LA VENDETTA DI PURITO

ottobre 6, 2013
Categoria: News

Ad una settimana dalla delusione del Mondiale, sfumato all’ultimo chilometro, Rodriguez si prende la rivincita sulle strade del Giro di Lombardia, bissando il successo dell’anno passato. Decisivo lo scatto sulle ultime rampe della salita di Villa Vergano, identico a quello della scorsa edizione. Piazza d’onore per Valverde, davanti a Majka e Martin. Ritiro a 90 km dal traguardo per Vincenzo Nibali, vittima di una caduta.

Foto copertina: Joaquim Rodriguez taglia a braccia alzate il traguardo di Lecco (foto Bettini)

Potrebbero volerci anni perché Joaquim Rodriguez superi il drammatico finale del Mondiale di Firenze, le lacrime sul podio e le polemiche sulla condotta di Valverde; eppure, ad appena una settimana di distanza dal giorno più brutto di una carriera già ricca di grandi vittorie sfumate in extremis, Purito ha saputo ancora una volta rialzare la testa e convertire l’amarezza in rabbia, riversata sulle rampe più aspre dell’ascesa di Villa Vergano. Proprio come un anno fa, quando giunse al Lombardia sulla scia della Vuelta gettata al vento nella tappa di Fuente Dé, dopo aver già incassato il sorpasso per 16’’ di Hesjedal nella crono conclusiva del Giro, Rodriguez ha scelto l’ultimo strappo del Lombardia – quello dove tutti lo aspettavano – per fare la sua mossa, ancora sotto la pioggia, ancora con l’onere di trovare una grande vittoria in fondo ad una stagione colma di piazzamenti.
Come nelle migliori sceneggiature hollywoodiane, l’ultimo ad arrendersi è stato il principale responsabile del dramma iridato, un Alejandro Valverde insospettabilmente tenace, ma troppo provato dagli allunghi di Pinot e Pozzovivo per poter replicare anche a quello di Purito. Transitato in vetta con 15’’ di ritardo, insieme a Martin e Majka, il murciano ha tentato una quasi impossibile rimonta nella picchiata conclusiva, riuscendo a distanziare i compagni di avventura e scoprendo che si può pedalare senza una ruota da succhiare, ma non arrivando mai a minacciare la leadership del connazionale.
La vittoria vale a Purito anche la testa della classifica World Tour, scippata in extremis ad un assente Chris Froome, mentre le sue modalità, ed in generale lo sviluppo molto bloccato della corsa, si spera inducano gli organizzatori a riconsiderare un percorso che sin dalla sua prima comparsa ha evidenziato pesanti limiti. Il Muro di Sormano, collocato ad oltre 80 km dal traguardo, non può bastare a scuotere una gara sulla quale incombe lo spettro dei 20 km di fondovalle che portano dal termine della discesa del Ghisallo all’attacco della salita di Villa Vergano. Ancora una volta, dopo la spettacolare scalata al Muro, la corsa si è addormentata per quasi 70 km, e – come accadde due anni fa con Vincenzo Nibali -, il famigerato tratto pianeggiante ha tagliato le gambe all’unico coraggioso involatosi da lontano.
Lo sventurato è stato stavolta Thomas Voeckler, dapprima riportatosi, nella discesa del Muro, su Quintana, Valverde, Gasparotto, Caruso e Santaromita – a loro volta evasi nella prima parte della picchiata -, quindi avvantaggiatosi in solitaria, approfittando di una fase di studio. Fino ad allora, ad animare la gara erano stati la maxi-fuga promossa da Vicioso, Rosa, Gavazzi, Clement, Van Avermaet, De Marchi, Longo Borghini, Valencia, Hollenstein, Cunego, Herrada, Intxausti, Meier, Bakelants, Preidler, Thurau, Benedetti, Paulinho, Roche, Marcato e Lammertink, e soprattutto i ritiri anzitempo di Sagan, Scarponi e Nibali, quest’ultimo vittima di una caduta ad una novantina di chilometri dall’arrivo.
Con l’ascesa più dura già alle spalle, il gruppo si è addormentato nel tratto di avvicinamento al Ghisallo, consentendo a Voeckler di presentarsi ai piedi della salita simbolo del Lombardia con oltre 2’ di margine, e a Contador, Gilbert, Rui Costa, Ulissi e Cunego – fra gli altri – di rifarsi sotto, dopo le difficoltà incontrate a Sormano. La scalata, affrontata dal plotone ad andatura più che conservativa, ha regalato al battistrada un ulteriore minuto di vantaggio, conservato intatto al termine della picchiata.
Il pur cospicuo bottino di T-Blanc si è però dissolto sull’interminabile lungolago, e, a metà dell’erta finale, gli ultimi sforzi di un Visconti a sua volta vittima di un rovinoso capitombolo hanno sancito il definitivo ricongiungimento. In un gruppo forte ancora di una trentina di unità, Pinot e Pozzovivo, come detto, hanno tentato per primi, spianando la strada all’attacco tanto telefonato quanto incisivo di Purito, involatosi verso una vittoria fotocopia di quella di dodici mesi fa.
Dietro i due spagnoli, la sfida per il terzo posto fra Majka e Martin è stata risolta a favore del polacco da un ruzzolone all’ultima curva dell’irlandese, quasi beffato sul traguardo anche dal rimontante Gasparotto, migliore degli italiani, a sua volta in cerca di rivincite dopo la mancata chiamata in azzurro. Nello sprint per il 6° posto, Moreno ha regolato un drappello comprendente anche gli ottimi Pellizotti, Santaromita, Pozzovivo e Basso, completando la festa Katusha.
L’assolo di Rodriguez rappresenta l’ultima istantanea stagionale dalle grandi classiche, da un’ora circa in letargo fino al 23 marzo prossimo. Sarà quello il giorno in cui, su un tracciato fresco di introduzione della Pompeiana, la Sanremo cambierà volto rispetto alle recenti edizioni; forse, proprio a favore di molti dei protagonisti di oggi.

Matteo Novarini

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