UN GIRO (BEL)FAST & FURIOUS

ottobre 7, 2013
Categoria: News

Sarà un Giro veloce e, al contempo, furioso quello svelato oggi nella cornice del Palazzo del Ghiaccio di Milano. La velocità la offriranno parecchie tappe destinate agli sprinter e una prima settimana decisamente più “soft” rispetto a quelle vissute nelle scorse edizioni, poi le altimetrie si faranno furiose una volta preso contatto con le montagne che contano. Dal Carpegna ad Oropa, da Montecampione alla riproposizione della tappa della Val Martello fino alla stretta finale sulle strade del Triveneto gli scalatori avranno ampi spazi a disposizione per giocarsi la maglia rosa. Peri passisti ci saranno i 46 lesti chilometri della cronometro di Barolo, ma potrebbero non bastare.

Foto copertina: la tappa del Carpegna, disegnata in ricordo di Marco Pantani (www.gazzetta.it)

E’ il primo pensiero a venire alla mente guardando le altimetrie dell’edizione 2014 della corsa rosa, la 97a di una storia iniziata il 13 maggio del 1909 a Milano, presentata oggi al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Ben 8 tappe per velocisti e una prima settimana avara di salite impegnative saranno il lato “fast” di un Giro che poi diventerà decisamente “furious” quando si dovranno fare i conti con le ascese decisive, che debutteranno allo scoccare del secondo terzo di corsa con una delle salite che fanno più gola agli scalatori, quel Monte Carpegna che a suo tempo esaltò corridori del calibro di Merckx e Fuente e che, a parte una fugace apparizione del 2008, non veniva affrontato nelle fasi calde di una tappa dagli anni ’70. Da quel momento cambierà il volto della corsa rosa, i cui connotati si conosceranno solo il 31 maggio quando, alla vigilia dell’inedita conclusione triestina, si saranno fatti i conti con l’ultima delle sedici grandi salite previste dal tracciato, il Monte Zoncolan, ancora una volta deputato a proclamar la dura legge della salita. Gli scalatori gongolano, un po’ meno i passisti (anche se la crono lunga stavolta sarà più agevole rispetto a quella andata in scena nelle Marche dodici mesi prima) e anche i tifosi grandi appassionati delle sfide in montagna hanno avuto da ridire perché, a loro giudizio, otto arrivi in salita sono troppi (senza contar Viggiano e Montecassino) perché si corre il rischio che quelle frazioni diventino soporifere passerelle per molti chilometri. Va, però, affermato che in questi ultimi anni si è verificato esattamente l’opposto, con Giri e Vuelta sovraccarichi di salite ma corsi sempre al massimo e in maniera effervescente, mentre i Tour di Froome e Wiggins, disegnati con i canonici 4-5 arrivi in salita, si sono rivelati decisamente più noiosi.
Scendendo nei dettagli, il 97° Giro d’Italia scatterà venerdì 9 maggio da Belfast, con un giorno d’anticipo rispetto al solito grazie ad una speciale deroga concessa dall’UCI all’organizzazione, in modo da poter disporre di un ulteriore giorno di riposo, oltre ai due regolamentari, per compiere senza troppo stress il lungo trasferimento verso l’Italia. Quella dall’Irlanda del Nord sarà l’undicesima parte fuori dai confini nazionali (la prima avvenne a San Marino nel 1965, l’ultima nel 2012 in Danimarca) e avrà la forma di una cronometro a squadre di 22 Km, i primi di un percorso che misurerà complessivamente 3449,9 Km, dei quali 94,9 da percorrere contro il tempo, mentre quasi 230 saranno quelli di salita (limitatamente alle sedici grandi ascese).
L’isola gaelica accoglierà anche le due successive frazioni – le prime delle otto destinate agli sprinter, con traguardi fissati ancora a Belfast e poi a Dublino – e si “volerà” anche nella facilissima tappa di Bari, la prima prevista sul suolo italiano. Viggiano e Montecassino (con traguardo alla millenaria abbazia nel 70° anniversario del tragico bombardamento) costituiranno gli approdi di due “isole felici” nel corso di una prima settimana votata ai velocisti e, proporranno, invece, rampette finali che chiameranno alla ribalta i finisseur, mentre i big continueranno la messa a punto dei loro motori in vista dell’imminente approccio con le salite. Per vederle si dovrà lasciar passare sotto le ruote anche la tappa di Foligno, altra giornata da arrivo di gruppo, e attendere il secondo week-end, nel quale Mauro Vegni ha collocato la prima delle tre tappe pensate nel ricordo di Marco Pantani, nel decennale della scomparsa del “Pirata”, che nel corso dei suoi allenamenti più duri soleva inserire gli arcigni 6 Km al 9,9% del Carpegna. Come anticipato, il “Cippo” sarà nel percorso della prima frazione montana, che si concluderà 35 Km più avanti in cima all’inedita salita di Eremo di Monte Carpegna, stazione invernale situata nel comune di Montecopiolo.
L’indomani si replicherà con un secondo arrivo in quota, previsto ai 1528 metri del Passo del Lupo, sopra la località modenese di Sestola, ma stavolta senza incontrare le notevoli pendenze affrontate il giorno precedente.
Il secondo riposo permetterà di leccarsi i “graffi” provocati dai primi “scogli” poi il Giro si rimetterà in marcia con due frazioni che potremmo definire “della memoria”. La prima, destinata agli sprinter, attraverserà le terre emiliane martoriate dal terremoto del maggio 2012 prima della conclusione a Salsomaggiore Terme, dove sarà ricordato Gino Bartali che qui s’impose nel 1936. La seconda ricalcherà le rotte della Parma – Savona (con partenza spostata a Collecchio) del 1969, nel 45° anniversario della storica esclusione di Merckx al Giro, ma con un’importante variazione rispetto al finale di quella frazione, perché si andrà ad affrontare in aggiunta un insidioso circuito, caratterizzato da una salita da non sottovalutare, il Naso di Gatto (6 Km all’8,1%).
A questo punto torneranno a scorrere le lancette dei cronometri per una frazione contro il tempo, più breve ma più “passistosa” rispetto a quella disegnata il maggio scorso tra le colline marchigiane. Ci sarebbe stata la possibilità, vista l’orografia dell’area delle Langhe, di proporre ancora un tracciato ondulato ma si è preferito non imbottire troppo il terreno di gara e così i 46,4 Km che separeranno la rampa di lancio di Barbaresco dalla linea d’arrivo di Barolo non saranno per nulla ubriacanti, una linea pressoché retta spezzata solo da due lievi e brevi ascese collocate nelle battute conclusive.
In un continuo alternarsi di fronti sul traguardo di Rivarolo Canavese torneranno poi in scena i velocisti, chiamati ora alle loro ultime “esibizioni”, poiché da qui a Trieste avranno disposizione solo due palcoscenici, lasciando poi che il sipario si apra sui sei atti alpini del romanzo rosa. I primi due avranno ancora il ricordo di Pantani a far da sfondo poiché si tornerà a ricalcare i finali di due mitiche frazioni dei Giri di fine anni ’90, quella di Oropa prima (con l’inedita e dura salita dell’Alpe di Noveis come antipasto) e quella di Montecampione poi, laddove il “Pirata” colse la definitiva maglia rosa nel Giro che vinse.
Riposatisi per la terza e ultima volta, si andrà poi a render agonisticamente concreta la tappa che all’ultimo Giro è rimasta solo sulla carta del Garibaldi, la frazione che il maltempo impedì di disputare e che sarà riproposta come Vegni la fece, con la partenza da Ponte di Legno, il Gavia, lo Stelvio e, quindi, l’epilogo ai 2059 metri della Val Martello dopo aver percorso 139 Km.
Archiviata la tappa di trasferimento verso Vittorio Veneto (difficile definirla per velocisti in senso stretto per la presenza di diversi strappi nel finale, su tutti il muro di Cà del Poggio) si arriverà alla stretta finale, tre dure tappacce consecutive che andranno a irrobustire i distacchi di un Giro che finora era stato sì impegnativo, ma certamente non duro. La prima, la più “morbida” di queste giornate campali, si concluderà con il semi-inedito arrivo in salita al Rifugio Panarotta, di fatto la prosecuzione dell’ascesa verso Vetriolo Terme, che al Giro non viene affrontata dal 1990 ma è stata proposta come traguardo al Giro del Trentino di quest’anno (frazione vinta dal bielorusso Sivtsov). Seguirà “a ruota” l’annuale appuntamento con la cronoscalata, che sarà decisamente più impegnativa rispetto quella dominata da Nibali sulla Polsa poiché bisognerà superare 1538 metri di dislivello in 19,3 Km salendo sul Monte Grappa dal versante di Semonzo. Sarà una giornata delicatissima perché precederà di 24 ore la tappa più dura del Giro 2014, quella dello Zoncolan, che stavolta non sarà affrontato da solo, come avvenuto nei precedenti arrivi sul monte friulano, ma anticipato da due ascese inedite, i passi del Pura e di Razzo, le cui pendenze da sole basterebbero a farne una frazione da temere, Poi, asciugate le ultime gocce di sudore e le ultime lacrime – chi di rabbia, chi di gioia – si farà festa nell’ultima, lunga passerella di 169 Km da Gemona del Friuli a Trieste, capolinea del 97° Giro d’Italia.

Mauro Facoltosi

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