COPPA BERNOCCHI, LAMPO DI DORIAN GODON
A Legnano, dopo le otto scalate sul piccolo Stelvio che non fanno troppa differenza, è volata di gruppo con Dorian Godon (Decathlon AG2R La Mondiale Team) che precede Tobias Lund Andresen (Team Picnic PostNL) e Giovanni Lonardi (Team Polti VisitMalta). Matthews e Brennan, tra i più attesi della vigilia, perdono energie nell’ultimo attacco e nella volata finale non incidono
La Coppa Bernocchi giunge alla sua 106° edizione e conferma per grandi linee il percorso dello scorso anno con partenza ed arrivo a Legnano per un totale di 191,6 km. Il piatto forte della corsa è il circuito centrale con il Piccolo Stelvio da scalare otto volte ed il muro di Ceppine (500 metri al 9.4% di pendenza media) nel finale di corsa. Negli ultimi anni velocisti resistenti e finisseur si sono divisi la vittoria con i nomi, tra gli altri, di Phil Bauhaus, Remco Evenepoel, Davide Ballerini e Wout van Aert. Presente alla partenza anche Stan van Tricht (Team Alpecin Deceuninck), vincitore a sorpresa dell’edizione 2024. LA fuga di giornata ha visto protagonisti Gianni Vermeersch (Team Alpecin Deceuninck), Ethan Hayter (Team Soudal Quick Step), Alexandre Balmer (Team Solution Tech Vini Fantini), Xabier Mikel Azparren (Team Q36.5 Pro Cycling), Joel Suter (Team Tudor Pro Cycling) e Samuel Quaranta (Team MBK Bank Ballan CSB). Tra le squadre più impegnate all’inseguimento si segnalavano Team Jayco AlUla e Team Visma Lease a Bike, tra le formazioni più attese con Michael Matthew e Matthew Brennan capitani. A 64 km dalla conclusione la fuga veniva ripresa ed iniziavano nuovamente scatti e controscatti che provocavano diverse rotture nel gruppo principale. Ne approfittava una dozzina di attaccanti con la presenza proprio di Matthews e Brennan; tra gli italiani in testa erano presenti Andrea Bagioli (Team Lidl Trek) e Vincenzo Albanese (Team EF Education EasyPost). A 20 km dalla conclusione il vantaggio del drappello di testa sul gruppo inseguitore era di circa 30 secondi ma sotto l’impulso della Decathlon AG2R La Mondiale Team il vantaggio diminuiva km dopo km. Il colpo di grazia per gli attaccanti era dato dal muro di Ceppine sul quale alcuni ciclisti in testa accusavano la fatica. Anche il Team Bahrain Victorious ed il Team Uno-X Mobility aumentavano l’andatura del gruppo che infine annullava l’azione di questi nuovi attaccanti a poco più di 2 km dalla conclusione. Nel concitato finale dove si registrava anche un’azione isolata di Alessandro Covi (UAE Team Emirates), la volata di gruppo premiava Dorian Godon (Decathlon AG2R La Mondiale Team) che aveva la meglio su Tobias Lund Andresen (Team Picnic PostNL) e Giovanni Lonardi (Team Polti VisitMalta). Chiudevano la top five Andrea Raccagni Noviero (Team Soudal Quick Step) in quarta posizione e Michael Matthews in quinta posizione. Per Godon è la quarta vittoria stagionale. Domani il Trittico Lombardo si chiude con la corsa più attesa, ovvero la Tre Valli Varesine, che vede alla partenza il campione mondiale ed europeo Tadej Pogačar.
Antonio Scarfone

Dorian Godon vince la Coppa Bernocchi (foto: Getty Images)
CRO RACE 2025, MCNULTY BIS. KOGUT VINCE L’ULTIMA TAPPA SOTTO LA PIOGGIA
Lo statunitense difende il titolo, Magnier sfiora il poker completo, Zambanini secondo in classifica generale
La decima edizione della CRO Race si è chiusa domenica con una tappa finale condizionata dal maltempo, 156,5 km da Samobor a Zagabria sotto un’intensa pioggia che ha reso le strade scivolose e il finale incerto.
A gioire sull’ultimo traguardo è stato Oded Kogut (Israel-Premier Tech), che ha centrato la sesta vittoria in carriera, la seconda del 2025, precedendo in volata Paul Magnier (Soudal Quick-Step) e l’olandese Danny van Poppel (Red Bull-Bora-hansgrohe). Il francese, autore di quattro successi in questa edizione della Cro Race, ha così mancato di un soffio la quinta vittoria su sei frazioni.
La classifica generale ha premiato Brandon McNulty (UAE Team Emirates XRG), che si conferma alla CRO Race per il secondo anno consecutivo, entrando nella storia come unico corridore a difendere il titolo dell’anno precedente. Lo statunitense ha chiuso con un vantaggio di 1’39’’ su Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious) e 1’49’’ su Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers). Nono Filippo Zana (Team Jayco AlUla), che ha terminat la corsa balcanconi con 2’34’’ di ritardo dal vincitore.
La tappa è partita a gruppo compatto e tale situazione si è confermata fino ai primi tentativi di fuga da parte di Victor Guernalec (Arkéa – B&B Hotels), Hugo Aznar (Equipo Kern Pharma), Mark Stewart (Team Jayco AlUla), Martin Voltr (ATT Investments) e Roan Konings (Metec – SOLARWATT p/b Mantel), che hanno raggiunto un vantaggio massimo di 1’45” a circa 50 km dal traguardo. L’inseguimento del gruppo, guidato dalla Soudal Quick-Step, e il lavoro delle altre squadre hanno neutralizzato la fuga in prossimità del circuito cittadino.
Nel finale, dopo vari tentativi di anticipare la volata, tra i quali quello di Ben Turner (Ineos Grenadiers) e lo stesso Magnier, Kogut ha trovato lo spunto giusto e ha tagliato per primo il traguardo davanti a Magnier e Van Poppel.
Con questa edizione si chiude una Cro Race che ha visto i grandi protagonisti confermare le loro qualità: McNulty domina la generale, Magnier riscrive la storia come velocista con quattro successi di tappa, e giovani talenti come Zambanini e Jakob Omržel (Bahrain – Victorious) emergono in classifica. Per quanto riguarda le altre premiazioni di fine corse, sul palco sono saliti anche Magnier, vincitore con ampio margine della classifica a punti, il leader degli scalatori Casper van der Woude (Metec – SOLARWATT p/b Mantel) e il citato Omržel, migliore dei giovani al via. Al vertice della classifica a squadra si è issata, invece, l’araba Bahrain – Victorious.
Il direttore Vladimir Miholjević si è detto soddisfatto: “Avere un vincitore del calibro di McNulty è il miglior regalo per la decima edizione. Nonostante il maltempo, la corsa si è chiusa senza problemi e, con l’inserimento della Cro Race nel calendario Pro Series 2025, la nostra manifestazione farà un passo di qualità”.
Mario Prato

Il podio della CRO Race 2025 (foto Sport-IT)
POGACAR D’AUTUNNO CAPITOLO SECONDO: SUO ANCHE L’EUROPEO
Tadej Pogacar, a distanza di una settimana dal successo ai mondiali, conquista anche il campionato europeo in linea con un copione quasi uguale a quello di Kigali e, staccando tutti sulla salita più impegnativa, consegue un minuto di vantaggio che poi gestisce. Anche stavolta secondo in solitaria è Remco Evenepoel, mentre terminano lontanissimi tutti gli altri. Buona Italia con Scaroni che manca la medaglia ma al quale non si può rimproverare nulla.
Tadej Pogacar è con ogni probabilità il peggior incubo di Remco Evenepoel. Sì perché, se non ci fosse in giro la attuale maglia iridata, il belga sarebbe nettamente il dominatore non solo delle prove contro il tempo, ma anche nelle corse di un giorno e avrebbe realizzato una storica quaterna in queste due settimane caratterizzate dalla scelta, non proprio geniale, di piazzare in successione campionato mondiale e campionato europeo. Testimonianza di tutto ciò la danno sia la facilità con la quale Evenepoel stacca sempre coloro che si trovano insieme a lui ad inseguire Pogacar, sia i distacchi che lo stesso campione belga riesce a rifilare a costoro.
Come una settimana fa a Kigali, il canovaccio ha visto Pogacar attaccare da una distanza siderale, accelerando sulla salita più dura e riuscendo a infliggere quei venti secondi che poi sono aumentati poco alla volta fino ad arrivare intorno al minuto per poi stabilizzarsi. Il belga ha dovuto mollare la ruota del rivale e ha poi provato ad organizzare un vano inseguimento, fino a quando si è deciso a lasciare la compagnia di Juan Ayuso, Christian Scaroni e Paul Seixas per provare da solo l’impossibile.
Stavolta non ci sono scuse, non ci sono stati cambi di bicicletta, selle inclinate o altri problemi di sorta, semplicemente Pogacar ed Evenepoel hanno lo stesso ritmo di crociera. La differenza sta nel fatto che lo sloveno riesce a mantenere quel ritmo per un maggior numero di chilometri, mentre quando Evenepoel innesta il turbo va più o meno alla stessa velocità ma, anche stavolta, Pogacar ha piazzato l’accelerata a 76 chilometri dal traguardo, in un tratto in cui sapeva di poter staccare il belga. Dal canto suo Remco si è deciso a mettere la quinta solo a 38 chilometri dall’arrivo, perché probabilmente è quella la distanza che lui riesce a reggere andando a tutta.
Va dato atto allo sloveno che quelli che si prende lui sono rischi non indifferenti, stavolta ha fatto da solo 76 chilometri a fronte del 66 del mondiale, con Evenepoel a inseguire e molti tratti pianeggianti favorevoli al belga che, ancora una volta, si è trovato in una situazione tattica difficile, con compagni di avventura che non tiravano.
Va però osservato che le ire del belga contro gli altri inseguitori sono del tutto ingiustificate, perché non si capisce per quale motivo corridori come Seixas, Scaroni e Ayuso dovrebbero aiutarlo in un inseguimento dispendioso e probabilmente vano, quando sanno benissimo che l’olimpionico può staccarli quando vuole. Questo è casomai sintomo del fatto che a Evenepoel manca forse anche un po’ di freddezza, cosa che certo non lo aiuta a gestire al meglio le situazioni a cui Pogacar lo costringe.
Il campione del mondo ha sfruttato più volte questo semplice tatticismo: staccare Evenepoel in un tratto duro, sapendo benissimo che i corridori che quest’ultimo troverà sulla strada non avranno nessunissima voglia di dargli una mano.
Così posta, la situazione è molto semplice e non richiede grandi commenti: Taddeo è più forte. E’ più forte nelle grandi corse a tappe ed è più forte nelle classiche, mentre Evenepoel è più forte nelle prove contro il tempo.
Per quel che ha mostrato quest’anno, l’iridato potrà anche aspirare alla Roubaix, che un tempo poteva sembrargli preclusa, mentre la corsa più complessa per lui sarà invece la Sanremo, classica in cui è difficile conseguire quel gap di 15/20 secondi che, una volta aperto, nessuno riesce più a colmare.
Se per il primo ed il secondo posto c’è stato un sostanziale monologo dei due assi, molto emozionante è stata la lotta per la medaglia di bronzo, conquistata meritatamente dal giovanissimo francese Seixas, che ha piegato la resistenza prima di Ayuso e poi di Scaroni, che pure era stoicamente riuscito e resistere sulla ripida salita della Val de l’Enfer e che lo avrebbe con ogni probabilità battuto allo sprint. Mentre lo spagnolo ha ceduto sulle arcigne rampe della salita, l’italiano ha mollato nel secondo dei successivi strappi non classificati, che si fanno però sentire nelle gambe specie dopo una corsa disputata a tutta per stare dietro ad Evenepoel, finché è stato possibile.
Seixas è uno scalatore e ha quindi attaccato a testa bassa e, nel finale, ne aveva di più, anche se a Scaroni non può rimproverarsi proprio nulla, perché è stato bravissimo ainserirsi nel gruppo che ha lottato per le medaglie e ha messo davvero il cuore sulla strada dando il massimo. Un buon segnale per un movimento in crisi che mostra qualche timidissimo segnale di ripresa.
La corsa si è accesa sin dalla prima battute, con un’azione che ha portato allo scoperto Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Daan Hoole e Mathijs Paasschens (Paesi Bassi). Molte le squadre che hanno provato a evadere, ma il compito non è stato semplice a causa del grande controllo del gruppo. I tentativi proseguono ed alla fine si forma un gruppo di contrattaccanti con Danny Van Der Tuuk (Polonia), Kristians Belohvosciks (Lettonia) Mihael Štajnar (Slovenia), Louis Vervaeke (Belgio), Niklas Larsen e Casper Pedersen (Danimarca), Marco Frigo (Italia), Nicolas Prodhomme (Francia), Tiago Antunes (Portogallo), Jan Stockli (Svizzera), Martin Svrček (Slovacchia), Mats Wenzel (Lussembugo), Emiliano Vila (Grecia), Victor Langellotti (Monaco) e Andréa Mifsud (Malta).
Lungo la prima ascesa a Saint-Romain-de-Lerps i contrattaccanti si riportano sui battistrada, mentre il gruppo viene condotto dagli uomini di Pogacar. La rappresentanza slovena non è una squadra fortissima, non è certo al livello del Belgio ma è comunque in grado di tenere sotto controllo la fuga e ha i suoi uomini di punta in Domen Novak e Matej Mohoric. Sulla secondo ascesa a Saint-Romain-de-Lerps il Belgio mostra i muscoli accelerando decisamente e mettendo in evidenza la giornata no di Jonas Vingegaard (Danimarca), che era molto atteso in una prova con tanta salita e che ha invece mostrato che le fatiche di Tour e Vuelta non sono ancora del tutto recuperate e che le corse di un giorno non sono il suo terreno preferito. Sul forcing si avvantaggiano Pogačar, Evenepoel, Ayuso, Mattias Skjelmose (Danimarca), e Pavel Sivakov (Francia) ma il gruppo rientra in discesa. Pochi chilometri dopo,, sulla seconda ascesa di Val d’Enfer, allunga Evenepoel e solo Pogacar e Seixas sono in grado di rispondere al belga. I tre trovano vari fuggitivi lungo la strada ma, ancora una volta, un gruppo sempre meno numeroso riesce a rientrare e, sotto la linea d’arrivo, la testa della corsa è composta da Pogačar, Evenepoel, Tiesj Benoot, Steff Cras e Louis Vervaeke (Belgio), Larsen, Pedersen e Skjelmose (Danimarca), Marco Frigo, Gianmarco Garofoli e Scaroni (Italia), Romain Gregoire, Aurélien Paret Peintre, Nicolas Prodhomme, Seixas e Sivakov (Francia), Daan Hoole e Mathijs Paasschens (Paesi Bassi), Ayuso (Spagna), Tiago Antunes (Portogallo), Jan Christen (Svizzera), Felix Grossschartner (Austria), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Martin Svrček (Slovacchia), Toms Skujiņš (Lettonia), Mats Wenzel (Lussemburgo), Victor Langellotti (Monaco) e Andréa Mifsud (Malta).
Si va quindi ad attaccare per la terza e ultima volta la salita di Saint-Romain-de Lers e ai meno 76 arriva l’attacco dello sloveno, che accelera sempre nel punto più duro, indipendentemente dalla distanza dal traguardo. Inizialmente Evenepoel risponde al campione del mondo ma in breve deve mollare e viene ripreso da Seixas, Ayuso e Scaroni che, con grande fatica, si riportano sull’olimpionico.
Pogacar scollina con 36 secondi ma, in discesa, Ayuso fa il diavolo a quattro e riesce a portare i contrattaccanti a soli 22 secondi. L’accordo non c’è, perché Scaroni sembra al gancio e Seixas non tira probabilmente perché dietro c’è un gruppo, guidato dai francesi, che tenta di rientrare.
Il vantaggio di Pogacar sale quindi fino a superare il minuto, mentre Evenepoel è molto irritato per l’atteggiamento degli altri contrattaccanti che lasciano tutto su di lui il peso dell’inseguimento e ai meno 38, con una perentoria accelerata, li lascia sul posto.
A questo punto, il gap tra Pogacar ed Evenepoel si mantiene stabile, mentre il terzetto che si gioca il bronzo perde a vista d’occhio e nel finale rischia anche di subire il rientro di Skujins (che precederà Ayuso sul traguardo).
I giochi per la terza medaglia si fanno sull’ultima salita a Val D’Enfer, con l’attacco di Seixas che fa fuori Ayuso ma non Scaroni, che resiste stoicamente ma si vede che è al gancio.
L’operazione bronzo si concluderà su uno strappo successivo, con un attacco di Saixas che riuscirà a distanziare Scaroni in modo definitivo fino all’arrivo. Da sottolineare che sono stati soltanto 17 i corridori a concludere la gara, anche se probabilmente molti gregari si sono ritirati dopo aver concluso il loro lavoro.
Così oggi gli appassionati hanno assistito all’ennesimo capolavoro di Pogacar, che non si può non apprezzare per l’azzardo ed il coraggio. Ogni sua azione è uno spettacolo per chi ama davvero questo sport e coloro i quali affermano che è noioso vedere un corridore che va via da solo per 80 chilometri probabilmente non riescono a cogliere il pregio del gesto atletico e lo spettacolo intrinseco che c’è in imprese come quella di oggi.
I prossimi appuntamenti per gli appassionati saranno la Coppa Bernocchi di domani, la Tre Valli Varesine di martedì (annullata lo scorso anno a causa del maltempo) e ovviamente l’ultima monumento della stagione, il Giro di Lombardia che Pogacar tenterà di conquistare per la quinta volta in carriera per eguagliare il Campionissimo.
Benedetto Ciccarone

Una settimana dopo il mondiale, Pogacar fa suo anche il campionato europeo (foto Billy Ceusters/Getty Images)
ENNESIMA VITTORIA UAE, NELLA COPPA AGOSTONI SI IMPONE ADAM YATES
La corsa che inaugura il trittico lombardo viene decisa da una fuga partita lontano dal traguardo, ma con alcuni nomi illustri al suo interno: alla fine gli ultimi due superstiti, il britannico Adam Yates e lo spagnolo Carlos Canal, resistono al ritorno del gruppo dei migliori fin quasi al traguardo, quando lo spagnolo, a causa di una foratura, deve alzare bandiera bianca. Yates, gregario di lusso nella squadra che da due stagioni sta dominando il panorama ciclistico, coglie così la 31esima vittoria della sua carriera, la 90esima quest’anno per la UAE.
Con la Coppa Agostoni prende il via il cosiddetto “Trittico Lombardo”, un insieme di tre corse in linea che si disputano in Lombardia nel giro di pochi giorni, un tempo nel mese di agosto, da qualche anno invece alla fine dell’estate, subito prima del Giro di Lombardia. Quest’anno la coincidenza con i campionati europei ha indotto molti corridori a rinunciare a queste gare, in particolare alla Coppa Agostoni che si disputa lo stesso giorno della prova in linea maschile; il campo dei partecipanti, tuttavia, rimane di buon livello e presenta al via diversi corridori che già ieri si sono cimentati nel Giro dell’Emilia, fra i quali il suo vincitore, il messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), i suoi compagni di squadra Jay Vine e Adam Yates e gli italiani Simone Velasco (XDS Astana Team), ieri 24esimo, e Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta), ieri 18 esimo e primo dei nostri. Il percorso, come sempre, parte da Lissone per tornarci dopo quattro giri di un circuito di 28 chilometri sulle colline della Brianza che presenta le 3 salite più importanti del tracciato: quella di Sirtori (1.5 km al 5.7%), quella di Colle Brianza (3.6 km al 6.4%) e infine il Lissolo (2 km al 6.7%), ascesa simbolo della gara. Dopo l’ultima salita a Lissolo si torna a Lissone, dove saranno stati percorsi quasi 167 chilometri, con gli ultimi 35 sostanzialmente pianeggianti, il che rende abbastanza rari gli arrivi in solitaria. Tuttavia non mancano i nomi illustri nell’albo d’oro della corsa, come quelli di Merckx, Gimondi, De Vlaeminck, Moser, Saronni, Bugno e Ullrich, anche se spesso a vincere sono stati corridori di secondo piano. Tra questi una menzione speciale va al leggendario Luigi Malabrocca, il cui nome sarà per sempre associato alla “maglia nera” del Giro d’Italia e che vinse questa corsa nel 1948. Si tratta della sola vittoria di un certo peso conseguita nella sua carriera.
Si prende il via alle 13; il tempo è ottimo e le condizioni di gara sono ideali. Nonostante questo i corridori se la prendono comoda e, per quanto già sulle prime salite si veda un po’ di movimento, nessuna fuga parte sino al secondo dei quattro giri in programma, quando un nutrito gruppo di corridori riesce a prendere il largo. Fra in nomi in fuga ci sono Piganzoli, Yates e il suo compagno di squadra Rafal Majka, ma i più quotati sono Del Toro e Vine, che ieri hanno speso molte energie e che si tengono pronti a passare all’azione soltanto se nel finale della corsa la fuga dovesse esaurirsi. All’inizio del terzo giro i fuggitivi hanno circa due minuti di vantaggio sul gruppo, ma è nel corso del quarto che la situazione cambia drasticamente: Yates, seguito presto dallo spagnolo Carlos Canal (Movistar Team), lascia il gruppetto dei fuggitivi e va in cerca della vittoria solitaria; un’altra coppia, formata da Vine, rinvenuto dal gruppo, e dal francese Paul Lapeira (Decathlon AG2R La Mondiale Team) si forma alle loro spalle, con l’australiano a proteggere la fuga del compagno di squadra. Nel frattempo il gruppo si sfalda sulle ultime salite, dove rimangono davanti solo i migliori, fra i quali Del Toro, Velasco e, grande sorpresa di giornata, il nostro giovanissimo Lorenzo Finn (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies), recente campione del mondo U23. A 37 chilometri dalla fine il gruppo coi migliori riprende gli ultimi corridori che facevano parte della fuga, ad esclusione delle due coppie di testa, e a 25 chilometri dal traguardo vengono ripresi anche Vine e Lapeira. Yates e Canal continuano nella loro azione solitaria, con un folto gruppo di inseguitori che forse potrebbe anche riprenderli, ma che, invece, senza la collaborazionedegli uomini della UAE, che continuano a coprire la fuga del loro compagno di squadra, perde inesorabilmente terreno. A 12 chilometri dall’arrivo la fortuna dà un’ulteriore mano al navigato corridore britannico: Canal fora e non riesce più a recuperare, venendo nettamente staccato, anche se il gruppo inseguitore non riesce ad avvicinarlo. La corsa termina, senza che succeda altro, con la facile vittoria di Yates, per lui la 31esima di una buona carriera, mentre Canal, dopo aver perso ben un minuto e 14 secondi, arriva secondo. Il gruppo degli inseguitori arriva dopo due minuti e dieci secondi: qui Del Toro si disinteressa dello sprint ed è il nostro Velasco a conquistare il terzo gradino del podio, bruciando sotto lo striscione d’arrivo un deluso Lapeira. Finn è solo 32esimo, tra gli ultimi del gruppo che nel finale di corsa è arrivato a comprendere 36 uomini: per lui comunque un risultato che fa ben sperare per il suo futuro.
Andrea Carta

Yates vince a Lissone l'edizione 2025 della Coppa Agostoni (foto Dario Belingheri/Getty Images)
DEL TORO INCORNA PIDCOCK A SAN LUCA, IL MESSICANO TRIONFA AL GIRO DELL’EMILIA
Ennesima affermazione per Isaac Del Toro, che raggiunge quota 14 vittorie al termine delle arcigne rampe della Madonna di San Luca, sopra Bologna. Il messicano si impine così nella 108a edizione del Giro dell’Emilia
Il Giro dell’Emilia, tra le più antiche corse su strada che si disputano in Italia (la sua prima edizione fu disputata nel 1909, lo stesso anno in cui nacque il Giro d’Italia, e vide sul podio anche Luigi Ganna, vincitore della corsa rosa, mentre la vittoria arrise a Eberardo Pavesi, che al Giro si ritirò), si disputa quest’anno negli stessi giorni dei campionati europei e deve quindi fare a meno di molti corridori che sarebbero stati tra i favoriti, fra i quali Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG), vincitore della scorsa edizione, e Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), secondo ai mondiali e che non sembra volersi rassegnare allo strapotere del fuoriclasse sloveno. Nonostante tutto il campo dei partecipanti è molto buono, con corridori non europei di alto livello, fra i quali il messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), l’australiano Jay Vine(UAE Team Emirates – XRG), l’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost) e il colombiano Egan Bernal (INEOS Grenadiers). Molti sono anche gli europei che, reduci dal mondiale, hanno preferito la meno impegnativa corsa emiliana e tra questi si segnalano il britannico Tom Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team), il francese Julian Alaphilippe (Tudor Pro Cycling Team) e lo sloveno Primož Roglič (Red Bull – BORA – hansgrohe), vincitore di ben tre edizioni della corsa. Il nostro Giulio Ciccone (Lidl – Trek), anche lui fra i reduci del mondiale, ha dato forfait all’ultimo momento e il più forte tra gli italiani in gara dovrebbe essere Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe), quest’anno sesto sia al Giro sia alla Vuelta, e che invece ha dovuto saltare i mondiali per una malattia. La corsa, lunga poco più di 199 chilometri, parte da Mirandola e si conclude, come sempre dal 1999, al santuario della Madonna di San Luca, sopra Bologna, un arrivo ormai tra i più iconici del ciclismo italiano che verrà affrontato ben quattro volte prima dell’ascesa conclusiva. Prima di raggiungere il circuito finale, comunque, ci saranno da affrontare nella parte centrale della corsa altre quattro salite tutt’altro che banali: San Lorenzo in Collina (5.6 km al 3.5%) dopo 74 chilometri, Mongardino (2.1 km al 6.9%) dopo 86, Monzuno (9.1 km al 5.2%) dopo 110 chilometri (è la più dura, un GPM di prima categoria, mentre gli altri sono di seconda) e infine il Monte Calvo (4.2 km al 5.5%) dopo 148 chilometri, a poca distanza dal circuito finale.
Si parte prima del solito, intorno alle 10 e mezza, e ci vogliono quasi 40 chilometri (peraltro tutti pianeggianti) perché vada in fuga un gruppetto composto da cinque gregari dal palmarès scarso ma dal grande entusiasmo (sono tutti giovani). Fra di loro a mettersi in luce è lo spagnolo Sinuhé Fernández (Burgos Burpellet BH), che transita in testa sui primi tre GPM, mentre il gruppo si mantiene a circa due minuti di distanza dai fuggitivi. In prossimità del quarto GPM due di loro, fra i quali proprio Fernández, si arrendono, mentre in testa transita primo l’olandese Gijs Leemreize (Team Picnic PostNL). Infine, a 40 chilometri dall’arrivo, quando è già iniziato il primo dei cinque giri che concluderanno la corsa, gli ultimi fuggitivi vengono ripresi e il gruppo torna compatto. Sulla prima ascesa del San Luca è Vine a mettersi in testa al gruppo, che tuttavia resta compatto, ed è il norvegese Mikkel Frølich Honoré (EF Education – EasyPost) a tentare un attacco dopo lo scollinamento. La sua fuga ha durata breve e sulla seconda salita al San Luca viene ripreso. La UAE, stavolta guidata da Rafał Majka, continua a scandire il passo del gruppo, che inizia a perdere i corridori meno portati alle salite; in cima ne sono rimasti circa 35. Vine torna a condurre il gruppo sulla terza ascesa al San Luca, spalleggiato da Del Toro e dall’altro compagno di squadra Adam Yates. Stavolta il gruppo si sfilaccia e nel tratto più duro è proprio Yates a tentare l’allungo, sia pura senza successo; sotto la sua spinta solo una quindicina di corridori riescono a tenere duro: saranno loro a giocarsi la vittoria finale e quel gruppetto comprende quasi tutti i favoriti (Del Toro, Pidcock, Bernal, Roglic). Quando la salita del San Luca viene affrontata per la quarta e penultima volta è ancora Vine a fare l’andatura; ad attaccare, tuttavia, è il giovane talento belga Cian Uijtdebroeks (Team Visma | Lease a Bike), che sgretola ulteriormente il gruppetto, e all’inizio dell’ultimo giro i corridori in testa alla corsa sono rimasti solamente in sei: lo stesso Uijtdebroeks, Del Toro, Pidcock, Roglic, il francese Lenny Martinez (Bahrain – Victorious) e l’australiano Michael Storer (Tudor Pro Cycling Team). Altri corridori, fra i quali Bernal e Carapaz, rientrano prima dell’ascesa finale. Proprio Carapaz tenta invano di allungare e lo stesso fa, ai piedi del San Luca, ancora Uijtdebroeks; ma sulle rampe conclusive è Pidcock che riesce a prendere un piccolo vantaggio, mentre gli avversari esitano un attimo di troppo. L’inglese, già secondo l’anno scorso, riesce a guadagnare una quindicina di secondi e all’ultimo chilometro appare lanciato verso la vittoria: ma sul tratto più duro della salita finisce per piantarsi e viene raggiunto con uno scatto improvviso da Del Toro, che però non riesce a staccarlo. I due si giocano la vittoria in una volata a due, che viene lanciata dal messicano; invano l’inglese, provato dallo sforzo fatto per staccarsi dal gruppetto dei favoriti, cerca di rimanergli a ruota. Del Toro coglie così la sua 14esima vittoria della stagione: solo Pogacar, quest’anno, ha vinto più di lui. Terzo è il francese Martinez, molto combattivo nei due giri finali. Bernal è quarto, Roglic quinto. Primo degli italiani, nessuno dei quali è riuscito a mettersi in luce, è Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta), 18° a 2′03″
Andrea Carta

Del Toro batte Pidcock ai piedi della Madonna di San Luca (foto Dario Belingheri/Getty Images)
CRO RACE 2025, PAUL MAGNIER CALA IL POKER
Il francese domina anche la quinta tappa, da Karlovac a Sveta Nedelja. Oliveira 2°, Miquel 3°, Zambanini 4°
Paul Magnier continua a dominare la CRO Race 2025. Nella quinta tappa, di 150,5 km da Karlovac a Sveta Nedelja, il velocista transalpino della Soudal Quick-Step ha imposto ancora una volta il suo spunto irresistibile, precedendo in volata il portoghese Rui Oliveira (UAE Team Emirates XRG) e lo spagnolo Pau Miquel (Equipo Kern Pharma). Quarto posto per Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), ottavo per Alessandro Tonelli (Team Polti VisitMalta).
Il gruppo, selezionatosi lungo l’ultima salita di giornata, ha visto Magnier resistere e con il suo potente sprint ha confermato la superiorità già dimostrata nelle precedenti tre frazioni vinte (la seconda, la terza e la quarta). Con questo poker il francese raggiunge il diciannovesimo successo in carriera e rafforza il primato nella classifica a punti, mentre la classifica generale rimane saldamente nelle mani dello statunitense Brandon McNulty (UAE Team Emirates XRG) con 1’39’’ su Zambanini e 1’49’’ su Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers).
La tappa è partita con una fuga iniziale composta da sei corridori – Samuel Bertolli (Solution Tech), Swann Gloux (Arkéa – B&B Hôtels), Michał Żelazowski, Casper van der Woude (Metec – SOLARWATT), Axel Van Der Tuuk (Metec – SOLARWATT P/B Mantel) e Martin Voltr (ATT Investments) – il cui vantaggio ha superato i tre minuti a metà gara. Negli ultimi 55 km il gruppo ha gradualmente ridotto il distacco, con le squadre dei velocisti che hanno imposto un ritmo alto e selettivo sulle salite di Novo Selo Okićko e Plešivica, riportandosi i battistrada prima dello scollinamento.
Negli ultimi chilometri, vari sono stati i tentativi di anticipare la volata – tra i quali quelli di Magnus Sheffield (Ineos Grenadiers) e Fran Miholjević (Bahrain Victorious) – sono stati neutralizzati dal lavoro di UAE Team Emirates XRG e Bahrain Victorious. A quel punto, il finale si è deciso in volata, con Magnier che si è dimostrato ancora una volta inarrivabile, centrando così la quarta vittoria in cinque tappe alla CRO Race 2025.
Domani, domenica 5 ottobre, la corsa si chiuderà con l’ultima frazione da Samobor a Zagabria, 156 km prevalentemente pianeggianti a coronamento di una decima edizione spettacolare.
Mario Prato

Magnier continua a mietere vittorie sulle strade di Croazia (foto Sport-IT)
CRO RACE 2025, BRANDON MCNULTY PADRONE DELLA TAPPA REGINA
Lo statunitense della UAE Team Emirates XRG trionfa ad Albona dopo un’azione solitaria di 24 km. Zambanini 2°, Kwiatkowski 3°, settimo Filippo Zana
Brandon McNulty ha infiammato la quarta tappa della CRO Race 2025, imponendosi in solitaria sul traguardo di Albona (Labin in croato) al termine di 190,5 chilometri durissimi partiti da Veglia (Krk). Il corridore statunitense della UAE Team Emirates XRG, già vincitore della corsa nel 2024, ha attaccato a 24 km dal traguardo sulla salita di Skitača, staccando tutti i rivali e arrivando da solo con 1’40’’ di vantaggio.
Alle sue spalle, dopo un finale combattuto, si è piazzato Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), bravo a regolare in volata Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) e lo spagnolo Joel Nicolau (Caja Rural-Seguros RGA). Più indietro, a quasi due minuti e mezzo, è arrivato un altro gruppo con dentro Filippo Zana (Team Jayco AlUla), settimo, e Davide De Cassan (Team Polti VisitMalta), undicesimo.
La corsa è esplosa già sulla salita del Monte Maggiore, dove il vento e il ritmo imposto dalle squadre dei big hanno messo in difficoltà il leader Paul Magnier (Soudal Quick-Step), staccato e mai più rientrato. La fuga iniziale – composta da Swann Gloux (Arkéa – B&B Hotels), Javier Ibáñez (Caja Rural – Seguros RGA), Axel Van Der Tuuk (Metec-SOLARWATT p/b Mantel) ed Erik Fetter (Team United Shipping) – è stata ripresa poco dopo lo scollinamento-
Nel tratto decisivo Tim Wellens ha lanciato l’attacco del compagno di squadra McNulty, preparando il terreno per l’affondo vincente dello statunitense. Mentre dietro gli inseguitori non trovavano collaborazione, l’americano ha fatto il vuoto, aumentando progressivamente il margine fino al traguardo.
Con questa vittoria, la 21ª in carriera e l’87ª stagionale per la UAE, McNulty diventa il nuovo leader della classifica generale, ipotecando il bis dopo il successo del 2024. Oltre alla maglia rossa, lo statunitense indossa anche quella degli scalatori. Le altre casacche vanno a Jakob Omržel (Bahrain – Victorious, miglior giovane) e a Paul Magnier (Soudal Quick-Step, classifica a punti).
Domani, sabato 4 ottobre, la corsa proseguirà con la quinta tappa, 150,5 km da Karlovac a Sveta Nedelja, caratterizzata da un percorso mosso e adatto ad attacchi da lontano. Domenica gran finale a Zagabria con l’arrivo davanti alla Biblioteca nazionale e universitaria.
Mario Prato

McNulty vince sulle strade dell'Istria la tappa regina della CRO Race (www.uaeteamemirates.com)
CRO RACE 2025, PAUL MAGNIER FA TRIS: NESSUNO PUÒ FERMARLO
Il francese della Soudal Quick-Step centra la terza vittoria consecutiva a Fiume, battuti Turner e Kogut. Quarto Giovanni Lonardi
Paul Magnier continua a scrivere la storia della CRO Race 2025. Dopo i successi nelle prime due tappe il giovane velocista francese della Soudal Quick-Step si è imposto anche nella terza frazione, da Gospić a Rijeka (Fiume), in un arrivo deciso al fotofinish. Superando di misura il britannico Ben Turner (Ineos Grenadiers) e l’israeliano Oded Kogut (Israel-Premier Tech), Magnier diventa il primo corridore nella storia della Cro Race a vincere tre tappe consecutive.
La tappa ha segnato anche un debutto storico: Fiume ha ospitato per la prima volta l’arrivo di una frazione, nel decimo anniversario della manifestazione. I corridori di casa hanno onorato l’occasione: il campione nazionale croato Nicolas Gojković (Pogi Gusto Ljubljana Team) ha chiuso 11° mentre Fran Miholjevič (Bahrain Victorious), nativo di Fiume, è arrivato 18°, entrambi con lo stesso tempo del vincitore.
La frazione è stata animata da una fuga iniziale – composta da Baptiste Poulard (Arkéa-B&B Hotels), Mark Stewart (Solution Tech-Vini Fantini), Martin Voltr (ATT Investments), Casper Van Der Woude (Metec-SOLARWATT p/b Mantel) e Patryck Stosz (Voster ATS Team) – che ha guadagnato fino a due minuti e mezzo sul gruppo. La Soudal Quick-Step ha presto preso il comando per controllare la corsa con Josef Černý, mentre il vantaggio dei battistrada oscillava fino al ricongiungimento a 12 km dall’arrivo.
Negli ultimi chilometri si sono registrati alcuni tentativi di attacco, ma la corsa si è risolta in volata. Turner ha provato a imporsi lanciando lo sprint, ma Magnier lo ha affiancato e superato negli ultimi metri, conquistando così la sua terza vittoria consecutiva. L’italiano Giovanni Lonardi (Team Polti VisitMalta) ha chiuso quarto, unico azzurro nella top-10 di giornata.
In classifica generale Magnier consolida il primato e ora ha 20 secondi di vantaggio su Turner e 21 sul connazionale Poulard.
Oggi, venerdì 3 ottobre, è in programma la tappa regina, da Veglia (Krk) ad Albona (Labin), lunga 190,5 km con la salita del Monte Maggiore (Učka) e l’arrivo previsto verso le ore 16. Sarà la prima occasione per vedere in azione gli uomini da classifica in un finale impegnativo e ondulato, che potrebbe mettere a dura prova anche il cannibale Magnier.
Mario Prato

Magnier vince anche a Fiume (foto Sport-IT)
EUROPEI, CRONOSTAFFETTA MISTA ELITE: LA FRANCIA RIMONTA E SOFFIA L’ORO ALL’ITALIA
La CronoStaffetta Mista Élite degli Europei Drôme-Ardèche 2025 ha regalato uno dei finali più intensi dell’intera rassegna continentale. Sui 40,4 chilometri con partenza e arrivo a Étoile-sur-Rhône, la Francia ha conquistato il titolo europeo superando l’Italia in rimonta e chiudendo con appena sei secondi di margine, dopo una gara giocata sui dettagli e sulla gestione finale.
Gli azzurri, campioni in carica e intenzionati a confermarsi, avevano impostato una partenza perfetta con il terzetto maschile composto da Filippo Ganna, Lorenzo Milesi e Marco Frigo. La loro prova è stata impeccabile per potenza e sincronismo, tanto da chiudere la prima sezione con 23 secondi di vantaggio sui francesi Bruno Armirail, Rémi Cavagna e Thibault Guernalec.
Il distacco iniziale sembrava offrire un margine di sicurezza alla frazione femminile, dove l’Italia schierava Vittoria Guazzini, Elena Cecchini e Federica Venturelli. Dall’altra parte, la Francia ha affidato la rimonta al terzetto femminile, capace di interpretare la seconda parte del tracciato con una progressione costante e un’ottima gestione dei cambi. Proprio qui è arrivata la svolta decisiva: il gruppo transalpino ha limato lo svantaggio chilometro dopo chilometro fino a superare virtualmente le azzurre, andando a chiudere sul traguardo con un vantaggio finale di poco più di sei secondi. Per l’Italia, che puntava al bis continentale dopo il successo dell’anno scorso, resta un argento di grande valore ma dal retrogusto amaro. Alle loro spalle, la Svizzera ha completato il podio con una prova regolar. Fuori dal podio, la Germania ed il Lussemburgo.
Antonio Scarfone

La nazionale francese impegnata nella cronometro (Photo credit: Getty Images)
EVENEPOEL, ORO EUROPEO IN FRANCIA DOPO IL MONDIALE
Remco Evenepoel (Belgio) chiude l’anno con un’altra prova di forza, dominando la cronometro degli Europei in Drôme-Ardèche. Filippo Ganna (Italia) porta a casa l’argento, bronzo per Niklas Larsen (Danimarca)
Le strade francesi dell’Ardèche hanno fatto da teatro all’ultima prova a cronometro dell’anno per la categoria Elite maschile, su un tracciato identico a quello riservato alle donne. La gara è scattata da Loriol-sur-Rhône e si è conclusa a Étoile-sur-Rhône dopo 24 chilometri movimentati, segnati dalla rampa verso Allex (400 metri al 6,6%) e dall’ascesa finale di 1100 metri con pendenza media superiore al 5%. A inaugurare la sfida è stato Tahir Buğra Hiğit, ma a dare ritmo alla corsa ci ha pensato Niklas Larsen. Il danese ha segnato il miglior tempo al primo rilevamento dopo 6,6 km (7′55″), precedendo Van Baarle, Segaert, Milesi e Cavagna. Larsen, prossimo corridore della Unibet Tietema Rockets, ha confermato l’ottimo avvio anche al secondo riferimento (km 12) fermando il cronometro su 14′16″, con margini consistenti su Ethan Hayter e di nuovo su Van Baarle. La sua prova si è chiusa con un 29′33″ che si rivelerà preziosissimo al momento del bilancio finale. Quando sono scesi in strada i nomi più attesi, la classifica ha iniziato a prendere forma definitiva. Hanno completato il lotto dei favoriti Hoole, Vacek, Tarling, Söderqvist, Küng, Ganna ed Evenepoel. Lo specialista piemontese ha preso il primo intermedio in testa (7′50″), ma il campione del mondo in carica non ha lasciato spazio: 7′36″ per Remco Evenepoel, che ha scavato 14 secondi proprio su Ganna, 16 su Tarling, 17 su Mads Pedersen e 18 su Larsen. Söderqvist, attardato, ha visto sfumare subito ogni possibilità di medaglia. Nel secondo settore Ganna ha provato a contenere, passando con 14′03″, staccando Tarling. Ma Evenepoel ha cambiato ritmo ancora: 13′38″ il suo intermedio, un distacco devastante per chi inseguiva. In quell’istante l’azzurro era già a 25″, Tarling a 36″, Larsen a 37″, Hoole a 38″, Vacek a 40″. Prima dell’ultimo tratto, il belga aveva già ipotecato tutto e Larsen era virtualmente davanti a Tarling per il podio. La resa dei conti si è chiusa senza sorprese: Evenepoel ha firmato un tempo complessivo di 28′26″, centrando la seconda maglia continentale in carriera e l’ottava vittoria stagionale, tre giorni dopo il titolo mondiale conquistato in Ruanda. Ganna ha difeso l’argento, arrivando a 44″ da un avversario semplicemente fuori portata. Il bronzo è andato a un eccellente Larsen, che ha chiuso a 1′08″ e ha lasciato fuori dal podio Hayter per appena 76 centesimi e Tarling per due secondi.
A completare la top ten: Hoole (+1′38″), Vacek (+1′43″), Küng (+1′47″), Armirail (+1′48″) e Segaert (+1′51″). Milesi ha terminato in quattordicesima posizione, pagando 2′22″ dal campione belga.
Antonio Scarfone

Remco Evenepoel impegnato nella cronometro europea (Credit Photo: Getty Images)