MOLANO SBANCA LA LOTTERIA DEGLI SPRINT IN TERRA DI COLOMBIA

febbraio 16, 2020 by Redazione  
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Ancora una vittoria per Juan Sebastián Molano Benavides che trionfa anche nella 5a tappa del Tour Colombia 2.1, 175 km con partenza da Paipa e arrivo a Zipaquirá. Il corridore del Team UAE Emirates, al terzo successo di tappa in questa edizione della corsa colombiana, ha battuto al termine di uno sprint a ranghi compatti Álvaro Hodeg (Deceuninck-Quick Step) e Jhonatan Restrepo dell’Androni Giocattoli. Sergio Higuita (EF Pro Cycling) conserva il primato in classifica generale.

La 5a tappa rappresentava l’ultima occasione per le ruote veloci di portare a casa un successo. I primi 115 km erano caratterizzati da diversi strappi, 3 dei quali classificati come GPM: l’Alto Moral (4a cat) al km 46,5, l’Alto Ventaquemada (3a cat) al km 74 e l’Alto Sisga (3a cat) al km 115,5 km. Gli ultimi 65 km erano invece completamente piatti, favorevoli ad una volata di gruppo.
La fuga di gioranata, partita intorno al km 30, ha visto nuovamente la presenza di Simon Pellaud (Androni Giocattoli). Insieme allo svizzero vi erano l’italiano Mirco Maestri della Bardiani, i Colombiani Fabio Duarte e Robinson Chalapud (Team Medellín), Walter Pedraza (Equipo Supergiros), Óscar Quiroz (Colombia Tierra de Atletas), Juan Pablo Suárez (EPM-Scott) e l’ecuadoregno Byron Guamá (nazionale ecuadoregna).
I fuggitivi hanno raggiunto un vantaggio massimo di 5 minuti prima che iniziasse la rimonta del plotone, conclusasi intorno ai -15 con il ricongiungimento. Si è così proceduti a ranghi compatti e senza particolare sussulti, con la Deceuninck-Quick Step a fare l’andatura in testa al gruppo per preparare la volata di Álvaro Hodeg, ancora a secco di successi in questa stagione.
Ai -3 si è consumato un tentativo degli uomini dell’Efapel, prontamente rintuzzato proprio dai belgi. Poco dopo è stato proprio il treno della Deceuninck a provare la sorpresa, quando un buco creatosi in una curva ha consentito a Julian Alaphilippe e Bob Jungels di avvantaggiarsi. Il vincitore dell’ultima Sanremo si è sacrificato in favore del lussemburghese, che ha resisito al ritorno del gruppo fino ai 500 metri dall’arrivo.
La volata che ne è uscita fuori è stata abbastanza disordinata. Edwin Ávila (Israel Start-Up Nation) ha provato ad anticipare lo sprint, desistendo però abbastanza presto. Ai 200 metri, una volta esaurito il lavoro di Bert Van Lerberghe, è partito Hodeg con il solito Juan Sebastián Molano alla sua ruota. Il corridore del Team UAE Emirates lo ha affiancato ai -50 e battuto al fotofinish grazie ad un perfetto colpo di reni. Per Hodeg ennesima amarezza in questo Tour Colombia. Completa il podio tutto colombiano Jhonatan Restrepo (Androni Giocattoli – Sidermec) davanti a due statunitensi, Travis McCabe (Israel Start-Up Nation) e Colin Joyce (Rally Cycling).
Sergio Higuita (EF Pro Cycling) resta al comando della classifica generale precedendo i compagni di squadra Daniel Martínez (a 12”) e Jonathan Caicedo (a 14”). Più distante il duo del team Ineos formato da Egan Bernal, 4° a 50”, e Richard Carapaz, 5° a 58”. Seguono i colombiani della EPM-Scott Freddy Montana e Aldemar Reyes, rispettivamente ad 1′14″ ed 1′28″ da Higuita.
Domenica si correrà la 6a ed ultima tappa, che con ogni probabilità sarà anche la frazione decisiva. La corsa si concluderà dopo 183 km in cima all’Alto del Verjón, poco sopra Bogotà, a ben 3274 m s.l.m. La salita finale, 9 Km al 6%, non è di quelle terribili però la fatica accumulata al termine di una settimana nella quale cui si è corso costantemente sopra i 2500 m di altitudine potrebbe farsi sentire più del dovuto, specialmente quando i corridori si troveranno oltre quota 3000.
Gli uomini della EF Pro Cycling saranno chiamati a difendere la leadership dagli attacchi di Bernal e Carapaz, forti di un vantaggio abbastanza rassicurante figlio della vittoria nella cronometro a squadre iniziale. Difficile l’inserimento di altri uomini nella lotta per il podio.

Pierpaolo Gnisci

Juan Sebastián Molano è il re degli sprint al Tour Colombia 2.1 (Getty Images)

Juan Sebastián Molano è il re degli sprint al Tour Colombia 2.1 (Getty Images)

QUINTANA GIGANTE SUL VENTOUX: PER LUI TAPPA E MAGLIA AL TOUR DE LA PROVENCE

febbraio 15, 2020 by Redazione  
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Il Mont Ventoux non perdona, specialmente a inizio stagione, e, anche se l’arrivo della terza tappa del Tour de la Provence era parecchi chilometri più sotto la classica cima della salita, Nairo Quintana (Arkéa Samsic) non perdona e vince nettamente per distacco, conquistando la prima vittoria stagionale. Il colombiano trova nuova linfa con la nuova squadra ed ipoteca la vittoria finale nella breve corsa a tappe francese

La terza e penultima tappa del Tour de Provence 2020 riveste caratteri di eccezionalità per una corsa ciclistica di inizio stagione visto che l’arrivo è posto allo Chalet Reynard, che gli appassionati di ciclismo conoscono molto bene visto che è una tappa del passaggio verso il Mont Ventoux. Non si affronta per intero il “Gigante della Provenza”, ma sono comunque 15 km di salita ad oltre il 7% di pendenza media che, per essere a metà febbraio, si faranno sentire sulle gambe dei ciclisti. La tappa prevede un totale di 140 km con partenza da Istres. Due semplici GPM di terza categoria faranno da antipasto alla ben più esigente salita del finale. Aleksandr Vlasov (Astana) ieri ha fatto vedere l’ottima gamba che gli ha permesso di vincere a La Ciotat e di partire oggi con le insegne del primato e ben 28 secondi di vantaggio sul secondo, Wilco Kelderman (Sunweb). La tappa è stata caratterizzata dalla fuga di Rémi Cavagna (Deceuninck Quick Step), Timothy Dupont (Circus Wanty Gobert), Johan Jacobs (Movistar), Jérémy Leveau (Natura4Ever – Roubaix Lille Métropole) e Bryan Alaphilippe (St Michel – Auber93), fratello minore di Julian. La fuga raggiungeva un vantaggio massimo di poco superiore ai 4 minuti, con Astana, Groupama-FDJ, Sunweb e Deceuninck-Quick Step che erano le squadre più attive in testa al gruppo inseguitore per controllare gli uomini di testa e non dare loro ulteriore vantaggio. I due GPM di metà percorso cambiavano le cose in testa alla corsa, visto che Cavagna restava da solo al comando. Il francese tentava l’impresa solitaria ed a 40 km dal termine aveva un vantaggio di 1 minuto e 30 secondi sugli ex compagni di fuga e di 5 minuti e 30 secondi sul gruppo inseguitore. Ai meno 25 Cavagna aveva ancora 5 minuti e 30 secondi di margine sul gruppo principale. Il francese iniziava la scalata verso Chalet Reynard con ancora 5 minuti sul gruppo inseguitore. Il Team Cofidis iniziava un deciso forcing già nei primi chilometri della salita ed il vantaggio di Cavagna scendeva progressivamente. Ai meno 9 il francese aveva 1 minuto e 55 secondi di vantaggio sul gruppo in forte rimonta. Anche gli uomini dell’Arkéa Samsic davano una mano in testa al gruppo per riportarsi su Cavagna. Infine il francese veniva ripreso a meno di 8 km dall’arrivo. Il lavoro dell’Arkéa per Nairo Quintana dava i suoi frutti visto che il colombiano partiva tutto solo a 7 km e 200 metri dall’arrivo. L’azione del colombiano sembrava efficace fin da subito e nessuno riusciva a stargli dietro. Quintana vinceva in solitaria con 1 minuto e 28 secondi di vantaggio su Alexey Lutsenko (Astana) e Hugh Carthy (EF Education First) mentre l’ex leader della corsa Vlasov chiudeva in quarta posizione. Più indietro, ad oltre 2 minuti di ritardo da Quintana, arrivava un gruppo di ritardatari con Eddie Dundar (INEOS), Sepp Kuss (Jumbo Visma), Wilco Kelderman (Sunweb), Jesús Herrada (Cofidis) e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ). In classifica generale Quintana è il nuovo leader con 1 minuto e 4 secondi di vantaggio su Vlasov ed 1 minuto e 28 secondi di vantaggio su Lutsenko. Domani è in programma la quarta ed ultima tappa da Avignone ad Aix-en-Provence. Non si può parlare di tappa da passerella finale poichè è prevista la scalata di tre GPM ed anche gli ultimi chilometri potranno creare diverse insidie visto che i ciclisti incontreranno pochissima pianura. Quintana non dovrebbe, comunque, avere comunque nell’ottenere la prima vittoria stagionale in una corsa a tappe.

Giuseppe Scarfone

Squillo di trombe di Nairo Quintana sulle prime rampe del Ventoux (foto Bettini)

Squillo di trombe di Nairo Quintana sulle prime rampe del Ventoux (foto Bettini)


Giuseppe Scarfone

HIGUITA VINCE LA GRANDE BATTAGLIA DI SANTA ROSA

febbraio 14, 2020 by Redazione  
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La 4a tappa del Tour Colombia 2.1, 168,6 km da Paipa a Santa Rosa de Viterbo, è stata vinta da Sergio Higuita (EF Pro Cycling). Il fresco vincitore del campionato colombiano ha battuto in uno sprint ristretto Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step) ed Egan Bernal (Ineos) al termine di una finale spettacolare. Higuita è anche il nuovo leader della classifica generale.

La frazione odierna presentava 3 GPM con il doppio passaggio sull’Alto del Moral (4a cat.), affrontato da due diversi versanti, rispettivamente al km 46 e al km 100, e l’Alto Malteiras (3a cat) la cui vetta era posta a 4 km dall’arrivo. Le pendenze dell’ultima salita, inferiori al 5% medio, e la lunghezza non eccessiva (poco meno di 4 km) non lasciavano, però, presagire una grande battaglia tra gli uomini di classifica e invece lo spettacolo negli ultimi 5 km non è mancato.
La fuga di giornata ha preso corpo dopo pochi chilometri ed ha visto la presenza di 7 atleti: il “solito” Simon Pellaud (Androni Giocattoli), leader della classifica dei GPM e in fuga anche nella 3a tappa, l’olandese Etienne Van Empel (Vini Zabù – KTM), i colombiani Sebastián Castaño (Orgullo Paisa), Kristian Yustre (Illuminate) e Omar Mendoza (Colombia Tierra de Atletes), il messicano Eduardo Corte (Canel’s) e Lauro César Chaman (nazionale brasiliana), quest’ultimo atleta paralimpico vincitore di una medaglia ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro del 2016.
Negli ultimi 40 km ad incaricarsi del lavoro in testa al gruppo è stata principalemente la Deceuninck-Quick Step, ancora a secco di vittorie in Colombia e desiderosa di portare al successo Julian Alaphilippe. Sotto l’impulso degli uomini di Lefevere il vantaggio dei fuggitivi è rapidamente diminuito, scendendo ad appena 1 minuto ai -20. Il tentativo è stato quindi ripreso a meno di 13 km dal traguardo, con il brasiliano Chaman ultimo ad arrendersi al ritorno del gruppo.
Dopo lo striscione dei -10, è stato il Team Ineos a prendere il comando delle operazioni in testa al gruppo, imponendo un ritmo abbastanza elevato in vista dell’Alto Malteiras. Da segnalare ai -7 un contatto tra Jhonatan Restrepo (Androni Giocattoli) e Juan Sebastián Molano (UAE-Team Emirates), che ha causato una caduta nelle prime posizioni del gruppo.
L’andatura degli uomini del Team Ineos ha prodotto la classica selezione da dietro, finchè ai -4 è stato Richard Carapaz a provare l’allungo, immediatamente seguito da Alaphilippe e Sergio Higuita (EF Pro Cycling). Nel giro di qualche centinaia di metri si sono riportati in testa anche gli altri big della classifica, tra i quali Daniel Martínez e il leader della classifica Jonathan Caicedo della EF Pro Cycling, Egan Bernal (Ineos) e Miguel Eduardo Flórez (Androni), recente vincitore del tappone dell’Alto Colorado alla Vuelta a San Juan. Ai -3 una distrazione ha provocato una grottesca caduta di Danie Martínez che, però, grazie al ritmo momentaneamente calato è subito rientrato nel gruppo di testa.
Ai -2 il colombiano Óscar Quiroz (Colombia Tierra de Atletas) ha provato a sorprendere i più quotati avversari, ma sulla sua scia si è mosso nuovamente Carapaz, autore di una progressione impressionante. L’ecuadoregno ha saltato facilmente Quiroz, lanciandosi in solitaria verso il traguardo ma, quando il vincitore dell’ultimo Giro sembrava ormai proiettato verso la vittoria, si è assistito al poderoso ritorno di Alaphilippe, che ha ripreso Carapaz a meno di 200 metri dal traguardo. Il francese ha, però, involontariamente tirato la volata ad Higuita, che si è imposto negli ultimi metri con grande scioltezza proprio davanti ad Alaphilippe e Bernal. 4° l’altro colombiano della EF, Martínez, davanti al sorprendente norvegese Torstein Traen (Uno-X). Completano la top ten di giornata Carapaz, Flórez, l’ex leader Caicedo, John Esteban Chaves (Mitchelton-Scott) e Freddy Montana (EPM-Scott), tutti a pari tempo col vincitore. Da segnalare il 13° posto di Fabio Aru (UAE-Team Emirates), giunto a 21 secondi dai primi.
La nuova classifica generale vede in testa Higuita con 10” di vantaggio sui compagni Martínez e Caicedo. Egan Bernal è invece 4° a 50”.
Domani la 5a tappa, 180,5 km da Paipa – sede di partenza per la quarta volta in 4 giorni – a Zipaquirá, dovrebbe vedere nuovamente protagonisti gli sprinter. I corridori affronteranno una prima parte di corsa piuttosto nervosa grazie alla presenza di numerosi strappi, tra i quali si segnalano 3 GPM (due di 4a e uno di 3a categoria). Gli ultimi 60 km saranno, però, completamente piatti, offrendo ai velocisti l’ultima ghiotta occasione di questa edizione prima del gran finale di domenica, quando il Tour Colombia 2.1 si concluderà con l’arrivo in salita ai quasi 3300 metri di quota dell’Alto Verjon, sopra la capitale Bogotà.

Pierpapolo Gnisci

Sergio Higuita si impone nella battagliata tappa con arrivo a Santa Rosa de Viterbo (Getty Images Sport)

Sergio Higuita si impone nella battagliata tappa con arrivo a Santa Rosa de Viterbo (Getty Images Sport)

VLASOV ZITTISCE TUTTI A LA CIOTAT

febbraio 14, 2020 by Redazione  
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Il primo arrivo in salita del Tour de la Provence premia Alexander Vlasov (Astana) bravo a costruire l’azione decisiva per la vittoria di tappa.

Scenario completamente diverso rispetto a ieri al Tour de la Provence con una tappa particolarmente mossa ed impegnativa, disputata tra Aubagne a Le Ciotat sulla distanza di 174,9 Km. Sono 4 i GPM in programma ed in avvio la salita di prima categoria del Col de l’Espigoulier fa nascere la fuga di giornata, promossa da Victor Lafay (Cofidis), Cyril Barthe (B&B Hotels-Vital Concept) e Jonas Koch (CCC Team). Il gruppo concede agli attaccanti ben nove minuti di vantaggio al Km 45, poi le azioni di recupero vengono affidate al Team Arkéa-Samsic del leader Nacer Bouhanni e soprattutto, vista l’impossibilità del velocista di restare a galla sulle salite successive, alla Deceuninck-Quick Step e all’Astana Pro Team. Il gran lavoro del gruppo fa sì che il vantaggio dei tre in testa alla corsa si riduca a 2’45″ a 60 Km dal traguardo, per poi precipitare a 25″ quando restano ancora da percorrere 27 km. L’ultimo ad essere riassorbito dal gruppo, pra tirato anche da Cofidis ed EF Pro Cycling, è Kock. La situazione di gruppo compatto si mantiene fino ai meno 23 Km, subito dopo il falsopiano successivo allo scollinamento di Le Brulat, ultimo GPM di giornata. La successiva discesa, complice la sede stradale stretta, spezza il gruppo in più tronconi e in testa vi è un allungo di Julien El Fares ed Evaldas Šiškevičius (Nippo Delko Provence), bravi a sfruttare anche un’indecisione generale del gruppo nel condurre la corsa. I due riescono a guadagnare subito 10”, poi a meno 5 km il corridore lituano è vittima di una caduta. Al comando resta tutto solo El Fares, il quale viene ripreso non appena ha inizio la salita che conduce al traguardo dagli Astana e dai Cofidis, che aumentano la velocità nel tratto più duro dell’ascesa, caratterizzato da punte di pendenza intorno all’8%. Ai meno 2,3 km un allungo di Rémy Rochas (Nippo Delko Provence) e Magnus Cort Nielsen (EF Pro Cycling) diventa trampolino di lancio per Alexander Vlasov (Astana Pro Team). che raggiunge i due e li passa nel tornante ai meno 2 Km dall’arrivo. L’azione del russo è efficacissima, dietro nessuno ha le forze di ricucire mentre i suoi compagni di squadra Alexey Lutsenko e Gorka Izagirre fanno buona buona guardia in testa al gruppetto rimasto. Vlasov arriva tutto solo ai 500 m dal traguardo con 20” sugli inseguitori, margine che gli consente di pregustare la vittoria. Il russo aumenta ancora l’andatura e taglia il traguardo con 24” di vantaggio, alle sue spalle si piazzano Wilco Kelderman (Sunweb), Lutsenko e Cort Nielsen mentre la quinta posizione viene occupata da un ottimo Andrea Bagioli (Deceuninck-Quick Step), al primo anno da professionista. Da segnalare il ritiro in avvio tappa di Alexandre Geniez (AG2R La Mondiale). In classifica generale si porta al comando Vlasov con 28” su Kelderman e 30” su Lutsenko. Domani si correrà la tappa più attesa con l’arrivo sul Mont Ventoux dal versante di Bédoin, 14,6 km di ascesa al 7,6% di pendenza media (traguardo a Chalet Reynard) che decreteranno di certo il pretendente alla vittoria finale.

Antonio Scarfone

Il russo Vlasov vince la seconda tappa del Giro della Provenza (foto Bettini)

Il russo Vlasov vince la seconda tappa del Giro della Provenza (foto Bettini)

MOLANO TIMBRA ANCORA IN COLOMBIA, I CORRIDORI DI CASA SEMPRE PROTAGONISTI

febbraio 13, 2020 by Redazione  
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I corridori sudamericani sono ancora protagonisti al Tour Colombia e anche stavolta è stato Juan Sebastián Molano ad aver ragione dei velocisti presenti in gara. Preceduti i connazionali Ávila e Hodeg

Seconda vittoria consecutiva di Juan Sebastián Molano che trionfa anche nella 3a tappa del Tour Colombia 2.1, da Paipa a Sogamoso. Il corridore del Team UAE Emirates ha regolato in volata i connazionali Edwin Ávila (Israel Start-Up Nation) e Álvaro Hodeg (Deceuninck-Quick Step) per un podio tutto colombiano.
La frazione, lunga 177,7 km, presentava un tratto centrale abbastanza ondulato da un continuo alternarsi di strappi, tra cui l’alto del Moral affrontato da due versanti diversi e classificato come GPM di 4a categoria, per poi diventare decisamente più semplice negli ultimi 80 km.
Il primo tentativo di giornata, nato nelle fasi iniziali della corsa, ha visto tra i protagonisti il solito Óscar Sevilla (Team Medellín) e addirittura Egan Bernal. Il tentativo, però, proprio in virtù della presenza del capitano del Team Ineos ha vita breve. Si è così giunti al primo traguardo intermedio (km 36) che ha visto primeggiare Brayan Sánchez (Team Medellín) davanti allo svizzero Simon Pellaud (Androni Giocattoli). Quest’ultimo ha successivamente allungato passando in testa al primo GPM di giornata (km 47). Ed è stato proprio sull’Alto del Moral che si è formata la fuga che ha poi caratterizzato il resto della tappa: oltre al corridore dell’Androni, il tentativo ha visto la presenza di Sevilla, Sebastián Henao (Ineos) e Félix Barón (Team Illuminate).
I fuggitivi hanno raggiunto un vantaggio di circa 2 minuti e mezzo ma, grazie al lavoro della EF Pro Cycling e della Movistar, il gap si è ridotto ad un minuto ai -25 ed è stato quindi annullato intorno ai 10 km dall’arrivo.
A questo punto sono entrate in azione le squadre dei velocisti, con la Deceuninck-Quick Step a fare la voce grossa per lanciare lo sprint di Hodeg. Da segnalare in particolare il lavoro svolto da Bob Jungels, che ha annullato un paio di tentativi nati negli ultimi 4 km.
Si è giunti così alla volata, nella quale Bert Van Lerberghe ha lanciato alla perfezione Hodeg, che però nulla ha potuto di fronte alla perentoria rimonta di Molano, nettamenete il miglior velocista della corsa. Negli ultimi metri il corridore della Deceuninck, evidentemente ancora non al meglio della condizione, è stato superato anche da Ávila. La festa colombiana è stata completata dal 4° posto di Julián Molano (fratello minore del vincitore) e dal 5° di Jhonatan Restrepo (Androni). 6° Umberto Marengo della Vini Zabù – KTM, primo italiano dell’ordine d’arrivo.
In classifica generale resta saldamente al comando Jonathan Caicedo (EF Pro Cycling), sempre a pari tempo con i compagni di squadra Sergio Higuita, Daniel Martínez e Tejay Van Garderen. Molano, grazie agli abbuoni conquistati nelle ultime due tappe, risale fino al 5° posto a 40” dal leader. Egan Bernal e Richard Carapaz (Team Ineos) restano rispettivamente all’8° e 9° posto della classifica a 46” da Caicedo.
Domani quarta tappa da Paipa a Santa Rosa de Viterbo, nel finale della quale i corridori affronteranno la salita dell’Alto Malterias, GPM di 3a categoria posto poco prima dell’arrivo. Per chi ambisce alla vittoria finale sarà la prima delle due occasioni per attaccare il primato degli uomini di Jonathan Vaughters, forti del vantaggio accumulato nella cronosquadre iniziale, anche se – considerate le pendenze non particolarmente difficili dell’ascesa finale – non va escluso un altro arrivo allo sprint, stavolta disputato da un gruppo più ristretto.

Pierpaolo Gnisci

Il bis di Molano sulle strade del Tour Colombia 2.1 (Getty Images)

Il bis di Molano sulle strade del Tour Colombia 2.1 (Getty Images)

BOUHANNI C’È E BATTE UN COLPO IN PROVENZA, BATTUTI MARECZKO E NIZZOLO

febbraio 13, 2020 by Redazione  
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Colpo di un ritrovato Nacer Bouhanni alla prima del Tour de la Provence, battuti in volata gli italiani Mareczko e Nizzolo.

Il Giro della Provenza è iniziato quest’oggi, undici formazioni WorldTou al via; la prima tappa in linea di 149,5 Km da Châteaurenard a Saintes-Maries-de-la-Mer, senza particolari difficoltà altimetriche, chiama alla ribalta i velocisti. Pronti via e subito la fuga si forma con cinque atleti: l’iniziativa è di Charlie Quarterman (Trek-Segafredo), che viene seguito da Johan Jacobs (Movistar), Romain Combaud (Nippo Delko Provence) e Louis Louvet (St. Michel-Auber 93), mentre il resto del gruppo lascia fare attestando il vantaggio dei fuggitivi a 3’40”. La situazione di corsa rimane cristallizzata fino quando entrano in scena le squadre dei velocisti e in testa al gruppo inseguitore si portano Israel Start-Up Nation, Arkéa-Samsic e NTT Pro Cycling per portare a disputarsi la volata rispettivamente Hugo Hofstetter, Nacer Bouhanni e Giacomo Nizzolo. Azione decisa e velocità sostenuta fanno scendere il vantaggio a 2 minuti quando il gruppo transita ai meno 50 km dal traguardo. I corridori hanno tutto il modo di studiare il rettilineo conclusivo quando transitano per la prima volta dal traguardo ai meno 25 km, momento nel quale il vantaggio della testa della corsa è sceso a 1’10”. Il gruppo torna compatto ai meno 3 km grazie anche al lavoro di AG2R La Mondiale e Deceuninck-Quick Step, entrate in azione in una fase di corsa disputata con il vento contrario. È volata con Jakub Mareczko (CCC Team) che cerca di sorprendere tutti: la sua azione sembra essere quella vincente, ma negli ultimi 70 metri l’italo-polacco viene raggiunto da Bouhanni, che lo salta di ruota a destra e va a conquistare la vittoria. Dietro il francese si piazzano Mareczko e Nizzolo. Domani si correrà da Aubagne a La Ciotat, percorrendo 175 Km durante i quali si affronteranno 4 GPM prima dell’arrivo in salita delle “Crêtes”, poco meno di 5 Km al 7% sui quali vedremo i pretendenti alla vittoria della classifica generale già uscire allo scoperto in attesa del temuto arrivo in salita al Mont Ventoux previsto per sabato.

Antonio Scarfone

Il testa a testa tra Bouhanni e Mareczko sul rettilineo darrivo della prima tappa del Tour de la Provence (foto Bettini)

Il testa a testa tra Bouhanni e Mareczko sul rettilineo d'arrivo della prima tappa del Tour de la Provence (foto Bettini)

SUDAMERICA ANCORA PROTAGONISTA: VOLATA COLOMBIANA A DUITAMA, L’ECUADOREGNO CAICEDO ANCORA LEADER

febbraio 13, 2020 by Redazione  
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Sono ancora i corridori sudamericani i protagonisti della corsa colombiana. L’ecuadoregno Jonathan Caicedo ha, infatti, conservato la maglia di leader della classifica conquistata nella cronosquadre, mentre a giocarsi lo sprint in quel di Duitama sono stati due ciclisti di casa, Juan Sebastián Molano e Álvaro Hodeg

La seconda tappa del Tour Colombia 2.1 – 152,4 km totalmente pianeggianti da Paipa a Duitama – è andata a Juan Sebastián Molano. Il colombiano della UAE Team Emirates ha regolato in volata il connazionale Álvaro Hodeg (Deceuninck-Quick Step) e il sorprendente israeliano Itamar Einhorn della Israel Start-Up Nation, al primo piazzamento di rilievo della carriera.
La 2a frazione prevedeva un primo tratto in linea di 14,5 km ed un successivo circuito di 33,7 km da ripetere per 4 volte prima del tratto finale che portava al traguardo. La tappa è stata caratterizzata da una fuga di 10 corridori: i colombiani Aldemar Reyes (EPM-Scott), Edison Muñoz (Orgullo Paisà), Brayan Sánchez (Team Medellín), il francese Matthieu Jeannes (Illuminate), gli ecuadoregni Byron Guamá e Jorge Montenegro (nazionale ecuadoregna), il venezuelano Anderson Paredes (nazionale venezuelana), l’argentino Leandro Velardez (Agrupación Virgen de Fátima), il brasiliano Vinicius Rangel (nazionale brasiliana) e il norvegese Martin Urianstad della Uno-X, unica compagine professional rappresentata nella fuga.
I fuggitivi hanno raggiunto un vantaggio massimo di 3′25″ sul gruppo principale. Negli ultimi 50 km, una volta saltato l’accordo, sono rimasti in testa i due corridori della nazionale dell’Ecuador insieme a Jeannes e Reyes, quest’ultimo vincitore del terzo traguardo volante di giornata (i primi due erano andati al connazionale Sánchez).
Gli ultimi superstiti del tentativo (Jeannes e Guamá, nel frattempo raggiunti dal brasiliano Lauro Chaman, esponente della nazionale “carioca” e corridore paralimpico), sono stati ripresi dal gruppo principale solo ai -5, sotto l’impulso delle squadre dei velocisti, a dimostrazione della fatica fatta dal plotone per rientrare sui fuggitivi.
La preparazione dello sprint ha visto l’ottimo lavoro degli uomini della Deceuninck-Quick Step, con Julian Alaphilippe e Bob Jungels in testa nell’intento di lanciare verso la vittoria Hodeg, ma è stato un altro colombiano, Molano, a dominare lo sprint. Terzo a sorpesa Einhorn, che ha però rischiato grosso venendo a contatto durante la volata con il compagno di squadra Edwin Ávila, 5° all’arrivo, dietro all’altro colombiano Jhonatan Restrepo dell’Androni-Giocattoli.
La classifica generale resta praticamente immutata, con gli uomini della EF Pro Cycling che monopolizzano le prime 5 posizioni in virtù della vittoria nella cronosquadre. Resta così in maglia gialla l’ecuadoregno Jonathan Caicedo a pari tempo con i compagni Sergio Higuita, Daniel Felipe Martínez e Tejay Van Garderen, mentre Lawson Craddock paga 9”. Segue il duo della Deceuninck formato da Bert Van Lerberghe e Jannik Steimle a 45 secondi, davanti agli uomini della Ineos.
Domani 3a tappa da Paipa a Sogamoso per un totale di 177,7 km. La fase centale sarà caratterizzata da un continuo saliscendi che potrebbe favorire i fuggitivi, ma il finale molto più semplice lascia presagire che saranno nuovamente i velocisti a giocarsi la vittoria.

Pierparolo Gnisci

Sprint tutto colombiano sul traguardo di Duitama (foto Bettini)

Sprint tutto colombiano sul traguardo di Duitama (foto Bettini)

TOUR COLOMBIA 2.1, UNA PARTENZA AD EF..FETTO!

febbraio 12, 2020 by Redazione  
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Ha preso il via con una velocissima cronometro a squadre la 3a edizione della corsa colombiana. A dominare è stata la formazione statunitense EF Pro Cycling, che ha distanziato di ben 45 secondi la corazzata Deceuninck, che schierava al via l’atteso Julian Alaphilippe. Un minuto di ritardo per Fabio Aru, alla sua prima corsa stagionale

Ha preso il via a mezzogiorno (tardo pomeriggio italiano) il Tour Colombia 2.1, corsa arrivata appena alla 3a edizione ma già caratterizzata da una start-list di primo livello. Oltre a molti campioni locali (tra i quali Bernal, Urán, Higuita, Betancur, Gaviria e’ Carapaz), tra i partenti si segnalano diverse stelle europee come Fabio Aru (UAE-Team Emirates), Julian Alaphilippe (Deceuninck – Quick Step) e Bob Jungels (Deceuninck – Quick Step).
La tappa di apertura, come già avvenuto nel 2019, è stata una cronometro a squadre di 16,7 km con partenza e arrivo nella città di Tunja, nel dipartimento di Boyacà, regione che ospiterà l’intera edizione della corsa.
La cronosquadre, disputata su un percorso prevalentemente piatto e con poche curve ma caratterizzato da un’altitudine costantemente superiore ai 2650 m, è stata letteralmente dominata dalla EF Pro Cycling, che ha inflitto distacchi molto pesanti a tutti gli avversari.
A dare il via alla corsa sono stati gli uomini della formazione italiana Vini Zabù, mentre i primi a far segnare un tempo interessante sono stati i corridori della Rally Cycling. che hanno fermato il crono su un tempo di poco superiore ai 19 minuti. Gli statunitensi hanno mantenuto la testa della graduatoria a lungo, anche dopo l’arrivo delle prime due formazioni WT al via, Movistar e Israel Start-Up Nation, che hanno concluso la prova rispettivamente al 7° e all’8° posto.
Successivamente è stata la Deceuninck-Quick Step a far segnare il miglior tempo provvisorio ma, contrariamente alle previsioni, la prova degli uomini di Lefevere è stata abbastanza sottotono. Dopo aver perso Álvaro Hodeg ed Mikkel Frølich Honorè nella parte iniziale, i belgi si sono disuniti a metà percorso, quando Jannik Steimle e Bert Van Lerberghe hanno perso contatto da Alaphilippe e Jungels, per poi ricongiungersi successivamente. I soli 15 secondi di vantaggio con cui hanno tagliato il traguardo davanti alla Rally Cycling lasciavano presagire che non sarebbe stato facile vincere.
E infatti il ‘Wolfpack’ è stato letteralmente surclassato dalla prestazione monstre degli uomini di EF Pro Cycling, forti della condizione di Sergio Higuita e Daniel Martínez, recenti vincitori rispettivamente dei campionati colombiani in linea e a cronometro, nonostante un Rigoberto Urán ancora non al meglio si è staccato nel finale, accusando un passivo di 3′37″. Sono stati, invece, ben 45 i secondi rifilati alla Deceuninck, mentre i Team Ineos – che aveva al via i vincitori del Giro e del Touir dello scorso anno, ha concluso la prova al 3° posto ad appena un secondo dalla formazione di Alaphilippe. Quarti si sono piazzati gli statunitensi della Rally Cycling, arrivati ad un minuto dai vincitori così come il Team UAE Emirates di Aru e Fernando Gaviria e la formazione Continental EPM-Scott, rispettivamente quinti e sesti per una questione di centesimi.
Il primo leader della corsa è così l’ecuadoregno Jonathan Caicedo, ovviamente a pari tempo con i compagni di squadra Higuita, Martínez, Tejay Van Garderen.
A questo punto sembrano proprio i due colombiani della formazione statunitense i principali favoriti per la vittoria nella corsa di casa, che domani proporrà una seconda tappa pianeggiante di 152 Km da Paipa a Duitama, sede dei mondiali del 1995.
Con ogni probabilità assisteremo ad un volatone nella cittadina dove 25 anni fa si laureò campione del mondo Abraham Olano.

Pierpaolo Gnisci

La formazione statunitense EF Pro Cycling detta legge sul velocissimo circuito di Tunja (foto Bettini)

La formazione statunitense EF Pro Cycling detta legge sul velocissimo circuito di Tunja (foto Bettini)

UNA CRONO TRA VIGNE, ELEFANTI E SCIMMIE

febbraio 11, 2020 by Redazione  
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Si torna tra i vigneti del Prosecco per una cronometro che fa il paio con quella disputata a queste latitudini nel 2015. Il percorso non sarà lo stesso di quella frazione, che prevedeva di percorrere quasi 60 Km contro il tempo, una distanza che favorì esageratamente i corridori più dotati sul passo e che decise le sorti del Giro ben prima di arrivare ai tapponi di montagna. Così non dovrebbe essere quest’anno perché gli organizzatori hanno quasi dimezzato il chilometraggio di quella crono, conservandone il tratto finale collinare e aggiungendoci l’ascesa al muro di Ca’ del Poggio, che potrebbe rivelarsi determinante per il successo nella tappa che darà la stura alle fasi finali del Giro 2020.

Un elefante in una cristalleria. Potremmo utilizzare questa figura per riassumere in poche parole la tappa a cronometro che si disputò tra i vigneti del Prosecco al Giro del 2015. I suoi effetti in classifica furono gli stessi che provocherebbe un pachiderma in una vetreria, sia per l’altisonante chilometraggio (quasi 60 Km, roba che non si vedeva dai tempi dei Tour di Indurain), sia per il percorso pianeggiante nella prima metà e morbidamente vallonato nel finale, sul quale i cronoman appiopparono pensati legnate agli scalatori puri. Si pensi solo ai distacchi subiti da parte di Fabio Aru e da Mikel Landa nei confronti di Alberto Contador che, pur non vincendo quella crono (la vittoria andò al bielorusso Vasil’ Kiryenka), quel giorno affibbiò 2’47” al corridore sardo e quattro minuti netti al basco, che al traguardo finale di Milano si ritrovarono in classifica alle spalle del “Pistolero” con passivi rispettivamente di 1’53” e di 3’05”. È chiaro che con un percorso dal chilometraggio più contenuto la storia di quel Giro sarebbe potuta essere diversa e che, se si cancellesse quella crono con un colpo di spugna, ora staremo qui a raccontare della vittoria finale di Landa, con un secondo appena di vantaggio su Aru e 55 su Contador.
Memori di questo precedente, quando è stato loro proposto di riportare una crono tra i vigneti del Prosecco gli organizzatori del Giro hanno subito capito che non era il caso di riproporre quel tracciato così com’era e si è scelto di “addomesticare l’elefante”, decapitandolo della prima parte del percorso, quella totalmente pianeggiante, e conservando “quasi” tali e quali le colline del finale. I 34 km della Conegliano-Valdobbiadene, infatti, ripercorreranno le medesime strade affrontate nel tratto conclusivo di quella crono, con una piccola variante all’inizio perché a San Pietro di Feletto non si salirà dalla strada principale, percorsa nella prova contro il tempo di cinque stagioni fa, ma dal versante di Ca’ del Poggio, quello del muro. E sarà un handicap di non poco conto per i cronoman, anche perché lo s’incontrerà pochi chilometri dopo la partenza e per molti potrebbe divenire una pesante zavorra che, per rimanere su tematiche enologiche, si potrebbe paragonare alla “scimmia” che grava sulle spalle di coloro che hanno alzato un po’ troppo il gomito. Le ripide inclinazioni del muro trevigiano, infatti, potrebbero intossicare non poco i muscoli e i suoi effetti farsi sentire nei successivi più veloci tratti e poi anche nella dolce ascesa che il tracciato prevede dopo il 25° Km.
Ci sarà anche un tratto subdolamente insidioso ed è quello che si affronterà uscendo da Conegliano, costituito da un rettilineo pianeggiante lungo quasi 6 Km. Percorrendo la strada che, dritta come un fuso, punta verso la catena delle Prealpi Bellunesi i corridori più dotati sul passo potrebbero essere invogliati a scatenare i loro “cavalli” perché su un percorso del genere potrebbero già distanziare gli scalatori di un paio di secondi al chilometro… invece dovranno correre con le briglie un po’ tirate perché è proprio al termine di questo rettifilo che s’incontrerà la svolta a sinistra con l’inizio del muro di Ca’ del Poggio. Sono appena 1100 metri, pari al 3,2% dell’intero tracciato di questa crono, ma i dati percentuali che più ci interessano sono quelli delle pendenze, e in questo caso si attestano al 12,7% la media e al 18%, numeri che i corridori già conoscono perché questa salita è già stata inserita in diverse occasioni nel percorso del Giro, la prima nel 2009 proprio nel finale di un’altra tappa con arrivo a Valdobbiadene, disputata però in linea e vinta allo sprint da Alessandro Petacchi. È evidente come una condotta troppo dispendiosa nel tratto iniziale potrebbe essere pagata a caro prezzo una volta imboccato il muro e se la citata “scimmia” dovesse palesarsi potrebbe rivelarsi molto difficile sbarazzarsi di lei, almeno nell’immediato. Anche perché, una volta terminato il muro, la strada continuerà a procedere in lieve salita per quasi un chilometro, sino allo scollinamento fissato nel centro di San Pietro di Feletto, presso il quale si trova una delle chiese più antiche della marca trevigiana, la pieve di San Pietro, dove non è solo possibile ammirare il prezioso ciclo di affreschi che l’adorna ma anche la spettacolare vista tutt’intorno sui colli del Prosecco ammantati di boschi e vigneti. La dolce discesa successiva, spezzata dopo un primo tratto da una breve e poco pendente risalita, farà planare i “girini” su Refrontolo, paesino conosciuto per una particolare tipologia di vino Marzemino che qui è prodotto e che è per l’appunto noto come “Refrontolo Passito D.O.C.G.”. Lasciato questo piccolo centro, che merita una sosta presso l’antico e delizioso Molinetto della Croda (risalente al 1630, nel 1977 vi sosterà anche la bellissima e indimenticata Laura Antonelli in una scena del film “Mogliamante”), s’intraprenderà la seconda, ultima e più lunga tratta di pianura, poco meno di 15 Km che i passisti avranno a completa disposizione per tentare d’arginare i danni eventualmente provocati dal precedente muro. Transitati di fronte al monumentale duomo di Pieve di Soligo, innalzato in stile neoromanico all’inizio del secolo scorso, rimanendo pianeggiante il percorso si accosterà al piede delle colline del Prosecco, che costituiscono al momento l’ultimo ingresso, in ordine di tempo, di un bene italiano nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, avvenuto nel 2019. Dominati dal complesso fortificato medioevale delle Torri di Credazzo si pedalerà ora sulle strade del comune di Farra di Soligo in direzione di Col San Martino dove, in vetta a una piccola elevazione, sin dal 1100 si staglia la chiesa di San Vigilio, anch’essa circondata da vigne e pure “dotata” di una bella vista panoramica. È qui che la strada tornerà a lievitare, anche se non sono assolutamente paragonabili al precedente muro i 2.2 Km al 5.4% che si dovranno affrontare per giungere al paesino di Guia, che è già una frazione del comune di Valdobbiadene, la cui chiesa parrocchiale si dice sia stata progettata dal celebre scultore Antonio Canova, nativo della non distante Possagno. A questa salita seguirà un tratto in quota di circa 3 Km e mezzo, in lieve falsopiano, prima di lanciarsi nella discesa che terminerà all’interno dell’abitato di Valdobbiadene e che è stata addolcita nel finale rispetto alla crono del 2015, evitando così un’insidiosa curva a gomito che il pomeriggio di cinque anni fa diede problemi a diversi corridori. Infine, si tornerà a salire nei 400 metri conclusivi al 5.5%, ma a quel punto non dovrebbe esserci più spazio per stravolgimenti. L’elefante, se anche stavolta si trovasse di passaggio dalle parti della Marca Trevigiana, a questo punto i suoi danni dovrebbe già averli fatti…

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Mire (220 metri). Valicata dalla SP 86 “delle Mire” nel corso della discesa da San Pietro di Feletto a Refrontolo

Nota

Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

FOTOGALLERY

Castello di Conegliano

La svolta a sinistra ai piedi del muro di Cà del Poggio

Muro di Cà del Poggio

San Pietro di Feletto, Pieve di San Pietro

I colli del Prosecco visti da San Pietro di Feletto

Refrontolo, il Molinetto della Croda visto in “Mogliamante” (www.davinotti.com)

Refrontolo, il Molinetto della Croda visto in “Mogliamante” (www.davinotti.com)

Pieve di Soligo, Duomo di Santa Maria Assunta

Farra di Soligo, le Torri di Credazzo dominano i vigneti del Prosecco

Col San Martino, vista retrospettiva sulla chiesa di San Vigilio

Guia, la chiesa che si ritiene progettata dal Canova

Valdobbiadene, Duomo di Santa Maria Assunta

I vigneti del Prosecco e, in trasparenza, l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2020 (donnasommeliereuropa.files.wordpress.com)

I vigneti del Prosecco e, in trasparenza, l’altimetria della quattordicesima tappa del Giro 2020 (donnasommeliereuropa.files.wordpress.com)

UNA TAPPA AMLETICA

febbraio 10, 2020 by Redazione  
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Alla vigilia della cronometro di Valdobbiadene va in scena una tappa di difficile interpretazione. Non è facile fare un pronostico sugli esiti di una giornata che potrebbe premiare un velocista abile a rimanere a galla nei finali più complicati, di quelli che danno parecchio filo da torcere alle loro formazioni, oggi chiamate sia a tenere a bada i fuggitivi di giornata, sia a guardarsi le spalle dalle “pugnalate” che i finisseur sanno assestare a tradimento su colli come quelli che punteggeranno il finale di Monselice.

Se Amleto fosse di casa nel castello di Monselice e fosse appassionato di ciclismo già ce lo immaginiano aggirararsi nelle stanze del maniero arrovellato dal dubbio, che stavolta non sarà lo storico “Essere o non essere” ma il più pratico “tappa per velocisti o azione di un finisseur”? Perché la frazione che terminerà nella cittadina veneta è tra le più indefinibili per quel che concerne il pronostico finale. Verrebbe da dire, di primo acchito, che questa è tappa per sprinter per via dei suoi 190 Km quasi totalmente pianeggianti, dai quali spuntano come funghetti due salite che non arrivano a malapena ai 4 km di lunghezza. Se si guardano con più attenzione i dati delle due ascese si scopre, però, che presentano entrambe pendenze non estreme ma in grado di rimanere nelle gambe dei velocisti, se si pensa che sono piazzate nel finale di gara e che, una volta ritrovata la pianura negli ultimi 11 Km, si percorrerà una strada poco filante poiché disegnata lungo il piede dei Colli Euganei, assecondandone il limite geografico con un andamento tortuoso che mal si sposerà con le operazioni di recupero del gruppo sui fuggitivi di giornata o sui finisseur che saranno riusciti a lasciare la compagnia sulle precedenti ascese.
Questa tappa prenderà ancora le mosse dalla riviera romagnola con il tratto iniziale da pedalare da Cervia in direzione di Ravenna, dov’è previsto il passaggio del gruppo sulla circonvallazione che eviterà l’ingresso nella cittadina celebre per i suoi monumenti d’epoca paleocristina e bizantina che ne hanno fatta la “capitale del mosaico”.
Lasciato il ravennate per la provincia di Ferrara, il percorso di gara sfiorerà il seicentesco Santuario della Celletta, uno dei pochi monumenti a essere risparmiati dal terremoto che, pochi anni dopo la sua costruzione, nel 1624 distrusse quasi completamente la vicina Argenta, violento al punto da provocare uno tsunami nel Po di Primaro e addirittura la liquefazione del terreno sabbioso circostante il paese. L’aspetto moderno del duomo del paese, intitolato a San Nicolò e al cui interno è ospitata la tomba di Don Giovanni Minzoni, è però dovuto a un altro dramma che colpì Argenta, il bombardamento alleato del 12 aprile 1945 che provocò danni non meno ingenti rispetto a quelli causati dal sisma e che è ricordato da un cimitero di guerra qui voluto dagli alleati.
Raggiunta la frazione di Consandolo – nei cui pressi si può ammirare la delizia estense di Benvignante, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 2000 insieme alla città di Ferrara – si cambierà direzione di marcia per portarsi a Portomaggiore, centro che offre al turista un’altra “delizia”, quella del Verginese, per poi dirigersi verso il Polesine, nel quale si giungerà dopo aver superato il corso del Po alle porte di Polesella. Fu questo uno dei centri maggiormente colpiti dalla disastrosa alluvione del 1951, otto anni dopo esser stato scena di un altro evento drammatico, ma fortunatamente solo di finzione, perché è alle porte di Polesella che nel 1943 Luchino Visconti aveva girato la scena del mortale incidente della protagonista femminile di Ossessione, uno dei capolavori del celebre regista milanese, considerato come una delle pellicole che diede vita al filone del neorealismo.
Nel frattempo la corsa sarà entrata in Veneto, regione universalmente conosciuta anche per le sue ville (e proprio a Polesella, presso l’argine del Po, si trova Villa Morosini, affascinante location per indimenticabili matrimoni), e s’imboccheranno i veloci rettilinei pianeggianti che condurranno a Rovigo, dove il gruppo “ballerà” sui sampietrini del centralissimo Corso del Popolo, dove si transiterà al cospetto dei due simboli della cittadina, le torri Donà e Grimani.
Avvicinandosi velocemente al gran finale si toccherà quindi Stanghella, primo comune della provincia di Padova a esser attraversato dal gruppo e paese di residenza dell’ex corridore Massimo Ghirotto, che fino al 2018 è stato commentatore in moto del Giro d’Italia per Radio Rai e che in carriera ha conquistato tre tappe al Giro (Felino 1991, Oropa 1993 e Bra 1994) e due al Tour (e di queste ultime si ricorda ancora oggi a distanza di 32 anni quella rocambolescamente conquistata nel 1988 a Guzet-Neige, sui Pirenei, che aveva praticamente perduto a poche centinaia di metri dall’arrivo, quando i corridori che lo precedevano e lo avevano staccato in salita persero tempo infilandosi per sbaglio nella deviazione riservata alle ammiraglie).
Quando mancheranno 45 Km al traguardo i “girini” già giungeranno a Monselice, dove si transiterà nel centro cittadino, a due passi dal romano-gotico Castello Cini, che in apertura abbiamo immaginato abitato da Amleto e che a sua volta è dominato dagli imponenti resti del più vetusto maniero detto “Mastio Federiciano”. I Colli Euganei già si stagliano all’orizzonte ma prima di raggiungerli bisognerà “trangugiare” ancora una dozzina di chilometri sul velluto della pianura, transitando in questo frangente di corsa particolarmente adrenalinico le località termali di Battaglia e di Galzignano, quest’ultima conosciuta anche per la presenza in località Valsanzibio di Villa Barbarigo, ammirata soprattutto per il suo giardino all’italiana, recentemente insignito del titolo di più bello d’Europa. È giunta l’ora di cogliere i due velenosi funghetti finali e il primo di questi è il Roccolo, 3.7 Km al 8.3% e salita simbolo dello scomparso Giro del Veneto, corsa organizzata per l’ultima volta nel 2012, anche se – quando questa aveva il suo epilogo in Prato della Valle a Padova – generalmente veniva affrontata dal versante che i “girini” percorreranno in discesa. Non ci sarà nemmeno il tempo di apprezzarne l’aroma perché ci sarà solo iun brevissimo intervallo prima di assaporare il fungo successivo, che si coglierà dopo aver toccato il centro di Cinto Euganeo, adagiato ai piedi dell’omonimo monte, punteggiato da cave di trachite che ci ricordano come questa elevazione un tempo emergesse dal fondo del mare e si fosse creata in seguito ad un’eruzione vulcanica. Il gruppo imboccherà ora la strada che condurrà verso Arquà Petrarca, che ha questo nome perché il famoso poeta aretino vi trascorse gli ultimi quattro anni di vita; i “girini” non raggiungeranno, però, l’ultimo buen ritiro di colui che fu anche tra i primi esseri umani a salire sul Mont Ventoux, da lui scalato per scopi “mistici” il 26 aprile 1336 (ma dal boscoso versante nord); per loro sarà riservata la decisamente meno probante ascensione verso i 227 metri del borgo di Calaone, il cui castello – oggi scomparso – fu dimora della storica famiglia Este durante le cruente lotte con i padovani e prima del definitivo trasferimento a Ferrara in seguito alla sconfitta del loro “nemico numero uno”, il temuto condottiero Ezzelino III da Romano. Superato anche questo scoglio – 3.2 Km al 6.3% – rimarranno solo il tuffo verso la piccola città d’arte di Este e poi i chilometri finali veloci ma non troppo per togliere tutti i dubbi sull’esito di una delle ultime frazioni tranquille del Giro d’Italia 2020. Il giorno dopo ci sarà la cronometro di Valdobbiadene, poi inizieranno finalmente le montagne alpestri e la musica cambierà decisamente.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Torreglia (116 metri). Valicata dalla SP 43 “Speronella” tra Torreglia e Castelnuovo, nel corso del tratto iniziale della salita del Roccolo

Valico del Roccolo (393 metri). Quotato 358 sulle carte del Giro d’Italia, è valicato da una strada che mette in comunicazione Torreglia con Faedo. Mai affrontato alla Corsa Rosa, è stato spesso inserito nel tracciato del Giro del Veneto.

Passo Roverello (269 metri). Valicato dalla SP 99 “Cingolina” tra Galzignano Terme e Faedo. In corrispondenza del valico si stacca la strada che sale al Roccolo, dal quale proveranno i corridori in discesa.

Sella di Cinto Euganeo (75 metri). Valicato dalla SP 21 “del Poeta” (chiaro riferimento nel nome a Petrarca) tra Fontanafredda e Cinto Euganeo.

Sella di Calaone (227 metri). Quotata 229 metri sulle cartine del Giro d’Italia, vi sorge l’omonimo borgo, frazione del comune di Baone.

Nota

Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

FOTOGALLERY

Saline di Cervia

Cervia, Basilica di San Vitale

Argenta, Santuario della Celletta

Delizia Estense di Benvignante

Portomaggiore, Delizia Estense del Verginese

Le drammatiche scene finali di “Ossessione” girate a Polesella (si rimanda al sito www.davinotti.com per una visione ingrandita dell’immagine)

Le drammatiche scene finali di “Ossessione” girate a Polesella (si rimanda al sito www.davinotti.com per una visione ingrandita dell’immagine)

Polesella, Villa Morosini

Rovigo, le due torri simbolo della città viste da Corso del Popolo

Monselice, Castello Cini

Valsanzibio di Galzignano Terme, uno scorcio del giardino di Villa Barbarigo

Scorcio dei Colli Euganei (sulla sinistra il Monte Cinto soprastante Cinto Euganeo)

Arquà Petrarca, casa di Francesco Petrarca (tripadvisor.com)

Arquà Petrarca, casa di Francesco Petrarca (tripadvisor.com)

Este, Castello Carrarese

La collina del Mastio Federiciano dominante il centro di Monselice, in trasparenza, l’altimetria della tredicesima tappa del Giro 2020 (www.euganeamente.it)

La collina del Mastio Federiciano dominante il centro di Monselice, in trasparenza, l’altimetria della tredicesima tappa del Giro 2020 (www.euganeamente.it)

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