IL VENTO TRASFORMA MOLLEMA IN FINISSEUR
In una giornata che sembrava di stanca generale è il vento, pur non fortissimo, ad accendere la miccia nel gruppo, causando una certa selezione negli ultimi chilometri. Ne fanno le spese – tra i tanti – Pozzovivo e Pinot, mentre l’olandese della Belkin arriva a braccia alzate con un’azione da finisseur collaudato nell’ultimo chilometro.
Foto copertina: l’assolo a sopresa di Mollema sul traguardo di Burgos (foto AFP)
La diciassettesima tappa della Vuelta a España è partita da Calahorra, la città natale di Prudenzio, uno dei massimi poeti latini della tardoantichità. Esaltatrice dell’eroismo dei martiri cristiani e mai reticente sui particolari più cruenti e dolorosi, la penna prudenziana sarebbe stata perfetta per raccontare l’epica tappa dello scorso sabato con l’arrivo alla Collada de la Gallina e, in particolare, il dramma di Ivan Basso, costretto dal meteo da tregenda al ritiro, lui che sembrava aver ritrovato la pedalata migliore, che era in piena lotta per un posto sul podio e che già aveva dovuto saltare il Giro d’Italia per un caso a dir poco sfortunato. Ma oggi, nella cavalcata verso nord che dopo 189 Km ha portato i corridori a Burgos, non erano previste salite veramente impegnative e la corsa, dopo una lunga fase di apparente tranquillità, è stata movimentata solamente nel finale, così che è un altro scrittore latino nato a Calahorra a fare da patrono di giornata: il retore Quintiliano, ben più composto e armonico di Prudenzio ma non privo di una sua originalità.
Mentre i capitani erano già concentrati sulle tappe successive e taluni pensavano già al Mondiale di Firenze (vedasi Cancellara, che si ritirerà questa sera dalla corsa), la giornata ha visto la lunga fuga dell’australiano Adam Hansen (Lotto-Belisol), corridore specializzatosi negli ultimi anni nel portare a termine tutti e tre i grandi giri, e dello spagnolo Francisco Javier Aramendia (Caja Rural-Seguros), già protagonista più volte nel corso di questa Vuelta. Partiti al Km 3, i due fuggitivi hanno raggiunto un vantaggio massimo di 8’10” al Km 50, ma il lavoro costante nel gruppo della Lampre-Merida (per il suo velocista Richeze) e – in misura minore – dell’Orica GreenEdge (per Matthews) ha tenuto sempre sotto controllo la situazione, riducendo con relativa facilità il ritardo, complice anche un fastidioso vento contrario per tutta la prima metà di gara.
Lungo l’Alto de Pradilla, il primo dei due GPM di terza categoria, alle spalle della fuga ci sono state alcune scaramucce: prima è scattato Nico Sijmens (Cofidis), per conquistare i restanti punti per la classifica della montagna e proteggere la maglia del compagno Nicolas Edet, poi è stato quest’ultimo in prima persona a tentare di avvantaggiarsi, ma Daniele Ratto (Cannondale), che lo segue a stretta distanza nella classifica specifica, non s’è fatto sorprendere e con un’attenta marcatura l’ha fatto desistere da ogni tentativo di avvantaggiarsi e raggiungere il suo compagno. È stato questo uno dei pochissimi sussulti nelle prime ore di corsa, in assenza dei temuti scompaginamenti causati dal vento, non ancora propizio per qualche azione di squadra con i ventagli.
Anche la seconda asperità, l’Alto de Valmala, è trascorsa senza emozioni, con in vetta un margine per Hansen e Aramendia di 2’42” sul gruppo e la prevedibile ripetizione della strategia della Cofidis, con cui Edet conquista questa volta l’agognato punto per la propria maglia, aiutato dal fedelissimo Sijmens.
Quand’ecco che, improvvisamente, alla prima comparsa di un refolo di vento propizio a 29 Km dal traguardo, la SaxoBank TinkoffBank ha prodotto un attacco deciso, spezzando momentaneamente il gruppo e trovando il supporto della Radioshack Nissan (soprattutto nella persona di Fabian Cancellara) e poi anche di altre squadre, con l’obiettivo di distanziare i rivali diretti nella classifica generale e di tenere a distanza le ruote veloci. L’accelerazione della prima parte del gruppo, rimasto composto da una quarantacinquina di uomini, ha risucchiato rapidamente i due fuggitivi (raggiunti al Km 168), mentre tra gli attardati si registrano Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale) e Thibaut Pinot (FDJ).
A meno di 9 Km dall’arrivo lo strappo del castello di Burgos, lungo un solo chilometro ma piuttosto duro, ha fatto da trampolino di lancio per un attacco di Diego Ulissi (Lampre-Merida), ma il toscano è stato ripreso da un gruppetto molto allungato e che sembrava destinato a giocarsi il tutto per tutto in volata, non avendo concesso spazio agli ulteriori tentativi di Egoi Martinez (Euskaltel-Euskadi) e di due uomini Astana. Le sorprese inaspettate di questa giornata non erano tuttavia ancora finite, perché l’olandese Bauke Mollema (Belkin), partito in questa Vuelta con ambizioni di classifica ma poi ritrovatosi ben presto in pesante ritardo, ha sfruttato al meglio un attimo di indecisione del gruppo e ha sfoderato una potente progressione negli ultimi 900m, guadagnandosi quei pochi metri sufficienti per arrivare a braccia alzate. In assenza di squadre compatte e di treni ben organizzati, non può avere troppi rimpianti Edvald Boasson Hagen (Sky), che ha dominato la volata davanti a Maximiliano Richeze (Lampre-Merida) e Tyler Farrar (Garmin-Sharp), con il sempre brillante Fabian Cancellara in quinta posizione. Il foltissimo gruppo dei ritardatari ha concluso la propria fatica a 1’30” di distacco, così che Pozzovivo ha perso il quinto posto nella classifica generale a vantaggio del volitivo Nicolas Roche (SaxoBank TinkoffBank), mentre Pinot è riuscito a mantenere per soli 9” la settima piazza, tallonato da Leopold Konig (Netapp Endura).
Domani inizierà la serie dei tre arrivi in salita che determineranno in modo definitivo la classifica generale di questa Vuelta, ancora apertissima. La diciottesima tappa, da Burgos a Peña Cabarga, porterà in 186,5 Km la corsa dalla Castilla y León alla Cantabria, con tre GPM di terza categoria, uno di seconda categoria e l’arrivo di prima categoria: 5,9 Km al 9,2% di media, con l’ultimo chilometro e mezzo veramente impegnativo e con punte fino al 20%. I distacchi saranno inevitabili e capiremo probabilmente se l’affanno di Nibali visto lunedì è stato momentaneo o se la riconferma del titolo diventerà un’impresa ardua.
Giorgio Vedovati