DEGENKOLB PIEGA DÉMARE A BOURGES

ottobre 10, 2013 by Redazione  
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Il tedesco John Degenkolb (Argos-Shimano) si impone nella Parigi-Bourges grazie ad una volata eccezionale che ha costretto il corridore di casa, Arnaud Démare (FDJ.fr), ad accontentarsi della piazza d’onore, mentre in terza posizione si classifica un altro francese, Samuel Dumoulin (Ag2r La Mondiale).

Foto copertina: la volata vincente di Degenkolb a Bourges (www.velo.hu)

Pancia in fase di riempimento quella di John Degenkolb che, negli ultimi due mesi, è riuscito a vincere quattro corse, tra le quali spicca il centro nella Vattenfall Cyclassic e che spera in questo modo di portare il numero delle vittorie sugli stessi livelli degli altri sprinter. Ora siamo a quota cinque e domenica alla Parigi-Tours il velocista tedesco spera di arrivare a sei. Per quanto riguarda il percorso della classica francese l’altimetria non presentava eccessive difficoltà, se non alcuni strappetti dislocati verso metà gara, e nel complesso i favoriti restavano quei sprinter che ad ottobre sono ancora capaci di esprimere potenza sui rettilinei degli arrivi.
Nella prima parte di corsa si assiste al solito via vai di scatti e controscatti e solo dopo una ventina di chilometri si forma il tentativo destinato a rimanere per parecchio in avanscoperta, composto da quattro corridori, Duval, Westra, Brutt e un coraggioso Bryan Coquard, il quale non ha voluto aspettare la volata finale, nella quale sarebbe potuto essere sicuro protagonista, ma evidentemente la forma del transalpino non è quella dei giorni migliori.
La responsabilità di mantenere un distacco decente dai battistrada al comando se la assume la FDJ, il team di Arnaud Démare, che non ha nessuna voglia di attendere la mossa delle concorrenti e si pone all’inseguimento dei quattro fuggitivi e, come da previsione, il gruppo si riporta facilmente sul gruppetto all’attacco.
Negli ultimi venti chilometri anche altre squadre, come Argos-Shimano e Ag2r La Mondiale, si mettono ad affiancare la FDJ in testa al gruppo per controllare la situazione e impedire ai finisseur di evitare la possibile volata finale.
Tuttavia le squadre dei velocisti non riescono a contenere la voglia di attaccare di un agonista puro come Thomas Voeckler, che scatta col solito mugugno di supplemento ma non riesce a scavare un distacco che possa permettergli di sognare in grande, così che il gruppo riesce a rientrare sul corridore dell’Europcar.
Si giunge con una situazione di gruppo compatto alla volata finale, al termine della quale riesce ad affermarsi John Degenkolb, in grado di battere in un duello alla pari Arnaud Démare il quale, per sua stessa ammissione, ha dichiarato dopo l’arrivo che il tedesco è stato semplicemente più forte.
Gli altri battuti sono stati, in ordine). Dumoulin, Haussler, Appollonio, Barbier, Delage, Mondory, Lemoine e Damuseau.
Per il campione del mondo Under 23 di Copenaghen la rivincita potrebbe essere vicina, perché domenica, come già accennato, sarà in programma la Parigi-Tours, che potrebbe finire in volata, magari riproponendo la sfida alla quale si è potuto assistere oggi.

Paolo Terzi

08-10-2013

ottobre 9, 2013 by Redazione  
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BINCHE – TOURNAI – BINCHE “MEMORIAL FRANK VANDENBROUCKE” (Belgio)

Il sudafricano Reinardt Janse Van Rensburg (Team Argos – Shimano) si è imposto nella classica belga, circuito di Binche, percorrendo 187,6 Km in 4h10′24″, alla media di 44,952 Km/h. Ha preceduto di 1″ i belgi Leukemans e Van Avermaet. Unico italiano Davide Appollonio (AG2R La Mondiale), 109° a 6′02″.

UN GIRO (BEL)FAST & FURIOUS

ottobre 7, 2013 by Redazione  
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Sarà un Giro veloce e, al contempo, furioso quello svelato oggi nella cornice del Palazzo del Ghiaccio di Milano. La velocità la offriranno parecchie tappe destinate agli sprinter e una prima settimana decisamente più “soft” rispetto a quelle vissute nelle scorse edizioni, poi le altimetrie si faranno furiose una volta preso contatto con le montagne che contano. Dal Carpegna ad Oropa, da Montecampione alla riproposizione della tappa della Val Martello fino alla stretta finale sulle strade del Triveneto gli scalatori avranno ampi spazi a disposizione per giocarsi la maglia rosa. Peri passisti ci saranno i 46 lesti chilometri della cronometro di Barolo, ma potrebbero non bastare.

Foto copertina: la tappa del Carpegna, disegnata in ricordo di Marco Pantani (www.gazzetta.it)

E’ il primo pensiero a venire alla mente guardando le altimetrie dell’edizione 2014 della corsa rosa, la 97a di una storia iniziata il 13 maggio del 1909 a Milano, presentata oggi al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Ben 8 tappe per velocisti e una prima settimana avara di salite impegnative saranno il lato “fast” di un Giro che poi diventerà decisamente “furious” quando si dovranno fare i conti con le ascese decisive, che debutteranno allo scoccare del secondo terzo di corsa con una delle salite che fanno più gola agli scalatori, quel Monte Carpegna che a suo tempo esaltò corridori del calibro di Merckx e Fuente e che, a parte una fugace apparizione del 2008, non veniva affrontato nelle fasi calde di una tappa dagli anni ’70. Da quel momento cambierà il volto della corsa rosa, i cui connotati si conosceranno solo il 31 maggio quando, alla vigilia dell’inedita conclusione triestina, si saranno fatti i conti con l’ultima delle sedici grandi salite previste dal tracciato, il Monte Zoncolan, ancora una volta deputato a proclamar la dura legge della salita. Gli scalatori gongolano, un po’ meno i passisti (anche se la crono lunga stavolta sarà più agevole rispetto a quella andata in scena nelle Marche dodici mesi prima) e anche i tifosi grandi appassionati delle sfide in montagna hanno avuto da ridire perché, a loro giudizio, otto arrivi in salita sono troppi (senza contar Viggiano e Montecassino) perché si corre il rischio che quelle frazioni diventino soporifere passerelle per molti chilometri. Va, però, affermato che in questi ultimi anni si è verificato esattamente l’opposto, con Giri e Vuelta sovraccarichi di salite ma corsi sempre al massimo e in maniera effervescente, mentre i Tour di Froome e Wiggins, disegnati con i canonici 4-5 arrivi in salita, si sono rivelati decisamente più noiosi.
Scendendo nei dettagli, il 97° Giro d’Italia scatterà venerdì 9 maggio da Belfast, con un giorno d’anticipo rispetto al solito grazie ad una speciale deroga concessa dall’UCI all’organizzazione, in modo da poter disporre di un ulteriore giorno di riposo, oltre ai due regolamentari, per compiere senza troppo stress il lungo trasferimento verso l’Italia. Quella dall’Irlanda del Nord sarà l’undicesima parte fuori dai confini nazionali (la prima avvenne a San Marino nel 1965, l’ultima nel 2012 in Danimarca) e avrà la forma di una cronometro a squadre di 22 Km, i primi di un percorso che misurerà complessivamente 3449,9 Km, dei quali 94,9 da percorrere contro il tempo, mentre quasi 230 saranno quelli di salita (limitatamente alle sedici grandi ascese).
L’isola gaelica accoglierà anche le due successive frazioni – le prime delle otto destinate agli sprinter, con traguardi fissati ancora a Belfast e poi a Dublino – e si “volerà” anche nella facilissima tappa di Bari, la prima prevista sul suolo italiano. Viggiano e Montecassino (con traguardo alla millenaria abbazia nel 70° anniversario del tragico bombardamento) costituiranno gli approdi di due “isole felici” nel corso di una prima settimana votata ai velocisti e, proporranno, invece, rampette finali che chiameranno alla ribalta i finisseur, mentre i big continueranno la messa a punto dei loro motori in vista dell’imminente approccio con le salite. Per vederle si dovrà lasciar passare sotto le ruote anche la tappa di Foligno, altra giornata da arrivo di gruppo, e attendere il secondo week-end, nel quale Mauro Vegni ha collocato la prima delle tre tappe pensate nel ricordo di Marco Pantani, nel decennale della scomparsa del “Pirata”, che nel corso dei suoi allenamenti più duri soleva inserire gli arcigni 6 Km al 9,9% del Carpegna. Come anticipato, il “Cippo” sarà nel percorso della prima frazione montana, che si concluderà 35 Km più avanti in cima all’inedita salita di Eremo di Monte Carpegna, stazione invernale situata nel comune di Montecopiolo.
L’indomani si replicherà con un secondo arrivo in quota, previsto ai 1528 metri del Passo del Lupo, sopra la località modenese di Sestola, ma stavolta senza incontrare le notevoli pendenze affrontate il giorno precedente.
Il secondo riposo permetterà di leccarsi i “graffi” provocati dai primi “scogli” poi il Giro si rimetterà in marcia con due frazioni che potremmo definire “della memoria”. La prima, destinata agli sprinter, attraverserà le terre emiliane martoriate dal terremoto del maggio 2012 prima della conclusione a Salsomaggiore Terme, dove sarà ricordato Gino Bartali che qui s’impose nel 1936. La seconda ricalcherà le rotte della Parma – Savona (con partenza spostata a Collecchio) del 1969, nel 45° anniversario della storica esclusione di Merckx al Giro, ma con un’importante variazione rispetto al finale di quella frazione, perché si andrà ad affrontare in aggiunta un insidioso circuito, caratterizzato da una salita da non sottovalutare, il Naso di Gatto (6 Km all’8,1%).
A questo punto torneranno a scorrere le lancette dei cronometri per una frazione contro il tempo, più breve ma più “passistosa” rispetto a quella disegnata il maggio scorso tra le colline marchigiane. Ci sarebbe stata la possibilità, vista l’orografia dell’area delle Langhe, di proporre ancora un tracciato ondulato ma si è preferito non imbottire troppo il terreno di gara e così i 46,4 Km che separeranno la rampa di lancio di Barbaresco dalla linea d’arrivo di Barolo non saranno per nulla ubriacanti, una linea pressoché retta spezzata solo da due lievi e brevi ascese collocate nelle battute conclusive.
In un continuo alternarsi di fronti sul traguardo di Rivarolo Canavese torneranno poi in scena i velocisti, chiamati ora alle loro ultime “esibizioni”, poiché da qui a Trieste avranno disposizione solo due palcoscenici, lasciando poi che il sipario si apra sui sei atti alpini del romanzo rosa. I primi due avranno ancora il ricordo di Pantani a far da sfondo poiché si tornerà a ricalcare i finali di due mitiche frazioni dei Giri di fine anni ’90, quella di Oropa prima (con l’inedita e dura salita dell’Alpe di Noveis come antipasto) e quella di Montecampione poi, laddove il “Pirata” colse la definitiva maglia rosa nel Giro che vinse.
Riposatisi per la terza e ultima volta, si andrà poi a render agonisticamente concreta la tappa che all’ultimo Giro è rimasta solo sulla carta del Garibaldi, la frazione che il maltempo impedì di disputare e che sarà riproposta come Vegni la fece, con la partenza da Ponte di Legno, il Gavia, lo Stelvio e, quindi, l’epilogo ai 2059 metri della Val Martello dopo aver percorso 139 Km.
Archiviata la tappa di trasferimento verso Vittorio Veneto (difficile definirla per velocisti in senso stretto per la presenza di diversi strappi nel finale, su tutti il muro di Cà del Poggio) si arriverà alla stretta finale, tre dure tappacce consecutive che andranno a irrobustire i distacchi di un Giro che finora era stato sì impegnativo, ma certamente non duro. La prima, la più “morbida” di queste giornate campali, si concluderà con il semi-inedito arrivo in salita al Rifugio Panarotta, di fatto la prosecuzione dell’ascesa verso Vetriolo Terme, che al Giro non viene affrontata dal 1990 ma è stata proposta come traguardo al Giro del Trentino di quest’anno (frazione vinta dal bielorusso Sivtsov). Seguirà “a ruota” l’annuale appuntamento con la cronoscalata, che sarà decisamente più impegnativa rispetto quella dominata da Nibali sulla Polsa poiché bisognerà superare 1538 metri di dislivello in 19,3 Km salendo sul Monte Grappa dal versante di Semonzo. Sarà una giornata delicatissima perché precederà di 24 ore la tappa più dura del Giro 2014, quella dello Zoncolan, che stavolta non sarà affrontato da solo, come avvenuto nei precedenti arrivi sul monte friulano, ma anticipato da due ascese inedite, i passi del Pura e di Razzo, le cui pendenze da sole basterebbero a farne una frazione da temere, Poi, asciugate le ultime gocce di sudore e le ultime lacrime – chi di rabbia, chi di gioia – si farà festa nell’ultima, lunga passerella di 169 Km da Gemona del Friuli a Trieste, capolinea del 97° Giro d’Italia.

Mauro Facoltosi

06-10-2013

ottobre 6, 2013 by Redazione  
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GIRO DI LOMBARDIA

Lo spagnolo Joaquim Rodríguez Oliver (Katusha Team) si è imposto nella classica italiana, Bergamo – Lecco, percorrendo 242 Km in 6h10′18″, alla media di 39,211 Km/h. Ha preceduto di 17″ il connazionale Valverde Belmonte e di 23″ il polacco Majka. Miglior italiano Enrico Gasparotto (Astana Pro Team), 5° a 45″

TOUR DE VENDÉE

Il francese Nacer Bouhanni (FDJ.fr) si è imposto nella corsa francese, Aizenay – La Roche-sur-Yon, percorrendo 202,6 Km in 4h37′52″, alla media di 43,747 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Dumoulin e Tronet. Miglior italiano Alessandro Malaguti (Androni Giocattoli – Venezuela), 9°

TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)

Il tedesco John Degenkolb (Team Argos – Shimano) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Mons – Tournai, percorrendo 153,8 Km in 3h26′29″, alla media di 44,691 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Jens Debusschere (Lotto Belisol Team) e lo statunitense Farrar. Miglior italiano Danilo Napolitano (Accent Jobs – Wanty), 7°. In classifica si impone Debusschere (Lotto Belisol Team) con lo stesso tempo di Degenkolb e 9″ su Farrar. Miglior italiano Marco Bandiera (IAM Cycling), 37° a 23″.

TOUR OF ALMATY

Il kazako Maxim Iglinskiy (Astana Pro Team) si è imposto nella corsa kazaka, circuito di Almaty, percorrendo 155 Km in 3h23′01″, alla media di 45,809 Km/h. Ha preceduto di 30″ l’italiano Sonny Colbrelli (Bardiani Valvole – CSF Inox) e il kazako Tleubayev.

TOBAGO CYCLING CLASSIC

Il colombiano Jaime Ramírez Bernál (+ En Cristo – IMRDCHIA) si è imposto nella corsa caraibica (Trinidad e Tobago), circuito di Scarborough, percorrendo 120 Km in 3h41′55″, alla media di 32,444 Km/h. Ha preceduto di 3′28″ lo statunitense Olheiser e di 5′25″ lo statunitense Bello.

LA VENDETTA DI PURITO

ottobre 6, 2013 by Redazione  
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Ad una settimana dalla delusione del Mondiale, sfumato all’ultimo chilometro, Rodriguez si prende la rivincita sulle strade del Giro di Lombardia, bissando il successo dell’anno passato. Decisivo lo scatto sulle ultime rampe della salita di Villa Vergano, identico a quello della scorsa edizione. Piazza d’onore per Valverde, davanti a Majka e Martin. Ritiro a 90 km dal traguardo per Vincenzo Nibali, vittima di una caduta.

Foto copertina: Joaquim Rodriguez taglia a braccia alzate il traguardo di Lecco (foto Bettini)

Potrebbero volerci anni perché Joaquim Rodriguez superi il drammatico finale del Mondiale di Firenze, le lacrime sul podio e le polemiche sulla condotta di Valverde; eppure, ad appena una settimana di distanza dal giorno più brutto di una carriera già ricca di grandi vittorie sfumate in extremis, Purito ha saputo ancora una volta rialzare la testa e convertire l’amarezza in rabbia, riversata sulle rampe più aspre dell’ascesa di Villa Vergano. Proprio come un anno fa, quando giunse al Lombardia sulla scia della Vuelta gettata al vento nella tappa di Fuente Dé, dopo aver già incassato il sorpasso per 16’’ di Hesjedal nella crono conclusiva del Giro, Rodriguez ha scelto l’ultimo strappo del Lombardia – quello dove tutti lo aspettavano – per fare la sua mossa, ancora sotto la pioggia, ancora con l’onere di trovare una grande vittoria in fondo ad una stagione colma di piazzamenti.
Come nelle migliori sceneggiature hollywoodiane, l’ultimo ad arrendersi è stato il principale responsabile del dramma iridato, un Alejandro Valverde insospettabilmente tenace, ma troppo provato dagli allunghi di Pinot e Pozzovivo per poter replicare anche a quello di Purito. Transitato in vetta con 15’’ di ritardo, insieme a Martin e Majka, il murciano ha tentato una quasi impossibile rimonta nella picchiata conclusiva, riuscendo a distanziare i compagni di avventura e scoprendo che si può pedalare senza una ruota da succhiare, ma non arrivando mai a minacciare la leadership del connazionale.
La vittoria vale a Purito anche la testa della classifica World Tour, scippata in extremis ad un assente Chris Froome, mentre le sue modalità, ed in generale lo sviluppo molto bloccato della corsa, si spera inducano gli organizzatori a riconsiderare un percorso che sin dalla sua prima comparsa ha evidenziato pesanti limiti. Il Muro di Sormano, collocato ad oltre 80 km dal traguardo, non può bastare a scuotere una gara sulla quale incombe lo spettro dei 20 km di fondovalle che portano dal termine della discesa del Ghisallo all’attacco della salita di Villa Vergano. Ancora una volta, dopo la spettacolare scalata al Muro, la corsa si è addormentata per quasi 70 km, e – come accadde due anni fa con Vincenzo Nibali -, il famigerato tratto pianeggiante ha tagliato le gambe all’unico coraggioso involatosi da lontano.
Lo sventurato è stato stavolta Thomas Voeckler, dapprima riportatosi, nella discesa del Muro, su Quintana, Valverde, Gasparotto, Caruso e Santaromita – a loro volta evasi nella prima parte della picchiata -, quindi avvantaggiatosi in solitaria, approfittando di una fase di studio. Fino ad allora, ad animare la gara erano stati la maxi-fuga promossa da Vicioso, Rosa, Gavazzi, Clement, Van Avermaet, De Marchi, Longo Borghini, Valencia, Hollenstein, Cunego, Herrada, Intxausti, Meier, Bakelants, Preidler, Thurau, Benedetti, Paulinho, Roche, Marcato e Lammertink, e soprattutto i ritiri anzitempo di Sagan, Scarponi e Nibali, quest’ultimo vittima di una caduta ad una novantina di chilometri dall’arrivo.
Con l’ascesa più dura già alle spalle, il gruppo si è addormentato nel tratto di avvicinamento al Ghisallo, consentendo a Voeckler di presentarsi ai piedi della salita simbolo del Lombardia con oltre 2’ di margine, e a Contador, Gilbert, Rui Costa, Ulissi e Cunego – fra gli altri – di rifarsi sotto, dopo le difficoltà incontrate a Sormano. La scalata, affrontata dal plotone ad andatura più che conservativa, ha regalato al battistrada un ulteriore minuto di vantaggio, conservato intatto al termine della picchiata.
Il pur cospicuo bottino di T-Blanc si è però dissolto sull’interminabile lungolago, e, a metà dell’erta finale, gli ultimi sforzi di un Visconti a sua volta vittima di un rovinoso capitombolo hanno sancito il definitivo ricongiungimento. In un gruppo forte ancora di una trentina di unità, Pinot e Pozzovivo, come detto, hanno tentato per primi, spianando la strada all’attacco tanto telefonato quanto incisivo di Purito, involatosi verso una vittoria fotocopia di quella di dodici mesi fa.
Dietro i due spagnoli, la sfida per il terzo posto fra Majka e Martin è stata risolta a favore del polacco da un ruzzolone all’ultima curva dell’irlandese, quasi beffato sul traguardo anche dal rimontante Gasparotto, migliore degli italiani, a sua volta in cerca di rivincite dopo la mancata chiamata in azzurro. Nello sprint per il 6° posto, Moreno ha regolato un drappello comprendente anche gli ottimi Pellizotti, Santaromita, Pozzovivo e Basso, completando la festa Katusha.
L’assolo di Rodriguez rappresenta l’ultima istantanea stagionale dalle grandi classiche, da un’ora circa in letargo fino al 23 marzo prossimo. Sarà quello il giorno in cui, su un tracciato fresco di introduzione della Pompeiana, la Sanremo cambierà volto rispetto alle recenti edizioni; forse, proprio a favore di molti dei protagonisti di oggi.

Matteo Novarini

BOUHANNI, COME DA PROGRAMMA

ottobre 6, 2013 by Redazione  
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In contemporanea al Giro di Lombardia, sulle strade d’oltrape si disputava il Tour de Vendée, ultima prova della Coppa di Francia. I pronostici della vigilia davano favoritissimo il francese Nacer Bouhanni e l’alfiere della FdJ non si è smentito e ha fatto felice chi aveva puntato sul suo successo, conseguito bruciando allo sprint i connazionali Dumoulin e Tronet. L’italiano Alessandro Malaguti, 9° al traguardo, è stato il migliore dei nostri otto corridori al via.

Foto copertina: il podio del Tour de Vendée 2013 (foto Jean-François Quénet)

Mentre sulle strade lombarde il “cacciatore di fughe” Thomas Voeckler, fedele alla sua indole, cercava, facendo saltare il banco, di mettere in carniere la sua prima grande classica, in Vandea, regione dove lui ha stabilito la residenza e risiede anche il quartier generale del suo team, si è svolto l’omonimo Tour, sedicesima e ultima prova della Coppa di Francia.
La corsa, partita da Aizenay, vedeva una discreta starting list che comprendeva anche otto corridori di casa nostra: Mattia Gavazzi, Omar Bertazzo, Alessandro Malaguti, Giairo Ermeti, Matteo Di Serafino, Antonio Parrinello e Francesco Reda della Androni-Venezuela e Francesco Lasca della Caja Rural.
I favori del pronostico erano quasi tutti per l’ex campione di Francia Nacer Bouhanni e il francese di Epinal che indossa le insegne della FdJ ha saputo tenerne fede mettendosi alle spalle nella volata finale a Roche-sur-Yon, dopo 202 km di gara, Samuel Dumoulin (Ag2r La Mondiale) e Steven Tronet (BigMat-Auber 93).
Per i colori italiani ottima la prestazione di Alessandro Malaguti (Androni-Venezuela), che ha chiuso nono.
Ricollegandosi a quanto fatto da Voeckler nel Giro di Lombardia, la sua Europcar ha chiuso la gara che si è disputata sulle sue terre con un po’ di delusione poichè il giovane e talentuoso Bryan Coquard ha chiuso solamente sesto, nonostante le ambizioni sue e del team.

Mario Prato

05-10-2013

ottobre 6, 2013 by Redazione  
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TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)

Lo statunitense Tyler Farrar (Garmin – Sharp) si è imposto nella terza tappa, Hazebrouck – Nieuwpoort, percorrendo 164,2 Km in 3h47′16″, alla media di 43,350 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Janse Van Rensburg e il francese Démare. Miglior italiano Danilo Napolitano (Accent Jobs – Wanty), 11°. Il belga Jens Debusschere (Lotto Belisol Team) è ancora leader della classifica, con 3″ sul danese Morkov e 7″ su Farrar. Miglior italiano Marco Bandiera (IAM Cycling), 44° a 17″.

PICCOLO GIRO DI LOMBARDIA (dilettanti)

L’italiano Davide Villella (Cannondale) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Oggiono, percorrendo 166 Km in 3h53′53″, alla media di 42,585 Km/h. Ha preceduto di 27″ l’italiano Iuri Filosi (Viris Maserati) e di 30″ l’italiano Gianfranco Zilioli (Androni Giocattoli – Venezuela)

04-10-2013

ottobre 5, 2013 by Redazione  
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TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)

Il tedesco John Degenkolb (Team Argos – Shimano) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Poperinge, percorrendo 172,5 Km in 4h03′37″, alla media di 42,485 Km/h. Ha preceduto allo sprint il lussemburghese Drucker e il belga Jens Debusschere (Lotto Belisol Team). Miglior italiano Kristian Sbaragli (MTN Qhubeka), 16°. Debusschere è ancora leader della classifica, con 2″ sul danese Morkov e 4″ su Degenkolb. Miglior italiano Sbaragli, 24° a 14″.

A VOLTE RITORNANO

ottobre 4, 2013 by Redazione  
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E’ stato il giorno della resurrezione dell’olandese Jos Van Emden: a digiuno del sapor della vittoria dal 2010, è tornato al successo alla Sparkassen Muensterland Giro, corsa che l’ha rivisto anche issarti al gradino più alto del podio per la seconda volta, a 6 anni di distanza dall’altra sua affermazione nella corsa tedesca. Beffati i velocisti, naturalmente favoriti dal tracciato, che non sono riusciti a rientrare sul tentativo di fuga che ha visto protagonista l’olandese della Belkin assieme ad altri cinque ardimentosi.

Foto copertina: un successo atteso da tre anni per Van Enden (foto alliance)

Come nel 2007 il vincitore odierno della Sparkassen Muensterland Giro è stato Jos Van Emden della Belkin. Il ventottenne tedesco con il successo odierno toglie l’egemonia nell’albo d’oro di Marcel Kittel, vincitore delle ultime due edizioni.
La corsa tedesca, una delle ultime sopravissute nel paese teutonico, ha un tracciato disegnato per favorire i velocisti, ma quest’anno le cose non sono andate secondo programma perchè è bastata una fuga partita a metà gara per scombussollare i piani delle ruote veloci del gruppo. Un tentativo che forse è stato mal controllato dal plotone ha, infatti, ha permesso ai coraggiosi componenti del drappello dei fuggitivi di andarsi a giocare la vittoria.
Il vincitore Jos Van Emden, tornato alla vittoria dopo un lungo periodo (il suo ultimo successo risale al prologo del Delta Tour Zeeland 2010), ha preceduto il connazionale Tom Veelers dell’Argos-Shimano e il belga Iljo Keisse dell’Omega Pharma-Quick Step. I tre, assieme al belga Michael Van Staeyen della Topsport Vlaanderen-Baloise e all’olandese Dylan Van Baarle della Rabobank Continental, hanno animato la fuga che ha caratterizzato la gara.

Mario Prato

03-10-2013

ottobre 4, 2013 by Redazione  
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SPARKASSEN MÜNSTERLAND GIRO

L’olandese Jos Van Emden (Belkin Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa tedesca, Beckum – Münster, percorrendo 205 Km in 4h21′37″, alla media di 47,015 Km/h. Ha preceduto di 6″ il connazionale Veelers e di 11″ il belga Keisse. Unico italiano Federico Pozzetto (Tirol Cycling Team), 62° a 2′29″.

TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)

Il belga Jens Debusschere (Lotto Belisol Team) si è imposto nella prima tappa, La Louvière – Moorslede, percorrendo 194,8 Km in 4h22′05″, alla media di 44,596 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Maes e Van Bilsen. Miglior italiano Danilo Napolitano (Accent Jobs – Wanty), 13°. Debusschere è il primo leader della classifica, con 1″ sul danese Morkov e 4″ su Maes. Miglior italiano Danilo Napolitano (Accent Jobs – Wanty), 17° a 10″

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