altre cime già affrontate; ma proprio l’apparentemente insignificante 17a tappa, 183 km da Santander a Fuente Dé, ha riscritto i verdetti emessi dalle rampe del Puerto de Ancares, dei Lagos de Covadonga, del Cuitu Negru e di tutte le altre vette scalate in 16 giorni di corsa a mille.
Merito – non proprio a sorpresa – di Alberto Contador, animatore del il week-end ad alta quota della scorsa settimana, superatosi nella frazione post-giorno di riposo, con l’aiuto una giornata nera prima del blocco Katusha che del leader Rodriguez.
Che la giornata non fosse destinata alla quiete da molti pronosticata lo si è intuito già prima dell’inizio delle salite, quando Contador e Valverde hanno provato ad inserirsi in uno degli innumerevoli tentativi di fuga che hanno animato i primi 80 km. Nulla di fatto, ma un segnale che le speranze di corsa riposante andavano messe da parte. Riassorbiti il secondo e il terzo della generale, la Katusha ha concesso spazio a Duque, Ballan, Pate, Erviti, Mondory, Astarloza, Boom, Pires, Terpstra, Ligthart e Ramirez, sui quali si è riportato, sulle rampe della Collada La Hoz, penultima ascesa in programma, un maxi-gruppo formato da Jeannesson, Gastauer, Cunego, Henao, Quintana, Bakelants, Moncoutié, Hernandez, Geniez, Losada, Intxausti, Tiralongo, Nocentini, Verdugo, Paulinho, Mollema e Landa.
Con insospettabile ingenuità, la squadra del capoclassifica non si è preoccupata più di tanto della presenza di tre compagni di Contador in testa, ritrovandosi così a dover gestire una situazione esplosiva allorché il Pistolero ha allungato in prima persona sulla stessa ascesa, malgrado gli oltre 50 km ancora da percorrere. Rodriguez non se l’è sentita di replicare direttamente, concedendo una ventina di secondi al più diretto e probabilmente unico rivale per la maglia rossa: una scelta discutibile in qualsiasi situazione – considerato anche che difficilmente Contador avrebbe potuto combinare granché sulla salita finale -, ma che diventa incomprensibile alla luce delle possibili teste di ponte di cui il madrileno disponeva in fuga.
I più attenti ricorderanno uno scenario simile alla Vuelta 2005, quando a vestire i poco invidiabili panni indossati oggi da Purito fu curiosamente Denis Menchov, oggi suo gregario: Heras allungò nel finale dell’Alto de la Colladiella senza trovare risposta da parte del russo, i cui pochi secondi di ritardo in vetta si dilatarono fino ad un abisso di 5’, grazie ad un abbondante rappresentativa Liberty Seguros spedita in avanscoperta. Neppure la presenza in squadra di chi ha commesso un errore analogo pochi anni fa è però servita, e Rodriguez si è così ritrovato a fondovalle con il solo Losada ad inseguire un gruppetto in cui Contador poteva contare su tre compagni e sull’amico Paolo Tiralongo, ultimo a mollare a 15 km scarsi dall’arrivo.
Valverde, rimasto con Rodriguez, ha rinunciato a fermare subito Quintana e Intxausti, preferendo riservarli per l’erta finale. Costretto così a sobbarcarsi larga parte del lavoro, Joaquim è crollato forse più di testa che di gambe, non trovando neppure la forza di rispondere all’allungo con cui il muricano ha aperto la scalata conclusiva, treno forse ancora buono – con il senno di poi – per salvare la Vuelta.
I chilometri finali si sono così trasformati in un sempre più tirato testa a testa fra Contador, in chiaro e comprensibile affanno sulle ultime rampe, e un Embatido forse mai così in palla in tempi recenti, capace, con l’aiuto dei gregari raccolti per strada, di fagocitare quel che restava degli attaccanti e di minacciare seriamente il battistrada. La rimonta, che aveva portato il divario a ridursi fino a 15’’ ai 3 dall’arrivo, si è però arrestata sul più bello, complici le pendenze più leggere degli ultimi 2 km, nei quali l’orgoglio prima di tutto ha trascinato Contador verso il primo successo dopo il rientro.
Valverde, giunto a 6’’, si è così dovuto accontentare della piazza d’onore, che occupa ora anche in classifica generale, staccato di 1’52’’ dal nuovo leader. Purito, attardato di 2’38’’ al traguardo, crolla in terza piazza, a 2’28’’ dalla testa, consolato solo dalla definitiva uscita di scena di Froome, sempre quarto, ma ormai a 9’40’’.
Malgrado lo spauracchio della Bola del Mundo ancora all’orizzonte, la sensazione è che la Vuelta abbia trovato il suo definitivo padrone, a questo punto senz’altro il più meritevole di indossare le insegne del primato. Pur distante dalla condizione dei giorni d’oro, Contador ha sempre condiviso con Rodriguez il palcoscenico su ogni grande montagna, piazzando l’assolo paradossalmente in una giornata di montagne che grandi non erano di certo. Merito anche di un’incomprensibile giornata nera di massa degli uomini Katusha, con addirittura il sempre brillante Moreno fuori dai giochi non appena la corsa si è infiammata, ma viene da chiedersi quanti corridori avrebbero saputo approfittarne. Senza un avversario che del campione ha la testa e il coraggio prima che le gambe, Rodriguez avrebbe verosimilmente passato indenne anche l’unica giornata di difficoltà di una Vuelta sin qui perfetta, limitando magari i danni a qualche spicciolo lasciato nella bagarre finale.
Purito probabilmente ci proverà sulla Bola del Mundo, così come potrebbe tentare un Valverde finalmente recuperato anche per le tre settimane; ma aspettarsi un ennesimo rovesciamento sarebbe forse troppo anche per la più bella corsa del 2012.

Matteo Novarini

MODOLO RE IN CASA

settembre 5, 2012 by Redazione  
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Vittoria per l’atleta della Colnago che va a vincere a pochi chilometri da casa proprio nel luogo in cui si sposerà a dicembre. Ancora Colnago quindi, questa volta in volata, sul gradino più alto. Alle spalle di Modolo giungono Richeze e Petacchi, leader sempre Colbrelli.

Foto copertina: è Sacha Modolo il vincitore della seconda tappa del Padania 2012 (foto Bettini)

Seconda giornata di gare e ancora Colnago protagonista, questa volta con Modolo che si aggiudica la volata di San Vendemiano dopo una tappa di 223km.
Il portacolori della squadra dei Reverberi ci tiene però a ringraziare tutti compagni: una grande prova di squadra che ha permesso all’atleta veneto che proprio a San Vendemiano si sposerà tra qualche mese, di vincere. Una bella rincorsa sui cinque uomini in fuga: Maggiore, Nappa, Giallorenzo, Van Hecke e Borchi, usciti dal gruppo dopo numerosi tentativi senza fortuna.
Per i cinque solo tanta fatica terminata ad una manciata di chilometri con le squadre dei velocisti intente a preparare la volata ai proprio capitani. Volata vinta da Modolo che non ha lasciato scampo a Richeze e Petacchi giunti alle sue spalle. Quarto posto per Napolitano e quindi Palini.
Nella classifica generale nessun cambiamento, sempre Colbrelli al comando e dietro di lui sei uomini della Colnago vincitori della cronosquadre di ieri, tutto questo in attesa della tappa di questo pomeriggio che porterà i corridori in terra lombarda, per la precisione a Merate dopo aver attraversato lo splendido scenario del Garda.

Andrea Mastrangelo

04-09-2012

settembre 5, 2012 by Redazione  
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GIRO DI PADANIA

L’italiano Sacha Modolo (Colnago – CSF Inox) si è imposto nella seconda tappa, Poggio Renatico – San Vendemiano, percorrendo 223,2 Km in 5h24′16″, alla media di 41,299 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Maximiliano Ariel Richeze e l’italiano Alessandro Petacchi (Lampre – ISD). L’italiano Sonny Colbrelli (Colnago – CSF Inox) ha conservato la testa della classifica, con lo stesso tempo dei compagni di squadra Gianluca Brambilla e Domenico Pozzovivo.

GIRO NAZIONALE DEL VALDARNO (dilettanti)

L’italiano Alessio Marchetti (Cerone – Rafi) si è imposto nella corsa italiana, Ponterosso di Figline Valdarno – Figline Valdarno, percorrendo 164 Km in 3h49′, alla media di 42,969 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alessio Taliani (Futura Team Matricardi) e di 13″ l’italiano Enrico Barbin (Trevigiani Dynamon Bottoli).

03-09-2012

settembre 4, 2012 by Redazione  
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VUELTA A ESPANA

L’italiano Dario Cataldo (Omega Pharma – Quick Step) si è imposto nella sedicesima tappa, Gijón – Valgrande-Pajares (Cuitu Negru), percorrendo 183,5 Km in 5h18′28″, alla media di 34,572 Km/h. Ha preceduto di 7″ il belga De Gendt e di 2′39″ lo spagnolo Joaquim Rodríguez Oliver (Katusha Team). Miglior italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale), 26° a 8′31″.Rodríguez Oliver ha conservato la testa della classifica, con 28″ e 2′04″ sui connazionali Contador Velasco e Valverde Belmonte. Miglior italiano Nocentini, 19° a 20′15″.

GIRO DI PADANIA

Prima tappa suddivisa in due semitappe.
Il mattino, l’italiano Enrico Rossi (Meridiana Kamen Team) si è imposto nella prima semitappa, Sant’Agostino – Bondeno, percorrendo 83,5 Km in 1h55′12″, alla media di 43,489 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Massimo Graziato (Lampre – ISD) e Filippo Baggio (Utensilnord Named), distanziati nella prima classifica di 2″ e 4″.
Il pomeriggio, il team italiano (con licenza irlandese) Colnago – CSF Inox si è imposto nella seconda semitappa, cronometro a squadre San Giovanni Persiceto – Crevalcore, percorrendo 18,8 Km in 20′23″, alla media di 55,339 Km/h. Ha preceduto di 4″ e 7″ i team italiani Androni Giocattoli – Venezuela e Liquigas – Cannondale. L’italiano Sonny Colbrelli (Colnago – CSF Inox) è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo dei compagni di squadra Gianluca Brambilla e Domenico Pozzovivo.

ROSSI-COLNAGO: IL DUO CHE APRE IL PADANIA

settembre 4, 2012 by Redazione  
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Inizia con due semitappe il Giro di Padania: prima frazione piatta e arrivo in volata sconfiurato solo da uno scatto poderoso di Rossi sul traguardo. Nella seconda frazione grande prova della Colnago che si impone nella cronosquadre portando Colbrelli in cima alla classifica.

Foto copertina: la Colnago in azione nella crono pomeridiana (foto Bettini)

Si apre con una giornata intensa la seconda edizione del Giro di Padania: due semitappe nelle zone colpite dal terremoto e, oggi, anche da un’intensa pioggia.
Piazza Pertini di Sant’Agostino ha ospitato il via ufficiale della manifestazione con una frazione di 94km pianeggianti. Nei primi chilometri se ne sono andati Kern e Asamov, sperando che i pochi chilometri potessero favorire un tentativo di fuga. Non avevano fatto i conti però col freddo e la Lampre che da metà gara in poi ha spinto a tutta per portare Petacchi nelle migliori condizioni in volata, risultato: Asamov ripreso a venti dal traguardo, Kern una decina di chilometri più tardi.
Peccato però che nemmeno la Lampre avesse fatto i conti con tutte le variabili, nella fattispecie si era dimenticata di tale Enrico Rossi che esce meglio di tutti dall’ultima curva di un finale tortuoso e va a tagliare per primo il traguardo. Secondo posto per Graziato della Lampre che ha cercato in tutti i modi di non gettare al vento tutto il lavoro fatto in precedenza dai blu-fucsia, terzo, a concludere il podio, Baggio.
Nel pomeriggio si è corsa poi la seconda semitappa, una cronosquadre corsa, fortunatamente, senza la pioggia del mattino. Come prevedibile la classifica è stata immediatamente stravolta con la Colnago che si è aggiudicata la prova per 4” sull’Androni andando a piazzare Sonny Colbrelli in testa alla classifica. Vicina anche la Liquiga a 7”, poi un buco e la Lampre a 20” e via via fino al Team Nippo ultimo a 1′27”.

Andrea Mastrangelo

ALTRO ROUND A PURITO NEL GIORNO DI CATALDO

settembre 3, 2012 by Redazione  
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Il capoclassifica racimola altri 6’’ su Alberto Contador, resistendo agli attacchi ripetuti del madrileno e battendolo nella volata per la terza posizione. Più avanti Thomas de Gendt, secondo, e soprattutto Dario Cataldo, vincitore in solitaria dopo quasi 140 km di fuga in compagnia del belga. Cede ancora qualcosa Valverde, mentre crolla definitivamente Chris Froome. Solo la Bola del Mundo sembra ora separare Rodriguez dal successo finale.

Foto copertina: Joaquim Rodriguez anticipa Alberto Contador sul traguardo di Cuitu Negru (foto Bettini)

La Bola del Mundo sarebbe di per sé una salita sufficiente a non far ritenere chiusa una corsa che la dovesse ancora affrontare, e Alberto Contador è l’uomo più indicato per ribaltare una gara anche con una sola salita a disposizione; i 28’’ che lo separano ora da Joaquim Rodriguez, peraltro, non sono recuperabili con uno scatto in extremis, ma non sarà necessaria un’impresa da leggenda per sfilare la maglia rossa al catalano. Anche il round di Cuitu Negru, ennesimo arrivo in salita di una Vuelta che ne riserverà ancora due nell’ultima settimana ma uscita oggi dalla tre-giorni più dura, è stato però appannaggio del capoclassifica, capace di neutralizzare la solita raffica di scatti di Contador e di stamparlo senza apparente difficoltà allo sprint. Di fatto la riproposizione di un copione già visto e rivisto nelle prime quindici giornate di gara, al quale il madrileno non sembra riuscire a trovare varianti.
Come già ieri ai Lagos de Covadonga, l’ormai non più favorito per il successo finale ha quantomeno limitato il passivo dovuto agli abbuoni, sul quale Rodriguez ha costruito in larga parte il suo tesoretto. Davanti, a giocarsi la tappa, resistevano infatti Dario Cataldo e Thomas de Gendt, in caccia del secondo successo stagionale nella frazione regina di un GT, dopo l’assolo che sullo Stelvio lo aveva proiettato verso il podio del Giro. Evasi dopo una cinquantina di chilometri di corsa, i due sono andati a braccetto fino ai 3 km finali della scalata, contrassegnati da pendenze costantemente a livelli da muri fiamminghi. Senza mai produrre un vero scatto, l’abruzzese ha allora iniziato a scandire un ritmo che ha fiaccato la resistenza del belga, palesemente distanti anni luce dalla gamba dei giorni rosa, costretto ad alzare bandiera bianca poco dopo lo striscione dei -2 all’arrivo.
Lo stesso Cataldo ha pagato lo sforzo negli ultimi 500 metri, nel quale il discreto gruzzolo accumulato un chilometro più in basso si è pericolosamente disgregato; i 7’’ avanzati sono però stati sufficienti a regalare il più prestigioso e significativo successo in carriera al neo-campione italiano a cronometro, collassato sul manubrio un millimetro oltre la linea del traguardo.
Dietro, dopo qualche scaramuccia sull’Alto de la Cobertoria, con la Saxo Bank a dettare il passo e Froome già costretto a spendere più del giusto per mantenersi con i migliori, la battaglia non si è infiammata prima dei 6 km e mezzo al traguardo, quando Contador ha testato per la prima volta la condizione della maglia rossa. La corsa dei grandi non ha impiegato molto a prendere forma, con i soli Valverde e Quintana nella scia dei primi due della generale e tutti gli altri fatti fuori già dal forcing di Jesus Hernandez.
Come ormai d’abitudine, il Pistolero ha alternato azioni violente ad altre più prolungate, concedendosi lunghe pause tra una fiondata e l’altra: atteggiamento che, alla luce di quanto visto sino ad oggi, andrebbe forse rivisto, giacché Rodriguez ha ampiamente dimostrato di non soffrire i cambi di ritmo, mentre sarebbe ancora da verificare a ritmi elevati e più costanti per diversi chilometri. Il terzo allungo – il più deciso -, piazzato all’imbocco della sezione killer, aveva ad onor del vero dato l’impressione di aver fiaccato la resistenza di Purito, che ha però reagito con prontezza alle successive sparate dell’avversario.
Anche l’ultimo, disperato tentativo di Contador, abbozzato ormai oltre il triangolo rosso dell’ultimo chilometro, non è andato a buon fine, stuzzicando anzi un contrattacco di significato esclusivamente psicologico di Rodriguez. Come prevedibile, il leader ha rosicchiato ancora qualche spicciolo allo sprint, posticipato agli ultimi 100 metri per questione di pendenze, rifilando 2’’ al rivale e cogliendone quattro di abbuono. Poca roba, come sempre, ma è grazie a questi pugni di secondi rubati in extremis che Purito si presenta al secondo giorno di riposo con 28’’ di margine. Bottino non rassicurante, ma che potrebbe anche crescere leggermente prima del testa a testa finale della Bola del Mundo, in virtù del pedalabile arrivo in salita di Fuente Dé e del nervoso finale di La Lastrilla.
Valverde, scivolato a 2’04’’, potrà al massimo agire da arbitro della contesa, mentre Froome, oggi giunto 14° a 2’ e mezzo da Rodriguez, potrà solo sperare che il costante calo di condizione non lo faccia scivolare più indietro dell’attuale quarta piazza. La Vuelta è ormai questione per due.

Matteo Novarini

02-09-2012

settembre 3, 2012 by Redazione  
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VUELTA A ESPANA

Lo spagnolo Antonio Piedra Pérez (Caja Rural) si è imposto nella quindicesima tappa, La Robla – Lagos de Covadonga, percorrendo 186,5 Km in 5h01′23″, alla media di 37,128 Km/h. Ha preceduto di 2′02″ il connazionale Pérez Moreno e il francese Mondory. Miglior italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale), 28° a 10′42″. Lo spagnolo Joaquim Rodríguez Oliver (Katusha Team) ha conservato la testa della classifica, con 22″ e 1′41″ sui connazionali Contador Velasco e Valverde Belmonte. Miglior italiano Eros Capecchi (Liquigas – Cannondale), 18° a 11′24″.

GROTE PRIJS JEF SCHERENS
Il belga Steven Caethoven (Accent.jobs – Willems Veranda’s) si è imposto nella corsa belga, circuito di Lovanio, percorrendo 183,3 Km in 4h13′27″, alla media di 43,393 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Neirynck e Amorison. Miglior italiano Matteo Trentin (Omega Pharma – Quick Step), 9° a 13″.

TOUR DU DOUBS
Il francese Jérôme Coppel (Saur – Sojasun) si è imposto nella corsa francese, Morteau – Pontarlier, percorrendo 194,5 Km in 4h34′11″, alla media di 42,562 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Georges e Bideau. Miglior italiano Matteo Trentin (Omega Pharma – Quick Step), 9° a 13″.

TOUR DO RIO (Brasile)

Il brasiliano Roberto Pinheiro Silva (Funvic – Pindamonhangaba) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Rio das Ostras – Rio de Janeiro, percorrendo 182 Km in 3h54′27″, alla media di 46,577 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Simón e il brasiliano Queiros Ortiz. Miglior italiano Marco Bernardinetti (Petroli Firenze), 6°. In classifica si impone il brasiliano Kléber Da Silva Ramos (Real Cycling Team) con 15″ sul connazionale Correia Diniz e 20″ sull’ecuadoriano Guama de la Cruz. Miglior italiano Mario Sgrinzato (Petroli Firenze), 8° a 49″.

KERNEN OMLOOP ECHT-SUSTEREN

Il norvegese Daniel Hoelgaard (Team Oster Hus – Ridley) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Echt, percorrendo 186,8 Km in 4h06′55″, alla media di 45,391 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico McLay e il tedesco Thömel.

GP INDUSTRIA DEL CUOIO E DELLE PELLI (dilettanti)

L’italiano Marco Prodigioso (Asd Monviso – Venezia) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Santa Croce sull’Arno, percorrendo 180 Km in 4h05′28″, alla media di 43,998 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Kristian Sbaragli (Team Simaf Carrier Wega Truck Italia Valdarno) e Alfonso Fiorenza (Gragnano Sporting Club)

MEMORIAL DAVIDE FARDELLI (dilettanti)

L’australiano Rohan Dennis (Team Jayco – AIS) si è imposto nella corsa italiana, circuito a cronometro di Rogno, percorrendo 23,5 Km in 28′42″, alla media di 49,129 Km/h. Ha preceduto di 31″ il connazionale Howson e di 37″ il russo Vorobev. Miglior italiano Matteo Mammini (Team Colpack), 8° a 1′25″. La gara riservata alle donne è stata vinta dalla francese Edwige Pitel, con 14″ sull’austriaca Ritter e 21″ sull’elvetica Schnider. Miglior italiana Susanna Zorzi (MCipollini Giambenini), 10° a 1′20″.

RODRIGUEZ, UN’ALTRA…PIEDRA SULLA VUELTA

settembre 2, 2012 by Redazione  
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Due corse in una nella tappa di Lagos de Covadonga con lo spagnolo della Caja Rural che conquista il successo parziale staccando i nove compagni di fuga sull’ascesa finale mentre la gara dei favoriti vede arrivare assieme al traguardo Valverde, Contador e un Purito apparso inattaccabile malgrado i ripetuti attacchi del madrileno, con Froome che cede altri 35” ai tre iberici e si allontana dalla zona podio.

Foto copertina: Valverde, Rodriguez e Contador giunguno assieme ai laghi di Covadonga (foto EFE)

La 15a tappa della Vuelta, seconda di tre frazioni di alta montagna consecutive dopo quella di Puerto de Ancares, è partita da La Robla e si è conclusa dopo 186,5 km in cima ai Lagos de Covadonga al termine di un’ascesa di 13,5 km al 7% di pendenza media che ha fatto la storia della corsa a tappe iberica in particolare negli anni ‘80 e ‘90 quando era inserita sul percorso con cadenza quasi annuale, e che è stata affrontata per l’ultima volta nel 2010 con il successo di Barredo al termine di una lunga fuga e con Vincenzo Nibali che consolidò la sua maglia rossa per poi mantenerla fino a Madrid. Ancora una volta gli attacchi si sono susseguiti fin dai primi km e nel tratto in leggera ascesa verso il Puerto de Pajares si sono avvantaggiati 17 corridori ridottisi a 10 nella successiva tecnica discesa, lungo la quale il gruppo inseguitore si è spezzato in più tronconi con Valverde (Movistar) rimasto attardato e rientrato in seguito con l’aiuto dei compagni di squadra: per molti km i fuggitivi Seeldrayers e Kashechkin (Astana), Mondory (Ag2r), Piedra e De La Fuente (Caja Rural), Reynes (Lotto-Belisol), Lagutin (Vacansoleil), Perez Moreno (Euskaltel), Lastras (Movistar) e Geschke (Argos-Shimano) sono stati inseguiti con decisione da Rabobank, Bmc, Cofidis e Lampre rimaste fuori dal tentativo ma alla fine il gruppo ha alzato bandiera bianca e gli uomini di testa, tutti molto lontani in classifica generale, hanno potuto guadagnare fino a un quarto d’ora con la maglia rosa Rodriguez (Katusha) ben contento che a prendere gli abbuoni sul traguardo fossero i fuggitivi e Contador (Saxo Bank-Tinkoff) che non ha voluto chiedere un altro grande sforzo ai compagni di squadra dopo quello compiuto nella tappa di Puerto de Ancares; neppure lungo le rampe dell’Alto Mirador del Fito, salita breve ma arcigna la cui vetta era posta a 40 km dal traguardo, la situazione è cambiata e i dieci uomini al comando hanno potuto giocarsi il successo sull’ascesa finale.
Sulla carta i più quotati tra gli uomini al comando erano Kashechkin, terzo in classifica generale alla Vuelta 2006, Seeldrayers, maglia bianca al Giro 2009, il campione uzbeko Lagutin e De La Fuente ma a partire con decisione dopo alcune scaramucce iniziali è stato l’altro atleta della Caja Rural Piedra che ha immediatamente fatto il vuoto dietro di sè: sembrava che l’azione fosse finalizzata a un successivo contrattacco del suo compagno di squadra e invece il 26enne spagnolo, che non si era mai visto nei giorni precedenti e che come miglior risultato in carriera vantava un successo di tappa al Giro del Portogallo 2009, ha continuato a incrementare il suo vantaggio sugli inseguitori tagliando il traguardo con 2′02” su Perez Moreno, Mondory e De La Fuente, 2′07” su Lastras, 2′12” su Geschke, 2′25” e 3′35” sui deludenti Seeldrayers e Kashechkin, 3′49” su Reynes e 6′45” su un Lagutin lontano parente del brillante protagonista della Vuelta di un anno fa che ha inopinatamente perso terreno fin dai primi km di salita.
La corsa dei favoriti ha visto la Saxo Bank-Tinkoff entrare finalmente in azione sulle primissime rampe che portavano ai Lagos con un forcing che lasciava presagire un immediato attacco di Contador ma l’atleta di Pinto non si è mosso in prima persona e ha lanciato in avanscoperta uno dopo l’altro i gregari Navarro, Hernandez e Majka insieme ai quali si sono avvantaggiati Quintana (Movistar), che per la prima volta dall’inizio della Vuelta ha mostrato le sue grandi doti di grimpeur, e il duo Euskaltel composto da Verdugo e da un volitivo Anton, a caccia di un posto nella top ten della generale malgrado le sue ambizioni alla partenza di Pamplona fossero ben altre: in ogni caso la Katusha ha sempre tenuto nel mirino questi uomini imponendo con Losada e Moreno un ritmo regolare al quale non hanno retto il 7° della generale Roche (Ag2r) e il 13° Capecchi (Liquigas) mentre Froome (Sky), 3° alla vigilia in coabitazione con Valverde, sia pure soffrendo riusciva grazie al supporto dei compagni Uran ed Henao a rimanere aggrappato al gruppo dei big che oltre a Rodriguez, Contador e al murciano comprendeva anche Gesink e Ten Dam (Rabobank), Marczynski (Vacansoleil), Anacona e Niemiec (Lampre), Talansky (Garmin), Intxausti (Movistar) e De Clercq (Lotto-Belisol). Il primo a rompere gli indugi è stato Valverde che a 7 km dal traguardo si è riportato su Quintana e Anton, che avevano nel frattempo distanziato i compagni d’avventura, immediatamente seguito da Rodriguez e un Contador che finalmente è entrato in azione effettuando di lì al traguardo ben sei scatti che però non hanno in alcun modo fiaccato la resistenza della maglia rossa, un po’ perchè durati tutti non più di un centinaio di metri e un po’ perchè nel finale la salita presentava tratti molto duri alternati però ad altri più pedalabili o addirittura in contropendenza, tanto che anche Valverde e Quintana salendo con il proprio passo sono riusciti in ogni occasione. Al traguardo i tre spagnoli sono arrivati assieme con un ritardo di 9′25” da Piedra seguiti dal colombiano a 9′38”, da Anton a 9′48” e dal gruppo di Gesink, Moreno e Froome, che a più riprese ha perso qualche decina di metri dagli atleti che lo accompagnavano per poi rientrare nel finale, a 10′00”, mentre Roche ha chiuso a 10′55”, preceduto a 10′42” dal compagno Nocentini che ha chiuso a 10′42” risultando il migliore degli italiani di giornata, e Capecchi, che ha vissuto la sua giornata più negativa dall’inizio della Vuelta, ha accusato un distacco di 11′31”.
Il grande sconfitto del giorno è dunque Froome che per la prima volta da diversi giorni scivola fuori dalla zona podio in una classifica generale che vede Rodriguez sempre al comando con 22” su Contador, 1′41” su Valverde, 2′16” sul britannico, 4′51” su Moreno e 5′42” su Gesink mentre Capecchi pur rimanendo il migliore dei nostri è arretrato al 18° posto a 11′24”: i corridori sono ora attesi da quella che è la tappa regina della Vuelta, 183,5 km da Gijón a Cuitu Negru in cui verranno scalati il Puerto de San Lorenzo, l’Alto de la Cobertoria e l’ascesa finale, che altro non è che il Puerto de Pajares, lungo il quale nel 2005 Heras con la più bella impresa della sua carriera strappò la maglia amarillo a Menchov salvo perderla a fine Vuelta in quanto positivo all’EPO, con l’aggiunta di 2,8 tremendi km conclusivi con pendenza media intorno al 15% e punte oltre il 24.

Marco Salonna

CHE AVENIR PER BARGUIL!…TAPPA A POMOSHNIKOV

settembre 2, 2012 by Redazione  
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L’ultima tappa del 49esimo Tour de l’Avenir ha decretato la vittoria finale del francese Warren Barguil, oggi più che mai sudata. La tappa è vinta dal russo Pomoshnikov, che regola allo sprint il gruppo dei favoriti che si è scremato sulle due salite principali del percorso.
Degni di nota sono stati i continui tentativi di Mattia Cattaneo sull’ultima salita per cercare di recuperare quei 9 secondi che lo separavano dal francese, ma purtroppo i suoi cambi di ritmo non sono stati abbastanza per staccare Barguil.

Foto copertina: Barguil vince l’edizione 2012 del Tour de l’Avenir (directvelo.com)

La sesta tappa dell’edizione 2012 del Tour de l’Avenir era una frazione breve, 82 chilometri, ma esigente perché proponeva oltre 40 chilometri di salite: Col de la Forclaz, le Col des Aravis, le Col de la Croix Fry et la salita finale di Chinaillon , lunga ma pedalabile. Pronti e via ecco che il gruppo già procede a tutta per i numerosi tentativi di andare in fuga da parte di coloro che ancora vogliono vincere una tappa; ma davanti nei primi chilometri c’è solo un corridore, il tedesco Koch, che verrà ripreso poco dopo dal gruppo che viaggia ancora ad alta velocità. Le operazioni di comando in testa al gruppo passano ai francesi e ai russi che lo tengono compatto fino alla salita più dura, il Col des Aravis. Su questo GPM di 1a categoria, con gli ultimi 6 chilometri di scalata all’8 %, avviene la selezione principale ad opera della squadra francese, che screma il gruppo fino a comporlo di una dozzina di unità: Warren Barguil, Théo Vimpère, Antoine Lavieu (Francia), Daan Olivier (Olanda), Jan Polanc (Slovenia), Tim Wellens (Belgio), Bob Jungels (Lussemburgo), Sergey Chernetski, Sergey Pomoshnikov (Russia), Juan Chamorro e Cesar Paredes (Colombia). Tra questi nomi non compare Cattaneo, ma il bergamasco rientrerà durante la lunga discesa, lungo la quale ha provato senza fortuna il russo Chernetski. Dunque sono in ventiquattro gli atleti che attaccano l’ultima salita che arriva ai 1240 metri di Le Grand Bornand, e fra questi tutti i big della generale. Il primo ad attaccare è l’argentino Sepulveda della selezione UCI quando all’arrivo mancano ancora sei chilometri, e che dopo pochi metri già guadagna 10 secondi sul gruppo maglia gialla tirato dai francesi che impongono un passo tutto sommato regolare. Ripreso il corridore argentino ora sono i big a muovere le acque, e fra questi ci sono il colombiano Chamorro e il nostro Cattaneo; ma è Mattia il più voglioso di attaccare e a ogni suo tentativo, il capo classifica Barguil deve sudare le celebri sette camice per non permettere al bergamasco di prendere quel metro che potrebbe ampliarsi fino a diventare un gap irrecuperabile. I continui scatti e controscatti danno comunque la possibilità ad atleti meno interessati ai giochi di classifica di andare col proprio passo, ma nello stesso tempo di recuperare terreno quando gli altri si comincino a studiare. La tappa si decide allo sprint, dove se la giocano una decina di atleti nel quale prevale il russo Pomoshnikov che batte la già festante maglia gialla Barguil, l’austriaco Konrad, l’americano Boswell, il redivivo lussemburghese Jungels e con Cattaneo in nona posizione. La classifica generale è la stessa della tappa di ieri, con Barguil davanti a Chamorro e Cattaneo. Più che meritato il successo del francese che, grazie ad una squadra perfetta e ad un talento eccezionale, ridà alla Francia una vittoria che le mancava dal 2009, quando a vincere fu Romain Sicard. Complimenti anche a Mattia Cattaneo che dimostra di essere, se ce ne fosse ancora bisogna di dirlo, una speranza italiana per le corse a tappe del futuro.

Paolo Terzi

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