10-09-2013
settembre 12, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
giorno di riposo
IL VENTO TRASFORMA MOLLEMA IN FINISSEUR
In una giornata che sembrava di stanca generale è il vento, pur non fortissimo, ad accendere la miccia nel gruppo, causando una certa selezione negli ultimi chilometri. Ne fanno le spese – tra i tanti – Pozzovivo e Pinot, mentre l’olandese della Belkin arriva a braccia alzate con un’azione da finisseur collaudato nell’ultimo chilometro.
Foto copertina: l’assolo a sopresa di Mollema sul traguardo di Burgos (foto AFP)
La diciassettesima tappa della Vuelta a España è partita da Calahorra, la città natale di Prudenzio, uno dei massimi poeti latini della tardoantichità. Esaltatrice dell’eroismo dei martiri cristiani e mai reticente sui particolari più cruenti e dolorosi, la penna prudenziana sarebbe stata perfetta per raccontare l’epica tappa dello scorso sabato con l’arrivo alla Collada de la Gallina e, in particolare, il dramma di Ivan Basso, costretto dal meteo da tregenda al ritiro, lui che sembrava aver ritrovato la pedalata migliore, che era in piena lotta per un posto sul podio e che già aveva dovuto saltare il Giro d’Italia per un caso a dir poco sfortunato. Ma oggi, nella cavalcata verso nord che dopo 189 Km ha portato i corridori a Burgos, non erano previste salite veramente impegnative e la corsa, dopo una lunga fase di apparente tranquillità, è stata movimentata solamente nel finale, così che è un altro scrittore latino nato a Calahorra a fare da patrono di giornata: il retore Quintiliano, ben più composto e armonico di Prudenzio ma non privo di una sua originalità.
Mentre i capitani erano già concentrati sulle tappe successive e taluni pensavano già al Mondiale di Firenze (vedasi Cancellara, che si ritirerà questa sera dalla corsa), la giornata ha visto la lunga fuga dell’australiano Adam Hansen (Lotto-Belisol), corridore specializzatosi negli ultimi anni nel portare a termine tutti e tre i grandi giri, e dello spagnolo Francisco Javier Aramendia (Caja Rural-Seguros), già protagonista più volte nel corso di questa Vuelta. Partiti al Km 3, i due fuggitivi hanno raggiunto un vantaggio massimo di 8’10” al Km 50, ma il lavoro costante nel gruppo della Lampre-Merida (per il suo velocista Richeze) e – in misura minore – dell’Orica GreenEdge (per Matthews) ha tenuto sempre sotto controllo la situazione, riducendo con relativa facilità il ritardo, complice anche un fastidioso vento contrario per tutta la prima metà di gara.
Lungo l’Alto de Pradilla, il primo dei due GPM di terza categoria, alle spalle della fuga ci sono state alcune scaramucce: prima è scattato Nico Sijmens (Cofidis), per conquistare i restanti punti per la classifica della montagna e proteggere la maglia del compagno Nicolas Edet, poi è stato quest’ultimo in prima persona a tentare di avvantaggiarsi, ma Daniele Ratto (Cannondale), che lo segue a stretta distanza nella classifica specifica, non s’è fatto sorprendere e con un’attenta marcatura l’ha fatto desistere da ogni tentativo di avvantaggiarsi e raggiungere il suo compagno. È stato questo uno dei pochissimi sussulti nelle prime ore di corsa, in assenza dei temuti scompaginamenti causati dal vento, non ancora propizio per qualche azione di squadra con i ventagli.
Anche la seconda asperità, l’Alto de Valmala, è trascorsa senza emozioni, con in vetta un margine per Hansen e Aramendia di 2’42” sul gruppo e la prevedibile ripetizione della strategia della Cofidis, con cui Edet conquista questa volta l’agognato punto per la propria maglia, aiutato dal fedelissimo Sijmens.
Quand’ecco che, improvvisamente, alla prima comparsa di un refolo di vento propizio a 29 Km dal traguardo, la SaxoBank TinkoffBank ha prodotto un attacco deciso, spezzando momentaneamente il gruppo e trovando il supporto della Radioshack Nissan (soprattutto nella persona di Fabian Cancellara) e poi anche di altre squadre, con l’obiettivo di distanziare i rivali diretti nella classifica generale e di tenere a distanza le ruote veloci. L’accelerazione della prima parte del gruppo, rimasto composto da una quarantacinquina di uomini, ha risucchiato rapidamente i due fuggitivi (raggiunti al Km 168), mentre tra gli attardati si registrano Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale) e Thibaut Pinot (FDJ).
A meno di 9 Km dall’arrivo lo strappo del castello di Burgos, lungo un solo chilometro ma piuttosto duro, ha fatto da trampolino di lancio per un attacco di Diego Ulissi (Lampre-Merida), ma il toscano è stato ripreso da un gruppetto molto allungato e che sembrava destinato a giocarsi il tutto per tutto in volata, non avendo concesso spazio agli ulteriori tentativi di Egoi Martinez (Euskaltel-Euskadi) e di due uomini Astana. Le sorprese inaspettate di questa giornata non erano tuttavia ancora finite, perché l’olandese Bauke Mollema (Belkin), partito in questa Vuelta con ambizioni di classifica ma poi ritrovatosi ben presto in pesante ritardo, ha sfruttato al meglio un attimo di indecisione del gruppo e ha sfoderato una potente progressione negli ultimi 900m, guadagnandosi quei pochi metri sufficienti per arrivare a braccia alzate. In assenza di squadre compatte e di treni ben organizzati, non può avere troppi rimpianti Edvald Boasson Hagen (Sky), che ha dominato la volata davanti a Maximiliano Richeze (Lampre-Merida) e Tyler Farrar (Garmin-Sharp), con il sempre brillante Fabian Cancellara in quinta posizione. Il foltissimo gruppo dei ritardatari ha concluso la propria fatica a 1’30” di distacco, così che Pozzovivo ha perso il quinto posto nella classifica generale a vantaggio del volitivo Nicolas Roche (SaxoBank TinkoffBank), mentre Pinot è riuscito a mantenere per soli 9” la settima piazza, tallonato da Leopold Konig (Netapp Endura).
Domani inizierà la serie dei tre arrivi in salita che determineranno in modo definitivo la classifica generale di questa Vuelta, ancora apertissima. La diciottesima tappa, da Burgos a Peña Cabarga, porterà in 186,5 Km la corsa dalla Castilla y León alla Cantabria, con tre GPM di terza categoria, uno di seconda categoria e l’arrivo di prima categoria: 5,9 Km al 9,2% di media, con l’ultimo chilometro e mezzo veramente impegnativo e con punte fino al 20%. I distacchi saranno inevitabili e capiremo probabilmente se l’affanno di Nibali visto lunedì è stato momentaneo o se la riconferma del titolo diventerà un’impresa ardua.
Giorgio Vedovati
09-09-2013
settembre 10, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Il francese Warren Barguil (Team Argos – Shimano) si è imposto nella sedicesima tappa, Graus – Sallent de Gállego (Aramón Formigal), percorrendo 146,8 Km in 3h43′31″, alla media di 39,406 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Urán Urán e di 3″ il polacco Huzarski. Miglior italiano Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale), 24° a 2′04″. L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora leader della classifica con 28″ sullo statunitense Horner e e 1′14″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.
BARGUIL CONCEDE IL BIS, NIBALI SOFFRE
Al termine di una combattutissima volata con il compagno di fuga Rigoberto Urán il 21enne di Hennebont conquista l’ultima delle frazioni pirenaiche in quel di Aramón Formigal bissando il successo di Castelldefels mentre la corsa dei big vede l’attacco nel finale di Joaquim Rodríguez che mette in difficoltà il messinese, attardato al traguardo di 28” rispetto al catalano e soprattutto di 22″ rispetto a Chris Horner che si fa minaccioso in vista dei tre traguardi in salita consecutivi nelle Asturie.
Foto copertina: Nibali in affanno al traguardo di Aramón Formigal (foto Bettini)
Dopo i due tapponi di Collada La Gallina e Peyragudes la razione pirenaica di questa Vuelta si è conclusa con la frazione che da Graus ha portato dopo 146,8 km alla stazione sciistica di Aramón Formigal (Sallent de Gállego), decisamente meno impegnativa rispetto alle due che l’hanno preceduta ma che prevedeva comunque la salita del Puerto de la Foradada nella prima fase di gara, quella del Puerto de Cotefablo poco oltre metà percorso e gli oltre 20 km dell’ascesa finale, caratterizzata in verità da diversi tratti di falsopiano e altri addirittura in contropendenza ma con la parte più dura proprio negli ultimi 4 km che presentavano una pendenza costante intorno al 7%. Anche in virtù del giorno di riposo dell’indomani che precederà il redde rationem sulle Asturie sono stati non meno di 50 i corridori che hanno tentato di andare in avanscoperta, tra cui i nostri Ivan Santaromita (Bmc), Eros Capecchi (Movistar), Giampaolo Caruso (Katusha), Ivan Santaromita (Bmc), Eros Capecchi (Movistar) e un Michele Scarponi (Lampre-Merida) ancora a caccia di una vittoria dopo la piazza d’onore di Peyragudes. A differenza di quanto ci si poteva attendere, l’Astana di Vincenzo Nibali non ha mai lasciato andare nessuno per la prima metà del percorso, andando in particolare a chiudere su un tentativo che comprendeva, oltre agli altri gli italiani sopra citati, anche Edvald Boasson Hagen e Rigoberto Urán (Team Sky), Bauke Mollema (Belkin) e Rafal Majka (Saxo-Tinkoff). Del ricongiungimento ne ha approfittato Alejandro Valverde (Movistar) per guadagnare 3” di abbuono allo sprint intermedio di Boltaña, subito prima che partisse la fuga rivelatasi decisiva, nata ad opera di Urán, Amets Txurruka (Caja Rural), Dominik Nerz e Martin Kohler (Bmc), Chris Sørensen (Saxo-Tinkoff), Egoi Martínez (Euskaltel), Nico S ijmens (Cofidis), Bartosz Huzarski (NetApp-Endura) e dell’immancabile Juan Antonio Flecha, unico a mettersi in mostra in questa Vuelta di una Vacansoleil per il resto disastrosa. Questa volta è stata la Movistar a tenerli nel mirino, apparentemente per andare a caccia del successo di tappa con Valverde su di un arrivo ideale per le caratteristiche del murciano: in realtà il vero scopo dell’azione degli uomini di Unzue si è rivelato quello di inserire degli uomini della fuga e, infatti, nel nomento in cui il distacco si era ridotto a una trentina di secondi Sylvester Szmyd e Beñat Intxausti sono scattati dal plotone riuscendo a portarsi sul gruppetto di testa. Questa strategia della formazione iberica non ha pagato dal momento che nel finale nè il polacco nè il basco e neppure José Herrada, che uscirà dal gruppo successivamente, avranno le gambe per giocarsela con gli altri battistrada.
In ogni caso la situazione è rimasta fluida fino in cima alla pedalabile ascesa del Puerto de Cotefablo sulla quale, invogliati dal vantaggio ridotto dei fuggitivi, diversi altri uomini si sono avvantaggiati riuscendo a riportarsi in testa alla corsa. I primi a muoversi sono stati Warren Barguil (Argos-Shimano), Juan Manuel Gárate (Belkin), Ben Gastauer (Ag2r), Vladimir Gusev (Katusha), Nicki Sørensen (Saxo-Tinkoff) e Christian Meier (Argos-Shimano) mentre nella successiva discesa – nel corso della quale l’Astana ha finalmente tirato i remi in barca dopo essersi riportata in testa in salita tenendo un ritmo regolare ma comunque tutt’altro che blando – sono riusciti a rientrare anche Dmitry Kozontchuk (Katusha), Maciej Paterski (Cannondale), Ben Gastauer (Ag2r), Luis Angel Mate (Cofidis), Andre Cardoso (Caja Rural) e il già citato Herrada, peraltro 14° nella generale a 13′31” da Nibali. Si è dunque formato al comando un gruppo di 23 atleti che hanno acquisito un vantaggio superiore ai 3 minuti, più che sufficienti per giocarsi il successo in virtù della qualità di molti dei nomi presenti e della non eccessiva durezza della salita finale.
Si sono viste due corse in una, dunque, negli ultimi 20 km con Urán, Gárate e Barguil che hanno tentato ripetutamente di fare la differenza nel gruppetto di testa finchè ai -10 dal traguardo il giovane francese già vincitore a Castelldefels non è riuscito a prendere il largo e, approfittando inizialmente di un momento di indecisione tra gli ex compagni d’avventura, ad acquisire fino a 35” di vantaggio e conservarli fino all’inizio del tratto più duro, quando su di lui è rinvenuto Urán, le cui quotazioni dopo le prime due settimane di corsa decisamente in ombra sono in netto rialzo in chiave Mondiali di Firenze, inseguito a sua volta da Nerz e da un sorprendente Huzarski. Una volta rientrato il colombiano ha tentato immediatamente di involarsi in solitudine ma Barguil, che non aveva affatto esaurito le proprie energie, ha prontamente replicato e i due hanno proceduto appaiati fino al traguardo dove, al termine di una volata incertissima che si è decisa per pochissimi centrimetri, il transalpino ha avuto la meglio, conquistando così il secondo successo in una Vuelta in cui, accanto a doti atletiche che potranno portarlo in futuro a giocarsi classiche come Liegi e Lombardia oltre ai grandi Giri, ha dimostrato un’intelligenza tattica non comune per un neoprofessionista che non ha ancora compiuto i 22 anni. Urán ha dovuto dunque accontentarsi della piazza d’onore con Huzarski 3° a 3”, Nerz 4° a 8”, Herrada 5° a 20”, Cherel e Paterski 6° e 7° a 37” e, a seguire, alla spicciolata altri atleti che componevano il gruppo dei 23.
La corsa dei favoriti ha visto per lunghi tratti tirare l’Euskaltel – che nella fuga aveva il solo Martínez che non dava certo grandi garanzie di competitività – con un’azione apparsa finalizzata più a difendere l’8° posto nella generale di Samuel Sánchez dall’assalto di Herrada oppure la piazza d’onore dei “naranja” nella classifica a squadra piuttosto che di tentare un improbabile recupero sui fuggitivi. Quindi Janez Brajkovic (Astana) ha scandito un passo regolare per qualche centinaio di metri e poi la Katusha, con Gusev recuperato strada facendo e Daniel Moreno, ha operato un forcing per lanciare l’attacco di Joaquim Rodríguez. Il primo a muoversi, a poco meno di 2 km dal traguardo, è stato in realtà Valverde, con un allungo prontamente stoppato da un Tanel Kangert (Astana), come sempre preziosissimo per Nibali. Ben più incisivo è stato lo scatto di Purito, che per la prima volta in questa Vuelta è riuscito a fare il vuoto e a pagare dazio in modo decisamente inatteso, dopo le dimostrazioni di forza delle giornate precedenti, è stato proprio lo “Squalo”, che ha perso le ruote non solo del catalano ma anche di Valverde e del suo più diretto rivale Chris Horner (RadioShack), venendo poi superato anche da altri corridori precedentemente staccati e concludendo la tappa in estrema sofferenza. Al traguardo Rodríguez ha chiuso a 1′41” da Barguil precedendo di 3” Valverde, di 6” Thibaut Pinot (Fdj) e un Horner che pure è stato a sua volta meno brillante che in altre occasioni, di 15” un Sánchez in lenta ma costante crescita, di 22” Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff), di 23” Igor Antón (Euskaltel) e un Domenico Pozzovivo un po’ sotto tono. La defaillance di Nibali, giunto a 22” da Horner, ha ha dato un senso alla precedente condotta di gara dell’Astana che aveva lo scopo di impedire che si avvantaggiassero uomini che avrebbero potuto fungere da punto d’appoggio per gli avversari diretti del messinese.
In ogni caso Nibali rimane al comando della Vuelta con 28” su Horner, 1′14” su Valverde, 2′29” su Rodríguez, 3′38” su Pozzovivo e 3′43” su Roche e ha tutte le carte in regola per bissare il successo del 2010, sempre che il suo cedimento sia dovuto a una semplice giornata storta e non a una condizione che inizia a calare per via di una preparazione per la corsa a tappe iberica non certo condotta a puntino come lo era stata quella per il trionfale Giro d’Italia. Tutto si deciderà nei tre arrivi in salita consecutivi alla Peña Cabarga, all’Alto del Naranco e, soprattutto a quello spauracchio che risponde al nome di Angliru, il “Mortirolo” di Spagna, in programma il penultimo giorno. Prima i corridori si fermeranno per la seconda giornata di riposo per poi rimettersi in sella per affrontare la 17a tappa, 189 km da Calahorra a Burgos nei quali torneranno alla ribalta i velocisti malgrado i due GPM posti intorno a metà percorso.
Marco Salonna
ALTRO CHE LOMBARDA, É LA SETTIMANA DI SINKEWITZ
Dominio netto del tedesco Patrick Sinkewitz (Meridiana-Kamen) all’edizione 2013 della Settimana Ciclistica Lombarda, durante la quale il corridore della Meridiana si è visto trionfare in ben due tappe e nella classifica generale.
Qui è riuscito a precedere di oltre un minuto il croato Radoslav Rogina (Adria Mobil) e il neoprofessionista Francesco Manuel Bongiorno (Bardiani-CSF).
Foto copertina: il podio dell’edizione 2013 della Settimana Lombarda by Bergamasca (foto Bettini)
É da tempo che Patrick Sinkewitz mostrava un buon colpo di pedale, per esempio in gare come la Coppa Agostoni o il Memorial Pantani, ma non era mai riuscito a massimizzare la sua notevole condizione fisica. Il “mai” è finito nella prima tappa della Settimana Lombarda, edizione 2013, nella quale il corridore tedesco della Meridiana si è imposto con un attacco negli ultimi due chilometri. Prima però è doveroso spendere due parole su questa corsa che, per questione economiche e quindi di sopravvivenza, si è ridotta a solo tre tappe, tutte quante previste in territorio bergamasco: la prima a Valtorta, la seconda a Foppolo e la terza a Bergamo.
Nella prima tappa, lunga 168 chilometri e con partenza da Brembate, l’arrivo in salita a Valtorta ha posto gli uomini di classifica subito nella condizione di darsi battaglia negli ultimi impegnativi chilometri di gara. A spuntarla è proprio Sinkewitz, che approfitta di un attacco di Rebellin per staccare tutti quanti e giungere solitario sul traguardo. Distaccati di 16” giungono Ivan Rovny (Ceramiche Flaminia) e Davide Rebellin (CCC Polsat).
Nella seconda tappa, da Boltiere a Foppolo e sempre con l’arrivo in salita, è ancora Patrick Sinkewitz a trionfare, poichè il tedesco è riuscito a precedere di 30” il russo Yuri Trofimov (Katusha) e di 33” l’ex campione italiano Franco Pellizotti (Androni-Venezuela).
Nella terza tappa, con arrivo a Bergamo, il percorso si fa più semplice e cambia il nome del vincitore, il russo Alexey Tsatsevitch, più veloce fra i 20 corridori che si sono presentati sul rettilineo finale per lo sprint. Alle sue spalle si classificano Mauro Finetto (Vini Fantini) e Franco Pellizotti (Androni-Venezuela).
Non è solo il russo a festeggiare perché, essendo l’ultima tappa quella di Bergamo, si ha anche la consacrazione di Patrick Sinkewitz che si aggiudica ufficialmente la classifica finale con un vantaggio di 1′12” nei confronti di Radoslav Rogina (Adria Mobil) e di 1′24” su Francesco Manuel Bongiorno (Bardiani-CSF).
Paolo Terzi
GENIEZ PROFETA IN PATRIA, PARI E PATTA TRA I BIG
Al termine di una lunghissima fuga il passista scalatore francese si impone in solitaria nella tappa pirenaica di Peyragudes davanti a Michele Scarponi, unico insieme al corridore della Fdj a resistere al ritorno dei migliori, e a Nicolas Roche mentre Vincenzo Nibali controlla con autorità gli attacchi degli avversari diretti e giunge insieme a loro al traguardo facendo un altro passo importante verso la maglia rossa di Madrid.
Foto copertina: il francese Geniez testa della corsa nella tappa regina della Vuelta 2013 (foto Bettini)
La frazione che da Andorra portava in Francia in quel di Peyragudes si presentava come la tappa regina della Vuelta in virtù della distanza di 224,9 km, del fatto che i corridori avessero nelle gambe lo sforzo, reso ancor più duro dal maltempo, di Collada de la Gallina e delle quattro lunghe salite presenti lungo il percorso con il Port del Cantò e il Port de la Bonaigua nella fase iniziale prima di un lungo tratto di discesa e pianura e di un finale già andato in scena al Tour de France 2012 con il successo di Alejandro Valverde, caratterizzato dall’impegnativo Port de Balès, ascesa di 19,2 km che salendo diventa sempre più aspra fino a toccare pendenze costantemente intorno al 10% negli ultimi 5, seguito, dopo una tecnica discesa, da una montagna mitica della Grande Boucle ancorchè non impossibile quale il Col du Peyresourde, prima di una breve picchiata e dei 3 km conclusivi ancora all’insù verso il traguardo. Fortunatamente le condizioni meteo sono andate migliorando nel corso della giornata ma fino al primo pomeriggio pioggia e freddo hanno continuato a imperversare sulla corsa costringendo diversi atleti ad abbandonare la corsa, anche se tra questi non manca chi, come Tony Martin e Zdenek Stybar (Omega-QuickStep) e Philippe Gilbert (Bmc), ha lasciato la Vuelta per scelta in modo da preparare al meglio il Mondiale di Firenze.
A differenza di quanto accaduto nella tappa precedente i tentativi di fuga si sono susseguiti, complice la partenza in salita verso il Port del Cantò, fin dalle prime fasi e ben presto si forma in testa un plotoncino di 28 atleti portato fuori da Amets Txurruka (Caja Rural) e comprendente Bartosz Huzarski e Josè Joao Mendes (NetApp-Endura), Giampaolo Caruso (Katusha), Yaroslav Popovych (RadioShack), Yannick Eijssen (Bmc), Javier Moreno e Josè Herrada (Movistar), Mikel Nieve, Mikel Landa e Gorka Verdugo (Euskaltel), Francis De Greef (Lotto-Belisol), Juan Manuel Garate (Belkin), Mikael Cherel (Ag2r), Rafal Majka e Oliver Zaugg (Saxo-Tinkoff), Kenny Elissonde e Alexandre Geniez (Fdj), Juan Antonio Flecha (Vacansoleil), Warren Barguil (Argos-Shimano), Sergio Luis Henao e Dario Cataldo (Team Sky), Nicolas Edet (Cofidis), Michael Matthews (Orica-GreenEdge), Serge Pauwels (Omega-QuickStep), Maciej Paterski (Cannondale), Michele Scarponi (Lampre-Merida) e Andre Cardoso e David Arroyo (Caja Rural), quest’ultimo 12° in classifica generale a 11′26”. Il 33enne di Filottrano era 15° a 12′26” dal leader Vincenzo Nibali e anche per questo l’Astana ha pertanto lasciato fare, tanto più in considerazione del fatto che Popovych, possibile punto di appoggio per il più diretto rivale del siciliano Chris Horner, è stato tra i primi a perdere contatto dal gruppo di testa al pari di un Cataldo lontano dai suoi livelli migliori e i fuggitivi hanno potuto gradatamente accumulare minuti su di un plotone che ha percorso ad andatura regolare anche il Port de la Bonaigua e ha accelerato solo nel lungo tratto che portava ai piedi del Port de Balès, quando si è portata al comando la Saxo-Tinkoff di un Nicolas Roche voglioso di riscattare la debacle di Collada de la Gallina. Proprio lungo le rampe della Bonaigua si è decisa la lotta per il successo di tappa con i francesi, particolarmente motivati nella giornata in cui la Vuelta approdava in terra transalpina, che si sono mossi in blocco con Geniez, Barguil, Edet e Cherel, ai quali si sono aggregati Cardoso e De Greef mentre tutti gli altri hanno lasciato fare, confidando nella superiorità numerica nel lungo tratto di discesa e pianura successiva per recuperare il terreno perduto. I sei uomini al comando hanno, però, proseguito di buon accordo mentre alle loro spalle la sola Euskaltel ha condotto con vigore l’inseguimento e ai piedi del Balès il plotoncino comprendente i vari Scarponi, Nieve e Arroyo era ancora cronometrato a 2′20” dalla testa della corsa mentre il ritardo del gruppo Nibali sfiorava i 6 minuti.
Lungo l’ascesa più dura di giornata Geniez e Cardoso, portoghese poco conosciuto dal grande pubblico ma già in grado di arrivare sempre a ridosso dei migliori in tutte le tappe di montagna affrontate fin qui, sono rimasti soli al comando mantenendo un margine di sicurezza sul gruppo di Scarponi, che a sua volta si è ridotto strada facendo con atleti del calibro di Henao e Nieve andati sorprendentemente in crisi e i soli Arroyo, Majka, Herrada, Caruso e Garate in grado di rimanere a ruota del marchigiano, insieme al quale hanno via via ripreso e staccato coloro che si trovavano nel mezzo. Alle loro spalle è stato Chris Sørensen (Saxo-Tinkoff), eroico su queste stesse strade al Tour di un anno fa quando aveva concluso la tappa malgrado una vistosa ferita alla mano conquistando anche grazie a quest’impresa il premio della combattività, a scandire un buon passo per Roche riducendo il gruppo della maglia rossa a una trentina di atleti. In prossimità dello scollinamento l’irlandese, 6° nella generale a 4′06” da Nibali, ha lanciato il suo attacco al quale nessuno ha replicato. Anzi, nella successiva picchiata ha potuto anche contare sul supporto di Zaugg, che ha tirato a tutta fino ai primi chilometri del Peyresourde consentendo al compagno di squadra di guadagnare oltre un minuto sugli altri uomini di classifica. Più avanti è arrivato anche l’aiuto di Majka mentre in testa alla corsa un Cardoso letteralmente fermo in discesa ha perso la ruota di Geniez che ha potuto così involarsi verso il successo.
Il passista scalatore francese, atleta piuttosto discontinuo in questi suoi primi 4 anni di carriera da professionista ma dal talento certamente superiore rispetto ai risultati ottenuti fin qui, ha, infatti, mantenuto un gran ritmo anche sull’ultima salita che gli ha consentito di imporsi con 3′03” su uno Scarponi che ha staccato gli altri inseguitori facendo valere nella tappa più lunga della Vuelta le sue doti di fondo, anche se ciò non è bastato per conquistare quella che sarebbe stata la prima vittoria stagionale, e 3′07” sul rimontante Roche, alle spalle del quale si è scatenata la lotta tra gli uomini di classifica. Il primo ad attaccare, intorno a metà del Peyresourde, è stato Daniel Moreno (Katusha), che però pagherà dazio successivamente uscendo dalla top ten della generale, quindi ci hanno provato Horner, che per il secondo giorno consecutivo ha avuto il supporto di un Robert Kiserlovski sopra le righe, Alejandro Valverde (Movistar), Joaquín Rodríguez (Katusha) e per ben quattro volte Thibaut Pinot (Fdj), che già si era reso protagonista di uno scattino in cima al Balès insieme a Igor Antón (più che altro per affrontare davanti la discesa). Nibali ha sempre risposto con estrema autorità dando a tratti anche l’impressione di poter essere lui a poter fare la differenza e sul traguardo ha chiuso 4° a 3′20” da Geniez con a ruota Valverde, Horner, Rodríguez e un Domenico Pozzovivo (Ag2r) che ha corso sempre sulla difensiva mentre 10° e 11° a 3′23” si sono piazzati Herrada e Arroyo, scavalcati nelle centinaia di metri conclusive, 12° a 3′45” un Pinot che nel finale ha pagato gli sforzi precedenti e 13° un Samuel Sánchez (Euskaltel) che, dopo aver fatto più volte l’elastico, ha perso contatto negli ultimi 3 km chiudendo in compagnia di Leopold König (NetApp-Endura) e di un Rigoberto Urán (Team Sky) più pimpante rispetto alle scorse giornate. L’ex maglia rossa Daniel Moreno, invece, ha chiuso 19° a 6′19” ed è il grande sconfitto di una giornata in cui, per il resto, la classifica generale non ha subito variazioni significative. Le posizioni fino alla quinta e i distacchi sono, infatti, rimasti immutati con Nibali che guida con 50” su Horner, 1′42” su Valverde, 2′57” su Rodríguez e 3′43” su Pozzovivo in scia al quale si è portato Roche, ora 6° a soli 6” dallo scalatore dell’Ag2r, mentre Pinot ha mantenuto la 7a piazza ma con un distacco dalla testa salito a 4′59” e Scarponi ne ha guadagnate due portandosi al 13° posto con un ritardo di 12′03”. In programma ora la terza e ultima tappa pirenaica, 146,8 km da Graus ad Aramón Formigal che presentano difficoltà altimetriche decisamente inferiori rispetto alle due ultime frazioni che l’hanno preceduta, ma l’arrivo è comunque in salita e gli ultimi 4 km con una pendenza media intorno al 7% potrebbe creare distacchi, sia pure di lieve entità, tra gli uomini di classifica.
Marco Salonna
BOUHANNI VENDICA BRUXELLES
Solo ventiquattrore prima aveva assaporato l’amarezza del terzo posto, preceduto allo sprint dai tedeschi Greipel e Degenkolb sul traguardo dell’ex Parigi – Bruxelles. E’ bastata un giorno al francese Bouhanni per gustare la vendetta e giustiziare sulle strade di casa proprio Greipel, precedendo allo sprint al GP de Fourmies, dove ha avuto la meglio sul tedescone della Lotto Belisol e sul connazionale Coquard. L’italiano Cimolai è il migliore dei nostri, 4° al traguardo di una corsa che ha visto all’attacco anche Malaguti.
Foto copertina: Bouhanni a segno nell’81a edizione della corsa francese (sport.be.msn.com)
Il francese Nacer Bouhanni si è imposto nella volata conclusiva dell’edizione 2013 del GP de Fourmies / La Voix du Nord. Il portacolori della FDJ con il suo guizzo vincente ha relegato nelle posizioni di rincalzo il tedesco Greipel (Lotto Belisol) e il francese Bryan Coquard (Europcar) e si è aggiudicato la sua ottava vittoria stagionale. La corsa conclusasi in volata grazie soprattutto al gran lavoro degli uomini della FDJ, premiati poi dalla vittoria del loro compagno, è stata caratterizzata dalla lunga fuga di Helven, Quintero, Madrazo, Duval, Quemeneur e Koretzky, raggiunti ai meno 20, quando si è cominciato a fare sul serio e le squadre si accingevano a presentare nella posizione migliore i loro velocisti. Da segnalare anche un coraggioso tentativo di Koren, Bodnar, Bardet, Duque e Malaguti, avvantaggiatisi quando mancavano solo 10 km al termine ma durato solo fino ai meno 4, quando ormai il duello rusticano tra ruote veloci era già cominciato.
Tra i colori italiani ottime prove di Davide Cimolai, quarto e di Elia Viviani, settimo.
Mario Prato
08-09-2013
settembre 9, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Il francese Alexandre Geniez (FDJ.fr) si è imposto nella quindicesima tappa, Andorra – Peyragudes, percorrendo 224,9 Km in 6h20′12″, alla media di 35,492 Km/h. Ha preceduto di 3′03″ l’italiano Michele Scarponi (Lampre – Merida) e di 3′07″ l’irlandese Roche. L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora leader della classifica con 50″ sullo statunitense Horner e e 1′42″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.
GP DE FOURMIES – LA VOIX DU NORD
Il francese Nacer Bouhanni (FDJ.fr) si è imposto nella corsa francese, circuito di Fourmies, percorrendo 205 Km in 4h37′29″, alla media di 44,327 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Greipel e il francese Coquard. Miglior italiano Davide Cimolai (Lampre – Merida), 4°.
KERNEN OMLOOP ECHT-SUSTEREN
L’olandese Dylan Groenewegen (Cyclingteam De Rijke – Shanks) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Echt, percorrendo 184,3 Km in 4h48′55″, alla media di 38,274 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Thömel e l’olandese Stroetinga.
OKOLO JIZNICH CECH (Repubblica Ceca – dilettanti)
Il belga Xandro Meurisse (U-23 Lotto – Belisol Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Písek – Jindřichův Hradec, percorrendo 140,9 Km in 3h08′53″, alla media di 44,758 Km/h. Ha preceduto allo sprint il polacco Oborski e il francese Florian Senechal (Etixx – iHNed). Miglior italiano Christian Grazian (Cycling Team Friuli), 20°. In classifica si impone Senechal con 4″ sul tedesco Reinhardt e 7″ sul croato Kvasina. Miglior italiano Matteo Marcolin (Cycling Team Friuli), 13° a 57″.
TOUR OF ALBERTA (Canada)
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Okotoks – Calgary, percorrendo 129,4 Km in 2h42′20″, alla media di 47,827 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Mezgec e il tedesco Förster. Due italiani in gara: Damiano Caruso (Cannondale Pro Cycling Team) 22° con lo stesso tempo dei primi, Davide Frattini (UnitedHealthcare Presented by Maxxis) 77° a 38″. In classifica si impone l’australiano Rohan Dennis (Garmin – Sharp) con 18″ sullo statunitense Bookwalter e 30″ su Caruso. Frattini 74° a 19′15″.
ASTICO – BRENTA (dilettanti)
L’italiano Fabio Chinello (Team Marchiol-Emisfero-Site) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Schiavon, percorrendo 189,1 Km in 4h31′37″, alla media di 41,772 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Andrea Zordan (Zalf Euromobil Désirée Fior) e Liam Bertazzo (Trevigiani Dynamon Bottoli)
07-09-2013
settembre 8, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA A ESPAÑA
L’italiano Daniele Ratto (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella quattordicesima tappa, Bagà – Collada de la Gallina (Andorra), percorrendo 155,7 Km in 4h24′00″, alla media di 35,386 Km/h. Ha preceduto di 3′53″ l’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) e di 3′55″ lo statunitense Horner. Nibali è ancora leader della classifica con 50″ su Horner e e 1′42″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.
BRUSSELS CYCLING CLASSIC
Il tedesco André Greipel (Lotto Belisol Team) si è imposto nella classica belga, circuito di Bruxelles, percorrendo 196,9 Km in 4h55′58″, alla media di 39,916 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Degenkolb e il francese Bouhanni. Miglior italiano Davide Cimolai (Lampre – Merida), 5°.
SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA
Il russo Alexey Tsatevich (Katusha Team) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Gorle – Bergamo, percorrendo 159,1 Km in 3h13′33″, alla media di 49,320 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Mauro Finetto (Vini Fantini – Selle Italia) e Franco Pellizotti (Androni Giocattoli – Venezuela). In classifica si impone il tedesco Patrick Sinkewitz (Meridiana Kamen Team) con 1′12″ sul croato Rogina e 1′24″ sull’italiano Francesco Manuel Bongiorno (Bardiani Valvole – CSF Inox)
OKOLO JIZNICH CECH (Repubblica Ceca – dilettanti)
Il croato Matija Kvasina (Team Gourmetfein Simplon) si è imposto nella terza tappa, Trhové Sviny – Tábor, percorrendo 181,8 Km in 4h20′45″, alla media di 41,833 Km/h. Ha preceduto di 17″ il polacco Podlaski e di 19″ l’austriaco Benetseder. Miglior italiano Matteo Marcolin (Cycling Team Friuli), 21° a 1′03″. Il francese Florian Senechal (Etixx – iHNed) è ancora leader della classifica con lo stesso tempo del tedesco Reinhardt e 3″ su Kvasina. Miglior italiano Marcolin, 13° a 44″.
TOUR OF ALBERTA (Canada)
L’australiano Cadel Evans (BMC Racing Team) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Black Diamond, percorrendo 169 Km in 3h57′18″, alla media di 42,730 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Geschke e l’olandese Slagter. Due italiani in gara: Damiano Caruso (Cannondale Pro Cycling Team) 23° a 9′44″, Davide Frattini (UnitedHealthcare Presented by Maxxis) 25° a 9′44″. L’australiano Rohan Dennis (Garmin – Sharp) è ancora leader della classifica con 18″ sullo statunitense Bookwalter e 30″ su Caruso. Frattini 74° a 18′37″.
BUCKS COUNTY CLASSIC
Lo statunitense Kiel Reijnen (Unitedhealthcare Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa statunitense, New Hope – Doylestown, percorrendo 166 Km in 4h17′08″, alla media di 38,734 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Lewis e di 3″ lo statunitense Cooke. Unico italiano in gara Marco Zanotti (Utensilnord Ora24.eu), 14° a 2′40″.
RATTO SI SCOPRE GRIMPEUR, NIBALI SEMPRE PIU’ IN ROJA
Impresa del 23enne di Moncalieri che nella prima tappa pirenaica, contrassegnata dal maltempo, stacca i compagni d’avventura tra cui Philippe Gilbert e conquista la cima di Collada de la Gallina con un vantaggio di 2′53” sul siciliano che risponde all’attacco di Chris Horner e lo stacca negli ultimi metri portando a 50” il suo vantaggio sullo statunitense e a 1′42” su un Alejandro Valverde in difficoltà nella discesa dell’Alto de la Comella mentre naufraga Nicolas Roche che dice addio alla zona podio. Il gran freddo fa molte vittime e tra queste anche Ivan Basso che soffre di un principio di ipotermia nella discesa del Port d’Envalira ed è costretto al ritiro.
Foto copertina: trionfo sotto l’acqua per Ratto alla Collada della Gallina (foto AFP)
Dopo le due frazioni interlocutorie di Tarragona e Castelldefels la Vuelta è approdata sui Pirenei con la 14a tappa, 155,7 km da Bagà a Collada de la Gallina, nel principato di Andorra, caratterizzati dalle scalate del Port de Envalira, cima Alberto Fernández di questa edizione della corsa a tappe iberica con i suoi 2410 metri, dell’ostico Col d’Ordino, del più abbordabile Alto de la Comella e infine da un’ascesa finale di 7,2 km contrassegnata da una pendenza media dell’8% ma con tratti molto più impegnativi dai -4 al traguardo, affrontata anche nel 2012 quando ad alzare le braccia fu Alejandro Valverde che ebbe la meglio su Joaquim Rodrìguez e Alberto Contador al termine di un’emozionante battaglia. A rendere ancora più dura la corsa e influire in modo decisivo sul risultato finale è sopraggiunto inoltre il brutto tempo, con pioggia lungo tutto il percorso e temperature notevolmente più basse rispetto alle giornate precedenti, fino a toccare i 5° in cima al Port d’Envalira.
Ci si attendevano scatti e controscatti fin dalle prime battute ma il clima e il menù delle salite che attendevano i corridori ha evidentemente suggerito a molti di tirare i remi in barca e il primo tentativo di giornata, operato dal campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc), dal torinese Daniele Ratto (Cannondale), dal francese Philippe Chainel (Ag2r) e dalla coppia del Team Belkin composta da Graeme Brown e dal decisamente più quotato in salita Luis León Sánchez, ha avuto immediatamente via libera da un gruppo nel quale l’Astana di Vincenzo Nibali ha mantenuto fin quasi in vetta all’Envalira un’andatura molto blanda, consentendo ai battistrada di accumulare fino a oltre 12 minuti di vantaggio. Lungo le rampe del valico andorrano Sánchez, Gilbert e Ratto sono rimasti soli al comando mentre in gruppo ha preso l’iniziativa la Katusha di Rodríguez con un Luca Paolini particolarmente pimpante nel dettare un ritmo che ha fatto vittime illustri tra cui Rigoberto Urán (Team Sky) e il 9° della classifica generale Rafal Majka (Saxo-Tinkoff), paralizzati dal freddo e giunti al traguardo con un distacco superiore ai 20′. Il gruppo maglia roja si era così ridotto a una sessantina di unità, ma ulteriori sorprese sono avvenute nella successiva discesa e a farne le spese sono stati Luis Leon Sánchez, vittima anche di una caduta, e soprattutto Ivan Basso (Cannondale), che contava sulla tre giorni pirenaica per avvicinare la zona podio e che, invece, al pari dello spagnolo ha accusato un principio di ipotermia che lo ha addirittura costretto al ritiro. Al contrario, il compagno di squadra Ratto, decisamente più a suo agio con queste condizioni atmosferiche, è rimasto solo al comando distanziando un Gilbert non ancora al top della condizione. Che per il 23enne di Moncalieri fosse la giornata giusta lo si è compreso lungo le due ascese successive in cui, nonostante il ritmo sostenuto della Katusha e della RadioShack di Chris Horner, ha mantenuto un vantaggio sempre vicino ai 10 minuti, che gli ha consentito di affrontare con il proprio passo l’ascesa finale e completare un’impresa assolutamente inaspettata alla vigilia, che con ogni probabilità gli varrà la convocazione nella nazionale azzurra di Firenze.
Alle spalle del corridore della Cannondale e di Gilbert, che dal canto suo ha continuato a cedere terreno fino a essere raggiunto e staccato dai migliori sull’ascesa finale, le carte si sono rimescolate più volte con Amets Txurruka (Caja Rural) e Johannes Fröhlinger (Argos-Shimano) che hanno tentato di prendere il largo e successivamente un’azione orchestrata dall’Euskaltel per Igor Antón, che insieme ai compagni Pablo Urtasun e Egoi Martínez si è avvantaggiato in un tentativo che comprendeva anche José Herrada (Movistar), David Arroyo (Caja Rural), Alex Howes (Garmin-Sharp), un sorprendente – su di un percorso così impegnativo per lui – Juan Antonio Flecha (Vacansoleil) e anche l’8° della generale Thibaut Pinot (Fdj). A questi attaccanti il gruppo, comprendente ormai non più di una trentina di corridori e del quale non facevano più parte Michele Scarponi (Lampre-Merida) e Sergio Henao (Team Sky), non ha lasciato spazio. Lungo la tecnica discesa dell’Alto de la Comella Alejandro Valverde (Movistar), probabilmente anch’egli intirizzito dal freddo, ha perso terreno riuscendo a rimanere a galla grazie all’aiuto di Herrada, unico compagno rimastogli al fianco, ma iniziando comunque la salita finale con un distacco di 40” dagli altri uomini di classifica. Sulle prime rampe verso Collada della Gallina è stato un monumentale Robert Kiserlovski (RadioShack) a scandire un ritmo forsennato che ha mandato ben presto al tappeto Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) e diversi altri atleti finchè alla ruota del croato non sono rimasti i soli Horner e Nibali, inseguiti da Rodríguez, Pinot, Domenico Pozzovivo (Ag2r) e da un Samuel Sánchez (Euskaltel) che giorno dopo giorno cresce di condizione. A 4 km dalla vetta il 41enne statunitense ha lanciato il suo attacco ma, a differenza di quanto era avvenuto sull’Alto de Hazallanas, Nibali ha risposto con estrema facilità e negli ultimi 200 metri ha dato un’ulteriore prova di forza con un’accelerazione che gli è valsa il secondo posto di giornata a 3′53” da Ratto e con esso 6 importanti secondi di abbuono, mentre Horner ha chiuso 3° a 3′55”, un Rodríguez competitivo (ma lontano dai livelli dell’ultima settimana del Tour) 4° a 4′11”, Sánchez 5° a 4′19” e un tenacissimo Valverde 6° a 4′43” grazie a un ottimo finale di corsa che gli ha consentito di superare Pinot e Pozzovivo, rispettivamente 7° e 8° con un ritardo di 4′46”, mentre Roche è precipitato a 7′22” uscendo dai giochi per il podio di Madrid.
La nuova classifica generale vede Nibali – che può contare anche su un’Astana decisamente in palla con Tanel Kangert, Jacob Fuglsang e Janez Brajkovic in crescita di condizione – al comando con 50” su Horner, 1′42” su Valverde, 2′57” su Rodríguez, 3′43” su Pozzovivo e 4′06” su Roche alla vigilia della seconda tappa pirenaica, 224,9 km da Andorra a Peyragudes con previsioni meteo che ancora non promettono nulla di buono. La fase iniziale prevede le scalate del Port del Cantò e del Port de la Bonaigua prima dell’approdo in territorio francese e del finale identico a quello del Tour di un anno fa, quando a imporsi su Valverde davanti a un Chris Froome che in quell’occasione attese Bradley Wiggins in maglia gialla favorendo di fatto l’azione del murciano: verrà scalato dapprima il Port de Balés – ascesa di 19,2 km inizialmente dolce ma che diviene via via più impegnativa fino a raggiungere pendenze costantemente intorno al 10% negli ultimi 5 km – seguito da una discesa piuttosto tecnica e dal mitico Col de Peyresourde prima di una breve picchiata e degli ultimi 3 km ancora in salita con una pendenza massima dell’11% ai -2 dal traguardo.
Marco Salonna